Diocesi

Le ‘Quarantore’ al Carmine di Grottaglie

28 Feb 2025

A Grottaglie, la parrocchia Maria Santissima del Monte Carmelo (guidata da don Alessandro Giove) da domenica 2 a martedì 4 marzo terrà le solenni ‘Quarantore’ eucaristiche, dal titolo “L’Eucarestia… la mia autostrada per il Cielo” (Beato Carlo Acutis), che saranno animate dalla confraternita del Carmine.

Ecco il programma:

Domenica 2: ore 12.30, esposizione eucaristica; ore 18, santo rosario; ore 18.30, santa messa; ore 20.30, adorazione eucaristica dei giovani; ore 00.30, reposizione eucaristica.

Lunedì 3: ore 7.30, esposizione eucaristica; ore 18, santo rosario; ore 18.30, santa messa; ore 20, L’Ora di Gesù; ore 00.30, reposizione eucaristica.

Martedì 4: ore 7.30, esposizione eucaristica; ore 18, santo rosario; ore 18.30, santa messa del ‘carnevaletto’.

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Diocesi

Una monaca di clausura per le ‘Quarantore’ al Carmine di Martina Franca

28 Feb 2025

di Mariangela Di Geronimo

Anche quest’anno, l’arciconfraternita del Carmine di Martina Franca guidata dal priore Pasquale Massafra e dal padre spirituale don Francesco Imperiale, terrà le solenni Quarantore di adorazione a Gesù eucaristico, dal titolo ‘Eucarestia: nutrimento nel cammino di Speranza’, che si svolgeranno in maniera tradizionale e secolare negli ultimi tre giorni di carnevale (da domenica 2 marzo a martedì 4 marzo). Si tratta di un momento importante per la comunità parrocchiale e cittadina, tre giornate di preghiera e di adorazione, in questo anno Santo dove siamo chiamati ad essere ‘Pellegrini di Speranza’. Le celebrazioni eucaristiche saranno presiedute da tre novelli sacerdoti: don Paolo Martucci, don Federico Marino e don Marco Albanese.

A guidare le meditazione sarà suor Daniela Solustri, monaca di clausura del convento carmelitano a Cerreto di Sorano, in provincia di Grosseto, alla quale, nel 2013, all’età di 42 anni, fu diagnosticata la sclerosi multipla, che ha portato con sé sofferenza, paura di perdere l’autonomia e l’inevitabile rallentamento della vita. Recentemente, in un’intervista su Avvenire suor Daniela ha dichiarato di voler essere un segno di speranza per chi vive la malattia come lei.

Domenica 2: ore 11.30 santa messa, a seguire esposizione del Santissimo Sacramento ed inizio dell’adorazione silenziosa; ore 17, meditazione tenuta da suor Daniela Solustri o.c: “Discepoli della vita”; ore 18.30 celebrazione eucaristica presieduta da don Paolo Martucci, (vicario parrocchiale di San Francesco de Geronimo in Taranto). Seguirà processione e benedizione eucaristica.

Lunedì 3: ore 8 santa messa; ore 8.30 esposizione del Santissimo Sacramento, lodi mattutine, e meditazione tenuta da suor Daniela Solustri o.c: “Muore la vita, io morrò con te”; ore 17 meditazione tenuta da suor Daniela Solustri o.c: “Sottomessi alla luce dello Spirito”; ore 18.30 celebrazione eucaristica presieduta da don Federico Marino, (vicario parrocchiale di Santa Lucia in Taranto). Seguirà processione e benedizione eucaristica

Martedì 4: ore 8 santa messa; ore 8.30 esposizione del Santissimo Sacramento, lodi mattutine e, meditazione tenuta da suor Daniela Solustri o.c: “Una libertà per amare”; ore 17, meditazione tenuta da suor Daniela Solustri: ‘In ogni luogo e in ogni tempo’; ore 18,30 celebrazione eucaristica presieduta da don Marco Albanese, (vicario parrocchiale Santa Teresa del Bambin Gesù in Taranto). Seguirà la processione con la benedizione eucaristica.

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Diocesi

‘A Foròre e le Quarantore dell’Addolorata

28 Feb 2025

di Angelo Diofano

Martedì sera nella chiesa di San Domenico la confraternita dell’Addolorata terrà la processione notturna detta della “Foròre”.

Come si svolgeva un tempo

Si tratta della riedizione di un’antica usanza pregna di significato che si teneva in altre modalità fino ai primi decenni del secolo scorso. Infatti sempre tra Martedì Grasso e Mercoledì delle Ceneri, alla mezzanotte, ai dodici rintocchi della campana della cattedrale (“A forore”, cioè fuori orario), dall’arcivescovado usciva in breve processione il Capitolo Metropolitano. Il rito si concludeva sul piazzale antistante con il falò delle palme benedette l’anno passato, da cui si ricavavano le Sacre Ceneri per l’indomani.

Come si svolge oggi

La processione della “Foròre” si svolgerà alla mezzanotte fra martedì 4 e mercoledì 5 marzo, con la croce penitenziale che, uscendo da San Domenico, percorrerà i vicoli della città vecchia seguita dai confratelli e dalle consorelle dell’Addolorata. All’uscita, il suono della campana della “foròre” segnerà la fine delle baldorie del carnevale, richiamando l’attenzione  sull’arrivo del periodo quaresimale. Questo l’itinerario della processione: uscita dalla chiesa di San Domenico, via Duomo, piazzetta San Costantino, postierla Vianuova (con breve momento di meditazione nella chiesa di San Giuseppe e il rogo delle palme dell’anno passato, da cui ricavare le Sacre Ceneri), via Garibaldi, piazza Fontana, pendio San Domenico.
Presterà servizio l’orchestra di fiati “Santa Cecilia-Città di Taranto”, diretta dal maestro Giuseppe Gregucci, che accompagnerà i canti penitenziali (voce guida, quella del soprano Daniela Abbà) ed eseguirà prima del rientro, con i confratelli disposti sulle scalinate di San Domenico, un brano molto caro ai tradizionalisti: il “Mottetto alla Desolata” di padre Serafino Marinosci.

Le solenni ‘Quarantore’

L’indomani, mercoledì 5, in San Domenico, durante la santa messa delle ore 18.30 presieduta dal padre spirituale della confraternita dell’Addolorata, mons. Emanuele Ferro (i sacerdoti saranno a disposizione per le confessioni dalle ore 17.30) si terrà l’imposizione delle Ceneri. Al termine della celebrazione avranno inizio le solenni “Quarantore” con l’apertura della chiesa fino a mezzanotte. L’indomani giovedì 6, l’adorazione eucaristica riprenderà alle ore 10 ininterrottamente fino alle ore 18 di venerdì 7; le “Quarantore” si concluderanno alle ore 18.30 con la santa messa e la benedizione eucaristica.
Quindi l’attesa sarà per la serata di sabato 8, quando tornerà dai restauri (effettuati dalla prof.ssa Maria Gaetana Di Capua) l’immagine della Beata Vergine Addolorata, che inizialmente sarà portata nella basilica cattedrale di San Cataldo per la santa messa presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero che le impartirà la benedizione. Al termine muoverà la processione verso la chiesa di San Domenico dove, dopo la preghiera comunitaria, il simulacro sarà esposto nella sua cappella alla venerazione dei fedeli.

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Diocesi

La comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Taranto accoglie madre Chiara Cazzuola

foto G. Leva
28 Feb 2025

Sabato 1° marzo, la comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Taranto si prepara ad accogliere con gioia ed entusiasmo la decima successora di madre Mazzarello, nonché superiora generale, madre Chiara Cazzuola.
L’evento di portata storica, organizzato dall’Ispettoria meridionale, culminerà nella giornata di domenica 2 marzo alle ore 16: durante il pomeriggio madre Chiara Cazzuola, punto di riferimento mondiale per tutte le consacrate salesiane, sarà protagonista di un incontro festoso all’istituto Maria Ausiliatrice di Taranto, in via Umbria 162.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare per vivere questo momento di comunione e fraternità, in linea con i valori e il carisma salesiano.

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Tracce

Fermare la cultura dell’odio

Salman Rushdie nel 2021 (Ansa-Avvenire)
28 Feb 2025

di Emanuele Carrieri

Quelli che stiamo tuttora vivendo sono anni difficili e faticosi. Quelli già passati non sono stati davvero i migliori. Anni di guerre e di ferite tuttora sanguinanti. Sono passati cinque anni dal 20 febbraio 2020, giorno in cui a Codogno è stato scoperto quello che per convenzione è stato identificato come il paziente uno del covid in Italia. Tre anni dal 24 febbraio del 2022, giorno in cui Putin ha dato inizio all’operazione militare speciale nel Donbass, ma, in realtà, ha dato il via a una vera e propria occupazione armata nei confronti dell’Ucraina. Alla fine, è arrivato il 7 ottobre del 2023, quando una serie di aggressioni di gruppi armati, provenienti dalla Striscia di Gaza, hanno scatenato l’inferno nella parte attigua del territorio israeliano e hanno innescato l’apocalittica risposta del governo di Netanyahu. Sono anni che cerchiamo di immaginarci un domani migliore, per noi stessi ma, ancor più, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli. È un po’ ciò che accadeva di fare ai nostri nonni e ai nostri genitori all’epoca della seconda guerra mondiale nel fossato di un secolo, il Novecento, che immaginavamo di esserci lasciati alle spalle con tutti suoi demoni e con tutto il suo carico di odio e di bestialità. Non è così, non è per nulla così. A dircelo non sono solamente le notizie che continuano a giungerci dall’Ucraina o da Gaza. A Bolzano, la Digos ha arrestato un ragazzo di quasi quindici anni, sospettato di appartenere a un gruppo di matrice satanista, neonazista e suprematista. Un fanatico? Forse. Sì, a giudicare dalle foto sconvolgenti – aggressioni, sparatorie a scuola, materiali pedopornografici, scene di decapitazioni per mano dell’Isis – rinvenute nel suo cellulare. Ma un fanatico pronto anche ad uccidere per dimostrare la “lealtà” a una setta fondata, nel 2020 in Texas, da un altro minorenne condannato a ben ottanta anni di carcere per aver girato una ripresa in cui dei bambini venivano torturati e abusati sessualmente. Un secondo “militante” del gruppo era stato arrestato lo scorso anno in Inghilterra con l’accusa di avere tentato di uccidere un senzatetto. Lo stesso tipo di target – migranti, clochard, persone vulnerabili e sole – a cui stava mirando anche il ragazzo italiano. Il quale, poi, allo scopo di documentare il raccapricciante test, avrebbe pubblicato il video del delitto su un sito russo del dark web. Spiegando l’arresto, il questore di Bolzano ha detto chiaramente che il giovane era ormai a un passo dall’entrare in azione e che le indagini non sono da considerarsi terminate. Il caso ha voluto che, negli stessi giorni, si sia aperto, a New York, il processo all’attentatore del famoso scrittore Salman Rushdie. Il giovane libanese-americano che, nell’agosto 2022, pugnalò con una lama di venti centimetri l’autore de “I versi satanici” è giunto nell’aula del tribunale cantando “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”, il canto dei filo-Hamas di ogni ordine e grado, dato che il titolo allude alla sparizione dalle carte geografiche di Israele. Cosa mai c’entrasse Rushdie è presto detto: nulla, assolutamente nulla. C’entrava e c’entra, invece, che il suo mancato assassino abbia agito in seguito alla “fatwa” per blasfemia, ossia della condanna a morte emessa nell’89 contro lo scrittore da Khomeini, allora guida suprema dell’Iran. Quello stesso Iran di cui Hamas è la diretta emanazione, insieme alla maggior parte dei gruppi terroristici, sparsi per il Medio Oriente. Salman Rushdie, nella prima udienza, è stato chiamato a ricostruire le fasi dell’attentato, ma ha pure tenuto a ribadire il diritto dell’accusato a un giusto processo e a manifestare le sue idee. I due episodi esposti sono legati da un unico comune denominatore: l’odio. Un odio assoluto, totale, viscerale e che, nel suo incontrollabile desiderio di procurare del male a qualcuno, non conosce alcuno spazio di pentimento e di indecisione. Purtroppo è questa la cultura del nostro tempo: la cultura di un odio ingiustificato e ingiustificabile, che nulla e nessuno sembrano in grado di intercettare e di fare regredire. In questa totale oscurità, brilla la luce emanata dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella che, in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo, ha detto: “La furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti della identità delle proprie comunità”. E ha poi aggiunto: “La memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato … Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati. Troppo a lungo foiba e infoibare furono sinonimi di occultamento della storia”. E l’occultamento della storia è la specializzazione dei troppi “cattivi maestri” tuttora in circolazione, ai quali sarebbe giusto rispondere facendo leggere e studiare in tutte le scuole i discorsi del Presidente, a partire da quello del 5 febbraio scorso alla Cerimonia di consegna dell’onorificenza accademica di dottore honoris causa dall’ateneo di Aix-Marsiglia, quello contro il quale hanno apposto la loro firma personaggi di grande popolarità, fra cui il conte Lello Mascetti, l’étoile Ciolanca Sbilenca e la chef stellata Galina Cocimelova. Scherzi a parte, sarebbe un gesto autentico e semplice, ma è anche da qui che si può e si deve cominciare per scrollarci di dosso la cultura dell’odio che ci attanaglia e ci minaccia da ogni parte.

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Sport

Atletico Città di Taranto inarrestabile. Coach Liotino: “Contro Veglie senza paura”

foto G. Leva
28 Feb 2025

di Paolo Arrivo

Un trofeo conquistato a inizio 2025. Un cammino vincente sia in campionato che nella fase nazionale della Coppa Italia regionale per le campionesse di Puglia dell’Atletico Città di Taranto, che mercoledì scorso hanno avuto la meglio anche dell’Athletic Club Palermo per 3-2, tra le mura amiche del Palafiom. Si sono aggiudicate il primo round: la gara di andata dei quarti di finale della Coppa Italia, grazie alla rete decisiva firmata da Federica D’Amico sul finire. L’allenatore Vito Liotino ha raccolto abbracci a fine incontro, fuori e dentro il campo di gioco, per poi parlare con schiettezza e con orgoglio delle sue ragazze, che in questa annata gli stanno dando tante soddisfazioni.

Una partita combattuta. Ma con caparbietà, e con capacità di soffrire, si è riusciti a centrare un’importante vittoria. Qual è stata la difficoltà maggiore?

«Abbiamo giocato contro un’ottima squadra, ben attrezzata. Però quando hai a tuo sfavore un arbitraggio che non riesce a farti giocare, a darti la giusta serenità, accade che la mente delle ragazze è sempre scombussolata: non riesci a dettare la trame di gioco, né tatticamente a fare quello per cui lavoriamo durante la settimana».

Comunque sarai soddisfatto della prestazione…

«Assolutamente sì. Perché le ragazze non hanno mollato un centimetro: hanno sudato la maglia, e corso dall’inizio alla fine. Sono troppo felice».

Ora c’è da pensare già al campionato. Domenica, per la 12esima giornata della serie C femminile, arriva la capolista: che partita ci dobbiamo aspettare? L’Atletico Città di Taranto e Veglie sono le due squadre ammazza campionato con un ampio margine sulle inseguitrici.

«Premetto che è scandaloso quanto dobbiamo sostenere: noi abbiamo chiesto sia al Veglie che al Comitato regionale Puglia, al presidente Vito Tisci e a Capriati, il delegato, di non giocare domenica per via degli impegni ravvicinati. È tutto ridicolo questo campionato. Comunque dobbiamo vincere sul campo. Noi siamo Taranto. Abbiamo tutte le carte in regola, e dobbiamo cercare di portare a casa tutto. Senza paura. Non si può averne: alla fine questo è sport. Vincendo contro Veglie potremmo fare lo spareggio per la serie B. Altrimenti i playoff nazionali, evitando i regionali».

L’Atletico Città di Taranto tiene insieme il futsal femminile e il maschile, in questa stagione. Come sta andando? Il progetto, ricordiamo, è nato da una tua idea.

«Sta andando bene. I ragazzi sono a tre punti dai playoff, il campionato è lungo. È una grande soddisfazione anche perché il team è formato tutto da tarantini. Nelle altre squadre, invece, anche nel femminile, troviamo tanti stranieri in serie C. Il che è discutibile».

Il tifo si fa sempre sentire nelle vostre partite. Chi non vi conosce, perché dovrebbe appassionarsi a questa realtà e a questa categoria?

«Perché siamo belli. Lavoriamo nella solidarietà, lavoriamo sul campo, lavoriamo per la gente. Sudiamo la maglia per Taranto. Non andiamo al bar a dire: ho vinto. Andiamo al bar a dire: Taranto ha vinto, veniteci a seguire. Questo, poi, è solo il punto di partenza. E sarà un bell’arrivo».

 

Il match di Coppa Italia Taranto-Palermo nel racconto fotografico di Giuseppe Leva

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Eventi in diocesi

Alla san Nunzio Sulprizio, incontri sul tema ‘Genitori in cammino’

foto G. Leva
28 Feb 2025

Sabato 1° marzo, alla parrocchia di San Nunzio Sulprizio, per la serie di incontri di accompagnamento e sostegno alla genitorialità, dal titolo ‘Genitori in cammino’, alle ore 16, il dott. Daniele Catozzella parlerà sul tema ‘Accompagnamento all’uso consapevole dei social e delle nuove tecnologie’.

L’incontro successivo si terrà sabato 29 marzo, sempre alle ore 16, con la dott.ssa Elisa Rito che relazionerà su ‘Educare all’affettività ed all’emotività’.

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Diocesi

Festa patronale a San Crispieri

foto Pasquale Reo
28 Feb 2025

di Angelo Diofano

San Crispieri (frazione di Faggiano) festeggia la patrona, Santa Maria di Costantinopoli. Un tempo giungevano da tutta la regione per partecipare alle celebrazioni, che avevano come punto di riferimento l’antica e bellissima chiesa dedicata alla Vergine con questo titolo, attualmente in abbandono.

Il parroco don Ezio Succa così invita a partecipare: “Maria, Madonna di Costantinopoli, madre di Gesù e madre nostra, ti affidiamo le nostre gioie e le nostre preoccupazioni, i dolori e le attese. In questo anno giubilare, noi pellegrini gioiosi di speranza, invochiamo la tua protezione, fiduciosi che tutti, specialmente quanti soffrono e sono tribolati, potranno sperimentare la vicinanza della più affettuosa delle mamme, che mai abbandona i suoi figli, lei che per l’umanità è segno di sicura speranza e consolazione. Maria di Costantinopoli ci prenda per mano e ci guidi per cammini di giustizia, di verità, di libertà e di pace. Buona festa a tutti”.

Il programma delle celebrazioni prevede per sabato 1 marzo la giornata della condivisione, con raccolta di viveri per i bisognosi, e alle ore 18 la santa messa presieduta da don Cosimo Monopoli, in cui si ricorderà la mamma, Addolorata Massaro; al termine, momento di convivialità.

Domenica 2, alle ore 18 santa messa presieduta da don Giuseppe Zito, alla presenza del sindaco di Lizzano, Lucia Palombella, entrambi originari di San Crispieri; al termine, momento di convivialità.

Lunedì 3, alle ore 18, santa messa presieduta dal parroco di Faggiano, don Francesco Santoro, e animata dalla sua comunità, ricordando Nicola Di Napoli nel giorno del suo compleanno; al termine, momento conviviale sul piazzale della chiesa organizzata dall’Associazione per le tradizioni popolari.

Martedì 4, giorno della festa, alle ore 10 santa messa presieduta da don Antonio Quaranta, vicario zonale; alle ore 11, premiazione dei migliori elaborati in onore della Madonna, realizzati dagli alunni dell’istituto comprensivo Madonna della Camera, sezione di Faggiano; quindi, momento conviviale per i bambini; alle ore 18.30 solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo emerito di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. Quindi, l’uscita della processione, accompagnata dalla banda musicale ‘Armonia’ di San Marzano di San Giuseppe. Durante il percorso, si sosterà nei pressi dell’antico santuario per i fuochi pirotecnici delle ditte Danilo Madio di Bernalda e Piroshow di Valerio Laneve. Al termine, momento di convivialità.

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Francesco

Quattordicesima notte di papa Francesco al Gemelli: “Ha riposato serenamente”

foto Calvarese-Sir
28 Feb 2025

“Le condizioni cliniche del Santo padre si sono confermate anche nella giornata ieri, giovedì 27, in miglioramento”, ma la prognosi non è ancora sciolta: è quanto si legge nel bollettino medico a conclusione della quattordicesima giornata di papa Francesco al Gemelli per una polmonite bilaterale. “Ieri ha alternato ossigenoterapia ad alti flussi con ventimask”, fa sapere la sala stampa della Santa sede: “In considerazione della complessità del quadro clinico, sono necessari ulteriori giorni di stabilità clinica per sciogliere la prognosi”. “Il pontefice ha dedicato la mattina alla fisioterapia respiratoria, alternandola al riposo, mentre nel pomeriggio, dopo un’ulteriore seduta di fisioterapia, si è raccolto in preghiera nella cappella dell’appartamento privato sito al 10° piano, ricevendo l’eucaristia – la sintesi della giornata di ieri -. Poi si è dedicato alle attività lavorative”.

Questa mattina, dopo una notte trascorsa tranquillamente, Francesco sta riposando prima di sottoporsi alla seduta mattutina di fisioterapia respiratoria.

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Reliquie in diocesi

Agli Angeli Custodi arriva il saio di fra Giuseppe Ghezzi

28 Feb 2025

di Angelo Diofano

“Fra Giuseppe… passa ancora” è titolo della tappa tarantina della peregrinatio del saio del venerabile fra Giuseppe Michele Ghezzi che domenica 2 marzo giungerà nella chiesa degli Angeli Custodi, ai Tamburi su iniziativa della famiglia francescana nel 70° anniversario del Pio Transito. L’accoglienza della reliquia sarà alle ore 9.30; seguirà alle ore 10 la santa messa presieduta da fra Giancarlo Greco, vice postulatore; alle ore 17.15, santo rosario con i pensieri spirituali di fra Giuseppe Ghezzi; alle ore 18, santa messa presieduta dal parroco don Alessandro Argentiero e a conclusione, l’atto di affidamento degli ammalati a fra Giuseppe.

 

Note biografiche

Michele Ghezzi nacque a Lecce il 19 agosto 1872 da una famiglia nobile. A sedici anni fu colpito da una grave malattia, da cui fu guarito per intercessione della Madonna di Pompei. Quindi si sentì spinto a vivere la carità verso i più poveri, col fondamentale appoggio, anche di natura economica, di sua madre. Quando entrambi i genitori morirono, Michele, che già era terziario francescano, chiese di essere ammesso tra i frati minori riformati (uniti, nel 1897, all’Ordine dei frati minori). Inizialmente fu respinto a causa della sua fragile salute e dell’età avanzata secondo i criteri dell’epoca. Il suo vescovo voleva che diventasse sacerdote diocesano, ma lui voleva restare un semplice fratello laico. Alla fine egli entrò in convento il 2 agosto 1906, poco prima di compiere 34 anni, professando i primi voti religiosi l’8 settembre 1909, col nome di fra Giuseppe. Il frate divenne noto come il “Conte con la bisaccia” per le sue instancabili questue, affrontate tra prove fisiche (gli fu amputato il mignolo di un piede) e consolazioni. Attraversò le due guerre mondiali, offrendo le sue sofferenze per i morti sui campi di battaglia. Dal Natale 1954 le sue condizioni di salute si aggravarono: la gente iniziò a visitarlo, per ricambiare l’amore che aveva avuto per loro. Fra Giuseppe morì quindi il 9 febbraio 1955, nella sua cella del convento di Sant’Antonio a Lecce. Fu dichiarato Venerabile col decreto promulgato il 18 novembre 2000. I suoi resti mortali riposano nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio a Fulgenzio, a Lecce.

 

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Diocesi

La scomparsa di don Rocco La Rocca

27 Feb 2025

di Angelo Diofano

È deceduto stamane, giovedì 27, alle ore 5 all’età di 84 anni don Rocco La Rocca.

Dopo l’ordinazione sacerdotale amministrata dall’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese, il 3 luglio del 1966 nella basilica cattedrale di San Cataldo, don Rocco ha ricoperto gli incarichi di assistente nel seminario arcivescovile di Taranto e di vicario cooperatore della parrocchia di Santa Lucia, in Taranto.
È stato inoltre cappellano militare della Marina Militare, riuscendo ad avvicinare molti militari alla fede, e direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale ecumenica. Per molti anni don La Rocca ha collaborato in San Pio X con il parroco don Dario Palmisano, suo grande amico, e con i padri carmelitani nel santuario del Santissimo Crocifisso, diffondendo il culto della Divina Misericordia.
Ultimamente egli ha esercitato il suo ministero nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova, fino a quando glielo hanno consentito le condizioni di salute. Molto devoto a padre Pio, lo si ricorda come conduttore di trasmissioni in tema di fede a Radio Puglia Stereo di San Giorgio Jonico e soprattutto come confessore e predicatore.

I funerali saranno celebrati dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero domani, venerdì 28, alle ore 11.30 nella chiesa di Sant’Antonio da Padova.

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Diocesi

Sacro Cuore di Statte: Giornata della comunità sul volto della Chiesa

27 Feb 2025

di Lucia Lanza

La giornata della comunità è il sogno di ogni sacerdote che ama la sua parrocchia. È vedere, almeno una volta al mese, la propria comunità insieme come una grande famiglia. Stare insieme, guardarsi, parlarsi, ridere, tutto solo per la gioia di stare insieme. Questo è quanto accaduto lo scorso 9 febbraio quando la comunità del Sacro Cuore di Statte ha preso parte alla prima giornata della comunità, organizzata su proposta del consiglio pastorale in seguito alle indicazioni del messaggio d’apertura dell’anno pastorale 2024-2025 di mons. Ciro Miniero a tutta la comunità diocesana. In quell’occasione l’arcivescovo ha esortato le parrocchie a rafforzare quel cammino, che già viene intrapreso, ponendo maggiore attenzione all’evangelizzazione, esigenza e urgenza della Chiesa, e all’importanza del dinamismo sinodale. A tal proposito, egli ha ribadito la necessità di «riprendere in mano» l’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’, testo programmatico di papa Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, nel quale egli ha enunciato gli obiettivi del suo pontificato: una Chiesa missionaria, con le porte aperte e che sappia annunciare a tutti la gioia del Vangelo.
La giornata, scandita da vari momenti di riflessione, condivisione e dialogo, ha preso il via con il contributo di padre Saverio Zampa che, partendo dalla parabola del Padre misericordioso, ha illustrato i punti salienti del primo capitolo dell’esortazione, invitando tutti all’ascolto di un unico messaggio per camminare insieme guidati dalla Parola.

È emerso così il sogno ecclesiale di papa Francesco: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio, e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione» (EG 1). Quindi: una Chiesa dinamica, cioè «una Chiesa in uscita» (EG 20), che imiti il cammino del padre verso il figlio, riprendendo la parabola del Padre misericordioso. Dio è in uscita, esce alla ricerca delle persone, poiché nessuno è escluso dal Suo disegno; pertanto ognuno di noi è chiamato ad andare incontro all’altro per annunciare il Vangelo. Inoltre, una Chiesa che attragga: «La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito di ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana; attraverso le sue attività incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione» (EG 28); Infatti, la testimonianza attraverso la propria vita della gioia del Vangelo funge da attrazione nei confronti di chi non ha ancora sperimentato tale gioia. Una Chiesa che abbia il contatto diretto con la gente e che sia samaritana, cioè un ospedale da campo che curi le ferite. Una Chiesa che abbandoni il “si è sempre fatto così”, in favore del ripensamento degli obiettivi, delle strutture, di metodi e stili evangelizzatori (EG 33). Una Chiesa con il cuore aperto come una madre e chiamata ad essere la casa aperta del Padre. In questo modo chiunque decida di avvicinarsi cercando Dio, non incontrerà la freddezza di una porta chiusa, poiché tutti possono far parte della comunità e tutti possono partecipare alla vita ecclesiale. Il pontefice denuncia che spesso ci si comporta come controllori e non come facilitatori, questo non va bene, perché la Chiesa non è una dogana. È importante quindi mostrare accoglienza e vicinanza, segni della comunione che siamo chiamati a testimoniare per aver incontrato Cristo nella nostra vita.

Al termine del suo intervento, padre Saverio ha lasciato tre interrogativi su cui i partecipanti, divisi in piccoli gruppi di lavoro, composti casualmente, sono stati invitati a confrontarsi contestualizzando le tematiche affrontate in precedenza alla propria realtà parrocchiale e in base alla propria esperienza.

Sulla scorta dei tre quesiti: «A partire dalla tua esperienza personale, quale visione della Chiesa hai? Qual è la tua idea di Chiesa, oggi (nei suoi aspetti positivi e negativi)»; «Nella visione di papa Francesco, in quali aspetti della Chiesa ti sei ritrovato/a di più?»; «Guardando la nostra realtà sul territorio (la parrocchia – la diocesi di Taranto) cosa proponi per realizzare la Chiesa “sognata” da papa Francesco?», il momento conclusivo ha permesso a tutti i partecipanti di confrontarsi sui punti di vista evidenziati nei vari gruppi.

In sintesi, abbiamo riscontrato una visione comune che corrisponde pienamente alla prospettiva di papa Francesco, per una Chiesa che ritorni al Vangelo e che abbia come riferimento e modello lo stile missionario di Cristo; una Chiesa che non giudichi, ma che sia disposta all’accoglienza e alla vicinanza, soprattutto nei riguardi dei giovani e dei bisognosi. Si è evinta, inoltre, la necessità di maggior collaborazione, condivisione e coesistenza sia tra i gruppi parrocchiali sia tra la parrocchia e le istituzioni.

Appuntamento a domenica 2 marzo alle ore 16 con la seconda giornata della comunità: ’Evangelizzazione oggi: limiti e nuove vie’. Questo il programma della giornata, a partire dalle ore 16: accoglienza; presentazione del tema a cura di padre Saverio Zampa; riflessione personale e silenziosa; condivisione in tavoli di lavoro; pausa di ristoro e convivialità; tempo di ascolto reciproco.

 

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