Editoriale

La “consegna” di san Cataldo e gli impegni per la città

09 Mag 2022

di Silvano Trevisani

La consegna della statua del patrono san Cataldo dal capitolo metropolitano agli amministratori della città, al di là del contenuto simbolico, segna un “patto” tra la Chiesa e la comunità che, attraverso i suoi rappresentanti, assume in pieno la responsabilità di indicare alla cittadinanza un modello. Il santo patrono, infatti, nella storia della Chiesa non è solo il rappresentante di una identità e il “curatore” presso Dio degli “interessi” spirituali e anche materiali come intercessore, ma è un modello scelto da imitare, da indicare e consolidare continuamente, nella storia e nella quotidianità.

E proprio in questa dimensione l’arcivescovo Filippo Santoro ha voluto rappresentare, nella cerimonia del “Pregge”, ovvero della consegna della statua alla città per gli annuali festeggiamenti, i significati profondi che questa cerimonia rappresenta. Che non è una consuetudine esclusiva di Taranto, ma che in poche città come Taranto conserva il fascino di un’annuale riscoperta, e che affonda le sue radici nella missione stessa della Chiesa, rivolta costantemente al mondo interno a sé, a rappresentare, a consolidare la propria presenza in un rapporto di collaborazione.

Per questo, nel suo discorso rivolto formalmente al commissario prefettizio, ma attraverso lui a tutti i cittadini di Taranto, monsignor Santoro ha voluto in primo luogo additare Cataldo come un uomo di Dio aperto all’accoglienza, pellegrino e testimone egli stesso dei disegni della Provvidenza che interviene nella storia della Chiesa per “aggiustarne il tiro”, e in secondo luogo desumere da questo assunto i significati che, oggi come ieri, il passaggio di Cataldo nelle nostre terre rappresenta e indica: il patto di amicizia che la consegna rappresenta, impegna la città, i suoi rappresentanti e in particolare coloro che saranno chiamati a governarla nei prossimi anni, a perseguire realmente il “bene comune”, manifestando le corrette intenzioni già in una campagna elettorale corretta e responsabile e poi impegnandosi ad avere una specchiata condotta di vita, per servire questa città e non per servirsene.

“L’intercessione del nostro santo – ha posi sottolineato con parole chiarissime l’arcivescovo – aiuti la nostra città in un’opera di profondo rinnovamento in cui al centro ci sia la dignità della persona e la cura della casa comune. Che l’auspicata crescita economica non avvenga a scapito della sostenibilità ambientale”. Per questo, ha precisato con parole chiare e ricche di significato: “L’invito alla festa non è l’invito all’evasione ma alla speranza certa!”

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