Festeggiamenti patronali

‘Terre Cataldiane Vade Tarentum’

28 Apr 2025

Per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, patrono dell’arcidiocesi, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto ‘Terre Cataldiane Vade Tarentum’, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al culto cataldiano, la cui prima edizione si svolse nel 2018. Per l’occasione, su iniziativa del parroco della Cattedrale mons. Emanuele Ferro, si ritroveranno in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, mons. Alphonsus Cullinan.

Nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da mons. Ferro, si recò in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono.

La manifestazione di mercoledì 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrate delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico per i due mari. Alle ore 17 è previsto lo sbarco alla banchina del castello aragonese e alle 17.30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre cataldiane.

Alle 19 il corteo dei partecipanti, con le reliquie e il simulacro argenteo del santo, muoverà dalla cappella di san Leonardo (nel Castello aragonese) per raggiungere la basilica cattedrale dove alle ore 19.30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Alphonsus Cullinan, alla presenza del nostro arcivescovo mons. Ciro Miniero.

A seguire, momento conviviale per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

 

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Festeggiamenti patronali

La devozione di Corato a san Cataldo e l’evento di Taranto ‘Terre Cataldiane’

28 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Come ormai i nostri lettori sapranno, per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto “Terre Cataldiane Vade Tarentum”, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al santo. Voluta dal parroco della Cattedrale monsignor Emanuele Ferro, la manifestazione religiosa porterà in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono. Le Terre Cataldiane si incontrano per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, Alphonsus Cullinan. Ricordiamo che nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da monsignor Ferro, si era recata in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono. Ricordiamo, inoltre, che nel 2018 si era svolto a Taranto il primo raduno delle Terre Cataldiane.

In vista della cerimonia del 30 aprile abbiamo rivolto alcune domande ad Aldo Caringella, che guiderà la delegazione di Corato, grosso Comune dell’area metropolitana di Bari, presidente della Deputazione maggiore di San Cataldo.

Come nasce la devozione di Corato per san Cataldo?

Anche per Corato, come per Roccaromana, la venerazione per san Cataldo è legata al suo miracoloso intervento nell’epidemia di peste che colpì il territorio nel 1483. Si narra che un contadino, Quirico Trambotto, che arava i suoi campi fuori le mura, abbia avuto l’apparizione di un vescovo che impugnava il pastorale. Rivolto al contadino gli predisse che la peste sarebbe cessata se si innalzava una chiesa nel punto in cui i buoi, arando la terra l’indomani, sarebbero caduti di botto. Effettivamente, i buoi caddero a terra come annunciato e questo segnò l’inizio della fine dell’epidemia. Grati al vescovo, che si rivelò essere san Cataldo venerato a Taranto, lo vollero loro patrono, in sostituzione di san Cristoforo. Nel giro di pochi anni, edificarono una chiesa nel punto indicato e, nel 1507, il convento dei frati minori osservanti. Furono gli stessi religiosi, che sostenevano il suo culto, a costruire la nuova e più grande chiesa che venne completata nel 1629; Ma le alterne vicende legate alle soppressioni religiose compromisero il suo destino e oggi il complesso ospita il municipio.

Il culto di san Cataldo dovette, quindi, “migrare”.

In un certo senso è così: il culto di san Cataldo si trasferì nella Chiesa matrice di santa Maria Maggiore. Qui si svolgono ancora oggi le funzioni religiose legate alla devozione del santo.

Quando hanno luogo i festeggiamenti patronali?

Sono tre le feste che celebrano San Cataldo: le prime due sono quelle istituzionalmente riconosciute e, di conseguenza, vengono celebrate più o meno in tutti i paesi in cui si venera il nostro patrono. E cioè: l’8 marzo, giorno della sua morte e il 10 maggio, giorno del rinvenimento delle ossa e della conseguente traslazione nella Cattedrale di Taranto. La terza, invece, ha una dimensione prettamente locale: si svolge nella terza domenica del mese di agosto e si compone delle fondamentali celebrazioni religiose, quali la Messa Solenne e le processioni, e di eventi culturali festeggiamenti civili.

Parli di “processioni” al plurale. Perché?

Perché sono ben tre le processioni che portano per la città due diversi simulacri seguono, oramai da anni, questa scansione: il sabato viene portata in processione la statua lignea nella cosiddetta “màchene de San Catàlle” allestita in piazza Pebliscito, vero e proprio tempio allestito, con drappi, fiori, luminarie. La domenica viene portato in processione il busto argenteo che in serata viene ricondotto in Chiesa Matrice; lo stesso avviene per la statua lignea il lunedì.

É ancora sentito il culto a Corato, nei confronti di un santo che può apparire lontano rispetto ai tempi tumultuosi che viviamo?

Sì certo. Il culto di San Cataldo è ancora oggi molto vivo e sentito: numerose sono le persone che prendono parte ai momenti religiosi a lui dedicati, molte sono quelle che vivono con particolare spirito le processioni, e ancor di più le persone che si recano per rendere omaggio al Santo. Sono particolarmente numerosi i turisti, e i concittadini emigrati che tornano in città, soprattutto da Grenoble e da Torino, dove ci sono vere e proprie comunità che ne hanno portato il culto. La loro partecipazione è favorita dal fatto che i festeggiamenti principali si svolgono in piena estate, ad agosto, quando possono approfittare dalle pausa estiva.

Ci sarà, quindi una vostra delegazione a Taranto, il 30 aprile.

Sì, certamente saremo presenti. Come lo eravamo stati nel primo incontro delle Terre Cataldiane, nel 2018. Un incontro bellissimo che ricordiamo ancora con tanto piacere.

Ricordiamo che la manifestazione del 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrito delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico nel mari di San Cataldo. Alle 17 è previsto lo sbarco al Castello aragonese e alle 17,30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre Cataldiane. Alle 19 il corteo dei partecipanti prenderà le mosse dalla cappella di san Leonardo nel Castello per raggiungere la basilica Cattedrale con le reliquie e il simulacro argenteo del santo. Alle 19,30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Cullinan. Assisterà alla celebrazione l’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero.

A seguire il convivio per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

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Giubileo2025

La presenza tarantina al Giubileo degli adolescenti a Roma

28 Apr 2025

di Angelo Diofano

Un folto gruppo di ragazzi dai 12 ai 17 anni, appartenenti ad alcune parrocchie della diocesi, all’Agesci e all’oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha partecipato al Giubileo degli adolescenti svoltosi da venerdì 25 a domenica 27 aprile a Roma. La comitiva, alloggiata nei locali della parrocchia di San Gabriele, era accompagnata da alcuni educatori, da don Francesco Maranò, direttore dell’ufficio di pastorale giovanile, don Francesco Mànisi, suor Mariagrazia Rizzo, Guglielmo Labalestra dell’équipe di pastorale giovanile e da don Ciro Savino, parroco di Statte.L’evento festoso, com’è noto, è stato segnato dalla grande tristezza per la morte di papa Francesco, alla cui messa esequiale i ragazzi hanno preso parte nella mattinata di sabato; nel pomeriggio della medesima giornata si è svolo il passaggio per la Porta Santa della basilica di San Pietro.

Domenica mattina, assieme a oltre 200mila coetanei da tutt’Italia, c’è stata la partecipazione all’evento centrale del Giubileo degli adolescenti: la santa messa in piazza San Pietro celebrata dal cardinale Pietro Parolin, che così ha detto: «A voi, ai vescovi, ai sacerdoti e ai catechisti che vi hanno accompagnato, rivolgo un saluto speciale, col desiderio di farvi sentire l’abbraccio della Chiesa e l’affetto del Papa, che avrebbe desiderato incontrarvi, guardarvi negli occhi, passare in mezzo a voi per salutarvi».

In questa giornata avrebbe dovuto aver luogo la cerimonia di canonizzazione di Carlo Acutis, rinviata a causa del lutto.

Nella tarda serata di domenica, il rientro della comitiva a Taranto.

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Giornata per l'Università cattolica

Speranza e giovani generazioni: tra desideri e timori

foto: unicatt.it
28 Apr 2025

di Elena Marta *

Università, laboratorio di speranza è il tema della prossima Giornata per l’Università Cattolica, che si celebra domenica 4 maggio. L’Ateneo intende offrire il proprio patrimonio di ricerca e saperi alla Chiesa e al Paese.

Nell’anno del Giubileo dedicato alla speranza, anche l’osservatorio Giovani dell’istituto Toniolo, in collaborazione con Ipsos, ha realizzato una ricerca dedicata a questo tema, proponendo un questionario ad un campione nazionale rappresentativo composto da duemila giovani.

Le ultime rilevazioni del rapporto Giovani hanno posto in evidenza le paure delle giovani generazioni nel progettare il futuro, che spesso appare difficile da immaginare e, talvolta, minaccioso. Numerosi studi hanno dimostrato che la visione del futuro è legata alla speranza che le persone nutrono, intesa nelle sue tre componenti principali: (1) il desiderio o l’aspirazione in merito a qualcosa che è percepito come di valore; (2) la convinzione che sia possibile che questo desiderio o aspirazione si realizzi, anche se incerta o addirittura improbabile e (3) la fiducia di avere le risorse interne o esterne utili a facilitarne tale realizzazione.

Diventa allora importante comprendere, non solo se i/le giovani percepiscano e sviluppino una qualche forma di speranza, ma anche quali fattori la promuovano e quale impatto possa avere sulla qualità della vita.

Nella ricerca la speranza è stata concettualizzata non come un semplice costrutto cognitivo basato sull’aspettativa di esiti favorevoli, ma come un sistema emozionale complesso che intreccia risorse biologiche, psicologiche e sociali: si configura così come un fenomeno dinamico, in cui convergono diverse forze motivazionali. Questa concezione supera l’idea della speranza come puro ottimismo o come semplice determinazione nel perseguire obiettivi e propone quella di processo articolato, capace di modulare pensieri ed emozioni e orientare le persone verso il futuro con una visione che integra sicurezza relazionale, capacità di fronteggiare le difficoltà e fiducia nel proprio potenziale. Due gli strumenti utilizzati per la misura della speranza: la Scala di speranza percepita, sviluppata all’interno della ricerca denominata Hope Barometer, e la Scala integrata della speranza.

Quest’ultima è composta da quattro fattori: padronanza, ovvero la percezione di progresso nel conseguimento degli obiettivi; supporto/empowerment, ossia la sicurezza relazionale e l’aiuto nel raggiungimento degli obiettivi; la fiducia in sé stessi e negli altri per affrontare le sfide del vivere; la spiritualità, intesa come forza spirituale della persona e presenza trascendente. L’analisi dei dati, ancora in corso, mostra alcuni risultati preliminari interessanti: i giovani italiani si collocano su un livello medio per quanto riguarda la percezione del progresso nel raggiungere gli obiettivi e il sostegno ricevuto nel percorso di vita, mentre tendono a registrare livelli medio-bassi di fiducia in sé stessi e negli altri e di spiritualità, intesa come forza interiore e connessione con una dimensione trascendente. Emergono anche differenze significative tra generi e condizioni lavorative: i ragazzi riportano punteggi più alti rispetto alle ragazze in tutte le componenti della speranza, così come i giovani lavoratori rispetto ai non lavoratori. Questi risultati suggeriscono che la speranza non è una qualità astratta, ma un elemento fondamentale per affrontare le sfide del presente e costruire il futuro. Comprendere i fattori che la favoriscono potrebbe quindi essere cruciale per migliorare la qualità della vita dei giovani e per aiutarli a sviluppare strumenti efficaci per gestire le incertezze della modernità.

*docente di Psicologia sociale e di Psicologia di comunità – Università Cattolica e membro dell’osservatorio Giovani dell’istituto Toniolo

 

La rettrice dell’Università cattolica, Elena Beccalli

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Tracce

Guardava oltre, con altri occhi

Foto Siciliani - Gennari/SIR
28 Apr 2025

di Emanuele Carrieri

Anni che hanno modificato tutto: il Vaticano, la Santa Sede e, più di tutto, la Chiesa. E, ancor più, il mondo. Jorge Mario Bergoglio è stato prima di tutto la guida universale della Chiesa ma anche un leader politico, diametralmente e culturalmente antitetico ai suoi predecessori, anche se diversamente potente nella sua profetica battaglia contro la terza guerra mondiale guerreggiata a pezzi. In un mondo che è sempre favorevole a suddividere e a catalogare tutto e tutti, anche gli uomini della Chiesa, – destra o sinistra, noi o loro, conservatori o riformisti –, è stato amato e contrastato. Ma, in ogni caso, è stato un politico nel senso più alto e più nobile, un uomo di estese vedute e di grandi orizzonti, capace di imprimere alla storia svolte categoriche e traiettorie precise. Una vera guida, prima di tutto. Se ci si ricorda com’era la Chiesa prima del papato di Papa Francesco, bisognare citare il periodo del Vatileaks, degli scandali all’ombra del Cupolone, documenti riservati rubati dalla scrivania di Papa Ratzinger e buttati in piazza. E le lotte di potere, gli scandali della pedofilia nel clero che affioravano ogni giorno in tutta la loro drammaticità, le trame, gli intrighi e la scollatura con l’opinione pubblica. Quel 13 marzo 2013 un uomo, un prete, un autentico cristiano, salì alla Cattedra di San Pietro. Non che i suoi predecessori non fossero tali. Sul momento, il “buonasera” detto dalla Loggia delle Benedizioni, quella sera di marzo, suonò come un singolare passaggio di consegne: un uomo normale, un uomo comune diventava Papa. Un uomo che andava dall’ottico per farsi sostituire le lenti agli occhiali, che si recava in un negozio di ortopedia per acquistare delle nuove calzature, che entrava in un negozio di dischi per comperare un cd, che telefonava agli amici, che decideva di risiedere nella foresteria della Città del Vaticano invece che nella dimora papale del Palazzo Apostolico, che pranzava e cenava nella sala da pranzo di Casa Santa Marta, come tutti gli altri ospiti. Il Papa che ha mutato, semplificandolo, il linguaggio e i gesti. “Bisogna restare normali” disse Francesco, in una delle prime interviste. E così rimase. Prendendosi anche le critiche di tanti, conservatori e non solo, che intravidero in questa umanizzazione del pontificato una desacralizzazione della carica di Vicario di Cristo. È stato prima di tutto la guida universale della Chiesa universale: avvolto e immerso nelle tante ferite di questo tempo, è stato capace di sintonizzarsi sull’anima, sui sentimenti e sulla frequenza d’onda di oltre un miliardo di cattolici che al Papa guardano, come un gregge guarda al pastore. Ma anche di tanti non cattolici, non cristiani, non credenti, non osservanti, di ebrei, di musulmani. Le sue aperture non sono state approvate da tutti. E per ciò che concerne le riforme – per quanto non sia riuscito a portare a compimento alcune importantissime – non si può non ricordare la sinodalità come stile di governo, la scelta di chiamare delle donne – suore e non – a dei posti cardine dei dicasteri, delle commissioni, delle accademie e delle congregazioni della Curia, la scelta di nominare cardinali di ogni angolo del mondo, sempre dentro una concezione precisa: portare il Vangelo di Gesù, non la forza della Chiesa. Come se non bastasse, questo Vicario di Cristo ha traslocato il baricentro del mondo nella Chiesa e nella visione geopolitica, insegnando a guardare con occhi diversi, a vedere il mondo con altri occhi, a rivolgere lo sguardo a ciò che sta “oltre”. Su alcune questioni, anticipatore e anche voce solitaria: anzitutto sui migranti, sulla scia di morte che le epocali emigrazioni stanno provocando oggi, non solamente nel Mediterraneo ma anche in altri contesti, si pensi all’America latina o alle popolazioni fuggite dall’Iraq in guerra o dalla Siria distrutta. Papa Francesco ha posto la Chiesa sulla prima linea. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare: sono i quattro verbi che Bergoglio ha posto come lumi spirituali per una politica delle migrazioni e che adesso restano lì, ancora tutti da vagliare e attuare. Il monito pronunciato ad Assisi il giorno dopo la strage di Lampedusa ha segnato un crinale nel rivendicare da che parte sta la Chiesa: gli ultimi. E con Laudato si’ sulla cura della casa comune, la Chiesa è diventata la “motrice” di una coscientizzazione non ideologica ma realistica della spinosa emergenza ambientale. Coscienza che incomincia con il rispetto della persona umana e che reclama protezione della persona, dal suo concepimento alla sua morte naturale. Scontando, in questo caso sul fronte etico, la catalogazione di conservatore riguardo ai temi dell’aborto e dell’eutanasia che vengono respinti, inserendo tali atti di rispetto della natura umana in un perimetro più ampio, che prevede anche il rifiuto della pena di morte. C’è poi l’amicizia sociale, neologismo che Fratelli tutti ha posto come tassativo per non far scivolare il mondo nella guerra mondiale: amicizia sociale come ricerca costante di una possibilità di incontro piuttosto che lo scontro, la diplomazia invece che le armi, il negoziato al posto del pugno di forza. Su questi punti, come su altri, Francesco non ha convinto tutti: l’apertura ai migranti qualcuno l’ha vista come una resa all’immigrazionismo; sulla cura dell’ambiente qualcuno, anzitutto a destra, l’ha giudicato prono sull’ambientalismo come nuova religione; e, sul piano internazionale, la sua postura severa ha attirato delle critiche. È morto dopo aver celebrato la Pasqua di Resurrezione il Pontefice che ha dilatato i confini della Chiesa, che – allo stesso modo del cardinale Martini, gesuita anche lui – ha avuto un passo più veloce della Chiesa e che lascia l’eredità di concretizzare, ogni istante, le indicazioni dei suoi insegnamenti.

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Giubileo2025 in diocesi

I ragazzi dell’Acr della Sacro Cuore di Statte pellegrini per le chiese giubilari

28 Apr 2025

di Mariangela Di Geronimo

«Spes non confundit», «la speranza non delude». Nel segno della speranza l’apostolo Paolo infonde coraggio alla comunità cristiana di Roma. La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo, che secondo antica tradizione il Papa indice ogni venticinque anni. Penso a tutti i pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l’Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari. Per tutti, possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, «porta» di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale «nostra speranza»” (Dalla bolla d’indizione del Giubileo ordinario). Riflettendo su queste parole di papa Francesco i ragazzi dell’Acr della parrocchia del Sacro Cuore di Statte hanno offerto testimonianza della loro esperienza di pellegrinaggio per le chiese giubilari della diocesi.

Dal 1300, anno del primo Giubileo della Chiesa cattolica, chiunque si recava a Roma per visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo avrebbe ottenuto un grande dono: l’indulgenza plenaria. Lo scorso 29 dicembre, in tutte le diocesi italiane si sono aperte le porte sante delle Cattedrali, evento eccezionale voluto da papa Francesco già per il Giubileo straordinario della Misericordia (2015-2016).

Per l’arcidiocesi di Taranto, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha designato dodici chiese giubilari dove sarà possibile ottenere l’indulgenza plenaria.
Molteplici sono i segni per vivere pienamente l’anno giubilare: metterci in cammino compiendo un pellegrinaggio verso i luoghi simbolo, attraversare una porta santa, recitare la professione di fede, pregare, riconciliarsi e partecipare alla liturgia eucaristica.
Per l’occasione è stata realizzata la ‘Carta del pellegrino’, simile a quelle dei più famosi ‘Cammini’ che riporta i dati personali e spazi dedicati ai timbri, segno del passaggio. Presentando questa carta con almeno tre timbri di chiese giubilari e quello della cattedrale, i pellegrini ricevono il certificato di ‘Pellegrino di Speranza’ e la crocetta di San Cataldo.
Come Azione Cattolica parrocchiale, è stata colta l’opportunità di far vivere questa esperienza ai ragazzi della fascia 12-14 anni, un gruppo che si sta apprestando a ricevere il sacramento della Confermazione. Questi sono anni determinanti nel loro percorso di vita di fede, e tali esperienze rafforzano il loro rapporto con il gruppo, con la Chiesa e li rendono protagonisti attivi della comunità.

Il pellegrinaggio, ha rappresentato per i ragazzi dell’Acr una preziosa occasione per immergersi nel significato profondo dell’Anno Santo. Ogni tappa è stata un momento di scoperta non solo del patrimonio artistico e spirituale delle singole chiese, ma soprattutto del messaggio di speranza che esse custodiscono e irradiano.
Le chiese giubilari, scelte per la loro particolare importanza storica, spirituale o caritativa, sono diventate così delle vere e proprie porte della speranza per questi giovani cuori. Varcando le loro soglie, i ragazzi hanno potuto sperimentare un senso di appartenenza ad una comunità più grande, unita dalla fede e proiettata verso un futuro di pace e fraternità.

Il pellegrinaggio è iniziato sabato 22 marzo dalla stazione di Statte. In treno si è raggiunto Martina Franca, da dove ci si è messi in cammino, per l’intera giornata verso le chiese giubilari martinesi: il santuario di Cristo Spirante, la basilica di San Martino e il santuario della Madonna della Sanità.
I ragazzi hanno fatto tappa anche nella parrocchia della Madonna del Carmine dove, grazie agli amici dell’Azione cattolica, hanno ricevuto informazioni storiche sulla parrocchia e sul centro storico martinese e sono stati ospitati per il pranzo a sacco.

La seconda tappa li ha portati a camminare per i vicoli della città vecchia di Taranto, con una prima sosta al santuario della Madonna della Salute per poi dirigersi verso la cattedrale di San Cataldo, dove, al termine del momento di preghiera conclusivo, i ragazzi hanno ricevuto dal parroco mons Emanuele Ferro, al bookshop della basilica, dopo l’apposizione del timbro, l’attestato e la collana con la crocetta di san Cataldo.
“Per ogni luogo – hanno riferito a conclusione dell’esperienza – ci siamo messi in cammino, pregato, cantato, trovando ospitalità e disponibilità. Ringraziamo tutti i parroci e le comunità incontrate sul nostro cammino”.

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Giubileo2025

Al via il Giubileo delle persone con disabilità, nel segno dell’eredità di Francesco

foto Sir-Marco Calvarese
28 Apr 2025

di Giada Di Reda

Al via da oggi, il Giubileo delle persone con disabilità; un momento di fede, riflessione e sensibilizzazione, per promuovere l’inclusione sociale e la partecipazione attiva dei più vulnerabili. Evento che in questo momento storico, si pone più che mai in continuità con l’impegno del Santo Padre e la sua eredità di amore e cura verso gli ultimi, con uno sguardo costante rivolto alle periferie esistenziali, contro ogni forma di discriminazione.
L’evento si svolgerà nei giorni 28 e 29 aprile, coinvolgerà associazioni e organizzazioni impegnate da sempre nella salvaguardia della dignità umana delle persone con disabilità.

Il Santo Padre, pochi mesi fa, in occasione del primo G7 Inclusione e disabilità, che si è svolto dal 14 al 16 ottobre 2024, tra Assisi e Solfagnano, ha sottolineato nel suo Discorso alla delegazione, il valore dell’impegno di tutti gli operatori che quotidianamente lavorano per i diritti delle persone con disabilità.
“Questo incontro, in occasione del G7, è un segno concreto della volontà di costruire un mondo più giusto, un mondo più inclusivo, dove ogni persona, con le proprie capacità, possa vivere pienamente e contribuire alla crescita della società. Invece di parlare di ‘discapacità’, parliamo di capacità differenti. Ma tutti hanno capacità. Io ricordo per esempio un gruppo che è venuto qui, di una ditta, un ristorante; sia i cuochi, sia quelli che servivano la mensa, tutti erano ragazzi e ragazze con disabilità. Ma lo facevano benissimo. Benissimo!”.
E ancora – pronunciava il pontefice – “Rendere il mondo inclusivo significa non solo adattare le strutture, ma cambiare la mentalità, affinché le persone con disabilità siano considerate a tutti gli effetti partecipi della vita sociale. Non c’è vero sviluppo umano senza l’apporto dei più vulnerabili. In tal senso, l’accessibilità universale diventa una grande finalità da perseguire, affinché ogni barriera fisica, sociale, culturale e religiosa venga rimossa, permettendo a ciascuno di mettere a frutto i propri talenti e contribuire al bene comune. E questo in tutte le fasi della sua esistenza, dall’infanzia alla vecchiaia. A me fa dolore quando si vive con quella cultura dello scarto con i vecchi. I vecchi sono saggezza e si scartano come se fossero scarpe brutte”.

Alla luce dell’eredità che Francesco ci ha lasciato, questo evento si riempie di ulteriori significati legati al messaggio di amore verso l’umanità, attenzione verso gli ultimi e lo sviluppo integrale della persona, a cui egli ha dedicato tutta la sua esistenza terrena.
In questo contesto è importante anche l’impegno che il dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui), porta avanti attraverso la promozione di attività concrete con l’obiettivo di “dare voce a quanti sono discriminati per la condizione di disabilità” (Messaggio del Santo padre Francesco, in occasione della giornata mondiale delle persone con disabilità, 3 dicembre 2019). Impegno, quello del dicastero, fondamentale anche per l’organizzazione di questo evento giubilare.
Per l’occasione, sono attesi a Roma circa diecimila pellegrini, da oltre 90 Paesi del mondo; tra questi migliaia di bambini, giovani e adulti provenienti in gran parte dall’Italia, ma anche in 500 dagli Stati Uniti, in 260 dalla Polonia, in 215 dalla Spagna, poi in 160 dal Messico, 140 dal Canada, 90 dall’Argentina, 70 dal Brasile. Inoltre, diversi gruppi da Germania, Francia, Portogallo, Croazia, India, Indonesia, Colombia, Cile, Ecuador, Filippine, Congo, Nigeria, Australia e Cina.
Tante le associazioni presenti coinvolte nella cura e nell’accompagnamento dei pellegrini con disabilità, come Unitalsi, Kairos Forum, Comunità Arch, Movimento apostolico ciechi, Lega del Filo d’oro, Anffas – Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, e tante altre, che grazie al prezioso lavoro dei volontari, sono pronte a donare un momento di gioia, speranza e vera inclusione ai pellegrini.

Si parte alle 8:00 e fino alle ore 13:00 i fedeli potranno attraversare la Porta santa della Basilica di San Pietro; nello stesso tempo, nella chiesa di San Giovanni Battista dei Fiorentini, sarà possibile ricevere il sacramento della confessione. Tutti i sacerdoti coinvolti sono stati formati per accogliere e accompagnare le persone con disabilità.

Alle ore 17, nella basilica di San Paolo fuori le mura, mons. Rino Fisichella presiederà la santa messa giubilare. Tutte le celebrazioni saranno accessibili anche alle persone sorde, grazie alla traduzione in lingua dei segni italiana e internazionale: quest’ultimo, ulteriore segno di attenzione e cura nei riguardi di tutti i partecipanti.
Sarà sempre mons. Fisichella, martedì 29 aprile alle ore 11, ad aprire la seconda giornata, con una catechesi in piazza San Pietro; momento che sarà arricchito dalle testimonianze di persone con disabilità che condivideranno il loro cammino di fede e speranza.

Al termine della catechesi, alle ore 13, ai Giardini di Castel Sant’Angelo, si terrà il pranzo di benvenuto, un immancabile momento di fraternità e convivialità. Nello stesso luogo, dalle 15:00 alle 19:00 i pellegrini saranno protagonisti di un pomeriggio di festa, con musica, testimonianze e intrattenimento. Infine, durante l’intero arco della giornata, lungo via della Conciliazione, ci saranno  ‘Le vie della speranza’, un itinerario di stand e testimonianze che racconteranno storie di vita e di coraggio delle persone con disabilità.
Questo evento rappresenta un segno concreto dell’attenzione della Chiesa verso le persone con disabilità, un cammino di speranza e apertura, in cui emerge il senso della comunità ecclesiale.
Un segno concreto, che si inserisce quest’oggi nell’eredità di Francesco.

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Diocesi

In Cattedrale santa messa dell’arcivescovo in suffragio di papa Francesco

28 Apr 2025

L’arcivescovo mons. Ciro Miniero celebrerà una santa messa in suffragio  di papa Francesco questa sera, lunedì 28 aprile, in Cattedrale alle ore 19.
Questo il suo invito alla comunità diocesana:
“Carissimi fratelli e sorelle,
in questi giorni nelle nostre comunità parrocchiali abbiamo avuto modo di pregare per il Santo Padre Francesco. È mio desiderio che lunedì 28 aprile 2025, alle ore 19, celebrare una Messa in suo suffragio nella nostra Cattedrale di San Cataldo. Confido, che seppur impegnati in ricorrenze di feste patronali e celebrazioni di sante Cresime, possiate partecipare numerosi alla preghiera”.
† Ciro Miniero
arcivescovo metropolita di Taranto

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Dipartita

Don Michele Castellana ha concluso il suo pellegrinaggio terreno

I funerali, presieduti dall’arcivescovo, mons. Ciro Miniero, avranno luogo lunedì 28 aprile alle ore 15.30 a Martina Franca nella chiesa parrocchiale di Maria SS. del Monte Carmelo

26 Apr 2025

Oggi, sabato 26 aprile, mons. Michele Castellana ha concluso il suo pellegrinaggio terreno.

La liturgia esequiale, presieduta dall’arcivescovo, mons. Ciro Miniero, avrà luogo lunedì 28 aprile alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di Maria SS. del Monte Carmelo a Martina Franca.

 

MONS. MICHELE CASTELLANA
parroco emerito del Carmine di Martina Franca, è nato a Martina Franca, il 22 aprile 1941 da Tommaso e Maria Palazzo, ed è stato alunno del seminario campano 

Ministeri e ordine sacro 

PRIMA TONSURA: MARTINA FRANCA 15.7.1962 

OSTIARIATO E LETTORATO: NAPOLI 22.12.1962 

ESORCISTATO E ACCOLITATO: MARTINA FRANCA 14.7.1963 

SUDDIACONATO: NAPOLI 10.11.1964 . 

DIACONATO: NAPOLI 21.12.1964 

PRESBITERATO: MARTINA FRANCA 4.7.1965 

PRESBITERATO: Martina Franca, 1 LUGLIO 1956 da S.E.R. mons. G. Motolese, vescovo ausiliare 

Rettore del seminario arcivescovile di Martina Franca

Amministratore parrocchiale della S. Teresa del B.G. in Martina Franca (2018)

Vicario parrocchiale della S. Teresa del B.G. in Martina Franca (2016)

Parroco della Maria. SS. del Monte Carmelo in Martina Franca (1985-2016)

Membro del Consiglio di amministrazione dell’Iisc (1996-2001) 

Vicario foraneo di Martina Franca (1988-1993) 

Membro del Consiglio diocesano per gli Affari economici (1988-1993) 

Membro del Collegio dei consultori (1988-1993) 

Assistente unitario diocesano dell’Azione Cattolica (1977-1985)

Cappellano d’onore di Sua Santità (1990) 

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Pasqua in diocesi

Arciconfraternita del Carmine, messa di ringraziamento

foto G. Leva
24 Apr 2025

Domenica 27 aprile alle ore 18.30 nella chiesa del Carmine l’arciconfraternita del Carmine farà celebrare alle ore 18.30 la santa messa di ringraziamento, presieduta dal padre spirituale mons. Marco Gerardo, con i partecipanti al pio pellegrinaggio agli altari della reposizione e alla processione dei Sacri Misteri; alla conclusione si terrà la cerimonia di consegna della ‘troccola’ e della foto per il ‘salone delle troccole’.

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Pasqua in diocesi

Annullata la processione di Gesù Risorto

24 Apr 2025

In seguito al lutto per la scomparsa del Santo padre Francesco, la confraternita dell’Immacolata rende noto che non si terrà la processione di Gesù Risorto per le vie della città vecchia, che avrebbe dovuto aver luogo domenica mattina, 27 aprile. Pertanto ci si ritroverà come al solito nella medesima giornata di domenica, alle ore 11.30, nel santuario giubilare della Madonna della Salute (piazza Monteoliveto) per la santa messa.

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