Politica italiana

Ballottaggi: Barulli, ultimo sindaco 5Stelle, spiega a ND la sua riconferma a Mottola

27 Giu 2022

di Silvano Trevisani

Il completamento del turno elettorale con i ballottaggi di Castellaneta, Mottola e Palagiano dà almeno tre chiare “sentenze” sulla situazione politica della nostra provincia: la prima è il consolidamento del primato del centrosinistra, dopo le affermazioni piuttosto nette di Taranto e Martina Franca, con il centrodestra che “conserva” soltanto Sava. Castellaneta, roccaforte del centrodestra, il cui candidato, Alfredo Cellamare, non era stato eletto al primo turno per poche decine di voti, sterza bruscamente a sinistra, consegnando a sorpresa la poltrona di sindaco a Gianbattista Di Pippa che al primo turno aveva solo il 36%! Palagiano ha riconfermato l’uscente Domiziano Lasigna, sorretto da una coalizione di liste civiche, che ha avuto la meglio sul candidato del centrosinistra, Rotolo, mentre era stato escluso dal ballottaggio Borracci del centrodestra.

La seconda sentenza, anche questa piuttosto inoppugnabile, è la conclusione del “ciclo” di Giovanni Gugliotti, giovane e ambizioso presidente della Provincia di Taranto, già sindaco di centrodestra proprio di Castellaneta, cui oggi mancherebbero decisamente i numeri per essere riconfermato alla guida di un ente che, depotenziato dal governo Monti senza essere però cancellato, mantiene comunque un fetta di competenze appetibili.

La terza, e forse più singolare “sentenza” emersa dal voto è la riconsegna al Movimento 5Stelle della poltrona di primo cittadino di Mottola, unica città sopra i 15.000 abitanti tra quelle andate alle urne, che sarà guidata da un suo esponente, quel Gianpiero Barulli che era comunque il sindaco uscente. Una riconferma che fa, comunque, di Mottola un caso nazionale, dopo la debacle del movimento fondato da Beppe Grillo, alle amministrative alle quali, a onor del vero, non aveva mai brillato. Trentasei anni, laureato in scienze giuridiche, fermo sostenitore del movimento, Gianpiero Barulli, fresco di riconferma, ha accettato di rispondere alle nostre domande:

Si aspettava la rielezione?

Dopo i risultati del primo turno ero abbastanza tranquillo e confidavo nella rielezione. Essendo il candidato più suffragato con circa 3.000 voti, ho capito che la gente di Mottola aveva apprezzato il lavoro fatto in questi anni.

Se dovesse analizzare i fattori premianti del quinquennio amministrativo che si è chiuso, quali crede abbiano portato alla sua vittoria?

Credo che la gente abbia apprezzato, del mio operato, il fatto di essere diventato un punto di riferimento per la città, la disponibilità costante all’incontro e al confronto e poi anche l’attività svolta e che è sotto gli occhi di tutti, a partire dai tanti cantieri che sono partiti e che si sono realizzati.

Come si sente ad essere rimasto un po’ l’unico sindaco pentastellato? E rifarebbe la scelta di candidarsi per il movimento?

Rifarei la scelta senza dubbio. Siamo ancora coerenti e abbiamo a cuore i valori originari che furono alla base della nascita del movimento, al di là delle scelte poi compiute a livello nazionale e delle vicende anche recenti. Ma è indubbio che un peso determinante lo hanno anche i comportamenti personali e la coerenza espressa, sia a livello nazionale che a livello locale.

Ma ritiene che il movimento abbia ancora un futuro, anche dopo questa debacle e dopo la scissione? E a quali condizioni?

Un futuro lo può avere, a condizione che le battaglie ideologiche storiche che sono alla base della sua nascita riprendano vigore e tornino al centro dell’attività politica. Solo così possiamo riuscire a risalire.

Come valuta l’affermazione del centrosinistra a Castellaneta, pensa che sia la conclusione del ciclo espresso dal sindaco Gugliotti o crede che ogni comunità abbia una storia a sé.

Non posso esprimere valutazioni su ciò che accade nelle altre realtà, penso che ogni amministrazione si distingua per la capacità della propria squadra, al di là delle bandiere e degli schieramenti che l’hanno prodotta.

La sua squadra sarà formata sulla base di quella che ha amministrato Mottola nel quinquennio precedente?

Sì, ci saranno delle riconferme ma ci saranno sicuramente anche dei nomi nuovi.

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Francesco

Papa Francesco alle famiglie: “La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi!”

foto Vatican media/Sir
27 Giu 2022

“Care famiglie, anche voi siete invitate a non avere altre priorità, a ‘non volgervi indietro’, cioè a non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato. Quando Gesù chiama, anche al matrimonio e alla famiglia, chiede di guardare avanti e sempre ci precede nel cammino, sempre ci precede nell’amore e nel servizio. Chi lo segue non rimane deluso!”. Lo ha detto il Papa nella parte finale dell’omelia della messa per il X Incontro mondiale delle famiglie. “L’amore che vivete tra voi sia sempre aperto, estroverso, capace di ‘toccare’ i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare – ha concluso Francesco -, si purifica e si rafforza quando viene donato. La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è in voi! La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie”.

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Nel mondo

Omicidio suor Luisa Dell’Orto – Cappellini (Avsi Port-au-Prince): “Ha dato tutto, fino alla fine, consapevolmente”

Fiammetta Cappellini, referente dell’Avsi a Port-au-Prince, capitale di Haiti, conosceva bene suor Luisa Dell’Orto, la sessantacinquenne piccola sorella del Vangelo originaria di Lomagna, in provincia di Lecco, morta sabato in ospedale, a causa delle ferite riportate in un’aggressione armata avvenuta nella mattinata. Una delle tante che insanguinano il Paese

foto: Piccole sorelle del Vangelo
27 Giu 2022

di Bruno Desidera

“Ha dato tutto, fino in fondo, fino alla fine, anche la sua stessa vita e ciò è stato frutto di una scelta consapevole. Suor Luisa non era certo una sprovveduta, aveva piena consapevolezza della situazione di Haiti”. Parla con emozione, commozione e preoccupazione, Fiammetta Cappellini, referente dell’Avsi a Port-au-Prince, capitale di Haiti, usando parole simili a quelle pronunciate, dopo l’angelus, da papa Francesco (“Suor Luisa ha fatto della sua vita un dono per gli altri fino al martirio”). Conosceva bene suor Luisa Dell’Orto, la sessantacinquenne piccola sorella del Vangelo originaria di Lomagna, in provincia di Lecco, morta sabato in ospedale, a causa delle ferite riportate in un’aggressione armata avvenuta nella mattinata. Una delle tante che insanguinano il Paese.

L’angelo dei bambini di strada

E chi non la conosceva, del resto, a Port-au-Prince? Era la factotum di Kay Chal, “Casa Carlo”, che in un poverissimo sobborgo della capitale accoglie i bambini di strada. Era il loro angelo, fin da quando era giunta nel Paese caraibico, nel 2002. Dopo il terribile terremoto del 2010 la struttura era stata ricostruita e potenziata, grazie all’aiuto della Conferenza episcopale italiana. Suor Luisa aveva seguito in prima persona il restauro e, dopo la sua riapertura, di fatto la coordinava. Ma era ben inserita nella Chiesa haitiana, e insegnava Filosofia nel seminario “Notre Dame” dell’arcidiocesi e al Cesades (Centro salesiano d’insegnamento superiore). “Qualche mese fa – racconta Fiammetta Cappellini –, ci eravamo parlate, chiedendoci: vale ancora la pena di continuare a stare qui, in un Paese alla deriva e in preda alla violenza? Vale la pena di andare avanti? Leo mi aveva risposto che sì, aveva un senso. ‘Questo Paese ha bisogno di noi’, mi aveva detto. Mi spiegava che bisognava ‘restare a fianco della gente’, e che le persone più povere, la loro risposta, erano la conferma di tale impegno. Non ha mai vacillato, eppure vedeva la spirale di violenza in cui Haiti era sempre più avvolto.

Era fatta così, energica, a volte poteva sembrare sbrigativa o burbera. Ma, appunto, la sua era una scelta consapevole dei rischi. Per me, per noi, è un momento davvero terribile e ci manca già moltissimo. Non è facile andare avanti, è proprio un dramma”.

“L’ho conosciuta bene – ha continuato la referente dell’Avsi -, è stata una delle persone che mi hanno accolto e introdotto, quando sono arrivata qui. Era molto conosciuta e apprezzata. ‘Casa Carlo’ sorge in un quartiere poverissimo, afflitto da numerosi problemi sociali”.

Incognite sulle cause dell’aggressione. Come hanno riportato gli organi d’informazione, la religiosa è stata vittima di un’aggressione armata nella periferia della capitale Port-au-Prince, nella zona Delmas 19, dov’era di passaggio. Gravemente ferita, è stata portata d’urgenza all’ospedale Bernard Mevs, dove si è spenta poco dopo. Si è parlato un tentativo di rapina degenerato. “Ma ci sono molte incognite, da quanto ho appreso di è trattato di un attacco armato molto rapido. Difficile dire se l’intento fosse quello della rapina o del rapimento. Di certo, la cosa è successa in pieno giorno, in una zona molto frequentata. Si è trattato di un fatto decisamente grave”. E rivelatore di cosa, sempre più, Haiti stia diventando. “I rapimenti qui sono all’ordine del giorno, decine al mese, solo a Port-au-Prince. Parlo di cifre ufficiali. E molti altri ancora, probabilmente non sono neppure denunciati. Difficile parlare di violenza cronica, piuttosto di deve parlare di escalation, iniziata nel 2018. Una realtà sempre più grave, ogni mese che passa. Oggi, ad Haiti, la situazione della violenza è decisamente più grave rispetto a un anno fa. E riguarda tutte le fasce della popolazione”. Un piano inclinato, insomma, una tragica deriva nel vuoto delle Istituzioni, senza che accada nulla che sembri in grado di invertire la tendenza.

“Recentemente – conclude Cappellini – al Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata affrontata la questione di Haiti ed è stata manifestata la disponibilità a inviare un contingente internazionale. Ma l’offerta è stata rifiutata dal Governo, che ha chiesto solo un supporto tecnico per le forze di polizia. Invece, l’impressione, anche a livello internazionale, è che la situazione sia fuori controllo e che la presenza di soldati sia necessaria”.

Le reazioni ecclesiali. La morte di suor Luisa Dell’Orto, come accennato, ha provocato una forte impressione a livello ecclesiale. Una nota della Cancelleria dell’arcidiocesi di Port-au-Prince afferma che l’arcivescovo, mons. Max Leroy Mésidor esprime “la vicinanza della nostra Chiesa particolare alla comunità delle Piccole sorelle del Vangelo. Affida alla preghiera di tutto il popolo di Dio l’anima della compianta suor Luisa Dell’Orto. Che il cuore immacolato di Maria sia nostro rifugio e nostro aiuto per vivere questi tempi difficili, nella speranza di un domani di pace, per la cui realizzazione devono lavorare ardentemente tutti gli uomini e le donne di buona volontà”.

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Sport

L’imprevedibilità, l’ultima scoperta della fuoriclasse Benedetta Pilato

27 Giu 2022

di Paolo Arrivo

Ci eravamo lasciati alla straordinaria impresa di Benny nei 100 rana. Un oro tanto entusiasmante quanto sorprendente perché conquistato, ai Mondiali di Budapest 2022, in quella che non viene considerata la specialità di Benedetta Pilato. È poi arrivata la medaglia d’argento nella seconda finale. Tanto si è detto e scritto su questa gara: alla gioia si è aggiunta una punta di amarezza per l’oro sfumato. Mancato di un niente, nella prova che le è più congeniale, i 50 metri rana, dove detiene il record mondiale (29”30). Lo ha confidato la stessa atleta, che alla vigilia si sentiva stanca. La stanchezza si accumula in una stagione, durante l’anno, e può pesare: ricordiamo che, diversamente da altre sue avversarie, oltre a gareggiare e ad allenarsi, la tarantina di diciassette anni riempie d’altro le sue giornate – studia al liceo e con ottimi risultati. Noi l’abbiamo vista tesa, tirata in volto prima che si buttasse in vasca. La partenza non è stata delle migliori ma, se avesse avuto più “campo”, avrebbe rimontato la lituana Ruta Meilutyte. Il bilancio di questa esperienza ai Mondiali è eccellente. Ad una lettura extra numerica, infatti, al di là dei tempi fatti registrare, si potrebbe dire che l’atleta ha scoperto di possedere un’altra qualità: l’imprevedibilità. Quella dote che contraddistingue i Grandi. La capacità di sorprendere, nel bene e nel male, per non tediare, se stessi e gli altri. Perché alla lunga anche i record possono stancare. Il risultato può svuotarsi di senso, se non di significato. L’imprevedibilità consacra tra i Grandi Benedetta Pilato. È quell’arma in più da annoverare nel suo bagaglio, da custodire, e da utilizzare al momento opportuno, in modo da spiazzare anche le sue avversarie. D’altro canto la capacità di steccare è stimolo per continuare a migliorarsi, come ha fatto la stessa Benny nel percorso che l’ha portata all’ultimo oro, dopo la delusione delle Olimpiadi di Tokyo, lo scorso anno. O ancora, è l’espediente utilizzato dai fuoriclasse per sentirsi più vicini a quegli atleti che fanno tanti sacrifici ma non vincono mai.

BOTTINO MONDIALE. Le medaglie di Benedetta Pilato fanno il paio con le altre conquistate dall’Italia alla 19esima edizione dei Campionati mondiali di nuoto. Un risultato già straordinario. Ha impressionato in particolare l’impresa titanica di Gregorio Paltrinieri che, dominando la gara dei 1500, ha realizzato il nuovo record europeo. Lo Squalo si è andato a prendere poi anche un bronzo nella staffetta mista 4×1500. Ci sarà da divertirsi ancora, a quanto pare: la competizione che riaccende i riflettori sulle discipline acquatiche (nuoto, nuoto di fondo, nuoto artistico, tuffi e pallanuoto) si chiuderà il 3 luglio.

IL MEDAGLIERE AGGIORNATO. Conduce gli Stati Uniti. Segue l’Italia con 7 ori, 4 argenti e 7 bronzi. Al terzo posto l’Australia. Chiudono la Spagna e il Sudafrica, ferme ad un bronzo. Va ricordato che a questa competizione non hanno preso parte la Russia e la Bielorussia: così ha voluto la Federazione internazionale del nuoto (Fina), per i noti fatti legati alla guerra in Ucraina.

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Editoriale

Se dietro l’angolo c’è Putin allora …

Foto ANSA/SIR
27 Giu 2022

di Emanuele Carrieri

Tanti italiani, europei, occidentali non sono assuefatti e continuano a essere preoccupati per lo sterminio in atto in Ucraina. Va usata la parola sterminio perché quando si demoliscono intere città a colpi di artiglieria, quando migliaia di civili inermi vengono massacrati e torturati prima di essere uccisi, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abbandonare le proprie case e le proprie borgate e centinaia di migliaia di altre sono deportate in improbabili luoghi di rieducazione, solamente di sterminio si tratta. Eppure c’è un altro pezzo di italiani, europei e occidentali che guarda questa immensa tragedia con un fare a metà strada fra il distaccato e l’infastidito. La guerra in Ucraina? Meglio là che qua. Putin e Zelensky? Chiudeteli in una stanza e fateli uscire quando avranno concordato. Ma i russi sono degli assassini, dei carnefici? Sarà, forse, però a forza di sentirsi abbaiare sotto casa, la pazienza scappa. Il numero di questi italiani, europei e occidentali, inutile nasconderlo, cresce a vista d’occhio. E la ragione principale di ciò si chiama inflazione. Si chiama rischio di carestia mondiale. Si chiama aumento della e delle povertà, rischio di conflitto nucleare. In una parola, si chiama paura. Una paura non certo ingiustificata. Attaccando e distruggendo l’Ucraina, Putin ha inteso e intende fare proprio questo: mettere paura. Minaccia dopo minaccia, ricatto dopo ricatto, obbligarci ad abdicare alle regole nel cui perimetro e al riparo delle quali siamo nati, cresciuti e vissuti e che, secondo lui, non dovranno essere più stabilite a Washington, a Londra, a Parigi, a Berlino, a Roma o a Bruxelles, ma a Mosca. Lo ha detto e ripetuto fino alla noia lui stesso, l’ultima volta parlando alle giovani leve dell’Armata destinata nei suoi folli piani a disseppellire l’impero sovietico. La domanda allora è: Putin può uscirne in piedi da questo conflitto solamente in apparenza contro l’Ucraina, ma in realtà contro l’Europa e l’Occidente? La risposta? Certo! Ma se vince lui, sarà il caos. E tutti, compresi i filo russi, di ogni genere, varietà e colore, diventeremo frammento di un mondo in cui le controversie internazionali si risolvono a suon di missili e di colpi di cannone. Un mondo in cui ai dittatori è permesso impoverire di energia gli stati regolari compratori. Un mondo in cui, come naturale conseguenza degli analoghi blocchi illegali imposti anche alla libera circolazione di beni essenziali a partire dal cibo, la corsa dei prezzi non troverà più argini e le carestie e la fame dilagheranno, spingendo verso le nostre coste masse sempre più grandi e incontrollabili di disperati. Un mondo in cui parlare di sovranità e di sovranismo farà soltanto ridere, dato che l’unica sovranità che conterà sarà quella dei regimi militarmente più forti e privi di scrupoli. Un mondo in cui le ormai eterne campagne elettorali saranno dominate da chi inoltra notizie false o provocatorie e la libertà di informazione sarà rimpiazzata da un eterno dibattito televisivo popolato solo di squallide e chiassose controfigure. E per finire un mondo in cui l’impiego di armi nucleari tattiche, capaci cioè di distruggere ogni cosa in un raggio limitato, sarà giudicato un crimine, tutto sommato, tollerabile, mentre verrà meno ogni restante freno alla fabbricazione e allo schieramento di quelle strategiche in grado già oggi di raggiungere e dissolvere in un attimo qualsiasi metropoli mondiale. Questo, per chi non se ne fosse ancora reso conto, è il mondo pericoloso, instabile e a rischio permanente di implodere su sé stesso in cui vuole condurci Putin. Un mondo di cui la guerra in Ucraina rappresenta solo l’allucinante prologo, anche se le prove generali si erano già tenute nel 2008, in Georgia, e, sei anni più tardi, nella stessa Ucraina con l’annessione, anch’essa forzata, della Crimea. Tutto il resto è solamente parte di una ormai ventennale campagna propagandistica che ha del tutto contaminato e avvelenato, rovesciando rubli a volontà e sfruttando il web, le falde acquifere delle nostre stesse democrazie. Fino a fare offuscare, per ritornare al punto di partenza, le menti e le coscienze di molti italiani, europei e occidentali. A questo punto la domanda sorge spontanea: compete o competerebbe alla politica reagire e informare con onestà la opinione pubblica della minaccia mortale che ci sovrasta? Invece, la sola cosa che sembra preoccupare molto i nostri politici sono le elezioni del prossimo anno. L’unica voce fuori dal coro, il solo a distinguersi è stato proprio il più impolitico di tutti e cioè Mario Draghi. Forse, l’unico, l’ultimo vero politico rimasto nel panorama nazionale. Va riletto un passaggio del suo intervento, nei giorni scorsi, a Montecitorio. “C’è una fondamentale differenza tra due punti di vista. In base al primo punto di vista, che è quello mio sostanzialmente, l’Ucraina si deve difendere. Le sanzioni, l’invio di armi servono a questo. L’altro punto di vista è diverso: l’Ucraina non si deve difendere, non dobbiamo fare le sanzioni e non dobbiamo mandare le armi. La Russia è troppo forte, perché combatterla. Lasciamola entrare, lasciamo che l’Ucraina si sottometta, dopotutto cosa vogliono questi!” In queste parole, è racchiusa tutta la essenza del dramma epocale che stiamo vivendo tutti, nessuno escluso. Si può anche maledire di esserci finiti dentro. Il problema autentico è un altro. Non sarà certo schierandoci con gli aggressori e voltando le spalle agli aggrediti che potremo saltarne fuori incolumi.

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Francesco

La domenica del papa – “Cristiani decisi, non “all’acqua di rose”

foto Vatican media/Sir
27 Giu 2022

di Fabio Zavattaro

Gesù “prende la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. L’evangelista Luca ci chiede di riflettere, con questa frase, su alcuni elementi: innanzitutto la decisione – ferma decisione – di iniziare un viaggio, cioè un cammino, che non significa itinerario turistico, ma piuttosto itinerario che metterà alla prova volontà e resistenza, speranze e attese, difficoltà e timori. E poi la meta: Gerusalemme. Allora ecco la domanda di fondo: come seguire Gesù. L’andare a Gerusalemme del Signore segna una vera svolta: è una “ferma decisione” e dunque è radicale e totale, non ammette ritardi. Chi rinuncia a tutto per seguire Gesù, ricordava Benedetto XVI nel giugno del 2010, “entra in una nuova dimensione di libertà”. Gesù sa, afferma papa Francesco all’Angelus, che a “Gerusalemme lo attendono il rifiuto e la morte; sa che dovrà soffrire molto, e ciò esige una ferma decisione”. Ma non si tira indietro e inizia il suo viaggio verso la città santa. Seguirlo, dunque, non ammette ritardi: “nessuno che mette mano all’aratro e poi si volta indietro è adatto per il regno di Dio” dice il Signore a chi gli chiedeva di lasciargli il tempo di andare a congedarsi “da quelli di casa” prima di seguirlo.

C’è anche il rifiuto, il villaggio dei samaritani che non accolgono Gesù. Giacomo e Giovanni vorrebbero punire gli abitanti – “che scenda un fuoco dal cielo e li consumi” – ma il fuoco che il Signore vuole “è un altro, è l’amore misericordioso del Padre. E per far crescere questo fuoco – dice il vescovo di Roma – ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole spirito penitenziale”. Anche noi, quando troviamo una porta chiusa, siamo tentati dalla rabbia, minacciamo castighi celesti: “Gesù invece percorre un’altra via, non la via della rabbia, ma quella della ferma decisione di andare avanti, che, lungi dal tradursi in durezza, implica calma, pazienza, longanimità, senza tuttavia minimamente allentare l’impegno nel fare il bene”. Come leggiamo in Luca, di fronte al rifiuto Gesù si mise “in cammino verso un altro villaggio”. Ciò che conta davvero è la meta: Gerusalemme. Ce lo ricorda anche l’anonimo estensore della lettera A Diogneto, quando scrive che i cristiani sono cittadini delle due Gerusalemme: “dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi”.

È impegnativo, esigente, il seguimi che Gesù chiede; cristiani decisi, non “cristiani all’acqua di rose”. Così Francesco chiede un esame di coscienza: come ci comportiamo di fronte alle chiusure, alle contrarietà? “Ci rivolgiamo al Signore, gli chiediamo la sua fermezza nel fare il bene? Oppure cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo? Quante volte, più o meno consapevolmente, cerchiamo gli applausi, l’approvazione altrui? Facciamo quella cosa per gli applausi?”

Francesco ci ricorda, dunque, che la strada è un’altra: fare il bene e non cercare applausi: “a volte pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza”.

Il Signore, invece, propone una nuova forma di libertà, ricordava Benedetto XVI, che consiste “nell’essere a servizio gli uni degli altri”. Il cristiano è chiamato alla libertà: “libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti”. E papa Francesco invita a chiedere a Gesù “la forza di essere come lui, di seguirlo con ferma decisione in questa strada di servizio. Di non essere vendicativi, di non essere intolleranti quando si presentano difficoltà, quando ci spendiamo per il bene e gli altri non lo capiscono, anzi, quando ci squalificano. No, silenzio e avanti”.

Anche in questa domenica il pensiero del papa va nei luoghi di sofferenza: l’Ecuador, dove chiede di abbandonare “violenza e posizioni estreme” e aprirsi al dialogo e alla pace. Haiti, la morte della Piccola sorella di Charles de Foucauld, suor Luisa Dell’Orto. E naturalmente l’Ucraina, dove “continuano i bombardamenti, che causano morti, distruzione e sofferenze per la popolazione. Per favore, non dimentichiamo questo popolo”.

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Diocesi

I solenni festeggiamenti estivi di San Martino e Santa Comasia, a Martina Franca

foto basilicasanmartino.org
27 Giu 2022

La basilica di San Martino, in occasione dei solenni festeggiamenti estivi di San Martino e Santa Comasia, patroni di Martina Franca, rende noto il fitto programma che si svilupperà da domenica 3 a lunedì 11 luglio

In preparazione alla festa: 4 – 8 luglio

La fede dei Padri

Domenica 3 luglio: sante messe alle ore 8.30 – 11 – 19 e 21.

(durante la santa messa delle 19 ci sarà la benedizione dei portatori)

Lunedì 4: Giorno della Memoria:

Ore 19: santa messa presieduta da don Eligio Grimaldi, arciprete della Insigne Collegiata di Grottaglie – anima la celebrazione l’Azione Cattolica vicariale

Ore 20.30: piazzetta Stabile – presentazione dell’Archivio storico della Basilica, a cura della dott.ssa Cristina Ancona, direttrice della biblioteca della basilica “Arcivescovo Margiotta”

Martedì 5: Giorno della Riconoscenza:

Ore 19: santa messa, presieduta da p. Francesco D’Aquarica, m.c, nel 61° di ordinazione sacerdotaleanimano la celebrazione i gruppi Agesci di Martina Franca

Ore 20: concerto del Coro dell’arcidiocesi di Taranto diretto dal m° don Fabio Massimillo

Mercoledì 6: Giorno della Lode

Ore 19: santa messa, presieduta da mons. Claudio Palumbo, vescovo di Trivento (Molise)   – partecipano le religiose della vicaria

Ore 20: «Ricordatevi dei vostri capi»: «I sacerdoti martinesi dal 1835 ad oggi….» – presentazione del volume “Venite, benedetti del Padre mio” a cura di don Andrea Casarano,direttore dell’Archivio storico diocesano – interviene il Gruppo Umanesimo della Pietra

Giovedì 7: Giorno della Parola

Ore 19: santa messa, presieduta da don Diego Semeraro, parroco della Santa Famiglia in Martina Franca, nel 50° di parrocato – partecipano i catechisti della vicaria

Ore 21: «Luce Nella Notte» – adorazione eucaristica e Sacramento della riconciliazione

Venerdì 8: Giorno della Gratitudine

Ore 19 santa messa, presieduta da mons. Alessandro Greco, vicario generale dell’arcidiocesi di Taranto, nel 50° di ordinazione sacerdotale – partecipano le confraternite della vicaria.

Ore 20.00: esposizione delle statue dei Santi Patroni

Cerimonia di consegna del Sigillo martiniano

La gioia della festa: 9 – 10 – 11

Sabato 9: Giorno della Carità – “Aggiungi un posto a tavola” – pranzo a domicilio per alcune famiglie. In collaborazione con le Caritas parrocchiali.

Ore 18.30: santa messa, presieduta da mons. Carmelo Pellegrino, promotore di Giustizia della Fede della Congregazione delle cause dei santi – Roma, nel 25° di ordinazione sacerdotale -partecipano le Caritas parrocchiali.

Ore 19.30: corteo civico, guidato dal sindaco della Città di Martina Franca e dall’amministrazione comunale con le autorità civili e militari.

Accompagna il corteo il Gran Concerto bandistico Città di Rutigliano

Ore 20: Offerta dei ceri, da parte dell’amministrazione comunale e discorso del sindaco, alla presenza mons. Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto. Benedizione alla Città.

Ore 21: p.zza XX Settembre, Gran Concerto Bandistico Città di Rutigliano, diretto dal m° Gaetano Cellamara.

Ore 23: santa messa, apertura straordinaria del Museo della Basilica per la “Notte bianca martiniana”

Domenica 10: Solennità di San Martino e Santa Comasia

sante messe 7.30 – 9.00 – 11.00 -18.30 – 21.30

(alle ore 11, Solenne Pontificale presieduto da mons. Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto, nel 50° di ordinazione sacerdotale)

Ore 19,30 Processione con le statue dei Santi Patroni: Piazza Plebiscito, via Garibaldi, via Umberto I°, via Pegolesi, via Donizetti, Piazza Mario Pagano, Via Rossini, via Mercadante, via Paisiello, corso Italia, piazza XX Settembre, piazza Roma, corso Vittorio Emanuele, Piazza Plebiscito, sagrato della Basilica. Partecipano Autorità religiose, civili, associazioni religiose e civili.

Accompagnano la processione dei Santi Patroni l’ass. musicale “Armonie d’Itria” di Martina Franca e banda Città di Francavilla Fontana.

Le statue dei Patroni sono portate a spalla da giovani, adulti, uomini e donne. Una gara di affetto, di devozione e di festa.

21.30: santa messa, al rientro della processione.

22.30: p.za XX Settembre, Gran Concerto bandistico Città di Francavilla, diretto dal m° Ermir Krantja

23,30: Spettacolo pirotecnico in Valle d’Itria, a cura di Itria Fireworks

Lunedì 11: Giorno del Ringraziamento

ore 19: santa messa, presieduta da mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo metropolita di Potenza, nel 50° di ordinazione sacerdotale – animano la celebrazione il Terz’Ordine carmelitano e il Terz’Ordine francescano.

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Diocesi

A Martina Franca, l’incontro delle famiglie della nostra diocesi

26 Giu 2022

A Roma, in questi giorni, papa Francesco ha invitato le famiglie del mondo a riflettere sul dono ricevuto con il sacramento e sulla vocazione del matrimonio “via di santità”, in occasione del X Incontro mondiale delle famiglie.

Anche le famiglie e i fidanzati che si preparano al sacramento del matrimonio della nostra diocesi che non hanno potuto raggiungere la capitale si sono incontrati, giovedì 23 giugno sera nella chiesa di Sant’Antonio di Martina Franca, intorno al Santissimo Sacramento per rispondere all’invito del Santo Padre.

“È stato un momento d’intensa preghiera, di meditazione e di comunione familiare come stile di comunione nella Chiesa – hanno affermato Elvira e Antonio Demilito, responsabili dell’ufficio per la pastorale della Famiglia della diocesi tarantina. – Ogni momento vissuto ha abbracciato tutte le tappe della vita familiare, la quotidianità, la fatica e la gioia ma con quell’Amoris Laetitia che contraddistingue l’essere famiglia, un amore che deve straripare in un impegno pastorale e sociale.

Quest’’incontro ha risvegliato in noi la speranza di proseguire un cammino insieme partendo dalla realtà quotidiana di ogni famiglia e di metterci sempre più in loro ascolto. Mettendo sempre al centro della nostra esistenza la fede nel Signore che abita le nostre case e la nostra vita.

Quest’esperienza ha lasciato in noi il desiderio e l’impegno di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che “riempie il cuore e la vita intera”.

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L'argomento

Melucci nomina i primi assessori comunali del suo secondo mandato

25 Giu 2022

di Marina Luzzi

Nella tarda mattinata di oggi sono state formalizzate le nomine dei primi assessori che vanno a comporre la giunta comunale del secondo mandato del sindaco Melucci. Una composizione che tiene conto dei voti presi da partiti e liste civiche della coalizione. Al Partito Democratico due assessorati, il primo dei quali a Giovanni Azzaro, che diventa assessore con delega al Patrimonio e allo Sport, mentre il secondo, per un profilo femminile verrà individuato nei prossimi giorni; a Taranto Crea viene riconosciuto l’assessorato allo Sviluppo Economico e Innovazione con Fabrizio Manzulli, che per la prima volta diventa anche vicesindaco;  a Con, altra sorpresa delle urne, andrà la presidenza del consiglio comunale, con un nome ancora da definire; per Taranto 2030 diviene assessore Cosimo Ciraci, con delega alla Polizia Locale e alla Protezione Civile; per Più Centrosinistra entra in giunta Luana Riso, assessora ai Servizi Sociali e all’Integrazione; per il Movimento 5 Stelle, nominata assessora Maria Luppino, che si occuperà di Pubblica Istruzione e Università; Europa Verde porta in giunta Fabiano Marti, che conserva il mandato del Melucci uno, con la delega a Cultura e Spettacolo; Laura Di Santo, altra nuova entrata, in quota al Partito Socialista italiano, diventa assessora all’Ambiente e alla Qualità della vita e infine Mattia Giorno, già capo di gabinetto nella passata amministrazione Melucci, diviene assessore ai Lavori Pubblici e alla Mobilità Sostenibile. “Entro  luglio – ha affermato il sindaco – verranno anche definite le altrettanto necessarie posizioni di sottogoverno, naturalmente assegnando il giusto riconoscimento al contributo offerto dalle restanti componenti civiche della coalizione Ecosistema Taranto 2022. Questo quadro qualificato di nomine ci consentirà di riprendere velocemente l’attività amministrativa”.

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Società

Nasce il museo dal mare – Maruccia: “Per navigare e far navigare alla scoperta della meraviglia”

25 Giu 2022

“Naviga e fai navigare”. Questo il motto che anima un gruppo di appassionati del mare, riuniti dal 2011 nella Fondazione dal mare e oggi alle prese con un progetto avvincente: rendere quelle barche fatte a mano pezzi da museo galleggianti e vivi, capaci di ospitare visitatori e di veleggiare con loro. Per permettere anche a chi una barca non ce l’ha o non può permettersela, di godere della meraviglia che solo la navigazione regala. Alessandro Maruccia, skipper e velista, è tra le anime di questo progetto. “Abbiamo in mente tutto questo da dieci anni. Il nostro sogno originariamente era rivalutare barche d’epoca ma a Sud ne abbiamo poche. C’è invece un gran numero di barche che non possono definirsi d’epoca ma non sono neanche moderne. Diciamo che le possiamo considerare “vintage” e vanno dal 1990 indietro nel tempo. Sono infatti gli anni ’90 quelli che fanno da spartiacque, in cui ci sono le ultime imbarcazioni artigianali o semi artigianali.  Poi le barche sono diventate simil Ikea. Tutte in serie, così si abbattono i costi. Neanche l’assemblaggio, le rifiniture, sono più in mano alle maestranze. Trent’anni fa invece esistevano già quelle in serie ma c’erano ancora quelle fatte a mano, anche in parte. Con il museo dal mare finora ne abbiamo una quindicina sparse per le Marine di Taranto e provincia, che vanno dal 1969 al ’90. Da quando si è diffusa la notizia aggiungiamo di continuo nuovi armatori e fra qualche settimana avremo altre 5 imbarcazioni”. Tra le barche esposte e che già compongono il museo, una in particolare attira l’occhio attento degli appassionati: è “Sunny Daniele”, gemella di Joshua costruita nei cantieri Meta in Francia. Una barca oceanica del tutto simile a quella con cui il leggendario navigatore francese Bernard Moitessier, compì un giro e mezzo del mondo in navigazione solitaria senza mai toccare terra. “I proprietari delle barche che decidono di aderire all’idea – spiega Maruccia – hanno la bandierina issata e una targa riconoscibile sulla poppa. I visitatori che si trovano in porto possono vederle e attingere a notizie sintetiche scritte lì. Tra poco, con un qr code, potranno approfondire con lo smartphone che collega direttamente al nostro sito, intanto chi vuole può trovare tutte le descrizioni dettagliate sull’imbarcazione che sta guardando, cliccando su www.museodalmare.com. Ogni volta che sarà possibile, un armatore sarà presente in banchina per farle visitare”. Il lavoro è anche di ricerca e studio. “Abbiamo creato un vero archivio storico, con tutte le informazioni sulle singole imbarcazioni che aderiscono. Finora reperirne non era facile, molto spesso erano scollegate o lacunose”. L’anno prossimo nel progetto verranno coinvolti anche gli studenti dell’istituto superiore Archimede, indirizzo nautico, perché l’ambizione è anche favorire nuove professionalità, oltre a mettere a sistema anche le associazioni per promuovere la cultura del mare”. Ecco perché non si tratta solo di vedere ma anche di navigare. Su appuntamento o in occasione di open day, gli armatori sono disponibili a far navigare appassionati e curiosi sulla barca prescelta, in un mini tour tra una barca e l’altra; una visita guidata itinerante, in mezzo al mare. “Molti armatori dall’Italia e dall’estero hanno aderito all’idea e nelle prossime settimane andremo ad aggiungere alle nostre imbarcazioni 5 barche ormeggiate a Brindisi e 3 a Procida. Chiunque in Italia e all’estero può aderire. Peraltro per incentivare, stiamo portando avanti una serie di accordi con chi gestisce il grosso dei servizi portuali delle marine italiane, così da ricevere vantaggi e sconti. In questo momento è previsto un tesseramento con una cifra simbolica per gli armatori, mentre per i passeggeri  gli open day sono gratuiti. In futuro stiamo valutando che il museo diventi come un circolo sul mare, per cui tesserandosi si potrà usufruire delle barche, prenotandosi. Potremmo rendere il servizio sia a pagamento che gratuito esportando il modello che abbiamo adesso, informalmente, tra noi amici amanti della barche e del mare. In pratica se l’armatore magari è anziano o solo e ha voglia di compagnia o gli serve aiuto, ospita gratuitamente in cambio di presenza e supporto fattivo. Io ho una scuola di vela e con i corsisti questo meccanismo funziona.  Semplicemente si mette in contatto domanda con offerta, chi ha una barca ma non ha l’equipaggio con chi vuole uscire ma non ha la barca”. Tutto il progetto parte dal basso, con zero fondi e tanto entusiasmo. Sarà anche per questo motivo che in tanti stanno sposando la causa e per la prossima edizione della famosissima Brindisi Corfù, grazie ad un accordo con il circolo vela brindisino, all’interno della regata ci sarà una classe dedicata proprio al museo dal mare.

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Cei

Tutela minori e persone vulnerabili: Cei, avviato il I Report nazionale

Il progetto rientra in una delle cinque linee di azione varate dalla 76ª Assemblea generale dei vescovi italiani del maggio scorso e volte a una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili

foto Sir/Marco Calvarese
25 Giu 2022

di Gigliola Alfaro

“È stato avviato il I Report sulle attività dei Servizi regionali, dei Servizi diocesani/interdiocesani e dei Centri di ascolto per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili”: lo rende noto la Cei, precisando che “il progetto rientra in una delle cinque linee di azione varate dalla 76ª Assemblea generale dei vescovi italiani del maggio scorso e volte a una più efficace prevenzione del fenomeno degli abusi sui minori e sulle persone vulnerabili”.
“Scopo di questa indagine, non meramente statistica, è delineare la realtà dei Servizi diocesani e dei Centri di ascolto, la loro diffusione e strutturazione, l’operatività ed efficacia nell’azione pastorale di formazione, prevenzione e accoglienza”, chiarisce una nota della Cei.
Nella ricerca “saranno coinvolti 16 coordinatori per i Servizi regionali, 226 referenti per quelli diocesani e 96 responsabili dei Centri di ascolto: saranno somministrati questionari specifici per ciascun ambito da compilare on line, garantendo la massima riservatezza. I dati raccolti verranno esaminati da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, specializzati in economia, statistica, sociologia con esperienza specifica in analisi di ‘policy children safeguarding’, cioè in politiche di tutela dei minori, che sono richieste a livello europeo a tutte le organizzazioni operanti con minori ai fini di garantire loro ambienti sicuri in termini di prevenzione, contrasto e protocolli di segnalazione abusi, e che rappresentano il quadro delle Linee guida della Chiesa che è in Italia del 2019”.
Gli esperti avranno il compito “non solo di presentare una radiografia dell’esistente, ma di trarre suggerimenti e indicazioni per implementare l’adeguatezza dell’azione preventiva e formativa delle Chiese che sono in Italia”.
La scelta dell’Università Cattolica, chiarisce la nota, si è fondata sul suo coinvolgimento come soggetto valutatore del progetto “Safe – Educare e accogliere in ambienti sicuri” che ha interessato per due anni, dal 2019 al 2021, la Comunità Papa Giovanni XXIII, il Centro sportivo italiano, l’Azione cattolica italiana e il Centro interdisciplinare di ricerca sulla vittimologia e sulla sicurezza-Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’economia dell’Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Europa

Francia: democrazia che scricchiola?

foto Ansa/Sir
24 Giu 2022

di Sarah Numico

Come dopo un ventaccio forte ci si guarda intorno per capire se si può rimettere in ordine il caos che si è creato, in queste prime giornate dopo il secondo turno legislativo le forze politiche francesi stanno cercando di familiarizzare con una configurazione dell’Assemblée Nationale come non si era mai vista: il movimento del presidente ha perso la maggioranza assoluta e deve rivedere la composizione del governo; l’estrema destra del Rassemblement National è entrata in forze, ma dovrà imparare a gestire il nuovo ruolo, la coalizione di sinistra, il Nupes, è risultata la seconda forza, ma tiene dentro così tante, forse troppe idee, che già litiga. Tutto questo rimescolamento è stato generato, per altro, solo dal 47% di francesi: il 53% dell’elettorato a votare non è andato. Abbiamo cercato di leggere questa Francia “the day after”, con Dominique Quinio, fino a pochi giorni fa presidente delle Settimane sociali di Francia, movimento di base del cattolicesimo d’oltralpe. Quinio, giornalista di formazione è stata per anni direttrice del quotidiano “La Croix”.

Dominique Quinio

foto La Croix

Che cosa dice questo voto dei francesi?
Il dato che mi colpisce di più è il tasso di elettori che non sono andati a votare: più della metà. Non è un fatto nuovo ma cresce di anno in anno, di elezione in elezione. È importante il fatto che molti giovani non siano andati a votare. Questo pone una domanda e significa che in un certo modo sono soprattutto i più anziani che fanno valere le loro scelte. È sorprendente perché si poteva pensare che questo secondo turno, in cui c’erano molti “duelli” elettorali, tra la destra e il governo attuale o tra il governo e l’estrema sinistra, fosse un incoraggiamento ad andare a votare, con una posta in gioco reale e facile da comprendere. Eppure le persone non si sono mosse e questo è prova di una grande sfiducia dei francesi verso l’istituzione, il sistema, i personaggi politici. È un segnale che dovrebbe interpellare tutti i partiti.

Ma si perde l’amore per la politica o si perde il senso della partecipazione democratica?
In ogni caso non c’è comprensione del nostro sistema democratico rappresentativo. Siamo in un momento in cui i cittadini faticano ad accettare che alcuni li rappresentino e non ci sia la prassi, come invece vorrebbe un certo estremismo, per cui le decisioni vengano prese in ogni momento dal popolo con dei referendum. L’idea che si eleggano persone che ci rappresentano in un parlamento e decidono non è più compresa bene o accettata.Si pone in questione la rappresentatività in democrazia e anche il modo in cui i responsabili politici in questi ultimi anni hanno fatto funzionare la democrazia. È il rimprovero che si fa a Emmanuel Macron, ma non penso sia l’unico a cui rivolgerlo: il fatto di non aver tenuto abbastanza conto di ciò che chiamiamo “corpi intermedi” (i sindacati, tutti quegli organismi che fungono da catene di trasmissione tra cittadini e decisori…). È anche la società che evolve in quel senso, anche nelle imprese, nella Chiesa: l’idea che un sistema piramidale a cui ci si deve conformare non funziona e c’è la necessità che la parola di tutti sia meglio ascoltata, rispettata. Il rischio è di passare da questa aspirazione sana a un populismo devastante.

Il volto dell’assemblea nazionale sarà molto diverso: mostra effettivamente un cambiamento radicale avvenuto in questi ultimi anni nella società francese?
Penso ci sia un effettivo rispecchiarsi di una Francia che – almeno rispetto agli elettori che hanno votato – si posiziona a destra, estrema, moderata o centrista, ma comunque a destra. E la sinistra, con tutte le forze mescolate insieme e alleate, attorno al Nupes è comunque minoritaria. È una realtà. Un elemento che la nuova assemblea dovrà poi sperimentare sarà la ricerca di consenso oltre gli schieramenti, di una convergenza politico-programmatica in parlamento, per arrivare a soluzioni condivise. In Francia sul piano politico non lo sappiamo fare bene, ma non lo sappiamo fare bene in generale nella società. È stato un tema su cui noi, delle Settimane sociali di Francia, abbiamo cercato di lavorare per avere dibattiti costruttivi: è normale essere in disaccordo, ma bisogna imparare a fare sì che da queste differenze possa nascere un progetto comune per il Paese. Temo che non si riesca a farlo bene in parlamento perché non so se le opposizioni più estreme abbiano voglia di andare verso il dialogo. Non so se sia una caratteristica francese o non piuttosto un tratto europeo che le democrazie si siano “fragilizzate”. Anche la Germania, che ha la pratica delle coalizioni, non ha vita semplice, o il Belgio che ci mette un sacco di tempo a mettere in piedi un governo dopo le elezioni. Abbiamo vinto in libertà e autonomia personale, abbiamo perso nel senso del collettivo, incapaci di rinunciare a convinzioni e interessi di parte per il bene comune. Ed è una strada complessa nelle nostre società sbriciolate, con comunità molto identificate che non hanno tante relazioni tra di loro. E dove l’idea dell’interesse pubblico o nazionale non è prioritario. Avremmo pensato che la guerra in Ucraina, le minacce contro la democrazia o il terrorismo potessero aiutare a ricostruire questa volontà nazionale. Ma così non è stato.

La presenza di un così grande numero di deputati del Rassemblement National la preoccupa?
Sì, non è una bella notizia. Ma d’altra parte è logico. Marine Le Pen è arrivata seconda alle presidenziali e quindi è comprensibile che ci sia una consistente rappresentanza all’Assembée National. E non si potranno più presentare come le eterne vittime del sistema. Saranno come gli altri. Sulle questioni sicurezza, immigrazione, Europa, non saranno certo pronti a fare concessioni rispetto alle loro posizioni di partenza e questa non è una bella notizia.

La Francia è alla fine del semestre di presidenza europea: che valutazione della Francia in Europa dà lei?
È difficile da dire, ma certo è che il presidente della Repubblica è molto attento all’Europa, è una questione su cui si impegna molto, più degli antagonisti Le Pen e Mélanchon. Quello che Macron ha dovuto fare in relazione alla guerra forse non è stato sempre ben compreso dagli stessi ucraini, ma la preoccupazione, mi pare, fosse di conservare sempre una opzione aperta per la diplomazia,non a beneficio di Putin ma del popolo russo. Tutto questo è avvenuto in un momento in cui il cancelliere tedesco non era ancora ben rodato, e in Francia si svolgevano i grandi appuntamenti elettorali. In Francia Macron è stato rimproverato di interessarsi molto alle questioni internazionali e disertare quelle interne. Io personalmente non la vedo così, anzi penso sia importante conservare la prospettiva europea, visto che tante soluzioni passeranno per l’Europa. Chiudersi nelle realtà nazionali non è una soluzione per l’avvenire.

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