Stragi di innocenti

Striscia di Gaza: strage all’ospedale anglicano in Palestina

Centinaia di morti: le vittime sono in gran parte sfollati che avevano trovato rifugio lì

foto Afp/Sir
18 Ott 2023

di Maria Chiara Biagioni e Daniele Rocchi

Sarebbero circa 300, ma alcune fonti parlano di 500, le vittime di un attacco che, secondo un portavoce del ministero della Sanità di Hamas, stasera ha colpito l’ospedale battista Al-Ahli Arabi nel centro di Gaza City. Sotto le macerie ci sarebbero ancora molte persone, riferisce Al Jazeera attraverso reporter sul campo. Il nosocomio ospitava al suo interno un migliaio di sfollati, ha spiegato alla Bbc il canonico Richard Sewell, uno dei maggiori esponenti a Gerusalemme della Chiesa anglicana, che finanzia l’ospedale, totalmente indipendente da ogni fazione di Gaza. Alla fine della settimana scorsa, è il suo racconto, circa seimila abitanti di Gaza, quasi tutte famiglie, si erano rifugiati nel cortile dell’ospedale che il 14 ottobre è stato colpito una prima volta, provocando il ferimento di quattro persone. Dopo questo attacco aereo la maggior parte degli sfollati ha lasciato l’ospedale, ma mille persone sono rimaste. Molti dei feriti sono donne e bambini.

La versione di Israele

Pronta la smentita dell’Esercito israeliano (Idf) di fronte alle accuse rivoltegli da Hamas, riportata dalla Bbc: “L’ospedale non era un edificio sensibile e non era un obiettivo dell’esercito. L’Idf sta indagando sulla fonte dell’esplosione e, come sempre, dà la priorità, all’accuratezza e l’affidabilità. Esortiamo tutti a procedere con cautela nel riferire affermazioni non verificate di una organizzazione terroristica”. A questo primo comunicato ne ha fatto seguito un altro che attribuisce la totale responsabilità della strage a un razzo della Jihad islamica. Sulla base di “informazioni di intelligence, la causa dell’esplosione all’ospedale di Gaza è un fallito lancio di un razzo della Jihad Islamica”, sostiene l’Idf che precisa: “L’analisi dei sistemi operativi dell’Idf mostra che uno sbarramento di razzi nemici è stato lanciato verso Israele, passando vicino ad un ospedale, che è stato colpito. Secondo le informazioni d’intelligence, provenienti da diverse fonti, la Jihad Islamica palestinese è responsabile del fallito lancio che ha colpito l’ospedale”.

Le reazioni

La strage all’ospedale Al-Ahli Arabi giunge a poche ore dall’arrivo in Israele del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Un viaggio che lo porterà dopo solo poche ore ad Amman per colloqui con il re di Giordania Abdullah, il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas. Quest’ultimo avrebbe annullato il suo incontro con Biden dopo la notizia dell’attacco al nosocomio di Gaza e indetto tre giorni di lutto nazionale. Al centro delle visite l’accordo con il governo di Benjamin Netanyahu sulla fornitura di aiuti umanitari e aree sicure agli oltre 2 milioni di persone di Gaza che sono sotto il fuoco nemico e che hanno urgente bisogno di acqua, cibo e assistenza medica. Proteste sono scoppiate ad Amman davanti l’ambasciata di Israele e a Ramallah contro il presidente palestinese Abu Mazen. Forti le reazioni internazionali per la strage all’ospedale: di “attacco barbarico” parla il ministero degli Esteri turco. Dello stesso tenore il commento iraniano che stigmatizza: “un feroce crimine di guerra”. Il ministero degli Esteri del Qatar afferma: “L’espansione degli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza per includere ospedali, scuole e altri centri abitati è una pericolosa escalation”. Per il premier canadese Justin Trudeau “Le notizie che arrivano da Gaza sono orribili e assolutamente inaccettabili… il diritto internazionale deve essere rispettato in questo e in tutti i casi. Ci sono delle regole sulle guerre e non è accettabile colpire un ospedale”. Da Egitto e Giordania la condanna dell’attacco “nei termini più forti possibili”. Russia e Emirati Arabi Uniti hanno chiesto una riunione urgente e aperta del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il 18 ottobre mattina. Secondo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel il raid “non è in linea con il diritto internazionale”. Interpellata sullo stesso tema, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha declinato ogni commento in attesa di “conferme”.

La reazione delle Chiese

“Si tratta di una perdita spaventosa e devastante di vite innocenti”. Così l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby commenta da Londra la strage avvenuta questa sera a Gaza all’al-Ahli Arab Hospital. In una dichiarazione su X che la Lambeth Palace ha fatto giungere al Sir, l’arcivescovo scrive: “L’ospedale Ahli è gestito dalla Chiesa anglicana. Piango con i nostri fratelli e sorelle: per favore pregate per loro. Rinnovo il mio appello affinché i civili siano protetti in questa guerra devastante. Che il Signore Dio abbia pietà”. I media locali e inglesi parlano di centinaia tra morti e feriti. Proprio oggi alla Lambeth Palace – cuore della Comunione Anglicana – l’imam di Leicester, sheikh Ibrahim Mogra e il rabbino della New North London Synagogue Jonathan Wittenberg si sono uniti all’arcivescovo di Canterbury per la preghiera per la pace. “Non possiamo permettere che i semi dell’odio e del pregiudizio vengano seminati di nuovo nelle nostre comunità”, ha detto Welby. Durissima condanna del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) che ha espresso “indignazione e shock” per la notizia dell’attacco all’ospedale Al-Ahli a Gaza. “Migliaia di palestinesi che avevano già perso la casa si stavano rifugiando nell’ospedale, gestito dalla Chiesa anglicana”, afferma il segretario generale del Wcc, Jerry Pillay. “L’attacco equivale a una punizione collettiva, che è un crimine di guerra secondo la legge internazionale”. In una dichiarazione giunta al Sir, Pillay ha aggiunto che “la comunità internazionale deve ritenere Israele responsabile dei crimini commessi contro i civili”. “L’attacco – prosegue il segretario generale – è anche contrario a tutto ciò che i nostri valori monoteistici ci richiedono; vale a dire la difesa della giustizia, la promozione della pace e della dignità umana di tutti coloro che sono stati creati da Dio e a Sua immagine. L’attacco non ha senso, dal momento che era diretto contro un ospedale, proprietà della chiesa, contro pazienti e famiglie che cercavano rifugio dagli incessanti bombardamenti di Israele”. Pillay ricorda inoltre che l’attacco è avvenuto lo stesso giorno in cui i leader delle chiese di Gerusalemme hanno organizzato una giornata di preghiera per la pace. “Poiché è prevista una visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Israele, lo invitiamo a condannare questo atroce attacco contro l’ospedale e a chiedere al governo israeliano di fermare il violento bombardamento di Gaza e di aprire un corridoio umanitario”, afferma Pillay. “In questo momento di dolore, preghiamo – conclude Pillay – affinché le persone uccise nell’ospedale Al-Ahli e tutti coloro che hanno perso la vita in questo conflitto possano riposare in pace. Inviamo le nostre condoglianze alle famiglie in lutto e i migliori auguri di pronta guarigione a coloro che sono rimasti feriti”.

I cristiani di Gaza

La notizia della strage all’ospedale anglicano ha suscitato “sgomento” all’interno della piccola comunità cristiana gazawa, in larga parte rifugiata nella parrocchia latina della Sacra Famiglia. A riassumere lo stato d’animo dei cristiani locali è suor Nabila Saleh: “In questo momento non riesco a non pensare alla sofferenza delle persone colpite. Si spendono miliardi per i missili e le armi mentre nel mondo c’è gente che muore di fame e di sete. Le cosiddette democrazie parlano di diritti umani ma questi vivono solo sulla carta. La nostra terra gronda sangue. Non abbiamo nessun luogo dove andare a chiedere pace. Non abbiamo nessuno, solo Te. In Te riponiamo speranza e giustizia”.

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Accoglienza

Caritas/Migrantes: 5 milioni i cittadini stranieri in Italia; in calo i nuovi nati

“Liberi di scegliere se migrare o restare” è il titolo del XXXII Rapporto Immigrazione 2023 di Caritas italiana e Fondazione Migrantes, presentato oggi, martedì 17, a Roma

foto Siciliani-Gennari/Sir
17 Ott 2023

di Patrizia Caiffa

Sono 5.050.257 i cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2023. Una cifra in lieve aumento rispetto all’anno precedente (erano 5.030.716) ma tutto sommato stabile. Dopo i picchi di crescita nel primo decennio del 2000 continuano a diminuire i nuovi nati stranieri: erano 80.000 nel 2012, sono diventati meno di 57.000 nel 2021, con un calo del 28,7%. Le donne straniere si stanno dunque adeguando agli stili di vita italiani, per cui invecchiamento e calo del numero di figli saranno le dinamiche del futuro che caratterizzeranno l’Italia. Nel mondo sono invece 281 milioni i migranti (dati 2021), ossia il 3,6% della popolazione mondiale, in aumento rispetto al 2019 (erano 272 milioni). I due terzi si sono spostati per motivi di lavoro. Aumenta anche il numero globale di sfollati interni, anche a causa della guerra in Ucraina, raggiungendo la cifra record di 28,3 milioni, di cui il 60% sono ucraini. Sono alcuni dei dati contenuti nel XXXII Rapporto immigrazione 2023 curato da Caritas italiana e Fondazione Migrantes. Il volume è stato presentato oggi a Roma.

Nell’Unione europea, su una popolazione di 447 milioni, nel 2021 sono stati rilasciati 2,95 milioni di primi permessi di soggiorno (rispetto ai 2,3 milioni del 2020) e sono 37,5 milioni le persone nate fuori dall’Ue (8,4%). Con la guerra in Ucraina è salito a 108,4 milioni il numero complessivo di profughi e sfollati (di cui il 40% minori). A fine maggio 2023 erano 8,3 milioni gli ucraini fuggiti in Europa: di questi, poco più di 5 milioni hanno ricevuto la protezione temporanea. Quasi un terzo ha ottenuto protezione in Polonia (1,6 milioni, pari al 31% del totale). In Italia, i profughi ucraini sono 175 mila.

In Italia gli immigrati vivono soprattutto al Nord (59,1% dei residenti totali): nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%; seguono Centro (24,5%), Sud (11,7%) e Isole (4,6%). La Lombardia si conferma la regione più attrattiva: da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia; seguono Lazio (12,2%), Emilia-Romagna (10,9%), Veneto (9,8%) e Piemonte (8,2%).

Sul podio delle nazionalità sono sempre i cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia. A seguire marocchini e albanesi (8,4% e 8,3% del totale). Calano tunisini, senegalesi, nigeriani, cinesi e filippini mentre bangladesi e pakistani, arrivati più di recente, stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia. Anche il maggior numero di nuovi nati è rumeno (19,4%), poi marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%).

Calano le acquisizioni di cittadinanza

Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione: fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Un’acquisizione su cinque è appannaggio dell’Albania, seguita dal Marocco. Significativa è la terza posizione occupata dal Bangladesh (il 4,7% delle acquisizioni totali), mentre in quarta e quinta troviamo India e Pakistan.

Lavoro

in un mercato occupazionale in ripresa i lavoratori stranieri non-Ue registrano un tasso di occupazione leggermente inferiore alla media (59,2% contro il 60,1%) mentre il tasso di disoccupazione si allinea, nella flessione, alla media complessiva. L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore Turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per i lavoratori non Ue) e nelle Costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue); la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura (39,2% del totale), seguita dalle Costruzioni (30,1%) e dall’Industria (22,1%).
L’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente, il 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità che hanno conosciuto un aumento occupazionale più sostenuto fra il 2021 e il 2022 sono state l’albanese, la marocchina e la cinese (fra il +17,7% e il +7,1%). Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani); mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale (è il 25,8% per gli italiani). Nell’anno 2022 il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario sono diminuite di 3 mila unità (0,8%) rispetto al 2021: sono complessivamente 390.511, pari al 12,8% del totale.

1 milione e 600 mila stranieri residenti in povertà assoluta

In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 600 mila stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani. L’incidenza della povertà tra le famiglie di stranieri con minorenni è drammatica: il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%).
Nel 2022 le persone straniere incontrate nei soli Centri di ascolto e servizi informatizzati Caritas sono state 145.292, su un totale di 255.957 individui), conferma per il 2022 una prevalenza delle difficoltà di ordine materiale.

Scuola: stabili gli alunni stranieri, in aumento nelle università

Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360. Si tratta di poco meno di 7 mila alunni in più rispetto all’anno precedente (+0,8%). Sono soprattutto in Lombardia (222.364), Emilia-Romagna (106.280) e Veneto (96.856). La maggior parte è originaria dell’Europa: 384.333, il 44,1% del totale. Nelle università la percentuale degli studenti con cittadinanza straniera iscritti all’anno accademico 2021/2022 è del 6%. In 10 anni il numero di studenti internazionali è aumentato del +65,5%, mentre quello degli universitari di cittadinanza straniera, ma con diploma conseguito in Italia del +67,5%.

Criminalità e discriminazioni

Nel 2022 la componente straniera è rimasta in linea con il 2021, con 17.683 detenuti stranieri su 56.196, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi 16.961 sono uomini e 722 donne. Il 53% dei detenuti sono africani. In particolare, i nordafricani ingrossano le fila dell’area geografica: Marocco (3.577) e Tunisia (1.797) rappresentano da soli il 56% della componente africana. Spiccano i reati contro il patrimonio (8.951 detenuti) e quelli contro la persona (7.609). A seguire, i reati in materia di stupefacenti (5.811) e quelli contro la pubblica amministrazione (3.466).Rispetto all’anno precedente, si è invece assistito ad un consistente aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: 1.016 ingressi nel 2022, di cui 496 italiani e 520 stranieri.
Un fenomeno, almeno in parte, connesso alle gang giovanili. Totalmente assente dal dibattito pubblico la condizione dello straniero come persona offesa da un reato, anche se denunciano decine di migliaia di furti, danneggiamenti, truffe e frodi informatiche, lesioni dolose, minacce, violenza sessuale e discriminazioni di vario genere.

Appartenenza religiosa

Al 1° gennaio 2023 i cristiani confermano la propria posizione di maggioranza assoluta, sono il 53,5% (erano il 53 nel 2022). La componente ortodossa da sola rappresenta il 29,9% del fenomeno migratorio in Italia (era il nel 28,9% ad inizio 2022). Al contrario, i cattolici scendono al 16,8% ad inizio 2023, contro il 17,2% del 1° gennaio 2022.

Tra le altre confessioni religiose, aumentano i musulmani (il 29,8% al 1° gennaio 2023, a fronte del 29,5% nel 2022). Conteggiando anche i minorenni al 1° gennaio 2023 si contano poco più di un milione e mezzo di ortodossi stranieri in Italia e poco meno della medesima cifra di musulmani, seguiti da circa 844 mila cattolici. Vi sono poi 156 mila buddisti, 136 mila evangelici, 126 mila cristiani “altri” (non ortodossi né cattolici né evangelici né copti), 104 mila induisti, 85 mila sikh, 81 mila copti e 20 mila fedeli di altre religioni, oltre a 478 mila atei o agnostici.

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Crisi israelo-palestinese

Mons. Baturi (Cei): “La Chiesa è disponibile a qualsiasi tentativo di dialogo”

foto Afp/Sir
17 Ott 2023

“Quanto avvenuto è inaccettabile, non può essere in alcun modo scusato con qualche ‘se’ o qualche ‘ma’. Certo, bisogna comprendere il contesto ma ciò non può essere una giustificazione”. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, parla alla vigilia della Giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione in Terra Santa.

foto Siciliani–Gennari/Sir

Eccellenza, le Chiese in Italia hanno un legame profondo con i cristiani di Terra Santa. Come sta vivendo queste ore drammatiche?
Con grande dolore e preoccupazione. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci al male, alla violenza sui bambini e sulle persone più deboli. È fondamentale recuperare la capacità di inorridire e di indignarsi, nel dolore, per quanto sta avvenendo. Senza limitarsi alle sole analisi. C’è un aspetto umano che prevale: l’orrore del dolore per tanta sofferenza, fisica e morale. Pensiamo agli ostaggi, ai loro genitori, alla barbarie che non si ferma nemmeno davanti ai neonati. E, come in Ucraina, non si arresta di fronte agli innocenti e ai prigionieri.

È una condanna per gli oltre 1.300 morti nell’attacco a Israele del 7 ottobre e i circa duecento ostaggi nelle mani di Hamas?
Sono vittime civili cercate casa per casa con la volontà di fare del male.

Quanto avvenuto è inaccettabile, non può essere in alcun modo scusato con qualche “se” o qualche “ma”. Certo, bisogna comprendere il contesto ma ciò non può essere una giustificazione.

Come hanno ricordato il Santo padre e il cardinale Parolin: bisogna lavorare con convinzione a una pace “costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità”.

Teme il rischio di un allagamento del conflitto con il coinvolgimento di altri Paesi arabi, ma anche di attori interessati a beneficiare della guerra?
La preoccupazione è grandissima perché vediamo all’opera le forze degli Stati. Piuttosto che mobilitarsi in funzione di una pace giusta, sembrano muoversi secondo logiche di schieramento e di potere.
La memoria storica ci ricorda che i grandissimi drammi mondiali sono iniziati per lo spostamento di equilibri di cui all’inizio non si comprendeva la portata. L’apprensione è forte, tanto più che il tema della proporzionalità della reazione salta nella consapevolezza che siamo nell’era nucleare. Anche i discorsi circa l’uso della forza proporzionata devono tenere conto delle capacità distruttive delle armi moderne. Non può non preoccuparci constatare che la violenza ha bisogno di menzogna e dell’occultamento della verità.

A Gaza la situazione è drammatica: secondo le autorità sanitarie locali, il bilancio dei morti è di oltre 2.500 persone e circa 10.400 feriti. La parrocchia latina della Sacra Famiglia ospita almeno 500 sfollati, comprese diverse famiglie musulmane. Papa Francesco ha già contattato telefonicamente due volte il parroco e la suora che dirige la scuola delle suore del Rosario per esprimere vicinanza e partecipazione…
Vogliamo sostenere lo sforzo dei nostri fratelli cristiani a poter esprimere prossimità, vicinanza e amore a coloro che sono provati da una grave sofferenza.
La Chiesa, e con essa la Chiesa in Italia, è sempre dalla parte dell’uomo. Quindi, non può che intervenire per alleviare le sofferenze. Ma dobbiamo chiedere anche che l’amore per il prossimo diventi un amore politico, cioè capace di immaginare scenari futuri. Per questo il papa, dopo l’angelus, ha chiesto la salvaguardia delle vite umane e una soluzione duratura e credibile di pace.

Se la scuola patriarcale delle suore del Rosario può contare ancora su un poco di energia elettrica quotidiana, è anche grazie ai pannelli fotovoltaici installati con i fondi dell’8xmille. E la presidenza della Cei ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione.
La Chiesa in Italia ama la Terra Santa e ha riposto all’appello dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, promuovendo domani 17 ottobre un tempo di preghiera corale per consegnare al Signore “la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”. Abbiamo una responsabilità di vicinanza, di prossimità all’uomo, di svelamento della verità e di continua esortazione al dialogo e alla riconciliazione.

La Chiesa può essere anche un attore nella difficile mediazione politica?
La Chiesa è pronta, lo ha detto il cardinale Parolin, ad esercitare la propria influenza morale, la propria autorevolezza verso i diversi agenti per tentare una mediazione e cercare il dialogo. Fa parte della nostra fede: l’incarico ad essere “beati” e “operatori di pace”, ma per essere operatori di pace bisogna essere beati perché certi della presenza di Dio e desiderosi di stringere amicizie. L’autorevolezza che hanno la Santa Sede e la Chiesa in quegli ambienti e in quei luoghi si traducono nella disponibilità a qualsiasi tentativo di dialogo.

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Libri

“Discepoli di Cristo nel cambiamento d’epoca”: presentazione del libro di mons. Santoro

17 Ott 2023

Martedì 17 ottobre  alle ore 18.30 nel salone della Provincia di Taranto si terrà la presentazione del libro Discepoli di Cristo nel cambiamento d’Epoca, il magistero di mons. Filippo Santoro nella diocesi di Taranto (2012-2023), a cura di Vittorio De Marco.

Il libro ripercorre l’itinerario pastorale e sociale di mons. Santoro negli 11 anni in cui ha guidato la Chiesa di Taranto. Nei vari capitoli sono stati ricostruiti e collegati i momenti più significativi di questo itinerario: dai primi cento giorni a una Chiesa pellegrinante, dal nodo lavoro-salute-ambiente ai cantieri della misericordia, dalla custodia del creato alle Settimane sociali, dalla pandemia alla ripresa del cammino della chiesa e della società locali, dalla dimensione meridionalista alla continua opera di mediazione tra diritti, doveri, risposte della politica, testimonianza del cristiano. Si è quindi cercato di rappresentare tutto l’arco del magistero di mons. Santoro in questi undici anni di episcopato: la dimensione ecclesiale strettamente unita a quella sociale con ampie citazioni dei suoi interventi fatti nelle più svariate occasioni. Un libro che racconta al contempo l’impegno e la testimonianza di un vescovo e non meno la storia di una città in un “cambiamento d’epoca”, attualizzate in un cammino ecclesiale che non può non essere parallelo alla vita degli uomini.

Il curatore Vittorio De Marco è ordinario di Storia contemporanea all’Università del Salento e direttore della biblioteca arcivescovile di Taranto. Si occupa di storia del movimento cattolico, dei rapporti tra Stato e Chiesa e di storia socio-religiosa del Mezzogiorno tra età moderna e contemporanea.

Dialogherà con l’arcivescovo emerito la dott.ssa Rosella Santoro, direttrice artistica del festival “Il libro Possibile di Polignano a Mare.

Sono previsti i saluti di mons. Emanuele Ferro, direttore dell’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali, di Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto e presidente della Provincia.
Interverranno  il prof. Piero Massafra, Scorpione editore, nonché il curatore il prof. Vittorio De Marco. Le conclusioni saranno affidate a  mons. Ciro Miniero, arcivescovo metropolita di Taranto. La presentazione sarà allietata da alcuni interventi musicali dell’Orchestra della Magna Grecia.

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Associazionismo cattolico

Azione Cattolica, presentazione dell’icona biblica per il nuovo anno associativo

17 Ott 2023

di Angelo Diofano

Venerdì 20 al seminario arcivescovile di Poggio Galeso l’Azione Cattolica diocesana vivrà un momento particolarmente significativo del suo cammino formativo con l’arcivescovo mons. Ciro Miniero che presenterà l’icona biblica che caratterizzerà l’anno associativo 2023-2024 e che illuminerà i diversi percorsi catechetici dei singoli settori.

Dopo il saluto indirizzato da Letizia Cristiano, presidente diocesano di Azione Cattolica, e un breve momento di preghiera, l’arcivescovo terrà la sua meditazione sul brano biblico “Chi ha toccato le mie vesti?” (questo lo slogan scelto da Azione Cattolica per il nuovo anno sociale), tratto dal famoso testo dell’evangelista Marco che racconta l’episodio dell’emorroissa e del ritorno alla vita della figlia di Giairo (Mc. 5, 21-43)

È un racconto fatto di storie di contatti, di abbracci che guariscono, d’incontri che cambiano la vita, la risolvono, le danno senso, le restituiscono gioia piena. È l’invito a guardare il Signore Gesù come Colui che si prende cura del cuore, della relazione di fede, che inaugura percorsi di risurrezione anche lì dove la speranza sembra non avere più spazio e che ci invita a seguirlo sulla strada della prossimità.  

In piena adesione con l’itinerario sinodale che quest’anno vivrà la sua fase sapienziale, anche l’Azione Cattolica si appresta a vivere un anno in cui il discernimento e l’impegno per il rinnovamento e l’assunzione di responsabilità saranno preponderanti. Lo ribadisce con chiarezza l’assistente diocesano mons. Carmine Agresta, ricordando che l’Azione Cattolica è un associazione di laici che, a servizio e in piena collaborazione con i vescovi, vivono la loro responsabilità e il loro protagonismo nella Chiesa in risposta alla loro vocazione battesimale: “Ci apprestiamo a vivere un anno sociale molto importante e significativo per il rinnovo delle cariche associative a tutti i livelli, da quelle parrocchiali a quelle nazionali. Ma è anche l’anno in cui si fa verifica del cammino percorso nel precedente triennio e si tracciano le linee per quello nuovo, perché ancora meglio si possa vivere il proprio impegno ecclesiale”.

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Diocesi

Ufficio diocesano per la liturgia: i corsi unitari di formazione

17 Ott 2023

di Angelo Diofano

L’Ufficio diocesano per la liturgia (diretto da mons. Marco Gerardo) organizza un corso unitario di formazione nei ministeri ad accoliti, lettori e ministri straordinari della Comunione e tre corsi di formazione al ministero specifico (accolitato, lettorato, ministero straordinario della Comunione).

Eccone le date e i temi:

Formazione per accoliti, lettori e ministri straordinari già istituiti (gli incontri si tengono alle ore 19 nella chiesa inferiore della Concattedrale)

6 novembre: La celebrazione liturgica negli scritti neotestamentari

4 dicembre: La celebrazione liturgica nell’Apocalisse

8 gennaio: La celebrazione liturgica in età sub-apostolica

5 febbraio: La celebrazione liturgica in età patristica

4 marzo: La celebrazione liturgica nel Medioevo

8 aprile : La celebrazione liturgica in epoca moderna (nei prossimi anni si tratterà del Concilio Vaticano II, della riforma liturgica e della revisione dei libri liturgici).

Formazione per i candidati al ministero straordinario della comunione (gli incontri si tengono alle ore 20 nella chiesa inferiore della Concattedrale)

6 novembre: Il senso teologico della liturgia

4 dicembre: Ministero e ministeri. Straordinarietà del ministero della Comunione

8 gennaio: Valore ecclesiologico del ministero e sua funzione di servizio

5 febbraio: La relazione di aiuto

4 marzo: La celebrazione nelle case degli ammalati

8 aprile: Analisi di specifiche situazioni pastorali

Formazione per i candidati al ministero di lettore e accolito (uomini e donne)

Per la concomitante Giornata nazionale di digiuno e di preghiera per la pace e la riconciliazione in Israele e Palestina, l’incontro del 17 ottobre è stato rinviato al 24 dello stesso mese, alle ore 19.30 nella chiesa del Carmine.

Le date dei successivi incontri saranno concordate con gli interessati.

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Cei

Martedì 17 ottobre, Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione in Medio Oriente

Indetta dalla Cei, in comunione con i cristiani di Terra santa

17 Ott 2023

La presidenza della Cei ha deciso di promuovere una Giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione.
Oggi martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra santa secondo le indicazioni del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli ordinari, ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.
In un momento di “grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente”, l’invito della presidenza della Cei è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa.

 

MATERIALE SCARICABILE PER L’INIZIATIVA

Leggi qui il messaggio del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi:
MESSAGGIO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Inoltre, la Conferenza episcopale italiana mette a disposizione un momento di preghiera con l’adorazione eucaristica da svolgersi per la Giornata nazionale per la pace e la riconciliazione, indetta per martedì 17 ottobre:
ADORAZIONE EUCARISTICA 17 ott 2023

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Cei

Giornata di digiuno e preghiera per la pace: il canto incessante dei cristiani di Gaza

foto Afp/Sir
17 Ott 2023

di Daniele Rocchi

Oggi è il giorno della preghiera, del digiuno e dell’astinenza per la pace in Terra Santa voluto dal patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, annunciato lo scorso 11 ottobre in una nota, a nome dell’assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, in cui si leggeva: “Ancora una volta ci ritroviamo nel mezzo di una crisi politica e militare. Tutto sembra parlare di morte. Ma in questo momento di dolore e di sgomento, non vogliamo restare inermi. Sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre”. Da qui l’invito a tutti i fedeli della diocesi patriarcale, che si estende in Israele, Palestina, Giordania e Cipro ad aderire, oggi martedì 17 ottobre, alla Giornata. Un’esortazione raccolta subito dalla presidenza Cei che ha rivolto analogo appello alle sue diocesi che oggi saranno in comunione con quelle del Patriarcato latino “per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.

Gaza, fedeli in preghiera – foto parrocchia latina

Da Gaza preghiera incessante…

Chi da giorni è impegnata in un’incessante preghiera per la pace è la piccola comunità cristiana della Striscia di Gaza, poco più di 1000 cristiani (dei quali un centinaio cattolici, ndr.) su 2,3 milioni di abitanti. Hanno deciso di restare e di non andare via, verso il Sud della Striscia, come intimato dall’Esercito di Israele, che starebbe preparando l’offensiva di terra. Sono tutti riuniti nella parrocchia latina della Sacra Famiglia, nel quartiere di al-Zaytoun, dove sono ospitati almeno 500 sfollati, e in quella greco-ortodossa di San Porfirio. “La notte appena trascorsa è stata piuttosto tranquilla – dichiara al Sir il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli -. Ho sentito poco fa padre Yusuf che mi ha detto che nella parrocchia stanno tutti bene. I nostri fedeli parteciperanno anche da Gaza a questa Giornata offrendo la loro sofferenza causata dalla guerra e quel poco che hanno a disposizione”. Da Betlemme, dove è bloccato a causa della guerra e ansioso di riabbracciare i suoi fedeli, padre Romanelli ha inviato un suo messaggio per questa Giornata di preghiera dove ricorda che “il digiuno, l’astinenza e la preghiera sono molto importanti perché ci donano la possibilità di elevare uniti la nostra implorazione di pace e il nostro grido contro la guerra”.

Il parroco chiede inoltre “l’apertura dei corridoi umanitari necessari per il bene delle migliaia di civili, lo stop ai bombardamenti su Gaza, la libertà per i prigionieri e le cure per le migliaia di feriti. Chiediamo con coraggio pace su Gaza, su tutta la Palestina e su Israele, che si apra uno spiraglio di speranza per tutti i nostri popoli”.

Gaza, fedeli in preghiera – foto parrocchia latina

“I fedeli – dice suor Nabila Saleh, della Congregazione delle suore del Rosario di Gerusalemme – ogni giorno si presentano in chiesa per partecipare alla Messa, recitare il Rosario, adorare il Santissimo, tutti con un’unica intenzione: la fine della violenza, la fine dei bombardamenti, la pace, Un canto continuo di pace”. Ancora ieri sera, erano le 21 circa locali, le 20 in Italia, mentre era in atto un bombardamento nella zona intorno alla parrocchia la religiosa diceva: “Stanno bombardando e stiamo andando in chiesa a pregare. Solo lì ci sentiamo al sicuro, vicino a Gesù”. Parole ripetute spesso in questi giorni di guerra.

foto Afp/Sir

Ed echi di guerra…

Intorno alla parrocchia la guerra continua ad infuriare: Israele ha sferrato 200 attacchi nelle ultime 24 ore contro obiettivi terroristici appartenenti ad Hamas e alla Jihad islamica. Le incursioni, ha riferito l’esercito, sono partite anche da navi della Marina, che hanno colpito 250 centri di comando e depositi di munizioni di Hamas. Almeno 70 i morti, decine i feriti. L’esercito ha poi annunciato che è stato ucciso Osama Mazini, capo del Consiglio della Shura (direzione politico religiosa del movimento) di Hamas, responsabile dei prigionieri dell’organizzazione e che ha diretto attività terroristiche contro i civili israeliani. Dopo 11 ore di pausa, sono ripresi anche i lanci di razzi da Gaza verso le comunità nel sud di Israele al ridosso della Striscia. Nel frattempo si muove anche la diplomazia: il presidente Usa Biden sarà domani in Israele da Netanyahu. Allo studio un piano d’aiuti umanitari per Gaza, secondo il segretario di Stato, Blinken. Biden andrà anche in Giordania, dove incontrerà Abu Mazen. Colloqui tra Netanyahu e Putin che è arrivato in Cina. Il presidente russo ieri ha sentito i paesi arabi e chiesto un cessate il fuoco in Medio Oriente.

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Crisi israelo-palestinese

Commissione Ue: ponte aereo con aiuti umanitari per la popolazione civile di Gaza

Bruxelles, riunione della commissione europea - Foto SIR/European Commission
17 Ott 2023

Dopo l’attacco terroristico di Hamas e la guerra dichiarata da Israele alla Palestina, “che hanno portato a una situazione umanitaria disastrosa per la popolazione di Gaza, l’Ue continua a intensificare la sua assistenza di emergenza al popolo palestinese”: lo afferma una nota rilasciata dalla Commissione europea. L’Ue “sta ora lanciando un’operazione di ponte aereo umanitario composta da diversi voli verso l’Egitto per portare forniture salvavita alle organizzazioni umanitarie sul campo a Gaza”. I primi due voli avranno luogo questa settimana “e trasporteranno carichi umanitari dell’Unicef, tra cui articoli per alloggi, medicinali e kit igienici”. Questa operazione “faciliterà la fornitura di assistenza alle persone bisognose a Gaza. Ulteriori articoli di emergenza provenienti dalle scorte di emergenza dell’Ue sono disponibili e pronti per essere distribuiti ai nostri partner umanitari non appena richiesto”.

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Emergenze sociali

Povertà alimentare, ActionAid: in Puglia, quasi 500mila in deprivazione alimentare

foto Opera San Francesco
17 Ott 2023

Sei milioni di persone nel nostro Paese, il 12% dei residenti con almeno 16 anni di età (dati 2021), è in una condizione di povertà alimentare. Nelle regioni del Sud il valore si attesta ben oltre la media nazionale, al 20,7% (per un totale di quasi 2 milioni 400 mila persone) mentre guardando al solo indice di deprivazione alimentare materiale, in Puglia le persone che si trovano in questa condizionesono 486.910, pari al 12,40% della popolazione. A rivelarlo il quarto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid, “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica”, quest’anno realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare che a partire dall’analisi dei dati afferenti a diverse indagini campionarie Istat, tra cui quella sulle condizioni di vita (EU-SILC), restituisce una fotografia dettagliata della povertà alimentare nel nostro Paese a partire dalla sua intensità, diffusione, distribuzione regionale e specificità dell’impatto sui diversi gruppi socio-demografici  (minori, donne, stranieri).  
 
Fra il 2019 e il 2021, nonostante la pandemia, l’andamento degli indici di deprivazione alimentare materiale e sociale è stato sostanzialmente stabile e in diminuzione. La possibile ragione è da ricercare nelle misure ordinarie e straordinarie di sostegno al reddito che almeno in parte hanno mitigato l’impatto della crisi e impedito un aumento della povertà alimentare. 
 
La deprivazione alimentare materiale o sociale – misurata come l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni e con l’impossibilità di uscire con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese – risulta più diffusa fra i disoccupati (28,3%), le persone inabili al lavoro (22,3%), coloro con istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4%), giovani tra i 19 e i 35 anni (12,3%) e adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%), stranieri (23,1%), chi vive in una casa in affitto (22,6%) e le persone che vivono nelle aree metropolitane (13,3%).  
Guardando alla composizione del nucleo famigliare sono le famiglie monogenitoriali (16,7%) e quelle con 5 o più membri (16,4%) a registrare i tassi più elevati. La diffusione regionale è maggiore al Sud (20,7%) e nelle Isole (14,2%), dove in totale il fenomeno riguarda 3,1 milioni di persone, mentre si registra al Nord Est l’incidenza più bassa, pari al 5,8%. 
 
Guardando ai minori under16, nel 2021, 200mila bambini e ragazzi (il 2,5% della popolazione di questa fascia d’età) non è stata in grado di consumare adeguata frutta e verdura e di fare un pasto completo – contenente carne, pollo, pesce o un equivalente vegetariano – almeno una volta al giorno. 
 

Crisi economica e aiuto alimentare

Secondo quanto reso noto dal Ministero delle Politiche Sociali e del Lavoro, il numero di chi riceve aiuti FEAD (Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti) sotto forma di generi di prima necessità è cresciuto notevolmente negli ultimi anni passando dai 2,1 milioni nel 2019 a quasi 3 milioni nel 2021, e registrando un lieve calo nel 2022, per un totale di oltre 2,8 milioni di persone.  
In Puglia l’incremento registrato è significativo (+67,8 mila) portando il totale dei beneficiari FEAD a 208.598 persone. La città metropolitana di Bari registra un aumento di quasi 13mila persone portando il totale dei beneficiari a 55.720 (4,6% della popolazione residente). 
L’incremento, in linea con il trend di crescita della condizione di povertà assoluta, può essere interpretato come un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di soggetti già in situazione di forte vulnerabilità. Tuttavia, utilizzare questo numero come indicatore per determinare quanti soffrano la povertà alimentare non è corretto perché esistono ostacoli significativi, come lo stigma associato alla povertà, che impediscono alle famiglie in difficoltà economica di accedere all’assistenza fornita dagli Enti del Terzo Settore. La conferma arriva anche dai dati EU-SICL: nel 2021, le famiglie che dichiarano di aver almeno una volta richiesto l’aiuto di qualcuno ammontano al 6,8% di quelle residenti in Italia, ma solo il 15% di queste si è rivolto alla rete di distribuzione di pacchi alimentari.  

 

Le misure di contrasto alla povertà alimentare

Nonostante il carattere multidimensionale della povertà alimentare, che accanto ad aspetti materiali come la sufficiente quantità e qualità e adeguatezza nutrizionale coinvolge anche quelli immateriali come le relazioni sociali e la cultura, continua a essere diffusa e a prevalere una risposta orientata al bisogno.  
Il paradosso più evidente è che 6 persone su 10 in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio povertà secondo le soglie di reddito prestabilite; utilizzando invece l’indicatore di povertà basato sulla percezione, scopriamo  che ben 7 su 10 tra quelli in condizione di deprivazione alimentare si ritrovano anche tra quelli che dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà o grande difficoltà, segno che l’impiego di soglie di reddito standardizzate come criterio di accesso all’aiuto è una scelta inadeguata perché esclude quanti vivono in condizione di deprivazione alimentare ma non sono considerati poveri. 
In periodi di recessione, che causano l’aumento della povertà e riducono fortemente il potere d’acquisto delle famiglie, misure di protezione sociale e in particolare quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca” dichiara Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia. “Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale”. 

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Diocesi

Il vescovo Ciro Miniero incontra la comunità del Sacro Cuore di Statte

Foto M. Gentile
16 Ott 2023

Grande gioia e tantissima emozione hanno caratterizzato la prima visita alla comunità parrocchiale del Sacro Cuore di Statte dell’arcivescovo Ciro Miniero, domenica 15 ottobre.

La presenza dell’arcivescovo è coincisa con la celebrazione del primo anniversario della consacrazione dell’altare e della nuova chiesa avvenuta il 16 ottobre 2022, memoria liturgica di Santa Margherita Maria Alacoque, apostola della spiritualità del Sacro Cuore di Gesù.

Alcuni fanciulli e giovanissimi hanno accolto gioiosamente l’arcivescovo sul sagrato della chiesa con un canto festoso che ha coinvolto tutti coloro che attendevano l’arrivo di mons. Miniero.
  

Durante la concelebrazione eucaristica, a cui erano presenti i sacerdoti impegnati nella pastorale a Statte, l’arcivescovo, nella sua omelia, prendendo spunto dalla bellezza e dalla semplicità della struttura della chiesa e dal messaggio del vangelo della domenica, ha sottolineato come la comunità che si raduna per la celebrazione sia sempre avvolta dalla presenza di Dio, ma nello stesso tempo, essa tende sempre a spalancarsi verso nuovi orizzonti missionari.  

L’arcivescovo, sempre nell’omelia, ha ribadito che

“la celebrazione della santa messa avviene sempre a porte aperte e l’altare è sempre addobbata con la tovaglia, anche quando non si celebra l’eucarestia, questo perché la comunità non è mai chiusa in se stessa, ma deve tenere sempre la mensa apparecchiata perché chiunque può avere accesso alla Grazia di Dio, chiunque deve poter partecipare alla gioia dell’incontro con il Signore, anche se c’è chi si dimostra indifferente o insofferente; la porta deve essere sempre aperta”.

 

La Chiesa – ha concluso l’arcivescovo parafrasando le parole di papa Francesco – non è un club o una onlus, ma una comunità di battezzati e tutti sono invitati alle nozze e al banchetto dell’Agnello.

Con queste parole l’arcivescovo ha voluto esortare la nostra comunità in festa ad essere una comunità aperta e accogliente per facilitare l’incontro di ognuno con la misericordia del Signore.  

Al termine della celebrazione l’arcivescovo si è intrattenuto e conversato con alcuni parrocchiani, tra cui bambini, giovani e i membri del consiglio parrocchiale.

La gratitudine per Sua Eccellenza lo si è potuto leggere negli sguardi di tanta gente così partecipe e felice nell’aver incontrato il pastore, ma soprattutto per aver percepito l’affabilità e la vicinanza. Il fatto che in così poco tempo sia entrato nei cuori di tanta gente ci sorprende e ci lascia camminare speranzosi.

 

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Mons. Angelo Panzetta in pellegrinaggio diocesano a Taranto

16 Ott 2023

In occasione del pellegrinaggio diocesano, numerosi pellegrini provenienti dall’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina hanno fatto tappa ieri, 15 ottobre, nella Cattedrale di Taranto, guidati dal loro Arcivescovo, Mons. Angelo Panzetta, figlio della nostra comunità diocesana di Taranto.

 

 

Dopo aver celebrato la Santa Messa domenicale, mons. Angelo Panzetta, ha prima salutato il nostro Arcivescovo, mons. Ciro Miniero, successivamente, guidati da don Emanuele Ferro, parroco della Cattedrale, si è potuto mostrare ai pellegrini le bellezze artistiche e rinvenire ricordi tanto cari al loro pastore che mosse proprio in questi luoghi i primi passi verso il sacerdozio e il ministero episcopale.
Riportiamo altri scatti significativi della graditissima visita nella galleria qui sotto.

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