Francesco

Papa Francesco al Gemelli: la prima foto dopo un mese di degenza

È stata scattata durante la messa concelebrata nella cappellina, domenica 16 marzo

foto sala stampa della Santa sede
17 Mar 2025

Dopo un mese di degenza al policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale, precisamente al trentunesimo giorno, è arrivata la prima foto di papa Francesco, ricoverato nel nosocomio romano dal 14 febbraio scorso.
L’immagine si riferisce alla messa concelebrata domenica mattina nella cappellina dell’appartamento al decimo piano dell’ospedale. Nella foto, diffusa dalla sala stampa della Santa sede, si vede il Santo padre ripreso di lato, con lo sguardo rivolto verso l’altare e un’espressione di raccoglimento. È la seconda testimonianza della presenza del pontefice, che il 6 marzo scorso aveva voluto far sentire la sua voce durante il rosario serale in piazza San Pietro, per ringraziare in spagnolo degli auguri e del sostegno ricevuto da tutto il popolo di Dio nel mondo.

Per quanto riguarda le condizioni odierne di papa Francesco, sempre la sala stampa vaticana, in assenza del bollettino medico, ha fatto sapere che il Papa “durante la giornata ha continuato con le terapie e la fisioterapia sia respiratoria che motoria, traendone giovamento, soprattutto da quest’ultima. È riuscito a lavorare e ha concelebrato la messa in cappellina”. Riguardo al lavoro svolto da Francesco, fonti vaticane precisano inoltre che “il frutto si vedrà la prossima settimana”.

 

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Diocesi

La festa di San Giuseppe a Monteparano

17 Mar 2025

di Angelo Diofano

La parrocchia Maria Santissima Annunziata di Monteparano annuncia i solenni festeggiamenti in onore di San Giuseppe. Ne rende noto il programma il parroco don Angelo Pulieri che, con le parole di papa Francesco, così invita alla partecipazione: “Nei Vangeli, San Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza che non è solo la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza”.

Questo il programma:

Martedì 18, a partire dalle ore 16.30 ci sarà la benedizione del pane e degli altarini devozionali ubicati a: centro socio-culturale in via Roma, a cura della Pro Loco di Monteparano; centro anziani in via Trento; Uniti per San Giuseppe in via Garibaldi 5; famiglia Domenico D’Ippolito in via Trento 21; famiglie Lenti-D’Ettorre in via Spagna 8; famiglia Rosaria Lezzi in via G. Cesare 79; famiglia Cosimo Blasi in via San Nicola 28.

Dopo la santa messa delle ore 18, in piazza Castello apertura della Tavola di San Giuseppe a cura della Pro Loco di Monteparano.

Mercoledì 19: santa messa alle ore 7.30 e al termine giro della banda per le vie del paese; alle ore 11.30, apertura della Tavola di San Giuseppe da ‘Uniti per San Giuseppe’ in via Garibaldi 5 e alle ore 12 dalle famiglie Lenti-D’Ettorre in via Spagna 8; alle ore 18, santa messa solenne; alle ore 18.45, processione per le vie del paese  durante la quale, alle spalle della piazzetta San Giuseppe (ove sarà allestito un altarino) e al rientro in piazza, ci saranno i fuochi artificiali della ditta Valerio Laneve di Carosino.

Per l’intera giornata del 19 presterà servizio la banda musicale di Montemesola.

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Diocesi

La festa di San Giuseppe a Talsano

17 Mar 2025

di Angelo Diofano

Mercoledì 19 marzo a Talsano la solennità di San Giuseppe sarà festeggiata anche nella parrocchia santuario di Nostra Signora di Fatima (parroco, don Pasquale La Porta).
Alle ore 18.30, durante la celebrazione eucaristica, saranno benedetti  i papà presenti, alcuni dei quali, al termine, porteranno a spalla la statua di San Giuseppe durante la fiaccolata.
La festa continuerà con l’accensione del falò, la degustazione della ‘pasta di San Giuseppe’ e con la consegna dei lavori dei bambini realizzati in oratorio per la festa del papà.
La serata prevede anche lo svolgimento della seconda edizione della gara gastronomica, al termine della quale sarà premiata la zeppola più buona. 

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Diocesi

La tradizione delle ‘Tavole di San Giuseppe’ a Lizzano

foto ND
17 Mar 2025

di Angelo Diofano

A Lizzano la festa viene vissuta soprattutto nella serata della vigilia della festa, martedì 18, con la benedizione da parte del parroco di San Nicola, don Giuseppe Costantino Zito, alle “tavole di San Giuseppe” in diverse abitazioni e che in serata verranno aperte alle visite. Le ‘tavole’ sono ubicate in piazza Matteotti 16 (confraternita Misericordia di Lizzano); via Vittoria Colonna 62 (Giuseppe Marino); via Toscanini 74 (Gaetano Lecce), corso Vittorio Emanuele 33 (Proloco Lizzano) e via Piave 30 (Romolo Pagano). Queste le pietanze esposte, nell’illustrazione di Chiara Caniglia, assessore alla cultura: cavolfiori, catalogna, cardi, grano ‘stumpato’ (condito cioè con olio e cipollotto verde), la ‘massa’ (taglierini fatti in casa), taralli; non mancano il pane devozionale e i dolci, soprattutto zeppole, carteddate cosparse di miele e ‘anisini’ multicolori, ‘fucazziéddi’, ‘pizzetti ti cannella’, ‘pasti ti mennula’ e gli ‘angioletti’ (pasticcini a forma romboidale ricoperti di glassa bianca, il colore appunto della veste degli angeli). Accanto ai piatti della tradizione è possibile trovare frutta fuori stagione come melograni, uva, meloni, fichidindia e primizie come le fave novelle e i piselli freschi. Su ogni tavola sono presenti quattro piatti di ogni pietanza a simboleggiare la presenza della Sacra Famiglia (Gesù, Giuseppe e Maria) e di Sant’Antonio; alcune famiglie aggiungevano anche una quinta porzione, dedicata a San Gaetano, patrono di Lizzano. Il tutto, in un trionfo di lampade a olio, con grande immagine di San Giuseppe in evidenza, in un perfetto mix di tradizione, devozione, spiritualità e gastronomia tipica.

Infine mercoledì 19, sarà aperta la ‘Tavola del giorno dopo’ nell’abitazione dei fratelli Abbracciavento, in via Tasso snc, mentre nel tardo pomeriggio, dalla chiesa di San Nicola si snoderà la processione rallegrata dalle note della banda musicale e dai fuochi pirotecnici al rientro. Seguirà la santa messa solenne in San Nicola alle ore 18, presieduta dal parroco don Giuseppe Costantino Zito. In serata, nelle zone periferiche, saranno accesi i falò.

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Giubileo2025

L’arcivescovo alla casa circondariale per il Giubileo con i detenuti

14 Mar 2025

di Angelo Diofano

Martedì 11, alla casa circondariale ‘Carmelo Magli’ in occasione dell’Anno santo sono state accese le lampade del Giubileo, alla presenza dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, che ha avuto modo di pregare e di confrontarsi con i detenuti.

“Ci incontriamo in questi giorno particolare che si sta ripetendo in tutte le case circondariali d’Italia ponendo l’attenzione al Giubileo che stiamo celebrando – ha detto mons. Miniero -. Che cos’è il Giubileo? È un’occasione offerta alla comunità cristiana per rinnovarsi profondamente nel proprio intimo. Questo avviene perché abbiamo ricevuto da Dio un dono grande, cioè quello dell’amore che perdona ogni nostro peccato. È chiaro che dobbiamo volere questo perdono, sennò restiamo sempre nella nostra situazione. Il suo amore cancella così ogni colpa, che però lascia sempre nella nostra vita un’ombra. Così il Signore ha dato alla comunità cristiana la facoltà di poter cancellare anche questa traccia, dopo che i nostri peccati son stati perdonati. Ecco perché il Giubileo, che si celebra ogni 25 anni, è un tempo di grazia in cui al fedele, dopo aver confessato i propri peccati e aver compiuto un cammino di riconciliazione, viene concesso di poter liberare il cuore da ogni logica di male. Ciò avviene sia attraverso il pellegrinaggio a Roma sia nella propria realtà, secondo quanto stabilisce la Chiesa, perciò anche nella casa circondariale dove ci troviamo, in un gesto che esprime la volontà di abbandonare definitivamente la via del male per camminare nella luce di Gesù, continuando a rimanere in Lui e a non tradire il suo amore”.

“In voi che siete qui – ha continuato l’arcivescovo – vediamo persone che in qualche momento della loro vita hanno sbagliato e che ora hanno la possibilità di redimersi. Nessuno di noi è perfetto, non lo siamo neppure noi vescovi, però ci sentiamo tutti bisognosi dell’amore di Dio e di crescere nel Suo amore. Allora tutti ripartiamo sempre da zero perché quando entriamo in Gesù possiamo ricominciare a vivere, a sperare e ad amare come Lui”.

“Sono continuamente informato della situazione in carcere attraverso i cappellani – ha evidenziato il presule tarantino -. Questa casa circondariale è come fosse una parrocchia tra le tante, in quanto è formata da una comunità che vive insieme seguita dai sacerdoti. Di tanto in tanto il vostro vescovo viene a incontrarvi. Ricordo sempre però alcuni momenti delle mie visite, come in occasione dell’inaugurazione del laboratorio di pasticceria. Un’altra volta un detenuto mi portò a vedere il presepe che aveva preparato in cella e che riproduceva proprio il posto dove scontava la pena. Questi e tanti altri momenti significativi porterò sempre nel cuore! Certo, conosco la vostra situazione, che non è facile, di cui mi riferì il vostro direttore nel primo incontro con lui. Ritengo però necessario l’apporto di tutti perché le condizioni di vita nell’istituto penitenziario possano migliorare, pur nel contesto di una situazione problematica a livello nazionale. Ma tutti dobbiamo impegnarci per il rispetto della dignità delle persone che vivono e che operano all’interno di questa struttura”.

“Per ottenere tutto questo – ha ribadito mons. Ciro Miniero -, oltre all’impegno dobbiamo coltivare la speranza: se non ci fosse questa oggi tutti noi non saremmo qui. La speranza è la certezza che se ci impegniamo a impiegare meglio la nostra vita, addirittura tutto il mondo potrà cambiare. La speranza è l’esperienza di Gesù e di tutti coloro che credono in Lui e che in ogni parte del mondo sono impegnati nella loro vita per operare il cambiamento. Gli esempi non mancano. Secoli addietro non esistevano le scuole, senza quindi la possibilità di un minimo di formazione e allora i cristiani iniziarono a radunare i ragazzini,soprattutto quelli di strada, insegnando loro a leggere e a scrivere. E dopo tanto, tanto tempo, in quasi tutti gli stati del mondo esistono le scuole. Pensate un po’, inoltre, a San Giovanni Bosco, al suo impegno per i giovani in un contesto particolarmente difficile come quello in cui viveva e che grazie al suo impegno (e all’aiuto del Signore) è stato così ricco di frutti e dirompente. In tutto il mondo infatti i discepoli di don Bosco hanno istituito scuole e oratori per aiutare i ragazzi, soprattutto quelli in situazioni difficili, aiutandoli ad andare avanti con le proprie forze e a coltivare i propri sogni ed ideali. Pensiamo, ancora a una persona  più vicina ai nostri tempi, a un medico: a San Giuseppe Moscati, al quale al quartiere Paolo VI è dedicata una chiesa. Sappiamo tutti cosa ha fatto, impegnandosi perché tutti, soprattutto i più poveri, avessero diritto a essere curati. Andiamo perciò avanti seguendo il loro esempio, lottando per realizzare le nostre aspirazione: vedrete che, con l’aiuto di Gesù, tante cose attorno a voi cambieranno”.

Al termine dell’incontro, dopo un momento di preghiera, i detenuti hanno espresso il loro ringraziamento a mons. Miniero per la sua visita e il suo incoraggiamento.

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Diocesi

Basilica di San Martino: la ricorrenza di ‘San Martino del sacco’

14 Mar 2025

di Angelo Diofano

Lunedì 17 marzo a Martina Franca, in basilica, si terrà la celebrazione cosiddetta di ‘San Martino del sacco’, che si aggiunge a quella del 4  luglio, festa patronale (nota fin dal 1715 come ‘San Martino dell’aia’) e a quella più antica dell’11 novembre, detta ‘San Martino delle sementi’.

Alle ore 18 ci sarà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal parroco mons. Giuseppe Montanaro il quale al termine impartirà la benedizione alla città con il reliquiario di San Martino.

La ricorrenza del 17 marzo, detta anche ‘del patrocinio’, fu istituita con decreto del 1 febbraio 1802 dell’arcivescovo di Taranto mons. Giuseppe Capecelatro (1778- 1817) e con il consenso del re di Napoli Ferdinando IV, su richiesta del clero di Martina e della locale università.  Essa rappresenta il ringraziamento dei martinesi al patrono San Martino, invocato nei giorni drammatici del 1799, in cui Martina Franca, fedele agli ideali della Repubblica napoletana, subì l’assedio e il saccheggio il 17 marzo degli insorgenti lealisti. ll patrocinio di San Martino valse a scongiurare peggiori disgrazie e  ulteriori persecuzioni da parte delle truppe sanfediste fedeli  al cardinale Ruffo, che, comunque, saccheggiarono i palazzi cittadini.

 

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Settimana della fede

Settimana della Fede: nel 4° incontro la testimonianza di chi opera sul campo

14 Mar 2025

di Silvano Trevisani

La quarta e ultima giornata seminariale della 53a Settimana della Fede, sul tema “La cultura dell’incontro”, in programma nella Concattedrale Gran Madre di Dio dal 17 al 21, è dedicata alla “Testimonianza di persone segnate dall’incontro”. Si svolgerà giovedì 20 a partire dalle ore 19 e metterà a confronto esperienze maturate da prospettive diverse, anche in occasione di conflitti e situazioni estreme.

Cristina Castronovi, Gennaro Giudetti, Stefano Capogna presenteranno le loro esperienze sul campo, con la mediazione della giornalista Marina Luzzi, La loro sarà una preziosa testimonianza di cosa possa significare essere segnati dall’incontro. È il racconto di vicende che li hanno messi a nudo di fronte alle sofferenze che intere popolazioni devono affrontare in tante parti del mondo. Storie di cui siamo superficialmente informati dai mezzi di comunicazione.

Cristina Castronovi è una operatrice Colomba, Corpo nonviolento di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII, 2024. Dopo la formazione per volontari di breve periodo a Rimini, ha maturato esperienza in Ucraina (da novembre 2024 a dicembre 2024). Ha consolidato le competenze tecniche e trasversali apprese durante gli studi. Volontaria Associazione Noi e Voi, 2020-2023, ha progettato incontri di lavoro con detenuti in misura alternativa.

Gennaro Giudetti operatore umanitario in zone di guerra. Da circa 15 anni lavora con organizzazioni internazionali Ong e Nazioni Unite occupandosi soprattutto di zone di conflitto, emergenze e crisi internazionali, tra cui Gaza, Palestina, Afghanistan, Siria, Yemen, Haiti, Congo, Libano, Etiopia, Venezuela. Attualmente è a Gaza per la risposta umanitaria all’ Emergenza in Corso.

Stefano Capogna, luogotenente del corpo della Guardia Costiera. In servizio presso la Capitaneria di porto di Bari quale comandante della motovedetta d’altura CP268, ha operato a Lampedusa, Lesvos (Mar Egeo), Brindisi, Pantelleria, La Maddalena, Pesaro, Genova. Ha ricevuto numerose onorificenze, tra cui la Croce per la missione di pace in Albania, la medaglia Mauriziana dieci lustri di carriera, il nastrino di merito per il personale militare impiegato nell’emergenza Covid-19.

La serata sarà allietata dalla Corale “Madonna della Fiducia” della omonima Parrocchia.Oltre all’animazione delle celebrazioni domenicali, delle funzioni nei “tempi forti” e delle celebrazioni solenni, è nelle manifestazioni diocesane e nazionali (come gli Incontri delle Corali in Vaticano). La sua peculiarità è il canto polifonico, attingendo spesso al repertorio di monsignor Marco Frisina e di don Fabio Massimillo. Dirige il coro Daniela Quaranta, all’organo: Francesco Saracino.

Canto iniziale: “Sei con noi Tu Maestro e Signore” (F. Massimillo), canto finale: “Con Te Maestro” (F. Massimillo)

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Eventi in diocesi

Sant’Antonio di Martina Franca: ‘Dalla marginalità alla comunità’

14 Mar 2025

‘Dalla marginalità alla comunità’: è il tema dell’incontro che si terrà venerdì 14 alle ore 19.30 nella chiesa di Sant’Antonio, a Martina Franca, organizzato dall’Azione Cattolica parrocchiale. Ne parleranno fra Francesco Zecca, frate minore della San Pasquale Baylon di Taranto, e la dott.ssa Maria Paola Barbaro, endocrinologa.

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Diocesi

‘Parola di donna’ al Carmine, altro appuntamento

foto G. Leva
14 Mar 2025

di Angelo Diofano

Prosegue nella chiesa del Carmine, a Taranto, la proposta di predicazione dei sabati di quaresima dal titolo ‘Parola di donna: le vostre figlie profeteranno’ (At 2,17). 

Questo sabato, 15 marzo, alle ore 18.30, la riflessione biblica sarà tenuta da Antonietta Palantone, presidente diocesana dell’’Ora di Gesù’.

Così spiega il parroco mons. Marco Gerardo: “Quest’anno la predicazione quaresimale verrà affidata a cinque donne, due di loro attivamente impegnate nella nostra diocesi e tre nel campo della ricerca teologica e dell’insegnamento, perché ogni battezzato ha il diritto ed il dovere di annunciare il Vangelo”.

La prossima riflessione, sabato 22 marzo, sarà svolta dalla prof.ssa Maria Francesca Giacovelli, insegnante di religione e socia del coordinamento delle teologhe italiane.

 

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Tracce

Le inconsistenze delle muscolosità

Foto Ansa-Avvenire
14 Mar 2025

di Emanuele Carrieri

Ormai la maggior parte dell’opinione pubblica europea è conscia che i tavoli di mediazione sui quali si affrontano e si negoziano le vicende internazionali sono molti, troppi, e che le discussioni che vi si svolgono sono sempre più caotiche. Caotiche per il disordine scenari immaginabili, tanto da sembrare, in generale, molto poco accuratamente preparate ad affrontare le novità di queste ultime settimane. Tutto ciò malgrado le diverse novità non siano proprio impreviste come, per esempio, la gratuita e masochistica strenna alla Russia, da parte statunitense, delle regioni ormai conquistate in Ucraina, la restituzione di quelle conquistate dalle forze armate ucraine, la contrapposizione di un deciso “no” a Kiev dell’ingresso nella Alleanza atlantica e, ultima ma non per importanza, il rifiuto statunitense di qualunque dovere per il rispetto delle clausole di pace che, prima o poi, Zelensky oppure chi per lui sarà costretto a firmare, con un coltello alla gola o con la canna di un revolver alla tempia. Per diverse ragioni, la più grave fra le novità, impreviste e previste, è rappresentata da un sostanziale mancanza della carta più importante sul tavolo delle trattative, incominciato in Arabia Saudita: è quella che dovrebbe comprendere i punti insostituibili di un negoziato triangolare, suddiviso, a sua volta, in ulteriori due tavoli, uno Usa-Russia l’altro Usa-Ucraina. Già questa procedura è poco chiara perché contiene in sé la implicita accettazione di una scelleratezza, ovvero il consolidamento della legittimazione della invasione dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio del 2023, con il rifiuto di considerarla un soggetto statuale con pari diritti degli altri stati del pianeta. È l’accettazione di una scelleratezza attribuibile oggi a Trump, il più tenace sostenitore di una nuova forma di governo denominata “schizocrazia”. Un individuo incapace di distinguere e di mantenere separate le questioni di Stato dalle sue faccende private. Alle tragedie di questo tempo non può che replicare con manifestazioni di forza, di energia, di potenza, per il fatto che lui, non da presidente ma da imprenditore, deve obbligatoriamente prendere posizione con il più muscoloso, il più sprezzante e il più spregiudicato dei contendenti. La prova incontestabile è il come gli Stati Uniti abbiano smesso la fornitura dell’ausilio della propria intelligence all’esercito ucraino rendendolo molto più esposto ai russi e ridimensionando, in conseguenza di ciò, le attitudini della contraerea di abbattere missili e droni di Mosca. Ma non basta: a ciò, si è addizionata la fine delle forniture militari legittimamente stabilite da Biden e che si sarebbero dovute realizzare per altri sei mesi, cioè un tempo idoneo al maturare di un armistizio. Rimane l’Unione europea estesa: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen con Keir Starmer, primo ministro del Regno Unito, fuori UE dopo brexit, stanno da giorni confermando che l’Europa intenderebbe assumersi l’onere, e l’onore, di garantire la libertà e l’indipendenza di ciò che resterà dell’Ucraina successivamente al duplice “sgraffigno” di Putin prima e di Trump dopo. Ora, si riesce a immaginare cosa possa significare una garanzia europea: tirare fuori un oceano di euro e impegnare una forza militare operativa che sarà, al massimo, di quaranta o di cinquanta mila soldati, che occorre mettere intorno ai confini della Russia, come una sorta di indumento di costrizione. La preoccupazione è che lo zar di tutte le Russie potrebbe interpretare tutto ciò come un vero e proprio oltraggio alla sua statura imperiale. Potrebbe avviare una specie di politica dei piccoli passi: iniziare, per esempio, una operazione militare speciale in Lituania oppure in Lettonia, in collaborazione con il complice Lukashenko. Per vedere l’effetto che fa. La brama ancestrale di Putin è un impero dal Pacifico all’Atlantico. Sbaglia chi sostiene che non avrà altre pretese dopo l’Ucraina. Si sbaglia. La natura banditesca del dispotismo che domina la Russia rende identici nella sostanza l’espansionismo territoriale e lo scoppio di nuovi conflitti, elementi ai quali il dispotismo per perpetuarsi non può rinunciare. È inutile continuare a invocare la Nato, purtroppo allo stato terminale, constatato che, abdicando al proprio ruolo in essa gli Stati Uniti l’archiviano e che l’Onu, a causa il diritto di veto russo e americano, mai potrà accordare l’invio sul confine dell’Est di un suo contingente, magari con regole d’ingaggio castranti ed eviranti come nel caso dell’Unifil in Libano. Le uniche speranze di sopravvivenza di uno stato ucraino, libero e democratico, abitano nell’Europa. Le difficoltà, almeno per adesso, non impediscono di lavorare per mettere insieme le forze indispensabili, quelle che in futuro, a regime, consentirebbero all’UE di fronteggiare la Russia esprimendo pure una efficace dissuasione. Resta l’Italia, sempre più ambigua: l’opzione “del pesce in barile”, che si sta rinnovando sempre più nell’opzione “dell’asino di Buridano”, scelta da Meloni, non potrà durare a lungo, comportando il rischio di essere spediti nell’angolo, come nella boxe, e poi dover inevitabilmente passare dalla scelta di non scegliere a una scelta vera e propria. Sperando che non sia atlantica ma che sia europea. Sinceramente europea.

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Sport

Futsal A2 Élite, la New Taranto torna in campo contro Mascalucia

foto G. Leva
14 Mar 2025

di Paolo Arrivo

Un raggio di sole dentro un’annata grigia e uggiosa. Tra le realtà che danno lustro al territorio, in controtendenza rispetto all’annus horribilis vissuto dallo sport ionico, c’è la New Taranto, protagonista di una grande stagione nel campionato di serie A2 Élite di calcio a 5. Domani quindici marzo la squadra di mister Tomassini ritroverà le mura amiche del PalaMazzola per affrontare il Mascalucia. Il match, sulla carta, si presenta agevole, contro la formazione siciliana impegnata nella lotta per la salvezza. Ma non sono ammesse distrazioni. Tanto più che, nel girone d’andata, la vittoria non fu affatto scontata: sotto di 3-0, gli ionici riuscirono faticosamente a rimontare.

L’obiettivo della New Taranto

Proseguire la marcia. Portare avanti il progetto con senso di responsabilità verso i colori di appartenenza nella città dei due mari: è la mission della New Taranto, ribadita da Fabrizio Tomassini nei giorni scorsi. La sua cura funziona. Sebbene ci fosse poco da curare in questa annata: il tecnico è subentrato a Cataldo Guarino, che aveva portato la squadra a primeggiare. Con il nuovo allenatore sono arrivate 4 vittorie in 5 partite disputate. Così l’ex vice di Guarino, andato via per motivi personali, si è guadagnato la fiducia a tempo indeterminato. Il quinto successo potrebbe arrivare questo fine settimana ai danni del Mascalucia (start alle ore 15). Dopo un turno di riposo, osservato da tutte le partecipanti al girone B, la squadra può presentarsi in condizioni di forma ottimali – giocatori tutti a disposizione. Il gruppo allestito dal presidente Luca Maliza e dal patron Salvatore Britannico è fortemente competitivo e non intende arrestare la corsa.

Il campionato

Quando mancano sei partite alla fine della regular season la classifica dice che Capurso è irraggiungibile ormai quasi matematicamente. È di 13 punti, infatti, il distacco della capolista dalla formazione ionica. Più ridotto (-3) quello con il Pescara che a quota 38 occupa la seconda piazza. Agganciare la formazione abruzzese, impegnata contro la Laborvetro CLN Cus Molise nella 21esima giornata di campionato, significherebbe assicurarsi il miglior piazzamento nella griglia playoff. C’è un sogno che ha nome serie A. E questo traguardo, la partecipazione nella massima categoria nazionale, acquista ancora più valore in considerazione della crisi dello sport locale. Del pallone in particolare. Il futsal è quello sport che ti prende all’istante, nella rapidità delle azioni sviluppate in quaranta minuti di gioco; o che ti conquista a poco a poco, sino a fare dello spettatore un vero ultrà, appassionato tifoso.

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