Venti di guerra

ActionAid: “Costretti a sospendere le operazioni nel sud del Libano dopo gli attacchi israeliani”

foto Sir
24 Set 2024

di Maria Chiara Biagioni

Le organizzazioni che lavorano nel sud del Libano sono state costrette a sospendere i servizi vitali per i rifugiati e per le comunità libanesi. È la denuncia di ActionAid in seguito all’escalation degli attacchi delle forze israeliane. Il partner di ActionAid, The Lebanese Women Democratic Gathering (RDFL), che opera nella valle della Bekaa, ha dovuto sospendere le sue attività a causa dei bombardamenti che in queste ore colpiscono il Libano. RDFL gestisce due centri che forniscono servizi di protezione essenziali per i rifugiati palestinesi e siriani e per le comunità ospitanti in Libano. Le persone sono terrorizzate all’idea di lasciare le loro case, ma hanno disperatamente bisogno di assistenza.
Malak, responsabile degli Spazi Sicuri di RDFL, afferma: “Un significativo sfollamento è in corso, con molte famiglie che fuggono a Jeb Jennine, che è considerato più sicuro rispetto ai villaggi circostanti. Le scuole vengono convertite in rifugi per gli sfollati, e l’aria è riempita dal suono costante delle ambulanze. Si teme che la situazione possa peggiorare sempre più nelle prossime ore”. “Le persone arrivano senza niente – prosegue Malak – dopo essere state costrette ad abbandonare le loro case. I loro bisogni immediati devono essere affrontati con urgenza. La nostra priorità è garantire la loro sicurezza e fornire riparo – sia attraverso alloggi temporanei in rifugi, alberghi o con famiglie ospitanti – e garantire la sicurezza, soprattutto per i gruppi vulnerabili come donne, bambini e anziani. Stiamo attualmente valutando le loro esigenze urgenti e faremo tutto il possibile per sostenerli”. ActionAid esorta tutte le parti a dare priorità alla protezione dei civili in linea con il diritto internazionale umanitario e a porre immediatamente fine alle ostilità. La comunità internazionale deve agire rapidamente per ridurre la situazione e garantire che gli aiuti umanitari raggiungano le persone più colpite dalla violenza.

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Accoglienza

Un ponte di “accoglienza culturale” Mediterraneo unito nel nome di Moro

24 Set 2024

di Silvano Trevisani

Intervista col teologo Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale

Un progetto di pace e integrazione nel nome di Aldo Moro. Anche Taranto e la sua università rientreranno nel programma delle Nazioni Unite per l’attivazione di un corridoio universitario per i rifugiati che devo completare o integrare i loro studi universitari. E questo è possibile grazie alla intuizione del Centro di cultura per lo sviluppo Lazzati e la disponibilità di enti e associazioni che partecipano al ptoetto. “Dal Mediterraneo grambo e frontiera di nuova umanità l’inquieto realismo per la pace: Aldo Moro” è stato il tema di un importante convegno svolto, dal 21 al 23 settembre, in varie sedi e conclusosi nel salone dell’Università in via Duomo.

Illustri relatori si sono succeduti nelle giornate del convegno, conclusosi con una tavola rotonda sul tema: “Mediterraneo una nuova generatività: Prospettive per il cammino che continua”, cui hanno partecipato i principali attori coinvolti nella tre giorni. Abbiamo rivolto, a conclusione dei lavori, alcune domande al teologo monsignor Piero Coda, segretario generale della Commissione teologica internazionale.

Qual è il frutto di questa tre giorni?

È stata una tre giorni molto intensa perché ha coniugato tra di loto almeno tre livelli di una interpretazione trasformativa e prospettica della situazione socio-culturale che viviamo. Una situazione difficile, per alcuni aspetti drammatica. Il primo livello è quello di una riflessione approfondita in cui entrano in gioco la teologia, la filosofia, le scienze sociali umane per darci lo sguardo giusto sulla realtà complessa che viviamo. Un secondo livello è collocare questa interpretazione della realtà nel contesto socio-culturale, nel nostro caso: nell’area del Mediterraneo che sta profilandosi non solo come una faglia in cui si scontrano identità contrapposte tra di loro ma che in realtà, come ci ripete Papa Francesco, è un luogo di salvezza, di profezia. Perché ritrovi la sua vocazione originaria di essere luogo di scambio e di incontro. E il terzo livello è dato dal fatto che quella interrelazione può trovare ispirazione da una testimonianza di alto profilo: sociale, politica e civile come quella di Aldo Moro. Che ricordiamo nel centenario della nascita. Che ha preso ispirazione dalla visione cristiana e con realismo politico è riuscito a indicare un percorso che si mostra in qualche modo profetico.

E da queste premesse che scaturisca una proposta che potremmo definire di “accoglienza culturale”?

Proprio così. Il risultato della coniugazione di questi tre livelli è quello dell’apertura di un corridoio universitario, grazie all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e all’apertura del dipartimento ionico dell’Università di Bari. E grazie alla cooperazione di realtà sociali come il Centro culturale Lazzati, la Caritas diocesana e altre organizzazioni. Il corridoio consentirà di offrire l’opportunità a giovani studenti universitari rifugiati di paesi in gravi difficoltà, di poter usufruire di una formazione universitaria. Che risulti un arricchimento per loro ma anche per la realtà che li accoglie.

Non ci saranno anche per loro le barriere che vengono frapposte in questi ultimi anni all’arrivo di rifugiati?

In realtà, il programma messo a punto dalla Onu, che ha alle sue spalle sei anni di sperimentazione, ha attivato delle procedure che rendono possibile, anche sicura ed efficace, questa procedura di accoglimento degli studenti. Non ci sono inghippi istituzionali che possano frenare questa possibilità.

Quali sono i numeri di questo progetto?

Ecco. Inizialmente sono state due le università che hanno aderito all’iniziativa ma attualmente, dopo sei anni, sono diventate quaranta. Fra loro anche l’Università di Bari, cui appartiene il polo tarantino. Sono circa duecentocinquanta gli studenti che hanno potuto beneficiare di questa prospettiva.

Nella sua storica visita a Taranto nel 1989 Giovanni Paolo II lanciò la sfida di un ponte di pace sul Mediterraneo. U ponte ideale che però sembra un po’ labile da tutti i punti di vista.

La percezione che ho potuto maturare in questi tre giorni è quella di una possibilità che si dischiude fattivamente in maniera feconda perché radicata in una grande tradizione sociale, culturale come quella della città di Taranto. In essa hanno potuto convergere espressioni diverse come tre facoltà teologiche, quella di Palermo, di Napoli e di Bari, che sono impegnate nel progetto di Rete teologica del Mediterraneo. Vi è una convergenta, in questo progetto di visione, che si richiama a un’ontologia relazionale ispirata dalla figura trinitaria di Dio. Vhe è dio dell’accoglienza, dell’ospitalità, della comunicazione illimitata che il Vangelo ci propone. Questa visione è esaltata dal Concilio, da Paolo VI nella “Populorum progressio”, Giovanni Paolo II nella “Sollecitudo rei sociali” e ora di Papa Francesco nella “fratelli tutti” e nella “Laudato si’”. Essa può diventare veramente un volano per una nuova tappa della testimonianza del Vangelo in sinergia con tutte lel forze positive che germinano nella società.

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Gaza sotto assedio

Appello congiunto delle agenzie umanitarie: “A Gaza, queste atrocità devono finire”

Striscia di Gaza, Rafah - foto Unicef
24 Set 2024

di Patrizia Caiffa

Un appello congiunto delle principali agenzie delle Nazioni Unite – Unicef, Oms, Fao, Wfp, Unhcr, Undp, Ocha, ecc. – e di altre organizzazioni umanitarie che fanno parte del Comitato permanente inter-agenzie su Israele e Territorio palestinese occupato chiede oggi di “porre fine alle spaventose sofferenze umane e alla catastrofe umanitaria a Gaza”, in coincidenza con la riunione dei leader mondiali a New York per la 79esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. “Piangiamo la perdita di vite innocenti ovunque, comprese quelle uccise il 7 ottobre e durante gli 11 mesi di conflitto da allora – si legge nell’appello -. Chiediamo con urgenza un cessate il fuoco duraturo, immediato e incondizionato. Questo è l’unico modo per porre fine alle sofferenze dei civili e salvare vite umane. Tutti gli ostaggi e tutte le persone detenute arbitrariamente devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni. Gli umanitari devono avere accesso sicuro e senza ostacoli alle persone in difficoltà”. “Non possiamo fare il nostro lavoro in un contesto di necessità estrema e di violenza continua – ribadiscono -. Secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità di Gaza, più di 41.000 palestinesi a Gaza – la maggior parte dei quali civili, tra cui donne, bambini, anziani e a volte intere famiglie – sarebbero stati uccisi e più di 95.500 feriti. Si stima che un quarto dei feriti di Gaza, ovvero circa 22.500 persone, necessiterà di riabilitazione e assistenza specializzata per tutta la vita, compresi individui con gravi lesioni agli arti, amputazioni, danni al midollo spinale, lesioni cerebrali traumatiche e ustioni gravi. Più di 2 milioni di palestinesi sono privi di protezione, cibo, acqua, servizi igienici, alloggi, assistenza sanitaria, istruzione, elettricità e combustibile – le necessità di base per sopravvivere. Le famiglie sono state sfollate con la forza, più e più volte, da un luogo pericoloso all’altro, senza via d’uscita”. Persiste inoltre il rischio di carestia e tutti i 2,1 milioni di residenti “hanno ancora urgente bisogno di assistenza alimentare e di sostentamento, poiché l’accesso umanitario rimane limitato. L’assistenza sanitaria è stata decimata. A Gaza sono stati registrati più di 500 attacchi all’assistenza sanitaria”, “convogli che trasportavano aiuti salvavita sono stati colpiti da proiettili”, “gli operatori umanitari sono stati uccisi in un numero senza precedenti”.
Anche in Cisgiordania “la forza inutile e sproporzionata”, unita “all’escalation di violenza dei coloni, alle demolizioni di case, agli sfollamenti forzati e alle restrizioni alla circolazione discriminatorie, ha causato un aumento di morti e feriti”. Nel frattempo, “quasi 100 ostaggi rimangono a Gaza, mentre gli ostaggi liberati hanno denunciato maltrattamenti, compresa la violenza sessuale”. Le agenzie umanitarie esortano ancora una volta i leader mondiali “a esercitare la loro influenza per garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario, del diritto internazionale dei diritti umani e delle sentenze della Corte internazionale di giustizia – attraverso la pressione diplomatica e la cooperazione per porre fine all’impunità”. “Siamo chiari: la protezione dei civili è un principio fondamentale per la comunità globale e nell’interesse di tutti i Paesi. Permettere che l’abominevole spirale negativa causata da questa guerra nel territorio palestinese Occupato continui avrà conseguenze globali inimmaginabili. Queste atrocità devono finire”, concludono.

Firmatari:
Joyce Msuya, coordinatrice ad interim degli aiuti di emergenza e sottosegretaria generale per gli Affari umanitari (OCHA).
Sofia Sprechmann Sineiro, Segretaria generale di CARE International.
Qu Dongyu, Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).
Amy E. Pope, Direttrice generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM).
Tom Hart, Presidente e Amministratore delegato di InterAction
Tjada D’Oyen McKenna, Amministratrice delegata di Mercy Corps
Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR)
Paula Gaviria Betancur, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani degli sfollati interni.
Achim Steiner, Amministratore del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP)
Janti Soeripto, Presidente e Amministratrice delegata di Save the Children USA
Anacláudia Rossbach, Direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani (UN-Habitat)
Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR)
Natalia Kanem, Direttrice generale del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA)
Catherine Russell, Direttrice generale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF)
Sima Bahous, sottosegretaria generale e direttrice esecutiva di UN Women
Cindy McCain, Direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale (WFP)
Dr. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

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Giornata mondiale

Hanno negli occhi una luce

Sabato 21 settembre si è celebrata la Giornata mondiale sul morbo di Alzheimer

foto Afp-Sir
24 Set 2024

di Paolo Bustaffa

Due milioni in Italia e cinquantacinque milioni nel mondo sono le persone affette dal morbo di Alzheimer.
Sabato 21 settembre si è celebrata la Giornata mondiale per tenere desta l’attenzione delle istituzioni e dei cittadini su questa fragilità che con altre chiede alla politica e alla società un supplemento di serietà e di realismo.
La Giornata è sempre un momento importante ma la loro forza spesso si diluisce dopo le 24 ore e le  persone fragili con le loro famiglie tornano nella solitudine, nella fatica, nella sofferenza.
Un dato preoccupante emerso in questa Giornata è che in generale sono sempre meno i medici e gli infermieri e ancor meno sono quelli disponibili per la cura di questi malati.
Una conferma viene dal test di accesso al corso di laurea di infermieristica a Trento dove su 200 posti disponibili le domande sono state 140. Anche altrove i dati si ripetono anche in misura più rilevante lasciando aperti molti interrogativi.

Cosa fa ritenere questa professione di poco valore?  Quali le cause del venire meno di sensibilità umane e sociali, lo scarso investimento delle istituzioni in questo settore?  Come, d’altra parte, si spiega e si giustifica l’affievolimento di interesse da parte dell’opinione pubblica per coloro che sono ai margini della società, non producono e non consumano? Perché…

Una buona notizia è che dal 14 al 16 ottobre in Umbria si terrà il primo G7 (forum intergovernativo composto da Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti ) sull’Inclusione e sulla Disabilità che punterà a suscitare nelle istituzioni e nei cittadini la consapevolezza che le fragilità non sono solo problemi di alcuni ma sono sfide che investono l’intera società mettendo a prova la sua umanità.

“La dignità della persona – scrive su Avvenire del 19 settembre Francesca Di Maolo, presidente dell’istituto Serafico di Assisi – passa attraverso la cura, certo. Ma non si esaurisce in essa. È necessario garantire anche una dimensione sociale e affettiva perché tutti hanno diritto alla piena partecipazione alla vita sociale”.

É un pensiero che nasce da una intensa relazione con persone fragili, viene da una prossimità che spezza le catene della solitudine e non ricorre ad appellativi come “poverini, poveretti, infelici”.  Aggettivi che sono nel vocabolario dell’ipocrisia ma non in quello della tenerezza.  Christian Bobin chiude un piccolo libro dal titolo “Presenze” (“La presence pure” in francese) con questa immagine: “Alcuni fiori vendemmiati dalla pioggia notturna sono caduti su un tavolo del giardino della casa di lungodegenza. Mio padre li guarda. Ha negli occhi una luce che nulla deve alla malattia: bisognerebbe essere un angelo per decifrarla”.   C’è della poesia ma ancor più c’è della verità.

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Visite guidate

Alla scoperta della biodiversità: sette appuntamenti gratuiti organizzati dall’Oasi Wwf Monte Sant’Elia

24 Set 2024

L’oasi Wwf Monte Sant’Elia ospita una serie di sette appuntamenti gratuiti dedicati alla scoperta della biodiversità del Parco naturale regionale “Terra delle Gravine”, il più grande della Puglia.

Saranno passeggiate e incontri divulgativi che, nell’arco di sei mesi, si terranno nella meravigliosa cornice del bosco Caracciolo e della masseria Monte Sant’Elia, un autentico paradiso naturalistico nelle colline tra Massafra e Crispiano, per approfondire le conoscenze di fiori spontanei, lupi, testuggini, uccelli migratori e tanto altro ancora.

L’esperto divulgatore ambientale e biologo Pietro Chiatante, in collaborazione con studiosi e appassionati naturalisti, guiderà i partecipanti in passeggiate lungo i sentieri dell’oasi, per scoprire piante e animali selvatici e illustrare le funzioni ecosistemiche del bosco.

Si inizia con l’incontro “La testuggine di Hermann” che si terrà, dalle ore 10 alle ore 12 di sabato 28 settembre: la partecipazione alle escursioni è gratuita e a numero chiuso, per info e prenotazioni: mail trulliegravine@wwf.it o  3206067922.

Gli altri appuntamenti saranno “Fiori d’autunno” dalle ore 16 alle 18 di sabato 19 ottobre 2024, “Il lupo appenninico” dalle ore 10 alle 12 di sabato 9 novembre 2024, “La migrazione degli uccelli” dalle ore 10 alle 12 di sabato 7 dicembre 2024, “Il bosco e le funzioni ecologiche degli alberi” dalle ore 10 alle 12 di sabato 15 febbraio 2025, “I rettili del Parco Terra delle Gravine” dalle ore 10 alle 12 di sabato 29 marzo 2025, e “Insetti e fiori” dalle ore 10 alle 12 di sabato 12 aprile 2025.

L’iniziativa rientra tra le azioni del progetto “ParkCode” del Wwf Trulli e Gravine, che si propone una innovativa modalità di sviluppo “dal basso” del Parco naturale regionale “Terra Delle Gravine”, attraverso il potenziamento delle attività già realizzate e dei servizi erogati, a favore dei fruitori locali e dei turisti, nel ‘centro visite’ del parco costituito dall’Oasi Wwf Monte Sant’Elia.

Il bosco Caracciolo dell’oasi Wwf Monte Sant’Elia, infatti, è anche bosco didattico e accoglie ogni anno decine di visitatori, soprattutto scolaresche di ogni ordine e grado per far scoprire loro la flora e la fauna rappresentative della straordinaria biodiversità di questa enorme area protetta,

Per questo “ParkCode” prevede la realizzazione di eventi e programmi di formazione ed educazione ambientale per promuovere la conoscenza del territorio e della sua biodiversità, delle specie e degli ecosistemi, nonché del rispetto per l’ambiente e dell’uso attento e razionale delle risorse naturali del territorio e dell’energia.

Fine ultimo è stimolare l’avvio di una nuova governance del Parco ancora più attenta alle esigenze dei cittadini e dei turisti, mediante l’innalzamento del livello del servizio di accoglienza per i fruitori del parco.

Il Progetto “ParkCode” è finanziato nell’ambito dell’Avviso PugliaCapitaleSociale 3.0 per gli Enti di Terzo Settore della Regione Puglia, assessorato al Welfare, Diritti e cittadinanza, finalizzato allo sviluppo della cittadinanza attiva e alla promozione del welfare di comunità.

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Giubileo2025

Il card. Zuppi all’assemblea permanente Cei: “Il Giubileo ci chiama alla speranza”

foto Siciliani-Gennari/Sir
24 Set 2024

“Siamo chiamati al futuro”, e il Giubileo ormai alle soglie “ci chiama alla speranza”: ne è convinto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che nella sua introduzione al Consiglio permanente dei vescovi italiani ha affermato che “è la speranza il tema di questa fase della vita delle Chiese che sono in Italia e della Cei stessa”: “la multiformità della vita ecclesiale italiana, a partire dalla pietà popolare, è una ricchezza irrinunciabile che sarebbe sbagliato ridurre a un modello. La Chiesa è viva!”. All’apertura dei lavori, un pensiero a quanti sono stati colpiti dall’alluvione e dalle esondazioni in Emilia Romagna e nelle Marche, unito alla richiesta alle istituzioni di “intervenire, con tempestività ed efficacia, a sostegno delle famiglie e del territorio: le accuse vicendevoli e i proclami lascino il posto a misure adeguate, scelte lungimiranti e azioni concrete”.
“Alcune prassi e regole ecclesiali non si adattano più alla realtà e vanno per questo riscritte: è il tempo di essere propositivi e concreti nell’impostare la riforma della Cei”, anche attraverso una possibile riforma dello Statuto, ha proseguito il cardinale, che ha citato il Cammino sinodale delle Chiese in Italia, di cui dal 15 al 17 novembre si celebrerà la prima Assemblea sinodale nazionale, mentre a livello universale è imminente la seconda sessione del Sinodo dei vescovi (2-27 ottobre). “Tanti uomini e donne stanno mettendo cuore e mente per realizzare il sogno di una Chiesa sinodale e missionaria e, quindi, più accogliente, aperta, snella, capace di camminare con le persone, umile”, ha assicurato il presidente della Cei, secondo il quale bisogna “affrontare anche le questioni ecclesiali più delicate e nuove con coraggio e intelligenza”.

Tra queste, “c’è il tema dell’esercizio dell’autorità nella Chiesa che richiede per tutti la decisione, sempre rinnovata, di servire, di donare sé stessi”. A livello di Sinodo universale, “questo tema assume i contorni del primato petrino, ma non solo”: “i delegati del Sinodo si stanno confrontando apertamente infatti anche su temi più rilevanti per noi come la trasparenza, il rendiconto, la valutazione esterna nei processi decisionali. A livello del nostro cammino sinodale si pone la questione dell’esercizio del ministero di guida del vescovo in diocesi, come anche del ruolo della Cei nei confronti delle Chiese locali”, ha osservato il cardinale.
Una Camaldoli per l’Europa, per parlare di democrazia ed Europa”, la proposta per il nostro continente. Facendo riferimento ad “un nuovo piano Marshall, più ambizioso di quello del secondo dopoguerra”, invocato per impedire che l’Europa precipiti in una “lenta agonia”, Zuppi ha espresso l’auspicio che “l’Europa resti fedele alla sua vocazione al dialogo e alla pace” e ha citato tra i temi più urgenti da affrontare “l’invecchiamento della popolazione, le povertà, il fenomeno migratorio, il secolarismo e l’individualismo”. Non è mancato un riferimento alla recente Settimana sociale dei Trieste, da cui è emersa “la richiesta pressante di un maggiore protagonismo dei giovani per il rinnovamento dello stile nell’impegno sociale e politico”.

Tra i temi pastorali da affrontare, la questione educativa: “un’urgenza che ci interpella tutti, “nessuno escluso: la famiglia, la scuola, le aggregazioni, la parrocchia, la comunità, i movimenti e le associazioni. Soprattutto, gli adulti chiamati a un maggiore senso di responsabilità”. Di qui la necessità di “accompagnare le giovani generazioni in un percorso di riconciliazione con il proprio sé, di conoscenza e apprezzamento delle risorse personali, di appartenenza ad un gruppo, ad una persona. Sono necessari luoghi, fisici e non virtuali, in cui tornare a fare esperienza di gratuità e libertà personale e comunitaria”, la tesi del presidente della Cei: “Penso, in modo particolare, al prezioso servizio degli oratori, del dopo-scuola e di tante altre attività formative, che conservano intatta la loro attualità e chiedono un rilancio di progettualità e creatività. L’investimento sulla scuola è certamente tra i più importanti per una società che abbia a cuore le nuove generazioni e il suo stesso futuro”, ha argomentato il cardinale, esprimendo “un grazie particolare e un forte incoraggiamento alle oltre 7.500 scuole cattoliche e alle centinaia di migliaia di famiglie che affrontano importanti sacrifici per iscrivervi i loro figli, con la speranza che si avvicini il giorno in cui la parità scolastica trovi la sua piena attuazione”. In questo contesto educativo, “si inserisce anche il contributo dell’insegnamento della religione cattolica, spazio di libertà e di cultura religiosa posto a servizio dell’intera comunità civile”. “La Chiesa è vicina a quanti accolgono la sfida dell’educazione, per cui ogni energia e investimento non sono mai perduti, ma tornano moltiplicati a beneficio di tutta la società”, l’augurio per l’inizio dell’anno scolastico. “In quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci”.

Nella parte finale della sua introduzione, Zuppi ha rilanciato il grido d’allarme di papa Francesco sul Mediterraneo diventato un cimitero. “Bisogna fare presto e prendere i provvedimenti opportuni che garantiscano i diritti e richiedano il dovere perché l’Italia possa crescere pure con il contributo di quanti vengono proprio per trovare futuro”, l’appello, insieme a “un pensiero grato a quanti si prodigano, senza risparmio di energie, per accogliere questi nostri fratelli e accompagnarli nel cammino dell’integrazione e della promozione: i centri Caritas e Migrantes, le diocesi, le organizzazioni di volontariato”.

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Editoriale

Attacco al Libano, padre Marwan (parroco maronita di Bouchrieh-Beirut): “La gente ha paura e teme la distruzione totale

24 Set 2024

di Maria Chiara Biagioni

“Le persone hanno molta paura della guerra. Ci troviamo davvero in una situazione difficilissima, in tutto il Libano, ovunque. La gente ha paura della guerra, della distruzione totale degli edifici e delle conseguenze di un attacco a tappeto anche sulla città. La paura è ovunque. Si vive con l’ansia aspettando di vedere di minuto in minuto come la situazione si evolve e verso quale direzione sta andando. Le persone sono spaventate”: a raccontare lo stato d’animo della popolazione è padre Marwan Moawad, sacerdote maronita, parroco della chiesa di San Marone di Bouchrieh, un quartiere popolare che si trova a un paio di chilometri dalla zona del porto, a Nord di Beirut. È stata una giornata complicatissima ieri con un massiccio attacco di Israele nella regione della Bekaa e nel sud del Libano. Secondo fonti della difesa israeliana, sono stati colpiti 800 obiettivi di Hezbollah. Il bilancio delle vittime è pensatissimo e in continua evoluzione: oltre 490 vittime e 1.645 feriti. Secondo fonti locali Unicef, aggiornate al 23 settembre, almeno 24 bambini sono morti nel sud del Libano. “Per tutta la giornata si sono susseguiti appelli e allarmi che hanno messo in agitazione l’intera popolazione”, racconta il sacerdote. Segno evidente di una situazione di altissima tensione, è l’arrivo a Beirut degli sfollati dal Sud del Paese. Sono stati emessi ordini di evacuazione per le famiglie nella valle della Bekaa e nel Libano meridionale. E così centinaia di persone si sono messi in fila per le strade fuggendo dai bombardamenti israeliani.  L’emittente britannica Skynews indica 160mila profughi. “Nel sud del Libano – racconta il parroco – non c’è più  nessuno. Le persone si spostano, vengono a Beirut o nei quartieri della periferia per trovare un po’ di sicurezza. Non ho in questo momento i numeri. Non saprei dire esattamente quanti siano. Sappiamo che sono tanti. L’abbiamo visto anche qui in parrocchia. Domenica, alla messa, la Chiesa era piena”.

Al momento – spiega il sacerdote – la parrocchia non accoglie gli sfollati. Ma è attiva ad aiutare queste persone che arrivano, dando aiuti alimentari e medicine, che i parrocchiani hanno già provveduto a stipare nei magazzini della parrocchia.  “Non sappiamo cosa succederà. Ma intanto li aiutiamo e li sosteniamo. Arrivano qui senza niente”. Le scuole rimangono chiuse in tutto il Paese. “Il ministro dell’Istruzione – fa sapere padre Moawad – ha dato indicazioni a tutti i direttori delle scuole pubbliche di aprire le porte degli edifici scolastici all’accoglienza dei rifugiati”.

Il sacerdote lancia due appelli. Il primo, lo rivolge alle chiese che sono in Italia. È un invito accorato “a  pregare, a essere uniti nella preghiera, perché davvero abbiamo bisogno di un miracolo per fermare questa guerra mortale in Libano”. Il secondo appello è per i leader politici e per chi ha la possibilità di agire. “Come chiesa maronita,  chiediamo sempre al Signore di donare la sua luce a tutte le menti affinché si aprano con saggezza e responsabilità alla pace. Che il Dio della pace ispiri i responsabili delle Nazioni a fermare la guerra, a lavorare per trovare vie di soluzioni pacifiche, ad ascoltare la voce del popolo che chiede sicurezza e futuro”.

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Nuoto

Grande affluenza di pubblico per il Mediterraneo Open Water 2024 a Taranto

24 Set 2024

di Angelo Diofano

Si è decisa sul filo dei secondi la gara dei 3 km Grand Prix Italia Nuoto di Fondo Fin, che ha concluso il Mediterraneo Open Water 2024, svoltasi a Taranto nelle acque del Mar Grande. La manifestazione è stata organizzata da Mediterraneo Sport Taranto ed è inserita nel calendario dei grandi eventi sportivi dell’assessorato regionale allo sport della Regione Puglia.
La competizione ha fatto registrare un elevato tasso agonistico, record di presenze con oltre 300 atleti iscritti, un’occasione di promozione e tutela del patrimonio costiero e marino della città dei due mari. L’ultima giornata ha visto nuotatori provenienti da tutta Italia, stranieri e una fantastica cornice di pubblico che ha seguito e applaudito gli atleti durante lo spettacolare passaggio sotto il Ponte girevole.

mediterraneo open water 2024 (vincitori)
La consegna del Premio Domenico Cassalia

Sul gradino più alto del podio femminile sale ancora la brasiliana Ana Marcela Cunha (oro nella 10 km alle Olimpiadi di Tokyo) con il tempo di 33’29”. Distanziata di poco più di trenta secondi Barbara Pozzobon, Gruppo Sportivo Fiamme Oro (argento nella 10 km e oro nella 25 km agli Europei di Budapest) che ha chiuso in 34′ netti. Bronzo per l’ungherese Anna Olazs (argento nella staffetta 6 km a Fukoka) con 34’34”. Belle prestazioni per due promesse del nuoto pugliese: la salentina Mahila Spennato (Icos Sporting Club), 4° con il tempo di 35’44” e la tarantina Alessia Favale (Mediterraneo Sport Taranto), 5° posto con 39’18”.
Tra gli agonisti maschi si è imposto Andrea Conforto (Aurelia Nuoto) con 31’46”. Al secondo posto Emanuele Spada del Gruppo sportivo Esercito, 33’26”. Terzo Andrea Liddi del Cus Bari con il tempo di 33’31”. Tra i master uomini vittoria per Giovanni Cosimo Brazzale (Natatio Master Team) che ha chiuso in 37’21”; secondo posto per Marino Tinelli (Otre Ssd Noci), 41’16”; terzo Luca Monolo (Nuotatori Milanesi), 41’27”. Tra le donne master primo posto per Venere Altamura (Sport Project Ssd), 41’22”; argento per Laura Palasciano (Flaminio Sporting Club), 42’15”; terzo posto per Raffaella Svelto (Mediterraneo Sport Taranto), 46’04”.  Assegnato anche il premio “Domenico Cassalia” per la miglior combinata maschile e femminile. Ad aggiudicarsela sono stati Andrea Conforto e Ana Marcela Cunha per gli agonisti; Carlo De Giorgi e Laura Palasciano per il settore master. Nella classifica a squadre al primo posto si è classificata Mediterraneo Sport Taranto; seconda Ranidae Cssd; terzo posto per K-Sport Academy Ssd.
“Sono stati giorni intensi – commenta Massimo Donadei, dg del comitato organizzatore – ma siamo stati ripagati da una manifestazione riuscita sotto il profilo della partecipazione e dell’organizzazione. Tre giorni impreziositi dalla presenza del gotha del nuoto italiano e internazionale: Ana Marcela Cunha, Barbara Pozzobon, Anna Olazs. Con l’allenatore della nazionale di nuoto di fondo Fabrizio Antonelli, che ringrazio per la sua collaborazione, abbiamo tenuto incontri con tecnici e atleti, un momento di crescita per tutti. Ma questa edizione di Mediterraneo Open Water è stata anche l’edizione dei giovani che hanno partecipato numerosi, offrendo prestazioni di rilievo. Una iniezione di fiducia per il nuoto regionale e nazionale. La nostra splendida città ha fatto da sfondo alle gare, ai contest, alle cerimonie. Siamo stati ospiti del Castello Aragonese grazie alla disponibilità dell’Ammiraglio di squadra Vincenzo Montanaro, comandante del Comando Marittimo Sud. Ringrazio anche il consigliere regionale Di Gregorio e l’assessore comunale allo Sport Azzaro per la collaborazione. Abbiamo lavorato molto, ma i risultati ci ripagano”.
Oltre a Marina Militare, Regione Puglia,  Comune di Taranto, sono numerosi i partner  pubblici e privati che hanno contribuito al successo della manifestazione: Museo Archeologico MarTA; Lega Navale, Cnr- Istituto Talassografico; Inail; Autorità di Sistema portuale del Mar Jonio; Guardia Costiera/Capitaneria di Porto; Coni, Fin, Finp; Allenati contro la violenza; Sport e Salute; Comitato Italiano Paralimpico; Jonian Dolphin Conservation; Centro Medicina dello Sport; Fin Salvamento; Kyma Ambiente; Kyma Mobilità; Confagrcoltura Taranto;  Fin Gruppo ufficiali di gara; Icron; circolo velico Azimuth; Asd Olimpia; Asd Triathlon Taranto; Associazione B&B Terra di Sparta; onlus Alzaia; Diabete Italia; Cicolo Fotografico il Castello; Aces Italia; Opes Italia; Taranto Città dello sport 2025. Questi gli sponsor: BCC San Marzano di San Giuseppe; PU.MA project; Centro commerciale Porte dello Jonio; Star Suite; Honda Cometa Moto; Amati Beauty profumerie. Official Media Partner, Swimbiz; Official Marketing Partner, Graphilandia; Official Radio: Radio Cittadella; Official Technical Partner, Speedo.

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Popolo in festa

Al Paolo VI si festeggiano la Madonna della Pace e San Michele Arcangelo

24 Set 2024

di Angelo Diofano

Al quartiere Paolo VI la parrocchia di Santa Maria del Galeso e la confraternita di Santa Maria della Pace annunciano i festeggiamenti in onore della Madonna della Pace e di San Michele Arcangelo. Con il seguente messaggio il parroco della Santa Maria del Galeso, don Salvatore Magazzino, invita a partecipare alle varie iniziative in programma: “In questo periodo segnato da guerre e distruzione, affidiamoci a Maria, regina della pace. Porti luce nel buio, consolazione nell’afflizione, speranza nello sconforto. La pace regni nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nel nostro quartiere”.

Giovedì 26, alle ore 20, preghiera per la pace con adorazione della Croce di Taizè.

Venerdì 27, alle ore 20, musical ispirato alla vita della Beata Vergine Maria dal titolo “Maria, storia di un sì” interpretato dai Giullari di Dio.

Sabato 28, alle ore 17.30, processione con le immagini della Madonna della Pace e di San Michele Arcangelo, con la partecipazione della confraternita di Santa Maria della Pace in abito di rito (commissario arcivescovile, il cav. Antonio Gigante) e del complesso bandistico cittadino ’Santa Cecilia’ diretto dal maestro Giuseppe Gregucci. Questo l’itinerario: via del monumento di Sant’Eugenio, via Mignoli, via Pastore, con rientro in chiesa. Seguirà, sul piazzale interno della chiesa, una serata musicale.

La storia

Il simulacro della Madonna della Pace inizialmente era venerata nella chiesa intitolataLe sulla Marina, con grandiosi festeggiamenti l’ultima domenica di agosto. A seguito del piccone fascista nel 1934, l’immagine dapprima fu portata nella vicina chiesa dello Spirito Santo (anche questa abbattuta), poi in San Giuseppe e quindi nella cappella della Regina Pacis, a Porta Napoli. Il 28 agosto del 1943 gli aerei alleati bombardarono il quartiere provocando decine di morti, ma la statua fu estratta dalle macerie della chiesa miracolosamente indenne, con soltanto una piccolissima scheggia sull’occhio sinistro, ancora visibile a testimonianza della tragedia. Il simulacro fu poi ospitato dai salesiani e poi al Carmine. Nel ’45 l’arcivescovo mons. Bernardi pose la prima pietra alla discesa Vasto per la nuova chiesa della Madonna della Pace e nell’attesa la statua fu ospitata in cattedrale. Poi il parroco incaricato, un salesiano, non volle più saperne della realizzazione e quell’area fu ceduta al Comune, in cambio degli spazi per l’oratorio sulla Marina. Quindi il simulacro fu portato, nell’ordine, nelle chiese di San Giuseppe, San Gaetano, Sant’Agostino e, finalmente, nel ’95, in Santa Maria del Galeso da dove attualmente esce in processione. 

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Formazione al sacerdozio

Seminario: l’arcivescovo Ciro Miniero all’apertura anno formativo 24-25

23 Set 2024

di Angelo Diofano

Martedì 24 settembre nella cappella del seminario di Poggio Galeso, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero presiederà la santa messa in occasione dell’inaugurazione del nuovo anno formativo.
Ne dà notizia il rettore, don Francesco Maranò. Farà seguito un momento di convivialità.

 

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Diocesi

Il saluto grato della comunità pulsanese a don Franco Damasi

23 Set 2024

di Giovanna D'Oronzo

La comunità civile e religiosa di Pulsano, con la celebrazione eucaristica delle ore 19 di domenica 29 settembre, saluterà il parroco don Franco Damasi, che ha dedicato un lungo tratto del suo ministero pastorale a questa realtà parrocchiale.

Talsanese di nascita, ma pulsanese di adozione, don Franco ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 26 giugno 1971.
Vicario parrocchiale dal 1971 al 1976 nella parrocchia “Gesù Divin Lavoratore” del quartiere Tamburi di Taranto, collaboratore nella parrocchia di San Martino tra il 1976 e il 1977, dopo un altro breve periodo di servizio pastorale sempre nel quartiere Tamburi, è stato nominato dapprima viceparroco di Pulsano e poi parroco il 23 dicembre del 1979.

Docente di religione dal 1971, ha insegnato all’istituto di istruzione secondaria di primo grado “G. Giannone” di Pulsano dal 1978 al 1990. Don Franco ha mostrato sempre grande attenzione alla pastorale giovanile e vocazionale. Ha dato forza al percorso di iniziazione cristiana dei bambini e ragazzi, preparando un nutrito gruppo di catechisti, ha introdotto le catechesi per i genitori, ha voluto fortemente che i giovani vivessero l’esperienza annuale dei campi scuola estivi residenziali e non. L’edificazione dell’oratorio “Madonna di Lourdes” e l’importante intervento di restauro della chiesa madre, costituiscono il segno tangibile del suo impegno; opere a servizio della Chiesa e della comunità civile, testimonianza concreta della cura verso tutto il territorio pulsanese.

A don Franco, che rimarrà a disposizione della parrocchia di Pulsano, succederà don Davide Errico, la cui immissione canonica sarà celebrata sabato 5 ottobre alla presenza dell’arcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero.

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Eventi in diocesi

Il convegno ‘Beati gli operatori di pace’ alla Santa Maria del Galeso

Nel ricordo della tragedia del ‘Campo S’

23 Set 2024

“Beati gli operatori di pace” è questo il titolo del convegno organizzato domenica sera dall’Università della Terza Età di Crispiano nella parrocchia Santa Maria del Galeso e incentrato sull’opera di papa Paolo VI e mons. Guglielmo Motolese per gli internati nel campo di prigionia di Taranto conosciuto come Campo S o Campo Sant’Andrea. “L’evento – ha sottolineato il parroco don Salvatore Magazzino – è stato pensato in occasione dei festeggiamenti della Madonna della Pace con l’intento di far conoscere una delle pagine più drammatiche della storia della nostra città ma soprattutto per ripercorrere l’opera straordinaria di due figure quali Paolo VI e mons. Motolese e il loro segno di speranza in quel momento difficile della seconda guerra mondiale”. Attraverso filmati, fotografie e racconti, l’attenta assemblea ha potuto ripercorrere la storia dei diecimila prigionieri di guerra internati nel campo di prigionia situato ai margini del quartiere Paolo VI. Presente al tavolo dei relatori il rettore dell’Università della Terza Età, avv. Michele Zuppardi, il quale si è soffermato sul valore della condivisione e diffusione del sapere. “All’Università della Terza Età di Crispiano – ha detto – spetta indubbiamente il merito di aver costituito il comitato permanente di studi e ricerche “Campo Sant’Andrea” e di portare avanti un progetto di divulgazione finalizzato alla conoscenza a beneficio della crescita collettiva della comunità”. In seguito, il presidente della Federazione provinciale di Taranto della Associazione nazionale combattenti e reduci cav. Antonio Cerbino ha ricordato come dietro ogni soldato morto o catturato al fronte ci siano affetti e ricordi legati alla storia delle nostre famiglie. “Purtroppo – ha continuato Cerbino – il mostro crudele della guerra ha preso nuovamente forma e incute terrore su un’umanità sempre più bisognosa di segni concreti di pace e di speranza”. Un concetto basilare, sul quale si è incentrato l’intervento della responsabile dell’area umanistica dell’Università della Terza Età, dott.ssa Tiziana Mappa, richiamando “lo straordinario lavoro di mediazione svolto della sezione diocesana della Pontificia Opera di Assistenza che  ha permesso all’allora arcivescovo di Taranto mons. Ferdinando Bernardi e al suo segretario don Guglielmo Motolese di occuparsi con coraggio e dedizione dell’assistenza materiale e morale degli oltre diecimila prigionieri di guerra richiusi all’interno del campo”. Infine, le testimonianze della signora Cosima Marseglia, figlia di un ex internato, e della responsabile di zona Agesci Monica Pignatelli hanno arricchito la serata e destato commozione tra i presenti, ricordando la memoria del grottagliese Francesco Marseglia, prigioniero nel Campo S agli inizi del ‘46, e l’orrore della detenzione dei detenuti albanesi raccontata dai giovani scout del gruppo Taranto 15 che hanno personalmente visitato quei luoghi di sofferenza silenziosa perdurata fino alle soglie dell’anno duemila. Regista e moderatore della serata, il presidente del Comitato Campo Sant’Andrea istituito in seno all’Università della Terza Età di Crispiano, Andrea Chioppa, il quale ha sottolineato l’ampio sostegno, l’entusiasmo e la lungimiranza della comunità parrocchiale che si è fatta promotrice dell’iniziativa.

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