Lotta alla povertà

Caritas italiana: al via il progetto pilota ‘Accompagna una famiglia’

22 Ott 2024

Caritas italiana e Fondazione Conad Ets in collaborazione con Fondazione Snam Ets e altri importanti partner nazionali del terzo settore (Fondazione Azione contro la Fame Italia onlus, Airc, Ates, FEduF, Fondazione The Human Age Institute ets) lanciano il progetto pilota ‘Accompagna una famiglia’, un’iniziativa concreta per sostenere famiglie in difficoltà economica e sociale, fornendo strumenti pratici per affrontare le sfide quotidiane, che mira a diventare un modello nazionale.
Il progetto si distingue per l’approccio innovativo e integrato,
che tocca quattro ambiti cruciali in un percorso di inclusione sociale: l’educazione alimentare, finanziaria ed energetica, oltre che l’inserimento lavorativo. L’iniziativa si svolgerà nell’arco di 12 mesi e coinvolgerà 11 diocesi in tutta Italia e decine di famiglie, con il supporto di volontari preparati e partner d’eccellenza.
Durante la conferenza stampa verranno presentate le attività chiave del progetto, i numeri,
i protagonisti e gli obiettivi a lungo termine. Un’occasione per i media di scoprire in esclusiva un progetto che punta a diventare un modello replicabile a livello nazionale, offrendo storie di riscatto e solidarietà.
La conferenza stampa di presentazione si svolgerà martedì 5 novembre alle ore 11 a Roma (via Aurelia 468, nell’aula magna della sede Cei).

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G7 inclusione & disabilità

Giusy Versace: “Assisi ha acceso i riflettori sulla disabilità, ora manteniamoli accesi”

foto Ministero per le disabilità
22 Ott 2024

di Salvatore D'Elia

“Un evento sicuramente unico, con una rilevanza mediatica e simbolica importante: per la prima volta, i ministri degli Stati del G7 si sono riuniti per parlare esclusivamente di disabilità e inclusione. Lo hanno fatto in Italia, nella città di Francesco d’Assisi che è punto di riferimento morale e spirituale per milioni di donne e uomini nel mondo. É stata l’opportunità di accendere un faro sui temi della disabilità e inclusione, questioni che non si possono affrontare se non insieme, con l’impegni di tutti. Ora questo faro va mantenuto acceso”: è quanto ha dichiarato Giusy Versace, atleta paralimpica, senatrice e presidente del gruppo interparlamentare per le disabilità, a pochissimi giorni dalla conclusione del G7 Inclusione e Disabilità svoltosi tra Assisi e Solfagnano (dal 14 al 16 ottobre), voluto dal ministro per le disabilità del governo italiano Alessandra Locatelli, e sostenuto dai ministri che si occupano di disabilità di tutti i Paesi partecipanti.  Il summit si è concluso con la firma della Carta di Solfagnano, che mette nero su bianco le 8 priorità sulle quali i Paesi G7 si impegnano ad agire e a sostenere politiche concrete di inclusione e di valorizzazione delle persone. Una delegazione dei ministri del G7, guidata dal ministro Locatelli, è stata ricevuta da papa Francesco nella mattinata del 16 ottobre.

foto Giusy Versace

Disabilità non è un mondo a parte

Per la parlamentare, prima atleta italiana a correre con amputazione bilaterale, “Assisi è stata l’opportunità di far conoscere e mettere insieme visioni, programmi, testimonianze di persone, come quelle che tutti abbiamo potuto ascoltare nell’evento di apertura sul sagrato della basilica. Il mondo intero ha visto che la disabilità non è un mondo a parte, ma è parte integrante e attiva del mondo”. Il 22 agosto del 2005, durante una trasferta di lavoro, Giusy Versace ha un terribile incidente automobilistico sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nel quale perde entrambe le gambe. Da quel momento, due cammini si sono intrecciati nella vita di Giusy: la sua battaglia personale per rinascere e l’impegno per testimoniare alle persone con disabilità e a tutta la società che è possibile trasformare il limite in opportunità.
“In venti anni, il mondo si è trasformato – racconta Giusy – c’è una maggiore consapevolezza, i nuovi mezzi di comunicazione hanno certamente aiutato a conoscere una realtà, come quello dello sport paraolimpico, che fino a qualche anno fa era poco conosciuta. La scommessa sullo sport è servita a me stessa per scoprire una Giusy più forte e consapevole e, al tempo stesso, per far scoprire a tante persone con disabilità delle possibilità che neppure immaginavano”.

foto Marco Calvarese-Sir

Disabilità tema trasversale

Sull’intergruppo parlamentare per le disabilità, di cui è presidente e portavoce, la parlamentare sottolinea come lo scopo sia quello “di rendere i temi sulle disabilità e l’inclusione più trasversali possibile, aprendo il dialogo con le associazioni e le realtà sul campo per migliorare le leggi e la qualità dei servizi.” Tanti le questioni aperte, dai piani per l’abbattimento delle barriere architettoniche “rispetto al quale tanti Comuni sono ancora indietro” alla legge sul “dopo di Noi”  attuata a macchia di leopardo dalle Regioni.

Le priorità

La senatrice indica tra le priorità “l’aggiornamento sostanziale dei Lea, Livelli essenziali di assistenza, e del nomenclatore tariffario. La scienza ha fatto passi avanti enormi per mettere a disposizione delle persone con disabilità ausili e protesi di tecnologia avanzata, che potrebbero consentire ai ragazzi con disabilità di praticare sport, ma lo Stato oggi non copre queste spese.” Una parola, ‘inclusione’, che rischia di rimanere impantanata non tanto per mancanza di leggi adeguate quanto per una macchina burocratica che, a livello territoriale, non dà risposte. La Versace cita il fondo sperimentale per l’acquisto di ausili, ortesi e protesi a tecnologia avanzata per l’attività motoria e sportiva per il triennio 2023-2025 “approvato all’unanimità dal Parlamento, su mia proposta. Si tratta di un fondo di cinque milioni, ripartiti tra tutte le Regioni. Ad oggi meno della metà di questi fondi sono stati spesi”.

foto Comitato italiano paralimpico

Prima ancor che un obiettivo finale da raggiungere, l’inclusione passa attraverso un metodo “che richiede dialogo interistituzionale a tutti i livelli, la formazione del personale delle macchine amministrative locali rispetto a questi temi”.

Carta di Solfagnano

Bene la Carta di Solfagnano “che indica una direzione da seguire”, ma ora va attuata. E la strada, per la senatrice, è sempre quella della collaborazione: “una società inclusiva si costruisce con il contributo di tutti. Anche i singoli cittadini devono fare la loro parte. Tutto può essere attuato se c’è la volontà sinergica di fare. Una società inclusiva è, anzitutto, una società gentile”.

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Festa del cinema di Roma

il 26 ottobre Save the Children alla Festa del cinema di Roma con ‘Fuori dai margini’

Un racconto di bambini e adolescenti in aree svantaggiate

foto Fuori dai margini
22 Ott 2024

di Giovanna Pasqualin Traversa

Save the Children presenterà il 26 ottobre alle 17.30, all’interno della Festa del cinema di Roma, nell’auditorium Parco della musica, il documentario “Fuori dai margini” che racconta le vite di bambine, bambini e adolescenti nelle aree svantaggiate e prive di servizi di tutta Italia, ma soprattutto mette in luce la loro voglia di costruirsi un futuro migliore. Elodie, ambasciatrice dell’organizzazione, sarà la madrina dell’iniziativa e protagonista del red carpet, assieme ai giovani che hanno preso parte al documentario e a Claudio Tesauro, presidente dell’organizzazione.
“Fuori dai margini” è prodotto dall’organizzazione in occasione dei 10 anni dall’avvio dei Punti luce, spazi ad alta densità educativa, dove bambine, bambini e adolescenti possono trovare opportunità formative ed educative gratuite.

 

foto Fuori dai margini

Da quando, nel 2014, ha lanciato in Italia l’allarme sulla povertà educativa e si è impegnata a contrastarla, Save the Children ha aperto 26 Punti luce in 15 Regioni, spazi che da 10 anni continuano ad illuminare il futuro dei più piccoli, aiutandoli a cambiare le loro storie e quelle dei quartieri nei quali vivono, in alleanza con una rete di partner sul territorio e con le istituzioni locali.
La narrazione di “Fuori dai margini” spazia tra 4 storie principali, quelle di Nicole, Samuel, Natasha e Alim che frequentano i Punti luce di Roma, Napoli e Torino e rappresentano i 55mila bambini e adolescenti che Save the Children ha accompagnato nella crescita. Attraverso le loro esperienze quotidiane, l’organizzazione ripercorre i 10 anni di impegno, ma con lo sguardo rivolto al futuro e l’annuncio di un nuovo Punto luce che sorgerà presto a Milano, nell’area del Gallaratese. Il documentario, prodotto dall’organizzazione e distribuito dal media partner Warner Bros. Discovery, è stato realizzato da Bloom Media House con la postproduzione di Velvet Cut. A partire dal 27 ottobre sarà in streaming su Discovery+ e in onda a novembre su Nove.
Il lavoro di questi anni, svolto da equipe multidisciplinari di Save the Children e dei propri partner, insiste principalmente sulla percezione del valore che bambini e adolescenti hanno di sé e sulla loro capacità di immaginare e costruire il proprio futuro. Un’esperienza alla base di “Illuminiamo il Futuro – Indicazioni per il contrasto della povertà educativa. L’esperienza di 10 anni dei Punti luce”, un Manifesto in 6 punti, realizzato in collaborazione con i partner sul territorio, che individua i principi cardine che devono guidare il contrasto alla povertà educativa e alle diseguaglianze.

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Popolo in festa

“Cristo, nostra speranza”: al Paolo VI festa per San Giuseppe Moscati

22 Ott 2024

di Angelo Diofano

“Cristo, nostra speranza” è il tema dei festeggiamenti in onore di San Giuseppe Moscati, il medico santo, che sono in corso nella parrocchia a lui intitolata, al quartiere Paolo VI.
“Invito tutta la cittadinanza a partecipare e a unirsi a questo momento di festa comunitaria animati dalla certezza che Cristo è la verità e la felicità della nostra vita – riferisce il parroco don Marco Crispino -. Ci sentiamo amati e chiamati e perciò inviati a rendere partecipi tutti della Sua amicizia”.
Ogni sera, in chiesa, santo rosario alle ore 18.30 e santa messa alle ore 19 celebrata dal parroco.

Martedì 22, alle ore 16, ci sarà il pellegrinaggio dell’immagine di San Giuseppe Moscati in viale della Liberazione (civico 74-76) per la recita del santo rosario e la santa messa per i residenti di viale della Liberazione e via Latartara; al termine, benedizione delle famiglie e momento conviviale. Alle ore 19.30, torneo di burraco.

Mercoledì 23, sempre alle ore 16, pellegrinaggio dell’immagine del santo al residence Coret 2007 di via Rita Del Bene per la recita del santo rosario e la celebrazione della santa messa; al termine, benedizione delle famiglie e momento conviviale.

Giovedì 24 inizierà il triduo a San Giuseppe Moscati con il santo rosario alle ore 18.30 e alle ore 19 la celebrazione eucaristica con predicazione di don Antonio Panico, vicario episcopale per i problemi sociali, il lavoro e la custodia del Creato. A seguire, alle ore 19.30, incontro con il prof. Valerio Capasa sul tema “Dante, profeta di speranza e poeta della misericordia”, prendendo spunto dalla celebre frase di Péguy: “Per sperare, bambina mia, bisogna essere felici, bisogna aver ottenuto una grande grazia”.

Venerdì 25, alle ore 18.30 recita del santo rosario e alle ore 19 celebrazione eucaristica con predicazione di don Gianni Cataldo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione della diocesi di Nardò-Gallipoli, con amministrazione del sacramento dell’Unzione degli infermi.

Sabato 26, dopo il santo rosario alle ore 18.30 e la santa messa con predicazione del parroco don Marco Crispino, alle ore 20, in piazza Pertini 13, gran galà lirico sinfonico con la “Concert Brass Ensemble” diretta dal maestro Giovanni Carelli, a cura dell’associazione “Vittorio Manente”. Il concerto è a sostegno delle nuove opere parrocchiali e prevede l’offerta di 10 euro per la degustazione di un primo piatto e di un calice di vino. Ingresso con invito da ritirare nella segreteria parrocchiale (tel. 099.6712533).

Domenica 27, festa religiosa di San Giuseppe Moscati, alle ore 10 mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo emerito di Potenza, presiederà all’aperto la solenne celebrazione eucaristica. Seguirà la processione con l’immagine del santo. In serata, alle ore 19.30, nella cornice delle luminarie, festa popolare in piazza con animazione per bambini e spettacolo di magia; a seguire, concerto della “Hill Valley Band”. Nel corso della serata funzioneranno il parco giochi e il banco gastronomico.

Infine sabato 16 novembre, memoria liturgica di San Giuseppe Moscati, alle ore 18 santo rosario e alle ore 18.30 celebrazione eucaristica presieduta dal parroco don Marco Crispino.

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Confraternite

Arciconfraternita del Carmine: appuntamenti dell’anno sociale

foto G. Leva
22 Ott 2024

di Angelo Diofano

Con la santa messa celebrata dal vicario generale mons. Alessandro Greco e la successiva processione del quadro della Madonna del Rosario di Pompei, domenica 13 ottobre l’arciconfraternita del Carmine del capoluogo jonico ha inaugurato l’anno sociale, particolarmente importante per il 350° anniversario della sua fondazione, inaugurato il 15 luglio scorso in occasione della Festa della Titolare con l’apertura del Giubileo straordinario concesso dal Santo Padre.

Questo è il calendario degli appuntamenti:

da giovedì 17 ottobre alle ore 20,30 e per i giovedì successivi avrà luogo la preghiera a Gesù morto.

Il 2 novembre, commemorazione dei defunti, nel cimitero di Taranto saranno celebrate sante messe alle ore 9.30 nella cappella monumentale e alle ore 10.30 in quella nuova.

Il corso di noviziato, dedicato ai giovani e agli adulti che intendono aggregarsi alla confraternita, avrà inizio il 21 novembre alle ore 20.30.

Dal 17 al 24 dicembre alle ore 18,30 verrà celebrata la santa messa e l’ottavario propedeutico alla festività del Natale, in occasione del quale anche quest’anno il sodalizio programmerà una serie d’iniziative religiose e sociali, che verranno comunicate nelle prossime settimane.

Il 24 dicembre la veglia e la santa messa di Natale inizieranno alle ore 23.30.

Martedì 31 dicembre alle ore 17, santa messa di ringraziamento e canto del Te Deum, con il tradizionale scambio di auguri.

Lunedì 6 gennaio 2025 alle ore 18.30, santa messa dell’Epifania e processione di Gesù Bambino per le vie del Centro.

L’antico rito delle solenni “Quarantore”, tramandate da più di tre secoli, in turni di adorazione eucaristica, si svolgeranno dal 2 al 4 marzo.

Mercoledì 5 marzo, durante le celebrazioni eucaristiche delle ore 7.30 e delle ore 18.30, avverrà l’imposizione delle Sacre Ceneri.

Dalla domenica del 9 marzo e per tutte le domeniche di Quaresima, sino al 6  aprile alle ore 18.30 ci sarà il tradizionale appuntamento con la Via Crucis.

La Settimana Santa si aprirà con la liturgia penitenziale di martedì 15 aprile alle 18.30, mentre giovedì 17 aprile a partire dalle ore 15 si svolgerà il tradizionale pellegrinaggio ai ‘sepolcri’, con Messa in Coena Domini alle ore 16.30. Venerdì 18 aprile alle ore 17 avrà inizio la processione dei Sacri Misteri. Tutta la programmazione della Settimana Santa verrà comunicata successivamente.

Infine la novena dedicata alla Madonna del Carmine si svolgerà dal 7 al 15 luglio mentre la festa e la processione si terranno mercoledì 16 luglio.

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Lavoro

Lavoro: cresce la crisi nel territorio
Gli operai Hiab occupano la fabbrica

21 Ott 2024

di Silvano Trevisani

Mentre ci si illude che in Italia la disoccupazione sia in calo solo perché forme di lavoro precario, stagionale, part time, a termine e sottopagato stanno imperversando, l’occupazione, soprattutto nel nostro territorio, conosce una crisi profonda. Senza richiamare le grosse vertenze, come quelle dell’Ilva di Taranto, centrale Enel di Brindisi, la componentistica di Bari, i settori del manifatturiero e del terziario vivono una fase di grave difficoltà. Si pensi al tessile di Martina Franca, con 700 lavoratori in cassa integrazione, ma anche alle imprese sociali, che lamentano il tardato pagamento da parte degli enti locali, compreso il Comune di Taranto, che tra l’altro non adegua i costi, agli appalti delle pulizie e così via.

Se una boccata di ossigeno è arrivata per il personale dell’appalto Multiservizi del Comune, che era di fronte alla scadenza del 31 ottobre, per il quale l’amministrazione ha proceduto alla proroga dei contratti fino al 31 dicembre, molto complicata resta la situazione che stanno vivendo i lavoratori dell’Hiab di Statte. Nei giorni scorsi, dopo l’assemblea, hanno deciso di occupare la fabbrica: per loro si prospetta il pericolo della perdita del lavoro, dopo la decisione dell’azienda multinazionale che costruisce gru di spostare la produzione in Emilia. È stata una vera doccia fredda quella che ha investito, l’anno scorso, i 102 dipendenti dell’impresa che, da un giorno all’altro, furono messi in cassa integrazione. Poi nel luglio scorso l’Hiab ha chiesto la proroga della cassa ma con il chiaro obiettivo di dismettere la produzione. L’azienda, che non si era presentata al primo incontro convocato dalla in Regione, con i rappresentanti della task force per gli stati di crisi, nell’ultimo incontro, svoltosi il 10 ottobre scorso, ha ribadito la ferma volontà di delocalizzare la produzione nello stabilimento di Minerbio, in provincia di Bologna. E di dismetteere il sito di Statte. Sarebbe stata data la disponibilità al trasferimento in Emilia di 25 lavoratori di Statte, ma senza prevedere alcun sostegno economico. Mentre la Regione aveva confermato in proprio impegno anche finanziario.

Ora le parti sono state convocate per il 23 ottobre al ministro dell’Impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso.

“La task force regionale – spiega Pietra Cantoro segretario della Fim per il settore Appalto – ha messo sul tavolo un pacchetto di risorse consistenti finalizzato anche alla diversificazione della produzione, ma l’offerta è stata rigettata senza nessun approfondimento. Ci auguriamo che questa offerta venga rinvigorita con l’intervento dello Stato perché possa essere più convincente per salvare l’occupazione e con essa l’unica fonte di reddito per molte famiglie”.

Tornando, in chiusura, alla vicenda Multiservizi, il Comune chiarisce, in una nota che “nel rispetto dei criteri di efficienza, efficacia ed economicità nonché nell’osservanza del principio del buon andamento della pubblica amministrazione, al momento quella della proroga temporanea dei contratti è l’unica soluzione possibile alla luce della attuale disponibilità economica”.

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Emergenze sociali

Daniela Chieffo (policlinico Gemelli): “Le vittime di bullismo perdono completamente di vista le proprie risorse”

foto Siciliani Gennari-Sir
21 Ott 2024

Nei giorni scorsi la triste notizie del quindicenne suicida di Senigallia ha riportato all’attenzione dei media il fenomeno del bullismo tra gli adolescenti e della difficoltà che vivono alcuni giovani con fragilità a inserirsi nel gruppo dei pari. Ne parliamo con Daniela Chieffo, professore associato e direttore dell’Unità Operativa di Psicologia clinica dell’Università Cattolica Fondazione Policlinico Agostino Gemelli.

In una dinamica di bullismo tra bambini o adolescenti qual è il profilo tipico della vittima?

Chi subisce bullismo solitamente ha un profilo che non corrisponde ai canoni che la società identifica come “forti” o “vincenti”, risulta dissonante rispetto agli altri e quindi attira l’attenzione del piccolo gruppo. A volte è “diverso” semplicemente nel modo di vestire, o di relazionarsi agli altri. Anche un bambino o adolescente plusdotato può essere al centro di una dinamica di bullismo a causa della sua “non ordinarietà” e del suo modo di esprimersi. Gli stereotipi e la tendenza all’omologazione sono pregnanti purtroppo anche nelle giovani generazioni, alcuni aspetti vengono enfatizzati dai socialmedia e dalla cultura digitale.

Come mai la diversità e la fragilità a volte non trovano accoglienza e protezione all’interno di ambienti strutturati come scuole e comunità educanti?

I fattori sono molteplici. A volte i soggetti fragili mascherano il proprio disagio perché provano vergogna nel confidare agli adulti le molestie o i soprusi subiti. Tendono così a chiudersi e a cercare all’interno del gruppo una posizione periferica.  Al contempo, però, si convincono che per essere accettati e instaurare un legame con i pari debbano assecondare un meccanismo vessatorio che col tempo diviene insostenibile. Queste ambiguità fanno sì che tra il bullizzato e i bulli si crei una relazione deviata, non sempre evidente però a occhi esterni. D’altro canto, in alcuni casi gli adulti sottovalutano in maniera grave segnali inequivocabili. A quel punto la responsabilità di questi ultimi è enorme.

In queste circostanze si può parlare di una responsabilità “sistemica”, cioè dell’ambiente intero in cui il dramma del singolo si consuma?

Tutti quei comportamenti aggressivi e vessatori che si consumano nei confronti dei più deboli sono spesso il risultato di un apprendimento sociale. Il bullo porta avanti uno schema relazionale non innato, ma che riproduce per imitazione. Ci sono genitori che offrono rinforzi positivi agli atteggiamenti sopraffatori dei propri figli, perché ritengono che siano manifestazioni tipiche del carisma di un leader. Occorre invece essere vigili su questi comportamenti e attivare delle pratiche di prevenzione del bullismo fin dalla prima infanzia. Questo fenomeno, tra l’altro, polarizza due diverse fragilità: quella dell’aggredito e quella dell’aggressore. Anche il bullo esprime un disagio e in età evolutiva il suo malessere può essere ancora sanato.

Il clima sociale può contribuire a inasprire le dinamiche di bullismo?

I modelli che giovani e giovanissimi imitano vengono proprio dal contesto sociale. Oggi le aggressioni, le discussioni, i litigi purtroppo fanno audience e diventano perfino virali. L’aggressività è molto diffusa anche a livello verbale, facilmente si ricorre all’ingiuria e all’offesa gratuita. La cultura divisoria condiziona fortemente le nostre relazioni sociali.

Nelle vittime qual è il sentimento più devastante?

La sensazione dominante è un profondo senso di inadeguatezza che porta ad amplificare nel bullizzato il senso di solitudine. Le vittime di bullismo spesso perdono completamente di vista le proprie risorse, sperimentano il vuoto e lo smarrimento interiore. I genitori e gli insegnanti dovrebbero aiutare le giovani vittime di bullismo a costruire delle relazioni alternative, solidali e gratificanti e a sviluppare nei confronti del mondo una maggiore fiducia.

Come si giunge al proposito di togliersi la vita?

Episodi di sopraffazione e vessazioni reiterate generano traumi importanti, soprattutto quando avvengono in maniera sommersa. A volte il suicidio è identificato come l’unica strada che porta alla liberazione. Il dolore può essere estenuante, soprattutto se vissuto in solitudine. Chi arriva a una scelta così tragica percepisce la propria esistenza come inutile e viene sopraffatto dal senso dell’abbandono.

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Bullismo

Il dovere di accorgersene a scuola

foto Sir
21 Ott 2024

di Alberto Campoleoni

Quindici anni. Un colpo di pistola. E un grande senso di sgomento.

La tragedia di Senigallia, dove un ragazzo si è ucciso con la pistola del padre, dopo aver subito a lungo le vessazioni di un gruppo di bulli, non lascia spazio a tante parole. Troppo grande è il mistero della sensibilità e della fragilità umana, dell’amore e della violenza che si intrecciano nelle vite di tutti i giorni talvolta con esiti drammatici.
Chi può indagare il dolore dei genitori? L’angoscia di un quindicenne che ha tutta la vita davanti e che tuttavia si sente probabilmente in un tunnel senza uscita? La perfidia – consapevole o meno – di altri giovani che insidiano e torturano con parole e gesti ai quali forse attribuiscono la banalità dello “scherzo” e che invece per altri hanno il peso di un macigno?
Nella vicenda di Senigallia ci sono tanti protagonisti che provocano a riflettere. Anzitutto il giovane Leo, ragazzo sensibile, solare – come lo definisce la mamma – “serio e caparbio”, con il sogno di una vita adulta legata a una divisa, “vigile del fuoco o marina militare”. Un ragazzo, però, provato duramente dai “bulli” che lo vessavano a scuola e probabilmente colpivano sotto quella scorza di giovanottone che mostrava Leo, intercettando una fragilità che è comune ai soggetti in crescita, agli adolescenti in particolare. Proprio questa fragilità fa pensare e non va dimenticata: nei nostri ragazzi e nelle nostre ragazze è ben presente. Non come una colpa, naturalmente, ma come un tratto distintivo che forse oggi più che in passato diventa difficile da accettare e superare.

C’è poi la famiglia. Una mamma amorevole e attenta, il marito altrettanto premuroso. Una coppia separata ma che non dimentica il ruolo genitoriale, al punto che insieme – mamma e papà – cercano di affrontare i disagi del figlio. Con l’ascolto, l’incoraggiamento, la vicinanza. E si può solo immaginare – o forse no – il dolore e il senso di sconfitta di fronte alla tragedia. “Forse potevo fermarlo”, ha dichiarato la mamma, ricordando una telefonata attesa e mai arrivata. Ecco un altro pensiero: per quanto ci si dia da fare, il mistero della vita altrui resta sfuggente. Quanti genitori fanno del proprio meglio e tuttavia si scoprono, alla fine, impotenti.

Non va dimenticata la scuola. E qui arrivano le note più dolenti della vicenda di Senigallia. Sembra che a scuola nessuno avesse dato retta al disagio manifestato da Leo che avrebbe più volte segnalato ai professori quanto gli accadeva, senza avere protezione. E’ ancora la mamma, durissima, a raccontare che ai funerali le si è avvicinato il preside e lei lo ha mandato via. “Inutile chiedere scusa adesso, adesso è troppo tardi. Leonardo chiedeva aiuto, ma loro non l’hanno ascoltato”.
Poteva fare qualcosa davvero la scuola? Il ministro Valditara ha chiesto ufficialmente approfondimenti per capire cosa sia successo. “La scuola – ha spiegato – deve essere, innanzitutto, una comunità umana ed educante, in cui il ruolo del docente non si limita alla trasmissione dei saperi ma si estende alla costruzione, all’interno della classe, di rapporti improntati all’ascolto, all’accoglienza, al rispetto reciproco e alla capacità di suscitare entusiasmo, serenità, e interesse tra gli studenti”. Non solo: “È fondamentale che la scuola sappia intercettare le fragilità dei giovani ma anche educare alla responsabilità individuale, intervenendo con autorevole severità in presenza di comportamenti improntati a violenza, a prepotenza e a bullismo”.

Vero. Eppure, di episodi sconcertanti sono piene le cronache. Una volta di più occorrono attenzione e interventi mirati, senza sottovalutare le responsabilità.

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Libri

Dedicato alla ‘pace’ l’almanacco 2025 “Un altro anno” del poeta Lino Angiuli

21 Ott 2024

di Silvano Trevisani

Si rinnova l’appuntamento annuale che Lino Angiuli, poeta pugliese tra i più noti, propone ad amici ed estimatori. Parliamo dell’almanacco che per il quinto anno consecutivo ha realizzato per le edizioni Quorum, sempre in stretta collaborazione con un artista: “Duemilaventicinque un altro anno”. Come sempre, l’almanacco svolge un tema prefissato. Per il 2024 che si va chiudendo e ra la speranza, quest’anno è la pace, come bene illustra la frase del filosofo Spinosa posta ad esergo: “La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia”. “All’ombra di un verdissimo ulivo pugliese – si legge nella quarta di copertina -, con la penna l’uno col pennello l’altro, due amici si scambiano il tempo per aiutarlo a stare con le braccia conserte”. Per questo quinto volume, ad affiancare Angiuli nella compilazione del suo almanacco è il pittore Nicola Genco (1959) nato a Putignano dove vive e opera. Figlio di un noto cartapestaio del Carnevale putignanese, opera nell’ambito di diversi generi e con diversi codici espressivi, dal disegno alla scultura, dal dipinto all’illustrazione e all’installazione, maneggiando con disinvoltura e padronanza i materiali più eterogenei. Numerose le mostre e le partecipazioni a rassegne di arte contemporanea in Italia e all’estero. Tra le ultime, “Angeli, un progetto per Castel Sant’Angelo”, a cura della direzione Musei statali di Roma e del polo biblio-museale della Regione Puglia.

Lino Angiuli è uno dei poeti più noti e attivi in Puglia, dov’è nato, nel Barese, originario di Valenzano ma residente a Monopoli, settantasette anni fa. Collaboratore di quotidiani e dei Servizi culturali Rai, ha partecipato alla fondazione di alcune riviste letterarie, tra le quali il semestrale “incroci”, che condirige. La sua produzione poetica è storicizzata in diverse opere di carattere scientifico e didattico. Molti i suoi lavori sul versante della valorizzazione della cultura popolare, così come molti i riconoscimenti e le traduzioni di suoi testi poetici.

Tema dell’almanacco 2024 è lo spirito, e si apre con la citazione del Vangelo di Giovanni: “Lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole”. Gli fa eco Jack London: “La vita è Spirito e lo Spirito non può morire”.

Secondo il canone ormai consueto, per ogni mese dell’almanacco viene proposta, in esergo, una “citazione sapienziale”, che riporta un verso o un aforisma di grandi personaggi che si sono occupati in vario modo del tema, tra di essi Jack London, Franz Kafka, Emil Cioran. Quindi: un dipinto dell’artista per ogni mese, e una poesia di Angiuli, che segue uno schema fisso: dodici dodecasillabili, o doppi senari, gli ultimi due in rima baciata. La scelta compositiva segue anch’essa un canone specifico: disertando il verso libero e i canoni della modernità, si rivolge ai modi poetici degli autori dei decenni passati, tanto cari ai compilatori di sussidiari e di libri di lettura per l’infanzia, da Libero de Libero ad Angelo Silvio Novaro, da Diego Valeri a Marino Moretti, con l’occhio sempre puntato a Gianni Rodari. Ne vie fuori una lunga filastrocca in dodici stanze che, con un filo di ironia, favorito dalla scelta metrica, da un lato fa il verso alla saggezza popolare, quella dei proverbi legati al clima e all’agricoltura, dall’altro riprende uno dei modi tanto cari alla cultura pedagogica degli scolari di qualche decennio fa.

Ne vien fuori uno spaccato composito che, lungi dal ripetersi, ampia lo spettro di lettura dell’anno solare e costruendo per ognuno dei mesi, un singolo poema a puntate. Un lavoro in copie misurate dedicato ad amici e appassionati si è detto, ma che resta un esercizio quanto meno curioso e affascinante da… collezionisti.

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Francesco

Il 24 ottobre la presentazione della nuova enciclica “Dilexit nos” sul Cuore di Gesù Cristo

foto Vatican media-Sir
21 Ott 2024

Giovedì 24 ottobre, alle 12, nella sala stampa della Santa sede, si terrà la conferenza stampa di presentazione di “Dilexit nos – Lettera Enciclica sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo” di papa Francesco. È quanto si legge in un comunicato della sala stampa vaticana. Alla conferenza stampa interverranno mons. Bruno Forte, teologo, arcivescovo di Chieti-Vasto, e suor Antonella Fraccaro, responsabile generale delle Discepole del Vangelo. Ad annunciare la prossima enciclica era stato lo stesso papa Francesco, durante l’udienza del 5 giugno scorso. “Stiamo percorrendo questo mese dedicato al Sacro Cuore”, le parole del Santo Padre: “Il 27 dicembre dello scorso anno ricorreva il 350° anniversario della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. In quell’occasione si è aperto un periodo di celebrazioni che si concluderà il 27 giugno del prossimo anno. Per questo sono lieto di preparare il documento che raccolga le preziose riflessioni di testi magisteriali precedenti e di una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi, a tutta la Chiesa, questo culto carico di bellezza spirituale. Credo che ci farà molto bene meditare su vari aspetti dell’amore del Signore che possano illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale; ma anche che dicano qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”. Dilexit nos è la quarta enciclica di Bergoglio, dopo Lumen fidei (29 giugno 2013), scritta a quattro mani con Benedetto XVI; Laudato sì (24 maggio 2015) e Fratelli tutti (3 ottobre 2020).

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L'argomento

Oggi, lunedì 21, gli studenti presentano alla Camera un manifesto per sollecitare le istituzioni

foto Sir
21 Ott 2024

di Daniele Rocchi

Stamattina un gruppo di studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado di tutta Italia presenterà alla Camera dei Deputati, un manifesto sul tema del cambiamento climatico. L’incontro intitolato “La nostra identità, la nostra natura. La sostenibilità secondo i giovani” e il manifesto sono i risultati del progetto Energy con tema l’educazione ambientale nelle scuole, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics) e promosso da Avsi e Fondazione De Gasperi. Il progetto, si legge in una nota dell’Avsi, ha coinvolto oltre 10.000 giovani in attività formative e di sensibilizzazione su tematiche ambientali, quali lo spreco, la biodiversità, i crediti di carbonio, il cambiamento climatico, il risparmio energetico, l’ambiente e l’intercultura. Grazie a questi percorsi educativi realizzati nelle scuole, prosegue Avsi, gli studenti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi e di elaborare insieme un manifesto con l’obiettivo di sollecitare le Istituzioni a potenziare l’impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. Nel manifesto i giovani chiedono misure concrete come il miglioramento delle infrastrutture per favorire comportamenti sostenibili, la mobilità ciclabile e l’utilizzo dei mezzi pubblici, la promozione di politiche sostenibili e l’integrazione dell’educazione ambientale nei programmi scolastici. L’incontro vedrà la partecipazione del direttore dell’Aics, Marco Riccardo Rusconi; dell’Head of Sustainability di Tim, Laura Esposito; del segretario generale di Avsi, Giampaolo Silvestri; e della direttrice della Fondazione De Gasperi, Martina Bacigalupi.

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Tracce

Operazione avanti e indietro

(La nave militare Libra, che ha portato i migranti in Albania)
21 Ott 2024

di Emanuele Carrieri

Il confronto politico e il dibattito pubblico sulla immigrazione sono, nel nostro Paese e, soprattutto, negli ultimi tempi, contraffatti dalle ideologie, manipolati e fuorviati da preconcetti e pregiudizi, positivi o negativi che siano, e alterati e deviati da una limitata conoscenza della realtà e delle sue evoluzioni, dei suoi sviluppi e dei suoi effetti. Realtà che, spesso e volentieri, chiama in causa altri, svariati fattori, soprattutto internazionali. È una magra consolazione: tutto questo non avviene solo nel nostro Paese, perché è un argomento spinoso e delicato, sul quale parecchi governi si giocano parte dei consensi. Leggi e decisioni andrebbero invece valutate avendo come criterio la loro efficacia e realizzabilità, se non si vogliono chiamare in causa i principi umanitari e il diritto, che pure dovrebbero essere almeno considerati. I migranti sono persone, anche gli illegali che vengono etichettati, da una parte della opinione pubblica, come colpevoli di crimini. Eppure, la Costituzione italiana, all’articolo 27, dichiara che “l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna”. Se ciò vale per un imputato, tanto più per una intera categoria di persone non ancora sbarcata sulle nostre coste. Mercoledì mattina è giunta in Albania la nave Libra della Marina militare italiana, con a bordo il primo gruppo di immigrati (sono bengalesi ed egiziani) destinati a permanere nei nuovi centri allestiti su iniziativa di Palazzo Chigi. Le strutture principali sono tre. La prima è un hotspot, cioè un centro concepito e allestito come punto di primo sbarco, di accoglienza e di identificazione, nel porto di Shëngjin. Nella regione interna, nella vecchia base militare di Gjadër, sono stati eretti un centro di prima accoglienza per richiedenti asilo, da 880 posti, e uno destinato alla permanenza e al rimpatrio da 144. Le strutture sono amministrate dalle autorità italiane e l’Albania non ha sostenuto alcun costo per la realizzazione: sono state costruite nuove reti idriche, elettriche e fognarie, rifatte strade. Il protocollo prevede che i migranti soccorsi in acque internazionali dalla Guardia Costiera oppure dalla Guardia di Finanza o dalla Marina Militare, ma non dalle imbarcazioni delle ong, siano trasferiti sui natanti della Marina: le donne, i bambini, le famiglie e gli individui con fragilità saranno condotti a Lampedusa e immessi nel circuito di accoglienza. Gli uomini adulti invece, solo se provenienti da paesi considerati sicuri, senza transitare dall’Italia, andranno in Albania. Le procedure relative alla autorizzazione della detenzione amministrativa e alla verifica delle istanze di protezione internazionale devono essere fatte dalle nostre autorità e, secondo il decreto Cutro, l’esame delle domande deve seguire un iter celere che può essere, al massimo, di 28 giorni: intanto, i migranti devono essere tenuti in stato di detenzione amministrativa in centri come quelli costruiti in Albania. Alla luce di tutto ciò, non possono essere eluse alcune considerazioni. Il numero dei posti nei centri realizzati nel Paese delle Aquile è limitato, soprattutto in proporzione ai costi che gravano sull’Italia. Un dato tale da sollevare un dubbio: si tratta di una operazione simbolica, per dimostrare che il governo intende “difendere i confini italiani e fermare la tratta di esseri umani”, così come ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni? Un altro nodo riguarda la definizione di paesi sicuri, attribuita dall’esecutivo in modo arbitrario, anche a paesi nei quali le violazioni sono note e sistematiche, fra i quali è inserita la Tunisia, dove migranti irregolari vengono deportati nel deserto libico, lasciati senza acqua, né viveri. Quello è uno Stato sicuro? Secondo la Corte di giustizia dell’Unione europea, la distinzione fatta non è sensata: i paesi o sono del tutto, completamente, integralmente, assolutamente, sicuri oppure non possono rientrare nella definizione che è applicata arbitrariamente. Tant’è vero che la sezione per i diritti della persona e immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato i trattenimenti effettuati. E, quindi, i migranti, in fretta e furia, sono stati già riportati in Italia. Ma è verosimile che le domande di asilo possano essere esaminate entro 28 giorni, soprattutto nel periodo estivo, quando i flussi delle traversate diventano più intensi, anche perché manca il personale adeguato a dirimere le pratiche nel tempo indicato? E, poi, in caso di rigetto della domanda, i migranti dovrebbero essere rimpatriati, ma non è chiaro come ciò accadrà: potranno partire direttamente dall’Albania o prima dovranno tornare in Italia? Il procedimento dei rimpatri è inefficiente, carissimo e richiede accordi di riammissione con gli stati di provenienza delle persone. Basteranno i quattordici accordi finora sottoscritti, siglati e ratificati? Malgrado le promesse della maggioranza di governo durante la campagna elettorale del 2022, solo quattromila migranti irregolari sono stati rimpatriati, nel 2023, su oltre centocinquanta approdati. Che dire, poi, della grande percentuale di migranti che, con buona pace degli estimatori della “grandeur italienne”, raggiunge altri stati illegalmente, soprattutto Francia, Germania e paesi della Scandinavia? E non si può neppure eludere il fatto che su questo argomento, spinoso e delicato, serve una documentazione, attenta e accurata, di ciò che avviene, senza abbuoni, svendite e omaggi; occorre far luce sui fatti; necessita una raccolta delle sensibilità dell’opinione pubblica. Perché, così come scrisse Tocqueville in “La democrazia in America”, “la democrazia è il potere di un popolo informato”.

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