Emergenze sociali

Paga le rate di un finanziamento mai chiesto: l’allarme di Adiconsum per le truffe online

17 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Le truffe e i raggiri commerciali, soprattutto per vie telematiche, sono purtroppo all’ordine del giorno. E le vittime non sono sempre persone sprovvedute o fragili, anche se sono le più esposte. Ma può capitare addirittura di trovarsi a pagare le rate di un finanziamento mai richiesto e, peggio ancora, mai ottenuto? È proprio quello che è accaduto a un pensionato tarantino, che si è visto prelevare dal suo conto bancario, due rate di 373 euro mensili, per un finanziamento da saldare in dieci anni!

Il pensionato, che per fortuna ha esaminato il conto, è ricorso all’Adiconsum, l’organizzazione per la difesa dei consumatori della Cisl di Taranto, che si è rivolta alla sua banca, la quale ha constatato il mancato incasso di qualsiasi finanziamento. Ha fatto, quindi, bloccare i pagamenti e restituire le due rate già versate. Inoltre ha patrocinato la denuncia che l’interessato ha sporto alla magistratura.

La denuncia

A occuparsi del caso e a renderlo pubblico al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica, è il neopresidente dell’Adiconsum Taranto-Brindisi, Gianfranco Solazzo, già segretario generale della Cisl. Il quale rivolge a tutti una raccomandazione: non assecondare facilmente alcuna richiesta di pagamento ma, soprattutto, controllare spesso lo stato del proprio conto corrente bancario e/o postale. E allo stesso tempo di prendere sempre visione della propria busta paga o cedolino di pensione.

Ma sicuramente è anche necessario fare molta attenzione al phishing, sempre più invadente, ovvero al tentativo di farsi fornire i dati personali con qualche scusa, e a tutte le anomale richieste di informazioni. Persino agli allarmi provocati da false denunce per vari reati da parte di forze dell’ordine e magistrati.

Fare attenzione

Secondo Solazzo, “le operazioni online e oggi l’intelligenza artificiale, esporranno sempre più cittadine e cittadini al rischio di raggiri commerciali e di false richieste di pagamento, approfittando di qualsiasi fragilità sociale ed economica”.

Solazzo rileva anche come l’indebitamento delle famiglie si aggravi anno dopo anno, soprattutto al Sud e di conseguenza aumenti anche il volume di richiesta di finanziamenti.

Fondo di prevenzione

L’Adiconsum per altro è, da oltre 20 anni, l’unica Associazione di consumatori che gestisce a livello nazionale, su incarico del Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Fondo di prevenzione del sovraindebitamento e dell’usura, introdotto dall’ex art. 15 della Legge sull’Usura n.108/1996.

Il Fondo si rivolge alle famiglie in difficoltà economica e, per questo, non più in grado con le proprie entrate di rispettare gli impegni finanziari precedentemente assunti e, nei casi più gravi, di sostenere i costi necessari al sostentamento del proprio nucleo familiare (vitto, fitto, rate del mutuo, bollette, spese sanitarie, prestiti, ecc.). Ma di esso si sono avvalsi anche noti personaggi pubblici e dello spettacolo.

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Settimana santa a Taranto

I ‘lacci’ a Gesù Morto: le personalità invitate alla processione dei Sacri Misteri

foto Francesco Paolo Occhinegro
17 Apr 2025

L’arciconfraternita del Carmine ha comunicato i nomi delle personalità invitate a reggere il ‘laccio’ della statua del Cristo Morto durante la processione dei Sacri Misteri.

Nella prima parte della processione, fino alla basilica cattedrale di San Cataldo, ci saranno:
comm. Francesco Zito, priore emerito dell’arciconfraternita del Carmine in Taranto.
amm. di sq. Vincenzo Montanaro, comandante del Comando Marittimo Sud.
dott. Vincenzo Cesareo, presidente della Camera di Commercio Taranto-Brindisi e vicepresidente di Unioncamere Puglia.
dott. Angelo Mellone, direttore di Intrattenimento Day Time della Rai.

Nella seconda parte della processione dei Sacri Misteri, dalla basilica cattedrale fino al rientro, ci saranno invece:
sig. Ferdinando Conte, primo consigliere dell’arciconfraternita Maria SS. del Carmine in Taranto.
padre Nicola Preziuso, dei Giuseppini del Murialdo, vicario parrocchiale alla Maria SS. del Monte Carmelo in Taranto.
avv. Giovanni d’Ayala Valva, Cavaliere di Onore e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta.
dott. Valerio Cecinati, direttore della Unità operativa complessa di Pediatria e Oncoematologia pediatrica dell’ospedale ‘SS Annunziata’ di Taranto

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Ecclesia

Colletta pro Terra Santa: una fede che resiste

foto Sir
17 Apr 2025

È la terra amata, il quinto Vangelo, il ‘fazzoletto’ di terra che come uno scrigno serba i segni del passaggio del Dio incarnato nella nostra storia. Ed è lì che da secoli i frati francescani sono i custodi dei luoghi e delle “pietre vive”, fratelli e sorelle, uomini, donne, bambini, anziani che, pur da minoranza fragile, testimoniano Cristo laddove Lui si è manifestato.
Stiamo parlando della Terra Santa, per la quale anche quest’anno nel Venerdì santo i cristiani di tutto il mondo sono invitati a pregare in modo speciale e a donare un’offerta per consentire che luoghi e persone continuino a vivere. La colletta del Venerdì santo, detta anche Colletta pro Locis sanctis, trova origine nell’esortazione apostolica di san Paolo VI Nobis in Animo del marzo 1974. La Colletta è stata istituita con l’intento di rafforzare il legame fra i cristiani di tutto il mondo e i Luoghi santi ed è una delle raccolte ufficiali della Chiesa cattolica.
Questa raccolta rappresenta la principale risorsa per sostenere le attività e la vita che si svolgono attorno ai Luoghi Santi. Le offerte raccolte dalle comunità parrocchiali e dai vescovi vengono trasferite, attraverso i commissari di Terra Santa, alla Custodia di Terra Santa. Questi fondi sono utilizzati per preservare i siti sacri e per sostenere le comunità cristiane locali, spesso definite le “pietre vive” di questa regione.
I territori che ricevono sostegno dalla Colletta includono quelli dove la Custodia è presente da secoli: Gerusalemme, Palestina, Israele, Giordania, Siria, Libano, Cipro; inoltre, Paesi dove sono presenti comunità cristiane orientali: Egitto, Eritrea, Etiopia, Iran, Iraq e Turchia. “Tutti là siamo nati alla fede – ricorda frà Matteo Brena, commissario di Terra Santa della Toscana – perché le radici della nostra appartenenza a Cristo sono ben piantate in quel luoghi, la cui fragilità – amplificata in questo periodo anche dal dramma della guerra – è la più ‘potente’ epifania del Vangelo, perchè ci ricorda che il Signore Gesù, assumendo la nostra natura umana, si è fatto carico anche di tutte le fragilità e le ferite che essa sopporta da sempre. Come cristiani dobbiamo sentire nel cuore il bisogno di non dimenticare quei luoghi e quei fratelli e sorelle che lì testimoniano la fede nel Dio di Gesù. Possiamo farlo in primo luogo pregando perché non si spenga mai la fiammella della speranza, ma anche fornendo il nostro aiuto concreto. La colletta del Venerdì santo è, dunque, una grande occasione, che in questi tempi bui è ancor più importanze e preziosa”.
“I frati che operano nella Custodia di Terra Santa – continua fra’ Matteo Brena – portano avanti la missione di ricordare ciò che di grande Dio lì ha compiuto, prendendosi cura dei santuari, ma portano avanti anche il servizio di cura delle tante situazioni di bisogno oggi presenti e preparando, così, il futuro. La colletta, pertanto, ha la funzione di aiutare i francescani a conservare al meglio i luoghi santi e a portare avanti tante opere educative, sanitarie, sociali, caritative senza le quali ampi settori della popolazione che vive nella Terra Santa faticherebbe a vivere in modo dignitoso. Ecco perché mi appello alla sensibilità di tutte le comunità cristiane presenti in Toscana, affinché nel prossimo Venerdì santo la colletta sia un gesto fraterno di comunione e di stima verso chi opera in Terra Santa e verso i fratelli”.
In Palestina, i francescani operano in un contesto segnato dal conflitto e da tensioni quotidiane. Il loro messaggio si concentra sulla promozione della pace e della speranza, invitando i parrocchiani a essere portatori di serenità e a non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà. Uno degli interventi principali riguarda l’istruzione.
In Israele, dove dal punto di vista economico, i cristiani godono di una situazione relativamente migliore rispetto a quelli in Palestina, la Custodia lavora per preservare l’identità cristiana attraverso diverse iniziative, come l’acquisto di case da destinare in affitto a famiglie cristiane povere.
In Giordania, oltre al lavoro educativo, i frati si dedicano alla comunità di migranti presente nel Paese, offrendo loro un aiuto concreto. In Libano, oltre al loro ruolo spirituale, i francescani si dedicano a numerose attività pastorali quali il catechismo e la formazione religiosa, con un’attenzione particolare ai bambini e ai giovani, i campi estivi e le relative iniziative rivolte alla gioventù francescana, che promuovono l’istruzione e i valori cristiani.
Nella Siria devastata da anni di guerra civile, i frati distribuiscono generi alimentari e forniscono supporto medico a chi ne ha più bisogno. Ogni mese circa trecento persone ricevono le medicine essenziali per trattare malattie croniche. In alcuni casi i francescani coprono interamente i costi delle operazioni chirurgiche, mentre in altri collaborano con associazioni ecclesiastiche, come la comunità greco-ortodossa, per sostenere le spese. Le attività nel Paese richiedono un sostegno finanziario significativo.
Da 18 mesi, pur senza pellegrini e visitatori a causa della guerra, i Santuari sono rimasti sempre aperti e le comunità dei frati continuano a prendersi cura dei Luoghi Sacri assicurando le quotidiane funzioni e celebrazioni.
Le comunità cristiane sono rimaste senza lavoro con la mancanza di pellegrini e tutto l’indotto dell’economia legata al turismo religioso. Per questo la maggior parte delle famiglie subiscono la crisi economica e faticano a coprire le rette scolastiche. Le scuole restano tuttavia il luogo dove ogni giorno i frati costruiscono la pace.
“Questi dati – conclude fra’ Matteo Brena – dicono il senso di una presenza e il valore del sostegno che possiamo offrire. È un sostegno che traduce in gesto concreto ciò che come cristiani dobbiamo sentire nel cuore: siamo un unico popolo che cammina nel tempo e che è testimone del Dio amore, che in quella terra è nato e lì ha lasciato nel sepolcro, per sempre, le bende della morte perché è vivo e vivente”. Una novità: da quest’anno, oltre all’offerta che può essere fatta materialmente durante le celebrazioni del Venerdì santo, è possibile contribuire anche on line.

 

* Toscana Oggi

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Tracce

È ancora vero che sbagliando si impara?

Foto Ansa – Avvenire
17 Apr 2025

di Emanuele Carrieri

Investito, anzi travolto dalla sua politica economica, incentrata su guerre commerciali e innalzamenti dei dazi, Trump sta perdendo la maggior parte delle battaglie scatenate perché sono mancanti di una strategia precisa e di una proiezione verso il futuro. Con la sua solita espressione – sfrontata, che resta impassibile davanti a tutto – Trump, dopo avere minacciato e insultato mezzo mondo, si sta, pian piano, arrendendo e, con una imbattibile noncuranza del ridicolo, ha revocato per novanta giorni i dazi imposti a tutti i paesi, eccetto la Cina, alla quale, addirittura, le barriere doganali sono state aumentate al 145 per cento. Fra una battuta sgarbata e l’altra, fra sterzate inaspettate e capovolgimenti incredibili, che, disgraziatamente, incidono sulla esistenza di miliardi di persone, l’attuale inquilino della Casa Bianca è stato davvero costretto allo sventolio di una ignominiosa bandiera bianca di fronte al baratro economico che i suoi, a dir poco, irrazionali colpi di testa stavano spalancando sotto i piedi degli statunitensi e anche del resto del mondo. Un baratro preannunciato dall’asta pressoché deserta di bond trentennali del tesoro degli Stati Uniti di ben cinquantotto miliardi di dollari (dal quinto giorno consecutivo di crolli verticali delle borse) e dal ribasso del petrolio (fin sotto i sessanta dollari al barile). Nel volgere di poco meno di una settimana la folle politica economica emanata da Trump ha fatto incenerire sui mercati del mondo intero qualche cosa come diecimila miliardi di dollari. Si è arreso solamente quando, oltre a Wall Street, a molti notabili e a tante figure rappresentative repubblicane, ai media, anche i suoi più stretti collaboratori e alleati, come Elon Musk, gli hanno detto che l’economia Usa stava raggiungendo un punto di non ritorno. Nonostante i conseguenti segnali di segno positivo, rimane tutta intera l’incognita delle incontrollabili manifestazioni della grande, capricciosa irrequietezza di Trump che, in meno di quattro mesi, ha stravolto l’interscambio mondiale, ma che ha ancora tre anni e mezzo di presidenza davanti. Per il momento Europa, Canada, Giappone e America Latina tirano un enorme sospiro di sollievo, ma resta l’incubo dello scontro fra Trump e la Cina, che possiede una estesa quota del debito pubblico americano. È una valanga debitoria in grado di destabilizzare l’America con una pressione finanziaria cento volte più rilevante del gioco al rialzo sulle tariffe e contro-tariffe di Trump. Già nel 2018, manifestò l’intenzione di imporre dazi doganali sui prodotti cinesi, motivando tale azione con le “pratiche commerciali scorrette” e il furto della proprietà intellettuale operato da parte del governo e delle aziende cinesi. Ma ora la Cina controlla in realtà le materie prime del continente africano e grazie agli autogol di Trump sta già monopolizzando i mercati europei e latinoamericani. A Pechino, in questi giorni, si festeggia con champagne e vini pregiati provenienti dall’Europa che, pur di smerciare le ultime annate, sta inondando sottocosto le tavole dell’alta burocrazia post – comunista cinese. Quella alla guida dell’economia del titano asiatico è una nuova generazione, fedele all’ideologia del potere, e che, dopo aver sepolto il libretto rosso di Mao, ora sta approfondendo Adam Smith e le peculiarità dell’economia moderna e della ricchezza teorizzate dal padre del capitalismo. Alla Casa Bianca, al contrario, per scongiurare nuovi, ulteriori colpi di rimbalzo a una presidenza che a pochi mesi dalla rielezione appare già compromessa e della quale tanti negli Stati Uniti si pentono, la cerchia dirigente istituzionale sta cercando di far deviare l’irruenza di Trump sul dossier della guerra in Ucraina. Costringere Putin, se non alla pace, quanto meno alla cessazione delle ostilità, ripristinerebbe, in effetti, gran parte della credibilità perduta al ruolo internazionale degli Stati Uniti, perché l’enorme giro di affari della ricostruzione rilancerebbe l’economia europea e americana, allontanando le interessate lusinghe di un mercato cinese che punta all’egemonia commerciale. Così, mentre brucia lo smacco dei dazi, per superare il narcisismo di Trump vengono, con tutte le prudenze del caso, ripetute al palazzinaro che adesso è allo Studio Ovale alcune – per non indebolirlo – argomentazioni con le quali artisti, filosofi, intellettuali, letterati, musicisti e poeti di ogni ambiente, cultura e tempo concordano del tutto sul fatto che le persone non si giudicano dagli sbagli commessi, ma dalla loro capacità di rimediare a essi. Servirà tutto questo? Può darsi. Forse sì. O meglio, si spera di sì, ma si teme di no.

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Omelia del Santo padre

Il testo dell’omelia per la Messa crismale, preparato da papa Francesco

foto Siciliani Gennari-Sir
17 Apr 2025

“In Gesù si apre il libro della storia e lo si può leggere. Anche noi sacerdoti abbiamo una storia: rinnovando il Giovedì Santo le promesse dell’Ordinazione, confessiamo di poterla leggere soltanto in Gesù di Nazaret”: lo scrive papa Francesco, nell’omelia da lui preparata per la messa del Crisma e letta dal card. Domenico Calcagno, presidente emerito dell’Apsa, che la presiede nella basilica di San Pietro.
“Quando lasciamo che sia Lui a istruirci, il nostro diventa un ministero di speranza, perché in ognuna delle nostre storie Dio apre un giubileo, cioè un tempo e un’oasi di grazia”, sostiene Francesco. “Chiediamoci: sto imparando a leggere la mia vita? Oppure ho paura a farlo? È un popolo intero a trovare ristoro, quando il giubileo inizia nella nostra vita: non una volta ogni venticinque anni – speriamo! – ma in quella prossimità quotidiana del prete alla sua gente in cui le profezie di giustizia e di pace si adempiono.
Gesù legge e ci insegna a leggere il sacerdozio ministeriale come puro servizio al popolo sacerdotale, che abiterà presto una città che non ha bisogno di tempio”,
spiega il Papa, secondo il quale “l’anno giubilare rappresenta, per noi sacerdoti, una specifica chiamata a ricominciare nel segno della conversione. Pellegrini di speranza, per uscire dal clericalismo e diventare annunciatori di speranza”.

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Inclusione

Autismo: nel progetto di vita spunta la spiritualità

foto istituto Serafico-Sir
17 Apr 2025

di Giovanna Pasqualin Traversa

Il benessere della persona con autismo e/o disabilità è profondamente legato alla possibilità di trovare risposte di sostegno in linea con la vita desiderata. La costruzione del progetto di vita individuale consente infatti a queste persone di progettare, richiedere ed esigere i sostegni per la realizzazione della propria esistenza. Un progetto di vita pieno e soddisfacente deve però essere “personalizzato e partecipato”, si legge nel decreto legislativo 62/2024 che mette al centro la persona non solo con la sua dignità e i suoi diritti, ma anche con i suoi sogni e desideri. Perché anche chi ha una disabilità e/o un disturbo dello spettro autistico può averne. Di questo si è parlato nei giorni scorsi a Roma, all’Istituto superiore di sanità (Iss), nel convegno “Disturbi dello spettro autistico: i diritti delle persone”, promosso dal Servizio di coordinamento e promozione della ricerca dell’Iss e dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità della Conferenza episcopale italiana, guidato da suor Veronica Amata Donatello. Il disturbo dello spettro autistico rientra tra le prime tre condizioni di disabilità su cui è in atto la sperimentazione volta all’applicazione provvisoria e a campione delle disposizioni relative alla valutazione di base, alla valutazione multidimensionale e al progetto di vita. Tra le componenti di questo progetto “il contesto abitativo, l’occupazione lavorativa, la dimensione affettiva e relazionale, il tempo libero ma anche la spiritualità”, dice suor Veronica. A margine dell’evento abbiamo raccolto la sua voce e quella di due relatori.

foto Marco Calvarese-Sir

“Il convegno – esordisce suor Veronica Amata Donatello – è nato dall’idea di riunire insieme allo stesso tavolo più enti: Oms, centri di ricerca nazionali e internazionali, università, Asl, garante per la disabilità, per affrontare a 360 gradi tutti gli aspetti che fanno parte dell’esistenza di una persona: dal tempo libero alla dignità del lavoro, dall’affetto alle relazioni. Il 1° aprile di due anni fa, durante un incontro con il mondo dell’autismo, il Papa ci disse che la sfida era fare rete, altrimenti il progetto di vita non avrebbe mai preso corpo”. Ed oggi “il valore aggiunto, molto bello, riconosciuto anche dall’Istituto superiore di sanità, è quello della dimensione spirituale che, presente anche nelle persone cosiddette ‘a basso funzionamento’, ne migliora benessere e qualità di vita”.

Sulla stessa linea lo psichiatra Marco Bertelli (Centro di ricerca e ambulatori – Crea) Fondazione San Sebastiano della Misericordia di Firenze, che al convegno ha parlato proprio di diritto alla spiritualità nell’ambito della costruzione del progetto di vita. “Evidenze scientifiche – ci spiega l’esperto – dimostrano come la dimensione della spiritualità delle persone con disabilità abbia un impatto positivo sulla loro qualità di vita perché ne migliora l’umore, si associa ad una maggiore accettazione della condizione di disabilità e ad una minore frequenza di co-occorrenze psicopatologiche e, più in generale, di problemi di salute mentale”. In genere si tende a pensare che una persona con autismo e/o disabilità, e tanto più questa disabilità è complessa, non avverta questa esigenza e non sia in grado di avere una vita spirituale. Non è affatto così, assicura Bertelli: “La spiritualità non passa attraverso il canale dell’intelligenza logico-deduttiva, dunque, della razionalità su cui basiamo la definizione di disabilità intellettiva e di molti altri disturbi dello spettro autistico. Passa attraverso un tipo di intelligenza sostanzialmente diverso che noi chiamiamo intelligenza spirituale, intelligenza emotiva, intelligenza morale, che non implicano capacità logico-deduttive”.

Al riguardo esistono diverse esperienze. Bertelli sta conducendo una ricerca internazionale con colleghi in tutto il mondo finalizzata a “mettere a punto una prima tabella che includa una serie di indicatori di come anche dai comportamenti quotidiani di persone con disabilità intellettiva gravissima emerga l’importanza attribuita alla dimensione spirituale e la soddisfazione che ne deriva”.

Relazioni umane. “Quando facciamo una diagnosi utilizziamo ovviamente una metodologia scientifica validata dalle linee guida, però è importante creare uno spazio fondato su un’autentica e profonda relazione umana in modo che, sia la persona con autismo, sia la sua famiglia, trovino un luogo d’accoglienza sicuro emotivamente”. Così lo psichiatra Roberto Keller, responsabile del Centro regionale autismo adulti dell’Asl Città di Torino, al quale abbiamo chiesto che cosa sia il “diritto all’incontro con l’altro”, al centro del suo intervento al convegno.  “A questo, che è la base – precisa -; occorre aggiungere la creazione di reti di servizi che possano collaborare fra loro: servizio sanitario, servizio sociale, scuola, enti di formazione lavorativa, enti sportivi”.
Un network efficiente a sostegno della costruzione del progetto di vita. All’evento Keller ha presentato il modello realizzato a Torino e nella Regione Piemonte: “Oltre ad un centro multidisciplinare per l’età età adulta, in ogni città del Piemonte è stato creato per i minori e per l’adulto un nucleo multidisciplinare per l’autismo, proprio per sostenere le famiglie a livello territoriale, senza obbligarle a viaggi ed estenuanti trasferte, e finalizzato alla costruzione del progetto di vita”. In questo modo, inoltre, “ogni Azienda sanitaria locale ha il suo centro di riferimento”. Un altro punto di forza, prosegue lo psichiatra, “è la creazione di veri percorsi di vita”. Keller racconta di accompagnare i suoi ragazzi autistici in trekking di 15 giorni, oppure di trascorrere con loro 10 giorni in barca a vela. Con un duplice obiettivo: “Per noi clinici riuscire ad osservarli e conoscerli nella quotidianità”; per i ragazzi “creare dei gruppi di scambio affettivo”. “Pensi – racconta – che un paio di anni fa siamo riusciti e camminare con loro lungo la via Francigena fino a Roma e ad essere ricevuti in udienza privata dal Papa”. Tutto questo, chiosa, “serve a dare a questi ragazzi, spesso bullizzati a scuola ed esclusi, un rinforzo sociale, a farli sentire considerati, ad aumentare la propria autostima. In 15 giorni diventano persone diverse tanto che i genitori, increduli, ci chiedono che cosa abbiamo fatto. Utilizziamo certamente delle tecniche ma, soprattutto, offriamo loro un luogo di accoglienza, di supporto, di amicizia”. E’ importante, sottolinea l’esperto, “stare con loro, creare un ambiente affettivo, una relazione. Non ci si può arroccare in ambulatorio tra test e diagnosi; occorre vivere con la persona e con la sua famiglia”.

Sono oltre 1.700 gli autistici adulti seguiti in tutta la regione, ma soprattutto di Torino. Fondamentale il lavoro multidisciplinare d’équipe: con Keller lavorano 25 figure tra psicologi, educatori, tecnici della riabilitazione. “Tutti bravissimi – assicura – altrimenti non si potrebbe fare nulla”. Oggi, gli diciamo, in medicina, anche negli ambiti di maggiore fragilità, spesso prevale ancora il tecnicismo. “Purtroppo – concorda lo psichiatra – si perde spesso di vista la base che deve essere la relazione umana. Ecco perché l’equipe deve essere motivata, seria, preparata, ma soprattutto umana”.

Nel decreto legislativo 62/2024 sul progetto di vita si parla per la prima volta di sogni e desideri: una rivoluzione culturale. “Sì – risponde suor Veronica -. Finalmente si va oltre la visione riabilitativa e assistenziale ed entrano in gioco il diritto di scegliere, di prendere decisioni, di vivere la relazione con gli altri, anche il tempo libero. E questo è molto più complesso dell’offrire a tutti risposte omologate in base alla diagnosi”.
Il progetto di vita va insomma cucito intorno alla persona come un abito sartoriale. “Oggi – conclude la responsabile del Servizo Cei -, a questo tavolo, attraverso dati scientifici sono stati illustrati passi avanti e buone pratiche da replicare anche in altri contesti. E la parola d’ordine, come ci ha indicato il Papa, è fare rete”.

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Settimana santa a Taranto

Restate qui e vegliate con me: il Giovedì Santo a Taranto vecchia

16 Apr 2025

La Basilica Cattedrale di San Cataldo, con il sostegno del Palinsesto Unico della Settimana Santa della Regione Puglia, del Mysterium Festival, in collaborazione con Ethra Archeologia e Symbolum ets, come negli anni passati, intende offrire un servizio di accoglienza per i visitatori che raggiungeranno la città vecchia per la preghiera agli Altari della Reposizione giovedì 17 aprile.
Gli altari saranno allestiti nella Basilica Cattedrale, nella chiesa di San Domenico Maggiore, nel santuario della Madonna della Salute, nel santuario dei Santi Medici, nella chiesa di San Giuseppe.

Nella chiesa di San Michele quest’anno saranno esposti i fondali di alcuni antichi Sepolcri. Si tratta di scenari dipinti di squisita manifattura popolare esposti negli Altari della reposizione, anticamente chiamati Sepolcri, dai primi anni del 900 ad oggi.

L’esposizione si svolge nell’ambito del Mysterium Festival a cura delle confraternite riunite di Taranto vecchia e dei partecipanti al progetto RiUscire con il sostegno dei Cavalieri del Sovrano Ordine di Malta
Sempre a cura del Mysterium Festival, le Tessere d’arte al Centro San Gaetano, tableaux vivant delle opere caravaggesche.
I tableaux vivants, comunemente detti quadri viventi, mettono in scena attori, modelli o danzatori che diventano attrezzi e scenografi della messa in scena, ricreando ed evocando quadri o immagini celebri.

Dalle ore 17.00 alle ore 20.00 saranno disponibili tre punti di informazione ai quali i visitatori potranno rivolgersi per consigli sull’itinerario da seguire e informazioni di carattere storico e culturale sulla città vecchia. 

Punti informativi saranno allestiti: 
Nella chiesa San Michele,
in piazza Monteoliveto,
nel santuario Santi Medici – largo Fuggetti

 

 

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Diocesi

Gli altari della Reposizione di Taranto vecchia illustrati da un QR code

16 Apr 2025

«RESTATE QUI E VEGLIATE CON ME»

Il Giovedì Santo a Taranto vecchia 

La Basilica Cattedrale di San Cataldo, con il sostegno del Palinsesto Unico della Regione Puglia della Settimana Santa, e del Myserium Festival, in collaborazione con Ethra Archeologia e Symbolum ets, come negli anni passati, intende offrire un servizio di accoglienza per i visitatori che raggiungeranno la Città vecchia per la preghiera agli Altari della Reposizione giovedì 17 aprile. 

Saranno cinque gli altari della reposizione allestiti nelle chiese di Taranto vecchia, precisamente nella basilica cattedrale di San Cataldo, nelle chiese di San Giuseppe, San Domenico, e nei santuari dei Santi Medici e della Madonna della Salute. 

Per l’occasione del Giovedì Santo, in concomitanza quest’anno con la processione della Vergina Addolorata e dei riti dei Misteri che faranno il pellegrinaggio in città vecchia, l’ufficio di Comunicazioni Sociali della diocesi di Taranto ha installato in ciascuna delle chiese dove sarà presente l’altare della Reposizione, un apposito QR-CODE, così da accompagnare i fedeli attraverso un sussidio scritto e guidarli nella meditazione.

L’iniziativa voluta dal direttore di NuovoDialogo, don Emanuele Ferro, mira a recuperare il senso più profondo del pellegrinaggio del Giovedì Santo che è quello della preghiera e della riflessione personale sul significato autentico della passione, morte e resurrezione di nostro Signore Gesù. 

Nella chiesa di San Michele, situata in via Duomo, il pellegrino troverà le indicazioni su come raggiungere gli altari delle chiese dell’Isola. 

Dalle ore 17.00 alle ore 20.00 saranno disponibili tre punti di informazione ai quali i visitatori potranno rivolgersi per consigli sull’itinerario da seguire e informazioni di carattere storico e culturale sulla Città vecchia. 

Punti informativi saranno allestiti nella 
Chiesa San Michele 
Piazza Monteoliveto
Santuario Santi Medici – Largo Fuggetti 

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Settimana santa a Taranto

Anteprima dei Riti stamane con la banda dell’Archita al Borgo

16 Apr 2025

di Angelo Diofano

Questa mattina, Mercoledì Santo, una gradevolissima sorpresa ha atteso i tarantini, e soprattutto i confratelli, per le vie del Borgo, con una vera anteprima dei nostri riti. Questo, grazie alla banda del liceo musicale ‘Archita’, composta da una trentina di ragazzi e arricchita nella formazione da alcuni docenti, sotto la direzione del m° Salvatore Mottola, muovendo da via Di Palma e percorrendo piazza Immacolata e via D’Aquino, che ha eseguito alcune fra le più note marce funebri del repertorio tradizionale. Fra queste, ‘Sabato Santo’, ‘Una lagrima sulla tomba di mia madre’ e ‘Tristezze’; in quest’ultima ha suonato la ‘troccola’ don Andrea Mortato, parroco al Santissimo Crocifisso nonché docente all’Archita e soprattutto confratello del Carmine. Al seguito della banda dei giovani allievi (che da domani infoltiranno gli organici dei complessi delle loro città ingaggiati per le caratteristiche processioni) è andato il saluto affettuoso dei numerosi compagni di scuola e dei docenti al seguito, in particolare della dirigente scolastica prof.ssa Annarita Vozza.

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Ecclesia

Università Cattolica, laboratorio di speranza

Una nota della rettrice, prof.ssa Elena Beccalli, per i 101 anni di storia della Giornata dedicata all’ateneo del Sacro Cuore

16 Apr 2025

di Elena Beccalli

L’università come laboratorio di speranza è una sollecitazione cara a papa Francesco e che in questo anno giubilare abbiamo messo al cuore della 101ª Giornata universitaria. Un’espressione usata per la prima volta proprio in Università Cattolica del Sacro Cuore nel 2021 in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico del centenario del nostro ateneo: l’università è «una comunità aperta al mondo senza paure. Questo è speranza». Un’idea che il Santo padre ha riproposto a Budapest nel 2023 quando ha augurato a ogni università di essere appunto «un laboratorio di speranza».

Tre le dimensioni che consentono al nostro ateneo di essere un laboratorio di speranza. La prima è il sapersi continuamente interrogare sulle questioni radicali. Ciò richiede la forza di formulare domande di senso che guardino al futuro, senza limitarsi a dare risposte ai temi di ieri, e la capacità di confrontarsi con i paradigmi dominanti per proporre una visione nuova. La seconda sta nel valorizzare il dialogo interdisciplinare per evitare le pericolose parcellizzazioni del sapere. Un dialogo che si manifesta sia nella progettazione di percorsi di studio che favoriscano l’ibridazione di conoscenze e competenze, sia nelle attività di ricerca sui grandi temi del nostro tempo. La terza dimensione consiste nel vivere l’università come una “comunità educante” attenta al mondo e connessa con le realtà del mondo cattolico.

Solo mantenendo vive queste tre dimensioni, il nostro ateneo preserverà la sua stessa identità che, se valorizzata, ne aumenta le intrinseche potenzialità e ne mantiene alta la riconoscibilità. In tal modo potrà essere un bacino naturale a cui possano attingere la società civile, le istituzioni, il mondo del lavoro e non da ultimo la Chiesa italiana e universale. La stessa Ex Corde Ecclesiae (n. 1) riconosce le università cattoliche come «centro incomparabile di creatività e irradiazione del sapere per il bene dell’umanità». Del resto, il nostro ateneo è sin dalle origini un luogo di dialogo per il bene comune e tale deve essere in futuro.

Guardando al domani, due questioni centrali riguardano i protagonisti della vita universitaria, ossia le studentesse e gli studenti. La prima attiene al loro ruolo: siamo convinti che non siano utenti ai quali offrire un servizio, come una consolidata tendenza ci indurrebbe a fare, quanto piuttosto persone animate dalla speranza di vivere un’esperienza educativa che valorizzi le loro intelligenze multiple, ossia i tre linguaggi della testa, del cuore e delle mani spesso evocati da papa Francesco. La seconda questione riguarda il loro futuro: riteniamo che le università debbano preparare le classi dirigenti e le nuove generazioni nella consapevolezza che la professionalizzazione non è in sé sufficiente e, soprattutto, che non è il solo fine da indicare come orizzonte del percorso universitario.

Ampliando lo sguardo, credo siano evidenti i segnali che ci inducono a credere che il destino del secolo che stiamo vivendo dipenderà dal ruolo che sapremo riservare all’educazione. Essa può rappresentare il motore propulsivo per l’elaborazione di seri percorsi di pace, per la riduzione delle diseguaglianze tra le diverse regioni del pianeta e per la formazione di donne e uomini orientati al perseguimento del bene comune.

Siamo consapevoli di avere una missione importante. Nella Bolla di indizione del Giubileo Spes non confundit, papa Francesco ci ha ricordato che molti giovani vedono spesso crollare i loro sogni quando percepiscono il futuro come incerto e imprevedibile e quindi vivono il presente nella malinconia e nella noia. Ci sentiamo chiamati direttamente in causa perché il nostro compito è soprattutto quello di educare i giovani e quindi offrire loro dei segni di speranza. Quale migliore segno di speranza se non l’educazione?

I segni di speranza che offriamo sono ben concreti. Desidero condividere con voi qualche dato. Attualmente i corsi di laurea che offriamo sono 107 dislocati in cinque campus – Milano, Roma, Brescia, Piacenza e Cremona. Nell’anno accademico in corso, gli iscritti sono circa 47.000. Con i fondi raccolti in occasione della Giornata universitaria dello scorso anno, abbiamo offerto 368 borse di studio a studentesse e studenti meritevoli. Un bilancio già significativo che, allo stesso tempo, ci motiva a migliorare l’offerta formativa, i piani di ricerca, la presenza sul territorio. Scrutare e interpretare le cose nuove rimane l’obiettivo primario.

Al cuore di questo anno accademico abbiamo posto il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Si tratta di una struttura d’azione, in coerenza con l’indirizzo di apertura al mondo dell’ateneo, che pone al centro delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione il continente africano. La nostra grande aspirazione è diventare l’Università europea con la più rilevante presenza in Africa, nell’ottica di un arricchimento vicendevole, per la formazione integrale delle persone e la promozione della pace.

C’è un aspetto unico in ogni Giornata per l’Università Cattolica che non smette mai di sorprendere. Mi riferisco al fatto che le vostre donazioni giungono da tutta Italia, dal più piccolo comune alla grande città popolata da milioni di persone. Si tratta di uno slancio di generosità reso possibile grazie al sistema capillare del cattolicesimo italiano. È una forza di cui siamo ben consapevoli e che naturalmente vogliamo contribuire a preservare, perché l’alleanza tra la nostra Università, le parrocchie, le associazioni e i movimenti è preziosa e feconda.

Dunque, per rendere l’Università Cattolica del Sacro Cuore come un laboratorio di speranza, conosciuto e riconosciuto a livello nazionale e internazionale, abbiamo bisogno dell’aiuto di ciascuno. Da parte nostra, vi garantiamo l’impegno a educare donne e uomini di valore, consapevoli del loro ruolo nel mondo, quindi responsabili. Il nostro ateneo è un luogo in cui tutti diventano il nostro prossimo e parte del nostro domani, forgiando così una peculiare forma di altruismo ancorata alle solide radici impresse nel nostro stesso nome. Radici che ci riportano al centro intimo dell’uomo, cioè il cuore. Un passaggio dell’enciclica Dilexit nos (n. 11) descrive bene l’essenza della dedicazione al Sacro Cuore voluta tenacemente da Armida Barelli: «Quando non viene apprezzato lo specifico del cuore, perdiamo le risposte che l’intelligenza da sola non può dare, perdiamo l’incontro con gli altri, perdiamo la poesia. E perdiamo la storia e le nostre storie, perché la vera avventura personale è quella che si costruisce a partire dal cuore. Alla fine della vita conterà solo questo».

*rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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Diocesi

L’omelia dell’arcivescovo Miniero per il precetto pasquale allo stabilimento siderurgico di Taranto

foto G. Leva
16 Apr 2025

Pubblichiamo integralmente l’omelia che l’arcivescovo, mons. Ciro Miniero, ha pronunciato per il precetto pasquale allo stabilimento siderurgico di Taranto:

 

Cari amici,
intratteniamoci con la Parola di Dio per poter vivere con sinceri frutti di conversione e di speranza la Santa Pasqua che ci apprestiamo a celebrare. 

«Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli» (Mt 26,18). È una volontà precisa quella di Nostro Signore cioè di voler celebrare, in un posto da lui scelto, la sua Pasqua, ovvero l’inaugurazione in sé stesso, nella sua passione, croce e risurrezione, di quella via di liberazione che sancisce la fine del potere del peccato e della morte. 

Con i segni dell’alleanza della pasqua ebraica, Gesù vuole celebrare una cena diversa. È importante cogliere questa sua volontà. Perché prima che si scatenino l’odio e l’impero delle tenebre, arde in Lui il desiderio di rimanere con i suoi in un contesto di amicizia, di intimità, di normalità. 

Così anche oggi in questo stabilimento dobbiamo accogliere il suo desiderio ardente di farci accomodare intorno alla mensa eucaristica per condividere la Buona Notizia e il Pane che ci offre, ovvero il sostentamento per trasmettere agli uomini e alle donne di questo tempo il Vangelo. 

La normalità della condivisione, anzi l’umanità della comunione, è fondamentale per ristabilire l’ordine della nostra vita, le priorità, i nostri limiti, le nostre povertà, ma anche il bisogno di salvezza che viene da Gesù solo. È sintomatico come il contesto dell’ultima cena sia accompagnato, nel Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato, dalla questione della taglia stabilita per la consegna del Signore e dal tradimento di Giuda. Sono elementi che inizialmente sembrano offuscare la gioia del convito. I vangeli non rinunciano nella narrazione a questo particolare. Sarà per sempre la notte del tradimento e dell’amore che si offre. 

Gesù e Giuda nello stesso piatto intingono il boccone, ma con animo evidentemente diverso. Altro gesto che la storia ricorderà come emblematico del tradimento sarà il bacio nel Getsemani al momento dell’arresto (Cf. Mt 26, 49). Sono dettagli delle ultime ore del Signore che rimangono impresse nella mente del credente, ma che non devono eclissare anzi devono illuminare la tenacia della fedeltà di Gesù al suo amore per noi. 

Come facciamo oggi, qui ed ora, ad essere illuminati, a nostra volta, da questo amore tutto eucaristico?
Ho pensato tanto alle parole che avrei pronunciato oggi davanti a voi. Ho pensato a come non essere retorico, scontato.
Nessuna delle vertenze degli ultimi anni può dirsi risolta, restano tutte vivide le emergenze che preoccupano voi operai e la città tutta. A tutto questo si aggiungono la preoccupazione e le incertezze del contesto internazionale. A livello mondiale si parla di “guerra commerciale”. Così viene mostrato il volto vero del dio denaro che muove i fili di ogni conflitto e di ogni problema (Cf Lc 16,13). Alla profonda sfiducia si aggiunge un senso di impotenza e rassegnazione perché il mondo va in questa direzione. 

Come possiamo nutrire speranza contro ogni speranza puntualmente frustrata e delusa?
Se rimaniamo nel contesto dell’ultima cena probabilmente potremmo cogliere il metodo di Gesù di fronte all’inadeguatezza, all’incoerenza, all’insufficienza di amore degli uomini. 

Nell’Ultima Cena Egli compie gesti, e i suoi discorsi sono ancorati fortemente all’offerta irrevocabile di sé. Non ci sono discorsi morali. D’altronde qui non ne avremmo bisogno. Tutto ciò che attiene alla questione industriale tarantina non è più questione di conoscenza né di coscienza. Sappiamo ormai tutto. Tutte le vicende umane che non riescono a risolversi, che sembrano non avere via d’uscita, mancano di un atto di superamento dettato dall’amore. 

Nel capitolo tredicesimo del Vangelo di Giovanni entriamo nel cenacolo accolti da un segno che solo il quarto evangelista riporta. Lo rivedremo domani in tutte le nostre parrocchie. Gesù si china a lavare i piedi agli apostoli. Vorrei che ci concentrassimo sulle parole esplicative del Signore che seguono la lavanda dei piedi. Egli si riveste degli abiti che aveva deposto, dopo essersi attrezzato con grembiule, catino e brocca. Si riveste della sua autorità tornando a sedere, potemmo dire, in cattedra. Poi sembra interrogare i suoi discepoli: «Come mi chiamate? Mi chiamate Maestro e Signore? Dite bene. Sono Maestro e Signore. Se proprio io che sono il Maestro e il Signore ho fatto tutto ciò, anche voi dovete farlo» (vv. 12-14). Se il Signore adesso dovesse darci una soluzione comincerebbe da qui. Chinandosi e mettendosi a servizio.

Tutti conosciamo la situazione sanitaria così come la precarietà dei lavoratori. Chissà però se ci siamo chinati per guardare dal basso loro, gli ammalati, questa città, con lo spirito di chi serve per amore. Ci siamo piegati a servizio sincero degli ammalati, degli operai e delle famiglie? So bene che l’esempio dato da Cristo è bruciante per tutti a partire da coloro che hanno responsabilità, ma è un gesto che Egli compie verso ciascuno di noi e che ci renderà autentici quando crederemo necessario ripeterlo fra noi. Nel Regno di Dio il più grande è il servo di tutti! (Cf. Mc 10, 43-44).

Se siamo credenti, se siamo discepoli di Cristo, dobbiamo piegarci per servire i più deboli; allora sì che le parole e gli intenti, si invereranno. Allora sì che la debolezza, l’infedeltà degli apostoli, il tradimento di Giuda non oscureranno il futuro, ma saranno inghiottiti dalla luce. 

È con questo spirito che insieme a voi, cari amici di Acciaierie di Italia, mi appello a chi ha il compito e il dovere di agire affinché voi possiate ritrovare serenità, che la Città tutta possa intravedere un orizzonte limpido. Tutto deve partire da questo segno di amore dal più potente al più piccolo. E poi potremo fare Pasqua, poi sicuramente daremo a questa celebrazione annuale la possibilità di essere feconda e portatrice di guarigione.

Buona Pasqua a tutti!

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