Città

Toffa, Piero Angela, Pasolini, Gino Strada: ecco alcuni nuovi nomi della toponomastica cittadina

piazzetta Gino Strada - foto fp Occhinegro
25 Mag 2023

Al Comune di Taranto, riunione di insediamento per la commissione toponomastica, presieduta dal sindaco Rinaldo Melucci.

All’ordine del giorno, oltre la nomina del vicepresidente assegnata alla consigliera comunale Stefania Fornaro, erano presenti diverse proposte di intitolazione, da abbinare ad alcuni luoghi cittadini che ne erano ancora privi. Ne sono state vagliate una trentina e definite circa la metà, pervenute da diversi soggetti, compresi semplici cittadini.

Di particolare rilievo l’intitolazione a Nadia Toffa di un’area di Porta Napoli, nel quartiere Tamburi, del Parco del Mirto a Piero Angela, dei giardinetti alle spalle della chiesa di San Lorenzo da Brindisi a Pier Paolo Pasolini, dell’area verde tra via Messapia e via Calabria a Gino Strada.
La pista ciclabile di viale Magna Grecia è stata intitolata a Mauro Petriccione, nato a Taranto e scomparso lo scorso anno, dal 2018 direttore generale dell’Azione per il clima della Commissione Ue, “padre” del green deal europeo. A Luca Attanasio, invece, di paternità tarantina, è stata intitolata l’area antistante il campo sportivo di Talsano: fu ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo e vittima di un agguato nel 2021.
«Queste sono solo alcune delle scelte che abbiamo operato – il commento del primo cittadino – a valle di un lavoro corposo e dettagliato che ha realizzato l’ufficio toponomastica, cui va il ringraziamento mio personale e della commissione. Sono particolarmente grato alla commissione, inoltre, per aver accolto le proposte che avevo sottoposto loro personalmente, prova di una sensibilità condivisa. Presto ci occuperemo delle altre richieste, compatibilmente con la disponibilità di luoghi da intitolare».

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Giornata europea

Melucci: «Guardiamo alle buone pratiche europee, convinti che il nostro futuro sia strettamente connesso al mare»

25 Mag 2023

Una delegazione del Comune di Taranto, guidata dal sindaco Rinaldo Melucci, sta partecipando all’European Maritime Day 2023, che quest’anno si tiene a Brest, la città bretone gemellata da quasi sessant’anni con il capoluogo ionico.
I lavori odierni sono stati aperti dal commissario europeo per la Pesca e gli Affari marittimi Virginijus Sinkevicius. E in prosecuzione dei panel tecnici riferibili a blue economy in generale, sostenibilità delle produzioni locali, sicurezza dei nostri mari, mobilità per vie d’acqua e innovazione connessa alla vita delle comunità costiere europee, il primo cittadino ionico incontrerà l’omologo di Brest Ville et Metropole Francois Cuillandre, per rafforzare gli antichi e importanti legami tra i sistemi culturali ed economici della terra ionica e della Bretagna.
Per l’occasione il Comune di Taranto ha anche confermato che ospiterà una tappa italiana dell’EMD2023, in concomitanza del Marina Militare Nastro Rosa Tour in riva allo Ionio il prossimo mese di luglio.
«Ancora una volta, dall’Europa giunge un messaggio chiaro e forte nella direzione della decarbonizzazione dei nostri modelli di sviluppo, di valorizzazione delle nostre filiere marittime, di sostegno finanziario ai progetti innovativi e resilienti in questo settore. Siamo lieti di aver dotato in questi anni il nostro territorio di piani e iniziative aderenti alle politiche e alle opportunità europee – ha dichiarato il sindaco di Taranto a margine della sessione di apertura dell’EMD2023 dal Parc des Expositions de Penfeld – e siamo lieti che Taranto stia compiendo un percorso di decisa consapevolezza riguardo alla risorsa mare. Ora, anche attraverso lo scambio di esperienze e buone pratiche in questi ambiti, dobbiamo sostenere e orientare le nostre imprese a investire sul mare: meno acciaio e più mare sarebbe uno spot perfetto per tutti i nostri sforzi. Desidero ringraziare i colleghi di Brest per questo significativo momento di network europeo».

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Musica

Per la rassegna «30 anni suonati» della ‘Matteo Mastromarino’ di Statte, “Il mondo che vorrei”

Venerdì 26 maggio, alle ore 20, concerto di debutto della Ma.Ma.band nel teatro “Cappelli” di Martina Franca

25 Mag 2023

Nuovi appuntamenti della rassegna «30 anni suonati» per celebrare il trentesimo anniversario dell’Associazione musicale Matteo Mastromarino di Statte, che opera nel settore dell’educazione, formazione e didattica musicale. Tutti gli eventi sono gratuiti.

Il tour continua domani, venerdì 26 maggio con il debutto della Ma.Ma.Band e il concerto «Il mondo che vorrei – Racconti da un viaggio musicale», nel teatro “Cappelli” di Martina Franca, alle ore 20. Insieme alla Ma.Ma.Òrchestra, questa neonata formazione pop/jazz, composta da 22 elementi, rafforza la volontà di consentire a sempre più allievi di sperimentare la musica d’insieme. Con questo live, la Ma.Ma.Band propone un viaggio interiore, raccontando attraverso le più famose canzoni italiane ed internazionali, i valori e gli ideali che la società attuale, purtroppo, spesso dimentica.

La kermesse vanta il patrocinio di Provincia di Taranto, Comune di Taranto, Comune di Martina Franca, Comune di Crispiano. Gold sponsor Conad, silver sponsor Sismalab e Taffetà B&B.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Premio

Venerdì 26, il conferimento del premio ‘Anello di San Cataldo’, promosso dalla Cisl

25 Mag 2023

Promossa dalla Cisl Taranto Brindisi  e dall’Adiconsum Taranto Brindisi, si svolgerà venerdì 26 maggio la 16^ edizione di conferimento del premio Anello di San Cataldo, nel corso di una suggestiva cerimonia nella sala  Paolo VI – sede Cisl – via Regina Elena n. 126, a Taranto con il seguente programma:

ore 16.30: Saluta e presiede Emilio Di Conza, presidente Adiconsum Puglia

ore 16.45: Introduce Gianfranco Solazzo, segretario generale Cisl Taranto Brindisi

ore 17.10: Lettura motivazione: Antonio Bosco, presidente Adiconsum Taranto Brindisi;

ore 17.20: Conferimento premio Anello di San Cataldo 2023 al dott. Vito Alfonso, dirigente Ufficio VII – Ambito territoriale per la provincia di Taranto Ufficio scolastico regionale per la Puglia.

Conclude Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Puglia

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Intervista esclusiva

Fede e creatività: intervista al card. Matteo Zuppi

Il presidente della Cei ha posto l’accento sul fatto che “i cattolici non possono non essere accoglienti e la Chiesa deve stare in mezzo al mondo”

25 Mag 2023

di Chiara Genisio
A come accogliere, B come bellezza, C come Costituzione, D come donna. Sono alcune delle lettere capitali emerse dall’intervista con il cardinale Matteo Zuppi. Lo abbiamo incontrato nella sede romana della Cei, sorridente, nonostante l’agenda ogni giorno fitta di impegni e di incontri. Arcivescovo di Bologna dal 2015, Francesco l’ha creato cardinale nel concistoro del 2019 e scelto come presidente dei vescovi italiani nel maggio dello scorso anno. A fine marzo, all’apertura della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente ha voluto esprimere, ancora una volta, il suo “grazie” a Francesco per il decennale del pontificato. Ha poi tracciato lo scenario e le prospettive future della Chiesa in Italia, partendo dal “programma” del papa, dove la Chiesa del post-pandemia e del cammino sinodale si configura sempre più chiaramente come una “Chiesa missionaria”, con la priorità di diffondere una cultura cristiana.
Non possiamo dimenticare le immagini di Cutro dove sono morti più di 90 immigrati, tra cui 30 bambini. Cardinale Zuppi, in merito all’accoglienza c’è un prima e un dopo questo tragico evento?
«Me lo auguro, ma non ne sono sicuro. Perché l’abbiamo visto tante volte e senza troppa vergogna, senza autocritica e verifica; non c’è stato un prima e un dopo. C’è stato soltanto un prima. Perché ciò avvenga ci dev’essere una consapevolezza, una scelta, una determinazione di tradurre la commozione, la partecipazione dell’evento tragico in progetto. Sono dubbioso anche perché sono passati quasi trent’anni dalla tragedia al largo di Portopalo (1996), dove una carretta di mare affondò, causando la morte di almeno 283 persone. Doveva rappresentare un punto di svolta, invece rimane sempre solo un episodio. “Oggetto” di una politica che non sa guardare lontano, non sa costruire un sistema. Ma ciò riguarda tutti noi. È tempo di agire per dare risposte alle domande e ai problemi, e non di ulteriori dichiarazioni, che in genere producono solo altro distacco dalle istituzioni».
L’immigrazione è una questione epocale, eppure si ha l’impressione che neppure tutti i cattolici abbiano la stessa posizione sull’accoglienza…
«È vero. Siamo di fronte a una situazione epocale. Il Mediterraneo è per sua natura un luogo di immigrazione. Ora è epocale anche perché l’Europa – e quindi l’Italia – si ritrova a essere vecchia, non siamo mai stati così anziani come adesso. Dopo una continua crescita, ora siamo in declino. C’è una pressione che mette alla prova l’accoglienza. Ma i cattolici non possono non essere accoglienti, avendo un riferimento importante nella nostra carta costituzionale, che sono le opere di misericordia, l’identificazione del Signore nei forestieri, nei viandanti, nell’uomo sofferente. L’accoglienza non è materia facoltativa, richiede a tutti di impegnarsi e di fare qualche cosa. A cominciare dalla cultura. Per capire di chi stiamo parlando, perché la capacità di accoglienza è anche la conoscenza, su questo la Chiesa e i cristiani devono avere una profonda capacità di spiegare le storie, le caratteristiche, l’umanità dell’altro, perché non ci siano indifferenza, ignoranza o pregiudizio».
Eminenza, ha citato la costituzione per i credenti, ma lei ha anche scritto una lettera alla Costituzione italiana. L’ha fatto durante la pandemia, ed è stata l’occasione per sottolineare la necessità di ricostruire. Oggi la riscriverebbe uguale?
«Sottolineerei di più alcune cose».
Per esempio?
«Il senso della casa comune che la Costituzione ha fortissimo e, quindi, il legame che c’è tra la persona, la casa comune e il nostro Paese, che poi in fondo è proprio l’idea da cui è nata la Costituzione. La consapevolezza, per esempio, del Covid, ci deve spingere a capire che siamo sulla stessa barca e che queste sono le regole del nostro Paese».
Un Paese, però, che nelle ultime tornate elettorali ha visto come primo partito l’astensionismo. Tra loro ci sono anche molti cattolici…
«Presumo di sì. Non credo ci siano statistiche certe, ma possiamo presumere di sì, che ci sia questa indifferenza. Anche se vorrei augurarmi di no, perché il diritto/dovere di voto è fondamentale. I cristiani non possono vivere distanti dalla preoccupazione per la casa comune, devono essere attenti e partecipare».
Dalla nascita della Repubblica, con la dottrina sociale della Chiesa, c’è sempre stato un impegno alla formazione politica. Non pensa che, negli ultimi anni, sia venuta meno la formazione dei credenti all’impegno pubblico?
«Sicuramente rispetto ad altre fasi in cui c’è stata di più, questo è vero; ma è anche vero che questa è una formazione che non s’è mai interrotta, per di più con un’impronta di Francesco che ci rende attenti. Il suo messaggio è molto preciso: unire l’aspetto sociale con quello spirituale. A maggior ragione dobbiamo riprendere una capacità di leggere la storia, le situazioni, con la dottrina sociale della Chiesa e con l’ispirazione evangelica. Con una comprensione, quindi, attenta e profonda di quello che sta succedendo».
Oggi le persone hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni come lo Stato o la Chiesa, ma rimane centrale la figura del Papa. Come può la Chiesa-istituzione recuperare credibilità?
«Costruendo delle realtà umane. La Chiesa deve significare dei luoghi dove è più vivo il Vangelo e le parole che di volta in volta lo spiegano, l’accompagnano e ce lo fanno vivere. Dobbiamo costruire dei luoghi, delle case, delle famiglie dove il Vangelo si concretizza, si incarna. Dove i legami siano delle vere relazioni umane, anche affettive».
Lei è presidente della Cei da un anno. Sta girando per l’Italia incontrando le Chiese locali. Che cosa sta scoprendo che la rassicura di più? E che cosa, invece, più la preoccupa?
«In genere, trovo tanto desiderio di camminare insieme, di incontrarsi, di sentirsi di far parte di una comunità. Quello che mi preoccupa, qualche volta, è la disillusione, un affaticamento di situazioni che non riescono a guardare con fiducia e speranza al futuro, si sentono come di essere arrivati tardi all’appuntamento mentre io penso che dobbiamo dire: “non perdiamo l’opportunità”».
Tutto ciò rientra nel secondo anno del cammino sinodale con molte luci e ombre. Non ha l’impressione che non ci sia stata piena comprensione?
«Sì. È dipeso anche da una mancanza di abitudine. Più che altro perché il cammino sinodale vuol dire una consapevolezza, una autocoscienza in cui tutti quanti vengono coinvolti. Il fatto che sia proprio un cammino lo rivela ancor di più. E questo era proprio il desiderio, di non concentrarsi nelle strutture, ma nel camminare e, quindi, capire la sinodalità. Non con laboratori, non con categorie astratte, non con delle simulazioni di cammino, ma camminando. L’abbiamo imparato: c’è una certa fatica, perché a volte sembra inutile, altre volte desideriamo arrivare subito a una risposta, molte volte invece abbiamo misurato la situazione, la vita delle persone e ci siamo ritrovati».
La messa festiva è sempre meno frequentata, ma i fedeli si ritrovano ancora a matrimoni, funerali e battesimi. Sembra che ciascuno si costruisca un proprio palinsesto della pratica religiosa…
«Sì, credo che effettivamente sia una grande domanda, uno dei punti più importanti. L’eucaristia è centrale nella vita della Chiesa e nella vita dei cristiani. Dobbiamo ricostruire, cercare di far capire di più perché è importante andare alla messa domenicale, perché è un precetto. Ma poi dobbiamo curare di più le celebrazioni».
Lei pensa che potrebbe esserci più creatività all’interno della Chiesa anche nel vivere la quotidianità della fede?
«Vivere la fede con creatività me lo auguro sempre, lo Spirito è più creativo di noi e ci aiuta a esserlo. Anche se qualche volta proponendo liturgie cosiddette “creative” le abbiamo di fatto impoverite. Il problema vero della creatività è unire la vita con il mistero e la presenza di Cristo. Se non c’è anche una comunità è difficile che questo possa avvenire. Quando la celebrazione acquista una sua attrattività, una sua intensità? Quando c’è anche una comunità di persone, e non è uno spettacolo cui vado ad assistere».
Ci sono vescovi che parlano di una Chiesa minoritaria. Il rischio è quello di una Chiesa d’élite?
«Certo, con il rischio di essere minoritari e neppure creativi, come indicava Benedetto XVI. Rischiamo di diventare gnostici o pelagiani, finiamo per usare le categorie che Francesco indica come due rischi esiziali per la Chiesa. E qualche volta anche Chiesa dei catari, cioè i guri che pensano di difendere la purezza della Chiesa isolandola e difendendola dal mondo. La Chiesa non si deve difendere dal mondo, anzi è chiamata a essere in mezzo al mondo. Lo Spirito ci protegge dal male, motivo per cui non dobbiamo avere paura. La Chiesa trova sé stessa; questa è una delle chiavi più importanti di Francesco: la Chiesa trova sé stessa in mezzo e non fuori. Andando verso e non chiudendosi».
Come si intercettano i giovani?
«Facendo delle cose belle, autentiche, annunciando il Vangelo e che cosa il Vangelo chiede a loro e a noi. Qualche volta abbiamo un’idea troppo lavoristica oppure di sola animazione. Ma il Vangelo non è animazione, ma ci anima perché ci riempie di contenuto, di passione. Questo sì».
Come immagina la Chiesa del futuro, avrà più un volto di donna?
«Deve avere un volto più di donna. Anche con tante responsabilità di donne. L’immagine più chiara per la Chiesa in Italia è quella della moneta spezzata che il Papa ha usato a Firenze: “La Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti e riconosce tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati”. Alcune volte non ce ne rendiamo conto e pensiamo che gli altri non abbiamo la loro metà. Una Chiesa di popolo, in cui c’è tutto, in cui tutti hanno la metà e ognuno ha la metà dell’altro. E quindi una Chiesa madre che sa, con la passione della madre, andare alla ricerca dell’altra metà».
Eminenza, un’ultima domanda personale. Come inizia e finisce la giornata?
«Inizio pregando e la finisco pregando (sorride). Forse la inizio con un po’ meno di sonno».
* intervista rilasciata per ‘La vita pastorale’ del mese di maggio e messa a disposizione delle testate aderenti alla Fisc

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Giornata europea

Ue: a Brest (Francia) la “Giornata europea dei mari”

Azioni comuni per affari marittimi ed economia blu sostenibile

25 Mag 2023

Al via, sino a giovedì 25, l’evento annuale della “Giornata europea dei mari” a Brest, in Francia. L’edizione 2023 è dedicata alla transizione energetica, la decarbonizzazione e le energie rinnovabili marine, lo sviluppo delle competenze in questo settore. Lo comunica in una nota la Commissione europea. In particolare, la comunità marittima europea si riunisce per “creare network, condividere informazioni e definire azioni comuni per gli affari marittimi e dell’economia blu sostenibile”. Il commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, Virginijus Sinkevičius, inaugurerà l’evento insieme al segretario di Stato francese per il Mare, Hervé Berville, all’eurodeputato e presidente della commissione Pesca, Pierre Karleskind, al presidente del Consiglio della Regione Bretagna, Loïg Chesnais-Girard, e al sindaco di Brest, François Cuillandre. Dopo la cerimonia di apertura, il commissario discuterà con Hervé Berville e con i rappresentanti della comunità di pescatori bretoni e visiterà i progetti marittimi principali e inaugurerà ufficialmente l’Oceanolab, che ha ricevuto finanziamenti Ue. Inoltre, la Commissione europea pubblica oggi l’ultima relazione sull’economia blu dell’Ue sui “settori consolidati ed emergenti, nonostante l’impatto della pandemia e l’invasione russa dell’Ucraina”. Il 26 maggio l’esecutivo Ue lancerà il “Forum blu europeo”, annunciato nella comunicazione sull’economia blu sostenibile adottata nel 2021, che riunisce imprese e scienziati per collaborare sull’uso sostenibile delle risorse del mare.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Cei

Mons. Palmieri, di Taranto, vice presidente della Cei

foto Siciliani-Gennari/Sir
24 Mag 2023

di Angelo Diofano

Il tarantino mons. Gianpiero Palmieri,  vescovo di Ascoli Piceno, è il nuovo vice presidente della Cei per il centro Italia;  succede all’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, La nomina di mons. Palmieri (che è anche segretario della commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e membro della presidenza della Caritas) è scaturita nell’ambito dell’assemblea generale dei vescovi italiani in corso in questi giorni.

Mons. Palmieri è nato a Taranto il 22 marzo 1966; ha frequentato l’Almo Collegio Caprani e ha conseguito la licenza in Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana. Il 19 settembre 1992 è stato ordinato sacerdote  per la diocesi di Roma. Dopo aver ricoperto diversi incarichi nella capitale, il 18 maggio 2018 papa Francesco lo ha nominato vescovo titolare di Idassa e ausiliare di Roma per il settore Est, con l’incarico per la formazione permanente del diaconato.  Il 24 giugno seguente ha ricevuto, nella basilica di San Giovanni in Laterano, l’ordinazione episcopale dalle mani dell’allora arcivescovo mons. Angelo De Donatis, È stato anche delegato per la carità, per la pastorale dei migranti, dei rom e incaricato del Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese; distinguendosi per la vicinanza agli ultimi, mons. Palmieri ha operato nelle periferie di Roma e si è impegnato per “far capire a tutti che i poveri sono poveri e che non si deve cadere nel tranello dello stabilire delle priorità”.

Il 19 settembre 2020 papa Francesco lo ha nominato vice gerente della diocesi di Roma e il 29 ottobre  2021 vescovo di Ascoli Piceno, con dignità personale di arcivescovo, prendendo possesso dell’incarico  il 28 novembre successivo.

Lunedì scorso, insieme agli altri  partecipanti all’assemblea della Cei, mons. Palmieri ha preso parte all’incontro con papa Francesco, in cui sono stati affrontati diversi argomenti, fra cui il cammino sinodale, la guerra in Ucraina e la problematica dei migranti.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

Silvia Battista, vogatrice per passione: “Il mio amore per lo sport e per il mare”

foto G. Leva
24 Mag 2023

di Paolo Arrivo

A vederla, i segni della fatica, sono ben celati. Fisico longilineo, nei suoi occhi c’è la profondità e la risolutezza del mare. Acque sia dolci che severe. Nei suoi occhi scorrono, come istantanee, le immagini dei prati fioriti nella stagione intermedia. Le spiagge più lontane, i vicini Riti della Settimana Santa, gli scorci più suggestivi dell’Isola che affaccia sul mare: un concentrato di tarantinità, da assorbire e da esportare. L’habitat ideale di un’intera comunità chiamata a riscoprire la sua vocazione naturale. Silvia Battista, 32 anni, ha bruciato le tappe, ma in senso non ordinario: nella sua breve, intensa e tardiva carriera, l’atleta tarantina del Palio di Taranto è diventata una presenza non occasionale della nazionale italiana. Pratica uno sport le cui sensazioni non si possono trascrivere né decifrare.

“Il solo fatto di guardarti intorno e vedere che sei circondata dal mare  – prova a spiegare – e solo dal mare, ti fa provare un’emozione differente da chi pratica uno sport al chiuso, sulla terraferma. Un senso di libertà. Il mare aiuta sotto tutti i punti di vita, e tanto sotto il profilo mentale”. Già oro agli Europei, disputati lo scorso ottobre nella città dei due mari, l’ultimo risultato di Silvia Battista è la convocazione della Ficsf (Federazione italiana canottaggio a sedile fisso) per la trasferta spagnola del 28 maggio – raggiungerà Cabo de Cruz.

Cosa rappresenta questo risultato, la gara internazionale, per te che hai già vestito la maglia azzurra, e trionfato?

“Si tratta di una convocazione differente. In primis perché una delle prime convocazioni fuori dell’Italia: l’anno scorso è arrivata a Taranto, dove peraltro io facevo parte della seconda squadra: la soddisfazione allora è stata doppia, per aver vinto l’oro. È un onore per me essere stata riconvocata per questa competizione. So che sarà dura, ma cercherò di dare il meglio, come sempre”.

Di quale competizione si tratta?

“Si gareggia su barche con 13 vogatori. Una novità. Barche con sedili differenti. Il tredicesimo vogatore che voga con due remi. O meglio, con uno, per poi fare da perno con l’altro remo, quando ci saranno le virate. Inoltre ci troveremo in oceano. Acque differenti, altre correnti. Le varianti nuove sono tante. Si gareggia sulla distanza di quasi 5.500 metri: le gare che abbiamo fatto non superano i tremila”.

Quando si parte?

“Partenza il 26. Il 27 ci faranno provare le barche, in modo che ci possiamo adattare. Questo è importante. Ricordo che a Taranto erano le nostre barche, le 10 remi. Quindi qualcosa di più familiare. Per queste novità, per la fiducia che mi stanno dando, l’onore è davvero grande”.

Come vedi il rapporto tra Taranto e la disciplina che pratichi?

“È uno sport non semplice da avvicinare. Per tanti fattori. Io spero che crescano tutti gli sport acquatici. Mi piacerebbe tanto che le opportunità si moltiplicassero in una città di mare come Taranto. Questo sport, ripeto, è un po’ difficile, anche perché di squadra. È molto più semplice iniziarne uno individuale. Specie nella società in cui viviamo, che non vuole ad esempio vincoli di orario”.

Cosa serve, in particolare?

“È necessario creare un equilibrio in barca. Diversamente, non porti a termine la gara. Soprattutto ti devi fidare degli altri, e dare loro sostegno: è nei momenti di difficoltà che si vede la squadra”.

Da dove nasce la tua passione per quello che fai?

“La base è l’amore per il mare in generale. È iniziato tutto per gioco, col remoergometro, il simulatore di voga: da lì ho cominciato ad appassionarmi alla 10 remi, alla voga vera e propria. Circa tre anni fa. Precedentemente, ho sempre praticato sport. Non sono mai stata ferma. Sono una sportiva: corro, vado in bici, in palestra. L’agonismo però non lo avevo mai praticato”.

Chi è Silvia Battista nella vita di tutti i giorni?

“Una ragazza semplicissima che lavora come commessa in centro a Taranto. E che nel tempo libero si dedica allo sport in generale: mi piace vedere le partite di qualsiasi disciplina, dal calcio alla pallavolo. Quest’anno ho seguito il Taranto e fino all’ultimo ce l’abbiamo fatta a non retrocedere (positiva, lei, guarda al bicchiere mezzo pieno e non alla mancata promozione, ndr)”

A proposito di sport, come valuti la crescita del territorio e quale ruolo ha il Palio di Taranto?

“Il nostro capitano Angelica Brescia e il presidente Francesco Simonetti fanno davvero tanto: dedicando il loro tempo contribuiscono a fare in modo che anche la persona meno adatta a fare sport ci si possa avvicinare, anche solo per il piacere di fare un po’ di movimento, ma attraverso il mare. Taranto guarda ai Giochi del Mediterraneo. Io spero e sono fiduciosa che proprio qui si possano fare”.

Hai un obiettivo specifico? Un sogno da realizzare?

“Il mio obiettivo è confermarmi soprattutto a livello nazionale. Naturalmente migliorare: questo è uno sport che richiede tempo, allenamenti specifici per acquisire tutti i movimenti, a livello tecnico. Non si mai è perfetti, c’è sempre da imparare”.

 

Una seduta di allenamento nel cuore di Taranto: il racconto fotografico di Giuseppe Leva

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Parlamento Ue

De Meo: “Persone con disabilità incontrano ostacoli alla partecipazione politica”. L’impegno dell’Europarlamento

foto Parlamento europeo
24 Mag 2023

“Ogni individuo, indipendentemente dalle proprie capacità, merita pari opportunità di impegnarsi nei processi democratici che modellano le nostre società. Non è solo una questione di inclusività, ma anche un diritto umano fondamentale. Tuttavia, la realtà è che le persone con disabilità continuano a incontrare ostacoli quando si tratta della loro partecipazione politica”. Lo ha affermato l’eurodeputato Salvatore De Meo, aprendo ieri il 5° Parlamento europeo delle persone con disabilità. “Il rapporto sui diritti umani recentemente pubblicato sulla partecipazione politica delle persone con disabilità fa luce sulle sfide significative che dobbiamo affrontare. Il rapporto – ha dichiarato De Meo – rivela che le persone con disabilità incontrano molteplici ostacoli quando tentano di impegnarsi politicamente e di far parte della vita politica delle nostre società. Queste sfide vanno dalle barriere fisiche e di comunicazione agli atteggiamenti discriminatori e alla mancanza di informazioni accessibili. Questa relazione è un campanello d’allarme, ricordandoci l’urgente necessità di affrontare questi ostacoli per garantire pari opportunità politiche a tutti”.
De Meo ha ricordato che “il Parlamento europeo, attraverso le sue varie commissioni e iniziative, si è impegnato a sostenere la partecipazione politica delle persone con disabilità”, portando quindi alcuni esempi.
“Nella nostra ricerca dell’inclusività, la carta di disabilità dell’Ue svolge un ruolo fondamentale. Questa carta, che fornisce una prova riconosciuta della disabilità, garantisce agli individui l’accesso a vari servizi e vantaggi in tutta Europa. Armonizzando gli standard di riconoscimento delle disabilità e promuovendo l’accessibilità, stiamo compiendo progressi tangibili verso l’abbattimento delle barriere e la garanzia di pari opportunità per tutti”. Inoltre “il lavoro legislativo all’interno dell’Unione europea è stato dedicato al miglioramento dell’accessibilità per le persone con disabilità. Che si tratti di ambiente fisico, piattaforme digitali o servizi pubblici, abbiamo lavorato attivamente per favorire una società inclusiva”.
Ha quindi concluso: “C’è ancora molto da fare, e credo che sia fondamentale continuare il nostro viaggio verso un’Europa più inclusiva, un’Europa che riconosca e valorizzi le voci di tutti i suoi cittadini, indipendentemente dalle loro capacità. Insieme possiamo costruire un futuro in cui la partecipazione politica non conosce limiti fisici ma soprattutto culturali”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Udienza generale

Francesco all’udienza di mercoledì 24: “Vicino ai nostri fratelli e sorelle in Cina”

24 Mag 2023

“L’evangelizzazione della Corea è stata fatta dai laici: sono stati i laici battezzati che hanno trasmesso la fede, non c’erano preti, perché non l’avevano. Sono venuti solo dopo. La prima evangelizzazione l’hanno fatta i laici. Noi saremmo capaci di una cosa del genere?”: lo ha detto papa Francesco, che ha dedicato la catechesi dell’udienza di oggi alla figura del martire e primo sacerdote coreano Sant’Andrea Kim Tae-gon. Al termine dell’udienza, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il papa ha rivolto un ennesimo appello per “la martoriata Ucraina”, affidata alla protezione di Santa Maria Ausiliatrice, e ha ricordato la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina, che coincide con la festa della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani, venerata e invocata nel santuario di Nostra Signora di Sheshan a Shangai.

“In questa circostanza desidero assicurare il ricordo ed esprimere la mia vicinanza ai nostri fratelli e sorelle in Cina, condividendo le loro gioie e loro speranze”, le parole di Francesco, che ha rivolto “un pensiero speciale a tutti coloro che soffrono, pastori e fedeli, affinché nella comunione e nella solidarietà della Chiesa universale posano sperimentare consolazione e incoraggiamento”.

“Invito tutti a elevare preghiere a Dio, perché la buona novella di Cristo crocifisso e risorto possa essere annunciata nella sua pienezza, bellezza e libertà, portando frutti per il bene Chiesa cattolica e di tutta la società cinese”, l’appello del papa.

“Essere discepolo del Signore significa seguirlo, seguire la sua strada, e questo comporta dare la vita per il Vangelo”, ha ribadito Francesco nella catechesi: “Ogni comunità cristiana riceve dallo Spirito Santo questa identità, e così la Chiesa intera, dal giorno di Pentecoste. E da questo spirito che noi riceviamo nasce la passione per l’evangelizzazione”. “Sant’Andrea Kim e gli altri fedeli coreani hanno dimostrato che la testimonianza del Vangelo data in tempo di persecuzione può portare molti frutti per la fede”, ha raccontato il Papa, definendo quella di Sant’Andrea Kim “una testimonianza eloquente di zelo per l’annuncio del Vangelo”. “Circa 200 anni fa, la terra coreana fu teatro di una persecuzione severissima della fede cristiana”, ha fatto notare il Santo Padre. “I cristiani erano perseguitati e annientati”, ha aggiunto: “Credere in Gesù Cristo, nella Corea di quell’epoca, voleva dire essere pronti a dare testimonianza fino alla morte”. “Stante il contesto fortemente intimidatorio – ha proseguito Francesco – il santo era costretto ad accostare i cristiani in una forma non manifesta, e sempre in presenza di altre persone. Come se parlassero da tempo. Allora, per individuare l’identità cristiana del suo interlocutore, Sant’Andrea metteva in atto questi espedienti: anzitutto, c’era un segno di riconoscimento concordato in precedenza; dopo di che, lui poneva di nascosto la domanda: ‘Tu sei discepolo di Cristo?’. Poiché altre persone assistevano alla conversazione, il santo doveva parlare a voce bassa, pronunciando solo poche parole, quelle più essenziali. Quindi, per Andrea Kim, l’espressione che riassumeva tutta l’identità del cristiano era ‘discepolo di Cristo’”.

Avere “il coraggio di rialzarsi quando si cade”: è questo, per il papa, “un aspetto molto importante dello zelo apostolico”. “Ma i santi cadono?”, si è chiesto Francesco: “Sì. Pensate a San Pietro, che grande peccato ha fatto quello! Ma ha avuto forza dalla misericordia di Dio e si è rialzato”. “Quando era ancora seminarista – l’episodio raccontato dal papa – Sant’Andrea doveva trovare un modo per accogliere segretamente i sacerdoti missionari provenienti dall’estero. Questo non era un compito facile, poiché il regime dell’epoca vietava rigorosamente a tutti gli stranieri di entrare nel territorio. Una volta egli camminò sotto la neve, senza mangiare, talmente a lungo che cadde a terra sfinito, rischiando di perdere i sensi e di rimanere lì congelato. A quel punto, all’improvviso sentì una voce: ‘Alzati, cammina!’”. Udendo quella voce, Andrea si ridestò, scorgendo come un’ombra di qualcuno che lo guidava”.

“Per quanto la situazione possa essere difficile, anzi a volte sembri non lasciare spazio al messaggio evangelico, non dobbiamo demordere e non dobbiamo rinunciare a portare avanti ciò che è essenziale nella nostra vita cristiana, ossia l’evangelizzazione”, l’invito di Francesco. “Questa è la strada”, ha proseguito: “ognuno di noi deve chiedersi: come posso evangelizzare? Pensiamo a noi, al nostro piccolo: evangelizzare in famiglia, con gli amici, parlare di Gesù, evangelizzare con un cuore pieno di gioia, di forza, e questo dono lo dà lo Spirito Santo”. “Prepariamoci a ricevere lo Spirito Santo, a Pentecoste, e chiediamo la grazia del coraggio apostolico, il coraggio di evangelizzare di portare avanti il messaggio di Gesù”, ha concluso il papa.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Eventi a Taranto e provincia

Presentato il Map, festival che unisce la musica e l’architettura

Un progetto originale dell’Orchestra della Magna Grecia, coorganizzato con il Comune di Taranto e in collaborazione con la Marina Militare Comando Marittimo Sud, l’Arcidiocesi di Taranto, le Corti di Taras, l’Ordine degli Architetti di Taranto, i Musei Civici di Bologna, Taranto 2026 – XX Giochi del Mediterraneo, la Scuola di disegno e Illustrazione Grafite, e con il patrocinio della Regione Puglia e del Ministero della Cultura

Gloria Campaner e Piero Romano - foto Aurelio Castellaneta
24 Mag 2023

Nove eventi e installazioni urbane, un festival che unisce la musica e l’architettura, dove il luogo è importante quanto l’evento, dove l’edificio architettonico o paesaggistico è un valore aggiunto al programma artistico: questo è il MAP Festival, caratterizzato dalla multidisciplinarietà scaturita dal rapporto tra musica e architettura, capace di coinvolgere gli spettatori su vari livelli.
Martedì mattina, nel Castello aragonese, la conferenza stampa: presenti all’incontro, il comandante interregionale Marittimo Sud, ammiraglio di divisione, Flavio Biaggi; i direttori artistici del Festival di musica, architettura e parallelismi, Gloria Campaner e Piero Romano; il direttore generale del dipartimento Turismo ed economia della cultura, Aldo Patruno; l’assessore allo Sport e alla Cultura, Fabiano Marti; l’assessore ai Lavori pubblici e alla Mobilità sostenibile, Mattia Giorno.

Ecco la terza edizione, con un palinsesto di attività ed eventi variegato e di alto profilo artistico e culturale, con una attenzione rivolta al rispetto dell’ambiente. Un festival che vuole “valorizzare la bellezza”, suggerire nuovi punti di vista, generare luoghi di incontro per una socialità nuova e rinnovata, che vuole avvicinare a un patrimonio musicale, artistico e paesaggistico nelle sue forme più varie.

Diversi gli appuntamenti previsti: un progetto di comunità attraverso la co-creazione, affidato al professionista dell’arte del fumetto Pasquale Qualano, affiancato dai giovani studenti della scuola di Fumetto e Illustrazione Grafite; una lectio magistralis dell’architetto internazionale Benedetta Tagliabue, in collaborazione con l’ordine degli architetti di Taranto e con il comitato organizzatore dei XX Giochi del Mediterraneo del 2026. E, ancora, la mostra “It’s (NOT) only rock’n roll” fotografie di Mark Allan a cura di Pierfrancesco Pacoda, in collaborazione (e in contemporanea) con il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, una installazione-performance live per i più giovani con Giulia Sara Salemi.

Tra le installazioni anche: scritte sul manto stradale in vari quartieri della città, realizzate mediante l’utilizzo di pitture eco sostenibili e biodegradabili, con lo scopo di suggerire “percorsi della bellezza” attraverso il “Ritmo del cambiamento”. Altra installazione prevista: una mostra di ritratti fotografici a cielo aperto. Luogo individuato per la realizzazione della mostra, un tratto di strada di via Di Palma.

Fra gli appuntamenti musicali, “via” alla rassegna con un concerto-evento frutto della preziosa collaborazione con la Marina Militare sull’Isola di San Pietro; a seguire il Marialy Pacheco Trio, l’attore-cantante Neri Marcoré insieme con Domenico Mariolenzi (“Duo di tutto”) e, infine, “Atlantide” di Fabio Barnaba, altro concerto-evento che chiuderà il MAP Festival nella suggestiva cornice del sagrato della Concattedrale Gran Madre di Dio.

Un progetto originale dell’Orchestra della Magna Grecia, coorganizzato con il Comune di Taranto e in collaborazione con la Marina Militare comando marittimo sud, l’Arcidiocesi di Taranto, le Corti di Taras, l’ordine degli architetti di Taranto, i Musei civici di Bologna, Taranto 2026 – XX Giochi del Mediterraneo, la Scuola di disegno e illustrazione ‘Grafite’, e con il patrocinio della Regione Puglia e del ministero della Cultura. Con il sostegno di: Banca BCC San Marzano di San Giuseppe, Teleperformance, Varvaglione, Comes, Baux cucine, Programma Sviluppo, Kyma, Ninfole, Five Motors.

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Assemblea Cei

Card. Zuppi: “La guerra è una pandemia, ci coinvolge tutti”. No a “solisti della guerra” e politica regredita a “infantilismo bellico”

foto Sir/Marco Calvarese
24 Mag 2023

“La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, affrontando il tema della pace in Ucraina, a partire dall’impegno di papa Francesco per questo “popolo martoriato”. “Gli siamo grati per la sua profezia, così rara oggi, quando parlare di pace sembra evitare di schierarsi o non riconoscere le responsabilità”, ha affermato Zuppi introducendo i lavori dell’Assemblea della Cei, in corso in Vaticano fino al 25 maggio: “La sua voce si fa carico dell’ansia profonda, talvolta inespressa, spesso inascoltata, dei popoli che hanno bisogno della pace”. “Dove sono gli sforzi creativi di pace?”. È questa, per il presidente della Cei, la domanda da porsi, come ha fatto il papa nel recente viaggio in Ungheria: “Lasciamoci inquietare da questa domanda, perché non rimanga solo la logica spietata del conflitto”. No, allora, al “deterioramento delle relazioni internazionali”, che comportano il “triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra”, ha affermato il cardinale citando ancora il viaggio di Francesco in terra magiara. E ancora, sempre con le parole del papa: “sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi… A livello internazionale pare persino che la politica abbia come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico. Ma la pace non verrà mai dal perseguimento dei propri interessi strategici, bensì da politiche capaci di guardare all’insieme, allo sviluppo di tutti”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO