Solidarietà

Progetto accoglienza per bambini ucraini a San Marzano

foto cesvi.org
29 Apr 2025

di Annibale Strada

La Caritas parrocchiale della San Carlo Borromeo di San Marzano, supportata dal parroco don Cosimo Rodia e da tutte le associazioni e le confraternite ad essa legate, dalla Caritas diocesana oltre che dal comune di San Marzano e a tante associazioni del territorio tra cui la Proloco Marciana, ha organizzato per il periodo dal primo al 15 giugno un soggiorno per 13 bambini più due accompagnatrici provenienti dal comune di Berestin nella provincia di Karchiv (Ucraina) nelle locali strutture ricettive.
L’iniziativa ha preso lo spunto grazie alla dottoressa Adelaide Strada, concittadina sammarzanese, che in quei luoghi fa la cooperante per la Cesvi.ong, la quale sta portando avanti diversi progetti, trai quali l’assistenza psicologica ma anche opere quali la costruzione di strutture anti aereo per uso scolastico.
La dottoressa Strada, in una delle sue trasferte a Karchiv, ebbe modo di esporre le attività alle autorità locali di come fosse la vita quotidiana nei luoghi di provenienza, facendo vedere immagini di bambini nell’oratorio sammarzanese mentre giocavano a calcio. La risposta fu: “Sarebbe bello se anche i nostri bambini potessero giocare liberamente a calcio”. Da lì è partita l’idea che nei mesi successivi, grazie al gruppo Caritas parrocchiale ed al costante impegno e sostegno del parroco, si è via via concretizzato.
Attualmente si sta stilando un crono-programma in modo da far svolgere ai piccoli ucraini, anche se per un breve periodo, attività ludico-sportive e di svago a loro ormai precluse. Nei giorni 11-12-13 giugno il gruppo sarà ospitato dalla Caritas diocesana, il cui direttore don Nino Borsci insieme alla sua più stretta collaboratrice, Rosanna Putzolu, responsabile del centro accoglienza San Cataldo vescovo, sta approntando una serie di attività tra le quali un visita in motonave ai luoghi dei delfini.

 

* direttore Caritas parrocchiale di San Marzano

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Diocesi

L’ordinazione sacerdotale di don Giuseppe Basile

29 Apr 2025

di Angelo Diofano

Mercoledì 30 aprile don Giuseppe Basile sarà ordinato sacerdote. La celebrazione, presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero, si svolgerà nella chiesa dello Spirito Santo, in zona Taranto 2, dove egli attualmente espleta l’incarico di vicario parrocchiale.

Don Giuseppe è nato a Martina Franca il 14 maggio del ’99 (classe di ferro, come scherzosamente definisce l’anno di nascita), da Rosanna Salamina, casalinga, e da Pasquale, dipendente comunale; ha un fratello, Gabriele, di 18 anni.

“Volevo diventare sacerdote – racconta – perché incoraggiato dall’esempio di don Martino Costantini il mio vecchio parroco alla San Francesco d’Assisi, dove ero ministrante. Fu lui a discernere la chiamata e a incoraggiarmi a frequentare gli incontri vocazionali, al termine dei quali, a 14 anni, entrai al seminario arcivescovile. La mia decisione inizialmente fu un po’ contrastata da mio padre, che sognava un futuro diverso per me, ma incoraggiata da mamma, che vedevo in questo la realizzazione della mia vita”.

“I successori di don Martino, don Luigi De Giorgio, don Giuseppe Russo, attuale vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, don Giuseppe Ancora e l’attuale parroco don Vincenzo Annicchiarico – continua – mi hanno sempre sostenuto nel mio cammino, soprattutto nei momenti di difficoltà e scoraggiamento. Particolarmente vicini mi sono stati, e lo sono tuttora, anche don Paolo Martucci, , e don Marcello Lacarbonara, rispettivamente vicari parrocchiali alla San Francesco De Geronimo e alla Madonna di Fatima, con cui ho condiviso il cammino vocazionale, essendo tutti della stessa comunità parrocchiale, dove il 31 maggio dello scorso anno ebbe luogo la mia ordinazione diaconale”.

Suo primo incarico fu proprio nella sua parrocchia di origine, da dove fu poi trasferito allo Spirito Santo. “Da subito mi sono trovato benissimo, circondato dall’affetto del parroco don Francesco Tenna e dall’altro vicario parrocchiale don Antonello Bruno, di prossima ordinazione sacerdotale – spiega –  Pur contando circa 20mila abitanti distribuiti su un territorio molto esteso, qui mi sono ritrovato in un ambiente familiare, dove la gente vive la parrocchia come una seconda casa nella presenza assidua e nella massima disponibilità per ogni evenienza. Non trovo alcuna difficoltà nel dialogare e nel lavorare con gli altri, in una esperienza che risulterà preziosa per il mio ministero sacerdotale”.

“In questo importante momento della mia vita – dice – porto con me gli spunti rivenienti dal pontificato di papa Francesco che mi saranno utili nel ministero sacerdotale: la gioia che spinge il credente a comunicare agli altri il Vangelo, citata nella ‘Evangelii Gaudium’; la necessità di dialogare con tutti, anche con chi la pensa diversamente; l’invito rivolto specialmente ai giovani di non farsi mai derubare della speranza e la determinazione nel rimanere sempre sulla breccia nonostante la malattia, come d’altronde abbiamo constatato in Giovanni Paolo II”.

A don Giuseppe, gli auguri della redazione di ‘Nuovo Dialogo’.

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Elezioni

Le liste per le comunali: tanti volti nuovi ma i ‘vecchi’ ci sono tutti. O quasi

29 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Sei candidati sindaci, due più delle precedenti amministrative, 867 candidati consiglieri, 58 in più. Sono dati numerici semplici ma significativi, che registrano un aumento dei candidati complessivi alle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio. Aumento un po’ più accentuato se si considera che nel frattempo Taranto ha perso oltre 2.000 abitanti attestandosi al di sotto di 186mila. Certo non siamo al record estremo del 2017, quando si registrarono ben 10 candidati sindaci e lo spropositato numero di oltre 1.200 candidati al Consiglio! Ma va comunque rilevato che per ogni seggio consiliare vi sono 27 candidati! Sarebbero ancora di più, se tutte le 28 liste presentate fossero state in grado di proporre il tetto massimo di 32 candidati. Ma molte sono “ridotte” numericamente. A cominciare dall’unica lista di At6, che ne presenta solo 24.

I candidati sindaci avrebbero dovuto essere 8, perché alla vigilia si erano avevano preannunciato la loro presenta anche Alfonso Alfano, che ha poi cambiato idea, e Antonello De Gennaro, la cui lista non è stata accettata. Tra i firmatari ci sarebbero stati, infatti, cittadini che avevano già sottoscritto altre lista.

Candidati sindaco

I candidati sono quindi:, Piero Bitetti per il centrosinistra; Annagrazia Angolano per il Movimento 5Stelle; Mario Cito per At6; Mirko Di Bello per una coalizione civica; Luca Lazzaro per il centrodestra e Francesco Tacente per una coalizione centrista che associa diverse anime. Difficile orientarsi in senso “geometrico” tra le coalizioni, soprattutto per quanto riguarda Mirko Di Bello, nipote di Rossana, e Tacente, vicinissimo a Melucci che lo volle alla guida del Consorzio trasporto pubblici (Ctp). Entrambi guidano coalizioni trasversali cui vengono attribuiti diversi “patrocini” e figliolanze politiche, non tutte ufficiali.

Vediamo chi sono

Piero Bitetti, già consigliere e presidente del Consiglio comunale fino a pochi mesi fa, quando fu “defenestrato” da Rinaldo Melucci, è il candidato scelto dal centrosinistra, dopo una rapida consultazione. Già nel 2017 si candidò alla poltrona di primo cittadino, ma quella volta in alternativa al candidato ufficiale del Pd: Melucci. Sono otto le liste che fanno riferimento alla sua candidatura, a partire da quella del Pd, che ripropone la pattuglia più numerosa di consiglieri e amministratori uscenti, molti dei quali hanno da tempo sancito la rottura con Melucci. Poi c’è la lista personale, che ripropone, “in cima”, il ritorno alla casa madre di due consiglieri allontanatisi, come Cosa e Festinante. Poi ci sono le liste: Demos, guidata da Cosimo Nume ma che fa riferimento a Gianni Liviano, Unire Taranto, Con, Democrazia Cristiana, Partito Liberal Democratico, Socialismo XXI. Sono presenti in queste liste vari consiglieri uscenti o presenti in altre consigliature, o ex assessori. Spicca la frattura tra i socialisti, parte dei quali, sconfessati dalla dirigenza del partito, si riconoscono nella vecchia coalizione dei melucciani e sostengono Tacente.

Annagrazia Angolano è la scelta compiuta dal M5S in disaccordo sulla candidatura di Bitetti. Giornalista di una tv locale, è stata già candidata dal movimento, al quale aderisce da tempo, in altre competizioni. Due le liste che la sostengono, una delle quali è a suo nome.

Mario Cito, figlio di Giancarlo, entrato in politica quando era suo padre a guidare il partito, ritenta l’avventura elettorale, sostenuto da un’unica lista ridotta di affezionati.

Mirko Di Bello, giovane professionista con nome ben noto a Taranto, è stato il primo a candidarsi e ha scelto la strada del civismo, pur dando vita a ben sei listi, con molti giovani professionisti: “Con Di Bello sindaco”, “Taranto e futuro”, “Movimento sportivo”, “Impronta verde”, “Tre terre” e “I rioni”.
Luca Lazzaro, noto negli ambienti imprenditoriali come presidente regionale di Confagricoltura, è stato scelto da Fratelli d’Italia, con sostegno di Forza Italia, come candidato sindaco del centrodestra, dopo un confronto durato varie settimane, con gli altri partiti della coalizione, che proponevano altri nomi, tra i quali anche quello di Tacente. A sostenerlo, oltre le liste di FdI e Fi, il Partito liberale e “Noi moderati”.

E poi c’è Francesco Tacente, che guida il gruppo dei fedelissimo di Rinaldo Melucci, sparsi nelle sette liste che fanno riferimento a lui. “Taranto popolare”, “Prima Taranto”, “Patto popolare”, “Fortemente liberi”, “Noi Taranto”, “Riformisti socialisti”. In quest’ultima lista spicca il drappello più numeroso di ex consiglieri e assessori vicini a Melucci come Azzaro, Castornovi e De Martino, ed “Evviva Taranto – Udc” nel quale riappaiono veterani della politica locale.

Consiglieri

I consiglieri uscenti sono quasi tutti presenti nelle varie liste, anche se spesso non sono quelle di appartenenza delle passate competizioni elettorali. Bisognerà vedere quanto la forza dell’individualità, il possesso di pacchetto di voti, reggerà al cambio di casacca.

Non è difficile prevedere che nessuno dei candidati alla poltrona di primo cittadino riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta al primo turno e che sarà, quindi, necessario ricorrere al ballottaggio vista la molteplicità delle liste e la frammentazione che ne consegue. Ballottaggio che si svolgerà contestualmente alla consultazione referendaria.

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Diocesi

In Cattedrale, grande partecipazione di popolo alla messa in suffragio di papa Francesco

foto G. Leva
29 Apr 2025

di Angelo Diofano

Tantissimi fedeli hanno partecipato lunedì 28 aprile nella basilica cattedrale di San Cataldo alla santa messa di suffragio per papa Francesco, presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. Concelebranti, il nostro arcivescovo emerito mons. Filippo Santoro, l’arcivescovo emerito di Potenza, mons. Salvatore Ligorio, il vicario generale mons. Alessandro Greco, i membri del Capitolo metropolitano e numerosi sacerdoti.
Durante la celebrazione, preceduta da un momento di preghiera silenziosa davanti all’immagine del Santo Padre esposta davanti al presbiterio, mons. Ciro Miniero ha ricordato i momenti dell’ultimo incontro avuto con lui nello scorso giugno, evidenziandone lo stile paterno e familiare e la grande cordialità con cui fu accolto.
Erano presenti il prefetto Paola Dessì, numerosi sindaci dei comuni della diocesi nonché delegati del commissario straordinario al Comune di Taranto, il questore Michele Davide Sinigaglia, l’amm. Vincenzo Montanaro comandante del Comando marittimo sud, i comandanti delle varie forze dell’ordine e, a titolo di fratellanza e di omaggio al Santo Padre, le delegazioni della Chiesa Valdese e della Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli ultimi giorni.

 

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Diocesi

Tamburi, festa di Gesù Divin Lavoratore all’insegna del sociale

29 Apr 2025

Al quartiere Tamburi si festeggia Gesù Divin Lavoratore a cura dell’omonima parrocchia retta dai padri giuseppini del Murialdo.
“Non essendoci una data specifica dedicataGli, da diversi anni onoriamo il nostro Titolare il primo maggio con una serie di iniziative all’insegna della sobrietà – spiega il parroco padre Eugenio Beni –. Quest’anno abbiamo voluto conferire una particolare caratterizzazione sociale ai festeggiamenti, nella coincidenza delle elezioni comunali e soprattutto nel ricordo di papa Francesco e del suo operato, traendone spunti per il miglioramento della vivibilità del quartiere. Siamo convinti che senz’altro ne scaturiranno frutti di bene per l’intera collettività. Inoltre vogliamo evidenziare la presenza del provinciale dei Giuseppini del Murialdo, padre Carmelo Prestipino, alle celebrazioni del primo maggio”.

Il programma della festa, intitolata ‘Lavoro per la custodia del Creato’, prevede per martedì 29 aprile, alle ore 18.30, una tavola rotonda con i candidati sindaci, guidata dal vicario parrocchiale padre Angelo Bissoni, sul tema ‘Polis, quale responsabilità? Candidati sindaci & cittadini’.

Mercoledì 30, alle ore 18.30, sarà inaugurata la mostra documentaria ‘Il quartiere Tamburi: storia, realtà attuale e prospettive future’ con foto d’epoca e riproduzioni dei progetti per il rione risalenti agli inizi degli anni sessanta, a cura del comitato scientifico della Gesù Divin Lavoratore; sono previsti gli interventi del vicario parrocchiale padre Angelo Bissoni, del commissario prefettizio al Comune Giuliana Perrotta, del presidente di Arca Jonica Donato Pascarella e di Vincenzo De Palma, coordinatore della mostra; modererà Mario Di Serio.

Alquanto intenso il programma di giovedì primo maggio: alle ore 10, nella sala teatro parrocchiale, si terrà una tavola rotonda su ‘Custodia del Creato. Orientamenti della Laudato si’ e quartiere Tamburi’, con riflessioni rivenienti dai messaggi di papa Francesco, a cura del polo culturale parrocchiale; alle ore 13, pranzo comunitario; alle ore 17, torneo di calcetto per i ragazzi con premiazione; alle ore 17.30, santa messa solenne presieduta dal provinciale dei Giuseppini del Murialdo padre Carmelo Prestipino; alle ore 19, processione per le vie del quartiere accompagnata dalla banda musicale di Crispiano ed estrazione dei premi della lotteria parrocchiale.

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Dipartita

San Marzano, nel ricordo di suor Maria Paola Ricciardi

29 Apr 2025

Oggi, martedì 29, a San Marzano nella Chiesa madre di San Carlo Borromeo, alle ore 19 il parroco don Cosimo Rodia celebrerà una santa messa in suffragio di Suor Maria Paola Ricciardi, delle suore missionarie del Sacro Costato, nell’ottavo giorno della nascita al Cielo.

Nata ad Andria il 20 maggio 1946 suor Paola prese i voti il 29 agosto del 1967, con professione perpetua il 15 settembre 1975.

Per 26 anni la religiosa ha operato a San Marzano nella comunità dell’istituto San Giuseppe, dove ha svolto con passione e dedizione svariati incarichi, tra i quali insegnante, collaboratrice parrocchiale e assistenza agli infermi. Successivamente espletò diversi compiti nelle comunità Maria Immacolata di Diamante (Cosenza), di Minervino Murge (BAT) e di Gravina di Puglia (Bari) fino al suo ritorno alla Casa del Padre il 20 aprile scorso.

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Festeggiamenti patronali

‘Terre Cataldiane Vade Tarentum’

28 Apr 2025

Per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, patrono dell’arcidiocesi, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto ‘Terre Cataldiane Vade Tarentum’, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al culto cataldiano, la cui prima edizione si svolse nel 2018. Per l’occasione, su iniziativa del parroco della Cattedrale mons. Emanuele Ferro, si ritroveranno in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, mons. Alphonsus Cullinan.

Nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da mons. Ferro, si recò in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono.

La manifestazione di mercoledì 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrate delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico per i due mari. Alle ore 17 è previsto lo sbarco alla banchina del castello aragonese e alle 17.30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre cataldiane.

Alle 19 il corteo dei partecipanti, con le reliquie e il simulacro argenteo del santo, muoverà dalla cappella di san Leonardo (nel Castello aragonese) per raggiungere la basilica cattedrale dove alle ore 19.30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Alphonsus Cullinan, alla presenza del nostro arcivescovo mons. Ciro Miniero.

A seguire, momento conviviale per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

 

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Festeggiamenti patronali

La devozione di Corato a san Cataldo e l’evento di Taranto ‘Terre Cataldiane’

28 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Come ormai i nostri lettori sapranno, per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto “Terre Cataldiane Vade Tarentum”, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al santo. Voluta dal parroco della Cattedrale monsignor Emanuele Ferro, la manifestazione religiosa porterà in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono. Le Terre Cataldiane si incontrano per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, Alphonsus Cullinan. Ricordiamo che nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da monsignor Ferro, si era recata in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono. Ricordiamo, inoltre, che nel 2018 si era svolto a Taranto il primo raduno delle Terre Cataldiane.

In vista della cerimonia del 30 aprile abbiamo rivolto alcune domande ad Aldo Caringella, che guiderà la delegazione di Corato, grosso Comune dell’area metropolitana di Bari, presidente della Deputazione maggiore di San Cataldo.

Come nasce la devozione di Corato per san Cataldo?

Anche per Corato, come per Roccaromana, la venerazione per san Cataldo è legata al suo miracoloso intervento nell’epidemia di peste che colpì il territorio nel 1483. Si narra che un contadino, Quirico Trambotto, che arava i suoi campi fuori le mura, abbia avuto l’apparizione di un vescovo che impugnava il pastorale. Rivolto al contadino gli predisse che la peste sarebbe cessata se si innalzava una chiesa nel punto in cui i buoi, arando la terra l’indomani, sarebbero caduti di botto. Effettivamente, i buoi caddero a terra come annunciato e questo segnò l’inizio della fine dell’epidemia. Grati al vescovo, che si rivelò essere san Cataldo venerato a Taranto, lo vollero loro patrono, in sostituzione di san Cristoforo. Nel giro di pochi anni, edificarono una chiesa nel punto indicato e, nel 1507, il convento dei frati minori osservanti. Furono gli stessi religiosi, che sostenevano il suo culto, a costruire la nuova e più grande chiesa che venne completata nel 1629; Ma le alterne vicende legate alle soppressioni religiose compromisero il suo destino e oggi il complesso ospita il municipio.

Il culto di san Cataldo dovette, quindi, “migrare”.

In un certo senso è così: il culto di san Cataldo si trasferì nella Chiesa matrice di santa Maria Maggiore. Qui si svolgono ancora oggi le funzioni religiose legate alla devozione del santo.

Quando hanno luogo i festeggiamenti patronali?

Sono tre le feste che celebrano San Cataldo: le prime due sono quelle istituzionalmente riconosciute e, di conseguenza, vengono celebrate più o meno in tutti i paesi in cui si venera il nostro patrono. E cioè: l’8 marzo, giorno della sua morte e il 10 maggio, giorno del rinvenimento delle ossa e della conseguente traslazione nella Cattedrale di Taranto. La terza, invece, ha una dimensione prettamente locale: si svolge nella terza domenica del mese di agosto e si compone delle fondamentali celebrazioni religiose, quali la Messa Solenne e le processioni, e di eventi culturali festeggiamenti civili.

Parli di “processioni” al plurale. Perché?

Perché sono ben tre le processioni che portano per la città due diversi simulacri seguono, oramai da anni, questa scansione: il sabato viene portata in processione la statua lignea nella cosiddetta “màchene de San Catàlle” allestita in piazza Pebliscito, vero e proprio tempio allestito, con drappi, fiori, luminarie. La domenica viene portato in processione il busto argenteo che in serata viene ricondotto in Chiesa Matrice; lo stesso avviene per la statua lignea il lunedì.

É ancora sentito il culto a Corato, nei confronti di un santo che può apparire lontano rispetto ai tempi tumultuosi che viviamo?

Sì certo. Il culto di San Cataldo è ancora oggi molto vivo e sentito: numerose sono le persone che prendono parte ai momenti religiosi a lui dedicati, molte sono quelle che vivono con particolare spirito le processioni, e ancor di più le persone che si recano per rendere omaggio al Santo. Sono particolarmente numerosi i turisti, e i concittadini emigrati che tornano in città, soprattutto da Grenoble e da Torino, dove ci sono vere e proprie comunità che ne hanno portato il culto. La loro partecipazione è favorita dal fatto che i festeggiamenti principali si svolgono in piena estate, ad agosto, quando possono approfittare dalle pausa estiva.

Ci sarà, quindi una vostra delegazione a Taranto, il 30 aprile.

Sì, certamente saremo presenti. Come lo eravamo stati nel primo incontro delle Terre Cataldiane, nel 2018. Un incontro bellissimo che ricordiamo ancora con tanto piacere.

Ricordiamo che la manifestazione del 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrito delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico nel mari di San Cataldo. Alle 17 è previsto lo sbarco al Castello aragonese e alle 17,30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre Cataldiane. Alle 19 il corteo dei partecipanti prenderà le mosse dalla cappella di san Leonardo nel Castello per raggiungere la basilica Cattedrale con le reliquie e il simulacro argenteo del santo. Alle 19,30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Cullinan. Assisterà alla celebrazione l’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero.

A seguire il convivio per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

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Giubileo2025

La presenza tarantina al Giubileo degli adolescenti a Roma

28 Apr 2025

di Angelo Diofano

Un folto gruppo di ragazzi dai 12 ai 17 anni, appartenenti ad alcune parrocchie della diocesi, all’Agesci e all’oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha partecipato al Giubileo degli adolescenti svoltosi da venerdì 25 a domenica 27 aprile a Roma. La comitiva, alloggiata nei locali della parrocchia di San Gabriele, era accompagnata da alcuni educatori, da don Francesco Maranò, direttore dell’ufficio di pastorale giovanile, don Francesco Mànisi, suor Mariagrazia Rizzo, Guglielmo Labalestra dell’équipe di pastorale giovanile e da don Ciro Savino, parroco di Statte.L’evento festoso, com’è noto, è stato segnato dalla grande tristezza per la morte di papa Francesco, alla cui messa esequiale i ragazzi hanno preso parte nella mattinata di sabato; nel pomeriggio della medesima giornata si è svolo il passaggio per la Porta Santa della basilica di San Pietro.

Domenica mattina, assieme a oltre 200mila coetanei da tutt’Italia, c’è stata la partecipazione all’evento centrale del Giubileo degli adolescenti: la santa messa in piazza San Pietro celebrata dal cardinale Pietro Parolin, che così ha detto: «A voi, ai vescovi, ai sacerdoti e ai catechisti che vi hanno accompagnato, rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto del Papa, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi».

In questa giornata avrebbe dovuto aver luogo la cerimonia di canonizzazione di Carlo Acutis, rinviata a causa del lutto.

Nella tarda serata di domenica, il rientro della comitiva a Taranto.

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Giornata per l'Università cattolica

Speranza e giovani generazioni: tra desideri e timori

foto: unicatt.it
28 Apr 2025

di Elena Marta *

Università, laboratorio di speranza è il tema della prossima Giornata per l’Università Cattolica, che si celebra domenica 4 maggio. L’Ateneo intende offrire il proprio patrimonio di ricerca e saperi alla Chiesa e al Paese.

Nell’anno del Giubileo dedicato alla speranza, anche l’osservatorio Giovani dell’istituto Toniolo, in collaborazione con Ipsos, ha realizzato una ricerca dedicata a questo tema, proponendo un questionario ad un campione nazionale rappresentativo composto da duemila giovani.

Le ultime rilevazioni del rapporto Giovani hanno posto in evidenza le paure delle giovani generazioni nel progettare il futuro, che spesso appare difficile da immaginare e, talvolta, minaccioso. Numerosi studi hanno dimostrato che la visione del futuro è legata alla speranza che le persone nutrono, intesa nelle sue tre componenti principali: (1) il desiderio o l’aspirazione in merito a qualcosa che è percepito come di valore; (2) la convinzione che sia possibile che questo desiderio o aspirazione si realizzi, anche se incerta o addirittura improbabile e (3) la fiducia di avere le risorse interne o esterne utili a facilitarne tale realizzazione.

Diventa allora importante comprendere, non solo se i/le giovani percepiscano e sviluppino una qualche forma di speranza, ma anche quali fattori la promuovano e quale impatto possa avere sulla qualità della vita.

Nella ricerca la speranza è stata concettualizzata non come un semplice costrutto cognitivo basato sull’aspettativa di esiti favorevoli, ma come un sistema emozionale complesso che intreccia risorse biologiche, psicologiche e sociali: si configura così come un fenomeno dinamico, in cui convergono diverse forze motivazionali. Questa concezione supera l’idea della speranza come puro ottimismo o come semplice determinazione nel perseguire obiettivi e propone quella di processo articolato, capace di modulare pensieri ed emozioni e orientare le persone verso il futuro con una visione che integra sicurezza relazionale, capacità di fronteggiare le difficoltà e fiducia nel proprio potenziale. Due gli strumenti utilizzati per la misura della speranza: la Scala di speranza percepita, sviluppata all’interno della ricerca denominata Hope Barometer, e la Scala integrata della speranza.

Quest’ultima è composta da quattro fattori: padronanza, ovvero la percezione di progresso nel conseguimento degli obiettivi; supporto/empowerment, ossia la sicurezza relazionale e l’aiuto nel raggiungimento degli obiettivi; la fiducia in sé stessi e negli altri per affrontare le sfide del vivere; la spiritualità, intesa come forza spirituale della persona e presenza trascendente. L’analisi dei dati, ancora in corso, mostra alcuni risultati preliminari interessanti: i giovani italiani si collocano su un livello medio per quanto riguarda la percezione del progresso nel raggiungere gli obiettivi e il sostegno ricevuto nel percorso di vita, mentre tendono a registrare livelli medio-bassi di fiducia in sé stessi e negli altri e di spiritualità, intesa come forza interiore e connessione con una dimensione trascendente. Emergono anche differenze significative tra generi e condizioni lavorative: i ragazzi riportano punteggi più alti rispetto alle ragazze in tutte le componenti della speranza, così come i giovani lavoratori rispetto ai non lavoratori. Questi risultati suggeriscono che la speranza non è una qualità astratta, ma un elemento fondamentale per affrontare le sfide del presente e costruire il futuro. Comprendere i fattori che la favoriscono potrebbe quindi essere cruciale per migliorare la qualità della vita dei giovani e per aiutarli a sviluppare strumenti efficaci per gestire le incertezze della modernità.

*docente di Psicologia sociale e di Psicologia di comunità – Università Cattolica e membro dell’osservatorio Giovani dell’istituto Toniolo

 

La rettrice dell’Università cattolica, Elena Beccalli

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Tracce

Guardava oltre, con altri occhi

Foto Siciliani - Gennari/SIR
28 Apr 2025

di Emanuele Carrieri

Anni che hanno modificato tutto: il Vaticano, la Santa Sede e, più di tutto, la Chiesa. E, ancor più, il mondo. Jorge Mario Bergoglio è stato prima di tutto la guida universale della Chiesa ma anche un leader politico, diametralmente e culturalmente antitetico ai suoi predecessori, anche se diversamente potente nella sua profetica battaglia contro la terza guerra mondiale guerreggiata a pezzi. In un mondo che è sempre favorevole a suddividere e a catalogare tutto e tutti, anche gli uomini della Chiesa, – destra o sinistra, noi o loro, conservatori o riformisti –, è stato amato e contrastato. Ma, in ogni caso, è stato un politico nel senso più alto e più nobile, un uomo di estese vedute e di grandi orizzonti, capace di imprimere alla storia svolte categoriche e traiettorie precise. Una vera guida, prima di tutto. Se ci si ricorda com’era la Chiesa prima del papato di Papa Francesco, bisognare citare il periodo del Vatileaks, degli scandali all’ombra del Cupolone, documenti riservati rubati dalla scrivania di Papa Ratzinger e buttati in piazza. E le lotte di potere, gli scandali della pedofilia nel clero che affioravano ogni giorno in tutta la loro drammaticità, le trame, gli intrighi e la scollatura con l’opinione pubblica. Quel 13 marzo 2013 un uomo, un prete, un autentico cristiano, salì alla Cattedra di San Pietro. Non che i suoi predecessori non fossero tali. Sul momento, il “buonasera” detto dalla Loggia delle Benedizioni, quella sera di marzo, suonò come un singolare passaggio di consegne: un uomo normale, un uomo comune diventava Papa. Un uomo che andava dall’ottico per farsi sostituire le lenti agli occhiali, che si recava in un negozio di ortopedia per acquistare delle nuove calzature, che entrava in un negozio di dischi per comperare un cd, che telefonava agli amici, che decideva di risiedere nella foresteria della Città del Vaticano invece che nella dimora papale del Palazzo Apostolico, che pranzava e cenava nella sala da pranzo di Casa Santa Marta, come tutti gli altri ospiti. Il Papa che ha mutato, semplificandolo, il linguaggio e i gesti. “Bisogna restare normali” disse Francesco, in una delle prime interviste. E così rimase. Prendendosi anche le critiche di tanti, conservatori e non solo, che intravidero in questa umanizzazione del pontificato una desacralizzazione della carica di Vicario di Cristo. È stato prima di tutto la guida universale della Chiesa universale: avvolto e immerso nelle tante ferite di questo tempo, è stato capace di sintonizzarsi sull’anima, sui sentimenti e sulla frequenza d’onda di oltre un miliardo di cattolici che al Papa guardano, come un gregge guarda al pastore. Ma anche di tanti non cattolici, non cristiani, non credenti, non osservanti, di ebrei, di musulmani. Le sue aperture non sono state approvate da tutti. E per ciò che concerne le riforme – per quanto non sia riuscito a portare a compimento alcune importantissime – non si può non ricordare la sinodalità come stile di governo, la scelta di chiamare delle donne – suore e non – a dei posti cardine dei dicasteri, delle commissioni, delle accademie e delle congregazioni della Curia, la scelta di nominare cardinali di ogni angolo del mondo, sempre dentro una concezione precisa: portare il Vangelo di Gesù, non la forza della Chiesa. Come se non bastasse, questo Vicario di Cristo ha traslocato il baricentro del mondo nella Chiesa e nella visione geopolitica, insegnando a guardare con occhi diversi, a vedere il mondo con altri occhi, a rivolgere lo sguardo a ciò che sta “oltre”. Su alcune questioni, anticipatore e anche voce solitaria: anzitutto sui migranti, sulla scia di morte che le epocali emigrazioni stanno provocando oggi, non solamente nel Mediterraneo ma anche in altri contesti, si pensi all’America latina o alle popolazioni fuggite dall’Iraq in guerra o dalla Siria distrutta. Papa Francesco ha posto la Chiesa sulla prima linea. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare: sono i quattro verbi che Bergoglio ha posto come lumi spirituali per una politica delle migrazioni e che adesso restano lì, ancora tutti da vagliare e attuare. Il monito pronunciato ad Assisi il giorno dopo la strage di Lampedusa ha segnato un crinale nel rivendicare da che parte sta la Chiesa: gli ultimi. E con Laudato si’ sulla cura della casa comune, la Chiesa è diventata la “motrice” di una coscientizzazione non ideologica ma realistica della spinosa emergenza ambientale. Coscienza che incomincia con il rispetto della persona umana e che reclama protezione della persona, dal suo concepimento alla sua morte naturale. Scontando, in questo caso sul fronte etico, la catalogazione di conservatore riguardo ai temi dell’aborto e dell’eutanasia che vengono respinti, inserendo tali atti di rispetto della natura umana in un perimetro più ampio, che prevede anche il rifiuto della pena di morte. C’è poi l’amicizia sociale, neologismo che Fratelli tutti ha posto come tassativo per non far scivolare il mondo nella guerra mondiale: amicizia sociale come ricerca costante di una possibilità di incontro piuttosto che lo scontro, la diplomazia invece che le armi, il negoziato al posto del pugno di forza. Su questi punti, come su altri, Francesco non ha convinto tutti: l’apertura ai migranti qualcuno l’ha vista come una resa all’immigrazionismo; sulla cura dell’ambiente qualcuno, anzitutto a destra, l’ha giudicato prono sull’ambientalismo come nuova religione; e, sul piano internazionale, la sua postura severa ha attirato delle critiche. È morto dopo aver celebrato la Pasqua di Resurrezione il Pontefice che ha dilatato i confini della Chiesa, che – allo stesso modo del cardinale Martini, gesuita anche lui – ha avuto un passo più veloce della Chiesa e che lascia l’eredità di concretizzare, ogni istante, le indicazioni dei suoi insegnamenti.

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