Diocesi

Talsano, celebrazioni in onore di San Giuda Taddeo

24 Ott 2025

di Angelo Diofano

“Ci prepariamo a vivere tre giorni di preghiera intensa in onore di San Giuda Taddeo, il santo a cui ci si affida nei momenti più difficili quando tutto sembra perduto ma Dio non smette di sorprenderci. Tre serate speciali ci attendono: oltre ai momenti di preghiera, ci saranno iniziative di evangelizzazione per far risuonare la Speranza anche nei cuori più provati. E quest’anno ci sarà una novità gustosa: i taralli di San Giuda, preparati con una ricetta nuova e buonissima, tutta da scoprire e condividere in fraternità! Vieni con la tua fede, la tua speranza e magari anche con un caso impossibile da affidare a San Giuda”: così don Armando Imperato, parroco della parrocchia Maria SS.ma del Rosario di Talsano, annuncia le celebrazioni in onore di San Giuda Taddeo, apostolo, definito il santo dei miracoli impossibili, che avranno luogo da sabato 25 a martedì 28 ottobre.

Sabato 25, alle ore 17.45, santo rosario con litanie e coroncina a san Giuda; alle ore 18.30, santa messa con consacrazione a san Giuda Taddeo.

L’evento di evangelizzazione musicale con il cantautore Daniele Durante intitolata ‘Da cuore a cuore, tra musica e parola’ – inizialmente previsto per le ore 20 – è stato rinviato a data da destinarsi per gravi problemi familiari del cantante.

Domenica 26,sante messe alle ore 8 e alle ore 10; alle ore 17.45 santo rosario con litanie e coroncina a san Giuda Taddeo; alle ore 18.30, santa messa con consacrazione a san Giuda Taddeo.

Lunedì 27, alle ore 18, coroncina e litanie a san Giuda Taddeo; alle ore 18.30 santa messa e alle ore 19.15 fiaccolata in onore del santo da largo Rosario con arrivo nel complesso residenziale ‘Madonna delle Grazie’.

Infine martedì 28, alle ore 17.45 santo rosario con litanie e coroncina a san Giuda Taddeo; alle ore 18.30 santa messa e alle ore 20 adorazione eucaristica intitolata ‘Caro san Giuda’.

Dal 26 al 28 ottobre saranno disponibili in parrocchia i “taralli di san Giuda’ in elegante e sobria confezione con annessa preghiera al santo.

 

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Eventi in diocesi

A Monteiasi, presentazione del libro ‘La Chiesa dei Miracoli e altre storie’

23 Ott 2025

Sabato 25 ottobre a Monteiasi alle ore 19  la parrocchia San Giovanni Battista, ubicata provvisoriamente nella palestra della scuola media, ospiterà la presentazione del  nuovo romanzo dello scrittore e giornalista Floriano Cartanì dal titolo ‘La Chiesa dei Miracoli e altre storie’. Il libro raccoglie racconti intensi e suggestivi in una narrazione che esplora, attraverso una vicenda intricata, il mistero, la fede popolare e le pieghe più intime dell’animo umano. Con uno stile sobrio e penetrante, Cartanì accompagna il lettore in un viaggio tra luoghi, memorie e personaggi che sembrano usciti da un tempo sospeso, ma che parlano con forza al presente.

Organizzata dal Centro culturale Comunic@re e dalla Comunità CulturAmic@, durante la serata, il prof. Roberto Cartanì dialogherà con l’autore, parlando della genesi del libro, delle fonti d’ispirazione e del significato profondo dei  racconti riportati. Saranno presenti esponenti del mondo culturale e dei paesi limitrofi.

Un ringraziamento particolare l’autore rivolge al parroco don Giovanni Nigro, per aver accolto questo evento culturale con calorosa umiltà e semplicità.

Ad arricchire la serata, le letture curate dalla Comunità Culturamic@, mentre musica e canti saranno eseguiti da Arcangelo Conzo, Salvatore Conte e Piero Conte.

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Eventi a Taranto e provincia

Gli appuntamenti della settimana conclusiva di Sotto il cielo di Taras

23 Ott 2025

Sono in corso da venerdì scorso, 17 ottobre, i festeggiamenti ‘culturali’ per il 2731° compleanno di Taranto a cura dell’associazione ‘Sotto il cielo di Taras’ aps.
Una celebrazione laica per rivendicare la storia straordinaria di una città, protagonista culturale e politica fin dall’antichità: dalle radici magno-greche allo splendore del Principato di Taranto, fino ai giorni nostri.
Da oggi, giovedì 23 a sabato 25 ottobre, dalle ore 18:30 alle 20, all’associazione culturale L’impronta, in via Cavallotti 57/b, si continuerà con mostra di pittura e fotografia dal tema ‘Tarantinità’, un percorso visivo tra volti, colori e scorci che raccontano l’identità e l’anima tarantina, proseguendo nel solco della valorizzazione culturale con un appuntamento all’insegna dell’arte e della poesia.
La serata d’inaugurazione sarà impreziosita dalla presenza della critica d’arte Roberta Genualdo, che offrirà una lettura attenta delle opere esposte, soffermandosi sulla loro capacità di raccontare la città attraverso lo sguardo artistico.
Ospite d’eccezione sarà la poetessa e artista poliedrica, Grazia Maremonti, recentemente insignita del primo premio al Concorso nazionale ‘Spoleto Calling – storie di provincia’.
Un’occasione per ritrovarsi, condividere bellezza e rafforzare il legame con la nostra città.

Giovedì 30 ottobre, infine, dalle ore 20, alla Birroteca Puglia, in via Nitti 14, Sorsi di storia: un viaggio conviviale per riscoprire la storia birraria tarantina.
L’associazione ‘Sotto il cielo di Taras, puntualizzando che gli ingressi sono sempre gratuiti, invita l’intera cittadinanza alla celebrazione della sua fondazione.

Partner dell’evento sono: biblioteca civica Acclavio, libreria Dickens, Wikimedia Italia ass. culturale, L’Impronta, Birroteca Puglia

Gli sponsor sono Gruppo Miccoli srl, Galeso Software e IsolaLu centro estetico Taranto.

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Diocesi

Al Rosario di Talsano il corto ‘Giuseppe’: un percorso di cinema terapeutico

23 Ott 2025

di Angelo Diofano

Lunedì 20 ottobre nella chiesa di Maria Santissima del Rosario di Talsano, i ragazzi del centro diurno ‘Nuova Luce’ di Sava hanno presentato il cortometraggio dal titolo ‘Giuseppe’, nato nel 2019 come frutto di un lungo e intenso percorso riabilitativo e creativo.

Ispirato alla vita di San Giuseppe da Copertino, il santo dei voli miracolosi, il lavoro racconta la voglia di ‘volare oltre’ le proprie difficoltà, proprio come il santo che, contro ogni previsione, riusciva a sollevarsi da terra. Si tratta di un simbolo perfetto di quanti, ogni giorno, affrontano la sfida di rialzarsi da ogni difficoltà e di continuare a credere in sé stesso, trasformando il dolore in arte e libertà.

Il progetto è nato dal laboratorio di scrittura creativa del centro, dove i ragazzi hanno ideato la storia, scritto la sceneggiatura e partecipato alla realizzazione delle scenografie e dei costumi.

Contemporaneamente l’esperienza si è trasformato in un vero percorso di cinema terapeutico, grazie alla collaborazione della dott.ssa Monica Petecchia, psicologa e psicoterapeuta del centro diurno di Manduria, e di Mirko Di Lorenzo, che ha curato la regia e la formazione sul set. “È stata un’esperienza intensa – racconta quest’ultimo –. Lavorare con attori dalla sensibilità così profonda ti riempie di emozioni difficili da descrivere. Lo consiglio a chiunque voglia scoprire quanto si può ricevere da un incontro autentico.”
Alla serata era presente anche la dott.ssa Sandra Di Cursi, coordinatrice del centro Nuova Luce, che ha ricordato con orgoglio il percorso compiuto:  “Quattro anni di lavoro ci hanno portato qui. Giuseppe è un inno alla resilienza, la prova che il cinema può diventare un potente strumento di guarigione, oltre che di espressione creativa”.

Il cortometraggio è stato anche presentato al Festival del Cinema Europeo di Lecce, ricevendo grande apprezzamento per la sua capacità di unire arte, emozione e speranza.

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Emergenze sociali

Femminicidio Pamela Genini, Pellizzari (fondazione Cecchettin): “Ecco i segnali da non sottovalutare”

ph Ansa-Sir
23 Ott 2025

di Giovanna Pasqualin Traversa

Pamela Genini, 29 anni, è morta il 14 ottobre uccisa con oltre 30 coltellate dal suo ex compagno Gianluca Soncin. La sua morte non è stata improvvisa, ma preceduta da segnali chiari, referti medici, interventi delle forze dell’ordine. Molti sapevano, ma questo non è servito a salvarla. Abbiamo incontrato Maria Luisa Pellizzari (nella foto in basso), già vicecapo vicario della Polizia di Stato, prima donna a ricoprire questo incarico, e oggi nel cda della Fondazione Giulia Cecchettin, per riflettere sulle misure concrete per tentare di prevenire femminicidi e violenza di genere. “Ognuno di noi – assicura – può fare la differenza”.

ph Maria Luisa Pellizzari-Sir

Dottoressa Pellizzari, tutti si chiedono perché, nonostante il referto medico e la segnalazione ai carabinieri nel settembre 2024, non sia stato attivato il Codice rosso. Doveva scattare?
Per serietà non mi esprimo mai su notizie giornalistiche. Ad oggi abbiamo solo informazioni diffuse dai media. So che la Procura sta svolgendo accertamenti e quindi preferisco aspettare di vederne gli esiti.
Resta il fatto che questa donna, purtroppo, non ha denunciato e che intorno a lei persone sapevano e non hanno segnalato.

Pamela non ha denunciato per paura delle minacce del suo ex nei confronti della sua famiglia e della sua cagnolina. Si può parlare di “dipendenza traumatica?
È sempre difficile per una donna denunciare una persona alla quale si è affidata. Spesso ci si vergogna, non comprendendo che solo denunciando ci si salva la vita. È una condizione che accompagna ancora troppe vittime. Nel caso di specie, non sono una psicologa, ma qui, oltre alla paura, c’era chiaramente una dipendenza da una relazione tossica. Dobbiamo informare chi sta accanto a queste donne che esistono strumenti per aiutarle.

L’ammonimento del Questore, ad esempio, è una misura molto efficace. Di che cosa si tratta?
È un provvedimento amministrativo – può essere emesso anche su segnalazione anonima, non solo della vittima – che intima formalmente al soggetto di interrompere comportamenti di violenza psicologica, stalking o maltrattamenti. In caso di reiterazione, queste condotte diventano procedibili d’ufficio.

Quindi la denuncia può essere anonima? 
Sì, rimane anonima per il denunciato. L’autorità di polizia fa accertamenti e può emettere l’ammonimento. Pur non essendo una denuncia penale, dalle nostre statistiche risulta che quando è stato attivato, il provvedimento ha avuto in molti casi esiti positivi.

Oltre all’ammonimento, esistono altri strumenti di tutela?
C’è YouPol, l’app della Polizia di Stato, realizzata inizialmente per segnalare episodi di spaccio e di bullismo, estesa durante il Covid anche a reati di violenza domestica. Questa app consente di segnalare in tempo reale, anche in forma anonima, situazioni di abuso e violenza con messaggi e immagini consentendo così un intervento immediato delle forze di polizia.

Quanto è importante la prevenzione? 
Fondamentale. Gino Cecchettin, presidente della Fondazione intitolata alla figlia, è fortemente impegnato nelle scuole con progetti educativi. Probabilmente gli effetti non si vedranno in tempi brevi, ma senza investimenti non risolveremo mai il problema.

C’è un lavoro culturale da fare con i ragazzi, soprattutto con i maschi? 
Assolutamente sì, e bisogna iniziare dai giovanissimi perché vi sono dei comportamenti che, pur senza accorgersene, vengono introiettati e fatti propri fin da piccoli.
La Fondazione sta lavorando anche con progetti destinati ai docenti affinché possano trasmettere una “sana” cultura delle relazioni agli studenti.

ph Ansa-Sir

Dottoressa, che cosa dice alle ragazze che incontra nelle scuole per aiutarle a proteggersi da una relazione tossica? A quali campanelli d’allarme dovrebbero prestare attenzione’
Anzitutto alla gelosia, uno dei primi segnali di atteggiamento possessivo di un uomo nei confronti della propria compagna, ma anche al tentativo di isolamento da famiglia, amici, colleghi per mantenere un potere disfunzionale su di lei. Invito inoltre le ragazze a non sottovalutare la violenza economica, ossia il tentativo di convincere/costringere la partner a lasciare il lavoro per renderla dipendente anche da quel punto di vista. E’ inoltre importante non rinunciare alle proprie aspirazioni professionali, perché anche il lavoro ci definisce e ci rappresenta. Solo una donna economicamente indipendente può scegliere se restare o andare. E poi il controllo del cellulare che oggi rappresenta i nostri pensieri. Mai dare la propria password al partner. Spiego alle ragazze che non è normale che lui ne faccia richiesta perché i rapporti affettivi non possono che basarsi sulla fiducia. Se manca, non c’è amore.
Ha ragione Gino (Cecchettin, ndr) quando dice: “A me non piace parlare di amore tossico, perché se è tossico non è amore”.

Anche il linguaggio è importante… 
Sì, e i giornalisti hanno una grande responsabilità. Le parole veicolano messaggi, corretti o distorti. Ma vorrei aggiungere un’altra cosa.

Certo…
Una donna che non denuncia può essere aiutata anche attraverso i centri antiviolenza e il numero unico di emergenza 1522. Anche chi assiste agli episodi di violenza può chiamare per un consiglio. Non si può costringere una vittima a denunciare, ma la si può accompagnare in un percorso di consapevolezza.

Lo scorso 16 settembre è stato lanciato un piano formativo per le forze di polizia. Di che cosa si tratta?
La Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri organizzano al proprio interno corsi di primo e secondo livello sugli strumenti attualmente in vigore per contrastare questo fenomeno. Recentemente, con la Questura di Roma, l’associazione Differenza Donna e la Fondazione Cecchettin, abbiamo individuato due modelli: uno per creare una rete sul territorio tra centri antiviolenza e polizia territoriale mettendoli in grado di collaborare dialogando con la stessa lingua; l’altro, all’interno dello stesso progetto, ha l’obiettivo di formare operatori meno “abituati” a gestire questi reati, come polizia ferroviaria e polizia stradale.

Quindi un progetto che coinvolga anche chi lavora “sulla strada”? 
Sì, perché anche in luoghi come stazioni, raccordi, strade si può assistere a situazioni di maltrattamento e violenza, reati che consideriamo ‘spia’. Se percepite, queste situazioni possono attivare un processo di sostegno alla donna.

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Diocesi

“Soffio di speranza e battito di vita”: la reliquia di Sant’Antonio da Padova in visita agli ammalati del Moscati

23 Ott 2025

di Giada Di Reda

Partecipazione, speranza e consolazione: un momento di grazia e gioia condivisa, quello vissuto nella giornata di mercoledì 22 ottobre, all’ospedale Moscati di Taranto, dove la reliquia di Sant’Antonio da Padova – dal 18 al 26 ottobre in sosta nella sede della parrocchia del Sacro Cuore – ha fatto visita agli ammalati e agli operatori sanitari, in occasione del quinto giorno della Peregrinatio.

La mattinata si è aperta con la santa messa delle ore 9, celebrata da don Antonio Di Reda, ed ha visto la partecipazione di p. Giovanni Milani, responsabile del pellegrinaggio del santo, che ha pronunciato l’omelia.

Al termine, la reliquia ha effettuato il giro di tutti i reparti del complesso ospedaliero, come momento di benedizione per ammalati, medici e operatori sanitari. Una mattinata di gioia, conforto e promessa per chi sta vivendo la malattia, nella consapevolezza – come ricordava San Giuseppe Moscati, a cui il presidio ospedaliero è intitolato – che in ogni malato si può riconoscere il volto di Cristo che soffre.

Anche i medici e gli operatori sanitari, sono parte integrante di questo momento di grazia; la Chiesa più volte, negli anni, ha espresso riconoscenza nei loro riguardi, riconoscendoli strumenti della misericordia di Dio.

Una circostanza che si carica di ulteriori significati, perché il 22 ottobre ricorre la memoria liturgica di san Giovanni Paolo II, che nel 1981 ha concesso alle reliquie di girare il mondo: prima di allora il corpo era custodito esclusivamente a Padova e le reliquie non potevano essere pellegrine per il mondo. “Soffio di speranza e battito di vita”, queste le parole che il pontefice, allora, ha dedicato alle due reliquie, autorizzandone il pellegrinaggio. In particolare, queste ultime sono rivolte alla costola fluttuante di Sant’Antonio, quella più piccola che oggi ha fatto visita agli ammalati della città di Taranto, che “si muove in merito al respiro dell’essere umano”. L’altra reliquia, più grande – un pezzo di agglomerato trovato nella parte toracica del santo, al cui interno è contenuta la massa corporea del torace, compresi i muscoli cardiaci – è rimasta nella parrocchia del Sacro cuore.

Proprio lui, 264º papa della Chiesa cattolica, ha vissuto personalmente la malattia e il dolore – dall’attentato del 1981, sino agli ultimi anni del Parkinson – senza mai nascondersi, trasformandoli in una testimonianza di fede e vicinanza a Dio. Nell’enciclica che pubblicò nel 1984, Salvifici doloris, sul senso cristiano della sofferenza umana, egli ricordava che “nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia”.

Istituì, inoltre, nel 1992, la Giornata mondiale del malato (11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes) per ricordare la dignità e il valore di ogni persona sofferente.

La reliquia di Sant’Antonio, “soffio di speranza e battito di vita”, ha portato la luce di una presenza che consola e rinnova; la presenza del santo nei reparti dell’ospedale ci ricorda che, anche nei luoghi della fragilità, Dio continua a farsi prossimo attraverso volti, mani e cuori che si prendono cura del prossimo.

 

 

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Azione cattolica

‘Semi di Pace’: un abbraccio di speranza nel cuore di San Giorgio jonico

23 Ott 2025

di Daniele Panarelli
Domenica 26 ottobre, la comunità cittadina si riunisce in piazza per un flash mob che vuole trasformare un sogno, la pace, in un impegno concreto.
In questo periodo difficile, c’è un bisogno profondo che risuona nei cuori di tutti noi: il bisogno di pace.
Non stiamo parlando di una parola vuota o di un ideale irraggiungibile, ma di un respiro vitale, un diritto che spetta a ogni uomo, donna e bambino.
Le notizie recenti parlano di accordi e di un cessate il fuoco a Gaza. È una piccola luce di speranza che accogliamo con gioia, ma che non è sufficiente. Non può esserlo quando, contemporaneamente, 56 conflitti attivi continuano a infiammare il mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ogni guerra è una ferita che lacera la terra e l’anima dell’umanità.
In questo contesto può sembrare che una piccola comunità non possa fare molto. Ma il silenzio non è un’opzione. Tacere significa accettare, e noi non vogliamo accettare. Non vogliamo arrenderci.
Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri figli e ai nostri nipoti. Dobbiamo dimostrare loro che la pace non è un sogno utopico, ma una possibilità concreta che nasce dal coraggio di chi sceglie l’amore invece dell’indifferenza.
Con questo spirito, la comunità parrocchiale di Maria SS. Immacolata invita tutti a unirsi al flash mob ‘Semi di pace’, che si terrà domenica 26 ottobre alle 19.30 in piazza San Giorgio. L’invito è semplice ma profondo; ognuno potrà trovarsi in uno dei quattro punti indicati nella locandina ufficiale e, insieme agli altri, dirigersi verso la piazza. Tutti insieme formeremo la parola ‘pace’: un gesto simbolico ma ricco di significato, un abbraccio collettivo che vuole ricordare al mondo che la pace inizia da ciascuno di noi.
Dopo ci sarà un momento di riflessione e condivisione, dove potremo scambiare parole, preghiere, pensieri ed emozioni. Sarà un’occasione per fermarci, guardarci negli occhi e riscoprire il valore della fraternità, soprattutto in un tempo che sembra averlo dimenticato.
Così il parroco, don Giuseppe D’Alessandro: “Questo incontro vuole essere un’occasione per esprimere che la pace nasce innanzitutto nei cuori abitati dall’amore. Insieme ai nostri amici e alle nostre famiglie proveremo ad accendere una luce di speranza per far si che il nostro abbraccio simbolico possa raggiungerà tutte le persone che soffrono a causa delle guerre. L’appuntamento del 26 sarà l’occasione per piantare insieme un seme di umanità”.
“Semi di pace” non è solo un evento: è un invito a seminare ogni giorno gesti di bontà, rispetto e ascolto. Perché la pace non nasce dai grandi palazzi del potere, ma dal cuore delle persone comuni, da comunità come la nostra che non si arrendono alla violenza, ma scelgono la luce del dialogo.
San Giorgio jonico c’è. C’è con la sua voce, con il suo cuore e la sua speranza.

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Diocesi

A San Marzano il Memorial don Franco Venneri

23 Ott 2025

di Annibale Strada

Anche quest’anno, a San Marzano di San Giuseppe, il Memorial don Franco Venneri, giunto alla sua quinta edizione, ha confermato di essere un appuntamento ormai fisso e atteso per la comunità parrocchiale e per tanti giovani del territorio. Il torneo di calcetto, svoltosi nei giorni 17 e 18 ottobre, ha riunito entusiasmo, spirito sportivo e tanta voglia di stare insieme nel ricordo di un sacerdote, nonché grande uomo, che ha lasciato un segno profondo.

A scendere in campo sono state dodici squadre, suddivise per fasce d’età, per una due giorni intensa fatta di partite combattute ma sempre corrette, all’insegna del fair play e della fraternità.

Il Memorial è nato per ricordare don Franco Venneri attraverso una delle attività che più amava promuovere tra i giovani: lo sport come strumento di crescita, di amicizia e di valori. E in questo spirito si è svolta anche l’edizione 2025, con una partecipazione calorosa e sentita, sia dentro che fuori dal campo.

Inoltre, sempre per onorare la memoria di don Franco, domenica scorsa si è svolto al centro pastorale a lui dedicato il secondo torneo di scacchi, organizzato dal Gruppo scacchistico parrocchiale in collaborazione con la biblioteca voluta e creata dallo stesso sacerdote scomparso. Il torneo ha visto la partecipazione di tantissimi ragazzi ma anche di qualche adulto. Il vincitore è risultato un giovane molto promettente, Joele Monopoli.

La premiazione si terrà giovedì  23 ottobre, durante la santa messa in suffragio di don Franco alle ore 18 nel 14^ anniversario della sua nascita in cielo, cui seguirà la proiezione di alcune foto storiche di eventi che lo vedono protagonista.

Questo il pensiero del parroco don Cosimo Rodia in suo ricordo: “Con animo grato, ricordiamo don Franco, pastore zelante e guida spirituale della nostra comunità. Nel mistero della comunione dei santi, continuiamo ad affidarlo alla misericordia di Dio, certi che il bene seminato nel suo ministero porta ancora frutto tra noi”.

 

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Diocesi

Giornata mondiale missionaria allo Spirito Santo: tutti insieme come una grande famiglia

22 Ott 2025

di Angelo Diofano

Domenica scorsa, 19 ottobre, in occasione della Giornata missionaria mondiale, la comunità parrocchiale dello Spirito Santo ha avuto la gioia di accogliere padre Pasquale Miniero, missionario comboniano in Ecuador in una celebrazione partecipata e vivace che ha coinvolto i bambini e anche le famiglie.

«La nostra parrocchia –  ha precisato il parroco don Francesco Tenna – è stata educata al senso della missione e alla solidarietà, sull’esempio del mio predecessore don Martino Mastrovito, che aveva ravvivato l’impegno a favore dell’ospedale di Bururi in Burundi; noi  abbiamo promosso e ospitato le iniziative dell’associazione ‘Sulle Orme dei Servi’ che sostiene microprogetti nelle realtà più povere».

Padre Pasquale Miniero, fratello del nostro arcivescovo, ha riferito che la missione non consiste nel portare qualcosa ma nella reciproca condivisione nell’incontro tra popoli e culture che si arricchiscono vicendevolmente.

Il religioso ha inoltre insegnato a salutarsi reciprocamente come le popolazioni del Centrafrica, in un gesto augurante ogni bene e ogni gioia, e a pregare secondo lo stile delle popolazioni Maya, cioè rivolgendosi verso i quattro punti cardinali e intercedendo per le popolazioni di quelle parti del mondo; in tal modo i bambini hanno formulato spontaneamente preghiere di pace, di giustizia, di solidarietà.

Altro momento che ha fortemente segnato i presenti è stato la recita del ‘Padre nostro’, oltre che in lingua italiana anche in mandingo, la lingua del Gambia.

“Insomma – ha commentato al termine il parroco – abbiamo vissuto una domenica diversa, forse alternativa, partecipando a una celebrazione bella e significativa che ci ha permesso di allargare il cuore e di pensarci come un’unica famiglia nonostante le distanze che ci separano dalle altre nazioni, avvertendo inoltre la responsabilità di essere missionari tutti ogni giorno e in ogni ambito di vita”.

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Ottobre missionario

Tutti gli strumenti per l’animazione: video, riviste, opuscoli

ph fondazione Missio
22 Ott 2025

Da 99 anni la Chiesa universale dedica il mese di ottobre alla missione, con il suo culmine nella Giornata missionaria mondiale (Gmm) che si celebra nella penultima domenica. Per l’occasione, la fondazione Missio realizza molti materiali di animazione, utili per l’intero anno pastorale. Tutti sono centrati sul tema proposto dallo slogan, che per l’edizione 2025 recita: ‘Missionari di speranza tra le genti’. La speranza, infatti, è il tema giubilare, ma anche ciò che muove ogni missionario che parte per l’ad gentes e, in generale, ogni cristiano che vuole vivere ovunque il suo ‘essere missione’, in quanto battezzato.
Gli strumenti ideati da Missio e messi a disposizione di tutti sono tanti: dagli spunti di riflessione teologica-pastorale, all’animazione liturgica per le domeniche di ottobre; dalle testimonianze per la Veglia missionaria, allo schema del rosario e dell’adorazione eucaristica; dalla proposta di animazione del mese di ottobre pensata per i ragazzi, ai sette video prodotti da Luci nel mondo per la fondazione Missio e messi gratuitamente a disposizione di gruppi missionari, comunità, giovani, parrocchie.

Nel video ufficiale, dal titolo ‘Missionari di speranza tra le genti’, don Giuseppe Pizzoli, direttore della fondazione Missio, dalla basilica di Aquileia, dal centro Caritas di Trieste e dalla Campana della pace di Rovereto delinea il tema facendo riferimento al Messaggio di papa Francesco scritto per la Gmm 2025. Gli altri docufilm raccolgono testimonianze di missionari e missionarie che operano in Brasile, a Cuba, in Amazzonia, in Ecuador e nella martoriata Ucraina, raccontando un lavoro quotidiano a fianco dei più poveri e degli sfruttati, dove sperare va spesso contro la realtà dei fatti.
È stato inoltre realizzato e inviato a tutte le parrocchie ‘L’animatore missionario n. 3/2025’, un opuscolo che presenta gli strumenti per vivere al meglio l’ottobre missionario. Al suo interno è possibile trovare anche informazioni utili su cosa sono le Pontificie opere missionarie (Pom), cos’è la Gmm e un riepilogo delle offerte distribuite nel 2024 dalle Pom in tutto il mondo.
Altri strumenti per sostenere l’animazione missionaria dell’intero anno pastorale 2025/2026 sono gli Itinerari formativi annuali: ‘Accendiamo la Speranza’, pensato per bambini e preadolescenti, e ‘Tudo està interligado’ (‘Tutto è interconnesso’), ideato per giovani e seminaristi.

Tutto il materiale è disponibile sul sito www.missioitalia.it da dove può essere scaricato.

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Ecclesia

Libertà religiosa, Rapporto Acs: l’Occidente non è escluso

ph Sir-Daniele Rocchi
22 Ott 2025

Il Rapporto di Acs sulla libertà religiosa, che copre il periodo da gennaio 2023 a dicembre 2024, analizza la situazione in 196 Paesi e documenta gravi violazioni in 62 di essi. Di questi, 24 sono classificati come Paesi di ‘persecuzione’ e 38 come Paesi di ‘discriminazione’. Dallo studio, che copre il periodo da gennaio 2023 a dicembre 2024, emerge un dato preoccupante: due terzi dell’umanità — oltre 5,4 miliardi di persone — vivono in Paesi dove la libertà religiosa non è pienamente garantita. Solo due nazioni — Kazakistan e Sri Lanka — hanno registrato miglioramenti rispetto all’edizione precedente (Persecution map – Proiezione_Convegno).
“Il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tutelato dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei Diritti umani non è soltanto sotto pressione: in molti Paesi sta scomparendo”, commenta Regina Lynch, presidente internazionale di Acs.

 

Autoritarismo, minaccia globale

Il Rapporto individua nell’autoritarismo il principale fattore di repressione religiosa. In 19 dei 24 Paesi classificati nella categoria “persecuzione” e in 33 dei 38 Paesi in ‘discriminazione’, spiega il Rapporto, i governi adottano strategie sistematiche come intelligenza artificiale e strumenti digitali per controllare o sopprimere la vita religiosa. In Cina, Iran, Eritrea e Nicaragua, le autorità ricorrono a tecnologie di sorveglianza di massa, censura digitale, legislazioni repressive e arresti arbitrari per colpire le comunità religiose indipendenti: “Il controllo della fede è diventato uno strumento di potere politico che denuncia una sempre più sofisticata ‘burocratizzazione della repressione religiosa’”.

fotogramma di video diffuso da Isis della
provincia dell’Africa occidentale (ISWAP – Acs)

L’avanzata del jihadismo e del nazionalismo religioso

L’estremismo islamista, riporta Acs, continua a espandersi e minaccia, in particolare, Africa e Asia. In 15 Paesi rappresenta la causa principale della persecuzione e in altri 10 contribuisce alla discriminazione. Il Sahel è diventato l’epicentro della violenza jihadista, con gruppi come lo Stato Islamico – Provincia del Sahel (Issp) e il Jnim responsabili della morte di centinaia di migliaia di persone, dello sfollamento di milioni e della distruzione di centinaia di chiese cristiane e scuole. Il nazionalismo etno-religioso, parallelamente, alimenta la repressione delle minoranze in alcune zone dell’Asia. In India e Myanmar, le comunità cristiane e musulmane subiscono aggressioni ed esclusione legale. In India, il Rapporto definisce la situazione come una “persecuzione ibrida” — una combinazione di leggi discriminatorie e violenza perpetrata da civili ma incoraggiata dalla retorica politica. In Palestina, Israele, Sri Lanka e Nepal questo fenomeno genera discriminazioni strutturali.

Guerre, migrazioni forzate e criminalità organizzata

Il declino della libertà religiosa è stato ulteriormente aggravato dai conflitti armati che colpiscono Paesi come Myanmar, Ucraina, Russia, Israele e Palestina e che determinano una crisi ‘silenziosa’ di sfollamento. In Nigeria, secondo il Rapporto Acs, gli attacchi di gruppi armati legati a pastori Fulani radicalizzati hanno causato migliaia di morti e lo sradicamento di intere comunità.

Cristiani perseguitati – ph Acs

Nel Sahel — in particolare in Burkina Faso, Niger e Mali — interi villaggi sono stati distrutti dalle milizie islamiste. In Sudan, la guerra civile ha cancellato dalla mappa comunità cristiane secolari. La criminalità organizzata è emersa, spiega Acs, anche come nuovo agente di persecuzione. In Messico e Haiti, gruppi armati assassinano o rapiscono leader religiosi ed estorcono denaro alle parrocchie per esercitare il controllo territoriale.

Anche l’Occidente non è immune

L’erosione della libertà religiosa si estende anche all’Europa e al Nord America, denuncia il Rapporto. Nel 2023, la Francia ha registrato quasi 1.000 attacchi alle chiese; in Grecia si sono verificati oltre 600 atti di vandalismo; e picchi simili sono stati osservati in Spagna, Italia e negli Stati Uniti, con episodi di profanazione di luoghi di culto, aggressioni fisiche contro il clero e interruzioni delle celebrazioni religiose. Secondo Acs, questi atti riflettono un clima crescente di ostilità ideologica nei confronti della religione.

ph Ansa-Sir

Crescono, inoltre, gli atti antisemiti e anti-musulmani dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 e l’inizio della guerra a Gaza. In Francia, gli episodi antisemiti sono aumentati del 1.000%, mentre i crimini d’odio contro i musulmani hanno registrato un +29%. In Germania, sono stati segnalati 4.369 episodi legati al conflitto nel 2023 — a fronte dei soli 61 dell’anno precedente.

Intelligenza artificiale e digitale

Intelligenza artificiale e strumenti digitali sono usati, rimarca il Rapporto, come armi contro i gruppi religiosi. Tecnologie quali l’intelligenza artificiale e le reti di sorveglianza vengono sempre più impiegate per monitorare, tracciare e sanzionare l’espressione religiosa. In Paesi come Cina, Corea del Nord e Pakistan, governi e attori non statali utilizzano strumenti digitali per censurare, intimidire e criminalizzare i credenti, trasformando la fede in una presunta minaccia alla sicurezza nazionale.

L’obiezione di coscienza sempre più minacciata

Nei Paesi dell’area Osce (formata da 57 Stati del Nord America, dell’Europa e dell’Asia, ndr.), evidenzia Acs, il diritto all’obiezione di coscienza subisce restrizioni crescenti. In Armenia, Azerbaigian, Ucraina e Russia, persone che hanno rifiutato il servizio militare per motivi religiosi o etici sono state incarcerate. In democrazie occidentali come il Belgio, istituzioni ispirate dalla fede sono sottoposte a pressioni legali sempre maggiori per fornire servizi come aborto e suicidio assistito, mettendo a rischio la libertà di agire secondo coscienza.

Una petizione globale per la libertà religiosa

Per la prima volta nella sua storia, durante la presentazione del Rapporto, Acs ha lanciato una petizione globale denominata “La libertà religiosa è un diritto umano, non un privilegio”, rivolta ai governi e alle organizzazioni internazionali affinché garantiscano la protezione effettiva dell’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che riconosce a ogni persona il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione.

Resilienza e speranza

Nonostante il quadro allarmante, il Rapporto di Acs mette in luce anche la resilienza delle comunità religiose che, anche sotto persecuzione, continuano a offrire aiuto umanitario, educazione e speranza. In Mozambico e Burkina Faso, progetti interreligiosi hanno dimostrato che la fede può essere un motore di riconciliazione e coesione sociale. “La libertà religiosa è il termometro del rispetto di tutti gli altri diritti umani. Il suo declino segnala un più ampio arretramento delle libertà fondamentali”, ha concluso Lynch.

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Consiglio d'Europa

I 27 stretti fra Trump e Putin, Medio Oriente e armi

ph Consiglio europeo
22 Ott 2025

di Gianni Borsa

Ancora una volta i 27 leader dell’Unione europea si sono dati appuntamento a Bruxelles, il 23 ottobre, con un ordine del giorno ambizioso: vi figurano Ucraina, Medio Oriente, Difesa e sicurezza europee, Competitività e duplice transizione, Alloggi, Migrazione. E per questa ennesima tappa si sono subito profilati dubbi, intralci, convitati di pietra, assieme a una infinita serie di freni interni e di incertezze internazionali.
Nella lunga lettera di invito ai capi di Stato e di governo, il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, promettendo di chiudere il summit in un solo giorno, ha fra l’altro scritto: “La Russia continua i suoi incessanti attacchi contro i civili e le infrastrutture civili dell’Ucraina. Discuteremo su come intensificare il nostro sostegno all’Ucraina, in particolare riconfermando il nostro impegno a fornire aiuto finanziario al Paese per i prossimi anni. […] Sia il sostegno all’Ucraina che la pressione sulla Russia rimangono i due requisiti necessari per raggiungere una pace giusta e duratura”.

Europa spiazzata da Trump

Ma l’Europa, che sta pagando un prezzo elevato per il conflitto in Ucraina, compresa un’ingente spesa per gli armamenti, viene spiazzata dalle mosse di Trump, che si confronta direttamente con Putin per porre fine alla guerra. Un dialogo che esclude l’Ue, tra due personaggi poco credibili in quanto a mantenere la parola data.
Un dialogo che tende ad accreditare all’autocrate russo – inseguito da un mandato di cattura della Corte penale internazionale – un ruolo che non gli spetterebbe. Addirittura Trump, dopo il fallimento dell’incontro con lo zar in Groenlandia, ha annunciato un nuovo rendez-vous a Budapest. Dove Putin non potrebbe mettere piede; e, per di più, nella capitale di un premier anti-Ue e filorusso. Dunque, un pasticcio assoluto, alle spalle del popolo ucraino che, da ormai tre anni, subisce un’invasione sanguinosa e distruttrice della quale si fatica a vedere un reale epilogo.

Sul Medio oriente e l’accordo con Israele

I ventisette leader dovrebbero poi discutere di Medio Oriente, con in primo piano l’accordo Israele-Hamas, sbandierato come risolutivo del conflitto eppure carico di incognite. Un accordo, è bene ricordarlo, nel quale l’Ue non ha avuto alcun vero ruolo politico.
Sugli altri temi emergono ulteriori interrogativi. Ad esempio, quanto costerà agli europei la “prontezza” difensiva dichiarata e ora tutta da realizzare? “Gli attacchi ibridi e gli avvistamenti di droni in prossimità delle nostre infrastrutture critiche, nonché le incursioni ostili nello spazio aereo degli Stati membri, sono – ha scritto ancora Costa – un’ulteriore dimostrazione dell’urgenza di accelerare i lavori per raggiungere la prontezza alla difesa comune europea entro il 2030” (entro il 2030, sic!). Ma la “regia” della difesa a chi sarà affidata, sapendo che si tratta di una politica nazionale, non contemplata nelle competenze dell’Ue, e che manca di una politica estera e di difesa comune?
I vertici dai leader europei hanno talvolta trovato, in passato, soluzione inedite, persino insperate, a grandi problemi cogenti. Di fronte alle sfide della storia ci sono stati Consigli europei coraggiosi, persino risolutivi. Va detto, però, che sedevano attorno a quel tavolo altri capi di Stato e di governo, e forse il clima internazionale erano meno incandescente. Da tempo la “macchina Ue” gira a vuoto: chissà se questa volta i nostri responsabili di governo – con un surplus di responsabilità e di convergenze politiche – sapranno stupirci.

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