Musica

Sabato 23 concerto del maestro Luca Guglielmi all’organo rinascimentale della collegiata di Grottaglie

20 Nov 2024

Sabato 23 novembre alle 19.30, nella Chiesa madre collegiata Maria SS.ma Annunziata di Grottaglie, si terrà il terzo appuntamento della V Rassegna organistica grottagliese con un concerto del maestro Luca Guglielmi al prezioso e antichissimo organo rinascimentale.

Per Nunzio Dello Iacovo, direttore artistico della manifestazione musicale, la presenza di Guglielmi a Grottaglie “si aggiunge significativamente ai vari e importanti appuntamenti che la rassegna grottagliese ospita grazie alla disponibilità del parroco della collegiata don Eligio Grimaldi e al sostegno della Pluriassociazione S. Francesco De Geronimo guidata da Ciro De Vincentis. Appuntamenti che consentono agli amanti della musica d’organo di potersi accostare a uno strumento musicale di assoluto prestigio, grazie alla sua antichità e alle sue caratteristiche tecniche e foniche. Uno strumento pregevole che raccoglie il giudizio lusinghiero di tutti i concertisti che nel corso degli anni si susseguono”.

Luca Guglielmi, direttore d’orchestra, compositore, solista di tastiere storiche (clavicembalo, organo, clavicordo e fortepiano) e musicologo, nato a Torino nel 1977, è conosciuto per il suo approccio “storicamente informato” della musica di ogni periodo, per il vasto repertorio che spazia da Gesualdo a Stravinsky e per il suo grande impegno nello studio e applicazione della fenomenologia della musica. Ha debuttato nel 2019 con la Royal Stockholm Philharmonic Orchestra e nel 2023 al Gran Teatre del Liceu di Barcellona. I suoi mentori per la direzione d’orchestra sono Jordi Savall, di cui è collaboratore e assistente dal 1998 e Sir Simon Rattle, che lo ha voluto al suo fianco per la prossima produzione del Don Giovanni di Mozart presso il Festival di Aix-en-Provence 2025. In Italia ha diretto varie Orchestre.

Parallelamente, Luca Guglielmi è attivo dal 1993 come solista di clavicembalo e organo, continuista, camerista e direttore di coro. “Menzione d’onore” al XII Concorso Internazionale d’Organo di Bruges, ha studiato sotto la guida di T. Koopman, P. Marisaldi, V. Bonotto, A. Ruo Rui e S. Pasteris.

Premiato con due Diapason d’or (Bach Variazioni Goldberg, Pasquini Sonate da gravecembalo) e un Editor’s choice della rivista “Gramophone” (Bach in Montecassino), Luca Guglielmi ha un’ampia discografia di piu di cinquanta titoli, fra cui più di venti solistici. Didatta appassionato ed entusiasta, è stato professore ai corsi di musica antica di Pamparato, Barbaste e Urbino, basando il suo insegnamento interamente sui trattati antichi e le fonti storiche. Dal 2014 e docente di clavicembalo, fortepiano e musica da camera presso l’ESMuC (Escola Superior de Musica de Catalunya) di Barcellona.

Il programma del concerto prevede un “Viaggio musicale dal Tardo Rinascimento al primo Barocco, tra Venezia, Firenze, Mantova, Roma, Napoli e Augusta (Augsburg)”, con musiche di Girolamo Cavazzoni (1512?-1577), Hans Leo Hassler (1564-1612), Giovanni de Macque (c.1550-1614), Christian Erbach (1568/73-1635), Girolamo Frescobaldi (1583-1643).

L’appuntamento, con ingresso libero, è per sabato 23 novembre, alle ore 19.30 nella Chiesa madre di Grottaglie, piazza Regina Margherita.

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Guerra in Ucraina

Mille giorni di guerra, Il nunzio: “La gente è stanca e non si illude più delle promesse”

Mons. Visvaldas Kulbokas, nel suo ufficio nella nunziatura di Kyiv - foto Sir-Biagioni
20 Nov 2024

di Maria Chiara Biagioni

Le mine antiuomo, l’inferno della prigionia, gli sfollati dalle città e dai villaggi sul fronte, il recupero dei corpi morti. Ma anche i tentativi diplomatici, le ‘promesse’ dei grandi leader mondiali e la missione dell’inviato speciale di papa Francesco. Con il nunzio apostolico di Kyiv, mons. Visvaldas Kulbokas, ripercorriamo i lunghissimi 1.000 giorni dall’invasione russa dell’Ucraina che ricorrono esattamente martedì 19 novembre. “Martedì sarà una giornata molto intensa di lavoro ordinario”, confessa il nunzio. E di lavoro ce n’è tanto. La nunziatura ha la porta aperta a tutti, il telefono sempre pronto a dare risposte. Incontri ma soprattutto ascolto. “Sabato – racconta il nunzio – ho parlato con due persone che hanno creato un gruppo di ricerca dei corpi dei morti. Si impiega tantissimo tempo e tantissime risorse per recuperare anche il corpo di una sola persona per poterlo ridonare alla famiglia che ha perso un figlio, una figlia. Ho chiesto: ‘quanti corpi siete riusciti a ritrovare in questi 1.000 giorni?’. Mi hanno detto, oltre 500. Sono tantissimi. Mi hanno fatto vedere delle riprese video per farmi capire come fanno. A volte mandano 3-4 droni per individuare un corpo. Poi inviano sul posto un robot e c’è tutto un lavoro delicato per recuperare il corpo. Spesso si deve lavorare di notte perché di giorno è troppo pericoloso. Questo solo per dire, che ogni giornata è molto intensa”.

1.000 giorni di aggressione russa su vasta scala. Quale il suo ricordo del momento più difficile e il ricordo del momento più bello?

Tra i momenti più belli ricordo sicuramente quello quando – era maggio 2022 – per la prima volta siamo potuti uscire senza la paura di imbatterci su una mina antiuomo. Perché addirittura a Kiev nei mesi di febbraio e marzo era tutto minato. I momenti difficili invece sono tanti. Certamente il periodo iniziale è stato un grande shock perché gli eventi si sono evoluti con molta rapidità e non c’era neanche il tempo di capire se Kiev fosse già occupata, oppure no. Sono stati momenti molto agitati. Ma c’è un altro aspetto molto difficile che si protrae fino ad oggi, ed è quello dei prigionieri, militari e civili. Fin dall’inizio abbiamo avuto notizie di prigionieri. Parecchi di loro quindi si trovano nelle prigioni da 1.000 giorni. Purtroppo, non si riesce a fare quasi nulla per loro. Questa consapevolezza è molto pesante.

Con tutto quello che poi significa essere prigioniero.

Due settimane fa la Commissione internazionale indipendente delle Nazioni unite ha pubblicato un nuovo report in cui specifica che gli attacchi contro le infrastrutture energetiche poiché sono sistematici – un attacco massiccio, c’è stato anche oggi in quasi tutto il territorio – costituiscono un crimine di guerra. Ma anche la situazione dei prigionieri è pesante perché implica torture, mancanza di comunicazione, di igiene, mancanza di tantissime cose. Anche tutto questo costituisce un crimine contro l’umanità. E su tutta questa situazione pesa anche la constatazione che non si sa come liberarli, neanche i prigionieri civili. Temo che per molti di loro, e sono migliaia e migliaia, anche se la guerra dovesse fermarsi, è difficile sperare che vengano liberati perché non ci sono né i mezzi internazionali né le sufficienti possibilità di dialogo bilaterale per venire in aiuto a queste persone.

Mykolaiv – foto Biagioni-Sir

Mille giorni di attacco sistematico, tutti i giorni. Come ne sta uscendo l’Ucraina?

Dipende dalle regioni, perché ci sono luoghi che subiscono leggermente meno attacchi e ci sono regioni più vicine al fronte. Le notizie che ho sulla popolazione di queste città e villaggi vicini al fronte di guerra, sono di persone che hanno dovuto abbandonare le loro case e non hanno nulla. Non hanno pane, acqua, vestiti, energia elettrica, mezzi per sopravvivere. Sono andati in loro aiuto molti volontari, le Caritas, e altre agenzie umanitarie. Lì, non si può dire che sia un inferno, perché non sappiamo esattamente come sia l’inferno, ma probabilmente non è molto distante dalle condizioni di vita in cui queste persone vivono.

Che clima si respira oggi in Ucraina?

Certamente c’è tantissima stanchezza, soprattutto perché si sa che ci sono poche speranze. Quando qualche politico dall’estero afferma: ‘farò di tutto per fermare la guerra’, l’esperienza ci dice che non è che sia così facile adempiere a queste promesse, perché la realtà è un po’ diversa. Quindi, la gente non si illude più di tanto. Anzi, io ritengo che persino la missione della Chiesa non è quella di rafforzare le illusioni, ma piuttosto di annunciare il Vangelo e ridare speranza alla popolazione perché c’è tanta disperazione. Quello che possiamo dire oggi alla gente è che nessuno può davvero garantire la sopravvivenza fisica, la sopravvivenza del paese e neanche l’aiuto della comunità internazionale. Ma si può continuare a dire che il Signore Dio ci ama, ama tutti anche quando siamo dimenticati o abbandonati o soli o in difficoltà o uccisi. Questo messaggio di amore e speranza è il lavoro più importante della Chiesa e delle chiese.

I bambini di Mykolaiv – foto Biagioni-Sir

Mai come in questo periodo le diplomazie internazionali si stanno muovendo con dichiarazioni, telefonate… Agli occhi delle persone queste proposte sembrano preludere ad una resa. Cosa significa “pace giusta”?

La parola “giusta” significa non una pace falsa, non una pace immaginaria, frutto cioè dell’immaginazione di  qualcuno, ma una pace vera. Una pace “giusta” significa anche che chi ha responsabilità, chi ha lanciato la guerra riconosca, in qualche modo, la propria colpevolezza perché il riconoscimento è un modo per fissare ufficialmente anche l’intenzione di non proseguire più in futuro con questo tipo di azioni.Una pace giusta è anche una pace non soltanto dichiarata sulla carta ma frutto di un cambiamento di mentalità. Una decisione sola non sarà sufficiente per generare pace, come non è sufficiente l’azione di un solo politico che si può incolpare. La pace per essere vera, chiede a tutti un cambiamento di mentalità. Anche io sento questo dovere morale. Siamo chiamati ciascuno di fronte a Dio ad assumerci le nostre responsabilità: che cosa abbiamo fatto, che cosa non abbiamo fatto? La pace infine va proclamata come un bene molto più grande rispetto a tutte le considerazioni politiche o agli scopi militari. Al concetto di una pace giusta appartiene quindi anche questo annuncio e la Chiesa ha la missione di risvegliare le coscienze perché riflettano che la pace è una realtà voluta da Dio e di cui Dio nell’eternità renderà conto.

Che bilancio si sente di tracciare sulla iniziativa diplomatica di papa Francesco in Ucraina?

Prima di tutto io rimango convinto che la Santa sede, pur non avendo esercito né molti mezzi a sua disposizione e avendo soltanto la Fede e la Parola, può e deve fare qualcosa. Non sappiamo quando si potrà raggiungere qualche risultato. Anche questa missione dell’inviato speciale del Santo padre, è in corso e si prefigge – fin dal suo avvio – finalità umanitarie come il rimpatrio dei bambini, la liberazione dei prigionieri. Anche se modeste, queste finalità sono molto importanti perché aprono o mantengono canali di dialogo. Anche se finora i risultati sono poco visibili, senz’altro si deve continuare.Anzi, direi di più: occorre rafforzare questa missione dell’inviato speciale accompagnandolo. Innanzitutto sostenendolo con la preghiera e con il pensiero, e non lasciarlo solo. A questo proposito ritengo molto necessari creare think tank cristiani con gente preparata in grado di elaborare concetti, idee e progetti.

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Udienza generale

Francesco: “Durante il Giubileo canonizzerò Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati”

foto Marco Calvarese-Sir
20 Nov 2024

Udienza caratterizzata da annunci a sorpresa, quella di oggi, pronunciata in piazza San Pietro e dedicata ai carismi.
Papa Francesco, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, ha annunciato che il 3 febbraio dell’anno prossimo si svolgerà l’Incontro mondiale dei diritti dei bambini, intitolato “Amiamoli e proteggiamoli”, con la partecipazione di esperti e personalità di diversi Paesi, e che nell’anno giubilare ci saranno due canonizzazioni, di cui ancora non è stata diffusa la data ufficiale: quella di Carlo Acutis, durante il Giubileo degli adolescenti, e quella di Piergiorgio Frassati, durante il Giubileo dei giovani. Poi il riferimento ai mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, definita dal Papa “sciagura vergognosa per l’intera umanità”, e la lettura integrale – davanti alla moglie del presidente ucraino Zelensky, presente all’udienza – di una commovente lettera inviatagli da un giovane universitario ucraino, che dice così: “Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, la prego, non parli solo delle nostre sofferenze ma sia testimone anche della nostra fede. Anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo risorto”. “In questi giorni ci sono stati troppi morti nella mia vita”, prosegue la lettera del ragazzo letta da Francesco: “Vivere in una città in cui dobbiamo essere testimoni di tante lacrime è difficile. Avrei voluto fuggire, avrei voluto tornare a essere un bambino abbracciato dalla mamma, avrei voluto onestamente essere in silenzio e amore. Ma ringrazio Dio, perché attraverso questo dolore imparo ad amare di più. Il dolore non è solo un cammino verso la rabbia e la disperazione: se si fonda sulla fede è un buon maestro di amore. Padre, se il dolore fa male fa male significa che ami. Quando parlerà del nostro dolore, quando ricorderà i mille giorni di sofferenza, ricordi i mili giorni in mille giorni di amore. Perché solo l’amore, la fede e la speranza reperibile così scrisse questo ragazzo universitario ucraino”.

“I carismi sono i monili, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la sposa di Cristo”, ha spiegato il Papa durante la catechesi: ”Il carisma è a una persona o a una comunità speciale, è un dono che Dio ti dà”, ha detto a braccio sulla scorta del Concilio: “Il carisma è il dono dato per l’utilità comune, per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità”. Il carisma, inoltre, “è il dono dato a uno, o ad alcuni in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti”: “a ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio”. Poi la citazione di Benedetto XVI: ”Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”. “E questo è il carisma”, ha commentato ancora fuori testo Francesco. “Dobbiamo riscoprire il carisma – l’invito del Papa – perché questo fa sì che la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale”.
“I laici non sono gli ultimi”, ha precisato: “non sono una specie di collaboratori esterni o delle truppe ausiliari del clero, ma hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa”. Secondo il Papa, “quando si parla dei carismi bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari, ognuno di noi ha il proprio carisma, che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore”. “Molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza o delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B”, l’analisi di Francesco, che ha aggiunto: “Non ci sono i cristiani di serie B, ognuno ha il proprio carisma, personale e anche comunitario”.

Poi la citazione di sant’Agostino: “Se ami quello che possiedi non è poco. Se, infatti, tu ami l’unità, tutto ciò che in essa è posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per sé stesso che l’occhio vede? No, esso vede per la mano, per il piede e per tutte le membra’”. La carità, ha commentato il Papa, “mi fa amare la Chiesa, o la comunità in cui vivo e, nell’unità, tutti i carismi, non solo alcuni, sono miei così come i miei carismi, anche se sembrano poca cosa, sono di tutti e per il bene di tutti. La carità moltiplica i carismi; fa del carisma di una sola persona il carisma di tutti”.

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Giornata internazionale

Daniela Fatarella (Save the Children): “Lavorare perché siano rispettati i diritti dei minori è urgente e rilevante quanto lo era 100 anni fa”

La direttrice generale della ong che sostiene i minori di tutto il mondo nella Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra oggi, mercoledì 20 novembre

Daniela Fatarella, direttrice generale Save the children Italia
20 Nov 2024

In occasione del centenario della Dichiarazione dei diritti del fanciullo, “attivisti per i diritti dell’infanzia di tutto il mondo hanno riflettuto su quali azioni vogliono che i leader mondiali e gli altri decisori intraprendano. Tra i punti principali evidenziati dai minori in tutto il mondo ci sono la necessità di porre fine ai conflitti affinché i bambini possano andare a scuola, trovare soluzioni alla crisi climatica in modo che i più piccoli non siano costretti ad abbandonare le loro case, dare alle ragazze una voce più forte”. Lo ricorda Save the Children, nella Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra in tutto il mondo il 20 novembre.
Giovani come Lara, 15 anni, che ha parlato dell’impatto del conflitto nel Sud del Libano sui bambini sfollati in tutto il Paese, con ripercussioni sul loro benessere psicosociale, sulla loro istruzione e sulla loro salute mentale; o come Rachel, 16 anni del Malawi, uno dei Paesi più vulnerabili al mondo dal punto di vista climatico per i bambini, che ha sottolineato come nella sua comunità la crisi climatica abbia avuto un impatto sproporzionato sui diritti delle ragazze, ricordando che un numero crescente di adolescenti abbandonano la scuola perché sono costrette ad aiutare le famiglie a raccogliere l’acqua, per esempio, o a prendersi cura dei fratelli.
“In generale i bambini e le bambine vogliono che la loro voce sia ascoltata. Nonostante le difficili condizioni di molti, ho avuto il privilegio di vedere la loro resilienza e ho incontrato minori che lottano per i propri diritti. Lavorare perché siano rispettati i loro diritti è al centro della nostra missione e della nostra storia e oggi è altrettanto urgente e rilevante quanto lo era 100 anni fa. Non ci fermeremo finché i bambini e le bambine non saranno rispettati, sostenuti e protetti in tutto il mondo. Dobbiamo continuare ad ascoltare tra loro coloro che alzano la voce e condividono idee costruttive per il futuro che vogliono vedere”, ha dichiarato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children.
Save the Children sostiene i minori di tutto il mondo, fornendo spazi sicuri a coloro le cui vite sono distrutte dai conflitti, migliorando l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria a prezzi accessibili e amplificando le voci dei più piccoli che si oppongono ai matrimoni precoci e si battono per un mondo più verde ed equo. L’organizzazione fa anche campagne per e con i bambini per chiedere un’azione urgente sulla crisi climatica e sulla disuguaglianza al fine di creare un futuro sicuro, sano e felice per i bambini.

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Ricordo

La scomparsa di suor Vita, montemesolina, a lungo missionaria in Brasile

20 Nov 2024

Domenica 17 novembre, dopo anni di malattia, si è spenta in Casa Madre, a Parma, suor Vita Russo della Congregazione delle Missionarie di Maria-Saveriane.

Ecco la testimonianza delle consorelle:

“Avrebbe compiuto 90 anni tra pochi giorni, essendo nata a Montemesola il 28 novembre 1934, seconda di 2 figlie. Suor Vita fin da bambina si appassiona alla catechesi, sull’esempio della mamma, catechista, che la portava con sé, e l’aveva poi incoraggiata a continuare da sola questo servizio in parrocchia. Il seme della vocazione missionaria le viene lanciato dalla sua catechista, quando Vita ha 9 anni, come lei stessa testimonierà: «Durante la settimana missionaria, mi aveva consegnato delle cartoline da distribuire. Una di queste illustrava il battesimo di un anziano cinese. La cosa mi impressionò e chiesi alla catechista: Come mai ha aspettato tanto per farsi battezzare?, Perché lì nessuno insegna il catechismo,  mi rispose. Quando sarò grande, sarò missionaria, mi dissi. Ottenuto con fatica il consenso del papà, a 20 anni suor Vita entra nella Congregazione delle Missionarie di Maria – Saveriane a Parma il 9 ottobre 1954. Le sue compagne di formazione la ricordano come una giovane che si distingueva per la determinazione, svelta nel portare a termine i servizi e generosa nel donarsi. Il 2 luglio 1958 emette i primi voti. Un mese dopo parte in nave , con altre sette giovani sorelle, per il Brasile, dove la sua vita trascorrerà quasi interamente. Infatti, ad eccezione dei due anni trascorsi a Milano (dal 1973 al 1975), per attività di animazione missionario-vocazionale, rimarrà in Brasile fino al 2013.

Suor Vita inizia la sua esperienza missionaria ad Apucarana, nel Paraná, al sud del Paese, dove subito le viene chiesto di impegnarsi nella catechesi, compito che lei, inesperta della lingua e dell’ambiente, sente superiore alle sue forze. Grazie all’aiuto di un missionario saveriano capisce che il Signore si serve dei piccoli e da allora non ha più paura. Vede i frutti dell’azione di Dio nelle persone e va avanti con fiducia. Nel 1964 a Jaguapitã fa la professione perpetua. Dal 1968 è trasferita in Amazzonia, trascorrendo la maggior parte degli anni ad Abaetetuba, poi ad Acarà e a Vila dos Cabanos. Svolge dei servizi interni alla delegazione (delegata, vice-delegata, consigliera), ma soprattutto una intensa attività pastorale. Scrive una sorella: «Insieme a un padre saveriano aveva dato inizio all’équipe di pastorale della prelazia di Abaetetuba. Sull’onda del Concilio Vaticano II e della Conferenza di Medellin, le prelazie e le diocesi della regione amazzonica avevano stabilito alcune priorità: scelta dei poveri, formazione dei leaders e inizio delle comunità ecclesiali di base (cebs). Suor Vita abbracciò con passione queste priorità dando tutta sé stessa recandosi in tutte le parrocchie della prelazia. Era instancabile, sempre pronta ad accogliere le iniziative, ad ascoltare, a incoraggiare, ad aiutare, a fare». Un’altra sorella scrive: «Si dava tutta in quello che faceva, anche a costo di sacrificio. Era riservata, silenziosa, ma molto amata e rispettata dalla gente come una donna saggia, una consigliera». Nel 2008, insieme ad altre tre sorelle, dà inizio a una nuova presenza a Serrano do Maranhão, nel nord-est brasiliano, un ambiente nuovo che le richiede non poco adattamento e dove, ancora una volta, mette a frutto la sua creatività, l’amore alla liturgia e al canto, il suo zelo per la formazione. Suor Vita non aveva diplomi. Con l’impegno e la passione, col passare degli anni è riuscita ad acquisire preparazione e competenza. Si riteneva un umile strumento nelle mani del Signore. Ridendo, riferiva a sé stessa l’immagine biblica della mascella d’asino usata da Sansone (Gdc 15,15). Nel 2013 rientra in Italia per motivi di salute e sente il bisogno di dare una dimensione nuova alla sua vita, vivendo la missione nella preghiera e nel dono di sé. Chiede e ottiene di entrare a far parte, in casa madre, del gruppo di espressione contemplativa. Assume la sua nuova condizione di progressiva immobilità con pace e serenità, come un tempo ugualmente fecondo per il regno di Dio. Fino alla fine, con gratitudine, si affida alle sorelle e al personale che si prende cura di lei. Suor Vita era una donna gioiosa, tenace e appassionata, dinamica, di profonda interiorità, entusiasta della sua vocazione. Scriveva nel 2014: «Guardando indietro alla mia vita, sono felice e ringrazio il Signore. È valsa la pena spendere la vita per Lui e per la missione. Se dovessi ricominciare, entrerei ancora più giovane. Il Signore mi ha condotto, ha fatto sì che non perdessi tempo e ora gli dico: Signore posso morire perché ho vissuto intensamente e ti ringrazio per ciò che hai fatto in me e attraverso di me».

Cara suor Vita grazie per la testimonianza della tua vita, per la tua fede profonda, per la fecondità del tuo donarti e del tuo lasciarti mettere in discussione; per il tuo desiderio di far conoscere Gesù e la tua passione per l’annuncio. Grazie anche per la testimonianza del tuo vivere con pazienza e mitezza gli anni della malattia. Ti pensiamo in Paradiso a cantare la liturgia più bella. Prega per noi, per i tuoi familiari, per il popolo brasiliano che hai tanto amato e da cui sei stata ampiamente ricambiata. Riposa in pace”.

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Popolo in festa

Con la festa di Santa Cecilia prende il via il lungo Natale tarantino

Appuntamento per ‘la prima squilla mattutina’ alle 5.30 nella basilica cattedrale di San Cataldo

20 Nov 2024

di Angelo Diofano

La festa di Santa Cecilia, venerdì 22 novembre, giunge in sordina, quasi a ridosso di un’estate prolungatasi oltre ogni limite e con il freddo giunto all’improvviso. La ricorrenza segna il rinsaldarsi dei rapporti nei condomini e nei posti di lavoro con l’offerta delle pettole, il dolce principe della tradizione tarantina, dal cuore caldo come l’amicizia. Grandi quantità di pastella, dalle prime ore del mattino, saranno lavorate dalle mani sapienti delle mamme, pronte per essere immerse nell’olio bollente. Non pochi saranno i bar che, alzate anzitempo le saracinesche, offriranno pettole in quantità a quanti si apprestano a raggiungere il posto di lavoro o la scuola. Una robusta porzione dei caratteristici dolci sarà magari più gradita assieme a un bicchierino di caffè o del liquore fatto a casa: magari di entrambi, per l’umidità di prima mattina che ha proprio bisogno di essere… asciugata.
Dalle prime ore del mattino si ripeterà la tradizione del giro per le vie cittadine delle bande musicali che eseguiranno le popolari composizioni di Ippolito, Caggiano, De Benedictis, Lacerenza e altri autori ancora, con le dolci note che si diffonderanno per le strade fino a mattino inoltrato.

 

foto G. Leva

 

Alle ore 5.30, invece, sarà la volta della ‘prima squilla mattutina’ nella cattedrale di San Cataldo per l’inizio dei festeggiamenti in onore della santa patrona dei musicisti, organizzati dalla parrocchia della basilica cattedrale e della confraternita di San Cataldo in Santa Caterina. Ci sarà  un momento di preghiera con la benedizione da parte del parroco mons. Emanuele Ferro dei complessi bandistici “Santa Cecilia” e “Giovanni Paisiello” (ingaggiati dal Comune per i giri all’alba) che successivamente accompagneranno in breve processione il simulacro della santa fino alla chiesa di San Giuseppe percorrendo via Duomo, piazzetta San Costantino, postierla Vianuova e vico Vianuova.  In serata alle ore 17 sempre da San Giuseppe muoverà la processione di gala con rappresentanze di tutte le confraternite della città vecchia e la banda musicale “Santa Cecilia”. Questo l’itinerario: via Garibaldi, via Sant’Egidio, via Di Mezzo, pendio La Riccia, piazza Castello, via Duomo, piazza Duomo con ingresso in cattedrale dove alle ore 18.30 l’arcivescovo mons. Ciro Miniero presiederà la solenne celebrazione eucaristica. Al termine, la banda musicale “Santa Cecilia”, diretta dal maestro Giuseppe Gregucci sosterà in piazza Duomo per l’esecuzione delle pastorali natalizie, accompagnando la tradizionale pettolata.

I festeggiamenti, che saranno caratterizzati dalla prima accensione delle luminarie in via D’Aquino e via Di Palma, continueranno in tutti i quartieri fino a tarda ora con pettole e pastorali… a volontà.

 

Il programma della festa include diverse attività musicali e celebrazioni religiose:

  • ore 03: Le due bande cittadine, Grande orchestra di fiati Santa Cecilia, diretta dal maestro Giuseppe Gregucci, e Gran complesso bandistico Giovanni Paisiello, diretto dal maestro Vincenzo Simonetti, inizieranno a suonare le pastorali per le strade della città, con il patrocinio del Comune. Le bande seguiranno percorsi dettagliati per toccare luoghi simbolici e tutti i quartieri della città. I percorsi sono organizzati in gruppi che partono da vari punti strategici, garantendo una diffusione capillare delle melodie natalizie in tutta Taranto.
  • ore 05:30: Si svolgerà il rito della benedizione dei musicisti presieduto da mons. Emanuele Ferro con la ‘prima squilla mattutina’ nella basilica cattedrale San Cataldo, seguita da una processione con il simulacro di Santa Cecilia verso la Chiesa San Giuseppe. Al termine della processione, le bande proseguiranno il giro per le vie della città. Il giro, dopo il saluto dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero in Episcopio, si concluderà alle ore 09:00 a Palazzo di Città con il saluto da parte del sindaco Rinaldo Melucci.
  • ore 17: Processione di gala con il simulacro di Santa Cecilia che, accompagnata dalle confraternite della città vecchia e dalla banda, attraverserà diverse vie fino alla basilica cattedrale.
  • ore 18:30: Celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero, nella basilica cattedrale San Cataldo.
  • Al termine della messa: La Grande orchestra di fiati Santa Cecilia si esibirà in piazza Duomo, animando la tradizionale pettolata.

Questa celebrazione non solo onora la patrona della musica ma contribuisce anche a creare un’atmosfera festosa e comunitaria che caratterizza il Natale tarantino.

 

Di seguito i percorsi a cura della Grande Orchestra di Fiati “Santa Cecilia” Città di Taranto diretta dal m° Giuseppe Gregucci e del Gran Complesso Bandistico “G. Paisiello” Città di Taranto diretto dal m° Vincenzo Simonetti

ore 03:00 – (primo gruppo) a cura della Banda Santa Cecilia

• Via Matteotti ang. Via Regina Margherita (piazza Garibaldi) 

• Via Crispi ang. Via Bruno (nei pressi dell’Ospedale SS. Annunziata) 

• Via Crispi ang. Via Di Palma 

• Corso Umberto ang. Via Nitti 

• Corso Umberto ang. Via Giovinazzi (Piazza della Vittoria) 

• Via Principe Amedeo ang. Acclavio 

• Via Principe Amedeo ang. Via Duca di Genova 

• Via Principe Amedeo ang. Via Crispi 

• Piazza Ramellini 

• Via Cesare battisti ang. Via Pacuvio 

• Via Cesare Battisti ang. Via Cagliari 

• Viale Magna Grecia Ang. Via Dante (nei pressi della Concattedrale) 

• Via Dante ang. Piazza Pio XII 

• Via Dante ang. Via Capecelatro (piazza Acanfora) 

• Via Oberdan ang. Via Minniti 

• Via Oberdan ang. Via Cavallotti 

• Piazza Ebalia 

• Via De Cesare ang. Via D’Acquino 

• via Garibaldi ang. Via S. Egidio 

• Via Garibaldi ang. Via Cariati 

 

ore 3.00 – (primo gruppo) a cura del Gran Complesso Bandistico “G. Paisiello” Città di Taranto

• Viale Virgilio ang. Via Umbria

• Via Campania ang. Medaglie D’Oro

• Via Medaglie d’oro ang. Via Abruzzo

• Via Umbria ang. Corso Italia

• Via Abruzzo ang. Corso Italia

• Corso Italia ang. Via Campania

• Corso Italia ang. Viale Magna Grecia

• Viale Magna Grecia ang. Viale Liguria

• Viale Liguria ang. Via Puglie

• Viale Liguria ang. Via Salento

• Via Lago di Nemi ang. Via Lago Trasimeno

• Via Scoglio del Tonno ang. Viale Pirro

• Via Scoglio del Tonno (nei pressi della Clinica Bernardini)

• Via Lago di Pergusa ang. Via lago Ampollino

• Via Cripta del Redentore

• Via Golfo di Taranto (nei pressi della Clinica Verde)

• Via Lago di Albano

• Via Lago di Monticchio

• Corso Italia ang. Via Japigia

• Via Japigia ang. Via Peluso

• Via Minniti ang. Via Dante

ore 05:30 – benedizione delle bande in Cattedrale e processione di Santa Cecilia fino alla chiesa di San Giuseppe in via Garibaldi

 

ore 06:30 – (secondo gruppo) a cura della Banda Santa Cecilia

• Via Cesare Battisti ang. Via Bergamini 

• Viale Unicef 

• Piazzale Borsellino 

• Via Lago di Levico ang. Via Don Diego Marturano 

• (prosegue in direzione San Vito) Viale Jonio ang. Via Merluzzo 

• Viale Jonio ang. Via S. Vito 

• Via Vizzarro ang. Via Lido Bruno 

• Via Lama ang. Via Brigantini 

• Via Primule ang. Via Peonie 

• Circonvallazione dei Fiori ang. Via Begonie 

• Circonvallazione dei Fiori per via Gregorio VII ang. via Bianco Spino 

• Via Gregorio VII ang. Via Carlo Magno 

• Via Gregorio VII ang. Via Francesco Como 

• Viale Europa ang. Via Tursi 

• Viale Europa ang. Via Michelangelo Buonarroti 

• Corso Vittorio Emanuele II ang. Via Boccaccio 

• Via Cavalcanti ang. Via Atlantico 

• Via Domenico Savino ang. Via Brunelleschi 

• Corso Vittorio Emanuele II – Piazza della Vittoria 

• Corso Vittorio Emanuele II ang. Via Garibaldi 

• Corso Vittorio Emanuele II (nei pressi della Chiesa della Madonna di Fatima)

 

ore 6:30 – (secondo gruppo) a cura del Gran Complesso Bandistico “G. Paisiello” Città di Taranto

• Piazza Fontana

• Viale Duca D’Aosta (nei pressi della Stazione Ferroviaria)

• Via Orsini (nei pressi della Chiesa di S. Francesco De Geronimo)

• Via Orsini ang. Via Verdi

• Piazza Gesù Divin Lavoratore

• Via De Amicis

• Via Archimede

• Piazza Masaccio

• Via Galeso ang. Via Angeli Custodi (per andare a Paolo VI)

• Viale Cannata ang. Via Achille Grandi

• Viale Cannata ang. Corso Buozzi (nei pressi della caserma dei C.C.)

• Corso Buozzi ang. Plesso Primo Maggio

• Corso Buozzi (nei pressi dell’Ospedale Nord)

• Via Palmiro Togliatti, ang. Via Boccarelli

• Corso Buozzi per via De Gasperi/Via del Lavoro

• Via del Lavoro per via Miglioli

• Via Sommovigo

• Viale Cannata per via Grandi (nei pressi della Motorizzazione)

• Via XXV Aprile

• (per S.S. 106 direzione Lido Azzurro) – Via Calata Penna inversa

• Corso Tara

• Via Calata Carbonaro

 

ore 08:30 – Arcivescovado – saluto dell’arcivescovo 

ore 09:00 – Palazzo di città – saluto del sindaco 

 

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Avvicendamenti in diocesi

Il saluto della Sant’Antonio a don Carmine, ‘padre di famiglia’

19 Nov 2024

di Angelo Diofano

Riceviamo e pubblichiamo questa testimonianza della comunità di Sant’Antonio verso mons. Carmine Agresta, a lungo suo parroco, a margine della celebrazione di commiato svoltasi sabato sera, 16 novembre, davanti a una foltissima assemblea particolarmente commossa:

“Con il cuore grato al Signore per questo dono e la tristezza di chi se ne separa, sabato 16 la comunità parrocchiale di sant’Antonio si è stretta intorno al suo parroco nella celebrazione eucaristica vespertina, ritrovandosi intorno all’altare del Signore in un momento di vero ringraziamento. In un clima di commozione, parrocchiani, amici e conoscenti hanno circondato don Carmine con la preghiera, l’affetto e la riconoscenza per il suo ministero sacerdotale, speso a mostrare quotidianamente il volto della paternità del Signore.
Non è mai semplice organizzare il saluto ad una persona cara, a maggior ragione se si tratta di un padre di famiglia, quale è stato don Carmine Agresta per la nostra comunità fin dall’ottobre del 1996. “Troppi anni!”- dirà qualcuno. Vi assicuriamo che non lo sono stati!
Ogni giorno è stato arricchito dalla cura pastorale di un sacerdote che è stato testimone della mitezza di Dio, nella ferialità delle nostre esistenze, come guida amorevole e operatore di armonia.
Dall’appuntamento mensile della ‘Scuola della Parola’ agli ‘Esercizi spirituali in città’, dalla ‘Novena di Natale’ alla ‘Tredicina di sant’Antonio’, don Carmine ci ha sempre trasmesso la sua sollecitudine per la nostra formazione di laici e fedeli alla luce della Parola di Dio. Solo dalla Scrittura e dalla sua meditazione può nascere una pastorale, che si sforza di prendersi cura di tutti: dei bambini e dei ragazzi nel loro percorso scolastico, degli ammalati nella loro solitudine e sofferenza, dei futuri sposi nel cammino verso una scelta consapevole di vita matrimoniale, delle famiglie nelle loro difficoltà economiche e personali.
Anche una struttura come l’auditorium Tarentum, per il cui recupero ha profuso moltissime delle sue energie, nella sua visione pastorale ha assunto la funzione di uno spazio di rilancio culturale, finalizzato alla crescita civile, umana e di fede del singolo individuo, del quartiere e della città.
A conclusione della celebrazione eucaristica, proprio al Tarentum la comunità ha voluto anche abbracciare il proprio pastore in un momento di festa familiare, tra i canti dei bambini, la leggerezza dei giovani e il ricordo di alcuni dei momenti salienti della vita parrocchiale.

Ora il Signore, per volontà dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, ha chiamato don Carmine a svolgere il suo ministero come parroco nella chiesa di Sant’Egidio, a Tramontone.
Certamente si è chiuso uno dei capitoli più intensi della storia della nostra comunità, ma, come abbiamo imparato da don Carmine, siamo chiamati a proseguire il cammino, guidati da un nuovo pastore, dono della Bontà misericordiosa di Dio.
Ci impegneremo a vivere le parole di saluto del nostro don Carmine: “Non dimenticate l’altezza della vostra dignità di popolo santo di Dio e la coscienza di essere chiamati ad essere, sul territorio, i testimoni del Dio Vivente. Vi porto con me e soprattutto, con un vigore ancora più forte di come vi ho sempre salutato: Abbiate cura di voi!”

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Sinodo

Monsignor Gerardo: Dal Sinodo una Chiesa capace di affrontare le nuove sfide

19 Nov 2024

di Silvano Trevisani

“La nostra gratitudine diventa adesso impegno nel tradurre in decisioni e scelte concrete le riflessioni raccolte nelle fasi di ascolto e discernimento”. Lo hanno scritto, nel messaggio di ringraziamento rivolto a Papa Francesco, i partecipanti all’assemblea sinodale della Chiesa Italiana, a conclusione dei lavori svoltisi a Roma dal 15 al 17 novembre. E in queste parole si condensa perfettamente quale deve essere la dinamica post sinodale.

All’assemblea ha partecipato, nella delegazione diocesana, composta da tre rappresentanti, monsignor Marco Gerardo, referente diocesano del Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Al suo ritorno a Taranto gli abbiamo rivolto alcune domande.

Quali segnali si possono raccogliere dal Sinodo?

Innanzi tutto che la Chiesa è un’istituzione viva e intelligente e sa leggere i segni dei tempi. Abbiamo registrato un grande fermento e la voglia di rispondere in maniera adeguata e consapevole alle sfide che l’epoca contemporanea ci pone. Questa mole importante di pensiero, di coraggio ecumenico ci indica l’itinerario per trovare la strada possibile. Ora occorre una ricaduta concreta nelle chiese locali, nelle aggregazioni laicali, nelle comunità, con un livello molto alto di riflessione.

Si è vista con chiarezza la partecipazione delle chiese locali al cammino sinodale e all’assemblea conclusiva?

Già nelle prime due fasi della consultazione si è prodotto un contributo di discernimento dal significato rilevante. Tutte le realtà hanno contribuito maniera, naturalmente in maniera diversa, per consistenza e intensità, ma in modo generale la partecipazione c’è stata. Sacerdoti e laici, ciascuno con le proprie caratteristiche, hanno fornito un contributo di analisi e di stimolo.

Se dovessimo esprimere in un concetto saliente quello che è stato il “risultato” del sinodo cosa potremmo dire?

Parlerei di: una rinnovata consapevolezza del fatto che la Chiesa vince le sfide che la contemporaneità le presenta quando è unita a Gesù e quando agisce in modo comunitario. Nessuno basta a se stesso e la missione evangelizzatrice si compie solo se tutte le membra restano legate al corpo unico della Chiesa.

Nei lavori sinodali è emersa quella che potremmo definire una “rivendicazione” da parte del laicato?

Parlerei piuttosto di una “presa di coscienza” da parte di tutti. Nell’intervento che ho inoltrato personalmente sottolineavo il fatto che, sulla base di quanto è esplicitamente previsto dalla “Lumen gentium”, il coinvolgimento dei laici deve essere fondato non tanto sulla presa di coscienza da parte dei pastori quanto piuttosto sulla condivisione di quella che è la missione pastorale. Ecco, alla luce della “Lumen gentium”, che compie 60 anni, deve essere esaltata quella che viene definita, con un termini forse complicato ma chiarissimo, la: “soggettualità battesimale”.

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Natale a Taranto

“Crea il tuo presepe” in biblioteca: indetto un concorso per gli appassionati

I lavori dovranno essere consegnati entro il 16 dicembre nella sede della biblioteca civica Acclavio, in via Salinella 31

19 Nov 2024

Il Presepe delle 4R… in biblioteca! L’Acclaviana si illumina di tradizione dando ai materiali una seconda vita! Tutti gli appassionati di presepi, grandi e piccoli, sono invitati a partecipare e a dare libero sfogo alla propria creatività. I presepi potranno essere realizzati con qualsiasi materiale di riciclo come: carta, cartone, cartapesta, legno, stoffe colorate, bottoni, calze, bottiglie, bicchieri, lattine d’alluminio, cd, riviste, scatole, tappi in metallo e sughero, vecchi nastrini e….  utilizzando qualunque tecnica.

Perché partecipare?

  • Dare vita alla tradizione mantenendo viva l’antica arte della creazione dei presepi.
  • Esprimere la propria creatività in modo libero e giocoso.
  • Condividere la gioia del Natale
  • Creare un’atmosfera festosa all’interno della biblioteca.

Tutti possono partecipare, non è infatti richiesta alcuna “maestria”.  L’idea è quella di creare un momento di condivisione giocoso e festoso, da trascorrere insieme in biblioteca.

Come partecipare?

La partecipazione al concorso è gratuita e aperta a tutti senza limiti di età.
Iscriversi al concorso è semplicissimo!
Sarà sufficiente inviare all’indirizzo acclaviolab@servizicomunetaranto.it il modulo di iscrizione compilato e firmato, disponibile in biblioteca o consultabile e scaricabile sul sito www.bibliotecaacclavio.it tra le news in Home Page.
Sempre sul sito è pubblicato il regolamento per accedere al concorso.
I lavori dovranno essere consegnati entro il 16 dicembre 2024 nella sede della biblioteca civica Acclavio in via Salinella 31, Taranto.

Per informazioni è possibile rivolgersi al numero 099/4581172 oppure, per e-mail, all’indirizzo acclaviolab@servizicomunetranto.it.

Le opere partecipanti al concorso saranno esposte dal 16 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025 nella biblioteca civica Acclavio in via Salinella 31.
Una giuria valuterà le creazioni assegnando un punteggio da 1 a 10, in base ai seguenti criteri:

  • percentuale di materiali di riciclo utilizzati;
  • originalità nell’utilizzo dei materiali;
  •  valore del messaggio dell’opera;
  •  originalità nella rappresentazione.

Sulla base dei voti ricevuti verrà stilata una classifica che decreterà i vincitori. La premiazione si terrà nella biblioteca Acclavio domenica 5 gennaio alle ore 11.

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Eventi cittadini

Nel centro commerciale Porte dello Jonio, evento conclusivo della campagna #ioleggoperché

Oggi pomeriggio, martedì 19 novembre, alle ore 18, nel Cortile dei pescatori

19 Nov 2024

Si svolgerà oggi pomeriggio, martedì 19 novembre, alle ore 18, nel Cortile dei pescatori, all’interno del centro commerciale Porte dello Jonio Nhood di Taranto, un evento legato alla campagna #ioleggoperché, iniziativa sociale di promozione alla lettura organizzata dall’Associazione italiana editori (Aie) con il sostegno dei ministeri della Cultura,  dell’Istruzione e del merito.
Lo scopo è quello di creare e potenziare le biblioteche scolastiche attraverso le donazioni. In otto anni, grazie al progetto, le biblioteche si sono arricchite di oltre 3 milioni di libri nuovi.

L’evento in programma a Porte dello Jonio prevede lo svolgimento di diverse attività.  In primo luogo sarà celebrata la donazione dei libri alle scuole e, in quest’ambito, un istituto riceverà il buono speciale offerto da Porte dello Jonio per l’acquisto di nuovi volumi nello store Mondadori presente nella stessa galleria.
A seguire avrà luogo la presentazione della graphic novel ispirata al mito di Falanto, intitolata “Metti una sera a Taranto” (Print me editore). Autori del libro a fumetti sono il prof. Elio Michelotti dell’Istituto Liside/Cabrini di Taranto e il disegnatore Giuseppe Sansone. All’evento prenderanno parte gli studenti delle quinte classi, indirizzi grafica e ottica.
“Crediamo molto nella promozione della lettura e delle attività culturali, soprattutto quando sono rivolte alle giovani generazioni – ha spiegato Mauro Tatulli, direttore del centro commerciale Porte dello Jonio Nhood di Taranto – abbiamo aderito con convinzione al progetto #ioleggoperché, fermamente convinti che il sapere e le competenze sono per i giovani i migliori strumenti per affermarsi nella vita e costruire il futuro”.

 

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Politica italiana

Regionali, mons. Boccardo (Ceu): “Congratulazioni a neo presidente Proietti e auguri di un buon lavoro a tutti gli eletti in Umbria”

foto La Voce
19 Nov 2024

A nome dei vescovi, il presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, si congratula con la neo presidente della Regione, Stefania Proietti, e con quanti sono stati chiamati dalla fiducia popolare a formare l’assemblea legislativa.
“Auguriamo agli eletti un buon lavoro nel governo della Regione – dichiara mons. Renato Boccardo –, che promuova il bene di tutti, con particolare attenzione alla vita, alla salute, alla famiglia, al lavoro e alla sfida educativa delle giovani generazioni, assicurando nel contempo un sostegno concreto alle fasce più deboli della società. Come sempre, la comunità cristiana – ispirandosi all’umanesimo dei Santi Benedetto e Francesco – rinnova la propria disponibilità a collaborare ad ogni buona iniziativa che metta al centro la persona e i suoi diritti fondamentali”.

 

foto Ceu

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