La modernità ha ereditato dal passato una promessa affascinante: la ragione, liberata da ogni dogma, avrebbe finalmente dischiuso la verità ultima del mondo. Ma nel cammino verso la conoscenza totale, l’uomo si è scoperto più solo. La tecnica, pur moltiplicando le possibilità dell’agire umano, ha impoverito il linguaggio del senso. In un universo in cui tutto sembra spiegabile, rimane aperta – e anzi si fa più acuta – la domanda sul perché ultimo dell’esistenza.
La razionalità, pur moltiplicando le possibilità dell’agire umano, ha impoverito il linguaggio del senso: l’efficienza non risponde al desiderio di significato, la velocità non sa spiegare il perché dell’esistenza. Così cresce un sentimento di precarietà e disorientamento: viviamo in un presente accelerato, in cui l’urgenza del “qui e ora” spesso soffoca la memoria del passato e la prospettiva del futuro. È qui che il cuore umano, non trovando risposta nell’orizzonte del solo visibile, torna a cercare l’invisibile.
Il secolarismo, che mirava a eliminare Dio in quanto ritenuto un limite alla logica razionale e alla forza dell’uomo, ha paradossalmente aperto la porta a nuove forme di superstizione. Privato del fondamento della Rivelazione, l’uomo contemporaneo ha spesso cercato la trascendenza in altre forme: superstizione, pratiche esoteriche, magia. Non a caso, il Paese meno religioso d’Europa — la Repubblica Ceca — è anche quello più superstizioso. Così, ciò che doveva liberare la ragione ha finito col condurla a un vuoto di senso e a una sete di potere spirituale mal indirizzata. In questo scenario, la fascinazione per l’occulto appare come una delle risposte più ambigue alla sete di trascendenza. Non è più un fenomeno marginale o folclorico: l’occulto assume forme sottili, spesso camuffate da percorsi di crescita interiore, benessere spirituale o conoscenza alternativa. È una spiritualità senza volto, che promette libertà, ma conduce alla schiavitù del proprio io: «l’uomo cerca l’assoluto, ma spesso lo cerca nelle forme del dominio, non dell’amore». Alla radice vi è una deviazione del desiderio religioso: invece di aprirsi al Mistero come dono, l’uomo cerca di impadronirsene. Non è nostalgia di Dio, ma volontà di possederlo; non relazione, ma dominio. La magia — antica o moderna — è sempre la pretesa di piegare il sacro al proprio volere.
Eppure, dietro questa illusione, si cela una domanda autentica. L’uomo contemporaneo, ferito dall’anonimato e dal relativismo, sente che la vita non può ridursi a ciò che si vede e si misura. La sua sete di mistero è reale; ciò che manca è il discernimento per riconoscere dove abita il vero mistero. La fede cristiana non condanna la ricerca dell’invisibile, ma la purifica: essa non nega il soprannaturale, ma lo riconduce al suo volto personale, quello del Dio vivente che si rivela in Gesù Cristo. In Cristo, l’invisibile di Dio diventa storia, parola, carne. Tutto ciò che l’occulto promette — la conoscenza dei segreti, il potere sulla vita, la vittoria sulla morte — trova in Lui la sua verità trasfigurata: non come dominio, ma come comunione. Il potere di Cristo non è quello che soggioga, ma quello che libera. Egli non rivela formule magiche, ma il mistero dell’amore che si dona. “Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). In questa rivelazione si compie la sete di mistero dell’uomo: non un sapere da custodire gelosamente, ma una luce che si offre a tutti.
Cristo non introduce a un mondo parallelo, ma svela il senso nascosto di questo mondo, quello che la ragione da sola non può scorgere: che tutto esiste nell’amore e per l’amore. L’occulto, al contrario, offre un’illusione di potere spirituale che, nel profondo, tradisce una paura: la paura di affidarsi. La fede autentica non nasce dal controllo, bensì dall’abbandono fiducioso. Il credente non possiede il mistero: ne è posseduto. È la logica paradossale del Vangelo: chi perde la propria vita la trova (cfr. Mt 16,25). Così, nella luce di Cristo, il mistero non è più oscuro, ma luminoso; non separa, ma unisce; non esclude, ma comunica. L’occulto chiude l’uomo in sé stesso, la fede lo apre all’incontro. Lì dove la magia promette potere, la Rivelazione offre comunione. Solo questa comunione può rispondere alla nostalgia che abita il cuore dell’uomo contemporaneo: quella di essere amato da un Dio che non si nasconde, ma si fa vicino.
* referente della comunicazione del Gris (Taranto)