Messaggio del Santo padre

Il messaggio di Francesco dal Gemelli: ascolto e multilateralismo per fronteggiare la ‘policrisi’

ph Vatican media-Sir
04 Mar 2025

di Giada Di Reda

‘Policrisi’: è con questo termine che papa Francesco evoca la drammaticità del tempo che stiamo vivendo. Una complessità in cui guerre, cambiamenti climatici, problemi energetici, epidemie, fenomeno migratorio e innovazione tecnologica, convergono, scatenando nuovi interrogativi che necessitano di altrettante e urgenti risposte.
Il tema è affrontato e approfondito nel Messaggio del Santo padre Francesco ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia accademia per la vita del 3 marzo, inviato dal policlinico Gemelli.
Destinatari del messaggio sono i partecipanti del convegno internazionale della Pontificia accademia per la vita, sul tema ‘The End of the World? Crises, Responsibilities, Hopes’, in corso dal 3 al 5 marzo al centro conferenze dell’Augustinianum.
Il discorso, rivolto agli uomini e alle donne di scienza, si apre con un richiamo al dialogo fecondo tra Chiesa e mondo scientifico, e in particolare alla possibilità che essi hanno di servire la causa della vita e del bene comune.

Successivo, il richiamo alla ‘policrisi’, che leggendo le parole del pontefice, “evoca la drammaticità della congiuntura storica che stiamo vivendo, in cui convergono guerre, cambiamenti climatici, problemi energetici, epidemie, fenomeno migratorio, innovazione tecnologica. L’intreccio di queste criticità, che toccano contemporaneamente diverse dimensioni della vita, ci induce a interrogarci sul destino del mondo e sulla nostra comprensione di esso”.

Il Santo padre suggerisce dei “passi” da seguire per fronteggiare questa complessità: il punto di partenza è esaminare “quale sia la nostra rappresentazione del mondo e del cosmo”, al fine di comprendere, come persone e società, le nostre resistenze al cambiamento, per trasformarle in un mutamento positivo delle coscienze e delle pratiche sociali.
Il richiamo è inoltre a prestare attenzione al contributo delle scienze. Un ascolto attivo che si rivela cruciale nel processo sinodale che in questo momento è in piena fase di attuazione.

Incontro e ascolto, termini centrali e onnipresenti nel cammino tracciato dal papa: “Nell’incontro con le persone e con le loro storie e nell’ascolto delle conoscenze scientifiche, ci rendiamo conto di quanto i nostri parametri riguardo all’antropologia e alle culture esigano una profonda revisione. Da qui è nata anche l’intuizione dei gruppi di studio su alcuni temi emersi durante il percorso sinodale. So che alcuni di voi ne fanno parte, valorizzando pure il lavoro svolto dall’Accademia per la Vita negli anni scorsi, lavoro di cui vi sono molto riconoscente”.

Il richiamo è a un dialogo costruttivo tra scienza e fede, affinché l’avanzamento del progresso non si traduca in mera tecnocrazia o peggio ancora disumanizzazione. In questo contesto si inserisce il richiamo del pontefice a Teilhard de Chardin, padre gesuita, teologo e scienziato tra i più discussi e amati del Novecento. “Possiamo citare come esempio di questo tipo di ricerca p. Teilhard de Chardin e il suo tentativo – certamente parziale e incompiuto, ma audace e ispirante – di entrare seriamente in dialogo con le scienze, praticando un esercizio di trans-disciplinarità. Un percorso rischioso, che lo conduceva a domandarsi: «Mi chiedo se non sia necessario che qualcuno lanci il sasso nello stagno – finisca anzi per farsi “ammazzare” per aprire il cammino». Così egli ha lanciato le sue intuizioni che hanno messo al centro la categoria di relazione e l’interdipendenza tra tutte le cose, ponendo homo sapiens in stretta connessione con l’intero sistema dei viventi”.

“Questi modi di interpretare il mondo e il suo evolversi, con le inedite modalità di relazione che vi corrispondono, possono fornirci dei segni di speranza, dei quali andiamo in cerca come pellegrini durante questo anno giubilare (cfr Bolla Spes non confundit,7). La speranza è l’atteggiamento fondamentale che ci sostiene nel cammino”.
Ecco che ritorna la speranza, concetto centrale nel cammino giubilare che, come insegna Benedetto XVI, attraverso la lettera enciclica Spe Salvi, è un’aspirazione attiva verso una vita in cammino vissuta in comunione con gli altri.
A questa dimensione comunitaria è collegato il richiamo ad una coesione globale e l’invito al rafforzamento degli organismi internazionali: “Dobbiamo purtroppo constatare una progressiva irrilevanza degli organismi internazionali, che vengono minati anche da atteggiamenti miopi, preoccupati di tutelare interessi particolari e nazionali. Eppure dobbiamo continuare a impegnarci con determinazione per «organizzazioni mondiali più efficaci, dotate di autorità per assicurare il bene comune mondiale, lo sradicamento della fame e della miseria e la difesa certa dei diritti umani fondamentali» (Fratelli tutti, 172). In tal modo si promuove un multilateralismo che non dipenda dalle mutevoli circostanze politiche o dagli interessi di pochi e che abbia un’efficacia stabile (cfr esortazione ap. Laudate Deum, 35). Si tratta di un compito urgente che riguarda l’umanità intera”.

Il messaggio di Francesco mette in luce quelle che sono le strade da percorrere affinché, attraverso il contributo della scienza, si possa giungere ad uno sviluppo integrale di ogni persona nell’ottica di un bene comune. Cammino che passa attraverso l’ascolto, il dialogo e l’apertura dell’uomo al progresso e non meno verso il prossimo, ovvero accogliere nuove scoperte senza perdere il senso della missione cristiana.

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