Hic et Nunc

Dal 29 giugno il Magna Grecia Festival con omaggi a Battiato, W. Houston, Elton John

24 Giu 2022

di Silvano Trevisani

Nove appuntamenti, che si svolgeranno fra l’arena della Villa Peripato e i lidi tarantini Yachting club e Lemaée, segneranno, dal 29 giugno al 10 agosto, l’itinerario del Magna Grecia Festival, presentato, nel salone degli specchi di Palazzo di città, dal direttore dell’Ico Magna Grecia, Piero Romano, e da Fabiano Marti, già assessore alla Cultura e in predicato di ridiventarlo, dopo l’elezione a consigliere comunale. Nomi di spicco e appuntamenti per tutti i gusti, così come ci ha abituato ormai da anni l’organizzazione, si susseguiranno, e che renderanno omaggio anche a miti come Battiato Whitney Houston ed Elton John, ma preceduti da un concerto di apertura che avrà un significato particolare, dal momento che è affidato all’Orchestra giovanile della Magna Grecia Città di Taranto, diretta da Davide Sanson, pianista Pasquale Iannone, che proporrà “Hollywood”, con grandi di Gershwin e Berenstein.

“Un pieno di proposte diversificate e di grandi sorprese – lo ha definito Piero Romano – Si parte con una bellissima realtà che è quella dell’Orchestra giovanile Città di Taranto, la loro produzione promette una serata brillante ed effervescente. Poi tanti appuntamenti con la musica classica, pop, rock, pensiamo ad Alice che canta Battiato, pensiamo a C.J.Marvin che farà una serata dedicata ad Elton John, ripensando alla produzione cinematografica di un paio di anni; fa poi Mamoud, col progetto Ma-Ta, che consentirà ai tarantini che lo vorranno a Matera dov’è previsto il suo concerto nell’ambito di uno scambio, che consentirà ai materani di venire a Taranto per assistere al concerto di Alici, che è presentato come tappa del suo ultimo tour. Poi il Falstaff che l’Orchestra giovanile porterà al Festiva di Lerici, nella sua prima trasferta. Tanta bella musica, insomma, che sarà ascoltata non solo a Villa Peripato ma anche, alle luci del tramonto, sul litorale tarantino, in alcuni lidi che ospiteranno gli eventi”.

Fabiano Marti, da parte sua, ha ringaziato Piero Romano e tutta l’organizzazione dell’Orchestra “perché ogni estate ci regala dei momenti meravigliosi che non si svolgono soltanto nei classici luoghi deputati alla musica, ma anche sul nostro litorale, in zone di mare stupende, quindi esaltando anche il nostro mare che, lo abbiamo sempre sottolineato, è importantissimo per noi, in un rapporto imprescindibile come lo è divenuto quello tra Taranto le l’Orchestra della Magna Grecia. Riprendiamo dal “dove eravamo rimasti”, un impegno che ha sempre visto il Comune di Taranto e il sindaco, Rinaldo Melucci, accanto ad una delle grandi eccellenze del territorio ”.

C’è anche un po’ di Magna Grecia, in senso storico-culturale, tra le tante iniziative che l’Ico promuove nella sua intensa attività. Ci riferiamo al progetto di residenza “Mousiké et Areté” portato avanti in collaborazione con il Museo archeologico. “La presentazione del Magna Grecia Festival – ha dichiarato Eva degl’Innocenti, direttrice del Museo archeologico – ci ha permesso di parlare della terza edizione di “Mousiké et Aretè”, realizzata con il finanziamento dei fondi europei, dalla quale sono emersi due vincitori, Annarosa Partipilo e Jacopo Raffaele, autori di testi e musica di un’opera che sarà eseguita dall’Orchestra della Magna Grecia e dal L.A. Chorus, il prossimo 30 giugno al MArTA, dopo tre concerti in programma in Albania e Grecia”.

Questo il programma: Mercoledì 29 giugno alle 21, Villa Peripato, lo spettacolo “Hollywood” con l’Orchestra giovanile della Magna Grecia – Città di Taranto, diretta da Davide Sanson, con Pasquale Iannone al piano (ingresso 5euro). Domenica 3 luglio, alle 21, Peripato: “Ribelli”, i personaggi dello sport che hanno corso controvento: protagonista il giornalista sportivo Federico Buffa, in una intervista teatrale condotta da Marco Caronna. Orchestra della Magna Grecia diretta da Valter Sivilotti (ingresso 10euro).

Giovedì 7 luglio, alle 21, Villa Peripato: “Indimenticabile Whitney”. Belinda Davids, a pieno titolo considerata degna erede di Whitney Houston. Orchestra della Magna Grecia diretta da Roberto Molinelli (ingresso 10euro).

Martedì 12 luglio, alle 21 Villa Peripato: “Alice canta Battiato”. Alice con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Carlo Guaitoli, per tanti anni collaboratore di Battiato. Venerdì 15 luglio, alle 20, allo Yachting Club: “A ritmo di Bernstein”, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Michele Nitti, parlamentare che nei giorni scorsi ha diretto l’ICO, a Roma, in occasione della Festa della musica; protagoniste dell’evento: Anna Serova, viola; Laura Marzadori, violino (ingresso 10euro).

Lunedì 25 luglio, alle 20, al Lido Lamarée: “I love Rachmaninov”. Orchestra della Magna Grecia diretta dal Maestro Bartosz Zurakowski, al piano Ivan Donchev, (ingresso 5euro). Venerdì 29 luglio alle 20.00, allo Yachting Club: “Lirica sotto le stelle”. Le più belle arie pucciniane con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Giuseppe La Malfa; Francesca Manzo, soprano; Gustavo Castillo, baritono (ingresso 5euro).

Giovedì 4 agosto, alle 21 Villa Peripato: “Falstaff”, l’ultima opera di Verdi, con l’Orchestra della Magna Grecia e l’Orchestra giovanile della Magna Grecia insieme, dirette dal maestro Gianluca Marcianò (ingresso 5euro). Infine, mercoledì 10 agosto alle 21.00, Arena Villa Peripato: “The Elton Show”. Una delle più grandi leggende viventi del rock e del pop, celebrata dalla voce di C.J. Marvin, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Roberto Molinelli (ingresso 10euro).

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Europa

Ue: nasce la “Comunità della conoscenza e dell’innovazione”. Investimento iniziale di 6 milioni

foto d'archivio Sir
24 Giu 2022

Sta per nascere nell’Ue la “Comunità della conoscenza e dell’innovazione” (Cci) sulla cultura e la creatività, iniziativa che fa capo all’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (Eit). Esistono già otto comunità (su clima, digitale, energia, salute, materie prime materiali, cibo, manifattura, mobilità urbana) e ora nasce una nuova partnership paneuropea per la cultura e la creatività. Riferimento progettuale è il consorzio Innovation by Creative Economy (Ice), guidato dalla Fraunhofer-Gesellschaft, a cui sono legati 50 partner di 20 Paesi. Il compito di questo consorzio sarà, spiega una nota della Commissione europea, “sbloccare il potenziale di innovazione dei settori e delle industrie culturali e creative e contribuire alla loro crescita e ripresa sostenibili dopo la pandemia di Covid-19”. Dell’iniziativa fanno parte esperienze nel campo dell’istruzione, della ricerca e delle imprese. “La nuova Comunità per l’innovazione della cultura e della creatività dell’Eit sfrutterà la ricchezza unica della diversità europea per garantire che i creativi siano radicati nell’ecosistema paneuropeo dell’innovazione”, ha spiegato la commissaria per l’innovazione e la cultura Mariya Gabriel. A disposizione un budget iniziale di 6 milioni di euro per diventare operativo; fino a 70 milioni di euro l’anno potranno arrivare per alimentare i progetti. La Comunità dovrà mettere in campo programmi educativi, progetti di innovazione, servizi di creazione di imprese e accelerazione delle imprese.

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Diocesi

Suor Maria Vincenza Blasi è entrata nella pace del suo Signore

foto d'archivio curia di Taranto
24 Giu 2022

Oggi, solennità del S. Cuore di Gesù, è entrata nella pace del suo Signore, suor Maria Vincenza Blasi, dell’Istituto dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, di Montemesola, missionaria in Brasile dal 1961.

 Chi ha avuto la fortuna di conoscere suor Maria Vincenza la ricorderà per sempre per la fermezza dei suoi convincimenti e la tenacia con la quale ha saputo giorno dopo giorno dedicare tutta la sua esistenza al servizio delle persone bisognose nelle quali ha riconosciuto il volto di Dio. 

Con tutte le sue energie, in una terra lontana, ha creduto nella sua ‘missione di preghiera’, di aiuto e di soccorso entrando senza timori, con la forza incrollabile della sua fede, dentro un mondo di povertà materiale e spirituale, troppo spesso volutamente ignorato ma ben noto a chi sa leggere nel cuore delle persone, oltre ogni apparenza, al di là di ogni formalismo. 

Questo suo messaggio di amore e fratellanza, rivolto in particolare ai giovani, alle donne e ai bambini, nello spirito della fondatrice del suo istituto, madre Eugenia Ravasco, è l’eredità forte e preziosa che lei lascia a ciascuno di noi, nella certezza del nostro impegno duraturo e costante che ci accompagnerà per la vita. 

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Società

Sostenibilità e digitalizzazione: la settima Conferenza internazionale sui nuovi modelli di business

foto Siciliani-Gennari/Sir
24 Giu 2022

Ci sarà anche il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, alla sessione plenaria che aprirà giovedì 23 giugno, la 7ª Conferenza internazionale sui nuovi modelli di business sul tema “Le sfide dei modelli di business sostenibili tra ripresa economica e trasformazione digitale” che si terrà all’Università Lumsa di Roma.
“La sostenibilità e la digitalizzazione sono tra i principali ambiti di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del programma Next Generation Eu”, ricorda una nota dell’Ateneo, nella quale si sottolinea che “la conferenza si propone di stimolare riflessioni e confronti sul ruolo della sostenibilità e digitalizzazione per favorire la ripresa economica con approfondimenti, tra gli altri, sui temi dell’economia circolare, i modelli di business data-driven, i modelli di produzione e consumo sostenibili e la misurazione delle performance di sostenibilità nelle imprese”.
La conferenza, a cui parteciperanno 242 accademici (professori e ricercatori) provenienti da 128 Università e 30 Paesi, ospiterà anche una tavola rotonda con imprese italiane ed internazionali, 16 sessioni tematiche di approfondimento in cui saranno discussi gli oltre 152 contributi di ricerca selezionati.
Domani mattina la sessione plenaria (dalle 9 alle 10.30) vedrà gli interventi di Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, del ministro Colao, di Silvio Micali, professore d’informatica presso il Mit di Boston oltreché fondatore di Algorand e premio Turing, e di Silvia De Dominicis, presidente e amministratore delegato di Johnson & Johnson Medical. L’evento sarà trasmesso in streaming sul canale Lumsa YouTube.
In occasione della sessione del 24 giugno (dalle 12 alle 13) interverranno invece Erika Fattori (Brand & Communication Director – Nexi), Alessandro Andrianelli (Managing Director & Properties Manager – Lush) e Mario Pozzi (CFO & Internationalization – Regusto).

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Hic et Nunc

Ex Ilva: Melucci contesta Giorgetti. Ne parliamo con gli ambientalisti Contrario e Carbotti

23 Giu 2022

La vicenda ex Ilva somiglia sempre più a un’interminabile partita a scacchi. Decisiva per le sorti di Taranto ma giocata senza regole o con tattiche improvvisate ad ogni mossa. Così, da un lato il ministro dell’Industria Giorgetti sostiene, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, che la produzione d’acciaio deve aumentare e che l’Ilva deve passare immediatamente a produrre 5,7 milioni di tonnellate, dall’altro l’incontro svoltosi ieri al Mise, tra sindacati, azienda e ministero, non chiarisce affatto come si debba arrivare a questo risultato. Posto che, lo hanno rimarcato i sindacati e ribadito al termine dell’incontro, al di là del rinvio di due anni della ridefinizione della proprietà delle Acciaierie d’Italia, che sarà a maggioranza pubblica, nulla si sta facendo né sul fronte industriale, con le strutture produttive in progressivo degrado, né su quello ambientale, con processi di decarbonizzazione più volte proclamati ma tutti da definire, né ancora meno sul piano occupazionale, con una crescita della cassa integrazione che è la netta contraddizione di ciò che sostiene Giorgetti, e con il mancato pagamento delle aziende dell’appalto, i cui dipendenti sono di fatto “finanziatori” dell’impresa, non venendo pagati da molti mesi.

A Giorgetti risponde subito il sindaco Rinaldo Melucci, secondo il quale almeno tre cose, in quelle dichiarazioni, preoccupano molto il Comune. Innanzitutto, si chiede di spingere la produzione all’interno di un quadro di norme che, a più riprese, si sono ritenute insufficienti anche da parte degli organismi scientifici a garantire la salute di lavoratori e residenti. In secondo luogo viene evidenziata la necessità di aumentare la produzione, senza mai fornire un vero piano industriale di prospettiva e le risorse necessarie. “Ma in ultimo – aggiunge Melucci – Giorgetti utilizza in maniera errata l’argomento del Regolamento Ue della Transizione giusta, che stanzia più di 800 milioni per Taranto, ma non per l’ex Ilva. Ancora una volta si chiede al ministro di chiarire la posizione del Governo e di convocare le parti per una discussione di lungo respiro”.

Fin qui il botta e risposta ufficiale tra le istituzioni, ma qual è lo stato d’animo della città, e soprattutto di coloro che da tempo si battono sul fronte ambientalistico? Ne abbiamo parlato con due noti esponenti, Luca Contrario, rappresentante di “Una strada diversa” che, candidatosi con Taranto Crea nelle recenti amministrative, è risultato primo dei non eletti e, quindi, seriamente candidato a subentrare in Consiglio, e con Nino Carbotti, da sempre schierato con i verdi e che ha sostenuto la lista di Europa verde alle comunali.

Come valuta le dichiarazioni Giorgetti, lo chiediamo a Contrario.

Le dichiarazioni di Giorgetti le ho trovate ai limiti dell’imbarazzante, per due ordini di ragioni. La prima è che si parla addirittura di aumento quando allo stato attuale il sistema Ilva cade a pezzi, continua a produrre disastro ambientale e disastro sanitario e si muove all’interno di un’autorizzazione Aia che, nonostante i recenti ripensamenti, non si ritiene possa tutelare la salute. In questo quadro, pensare addirittura di aumentare la produzione sembra realmente uno schiaffo ulteriore alla comunità. La seconda è che si rilasciano dichiarazioni pubbliche con tanta leggerezza senza ancora far riferimento a un piano industriale che sia tale. Alla data di oggi nessuno sa come il governo voglia assicurare la produzione in un quadro di garanzie per l’ambiente e la salute.

Come pensate si debba reagire?

A oggi ritengo sufficiente la presa di posizione del sindaco, in prospettiva di un insediamento del Consiglio comunale che richiede ancora qualche settimana. Ma è fin troppo evidente che la dichiarazione del ministro appare velleitaria, persino imbarazzante, comunque inaccettabile.

A Nino Carbotti chiediamo una valutazione generale della situazione.

I fatti dicono che c’è la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che è abbastanza severa e invita lo Stato a prendere dei provvedimenti in merito a ciò che accade a Taranto; poi c’è una pronuncia dell’Organizzazione mondiale della sanità che è sullo stesso piano. Non va dimenticato che sia la procura che la Corte d’appello hanno rigettato la richiesta di dissequestro degli impianti esprimendosi su basi scientifiche; senza poi contare che è ancora in vita un’ordinanza del 2012 ancora pendente, nonostante le ripetute proroghe concesse per l’adeguamento alle disposizioni Aia, che vengono rinviate di anno in anno. Tutto ciò prefigura una situazione insostenibile. Il fatto di voler portare la produzione a 5,5 milioni di tonnellate, o magari a 8, è una follia perché quella fabbrica cade a pezzi. A parte l’inquinamento, si sfiora quotidianamente la tragedia.

Cosa fare?

La prima cosa da fare è rispettare l’ordinanza del giudice Todisco del 2012 e chiudere tutte le fonti inquinanti, poi il resto di vedrà. Ma non è concepibile che trascorrano altri dieci anni mentre si continua a inquinare e si commettono dei reati. Basta: si è consapevoli che vengono commessi reati? Allora bisogna fermarli. Poi possiamo parlare di eventuali progetti futuri ma il nostro obiettivo è sempre quello: chiusura delle fonti inquinanti, riqualificazione degli operai e dei quadri dirigenti in sinergia con l’Università: fare di Taranto, come già affermato dieci anni fa, un’area pilota per le bonifiche.

Il fatto che l’acciaio sia importante?

I dati rilevati da Siderweb ci dicono che l’Italia produce 24 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 20 vengono prodotti in tutto il Paese con i forni elettrici. Perciç: dire che chiudere l’Ilva significa non produrre più acciaio è una favola.

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Libri

Un volume di mons. Alessandro Greco
invita all’Annuncio attraverso le parabole

23 Giu 2022

di Silvano Trevisani

Monsignor Alessandro Greco ci ha abituati ormai da tempo a “fare i conti” con le sue profonde riflessioni, che prendono forma di scrittura e si compongono in volumi densi e ricchi, che hanno una caratteristica importante: pur essendo dei concentrati di teologia si fanno leggere con grande facilità e piacere. Nelle scorse settimane, in occasione dei festeggiamenti del 50simo di sacerdozio, che ha condiviso con l’arcivescovo Filippo Santoro, con l’arcivescovo di Potenzia, Salvatore Ligorio, con il compianto don Ciro Antonacci e con don Antonio Caforio, monsignor Greco, vicario generale della diocesi, ha dato alle stampe: “Annunciare Gesù con le parabole. Piste di Cristologia Biblica. Riflessioni per la vita cristiana”.

 

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di un grosso saggio, di circa 550 pagine dato alle stampa per i tipi delle Edizioni Viverein di Monopoli, con le quali aveva già dato alle stampe i numerosi, precedenti volumi di materia teologica, cui poi vanno aggiunte le sue interessanti prove di narrativa.

Come si desume facilmente dal titolo, il volume proporne una riflessione complessa ed esauriente sulle 34 parabole (ma qui si innesterebbe un dibattito cui anche l’autore fa riferimento, sul reale numero delle parabole, dal momento che alcuni autori inseriscono tra di esse anche quelle che sono le semplici metafore colte dal linguaggio colloquiale) che Gesù ci ha “raccontato” nei Vangeli. Per ognuna delle parabole considerate, monsignor Greco riporta prima il testo evangelico, poi esamina il contesto, sviluppa il senso della parabola, ne esamina l’interpretazione cristologica, ovvero il tema cui ogni parabola si ascrive e, infine propone: “oltre la parabola”, ovvero una serie di riflessioni che rafforzano il contesto e lo attualizzano dal punto di vista sociale e umano, traendone indicazioni, esempi, suggestioni. In una prospettiva, quindi, non religiosa ma laica, per dimostrare che le parabole hanno da insegnare anche a chi non crede.

In queste pagine – spiega lo stesso autore – vengono presentate le parabole da lui narrate per mettere in evidenza la forza del suo pensiero che viene manifestato con la debolezza di un mezzo molto comune, ma comprensibile a tutti. L’intento è quello di partire dalle parabole per esporre, in maniera più esplicita, la dottrina e soprattutto per comprendere l’identità di Gesù vero Dio e vero uomo. Esse, cioè, vengono lette e interpretate in prospettiva cristologica. I temi che contengono hanno per oggetto il Regno, la paternità di Dio, la misericordia, il mistero di Cristo, la Parola, la vigilanza, la carità, la preghiera, l’umiltà. Le parabole sono un mezzo per trasmettere verità altissime che diventano oggetto dell’evangelizzazione”.

Per una maggiore efficacia, il testo suddivide in gruppi diversi, per tipologia, le parabole sul Regno (il Mistero del Regno, sette parabole sul Regno, la Vita della Chiesa e le tre sull’avvento del Regno dei Cieli); il ministero di Gesù in Galilea e la salita verso Gerusalemme; il ministero a Gerusalemme; la Misericordia; la Carità e poi gli ultimi discorsi, che si concludono con la parabola dei talenti.

Nella sezione dedicata alla Misericordia, ad esempio, è riportata la parabola del Figliol prodigo, ritenuta una delle più belle pagine del Vangelo e, dopo aver riportato il testo di Luca, Alessandro Greco ci spiega in primo luogo come questo racconto, assieme a quello della pecorella smarrita e della donna che ritrova la dracma perduta, manifestino un carattere polemico, poiché rispondono indirettamente alle accuse che gli ebrei rivolgono a Gesù di farsela con peccatori e pubblicani. Attraverso la rappresentazione dell’amore misericordioso e gratuito di Dio, che apprezza oltre misura il pentimento del peccatore, si manifesta il cambio di prospettiva che Gesù indica a un popolo che attendeva in lui un uomo potente, un liberatore arrogante che non se la faceva certo con gli ultimi e non era disposto a perdonare i loro limiti. Ma l’autore approfondisce, a questo punto, tutta la prospettiva cristologica nel piano della rivelazione e fornisce strumenti preziosi di approfondimento, ma anche spunti omiletici ricchissimi.

Conclude il volume una bibliografia che unisce il magistero della Chiesa e dei pontefici, con tutta una serie di studi di settore consultati.

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L'argomento

Presentato il progetto di Mister Sorriso e Fondazione Cittadella della Carità. Si inizia nel mese di luglio

23 Giu 2022

 “Emozioni in viaggio”, la terapia non farmacologica per pazienti affetti da Alzheimer e demenza

“Emozioni in viaggio” è il nuovo progetto della Fondazione Cittadella della Carità e associazione Mister Sorriso Odv-Ets, presentato nella Rsa L’Ulivo della Cittadella. Il progetto nasce dalla collaborazione dell’associazione Mister Sorriso Odv-Ets con Manuela D’Abramo – già responsabile della RSA.  Il presidente Claudio Papa ha proposto e realizzato l’attività che   vuole garantire il benessere della persona affetta da deficit cognitivo, stimolando ricordi e rilasciando sensazioni piacevoli e gratificanti.  Protagonisti del percorso svolto con la trenoterapia saranno pazienti affetti da Alzheimer e demenza che, posizionati in un vagone ferroviario, e dopo aver simulato l’acquisto di un biglietto nella biglietteria di una stazione ferroviaria, vedranno scorrere immagini che proporranno il tema del viaggio in località a loro care. Il progetto è stato presentato da: Claudio Papa – presidente associazione Mister Sorriso Odv-Ets, Salvatore Sibilla – presidente Fondazione Cittadella della Carità, Gaetano Moraglia – responsabile RSA L’Ulivo Cittadella della Carità, Federica Cerino, psicologa e consulente Rsa L’Ulivo e Patrizia Lippolis, coordinatrice infermieristica.

 

La treno terapia è un percorso ben determinato, che è iniziato in Cittadella con la cromoterapia (la scelta dei colori delle stanze degli ospiti e dei locali comuni) per passare poi alla stimolazione dei ricordi e dei momenti di gioia attraverso il colloquio personale con i pazienti ed i loro parenti. Da lì la costruzione del percorso individuale per stimolare le emozioni. Si inizia nel mese di luglio.

“Stiamo lavorando da tempo sulle emozioni – ha affermato il presidente della Fondazione Cittadella della Carità Salvatore Sibilla – e dopo la ‘stanza degli abbracci’, Mister Sorriso ci dona le treno terapia. Ringrazio il presidente Claudio Papa, perché grazie al suo supporto incentiviamo la cura ed il benessere della persona in una visione olistica che tiene conto non solo delle terapie farmacologiche ma anche dei livelli emozionali di ogni singola persona”.

Per Claudio Papa si tratta di un altro sogno che si realizza per i volontari di Mister Sorriso, quello di “poter essere artefici del benessere altrui, specialmente di chi si trova in difficoltà e/o sofferenza. Il progetto “Emozioni in viaggio” è ancora un altro punto di partenza per noi Volontari della Gioia, siamo felicissimi per la realizzazione di questo progetto, grazie a tutti coloro che hanno creduto in noi e nel progetto, grazie alla Direzione della Cittadella della Carità. Siamo già proiettati verso un nuovo traguardo: la “Joy Room”, una stanza multisensoriale per stimolare i sensi ed aiutare soggetti con difficoltà cognitive”.

Soddisfatto del nuovo percorso Gaetano Moraglia, responsabile della Rsa da qualche mese. “Innanzitutto ringrazio tutto il gruppo operativo della Rsa per l’apporto prezioso che sta fornendo. E poi il presidente Papa che ha proposto questa bellissima iniziativa.  Un viaggio in treno è come ripercorrere la propria vita, ci sono tante fermate ma ci sono anche tanti percorsi che si intersecano. C’è chi sale sul treno e c’è chi scende, si fanno amicizie, si confronta la propria esistenza con altre magari diverse per cultura e nazionalità; si scambiano abbracci, si condividono lacrime, si scoppia in risate fragorose…il viaggio è la vita!”

“Con questo progetto ci poniamo l’obiettivo di lavorare in particolare sul ricordo e sulle emozioni dei nostri ospiti con decadimento cognitivo”. La psicologa Federica Cerino ha spiegato gli obiettivi. “Stimolare il ricordo e il suo racconto, infatti, permette di rivivere e condividere quell’emozione che il ricordo fa riaffiorare, stimolando anche la relazione con chi li accompagnerà in questo “viaggio” così personale, rinforzando positivamente il loro benessere. Ricordiamo che i pazienti con decadimento cognitivo, anche se hanno perso la memoria semantica e procedurale, non hanno perso quella affettiva”.

Presenti in conferenza stampa anche alcuni volontari di Mister Sorriso che hanno ripreso, dopo il blocco degli accessi degli ultimi due anni e più a causa della pandemia, la loro presenza nei peparti della Rsa, tra la gioia degli ospiti e del personale tutto.

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Politica italiana

Un Codice per le ricostruzioni post terremoti, Legnini (commissario): “Riforma di portata storica”

foto Sir/Marco Calvarese
23 Giu 2022

“Una riforma di portata storica, della quale il nostro Paese, fragile e particolarmente esposto al rischio sismico, ha assolutamente bisogno. Serve un quadro normativo uniforme per garantire certezza, stabilità e velocità alle procedure e alle attività di ricostruzione nei territori colpiti dagli eventi sismici”. Lo ha detto il commissario straordinario per la ricostruzione post sisma 2016, Giovanni Legnini, commentando l’approvazione, oggi in Consiglio dei ministri, del disegno di legge delega per varare il Codice delle ricostruzioni. “Il quadro giuridico che attualmente le governa – ha dichiarato il commissario – è disomogeneo e frammentato; ciascuna delle ricostruzioni attualmente in corso ha regole differenti, determinando diseconomie ed evidenti disparità di trattamento tra cittadini e territori colpiti da queste catastrofi”.  “Il Codice – ha aggiunto Legnini – punta alla creazione di un modello unico per le ricostruzioni, che metta a frutto le migliori esperienze, attuali e del passato, nella gestione di questi processi, stabilisce formule di governance multilivello, con il coinvolgimento del governo centrale, delle Regioni e degli enti locali e prevede la costituzione di un’apposita struttura alla presidenza del Consiglio dei ministri, dotata di professionalità sperimentate sul campo, cui affidare il coordinamento e la gestione degli interventi insieme agli uffici regionali”. Da Legnini è arrivato anche “un pensiero alla popolazione afgana, colpita proprio in queste ore da un terribile terremoto che ha causato centinaia di vittime”.

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Mondo

Colombia, lo storico La Bella: “L’ambizione del nuovo presidente Petro è di cambiare il Paese”

“È oggettivamente una svolta storica”. Addirittura epocale. Per la Colombia e il suo processo di pace, ma anche per l’intera America Latina

foto Ansa/Sir
23 Giu 2022

di Bruno Desidera *

Comunque la si pensi, “è oggettivamente una svolta storica”. Addirittura epocale. Per la Colombia e il suo processo di pace, ma in parte anche per l’America Latina. Gianni La Bella, docente di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia, “storico” referente della Comunità di Sant’Egidio nel Continente e in particolare per le trattative di pace in Colombia, non ha dubbi sull’importanza della vittoria di Gustavo Petro al ballottaggio per le elezioni presidenziali. L’esponente del “Pacto Histórico”, al suo terzo tentativo come candidato ufficiale della sinistra, ha davvero riscritto la storia, diventando il primo presidente di “izquierda” in oltre due secoli di storia della Colombia.Ha ottenuto nel ballottaggio il 50,44% dei voti, contro il 47,31% del suo oppositore, il candidato indipendente Rodolfo Hernández, definito anche il “Trump colombiano”; la restante percentuale è quella delle schede bianche, che nella scheda delle elezioni colombiane è una vera e propria opzione. Un margine relativamente netto, circa 700 mila voti, rispetto al sostanziale “pareggio” fotografato da molti sondaggi.

Petro partiva dal 40% di tre settimane fa. Ma l’impressione di molti, suffragata dall’appoggio ufficiale della maggior parte degli sconfitti al primo turno, era che il suo avversario potesse rimontare dall’iniziale 28%, sfruttando le “paure” dell’elettorato. Invece, l’approssimativa preparazione di Hernández, l’incertezza sulla sua proposta e il rifiuto di partecipare a un confronto con l’avversario, che pure gli era stato “imposto”, hanno fatto sì che molti elettori di centrodestra si siano astenuti o abbiano addirittura votato per Petro, che ha aggiunto quasi tre milioni di voti al risultato del primo turno,un risultato inatteso possibile anche grazia all’alta percentuale di votanti (per la media colombiana): il 58%. La giornata si è svolta sostanzialmente in modo pacifico, dopo le polemiche dei giorni scorsi, per l’arresto di numerosi sostenitori di Petro. Hernández ha riconosciuto la vittoria di Petro, telefonando all’avversario. Il nuovo presidente eletto ha ricevuto anche la telefonata del presidente uscente Iván Duque, che ha assicurato un imminente incontro per garantire un ordinato passaggio di poteri.

Periferie e minoranze protagoniste. Entrando nel merito della vittoria di Petro, La Bella spiega: “L’ambizione del nuovo presidente non è semplicemente quella di governare, ma di cambiare la Colombia, invertirne la storia, attraverso una ‘narrazione mistica massimalistica’, frutto di un carattere certamente forte, lo definirei ‘’volitivo’. Naturalmente, questo slancio, può contenere anche degli aspetti più complessi rispetto a quanto si creda, per esempio nelle radicali proposte programmatiche sul superamento del petrolio a vantaggio delle fonti alternative, o sulla depenalizzazione del consumo della cocaina”.

Non vi è dubbio, però, che il “Pacto Histórico”, secondo il docente, “ha unito settori e mondi molto diversi. Magari ci potranno essere dei problemi a livello di governabilità, ma questa spinta ha rappresentato una delle carte vincenti della campagna di Petro. Pensiamo al ruolo del mondo afro, al fatto dirompente che una donna di colore, Francia Márquez, sia diventata vicepresidente, mentre finora due terzi della gente l’avrebbe considerata degna al massimo di fare la colf”. Non a caso, nei dipartimenti periferici, soprattutto a sudovest, il vincitore ha ricevuto un vero e proprio plebiscito.

Probabilmente la vittoria del candidato della sinistra si deve alla mancanza di veri e propri avversari: “Petro può piacere o no, ma è in grado di ‘pilotare la macchina, forse perché gli elettori hanno ritenuto che Hernández fosse impresentabile e che alla fine sarebbe stato un pericolo per la Colombia rischiando di farla regredire. A ciò si deve aggiungere poi la fine dell’uribismo (cioè la visione politica dell’ex presidente Álvaro Uribe, rappresentata oggi dal presidente uscente e non ricandidato Iván Duque, ndr) e dei partiti tradizionali, a partire dalla secolare alternanza tra conservatori e liberali. Il risultato ha anche una valenza continentale, perché avviene dopo la vittoria di Boric in Cile e prima del probabile ritorno di Lula in Brasile. Una triade che può rappresentare una chance per una nuova sinistra nel Continente”.Non sono mancate, nelle ultime settimane, critiche sul possibile legame del nuovo presidente con il Venezuela di Maduro, ma La Bella taglia corto: “Petro ha capito benissimo dove sta e non rappresenta un timore, in particolare per gli Stati Uniti, e questo è emerso durante la campagna elettorale.

Il cammino di pace e il “protagonismo” della Chiesa. Su una questione, soprattutto, il docente insiste:“Questa presidenza è un’opportunità per applicare l’accordo di pace, per proseguire in questo cammino, per far uscire la società colombiana da una polarizzazione assurda che si è giocata nel nome della pace.Bisogna trovare strade nuove, bisogna dare un futuro agli ex guerriglieri, applicare la parte di accordo dedicata alla redistribuzione delle terre, un aspetto finora completamente fallito. Insomma, bisogna riprendere gli accordi e andare avanti”.

Un tema, quello della pace e della riconciliazione, perseguito con forza dalla Chiesa colombiana così come quello dell’attenzione alle periferie del Paese:“La Chiesa – commenta La Bella – è rimasta nei limiti che le sono consoni, non si è schierata. Non dimentichiamo, però, che nei mesi scorsi Petro è stato ricevuto in Vaticano, al di fuori dei protocolli. Ed è è fuor di dubbio che da parte dell’episcopato ci sia stato un maggior protagonismo sociale, che in qualche modo si è posto in sintonia con l’attuale fase che vive la società”.

L’arcivescovo di Bogotá e presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Luis José Rueda Aparicio, in un video diffuso dopo il risultato definitivo, afferma che bisogna riconoscere che “abbiamo fatto uno sforzo democratico, dimostrando responsabilità, maturità e amore per la Colombia. Certamente, ci sono molte cose da correggere, abbiamo appreso in questa campagna elettorale cose che non si devono ripetere. Ma è importante che guardiamo al futuro, al presente e al futuro della Colombia.Continuiamo a lottare e a lavorare per la vita, la pace e lo sviluppo umano integrale”.

E aggiunge: “Al presidente eletto della Colombia, Gustavo Petro, e alla sua vicepresidente, Francia Márquez, auguriamo, come tutti i colombiani e come Chiesa, il successo nella guida di questo Paese, che abbiano da Dio la saggezza” per guidare la Colombia. “Come Chiesa – conclude l’arcivescovo, primate del Paese -, siamo disposti a continuare, a lavorare e a lottare per la pace, la riconciliazione e la fraternità di tutti i colombiani”.

 

* giornalista de “La vita del popolo”

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Francesco

Papa Francesco: “La vita familiare non è una missione impossibile”

Il papa ha concluso con il suo discorso il primo atto del decimo incontro mondiale delle famiglie, apertosi a Roma con il Festival “The beauty of family”

foto Siciliani-Gennari/Sir
23 Giu 2022

di M. Michela Nicolais

“La vita familiare non è una missione impossibile”. A garantirlo a tutte le famiglie del mondo è stato il papa, che ha concluso con il suo discorso il primo atto del decimo incontro mondiale delle famiglie, apertosi a Roma, nell’aula Paolo VI con il Festival “The beauty of family”. “Dobbiamo convertirci e camminare come Chiesa, perché le nostre diocesi e parrocchie diventino sempre più comunità che sostengono tutti a braccia aperte”, ha chiesto Francesco dopo aver ascoltato cinque famiglie che hanno portato la loro testimonianza: “Ce n’è tanto bisogno!”.

“Non ci si sposa per essere cattolici ‘con l’etichetta’, per obbedire a una regola, o perché lo dice la Chiesa; ci si sposa perché si vuole fondare il matrimonio sull’amore di Cristo, che è saldo come una roccia”, le parole dedicate al sacramento del matrimonio. Ringraziano Roberto e Maria Anselma, genitori di Chiara Corbella, di cui è in corso la causa di beatificazione, Francesco ha detto loro: “Non siete persone abbattute, disperate e arrabbiate con la vita. Anzi! Si percepiscono in voi una grande serenità e una grande fede. Vedere come lei ha vissuto la prova della malattia vi ha aiutato ad alzare lo sguardo e a non rimanere prigionieri del dolore, ma ad aprirvi a qualcosa di più grande: i disegni misteriosi di Dio, l’eternità, il Cielo. Vi ringrazio per questa testimonianza di fede!”.

“Nessuno desidera un amore a breve scadenza o a tempo determinato. E per questo si soffre molto quando le mancanze, le negligenze e i peccati umani fanno naufragare un matrimonio”, ha proseguito Francesco rivolgendosi a Paul et Germain, che hanno condiviso i loro momenti di crisi, chiamandone per nome tutte le cause: “la mancanza di sincerità, l’infedeltà, l’uso sbagliato dei soldi, gli idoli del potere e della carriera, il rancore crescente e l’indurimento del cuore”. “Ma anche in mezzo alla tempesta, Dio vede quello che c’è nel cuore”, ha fatto notare Francesco alla coppia congolese: “È molto bello che abbiate celebrato la vostra ‘festa del perdono’, con i vostri figli, rinnovando le promesse matrimoniali nella celebrazione eucaristica”, l’omaggio del Papa: “Mi ha fatto pensare alla festa che il padre organizza per il figlio prodigo nella parabola di Gesù. Solo che questa volta quelli che si erano smarriti erano i genitori, non il figlio! Ma anche questo è bello e può essere una grande testimonianza per i figli. I figli, infatti, uscendo dall’infanzia, si rendono conto che i genitori non sono dei ‘super eroi’, non sono onnipotenti, e soprattutto non sono perfetti. E i vostri figli hanno visto in voi qualcosa di molto più importante: hanno visto l’umiltà per chiedersi perdono e la forza che avete ricevuto dal Signore per risollevarvi dalla caduta. Di questo loro hanno veramente bisogno! Anch’essi, infatti, nella vita sbaglieranno e scopriranno di non essere perfetti, ma si ricorderanno che il Signore ci rialza, che tutti siamo peccatori perdonati, che dobbiamo chiedere perdono agli altri e dobbiamo anche perdonare noi stessi”.

“Le famiglie sono luoghi di accoglienza, e guai se venissero a mancare!”, il monito di Francesco, che ha ringraziato Pietro ed Erika per aver accolto Iryna e Sofia in fuga dall’Ucraina “sconvolta dalla guerra”. “Una società diventerebbe fredda e invivibile senza famiglie accoglienti”, ha proseguito Francesco: “Avete dato voce a tante persone la cui vita è stata sconvolta dalla guerra in Ucraina”, l’omaggio a queste ultime: “Vediamo in voi i volti e le storie di tanti uomini e donne che hanno dovuto fuggire dalla loro terra. Vi ringraziamo perché non avete perso fiducia nella Provvidenza, e avete visto come Dio opera in vostro favore anche attraverso persone concrete che vi ha fatto incontrare: famiglie ospitali, medici che vi hanno aiutato e tanti altri uomini dal cuore buono. La guerra vi ha messe di fronte al cinismo e alla brutalità umana, ma avete incontrato anche persone di grande umanità. Il peggio e il meglio dell’uomo!”. “L’accoglienza è proprio un carisma delle famiglie, e soprattutto di quelle numerose!”, la tesi del papa.

“È bello e consolante vedere che quello che avete costruito insieme, tu e Luca, rimane vivo”, le parole rivolte dal papa a Zakia, la vedova dell’ambasciatore Luca Attanasio, ucciso in Congo. “Abbiamo basato la nostra famiglia sull’amore autentico, con rispetto, solidarietà e dialogo tra le nostre culture”, le parole di Zakia.

“E niente di tutto questo è andato perso, nemmeno dopo la tragica morte di Luca”, il commento di Francesco, secondo il quale “non solo l’esempio e l’eredità spirituale di Luca rimangono vivi e parlano alle coscienze di molti, ma anche l’organizzazione che Zakia ha fondato, in un certo senso, porta avanti la sua missione. Anzi, possiamo dire che la missione diplomatica di Luca è diventata ora una ‘missione di pace’ di tutta la famiglia”. Per il papa, “in Zakia e Luca troviamo la bellezza dell’amore umano, la passione per la vita, l’altruismo e anche la fedeltà al proprio credo e alla propria tradizione religiosa, fonte d’ispirazione e di forza interiore. Vivendo assieme a chi è diverso da me, in famiglia s’impara ad essere fratelli e sorelle. S’impara a superare divisioni, pregiudizi, chiusure e a costruire insieme qualcosa di grande e di bello, partendo da ciò che ci accomuna. Esempi vissuti di fratellanza, come quello di Luca e Zakia, ci danno speranza e ci fanno guardare con più fiducia al nostro mondo lacerato da divisioni e inimicizie”.

“Ogni vostra famiglia ha una missione da compiere nel mondo, una testimonianza da dare”, la consegna finale: “Dobbiamo vivere con gli occhi puntati verso il Cielo”, l’esortazione di Francesco sulla scorta dei beati Beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, patroni dell’incontro mondiale delle famiglie.

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Nel mondo

Libano, padre Abboud (Caritas): “Crisi economica mai vista prima, un suicidio ogni due giorni”

foto d'archivio Sir
23 Giu 2022

“Stiamo vivendo una crisi economica mai vista prima, Abbiamo tanti nuovi poveri e nuovi bisogni. Stiamo aiutando il popolo a vivere”: lo dice padre Michel Abboud, presidente di Caritas Libano, che oggi interviene alla terza giornata dei lavori al 42° Convegno nazionale delle Caritas diocesane in corso dal 20 al 23 giugno a Rho (Milano). “Uno stipendio di 1.000 dollari ora vale come 100 dollari – racconta -.

Le persone non possono andare in ospedale perché non hanno i soldi per pagare le cure, allora tutti vengono alla Caritas, anche se i nuovi poveri non sono abituati a chiedere. Prima con la pandemia non potevamo muoverci ma ora che stiamo tornando nelle case vediamo tante persone che si rifiutano di andare in ospedale e chiedono di morire a casa loro. Non è mai successo di vedere insegnanti che la mattina cercano il cibo nella spazzatura”. C’è però una parte della società libanese ancora benestante: sono quelli che non hanno voluto ricostruire le case devastate dall’esplosione al porto di Beirut il 4 agosto 2020 e hanno deciso invece di fuggire all’estero. In un anno 200.000 libanesi hanno lasciato il Paese per cercare lavoro altrove. I meno abbienti partono anche affidandosi ai trafficanti e percorrendo le rotte mediterranee del mare. “Il Libano non è un Paese povero, è un Paese rubato – afferma padre Abboud -. Abbiamo davanti un futuro oscuro”. Tre mesi fa la Caritas ha realizzato uno studio da cui è emerso che ogni due giorni si verifica un caso di suicidio: “È stata una sorpresa per noi. Perché c’è tanta gente che non riesce ad arrivare a fine mese”. Dopo l’esplosione al porto di Beirut nel 2020 “per la prima volta stiamo accogliendo persone e famiglie che chiedono aiuto psicologico – continua -. Stanno ancora vivendo il trauma di quella tragedia. Molti hanno perso casa, famiglia e salute. I bambini non dormono la notte, hanno incubi”. Una persona su 4 in Libano è un rifugiato (siriano o palestinese) e la Caritas aiuta tutti, libanesi e rifugiati. “Si è creato un grande conflitto sociale – dice padre Abboud -. Quando la gente vede i siriani che vanno in banca a prendere i soldi dei progetti internazionali i libanesi reagiscono male. Noi cerchiamo di spiegare che tutti questi soldi vengono dall’estero, non dal Libano”. Ora, conclude, “stiamo facendo tanti progetti per i nuovi poveri e per lo sviluppo. Ma abbiamo paura che gli aiuti non arrivino a causa del conflitto in Ucraina”.

 

Nella foto nell’articolo, padre Michel Abboud, presidente della Caritas Libano

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Emergenze sociali

La guerra in Ucraina pesa sul tenore di vita e i cittadini europei chiedono lotta a povertà ed esclusione sociale

foto d'archivio Sir
23 Giu 2022

“Con l’inflazione e il costo della vita in aumento da molto prima dell’inizio della guerra russa in Ucraina, quattro europei su dieci affermano di subire già un impatto sul proprio tenore di vita (40%)”. Lo rileva il sondaggio Eurobarometro odierno. In Italia il dato scende al 33%. “Come segno della resilienza e dell’unità europea, il 59% degli europei considera prioritaria la difesa di valori europei comuni, come la libertà e la democrazia, anche se ciò dovesse incidere negativamente sul costo della vita”. Questo vale anche per il 55% degli italiani.
Le crescenti preoccupazioni economiche si riflettono inoltre nelle priorità politiche su cui i cittadini vogliono che il Parlamento europeo si concentri: “Prima viene citata la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (38%), seguita dalla salute pubblica (35%), che è diminuita significativamente di 7 punti percentuali negli ultimi sei mesi, e democrazia e stato di diritto (32%), che a sua volta ha subito un aumento significativo di 7 punti”.
La percezione della guerra e di cosa significhi per l’Unione europea emerge anche nei valori fondamentali dei cittadini che vogliono che il Parlamento europeo “difenda in via prioritaria la democrazia”, che è ancora una volta in cima alla lista, con un aumento di sei punti rispetto all’autunno 2021 (38%); per gli italiani il dato sale al 40%. La protezione dei diritti umani nell’Ue e nel mondo, così come la libertà di parola e di pensiero, seguono entrambe con il 27%. In Italia, la salute pubblica (47%) e il sostegno all’economia e al mercato del lavoro (43%) sono i temi che più si vorrebbero affrontati dall’istituzione.

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