Giubileo2025

Giubileo dei detenuti: le iniziative promosse dall’associazione ‘Noi&Voi’

20 Mar 2025

Un progetto di accoglienza per detenuti in permesso premio; un protocollo d’intesa con una rete di partner e istituzioni, tra cui la Asl di Taranto, per la promozione della genitorialità e per il sostegno psicologico a bambini e adolescenti che devono affrontare il dolore di una madre o un padre tra le sbarre; la possibilità per chi è recluso di partecipare in presenza al Giubileo dei detenuti che si terrà a Roma dal 12 al 14 dicembre. Sono alcuni dei progetti messi in piedi dall’associazione ‘Noi&Voi’ onlus per l’Anno santo e presentati negli scorsi giorni al Mudit in un incontro cui ha partecipato anche il garante regionale per i detenuti Piero Rossi, occasione anche per alcune realtà associative e club service di formalizzare donazioni a supporto di chi vive nel carcere Carmelo Magli di Taranto.

Papa Francesco tiene particolarmente ai detenuti. Prima che le sue parole, nei 12 anni del suo pontificato, hanno parlato i suoi gesti. Nel 2013, a pochi giorni dalla sua elezione, in occasione del Giovedì santo, pensò di lavare i piedi in un carcere minorile. Ed in occasione dell’indizione del Giubileo è tornato a chiedere con forza, ai governi, amnistia o condono della pena e percorsi di rinserimento nella società per chi ha commesso un reato.

“La prima porta santa aperta dal papa – racconta il presidente dell’associazione ‘Noi&Voi’, don Francesco Mitidieri – due giorni dopo quella di san Pietro, il 26 dicembre scorso, è stata in una struttura carceraria, a Rebibbia. L’ultimo evento pubblico dell’Anno santo sarà il 14 dicembre proprio con i detenuti. Per noi questa è un’occasione forte da utilizzare per chiedere alle autorità competenti, per coloro che non hanno un permesso idoneo, di poter soggiornare per qualche giorno nel convento di santa Maria delle Grazie di Soleto, nel leccesem e partecipare poi al Giubileo a Roma. Porteremo avanti anche un protocollo d’intesa con la Asl per il sostegno ai genitori limitati nella loro libertà personale ma soprattutto ai loro figli, che spesso reprimono i disagio provato o lo somatizzano. Per fare tutto questo l’appello è sempre alla città”.

Durante la serata nella sala conferenze del Mudit, il Lions Club Taranto Poseidon, con il presidente Antonio Vito Altamura, ha donato biancheria intima destinata a chi in questo momento si trova in carcere; l’Azione Cattolica diocesana rappresentata dalla presidente Letizia Cristiano, invece, ha voluto devolvere le offerte raccolte nella Giornata della Pace al progetto dell’associazione ‘Noi&Voi’ chiamato “Oltre l’Ombra”, pensato in favore di minori e neo maggiorenni inseriti nel circuito penale o a rischio devianza.

All’incontro ha portato la propria testimonianza anche Pierluigi Barbaro, maestro pasticciere della Fiery Potest Pastry Lab, la pasticceria che si trova all’interno del carcere di Taranto, gestita dalla cooperativa ‘Noi&Voi’. Dopo i panettoni, 3000 quelli venduti per lo scorso Natale, si punta a fare altrettanto per le colombe, mentre si garantisce un’entrata e si insegna una professione a chi spera in un futuro diverso. È già accaduto con alcuni, che adesso, scontata la pena, dopo l’esperienza nel laboratorio di via Magli, lavorano come panificatori.

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Archeologia

Reperti archeologici ‘inediti’ del MarTa saranno esposti in Cina per la prima volta

20 Mar 2025

di Silvano Trevisani

Reperti archeologici ‘inediti’ conservati nel Museo nazionale di Taranto saranno esposti da domani in Cina, per far conoscere il ruolo che la Puglia ha avuto nell’antichità.

Oggi, giovedì 20 marzo, ad Hainan in Cina, nel Museo del Mar cinese meridionale,  sarà infatti inaugurata la mostra ‘Between the two seas. Archaeology tells of Apulia’ (ovvero: ‘Tra due mari: l’archeologia racconta della Puglia’). Si tratta di un progetto della Regione Puglia, assessorato all’Industria turistica e culturale, e dell’Art exhibition center di Pechino, in collaborazione con il Museum of the South China sea, il Museo archeologico nazionale di Taranto (MarTa), il dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento.

La mostra, a cura di Rita Auriemma e Stella Falzone, comprende reperti provenienti dal Museo nazionale di Taranto, dalla direzione regionale Musei di Puglia, con il Parco archeologico e Museo nazionale ‘Giuseppe Andreassi’ di Egnazia, dalla soprintendenza archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce con il Museo Ribezzo di Brindisi e il Museo Castromediano di Lecce, dalla soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo.

La mostra intende rappresentare, attraverso una selezione di contesti costieri e subacquei e un repertorio di oggetti significativi per funzione e contenuto iconografico, il ruolo della Puglia quale crocevia di culture del Mediterraneo nell’antichità, grazie alla sua collocazione geografica ‘Tra due mari’.

A tale scopo sono stati individuati 131 oggetti della collezione del MarTa conservati nei depositi del museo. Molti fra questi saranno esposti nella sede cinese per la prima volta, con la finalità di far conoscere ad un pubblico sempre più ampio il ricco patrimonio del museo di Taranto.

L’iniziativa si inserisce all’interno di un più vasto progetto di cooperazione internazionale a sfondo culturale, che la Regione Puglia ha avviato con il Cultural exchange Center. Si tratta dall’Agenzia governativa che assicura il sostegno ai progetti di scambio culturale attraverso il coinvolgimento dei grandi musei cinesi. Il Museum of the South China sea di Hainan è un eccezionale luogo della cultura nazionale cinese inserito in un paesaggio costiero unico. Nell’allestimento ideato nei suoi spazi, potrà offrire una straordinaria occasione di dialogo tra il patrimonio archeologico della Puglia e i reperti provenienti da antichi relitti recuperati nel Mar Cinese meridionale.

Un patrimonio che può diventare un fattore primario di attrazione per un turismo culturale, esperienziale, di qualità: il turismo lento dei cammini e dei paesaggi, il turismo dell’ambiente, rispettoso del mare e della vita sotto il mare.

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Settimana della fede

Pace, poveri e preghiera: il messaggio del prof. Zucconi alla 53ª Settimana della fede

Il vicepresidente della Comunità Sant’Egidio ha trattato il tema ‘La Chiesa promotrice dell’incontro’

foto G. Leva
20 Mar 2025

di Giada Di Reda

Poveri, pace e preghiera, le tre dimensioni che animano la missione della Comunità Sant’Egidio. Che è stata protagonista della terza serata della 53ª Settimana della fede, in corso nella Concattedrale Madre di Dio, con il suo vicepresidente, prof. Cesare Zucconi, docente di Storia delle relazioni internazionali e della pace all’università ‘Friedrich Schiller’ di Jena, ed autore di due monografie dedicate a due beati della Chiesa cattolica: Franz Jaegerstaetter, contadino austriaco che ha pagato con la vita la scelta di non arruolarsi per Hitler, e padre Jerzy Popieluszko, giovane prete polacco torturato e ucciso negli anni della Polonia comunista.
Il tema approfondito dal prof. Zucconi è stato ‘La Chiesa promotrice dell’incontro’: a partire dalla descrizione della missione che la comunità di Sant’Egidio porta avanti dal 1968, attraverso una rete che ad oggi unisce ben 73 paesi del mondo, basata sull’impegno ecumenico, il dialogo interreligioso, e l’incontro, il prof. Zucconi ha donato alla comunità una profonda riflessione sul cammino della Chiesa nella promozione dell’incontro, di un cammino condiviso.
Risuonano, in questo invito ad una Chiesa sinodale, le parole di papa Francesco, riportate nel Messaggio del Santo padre Francesco per la Quaresima 2025: “I cristiani sono chiamati a fare strada insieme, mai come viaggiatori solitari”.

Un richiamo alla Ecclesiam Suam, la prima enciclica di Paolo VI, pubblicata nel 1964, sul rapporto della Chiesa con Cristo e del dialogo con il mondo, che si manifesta nella rivelazione, nella preghiera e nella comunicazione tra gli uomini. Sessant’anni dopo questa enciclica, ha affermato il professore, sembriamo essere lontani da quel dialogo, che non è all’ordine del giorno, e i tempi che stiamo vivendo ne sono la prova.

Citando Pavel Florenskij e le ‘rapide della storia’, ovvero quei momenti in cui la civiltà attraversa cambiamenti che rimettono in discussione le fondamenta spirituali e culturali di un’epoca, Zucconi ha ricordato quanto sia necessario conservare delle visioni e che la fede permette al cristiano di ritrovare la luce e la via, anche laddove in tanti, spaventati, si guardano intorno smarriti.

La relazione è proseguita con il ricordo di papa Francesco, durante la pandemia, in una piazza San Pietro completamente vuota, simbolo della grande solitudine che tutto il mondo in quel momento stava attraversando; tutti sulla stessa barca, chiamati a remare insieme, eppure tutto è stato dimenticato e si è ritornati alla logica dell’Io, radice della conflittualità nei piccoli e grandi contesti. Io, egoismo, alla radice della guerra.
Il professore ha ricordato come dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dei regimi sovietici, sembrava stesse per nascere un nuovo mondo, desideroso di superare divisioni, conflitti, totalitarismi, un mondo desideroso di umanità. In questo racconto emerge la figura di Giovanni Paolo II, che dal 1978 con il suo impegno e le sue parole di speranza aveva ispirato una rivoluzione pacifica; opera proseguita nell’evento storico del 27 ottobre 1986, ovvero la Giornata mondiale di preghiera per la Pace di Assisi, un evento senza precedenti, che ha visto accanto al pontefice i rappresentanti delle grandi religioni mondiali, in quella che Zucconi ha definito ‘un’estetica della convivenza’.

Democrazia, pace, diritti umani, sfide del nostro tempo, questi sono i temi che la comunità di Sant’Egidio porta avanti; il lavoro della pace è legato ai poveri, così come alla preghiera che con la sua forza è fondamentale e guida tutte le opere degli uomini impegnati nella comunità che include laici. Il cristiano ha il compito di ricucire le generazioni, le comunità, i popoli. Lavorare sulle “tre p” per far crescere la compassione nella società, oggi più che mai necessaria.

Il Giubileo, conclude Zucconi, diventa storia di Dio, che torna tra gli uomini che hanno il compito di continuare a ‘sperare’ in un mondo diverso; una speranza che si ricerca attraverso l’azione concreta, il cammino condiviso e il dialogo. Alla stagione della forza, si deve sostituire quella della speranza, attraverso l’unione di uomini e donne, che pur apparentemente piccoli, possono attraverso questa missione rendere il mondo migliore.

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Francesco

Le condizioni di salute di papa Francesco sono in lieve ma progressivo miglioramento

foto Marco Calvarese-Sir
20 Mar 2025

“Le condizioni cliniche di papa Francesco si confermano in miglioramento”: è quanto risulta dal bollettino medico diffuso della sala stampa della Santa sede, a proposito della trentaquattresima giornata di degenza del pontefice al policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale.
“Il Santo padre ha sospeso la ventilazione meccanica non invasiva e ridotto anche la necessità dell’ossigenoterapia ad alti flussi
– si legge ancora nel bollettino-. Continuano i progressi della fisioterapia motoria e respiratoria. Nella mattina del 19 marzo, solennità di San Giuseppe, il pontefice ha concelebrato la santa messa”.

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Ricorrenze

Don Tonino Bello, profeta di speranza e di pace

Nel giorno del suo novantesimo anniversario di nascita, il ricordo di Giancarlo Piccinni, amico fraterno, prim’ancora che suo medico

foto Siciliani Gennari-Sir
19 Mar 2025

di Valeria De Simone

“La speranza è un camminare, un andare oltre. È la capacità di cogliere l’inedito. Una primavera, diceva don Tonino. I suoi messaggi, attuali anche oggi, venivano dal futuro. E noi ragazzi non riuscivamo a fare a meno di ascoltare, affascinati, quell’uomo dalla fisicità possente. Era ‘contagioso’. Sembrava sempre di incontrarlo per la prima volta, portava in sé la novità”. Giancarlo Piccinni ricorda così, nel giorno del suo novantesimo anniversario di nascita, don Tonino Bello, amico fraterno, prima ancora che sacerdote e professore al liceo.
Medico cardiologo e curatore di diverse raccolte di scritti del vescovo di Molfetta, tra cui l’ultima, ‘Angeli con un’ala soltanto’, edita da San Paolo edizioni, è presidente ad Alessano, nel Salento, della Fondazione don Tonino Bello. Costituita insieme ai fratelli del venerabile, Marcello e Trifone, nella sua casa natale, “dalle porte sempre aperte, in 30 anni ha accolto tantissima gente, dai fedeli desiderosi di conoscere la sua figura a tante personalità del mondo della società civile e politica, come Antonino Caponnetto, Oscar Luigi Scalfaro, fino a papa Francesco”.
“Quando ho conosciuto don Tonino, nel 1965, ero ancora un bambino – dice Piccinni -. Vicerettore, all’epoca, del seminario diocesano di Ugento, veniva spesso ad Alessano a trovare i suoi fratelli e la sua cara mamma Maria, rimasta vedova in giovane età. Celebrava la messa e le persone notavano quanto fosse diverso dagli altri. Sensazione che fu poi confermata dall’ omelia durante la messa della sua consacrazione episcopale. Lo stesso arcivescovo di Lecce, Michele Mincuzzi, che lo ordinò, disse che don Tonino non era un vescovo fatto in serie. Spiccava per la sua originalità, per la sua passione per la vita, per il suo ottimismo, ma soprattutto per la sua capacità di cogliere nell’altro, indipendentemente da chi fosse e dal suo credo, gli aspetti positivi. Che poi è quello che ci insegna il Vangelo: ‘Ognuno è fatto a immagine di Dio’”.
Così don Tonino, strenuo sostenitore della pace, sull’esempio in primis Gesù e poi di chi aveva incontrato lungo il suo cammino, come il giurista Giorgio la Pira e il teologo David Maria Turoldo, “si avvicinava anche all’ultimo della società, con dolcezza e tenerezza, scavando nell’intimo. L’ho toccato anche io con mano, fin da ragazzo. A 15 anni andai a Spello per incontrare Carlo Carretto della congregazione di Piccoli Fratelli del Vangelo e poi in Toscana da don Zeno Saltini, fondatore della comunità di Nomadelfia. Quando tornai ad Alessano don Tonino venne a trovarmi a casa e mi chiese cosa mi avesse colpito di quegli incontri e quali segni avessero lasciato nel mio cuore.
Stessa cosa all’indomani del mio incontro, nel gennaio del ’77, a Bologna, con il giornalista francese attivista e pacifista Raoul Follereau. Don Tonino, che nel frattempo era diventato anche mio professore al liceo, bussò alla mia porta, incuriosito dall’esperienza che avevo fatto.
Era fatto così: affettuoso e tenero con tutti, aveva la capacità di stimolare la crescita umana e della fede. Da docente, amava stare tra i banchi per condividere il percorso con gli alunni, alla pari, non dall’alto, nonostante la sua poliedrica e smisurata cultura (si interessava non solo di religione ma anche di storia, filosofia, matematica, greco, latino). Don Tonino sapeva che questa, da sola, non era sufficiente se non si esaminava a fondo il cuore di ogni uomo. E così che riusciva a individuare il futuro dell’umanità attraverso gli occhi di noi ragazzi”.
E proprio ai giovani don Tonino ha lasciato uno dei suoi ultimi messaggi poche settimane prima di morire, il Giovedì santo del 1993: “Tanti auguri perché a voi ragazzi e ragazze fioriscano tutti i sogni. Tanti auguri perché nei vostri occhi ci sia sempre la trasparenza dei laghi e non si offuschino mai per le tristezze della vita che sempre ci sommergono”.
Un inno alla speranza, “che non è morta nemmeno il giorno in cui ci ha lasciato. Nell’ultimo periodo, in cui gli sono stato vicino anche da medico, ha vissuto con una gran voglia di vivere ma con la consapevolezza di chi stava per compiere l’ultimo viaggio che l’avrebbe portato all’incontro con Gesù. Il 20 aprile 1993 morì in una condizione di fragilità assoluta, dopo giorni di estrema sofferenza. Ma dico sempre che quel giorno a morire fu la morte, perché don Tonino continua a vivere. Come i profeti”.

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Gaza sotto assedio

Raid su Gaza, padre Romanelli (parroco): “Nessuno sa dire cosa accadrà adesso”

ph Afp-Sir
19 Mar 2025

di Daniele Rocchi

“Stanotte è stata dura. Poco dopo le due di questa mattina siamo stati svegliati dal frastuono delle bombe e subito abbiamo udito le grida delle persone in strada. Sembra di stare in un girone dantesco. Le notizie che arrivano da diverse zone di Gaza sono drammatiche e parlano di oltre 300 morti e più di 1000 feriti”: a parlare è il parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, padre Gabriel Romanelli, che così commenta i raid aerei notturni lanciati da Israele a Gaza, decretando di fatto la fine della tregua che durava da quasi due mesi.
Il bilancio provvisorio dei raid sarebbe, al momento, di 356 morti, molti i bambini. Numero riferito da fonti mediche dell’enclave palestinese e citate dalla tv satellitare al-Jazeera. “Qui nella parrocchia la situazione è sostanzialmente tranquilla – ha aggiunto il religioso – anche se si sentono ancora il rumore dei droni e dei colpi. Stiamo in ansia. Abbiamo sospeso tutte le attività esterne per motivi di sicurezza e attivato delle squadre di emergenza per cercare di aiutare le persone che si trovano adesso nel bisogno. Continuiamo a pregare Dio che risparmi altre sofferenze alla gente di Gaza. Che il Signore ci aiuti tutti ad uscire da questo incubo che è la guerra. Nessuno sa dire cosa accadrà adesso”.

Duro lo scambio di accuse tra Israele e Hamas: Netanyahu accusa Hamas di non voler rilasciare gli ostaggi e respingere le proposte dei mediatori. Per Hamas, il premier israeliano sta usando la guerra come ‘ancora di salvezza’ politica esponendo gli ostaggi (59, di cui 22 si ritiene ancora vivi, ndr.) a Gaza “a un destino sconosciuto”. Ancora più dura la risposta del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz: “Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti”. L’esercito israeliano (Idf) ha giustificato gli attacchi a Gaza spiegando di aver identificato preparativi di Hamas per lanciare nuovi attacchi contro Israele. La nuova campagna militare dell’Idf, secondo quanto riportato dal Times of Israel è “Strenght and Sword”, “Forza e Spada”.

Dall’esercito sono arrivati anche nuovi ordini di sgombero per gli abitanti di alcune zone della Striscia di Gaza. Su X il portavoce Idf, Avichay Adraee, ha chiesto ai gazawi di lasciare immediatamente le aree di Beit Hanoun, Khirbet Khuza’a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida, definite ‘zone di combattimento’ per trovare riparo nella parte occidentale di Gaza City o a Khan Younis. Sulla ripresa dei raid si è espresso anche Muhannad Hadi, coordinatore dell’Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha): “Ondate di attacchi aerei si sono verificate nella Striscia di Gaza fin dalle prime ore del mattino. Rapporti iniziali e non confermati indicano che centinaia di persone sono state uccise. Ciò è inaccettabile. Un cessate il fuoco deve essere ripristinato immediatamente. La popolazione di Gaza ha sopportato sofferenze inimmaginabili. La fine delle ostilità, assistenza umanitaria continua, rilascio degli ostaggi e ripristino dei servizi di base e dei mezzi di sostentamento delle persone sono le uniche vie d’uscita”.

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Naufragio di migranti

Naufragio vicino a Lampedusa, Pagniello (Caritas italiana): “I morti in mare sono un dito puntato contro la nostra incapacità di dare speranza”

ph Marco Calvarese-Sir
19 Mar 2025

di Riccardo Benotti

“I morti in mare durante la traversata del Mediterraneo partiti alla ricerca di un futuro più dignitoso sono un dito puntato contro la nostra incapacità di immaginare un futuro in grado di dare speranza e orizzonti di vita a tutti e a ciascuno in ogni parte del mondo”: lo ha affermato don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, commentando il naufragio avvenuto la scorsa notte al largo dell’isolotto di Lampione, vicino Lampedusa, dove un gommone partito da Sfax, in Tunisia, con 56 persone a bordo, è affondato causando almeno sei morti e circa quaranta dispersi.
Dieci superstiti, tra cui quattro donne, sono stati tratti in salvo dalla Guardia costiera e dalla Guardia di finanza e condotti all’hotspot di Lampedusa. Don Pagniello ha sottolineato che “nei giorni in cui la violenza spietata delle guerre riprende il sopravvento sulle prospettive di pace, a maggior ragione è richiesto a tutti, a ogni cittadino ma in particolare a chi ha ricevuto il mandato di lavorare per il bene comune, di andare oltre gli interessi di parte e di rispondere in primo luogo ai bisogni di chi non ce la fa a vivere e si trova costretto ad abbandonare la propria terra.
Non possiamo abituarci a questi eventi, quasi si trattasse di ordinaria amministrazione”
, ha concluso il direttore della Caritas italiana.

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Diocesi

Articolare la diversità per ricomporre i frammenti: il prof. Bonini alla Settimana della fede

foto G. Leva
19 Mar 2025

di Paolo Simonetti

La seconda serata della 53ª Settimana della fede in corso nella Concattedrale ha visto come protagonista il prof. Francesco Bonini, rettore della Libera Università Maria SS. Assunta (Lumsa).
Grande studioso dei temi della politica, il prof. Bonini fa parte dell’International Commission for the History of Representative & Parliamentary Institutions, del direttivo dell’Associazione italiana degli storici delle istituzioni politiche e del comitato scientifico di diverse riviste, collane e centri di ricerca.

In un mondo ‘sbussolato’, che non ha bisogno di orientamenti, risuonano in modo vigoroso le parole di papa Francesco: “Armiamo la nostra gente con la cultura del dialogo e dell’incontro”, pronunciate alcuni anni or sono ritirando il premio Carlo Magno, assegnato in Germania a personalità che si sono distinte per la loro azione a favore della pace e dell’integrazione europea.
“Di fronte al discorso dominante che si nutre di parole di guerra e di odio – ha detto – siamo chiamati a ridare significato alle parole, dicendo contenuti alternativi. Il primo passo di questa dissonanza culturale è avviare processi di incontro, capaci di raccogliere le differenze senza aver paura di guardare alla realtà nella sua interezza”. Facendo riferimento al testo di ‘Fratelli tutti’, l’enciclica dedicata alla fraternità e all’amicizia sociale, il prof. Bonini ha richiamato alla memoria l’immagine del poliedro che, a differenza della sfera, “rappresenta una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda, benché ciò comporti discussioni e diffidenze” (Fratelli tutti, 215). In un simile contesto, la politica non si ferma alla gestione del potere ma scopre la rinuncia come forma concordata di spazi in modo da permettere a tutte le parti di risaltare. La pace diventa possibile come composizione dei diversi. Quest’ultimo richiamo non poteva passare inosservato proprio nel giorno anniversario della nascita di don Tonino Bello, profeta del nostro tempo e della nostra terra, che amava riferirsi alla convivialità delle differenze come cifra del dialogo e della pace.

“L’ultimo passo – ha proseguito il professore – è quello di diventare manager della diversità, saper cioè articolare la diversità per ricomporre i frammenti. Questa azione è fondamentale per il futuro della democrazia che nella sua debolezza ha bisogno di valori alti e di cultura per non convertirsi in forme di totalitarismo”. A tal riguardo, il prof. Bonini ha indicato nella ‘Centesimus annus’ di San Giovanni Paolo II (n. 46) il testo di riferimento per comprendere i risvolti più pericolosi di questo fenomeno che può presentarsi in forma chiara e diretta o, come sta accadendo in questi anni, in modo subdolo, mascherato.

“Occorre voltare pagina – ha concluso il prof. Bonini – aprendo processi e scommettendo sulla nostra responsabilità personale e comunitaria. Voltare pagina per continuare a scrivere senza cancellare le tracce del percorso compiuto”.

 

Le foto sono a cura di G. Leva

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Francesco

Papa Francesco al Gemelli: “Ulteriori lievi miglioramenti in un quadro clinico complesso”

ph Afp-Sir
19 Mar 2025

“Questa notte papa Francesco non ha utilizzato la ventilazione meccanica non invasiva, ma l’ossigenazione ad alti flussi”: questa la novità riferita dalla sala stampa della Santa sede, a proposito della trentatreesima giornata di degenza del pontefice al policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale.
“La situazione resta stabile, con lievi miglioramenti, all’interno di un quadro complesso – fa sapere la Santa sede, che, in merito alla scansione temporale della giornata odierna -. Il papa ha continuato la terapia farmacologica e la fisioterapia respiratoria e motoria, alternandola con l’attività lavorativa, la preghiera e il riposo”.
Per quanto riguarda la ventilazione, “prosegue la riduzione della ventilazione meccanica di notte e la riduzione dell’uso degli alti flussi nel corso della giornata, con il ritorno alle cannule nasali per la somministrazione ordinaria di ossigeno”.
È in questo quadro di “progressiva riduzione” della somministrazione di ossigeno, quindi, che va inquadrato l’utilizzo, nella notte appena trascorsa, dell’ossigenazione ad alti flussi invece della ventilazione meccanica non invasiva: “Si tratta di una buona notizia, ma da considerare con prudenza, poiché non vuol dire che non se ne faccia uso nei prossimi giorni”, viene precisato.

Quanto all’udienza dei reali d’Inghilterra, Carlo e Camilla, da Francesco, annunciata da Buckingham Palace per l’8 aprile prossimo, si ricorda che la sala stampa vaticana “non dà informazioni sulle visite di Stato se non nei giorni imminenti alle visite stesse”. “Possiamo aspettarci una catechesi per domani”, ha annunciato infine la sala stampa della Santa sede.

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Giornate Fai di primavera

Sabato 22 e domenica 23, le Giornate FAI di Primavera

18 Mar 2025

Sabato 22 e domenica 23 marzo torna l’appuntamento più atteso per gli amanti della cultura e della bellezza: le Giornate FAI di Primavera, giunte alla loro 33ª edizione.

Organizzate dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano, queste giornate rappresentano un’occasione unica per esplorare 750 luoghi speciali in 400 città, molti dei quali solitamente chiusi al pubblico o poco conosciuti. Un evento che unisce passione, scoperta e impegno per la tutela del nostro patrimonio.

Questa edizione è ancora più speciale perché celebra i 50 anni del FAI, fondato nel 1975 da un gruppo di visionari guidati da Giulia Maria Crespi. In mezzo secolo di attività, il FAI ha aperto oltre 16 mila luoghi in tutta Italia, coinvolgendo più di 13 milioni di visitatori. Un traguardo importante che dimostra quanto sia forte l’amore degli italiani per la loro storia, la loro arte e la loro natura.

Le Giornate FAI non sono solo una festa, ma anche una missione: educare alla bellezza, far conoscere il nostro patrimonio e ricordarci che è compito di tutti proteggerlo. Come ha detto Marco Magnifico, Presidente del FAI, “ogni nostra azione deve contribuire a rafforzare una coscienza europea comune, perché il patrimonio culturale è un ponte che ci unisce”.

Immaginate di entrare in palazzi storici normalmente chiusi, di esplorare borghi antichi, di scoprire botteghe artigiane dove si tramandano mestieri secolari, o di passeggiare in parchi naturali ricchi di storia. Quest’anno saranno aperti anche luoghi simbolo dell’archeologia industriale, case private e siti in fase di restauro.

In Puglia, come in tutte le altre regioni, ci saranno tantissime opportunità per lasciarsi stupire. E non sarete soli: ad accompagnarvi ci saranno gli apprendisti ciceroni, giovani studenti appassionati che vi guideranno alla scoperta delle meraviglie del loro territorio.

Partecipare è semplice: basta scegliere uno dei luoghi aperti e presentarsi all’orario stabilito. L’ingresso è a contributo libero, perché il FAI crede che la cultura sia un bene di tutti. Se volete, potete sostenere ulteriormente la Fondazione con una donazione o iscrivendovi al FAI. Gli iscritti avranno accesso prioritario e potranno visitare luoghi esclusivi.

Fino al 30 marzo 2025, sarà possibile donare anche inviando un sms al numero 45584 (2 euro) o chiamando da rete fissa (5 o 10 euro). Un piccolo gesto che fa la differenza per proteggere il nostro patrimonio.

Le Giornate FAI non sarebbero possibili senza il lavoro instancabile di migliaia di volontari, delle Delegazioni FAI sparse in tutta Italia e dei tanti partner che sostengono l’iniziativa. Tra questi, aziende come Ferrarelle, Fineco, Dolce&Gabbana e Edison, che condividono con il FAI l’impegno per la tutela del patrimonio.

Anche Rai è al fianco del FAI, dedicando una settimana di programmazione ai Beni Culturali e promuovendo l’evento su tutti i suoi canali. E non manca il sostegno delle istituzioni: l’evento ha ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e il patrocinio del Ministero della Cultura, di Regione Puglia e di tutte le Regioni italiane.

Per scoprire tutti i luoghi aperti in Puglia e le modalità di partecipazione, visitate il sito:
https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=PUGLIA

SITI APERTI A TARANTO E PROVINCIA: https://fondoambiente.it/il-fai/grandi-campagne/giornate-fai-di-primavera/i-luoghi-aperti/?regione=PUGLIA&search=taranto

TARANTO – EX BARACCAMENTI CATTOLICA

Gli ex Baraccamenti Cattolica sono localizzati nel quartiere Borgo del comune di Taranto nelle immediate vicinanze dell’ingresso monumentale dell’Arsenale. Fanno parte di un complesso che attualmente comprende il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, all’interno del quale vi è un percorso espositivo che presenta una parte significativa dell’importante patrimonio archeologico relativo agli scavi effettuati. Inoltre il Bene presenta luoghi esterni ed interni per la fruizione di attività culturali ed artistiche oltre a luoghi di aggregazione.

L’area dei Baraccamenti intitolata all’Ammiraglio Pasquale Leonardo Cattolica (1854-1924) era destinata anticamente a funzioni funerarie e produttive. Fu poi centro di raccolta e smistamento degli equipaggi militari marittimi; alla fine degli anni ’70 divenne centro di reclutamento e addestramento del personale di leva della Marina. In ultimo fu Centro Ricreativo Aziendale dei Lavoratori dell’Arsenale (C.R.A.L.). Dopo anni di abbandono la struttura fu ceduta al Comune di Taranto. Tra il 2017 e il 2022 in fase di recupero per realizzare il nuovo centro della Salute Ambientale del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, sono state effettuate indagini che hanno confermato l’importanza archeologica del sito.

Nel corso dell’attuazione del progetto, è venuta alla luce una struttura funeraria a camera di età romana imperiale priva della copertura originaria e già saccheggiata. La rarità della camera funeraria, un unicum nella necropoli tarantina, è data dall’utilizzo di una precedente cisterna a campana intonacata e parzialmente tagliata per adattarla alla nuova destinazione d’uso. In scavi successivi che hanno portato alla luce altre strutture funerarie presenti nella zona, sono stati raccolti e censiti reperti archeologici oggi esposti nelle vetrine all’interno del complesso ASL.

Durante le Giornate FAI di Primavera attraverso un percorso stabilito, i visitatori potranno ascoltare il racconto delle tappe storiche del sito, arricchito sia dalla presentazione dalla cisterna trasformata in tomba a camera, sia dai molteplici reperti, i più significativi dei quali spiegati in dettaglio. La visita si concluderà all’aperto negli spazi verdi attrezzati del Parco della Musica, adiacenti alla struttura, dove sarà possibile visitare uno dei bunker risalenti alla seconda guerra mondiale.

MONUMENTO AI CADUTI – Piazza della Vittoria

Il Monumento ai Caduti di Taranto si trova in Piazza della Vittoria, nel cuore del Borgo Umbertino della città. Il monumento, inaugurato nel 1930, commemora i caduti della Prima Guerra Mondiale. La piazza è un punto centrale della vita urbana, circondata da edifici storici, negozi e spazi pubblici e riflette il legame tra la città e la sua tradizione militare e marittima.

Il Monumento celebra la grandezza della Taranto magnogreca ed esprime la volontà di creare un altare dedicato alla memoria dei caduti della Grande Guerra. Sulla parte anteriore la statua della Nike alata su una colonna dorica. Alla base il gruppo scultoreo che rappresenta l’Apoteosi dell’Eroe ferito, sorretto da due compagni d’armi. Sul versante opposto Atena, dea della guerra, mostra con la mano destra una piccola Vittoria alata, con la sinistra impugna verso il basso una spada. Intorno un gruppo statuario che rappresenta il popolo; in basso, sulla prua di una antica galea romana, l’Eroe del mare, detto Aquilifero, nell’atto di lanciare in volo un’aquila che avrebbe portato i segni della forza e della grandezza di Roma ai lontani confini dell’Impero, passando per Taranto. Sui fianchi del monumento sono incisi i nomi dei circa 500 tarantini caduti; nella base è realizzata una piccolissima cappella circolare rivestita di preziosi mosaici ideati dallo stesso Como ed eseguiti da Evandro Monticelli di Roma e nella quale sono incastonate anche due lapidi marmoree che riportano una il bollettino dell’Armata Navale firmato da Thaon Di Revel, l’altra quello della Vittoria firmato da Diaz.

Durante le Giornate FAI si avrà l’opportunità di conoscere le vicende storiche che hanno portato alla realizzazione del monumento e di comprenderne appieno il linguaggio celebrativo. Conosceremo le interessanti vicende biografiche e artistiche dello scultore Tarantino Francesco Paolo Como e avremo l’eccezionale opportunità di osservare da vicino, e con prospettive inedite, il Monumento nonché di entrare nel sacello per ammirare i preziosi e delicati mosaici. Il Monumento ai Caduti di Taranto partecipa alla XX edizione de I Luoghi del Cuore.

AVETRANA – MASSERIA STRAZZATI – Via per Erchie

La Masseria Strazzati si trova a circa 2 km a nord di Avetrana, lungo la via per Erchie, svoltando all’indicazione per Masseria Bosco, che dista circa 500 metri. Nei pressi della proprietà è stato rinvenuto un ricco deposito di asce in bronzo, segno di un’antica frequentazione del sito. Il toponimo potrebbe derivare dal fatto che i Padri Scolopi, proprietari della masseria dal 1681, accoglievano gli “straccioni”, detti in dialetto locale “strazzati”. La Masseria Strazzati è stata realizzata in più fasi a partire dagli inizi del XVII secolo, con ampliamenti successivi che hanno aggiunto vari ambienti al nucleo originario. La facciata principale è caratterizzata da un portale d’ingresso sormontato dallo stemma degli Scolopi. All’interno della masseria è presente una cappella che conserva una pregevole tela raffigurante la Vergine con il Bambino. Secondo la relazione di Mons. Scaja del 1754, l’edificio era dedicato ai Santi Pietro e Paolo.

Il percorso avrà inizio nel piazzale antistante la masseria, dove gli “Apprendisti Ciceroni” illustreranno il contesto storico-archeologico, paesaggistico e sociale che ha portato alla costruzione dell’edificio. Il percorso proseguirà con l’analisi delle diverse fasi architettoniche della masseria, a partire dal XVII secolo, e con l’esame dei dipinti presenti nella cappella.

GROTTAGLIE – SANTUARIO DELLA MUTATA – SP 71

Il Santuario, dedicato alla Vergine Assunta, è situato a pochi chilometri da Grottaglie, sulla strada per Martina Franca. La chiesa prende il nome di Mutata per un avvenimento prodigioso avvenuto nel 1359. Secondo quanto narra la tradizione, il possesso del Santuario era conteso tra i martinesi e grottagliesi sino a che, l’immagine della Vergine, dipinta sulla parete a sud guardando verso Martina, il giorno di Pentecoste si è ritrovata miracolosamente dipinta sulla parete a nord rivolta verso Grottaglie. La facciata del Santuario Mariano è in stile classico, decorata da cinque lesene di ordine dorico. Il portale di accesso al santuario è costituito da una porta timpanata e da una nicchia con all’interno una scultura in pietra della Vergine. A completare la facciata un frontone costituito da un architrave, un fregio dorico e un timpano spezzato al cui centro si trova una croce greca. L’interno del Santuario è a forma basilicale. Un grande armadio ligneo accoglie il miracoloso crocifisso risalente alla seconda metà del XVII secolo. Durante le Giornate FAI si avràl’opportunità di scoprire la storia del Santuario della Vergine della Mutata, i suoi tesori artistici e le antiche e identitarie tradizioni che legano inscindibilmente i Grottagliesi a questo luogo. inoltre avremo l’opportunità di conoscere l’attento e qualificato restauro ad opera dell’attuale proprietario dell’ex complesso conventuale, che con amore e passione custodisce questo bene religioso e storico – artistico.

LATERZA – STORIA DELL’ISTRUZIONE E DELLE ISTITUZIONI – Via Roma, 59

La storia dell’Istruzione e della Casa Comunale a Laterza si intreccia indissolubilmente con la storia della città e dei suoi abitanti. Laterza, comune dell’arco ionico tarantino il cui territorio si insinua fra le province di Bari e Matera, è situata sul ciglio dell’omonima gravina e gode di una posizione privilegiata e suggestiva.

Una passeggiata nel centro cittadino permetterà di scoprire la storia dell’Istruzione a Laterza attraverso gli edifici simbolo che hanno ospitato, e continuano a farlo, le istituzioni scolastiche della città. La visita alla Casa Comunale, inoltre, costituirà un’imperdibile occasione per conoscere da un altro punto di vista il passato della città e comprendere da vicino i meccanismi che regolano l’amministrazione pubblica.

MOTTOLA – CASINO SANSONETTI – Viale Jonio

Il Casino Sansonetti sorge nell’agro di Mottola, subito fuori il centro abitato sulla via che porta a Noci. La zona, un tempo più lontana dal dall’abitato è stata ed è tuttora interessata dalla presenza di case di villeggiatura.

Il Casino viene realizzato nella seconda metà dell’Ottocento. La tipologia edilizia del villino ha origini in Inghilterra e Francia e conosce una forte diffusione in Italia a cavallo tra il XIX e il XX secolo sia in ambito suburbano che extraurbano, essendo utilizzato come residenza abituale o estiva delle più agiate famiglie borghesi.

La villa Sansonetti mostra la tipica architettura del villino extraurbano di ampie dimensioni, con due o tre piani, isolato e circondato di un giardino. Questa tipologia abitativa in Puglia viene spesso chiamata “casino”. Il villino mottolese, realizzato in un periodo di notevole evoluzione architettonica, utilizza moduli costruttivi eclettici, tipici del tardo Ottocento, con strutture e motivi decorativi attinti da diversi repertori stilistici.

Durante le Giornate FAI si visiterà il giardino, unitamente all’architettura esterna e agli ambienti interni della villa.

ROCCAFORZATA – MADONNA DELLA CAMERA – SP144

Il Santuario è situato a circa 2 km fuori dall’abitato di Roccaforzata, in direzione Lizzano, nel luogo che un tempo era occupato dall’antico villaggio Mennano.

Le fonti sono molto scarse, tuttavia si ritiene che una primitiva chiesa fosse edificata già nell’XI secolo nella quale si officiava il rito costantinopolitano con liturgia in lingua greco-bizantina. Nella visita pastorale di Mons. Lelio Brancaccio del 1578 il presule riporta che, nonostante il casale di Mennano fosse ormai disabitato da tempo, rimaneva invariata la fede verso l’antica icona mariana custodita all’interno della chiesa. La facciata, molto semplice, è ornata da una lunetta archiacuta che sormonta il piccolo portale d’ingresso. L’interno presenta un’unica aula nella quale si apre una piccola cappella. Sull’altare, incorniciata nella pietra, campeggia l’icona della Madonna della Camera che risponde alla tipologia della Vergine Odegitria o di Costantinopoli.

Durante le Giornate FAI di Primavera si scoprirà la storia leggendaria di questo antichissimo edificio di culto, si potranno visionare gli affreschi dell’abside e scoprire le tradizioni che legano indissolubilmente gli abitanti di Roccaforzata e dei centri limitrofi a questo luogo, custode dell’identità culturale culturale e popolare.

SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE – MADONNA DELLE GRAZIE – SP 86

Il Santuario sorge a circa 3 km dal centro abitato di San Marzano di San Giuseppe, la più grande comunità Arb’resh’ d’Italia, sulla strada provinciale che porta a Grottaglie. La chiesa è inserita in una lama caratterizzata dalla presenza di numerose grotte di varie dimensioni che si aprono sui costoni.

Come spesso accade per edifici di culto di così antica fondazione, le notizie riguardanti il Santuario sono rare e dai tratti leggendari. La costruzione della chiesa ipogea avviene, a partire dell’XI secolo, in due periodi: il primo fino al secolo XV probabilmente con la dedicazione a San Giorgio e il secondo dal XVI secolo fino ai nostri giorni, dedicato alla Madonna delle Grazie.

Le mura sono caratterizzate dalla presenza di segni che inducono a un mutevole scenario spaziale e liturgico. Attraverso la visita in Giornate FAI si scopriranno e tappe storiche che hanno caratterizzato la costruzione del Santuario e come esso sia intrinsecamente legato agli abitanti non solo di San Marzano, ma anche dei comuni limitrofi.

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Al Crocifisso, originale catechesi animata dai ragazzi

18 Mar 2025

Lunedì 10 marzo alla parrocchia-santuario del Santissimo Crocifisso si è svolta la prima delle quattro catechesi quaresimali dal titolo ‘L’amor che move il sole e l’altre stelle. Il desiderio di Risurrezione alla Vita autentica nel viaggio di Dante’.
I giovani e i giovanissimi della parrocchia, di fronte ad un’assemblea nutrita e alla presenza del parroco don Andrea Mortato e del suo collaboratore mons. Marco Morrone, hanno dato vita ad un racconto sentito circa le tematiche della luce, della misericordia di Dio e dell’amore, facendo vivere l’esperienza sensoriale del buio a tutti i presenti e intervallando letture della Divina Commedia a passi della Sacra Scrittura.
Alcuni componenti del coro hanno accompagnato la catechesi con musiche e canti e lo sfondo della chiesa è stato abbellito da tele raffiguranti alcuni momenti del viaggio di Dante e da un sensazionale gioco di luci. Inoltre, i giovani e i giovanissimi, con danze e movimenti scenografici, hanno interpretato alcuni protagonisti della Divina Commedia prendendo le loro sembianze. Motivati dai molteplici complimenti ed entusiasmati dalle attestazioni di stima, i ragazzi del Santissimo Crocifisso racconteranno la prima delle virtù teologali, la fede, durante la catechesi di lunedì 24 marzo.

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Catechesi comunitaria

Crisi dei valori e salute mentale: incontro alla Cristo Re di Martina Franca

ph Siciliani Gennari-Sir
18 Mar 2025

La settimana scorsa a Martina Franca nella sala del cantico del convento-parrocchia Cristo Re dei frati minori si è tenuto il secondo incontro del ciclo di catechesi comunitaria sul tema ‘Pellegrini di speranza: tra i sentieri dell’anima’, guidato dal dott. Mimmo Marzia, psicologo e psicoterapeuta, e dalla dott.ssa Giorgia Colomba, psicologa.

La crisi dei valori è un fenomeno sociale e culturale che sta attraversando molte società moderne, alimentato da cambiamenti rapidi e profondi in ambito tecnologico, economico e politico e che non solo ha effetti sulle dinamiche sociali e culturali, ma impatta anche in maniera significativa sulla salute mentale degli individui. L’incertezza, la perdita di punti di riferimento e la difficoltà a trovare un senso nella propria esistenza sono alcuni degli aspetti che connotano questa crisi. La salute mentale, infatti, non può essere separata dal contesto culturale e sociale in cui si sviluppa: l’inadeguatezza dei valori tradizionali, l’individualismo e la frenesia della vita moderna sono fattori che contribuiscono al deterioramento del benessere psicologico.
La crisi dei valori è spesso descritta come una perdita di coesione sociale e di certezze esistenziali. In passato, la società si fondava su un sistema di valori condivisi che offrivano sicurezza e un senso di appartenenza. Tuttavia, negli ultimi decenni, l’evoluzione della società globale, l’urbanizzazione, l’individualismo crescente e il dominio dei mezzi di comunicazione hanno contribuito alla disgregazione di questi valori tradizionali.
Inevitabilmente, le ripercussioni hanno riguardato anche la salute mentale, generando una serie di problematiche. Tra le principali conseguenze troviamo ansia e stress, dovuti alla costante incertezza legata alla vita sociale, lavorativa ed esistenziale. L’individuo, privo di punti di riferimento stabili, si sente sopraffatto da una realtà in continua evoluzione. La depressione riguarda poi la perdita di senso, la solitudine e la difficoltà a trovare uno scopo nella vita. Le persone, soprattutto i giovani, che non riescono ad adattarsi al cambiamento, tendono ad isolarsi emotivamente. In un mondo dove il successo materiale e l’apparenza sono prioritari, molte persone sviluppano una scarsa autostima, soprattutto se non raggiungono gli standard socialmente imposti.

Nonostante le gravi ripercussioni sulla salute mentale, è possibile adottare strategie per fronteggiare la crisi dei valori. Alcuni interventi sono mirati a restaurare una visione più equilibrata e sana dell’individuo nella società. Parliamo innanzitutto di educazione emotiva e psicologica. L’insegnamento delle competenze emotive, come la gestione dello stress, la consapevolezza di sé l’empatia e la resilienza, può aiutare a prevenire disturbi psicologici. Le scuole e le istituzioni educative hanno un ruolo fondamentale nel promuovere tali competenze. In tal senso, bisogna rafforzare il senso di comunità e di appartenenza, che possono contrastare l’individualismo. Gruppi di supporto, attività collettive e socialità sana sono strumenti per creare legami che danno un senso di sicurezza e solidarietà. La chiesa, intesa come comunità che cammina e accoglie, ha un ruolo cruciale in questo. Anche la psicoterapia e il supporto da parte di esperti possono essere fondamentali per affrontare delle difficoltà legate alla crisi dei valori. L’accompagnamento psicologico aiuta gli individui a trovare un equilibrio emotivo, a sviluppare una visione più positiva della vita. Infine, una riflessione più profonda su ciò che è veramente importante nella vita, come la famiglia, le relazioni interpersonali, il benessere collettivo, e l’equilibrio tra lavoro e vita privata, può contribuire a ricostruire un sistema di valori più sano e sostenibile.
La crisi dei valori rappresenta una sfida complessa per la società contemporanea, con effetti diretti sulla salute mentale degli individui. Tuttavia, affrontare tale crisi con interventi adeguati, una maggiore consapevolezza sociale e un impegno collettivo per ripristinare valori autentici può contribuire a creare un ambiente più sano dal punto di vista psicologico. È fondamentale un approccio multidimensionale che comprenda l’educazione, il supporto psicologico, la riflessione sui valori e la promozione di una cultura di comunità per contrastare gli effetti negativi della crisi dei valori sulla salute mentale.

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