Ecclesia

Domenica 3 aprile l’arcivescovo benedirà
la facciata restaurata di San Domenico

foto studio Renato Ingenito
30 Mar 2022

di Silvano Trevisani

Sarà l’arcivescovo Filippo Santoro a impartire la benedizione alla facciata di San Domenico al termine dei lavori di restauro. Domenica 3 aprile, alle 18, dalla chiesa di Sant’Agostino muoverà su via Duomo la Via Crucis con la processione del Crocifisso per giungere davanti alla chiesa di San Domenico che sarà illuminata a cura del Mysterium Festival. Presteranno il loro servizio il coro Alleluia e la Grande orchestra di fiati Santa Cecilia.

Ne abbiamo parlato con la restauratrice dottoressa Isabella Piccolo: “San Domenico merita un posto nei libri d’arte”.

Quella che apparirà, una volta tolto il velo dietro il quale ha Icoser ha operato con solerzia in questi mesi, è l’agile facciata tardoromanica della chiesa di San Domenico, restituita al suo antico splendore. Con l’impresa Icoser del geometra Francesco Chirico, hanno operato la restauratrice dottoressa Isabella Piccolo, e i tecnici: ingegneri Stefano Tomassi, Gianfranco Tonti, Giorgio Tonti, Carmelo Lippo, l’architetto Leda Ragusa, il dottore commercialista Francesco Falcone. Un ringraziamento particolare va alla confraternita Maria SS. Addolorata e  San Domenico, rappresentata dal commissario Giancarlo Roberti, e ad alcuni donatori, che hanno chiesto di rimanere anonimi, che hanno in parte sostenuto economicamente il restauro. Tutto è stato possibile grazie all’instancabile coordinamento del parroco di San Domenico, don Emanuele Ferro che ha messo in cantiere anche le ristrutturazioni della basilica cattedrale di San Cataldo, della chiesetta dei Santi Medici e di quella di San Giuseppe. A conclusione dei lavori abbiamo rivolto alcune domande alla dottoressa Isabella Piccolo, restauratrice di grande esperienza, cui è stato affidato l’incarico del restauro lapideo, i cui risultati sono stati poi immortalati attraverso un rilievo effettuato in tecnologia laserscanner da Geostudio.

Il lavoro di restauro della facciata ha posto delle problematiche particolari?

Dal punto di vista conservativo parecchie problematiche, che rispecchiano poi le problematiche caratteristiche di Taranto. Al classici fattori di degrado che si riscontrano abitualmente sulle facciate si aggiungeva, infatti, anche quello derivante dall’inquinamento atmosferico, contrassegnato dai depositi ferrosi che caratterizzano cromaticamente tutta la città. Era triste riscontrare questo primo strato di depositi e un po’ scioccante vedere che già dopo il primo lavaggio la superficie cominciava a prendere un colore differente: iniziava a somigliare, cioè, a quello degli altri cantieri.

Ma in quali condizioni è attualmente la pietra? È compromessa?

La condizione della pietra, già a inizio dei lavori, ci ha anche sorpreso da un certo punto di vista e spiega anche perché l’intervento non è stato così invasivo e perché ci ha indotti a cercare di rispettare tutte le situazioni che abbiamo trovato. Mi spiego: la pietra si è presentata a noi non completamente nuda perché protetta da vari strati di scialbo, cioè di bianco di calce che si usava dare giusto per proteggerla, E l’ha protetta effettivamente, perché l’inquinamento e i depositi neri che si sono formati hanno trovato questi strati di risparmio, quindi hanno protetto le superfici naturali della pietra. Laddove la pietra era scoperta, priva di questi strati manutentivi di calce, lì invece la crosta nera si era adesa. Le croste nere sono una bella rogna per noi restauratori, perché quando si ancorano alle superfici lapidee, oltre ad essere sgradevoli dal punto di vista estetico e a dare un’idea di sporco, hanno un’azione deleteria sul materiale lapideo che si consuma. In genere sotto queste croste si trova una materia che è polverosa, decoesa, fragile e che quindi si perde. Gli effetti di queste croste si possono vedere ad esempio nella scalinata barocca che ha subito molto di più gli effetti, per cui si vedono alcune porzioni di questa balaustra che sono proprio consumate per effetto di questo fenomeno di degrado. Invece il rosone e il protiro sono stati protetti dagli strati di scialbo.

Che non avete rimosso completamente.

…Che noi non abbiamo rimosso e magari a qualcuno è potuto sembrato strano, ma ho voluto non spogliarla del tutto, perché questi strati sono testimonianze di fasi manutentive molto antiche e perché sotto di essi abbiamo trovato proprio la patina originale della pietra medievale. E con il colore originario che ritroviamo nel demonietto, questa figura tinta di rosso di lato sul rosone, e anche sull’epigrafe, con l’emblema dell’agnello e del toro. Lì abbiamo tirato fuori questa patina antica, e si vede questo colore scuro e che, scoprendolo, regalava sensazioni notevoli anche a livello olfattivo.

Portare a nudo la pietra non può rappresentare un rischio per il futuro?

Per questo non è stato esteso tutto l’intervento a tutto il protiro, ma chiaramente non si lascia la pietra così nuda, perché si applicano dei prodotti che hanno un effetto protettivo e consolidante e anche un effetto idrorepellente, in modo da prevenire l’attacco dei fenomeni di degrado tipici alle quali è soggetta.

Ma questo non presupporrebbe una ripetizione nel tempo dell’intervento di protezione?

Proprio così. Ogni restauro ha bisogno di una fase manutentiva successiva. Questo è un problema di tutta l’Italia: sono si fa in tempo a restaurare che si ripresentano altri problemi. A livello tecnico, quando si redige un progetto di restauro ormai si deve redigere anche un piano di manutenzione. Ma nei fatti, purtroppo, questi piani di manutenzione in genere non vengono attuati per mancanza di risorse economiche.

A lavoro compiuto, come “vede” struttura della facciata?

La facciata di San Domenico è una tipica facciata tardoromanico gotica esemplare dell’architettura e anche della scultura pugliese. Io l’ho trovata emozionante. Non mi stanco di dirlo a costo di ripetermi, dal momento che, dopo aver lavorato su tutto il territorio nazionale e anche all’estero, lavoro da un po’ di tempo in Puglia: queste materie le ho lette e studiate sui manuali ma ora trovarmi poi sul ponteggio “di casa mia”, della mia terra, poter finalmente mettere a frutto le esperienze su un bene del territorio in cui sono nata e cresciuta, è un’emozione grandissima. La facciata di San Domenico, nella sua semplicità così esemplare, dovrebbe essere essa stessa nella manualistica artistica. Lo merita davvero.

Foto dello studio cavalier Renato Ingenito

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Ecclesia

Francesco: “Si fermi questa crudeltà selvaggia!”

30 Mar 2022

Il Papa ha concluso l’udienza del mercoledì, questa settimana dedicata alla vecchiaia, sull’esempio di Simeone e Anna, con un saluto affettuoso ai bambini ucraini e l’ennesimo appello accorato contro la “mostruosità della guerra”

 

Il papa ha concluso l’udienza di oggi rivolgendo “un saluto particolarmente affettuoso bambini ucraini”. Salutato da un fragoroso applauso dei presenti in Aula Paolo VI, ha poi aggiunto un appello a braccio:  “E con questo saluto ai bambini torniamo pensare a questa mostruosità della guerra e rinnoviamo le nostre preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra”. Poco prima, Francesco aveva annunciato ai fedeli il suo viaggio apostolico a Malta, sabato e domenica prossima, sulle orme dell’apostolo Paolo: “Sarà un’occasione – ha spiegato – per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo, per conoscere di persona una comunità cristiana dalla storia millenaria e vivace, per incontrare gli abitanti di un Paese che si trova centro del Mediterraneo e a sud del continente europeo, oggi impegnato ad accogliere tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio”. Dedicata ancora una volta alla vecchiaia, sull’esempio di Simeone e Anna, la catechesi odierna, infarcita di interventi a braccio.

“Un atteggiamento del cristiano è stare attento alle visite del Signore: il Signore passa nella nostra vita, con l’ispirazione a essere migliore”, ha spiegato il papa esortando a fare come Simeone e Anna, la cui ragione di vita, prima di congedarsi da questo mondo, è l’attesa della visita di Dio. “La fedeltà dell’attesa affina i sensi”, la tesi di Francesco: “Lo Spirito è capace di fare questo: acuisce i sensi dell’anima, nonostante i limiti e le ferite dei sensi del corpo. La vecchiaia indebolisce, in un modo o nell’altro, la sensibilità del corpo: uno è un po’ cieco, uno è un po’ sordo… Tuttavia, una vecchiaia che si è esercitata nell’attesa della visita di Dio non perderà il suo passaggio: anzi, sarà anche più pronta a coglierlo, avrà più sensibilità per accogliere il Signore quando passa”. Poi la citazione di una frase di Sant’Agostino: “Ho paura di Dio quando passa, ho paura di non accorgermene e di lasciarlo passare”. “E’ lo Spirito Santo che prepara i sensi per capire quando il Signore ci sta facendo una visita, come ha fatto con Simeone e Anna”, ha proseguito il Papa, secondo il quale “oggi abbiamo più che mai bisogno di questo: di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù”.

“L’anestesia dei sensi spirituali, nell’eccitazione e nello stordimento di quelli del corpo, è una sindrome diffusa in una società che coltiva l’illusione dell’eterna giovinezza, e il suo tratto più pericoloso sta nel fatto che essa è per lo più inconsapevole”, la denuncia: “E questo succede, sempre è successo e succede ai nostri tempi: sensi anestetizzati, senza capire cosa succede”. “Quando perdi la sensibilità del tatto o del gusto, te ne accorgi subito. Invece, quella sensibilità dell’anima puoi ignorarla a lungo”, ha fatto notare Francesco: “Vivere senza accorgersi che hai perso la sensibilità dell’anima”.  La sensibilità dell’anima, ha precisato, “non riguarda semplicemente il pensiero di Dio o della religione”: “L’insensibilità dei sensi spirituali riguarda la compassione e la pietà, la vergogna e il rimorso, la fedeltà e la dedizione, la tenerezza e l’onore, la responsabilità propria e il dolore per l’altro. I sensi spirituali anestetizzati confondono tutto, e la vecchiaia diventa, per così dire, la prima vittima di questa perdita di sensibilità”. “In una società che esercita soprattutto la sensibilità per il godimento, non può che venir meno l’attenzione verso i fragili e prevalere la competizione dei vincenti. E così si perde la sensibilità”, l’analisi del Papa: “La retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto, ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale”.

“Lo spirito della fraternità umana – che mi è sembrato necessario rilanciare con forza – è come un abito dismesso, da ammirare, sì, ma in un museo”, il bilancio. Fare come Simeone e Anna, che “accettano di non essere protagonisti, ma solo testimoni”, l’invito. “E quando uno accetta di non essere protagonista ma si coinvolge come testimone, la cosa va bene: quell’uomo o quella donna sta maturando bene”, il commento: “Ma se ha voglia di essere protagonista o niente, mai maturerà questo cammino verso la pienezza vecchiaia”.  “E’ la grande generazione dei superficiali, che non si permettono di sentire le cose con la sensibilità dello Spirito, in parte per pigrizia, in parte perché l’hanno persa”, il grido d’allarme del Papa: “E’ brutto quando una civiltà perde la sensibilità dello Spirito. Invece è bellissimo fare come Simeone e Anna, che conservano la sensibilità dello Spirito e sono capaci di capire le manifestazioni che sono davanti a loro. Così hanno capito che Gesù era la manifestazione di Dio”. Per Francesco, c’è “grande commozione e grande consolazione quando ci sono sensi spirituali ancora vivi”: “La commozione e la consolazione di poter vedere e annunciare che la storia della loro generazione non è perduta o sprecata, proprio grazie a un evento che prende carne e si manifesta nella generazione che segue”.

“Questo è quello che sente un anziano quando i nipoti vanno a parlare con loro: si sentono ravvivare, ‘la mia vita è ancora è qui’”, l’esempio scelto dal papa, che ha ribadito: “E’ tanto importante andare dagli anziani, ascoltarli, parlargli, perché si fa questo scambio di civiltà, di maturità fra giovani e anziani, e così la nostra civiltà va avanti in modo maturo. La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione. La sensibilità spirituale dell’età anziana è in grado di abbattere la competizione e il conflitto fra le generazioni in modo credibile e definitivo”.

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Ecclesia

Anche a Grottaglie, tornano
i riti della Settimana Santa

30 Mar 2022

Con la fine dello stato di emergenza Covid ritornano le celebrazioni della tradizione pasquale: processioni, celebrazioni liturgiche, mostre e antiche tradizioni

 

Il documento della Cei sulla fine dello stato di emergenza covid, fissato per il 31 marzo, dichiara la ripresa della pratica delle processioni e quindi delle attività relative ai riti della Settimana Santa.

A Grottaglie, i riti della Settimana Santa sono dei momenti di forte trasporto religioso, giorni di raccoglimento e preghiera carichi di emozioni difficili da raccontare.

Le celebrazioni, nella città della ceramica, inizieranno il 1° aprile con i sette dolori di Maria a cura della confraternita S.S. Nome di Gesù.

Domenica 3 aprile, alle ore 20, nella Chiesa del Carmine, si svolgerà il rito dell’adorazione della croce facente capo alla storica confraternita della Madonna del Carmine. All’interno della stessa Chiesa, mercoledì 6 aprile alle ore 19:30, l’associazione Musicale Banda Città di Grottaglie, diretta dal maestro Antonio L’Assainato, organizza “Concerto di Passione” un’esibizione di musiche tradizionali della Settimana Santa.

In un clima di grande suggestione e commozione l’8 aprile, alle ore 18:30, avvolta in un toccante silenzio di piazza Regina Margherita la Desolata tornerà in processione. La confraternita del SS. Nome di Gesù, il coro e la banda che esegue marce funebri si stringono intorno a Maria per non lasciarla sola nel suo immenso dolore. La processione ha la particolarità di uscire, a differenza di altri luoghi, nel venerdì di Passione e vede la partecipazione dei “piccoli crociferi”: bambini vestiti con un saio bianco e che portano una piccola croce sulle spalle.

La statua in cartapesta della Desolata grottagliese, di un’algida bellezza nordica – come definita dalla storica dell’arte Letizia Gaeta – dal punto di vista artistico è tra le più particolari rappresentazioni del Salento. Si narra che la statua sia stato un dono della famiglia Sanarica che la custodiva in casa in via San Pietro e Paolo. Da allora durante la processione il corteo fa una breve sosta nella stessa via e la Statua viene girata verso il civico 42 mentre il coro intona i canti di passione, tipici della Settimana Santa.

Dal 1756 il lungo pellegrinaggio dei perdoni scalzi (“Li Bbubbli Bbubbli” in dialetto grottagliese, coppie di confratelli del Carmine) accompagna i tanti devoti agli altari della reposizione, popolarmente detti ‘Sepolcri’, allestiti in ogni chiesa il pomeriggio del Giovedì Santo. Nella Chiesa Madonna SS. del Rosario, situata fuori dal percorso dei perdoni, è la confraternita del Rosario ad occuparsi dell’allestimento e adorazione all’altare della reposizione.

La processione dei misteri, a cura delle confraternita del Purgatorio, chiude i riti che precedono la Pasqua. Dalle ore 18:30 del venerdì santo i 7 Sacri Gruppi che rappresentano la Passione e la Morte di Cristo, condotti in spalla, attraversano la città in un silenzio assordante interrotto dal solo canto del coro funebre.

Anche quest’anno ai riti religiosi si affiancano visite guidate, incontri e mostre fotografiche. Ritorna “Phatos: una serie di appuntamenti culturali dedicati alla scoperta del mondo suggestivo di arte, storia e devozione che ruota intorno alla Settimana Santa. Un’occasione unica per immergersi nell’atmosfera dei rituali legati alla Pasqua. Si parte venerdì 8 aprile con una visita guidata esclusiva che, oltre a far vivere l’esperienza di pratiche cultuali passate e presenti, condurrà i partecipanti all’interno degli oratori delle Confraternite nel centro storico di Grottaglie, veri e propri scrigni d’arte. Il secondo appuntamento della rassegna è per martedì 12 aprile, presso l’oratorio della Confraternita del Carmine, si svolgerà un incontro dal titolo “Cartapesta e Passione. I Misteri di Grottaglie: un caso ‘al confine’ tra le province di Taranto e Brindisi” tenuto da Nicola Cleopazzo, docente e ricercatore presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento (Lecce).

Sempre all’interno della Chiesa del Carmine, lunedì 11 aprile alle ore 20:00, sarà presentato il libro “Emozioni sotto il Cappuccio”: un vademecum emotivo sulla Settimana Santa tarantina, scritto da Luciachiara Palumbo.

“Volti e Suggestioni della Settimana” sono questi gli aspetti ai quali si sono ispirati i tre fotografi, Alfonso Manigrasso, Carmela Caiazzo e Ciro Stefani, nella scelta delle immagini da esporre all’interno della mostra fotografica che sarà visitabile dal 7 al 12 aprile all’interno della Confraternita del Purgatorio, in Piazza Regina Margherita.

Dal 9 al 24 aprile invece, all’interno delle sale del Castello Episcopio, attraverso le immagini, l’associazione fotografica 2.8, racconterà tradizione, ritualità, gesti, sensazioni ed emozioni tipici della Settimana Santa a Grottaglie.

La domenica di Pasqua si celebra a Grottaglie una delle più suggestive processioni in onore del Cristo Risorto. In un clima gioioso come la Resurrezione, la processione, dalle ore 18.30, attraversa le vie della città con la statua del Cristo Risorto realizzata a Napoli nel 1779 per conto della confraternita del Carmine.

“Un progetto di valorizzazione dei riti della Settimana Santa iniziato nel periodo pre pandemico – dichiarano gli assessori Vinci e Piergiannie che purtroppo il Covid ha bloccato. Un lavoro che abbiamo da subito deciso di portare avanti per promuovere ulteriormente queste importanti tradizioni religiose del nostro territorio e che sono rappresentazioni significative della nostra identità”.

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Otium

Mysterium, ecco il cinema

30 Mar 2022

All’Orfeo di Taranto tre film in rassegna

Sezione a cura di Guido Gentile e Adriano Di Giorgio. In programmazione: “One second” di Zhang Yimou (mercoledì 30), “Il ritratto del duca” di Roger Michell (martedì 5 aprile) e “The Tree of Life” di Terrence Malik (martedì 12 aprile). Inizio 21.00.

Anche quest’anno all’interno del Mysterium Festival, una sezione dedicata al cinema: Mysterium Film. A cura di Guido Gentile e Adriano Di Giorgio, la breve ma compendiosa proposta comprende tre titoli importanti in linea con il tema della rassegna di fede, arte, storia, tradizione e cultura. Ingresso 5euro, inizio spettacoli ore 21.00.

Saranno l’arte, il riscatto e il ricordo i temi portanti dei film inseriti all’interno del cartellone del Mysterium Festival 2022, scelti dal giornalista e critico cinematografico Guido Gentile con la collaborazione di Adriano Di Giorgio, che nel Cinema Teatro Orfeo presenterà il contenitore culturale a conferma della sua vocazione per il cinema di qualità.

Mercoledì 30 marzo verrà proiettato “One Second” (film inedito per il territorio) di Zhang Yimou. Annunciato al Festival di Berlino del 2019 (e poi misteriosamente sparito dal cartellone),  “One Second” è un’autentica dichiarazione d’amore per il cinema del maestro cinese. Cinema inteso come forma d’arte, ma anche come partecipazione collettiva. Il tutto raccontato con la consueta anima visionaria e poetica del regista di “Lanterne rosse”.

Martedì 5 aprile, toccherà al film “Il ritratto del duca” di Roger Michell. Ispirato ad un evento storicamente accaduto, il primo furto compiuto nella National Gallery di Londra, “Il ritratto del duca” è un’opera catartica che affronta tematiche impegnate con un tono ironico e scanzonato. Una leggerezza che non diventa mai superficiale o banale, anzi regala sorrisi e buonumore.

Martedì 12 aprile, infine, “The Tree of Life” di Terrence Malik, film premiato a Cannes con la Palma d’Oro. Malik riflette sul senso della vita con un film dal grande impatto filosofico. Lo fa scomponendo la costruzione narrativa (che si alterna su diverse linee temporali) e confrontandosi con le grandi forze del reale (la grazia e la natura).

Tutti i film saranno presentati e commentati da Guido Gentile, giornalista e critico cinematografico. Ingresso 5euro. Richiesti: green pass, documento d’identità e mascherina Ffp2. Info, teatro Orfeo: 0994533590, 3290779521; sito: www.teatrorfeo.it

Info Mysterium Festival: Orchestra della Magna Grecia, via Giovinazzi 28 (392.9199935).

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Hic et Nunc

Gli appuntamenti verso la Pasqua della confraternita di Maria SS. Immacolata in Taranto

30 Mar 2022

Il priore Angelo De Vincentis ha comunicato gli appuntamenti previsti per la parte finale della Quaresima e per la Settimana Santa 2022 a cura della confraternita di Maria SS. Immacolata in Taranto.

Domenica 3 aprile
alle ore 11.30 nel santuario della Madonna della Salute, santa messa e preghiera al Crocifisso con accensione della V lampada di Quaresima

martedì 5 aprile
alle ore 18.30 nel santuario della Madonna della Salute solenne Via Crucis

Domenica delle Palme 10 aprile
cortile arcivescovado, ore 9.30 benedizione delle Palme con S.E. Rev. mons. Filippo Santoro

Giovedì Santo 14 aprile

Santa messa in Coena Domini nella basilica cattedrale di San Cataldo e apertura dell’Altare della Reposizione nel santuario della Madonna della Salute

sabato 16 aprile
ore 10,00 nel santuario della Madonna della Salute, funzione dell’Ora della Madre
ore 23.30 veglia pasquale nella basilica cattedrale di San Cataldo e conclusione con l’immagine di Gesù Risorto nel santuario della Madonna della Salute

domenica 17 aprile
ore 11.30 nel santuario della Madonna della Salute santa messa di Pasqua.

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Editoriale

“Un modo diverso di governare il mondo non facendo vedere i denti”

Vaticano, 1 dicembre 2021: udienza generale di Papa Francesco in Aula Paolo VI - foto SIR/Marco Calvarese
30 Mar 2022

di Paolo Bustaffa

Come papa Francesco auspica, allo stesso modo dev’essere pensato e proposto una diversa modalità di comunicare

 

Nei giorni scorsi su un quotidiano nazionale si leggeva: “I talk show sulla guerra sono uguali a quelli sulla pandemia: una noia mortale”. La critica è a modi e linguaggi di un comunicare mediatico più adatti a un incrociarsi di contrapposte opinioni che a un confronto di pensieri e conoscenze. Anche il protagonismo di conduttori e di ospiti è inteso un segno di fragilità comunicativa.

A quelli del talk show si possono aggiungere i toni degli annunci dei servizi televisivi dall’Ucraina. Non differiscono molto dagli annunci di una partita di calcio o uno spettacolo e così arrivano a stridere con le drammatiche narrazioni dei corrispondenti dalle città. non solo ucraine, dove si muore e si soffre.

Il protagonismo rischia di rispondere all’esigenza di riempire i tempi piuttosto che offrire occasioni di conoscenza e approfondimento. Le contrapposizioni entrano in campo accendendo un confronto fine a sé stesso. I servizi giornalistici che giungono dalla guerra si mescolano e finiscono per rimanere frammenti. Ci deve essere un modo diverso per accompagnare l’opinione pubblica nel leggere, giudicare ed esprimere un pensiero.

Come papa Francesco auspica “un modo diverso di governare il mondo non facendo vedere i denti” così deve essere pensato e proposto un modo diverso di comunicare.

È allora il tempo della responsabilità degli intellettuali, degli uomini e delle donne di pensiero, di coloro che attraverso la storia, l’arte, la musica, la poesia hanno acceso la cultura della pace e hanno spento la cultura dell’odio, della violenza, della guerra.

Grazie al loro ritorno, i media possono essere ancora i luoghi di una comunicazione capace di offrire contributi di conoscenza e di riflessione.

Un modo diverso di comunicare è possibile nel tempo del tutto e subito?

È questa un’antica questione che richiama il primato della coscienza di chi parla e di chi ascolta, di chi tramette le immagini e chi le guarda. È riassunta nel corsivo di un quotidiano nazionale: “I talk show sulla guerra sono uguali a quelli sulla pandemia: una noia mortale”.

La noia è un male che svuota l’uomo, è il sintomo dell’indifferenza alla violenza e alla menzogna, è un virus che infetta e indebolisce sempre più il desiderio di conoscere, di capire, di prendere la parola, di decidere. La lotta contro la noia non si vince con effetti speciali ma con una comunicazione pensata che susciti le domande, che accenda il desiderio di capire e approfondire, che suggerisca le direzioni per la ricerca della verità.

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Hic et Nunc

Diritti umani, Amnesty: “Slogan vuoti, false promesse e provvedimenti contro chi dissente”

Solo nel 2021, secondo il rapporto, in almeno 67 Stati su 154 (43%) sono state introdotte nuove norme che hanno inciso negativamente sulla libertà d’espressione, di associazione e di manifestazione pacifica

29 Mar 2022

di Patrizia Caiffa

“Gli Stati ad alto reddito hanno colluso coi giganti aziendali ingannando le persone con slogan vuoti e false promesse su un’equa ripresa dalla pandemia da Covid-19, in quello che è risultato uno dei più grandi tradimenti dei nostri tempi”. Le cause sono individuate nella “nociva avidità aziendale” e nel “brutale egoismo nazionale”. così come “nell’abbandono della sanità e di altre strutture pubbliche da parte dei governi”. Tutto ciò ha fatto precipitare il mondo in una “più profonda disuguaglianza e una maggiore instabilità”.   E’ un pesante j’accuse quello contenuto nel Rapporto 2021-2022 sulla situazione dei diritti umani nel mondo di Amnesty international (Infinito Edizioni).

Nuove norme contro il dissenso, la libertà di espressione e manifestazione. Nel 2021, secondo il rapporto, in almeno 67 Stati su 154 (43% di quelli esaminati) sono state introdotte nuove norme che hanno inciso negativamente sulla libertà d’espressione, di associazione e di manifestazione pacifica. Almeno 36 Stati degli Usa hanno approvato un’ottantina di provvedimenti per restringere la libertà di manifestazione mentre il governo del Regno Unito ha proposto una legge che penalizzerebbe gravemente la libertà di riunione pacifica, anche attraverso l’ampliamento dei poteri di polizia. Un uso eccessivo o non necessario della forza è stato usato durante le manifestazioni in almeno 85 Stati (55%). In 84 Stati sono stati imprigionati arbitrariamente attivisti e difensori dei diritti umani (54%). In 48 Stati (31%) migranti e rifugiati sono stati respinti attraverso i confini o rimpatriati illegalmente.

 Aumento della povertà, maggiore ingiustizia. “Il fallimento globale nella costruzione di una risposta altrettanto globale alla pandemia ha anche seminato il terreno per più grandi confitti e per una maggiore ingiustizia – ha affermato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International -. Aumento della povertà, insicurezza alimentare e strumentalizzazione della pandemia da parte dei governi per reprimere il dissenso e le proteste: ecco cosa è stato piantato nel 2021, annaffiato dal nazionalismo vaccinale e fertilizzato dall’avidità degli Stati più ricchi”.

Vaccini, “nazionalismo egoista e avidità delle aziende”. I successi delle campagne vaccinali, ad esempio, sono stati “compromessi dal nazionalismo egoista e dall’avidità delle aziende”. Perciò il 2021 si è chiuso con meno del 4% della popolazione degli Stati a basso reddito completamente vaccinata. Stati ricchi come quelli dell’Unione europea, il Regno Unito e gli Usa hanno fatto scorte di vaccini “oltre il necessario – si legge nel report – chiudendo gli occhi su Big Pharma che anteponeva i profitti alle persone attraverso il rifiuto di condividere la tecnologia che avrebbe consentito una maggiore distribuzione dei vaccini”. Nel 2021 Pfizer, BioNTech e Moderna hanno stimato profitti fino a 54 miliardi di dollari mentre fornivano meno del 2% della loro produzione agli Stati a basso reddito. L’Africa, ad esempio, con l’8% della popolazione vaccinata alla fine del 2021, ha  il tasso di vaccinazione più basso al mondo. Amnesty punta il dito anche sulle aziende proprietarie delle piattaforme social come Facebook, Instagram e Twitter, “terreno fertile per la disinformazione”.

I gruppi marginalizzati più colpiti dalla risposta alla pandemia.  Questa collusione  “tra giganti aziendali e governi occidentali” secondo Amnesty è stata preceduta “dal crollo di sistemi sanitari, economici e di assistenza sociale trascurati per decenni”. “Milioni di persone si sono trovate a non sapere come fare ad arrivare alla fine del mese, molte altre sono rimaste senza dimora, le bambine e i bambini hanno perso l’istruzione, la povertà è cresciuta”, ha commentato Callamard.

Conflitti, “spalancata la porta all’invasione dell’Ucraina”. Nel 2021 sono scoppiati o sono proseguiti conflitti in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Israele/Territori palestinesi occupati, Libia, Myanmar e Yemen, a fronte di una “vergognosa mancanza d’azione, costante paralisi degli organismi multilaterali e mancata assunzione di responsabilità delle potenze”, che “hanno contribuito a spalancare la porta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia”.

Politiche negative, norme restrittive e violazioni anche in Italia. “Politiche negative, norme restrittive e violazioni nei confronti delle persone più vulnerabili, delle minoranze, della società civile impegnata nella difesa di spazi di libertà e solidarietà” sono accadute anche in Italia nel 2021. Lo ha detto Ilaria Masinara, direttrice delle Campagne di Amnesty international Italia. Tra le categorie più colpite le persone in fuga da conflitti e povertà:  1.553 vittime nel Mediterraneo rispetto alle 999 dell’intero 2020. Il governo italiano ha continuato nella pratica di “esternalizzazione delle frontiere, appaltando la gestione ai guardiacoste libici con lo scopo di riportare i migranti in Libia, esponendoli a gravi violazioni dei diritti: a fine anno sono stati 32.425 i rifugiati e migranti catturati nel Mediterraneo centrale, la cifra più alta mai registrata”.  E’ proseguito inoltre l’accanimento giudiziario nei confronti della solidarietà, con misure amministrative, sanzioni penali e cause giudiziarie contro le Ong di ricerca e soccorso in mare. Preoccupazione viene espressa anche per le persone in carcere, sia per il sovraffollamento in un contesto di pandemia, sia per gli episodi di tortura e maltrattamenti.

Il diritto alla protesta, solidarietà con i movimenti popolari. A fronte della pessima azione di governi e multinazionali nel 2021 tanti popoli sono scesi in strada a protestare e reclamare diritti: in Colombia contro l’aumento delle tasse, in Russia nonostante gli arresti di massa e i procedimenti giudiziari, in India e nelle Americhe i contadini e i nativi:  “La resistenza, palpabile e tenace, dei movimenti popolari del mondo ci dà speranza – ha concluso Callamard -. Imperterriti e senza paura, da loro si leva una forte richiesta di un mondo più equo”. A questo proposito nelle prossime settimane Amnesty lancerà una campagna di solidarietà con i movimenti popolari per pretendere il rispetto del diritto di protesta.

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Ecclesia

Cei: “No a lavoro nero, morti bianche, capolarato e sfruttamento degli immigrati”

Roma, 5 aprile 2020: Domenica delle palme coronavirus Covid-19 - foto SIR/Marco Calvarese
29 Mar 2022

“Un Paese che cerca di risalire positivamente la china della crisi non può fondare la propria crescita economica sul quotidiano sacrificio di vite umane”. È il monito contenuto nel Messaggio della Cei per il 1° maggio, in cui si fa presente che “lo scenario che abbiamo davanti è drammatico: nel 2021 sono stati 1.221 i morti (dati Inail), cui si aggiungono quelli ignoti perché avvenuti nelle pieghe del lavoro in nero, un ambito sommerso in cui si moltiplicano inaccettabili tragedie”. “Siamo di fronte a un moderno idolo che continua a pretendere un intollerabile tributo di lacrime”, la denuncia dei vescovi italiani, che fanno notare come “tra i settori più colpiti ci sono l’industria, i servizi, l’edilizia e l’agricoltura”. “Ogni evento che si verifica è una sconfitta per la società nel suo complesso, ogni incidente mortale segna una lacerazione profonda sia in chi ne subisce gli effetti diretti, come la famiglia e i colleghi di lavoro, sia nell’opinione pubblica”, la tesi della Cei: “Non ci sono solo le morti: gli infortuni di diverse gravità esigono un’attenzione adeguata, così come le malattie professionali domandano tutela della salute e sicurezza. Ci sono interventi urgenti da attuare, agendo su vari fronti”. “La nostra coscienza è interpellata anche da quanti sono impegnati in lavori irregolari o svolti in condizioni non dignitose, a causa di sfruttamento, discriminazioni, caporalato, mancati diritti, ineguaglianze”, si legge ancora nel messaggio: “Il grido di questi nuovi poveri sale da un ampio scenario di umanità dove sussiste una violenza di natura economica, psicologica e fisica in cui le vittime sono soprattutto gli immigrati, lavoratori invisibili e privi di tutele, e le donne, ostaggi di un sistema che disincentiva la maternità e punisce la gravidanza col licenziamento”. “È ancora insufficiente e inadeguata la promozione della donna nell’ambito professionale”, l’appello: “A questa attenzione ci sollecita anche la figura di Armida Barelli, beatificata il 30 aprile a Milano: promosse numerose iniziative per la valorizzazione della donna. In tutte queste situazioni non solo il lavoro non è libero, né creativo, partecipativo e solidale, ma la persona vive nel costante rischio di vedere minata irrimediabilmente la sua salute e messa in pericolo la sua stessa esistenza”. “Anche il mercato del lavoro presenta falle consistenti che sono tra le cause delle cosiddette morti bianche”, il grido d’allarme della Cei: “La crescente precarizzazione costringe molti lavoratori a cambiare spesso mansione, contesto lavorativo e procedure, esponendoli a maggiori rischi. Spesso, inoltre, le mansioni più pericolose sono affidate a cooperative di servizi, con personale mal retribuito, poco formato, assunto con contratti di breve durata, costretto ad operare con ritmi e carichi di lavoro inadeguati, in una combinazione rovinosa che potenzia il rischio di errori fatali”.

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Ecclesia

Ancora un morto sul lavoro:
il cordoglio di mons. Filippo Santoro

29 Mar 2022

di Filippo Santoro

“Non dobbiamo abituarci, non possiamo accettare che un tale sacrificio diventi la norma”

Solo pochi giorni fa piangevamo il povero Massimo De Vita, abbiamo pregato per lui, per la sua famiglia, i suoi amici; abbiamo lanciato appelli per una rinnovata attenzione nei confronti dei lavoratori, della loro sicurezza, per un lavoro che fosse solo un’occasione di promozione della dignità umana e di promozione sociale.

Oggi siamo qui a piangere la perdita di un altro figlio di questa terra, un’altra giovane vita strappata.

Prego ed invito tutta la comunità ad unirsi a me, per Antony Turnone, per i suoi cari sconvolti da un dolore indicibile.

Prego anche per noi, perché non ci prendano lo scoramento, la disillusione, perché non cediamo al sentimento della fatalità: non si muore sul lavoro per fatalità, si muore per inosservanza delle norme di sicurezza, per la responsabilità di avrebbe dovuto e non ha controllato che fossero applicate.

Non dobbiamo abituarci, non possiamo accettare che un tale sacrificio diventi la norma come, leggendo gli impietosi numeri delle statistiche degli incidenti. potrebbe accadere.

 

 

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Otium

A Bologna, “Tocca a noi – Musica per la pace”,
il 5 aprile una maratona di musica e spettacolo
a sostegno di Save the children

29 Mar 2022

Andrà in scena martedì 5 aprile in Piazza Maggiore a Bologna “Tocca a noi – Musica per la pace”, una maratona di musica e spettacolo a ingresso gratuito per raccogliere fondi a sostegno di Save the children, per aiutare i bambini che stanno subendo le terribili conseguenze del conflitto in Ucraina. Una lunga maratona che vedrà alternarsi sul palco molti artisti italiani, che hanno deciso di unirsi per ricordare, ancora una volta, l’urgenza di fermare le violenze che da settimane colpiscono le bambine, i bambini, le donne e gli uomini dell’Ucraina e sensibilizzare giovani e meno giovani ad attività di dialogo e di cooperazione, di costruzione costante della pace nel mondo. Il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha accolto l’appello lanciato su Twitter da La Rappresentante di lista: “Un concertone per raccogliere fondi per i profughi e la popolazione colpita. Noi ci saremmo. Chi vorreste su quel palco? Colleghe, amici, musiciste, cantanti, facciamo qualcosa!”, rispondendo: “La Città di Bologna è a disposizione”. Saranno sul palco, tra gli altri, Brunori Sas, Diodato, Elisa, Elodie, Fast animals and slow kids, Gaia, Gianni Morandi, Noemi, Paolo Benvegnù, Rancore, The Zen circus. Presenta Andrea Delogu.

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Hic et Nunc

Papalia: Per i riti un “nuovo inizio” che coniuga passione e responsabilità

29 Mar 2022

di silvano Trevisani

L’attesa carica le aspettative. Quanto più si prolunga tanto maggiore è l’ansia. Capita così anche per le tradizioni popolari che accompagnano la Settimana Maggiore di Taranto che tornano, quest’anno, dopo due anni di interruzione. Un vuoto simile lo si è registrato solo nella Seconda Guerra mondiale e perciò è presente solo nella memoria dei meno giovani, e ora colmare quel vuoto dà quasi un senso di novità, anzi di nuovo inizio. Questa la sensazione che ha colto, in questi giorni successivi alla decisione comunicata dai vescovi pugliesi, anche Antonello Papalia, priore della Confraternita del Carmine che organizza la processione del Venerdì Santo, culmine della ritualità popolare che anche in questi giorni sta vivendo una serie di eventi preparativi, un po’ in tutta la diocesi. L’attesa fa guardare anche con un po’ d’ ansia il rischio che si possano verificare assembramenti, per via del covid ancora incombente.

Al priore del Carmine abbiamo rivolto alcune domande sulla ripresa dei riti popolari più amati dai tarantini.

Si torna dopo due anni di “vuoto”. Che sensazione cogli e quale attesa, sia tra i confratelli che nella gente di Taranto?

Dopo due anni torniamo nelle strade e io non nascondo che c’è molta attesa e che tra i confratelli la sensazione diffusa è quella di sentire quasi di essere tornati tutti “novizi”. Come se fosse per tutti un nuovo inizio. Data la mia età, non posso sapere cosa significò lo stop per la guerra ma credo che i sentimenti siano molto simili anche se le situazioni sono molto diverse. Insomma, è come se fossimo di fronte a un nuovo inizio. Nella stessa macchina organizzativa, cose che erano ben collaudate e che procedevano quasi in automatico, a distanza di due anni hanno delle sfumature diverse. Insomma, ci stiamo confrontando di fatto con una situazione di nuovo inizio. A me non dispiace pensarlo perché mi dà l’idea di una comunità viva, che non si ferma di fronte a difficoltà anche gravi, che ha atteso per anni e che si fa trovare pronta a questo nuovo inizio. E ho l’impressione che anche la comunità cittadina sia in grande attesa dei riti e, a chi paventa difficoltà o paure, sento di rispondere che la gente mi sembra molto attenta. Vedo che quando in città c’è movimento moltissimi usano la mascherina e il buon senso, anche in presenza di momenti di aggregazioni.

Pensa che anche voi possiate diffondere raccomandazioni efficaci sui comportamenti da tenere?

Assolutamente sì. Noi ci attiveremo molto in questo senso. In fondo veniamo da due anni di esperienza e ci portiamo appresso il dolore per tutti coloro che quest’anno i misteri non li vedranno, quindi penso che siamo tutti abbastanza sensibili. Anche nelle celebrazioni liturgiche che stiamo svolgendo in chiesa noto molta compostezza e attenzione, assieme al giusto timore da parte della gente.

Hai parlato di un “nuovo inizio” e forse qualche segno di novità c’è, perché quest’anno, ad esempio, terrete la gara per l’assegnazione dei Misteri in Concattedrale.

Ecco, proprio la gara in Concattedrale è legata a questa esigenza di spazi più ampi, di garantire maggiore serenità ed evitare contatti ravvicinati. La Concattedrale contiene circa 800 persone, uno spazio doppio rispetto alla Caserma Rossarol che ha una capienza di 400 persone. Questo ci consentirà di evitare calche. Per questo siamo molto grati al parroco che ci ha concesso l’utilizzo e all’arcivescovo che lo ha consentito,

Ci saranno altre innovazioni? Negli anni precedenti al covid avevate dato un’impronta culturale, con convegni e mostre.

Purtroppo quest’anno i tempi non ci sono stati perché gli eventi devono essere organizzati prima della Quaresima, se si vuole coinvolgere realtà anche molto lontane da noi. Ci auguriamo di poter riprendere quanto prima anche queste iniziative perché noi crediamo molto in questi aspetti culturali che vanno di pari passo alla crescita della fede. Danno completezza ai riti perché la vera innovazione è la comprensione di quello che facciamo. Se capiamo il significato profondo dei riti e se li leghiamo in maniera indissolubile ai momenti liturgici della morte e passione di Gesù, diamo un contributo di crescita autentica.

In questi anni è diminuita la richiesta di adesione di nuovi confratelli?

Sì, abbiamo avuto una leggera flessione in questi anni, siamo passati a una trentina di iscritti l’anno. Noi siamo molto severi nell’aggregazione, il corso di preparazione di nuovi confratelli dura un anno e si articola in 25/26 appuntamenti di formazione più un ritiro conclusivo nel quale si opera un discernimento. Alla fine il consiglio di amministrazione esprime con un voto la decisione di consentire o meno l’aggregazione. Soprattutto nel 2020 abbiamo avuto difficoltà tecniche all’organizzazione degli incontri, che naturalmente sono stati un po’ ballerini per via elle restrizioni. Ma non ci preoccupa perché si tratta di una flessione legata al momento storico che abbiamo vissuto. L’appeal dei riti e della confraternita sui giovani soprattutto sui giovanissimi rimane molto forte ed è quello che rincuora noi confratelli più grandi che ci sentiamo sicuri di passare un testimone in mani altrettanto sicure.

Quanti sono i confratelli attualmente iscritti.

Attualmente oltre 2.800 tra confratelli e consorelle.

 

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L'argomento

Mattarella: “Occorre fermare la guerra ora, subito!”

foto Ufficio per la stampa e la comunicazione della presidenza della Repubblica
29 Mar 2022

“Recuperare la pace, la sicurezza e il pieno rispetto del diritto internazionale”. Questa è la terza emergenza che si è ultimamente affiancata a quelle della “sconfitta definitiva, non ancora conseguita, della pandemia” e della “rispesa economica nell’ambito del Next Generation” evidenziata questa mattina dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando all’Università di Trieste per l’inaugurazione dell’anno accademico.
“Abbiamo dovuto assistere al riesplodere di aggressivi egoismi nazionali, alla moda di quanto non avveniva dall’Ottocento, nei secoli scorsi” con “un retrocedere della storia e della civiltà che mai avremmo immaginato possibile in questo inizio di millennio assistendo a vittime di ogni età, dai bambini agli anziani, a devastazioni di città e di campagne, ad un impoverimento del mondo”, ha osservato il Capo dello Stato, evidenziando che “non riusciamo pure a rinvenirvi una motivazione razionale” a questa guerra. “Le ragioni della convivenza umana pretendono che si ponga fine alle guerre, la pace è sempre doverosa e possibile”, ha scandito Mattarella, secondo cui “proprio per questo stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà all’aggressione nei confronti dell’Ucraina, con l’accoglienza dei profughi, con il sostegno concreto a chi resiste a difesa della propria terra contro un’invasione militare. E con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi pretende di imporre con la violenza delle armi le proprie scelte ad un altro Paese. Per frenare subito, per rendere insostenibile questo ritorno alla prepotenza della guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe ma produrrebbe una deriva angosciosa di conflitti che potrebbero non trovare limiti. Occorre fermarla ora, subito”. “Stiamo rispondendo – ha continuato – cercando con insistenza di proporre dialogo e trattative per chiudere la guerra immediatamente, per ritirare le forze di invasione, per trovare soluzioni politiche, pronti a contribuire a perseguirle non appena si aprissero spiragli di disponibilità”.
Il presidente ha anche ricordato che “in questo Ateneo vi sono numerosi studenti ucraini, bene accolti da questa Università e a cui va il pensiero particolarmente intenso in questo periodo, in queste settimane”. Da Mattarella il pensiero all’Ucraina, “Paese così amico, nella drammatica condizione che sta attraversando” a causa di una invasione “inattesa perché imprevedibile”.

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