Diocesi

Festa di Pentecoste allo Spirito Santo di Taranto2

foto G. Leva
05 Giu 2025

di Angelo Diofano

“Carissimi fratelli e sorelle, Cristo Risorto, mostrandosi agli Apostoli nel cenacolo, dona la sua pace, poi detto questo, soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo’. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno d’invocare il soffio dello Spirito per placare i venti di guerra, rinvigorire le nostre vite e riaccendere la speranza. La festa di Pentecoste sia l’occasione per riscoprire il dono dello Spirito Santo nella nostra vita, aiuti la nostra comunità parrocchiale ad essere nel quartiere di Taranto 2 una presenza viva ed efficace del Signore”: così don Francesco Tenna annuncia i solenni festeggiamenti di Pentecoste in corso nella parrocchia dello Spirito Santo. La festa vuol essere motivo di aggregazione per quanti vivono nel quartiere periferico, con tanti nuovi insediamenti sparsi quasi a macchia di leopardo che si spingono fino ai confini con Talsano, dove risiedono tante giovani famiglie e trovano sede importanti strutture come la questura, le caserme della guardia di Finanza e dei vigili del fuoco e la casa di cura ‘Bernardini’.
“Attraverso questo genere di iniziative che si svolgono in un clima familiare proviamo a coinvolgere l’intero quartiere, in particolare cercando di avvicinare i lontani al messaggio salvifico di Cristo” – continua don Francesco, aggiungendo che la festa avrà un’attenzione particolare verso la cattedrale cattolica dedicata allo Spirito Santo a Istanbul, il cui parroco ha inviato un video messaggio alla comunità parrocchiale tarantina. In queste giornate saranno inoltre raccolte offerte che saranno inviate alla cattedrale di Istanbul per le sue necessità.

Questo il programma dei festeggiamenti:

Venerdì 6 alle ore 20.30 nel piazzale del centro giovanile si terrà la cena comunitaria, animata dal gruppo musicale Lunatici Sband e dai ragazzi della Juliard Academy. Quota di partecipazione,  10 euro (prenotazioni in segreteria).

Sabato 7 alle ore 19 l’arcivescovo mons. Ciro Miniero presiederà la santa messa amministrando i sacramento della Confermazione; alle ore 21.30, sempre nel piazzale del centro giovanile, ‘Quanto resta della notte’: momento di musica e di animazione in attesa della festa, animato dai dj Guido Balzanelli e Alex Campese.

Domenica 8, solennità di Pentecoste, in mattinata giro della banda per le vie del quartiere; alle ore 8.30 santa messa presieduta dal vicario parrocchiale don Giuseppe Basile; alle ore 10 celebrazione eucaristica del parroco don Francesco Tenna al cui termine dal sagrato si leverà il volo di colombi, quale augurio di pace; Alle ore 11, ‘Pentecoste dei piccoli’, con giochi e animazione; alle ore 11.30, santa messa on predicazione del diacono don Antonello Bruno, collaboratore parrocchiale.
Per tutta la mattinata, raccolta di sangue a favore dei ragazzi talassemici a cura dell’Associazione donatori di sangue ‘Nicola Scarnera’.
Alle ore 17, santa messa celebrata da don Alessandro Solare, parroco alla Santa Famiglia. Al termine, processione del quadro della discesa dello Spirito Santo con il seguente itinerario: viale Unità d’Italia, via Cripta del Redentore, via Lago di Pergusa, via Scoglio del Tonno, via Ospedalicchio, la Lago di Pergusa, via Cripta del Redentore, via Lago d’Averno con rientro in chiesa attorno alle ore 20.30. Presterà servizio la banda musicale cittadina ‘Santa Cecilia’ diretta dal m° Giuseppe Gregucci.
Alle ore 21, tradizionale sagra del panino con la salsiccia e spettacolo musicale dei ‘Banana’s Republiq’.

La festa sarà conclusa alle ore 23.30 dai fuochi d’artificio della ditta ‘Il Pirotecnico’ di Taranto.

Don Francesco Tenna rivolge il ringraziamento ai volontari e ai benefattori che, con il loro tempo e con il loro contributo, consentono di stare insieme e di festeggiare la Pentecoste.

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Ricordo

Un ricordo di mons. Guglielmo Motolese a vent’anni dalla morte

05 Giu 2025

di Vittorio De Marco

Nella mattinata del 5 giugno 2005 moriva mons. Guglielmo Motolese, arcivescovo emerito di Taranto.
L’ultima apparizione pubblica credo ebbe luogo il 5 novembre del 2004, giorno del suo compleanno, per una cerimonia molto significativa: il II° Politecnico dell’Università degli studi di Bari gli conferiva la laurea honoris causa in Ingegneria ambientale. Nel suo discorso di ringraziamento disse tra l’altro che intendeva leggere quel prestigioso conferimento come un alto attestato di attenzione e di amicizia alla Chiesa di Taranto. E in relazione alla sua persona sottolineava che «un vecchio vescovo che entra nelle aule universitarie non può non fare riferimento a ciò che ha vissuto e incontrato nella sua vita: l’esperienza di Dio e l’esperienza dell’uomo! […] Ho visto crescere, in oltre settant’anni del mio primo arrivo, la città di Taranto, i centri della diocesi. Ho visto crescere soprattutto la Chiesa, le nuove generazioni di cittadini e di cristiani, perché nel nostro territorio il Signore ha molti discepoli che lo amano!».

Un cammino nella diocesi durato appunto settant’anni: dal 1935 al 2005. Aveva lasciato la sua Martina Franca nel 1922, a dodici anni, per entrare prima nel seminario romano minore e poi in quello maggiore, fino al 1933, allorquando il 7 dicembre dell’Anno santo della Redenzione, il cardinale vicario di Roma, Marchetti Selvaggiani, lo ordinò presbitero. Il nuovo arcivescovo di Taranto, Ferdinando Bernardi, nel 1935 lo volle al suo fianco come segretario. Le successive tappe furono quelle di vicario generale nel 1944, vescovo ausiliare nel 1952, amministratore apostolico nel 1957, arcivescovo di Taranto nel 1962, arcivescovo emerito dal novembre 1987.

Quando lasciò la guida della diocesi aveva già chiari i percorsi lungo i quali si sarebbe inoltrata la sua vita di vescovo emerito: cura dei malati attraverso la direzione della Cittadella della carità, impegno apostolico nelle parrocchie legato agli inviti che avrebbe ricevuto dentro e fuori la diocesi, corrispondenza epistolare con amici antichi e nuovi, letture, studio e tanta preghiera. Liberato ormai dalle pressanti preoccupazioni della diocesi si considerava ‘pastore orante’ della Chiesa nella sua universalità.

«Sto vivendo con gioia – confidava in una intervista nel novembre 1990 –  questo periodo e, dirò, con una maggiore apertura di mente, di cuore e con una più sensibile visione della Chiesa». E aggiungeva: «Senza dire poi che in questo periodo, a parte il tempo più disponibile per la preghiera, si vive anche di quella memoria che fa rivivere gli eventi che si sono succeduti in questi anni, che passano davanti agli occhi e alla mente come una moviola». Il luogo dei ricordi si faceva più intenso, l’«archivio della memoria» come lo chiamava, in cui aveva incasellato, in quasi un secolo di vita, tanti personaggi e avvenimenti.

Aveva spesso ripetuto che il Concilio Vaticano II era stato una grande benedizione per la Chiesa tutta e per la Chiesa particolare che egli aveva governato: «La Chiesa – dirà nel 1990 – col Concilio si è riscoperta Chiesa-comunione, Chiesa-missionaria, aperta al mondo e alle sue istanze più profonde. I laici hanno occupato il loro ruolo; le testimonianze di carità, di solidarietà, di condivisione si sono moltiplicate». Invitava costantemente i suoi interlocutori – sacerdoti e laici – a «tornare a respirare il clima del Concilio», la cui spinta propulsiva vedeva in qualche modo non certo esaurita, ma frenata da un mancato e continuo approfondimento dei suoi documenti, disapprovando chi, anche all’interno della Chiesa, lo considerava quasi sorpassato: «Il Concilio – rispondeva – ci ha aperto i polmoni per respirare un’aria nuova di partecipazione, di condivisione, di servizio. Ci ha aperto gli occhi per recuperare i grandi ed essenziali valori che si alimentano nel mistero di Cristo e della Chiesa».

Chi ha conosciuto il “Patriarca” ha potuto sempre apprezzare un solido fondo di ottimismo e la capacità di leggere costantemente i “segni dei tempi”; tempi di veloci cambiamenti, soprattutto a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, a cui bisognava adattarsi o comunque accompagnare senza paura e senza ansia. «Ci vogliono – dirà nel 2002 ai seminaristi del seminario romano maggiore – preti nuovi per tempi nuovi, per saper incontrare l’uomo di oggi che non è l’uomo di un secolo fa, di 50 anni fa»; il nuovo «che avanza nella Chiesa al soffio dello Spirito». Da una parte quindi la memoria viva del passato che lo faceva riandare agevolmente agli anni del primo dopoguerra, attraversando poi tutto il XX secolo e oltre; dall’altra la realtà degli ultimi suoi anni vissuti nella concretezza del fare, ma anche nella contemplazione della Croce, nella preghiera e nell’aspirazione alla santità, meta comune di tutti i battezzati: «Tutti siamo chiamati ad essere santi – sottolineerà in una conferenza nel 2001 -. La santità pertanto non è un lusso o un ideale facoltativo, o un privilegio di qualcuno, ma un’intrinseca esigenza della vita cristiana».

Se l’ultima apparizione pubblica era stata quella del 5 novembre 2004, l’ultimo messaggio lo fece pervenire alla sua amatissima Azione Cattolica, riunita in assemblea diocesana il 27 febbraio 2005: «L’Azione cattolica è uno dei ricordi più cari che serbo nel mio cuore. Ho trovato sempre nell’Azione cattolica anime generose, testimoni fedeli, pietre vive, che non posso dimenticare e che porto ogni giorno nella mia preghiera».

Nel cassetto della sua scrivania vi era un appunto scritto con mano incerta e tremante, che sembrava chiudere idealmente la sua lunga stagione: «Io so che alla mia morte chi porgerà l’ultimo saluto alla mia salma si troverà in imbarazzo o in difficoltà. Cosa dire? Come leggere la mia vita? Dica solo che nella mia vita ho avuto uno struggente amore per il mio confidente e amico Gesù, per Maria, la mia tenerissima Madre, in cui ho riposto tutta la mia fiducia, per la Chiesa che ho cercato di servire con tutti i miei limiti, ma con inesausta dedizione, sempre sperando».

È di prossima pubblicazione, proprio in occasione del ventennio della morte, il quinto volume del suo magistero, che abbraccia il periodo dell’emeritato, tra il 1987 e il 2005.

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Diocesi

Madonna delle Grazie, triduo di Pentecoste

ph G. Leva
04 Giu 2025

Alla parrocchia Madonna delle Grazie, a Taranto, è stato programmato il triduo di Pentecoste a cura del gruppo Kairos del Rinnovamento nello Spirito. Ne dà notizia il parroco don Pino Calamo, evidenziando che le funzioni saranno incentrate sul passo tratto dalla Lettera ai Romani 5,5: ‘La Speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”.

Domani, giovedì 5 giugno, alle ore 20 si terrà la liturgia penitenziale dal titolo ‘Coraggio figlia, la tua fede ti ha salvato’ (Matteo 9,22).

Venerdì 6, alle ore 20, adorazione eucaristica del Roveto Ardente su ‘Beati i poveri in Spirito perché vedranno Dio’ (Matteo 5,8).

Sabato 7, alle ore 20, Mistagogia ‘Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente’ (Matteo 16,16).

Domenica 8, alle ore 10 si terrà l’adorazione eucaristica e allo ore 11 la santa messa solenne presieduta dal parroco.

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Eventi a Taranto e provincia

Domenica 8, una visita guidata tra le bellezze attorno al Mar piccolo

Tra natura, storia e teatro itinerante (con la straordinaria arte di Daniela Delle Grottaglie e Michele Bramo), ‘Trame d’acqua, voci di terra’

foto Mario Lazzarini
04 Giu 2025

Domenica 8 giugno dalle ore 18 alle 20, Serena Ioudiox e Tiziana Fuggiano dell’associazione Xenia aps insieme a Daniela Delle Grottaglie e Michele Bramo dell’associazione Il Luogo dei Possibili daranno vita a ‘Trame d’acqua, voci di terra’, un viaggio emozionale tra le bellezze naturali e i racconti nascosti del secondo seno del Mar piccolo.
Una visita guidata che intreccia natura, storia e teatro itinerante: le voci degli attori, accompagnate dalla luce del tramonto, animeranno i luoghi, evocando memorie e suggestioni di un territorio unico.
Partendo dall’area antistante il Convento dei battendieri si procederà lungo il secondo seno del Mar piccolo alla scoperta non solo delle bellezze naturalistiche, ma anche storico-archeologiche di questo patrimonio.
Durante il percorso i partecipanti potranno ammirare la famosa Big bench sulla collina attigua al Convento dei battendieri, i resti della ferrovia dismessa e desueti caselli ferroviari.
Si consiglia abbigliamento e scarpe comode (meglio se da trekking), acqua e antizanzare.
Per partecipare (con un contributo di 8 € a persona adulta; è gratis per i minori di 12 anni), occorre prenotarsi ai numeri telefonici: 3474918826; 3284066533;
Meeting point è fissato nell’area parcheggio antistante l’Oasi dei battendieri (coordinate gps: 40.49516071988275, 17.326997887417)
Facebook:
@xeniataranto
@IlLuogodeiPossibili

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Diocesi

Si è concluso il terzo corso di formazione organizzato dall’ufficio Cultura dell’arcidiocesi di Taranto

Il convegno sul tema “La speranza cristiana per il futuro dei popoli” ha concluso il percorso di formazione 2024-25, “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”

foto G. Leva
04 Giu 2025

di Lorenzo Musmeci

L’ufficio diocesano Cultura ha proposto l’ultimo incontro del III corso di formazione: “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”.
Il convegno conclusivo, sul tema “La speranza cristiana per il futuro dei popoli”, si è svolto martedì 3 giugno, nell’auditorium San Roberto Bellarmino. I sentiti ringraziamenti dei corsisti sono andati a don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, che si è prodigato per l’organizzazione del corso, e al prof. Lino Prenna, docente universitario, che ha condotto gli incontri con professionalità e dedizione.
All’ultimo incontro, nonché serata conclusiva del corso, ha partecipato anche l’arcivescovo mons. Ciro Miniero,  il quale ha accettato volentieri di essere presente per concludere questo momento di formazione e di riflessione.
Dopo l’introduzione di don Antonio e una sintesi dell’itinerario svolto, il prof. Lino Prenna ed Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, hanno relazionato rispettivamente su ‘La speranza, virtù teologale’ e su ‘La pace, speranza di futuro dei popoli’. L’intervento conclusivo di mons. Miniero ha trattato il tema ‘Cristo, speranza del mondo’.

La speranza, virtù teologale

Come ha ricordato il prof. Prenna, le virtù cardinali sono prudenza, giustizia, fortezza e temperanza e le virtù teologali sono fede, speranza e carità. “La letteratura filosofica e cristiana sviluppa le virtù cardinali, che costituiscono il cardine della vita sociale, meglio dette virtù naturali (della natura), e le distingue dalle virtù teologali, che riguardano Dio, anche note come virtù soprannaturali (della grazia)”.
Dopo aver ricordato la distinzione tra virtù etiche e dianoetiche per Aristotele, il relatore ha voluto citare il libro Teologia della speranza di Jürgen Moltmann, sottolineando che quest’ultimo afferma “che la riflessione escatologica deve incalzare il presente, deve spingere a una quotidianità che sia già abitata dal futuro, avendo la capacità di inquietare il presente e di renderlo drammaticamente orientato verso le realtà ultime”. Da qui il riferimento al verbo spagnolo “esperar”, con i significati di “sperare” e “aspettare”: “noi speriamo che Dio ci attenda”.

La pace, speranza di futuro dei popoli

Emiliano Manfredonia  ha affermato di voler “parlare di pace” e subito ha ripreso le parole di papa Leone XIV: “La pace sia con voi, una pace disarmata, disarmante, umile e perseverante”. Per iniziare, il relatore ha ricordato  le origini dell’Europa, “nata grazie alla condivisione di carbone e acciaio” e al desiderio di cooperazione dei vari paesi membri.
Subito dopo ha parlato della fuga dalla cultura del disimpegno morale: “Non si può dire che non tutte le vittime sono uguali, non si può non far nulla, non si possono colpevolizzare le vittime, non si può restare inermi, non si può disumanizzare l’altro”.

Un ulteriore passaggio ha permesso al presidente Manfredonia di approfondire il tema del coraggio:  “Serve coraggio, un coraggio che faccia agire i cuori. È la volontà di fare il primo passo, di amare la società nonostante i limiti e l’individualismo, le diffidenze e il male. E oggi serve coraggio più di prima, è tempo di essere fraterni, solidali, individualmente e comunitariamente. Servono scelte coraggiose. Per fare gesti coraggiosi, servono azioni politiche coraggiose”.

Cristo, speranza del mondo

Mons. Miniero, nel ringraziare il prof. Lino Prenna e don Antonio Rubino, ha affermato che gli incontri del corso sono stati “momenti belli e intensi”.  Ricollegandosi a quanto anticipato dal prof. Prenna, l’arcivescovo ha così iniziato il suo intervento: “La speranza ha un nome: è Gesù Cristo. Prendo a prestito le suggestioni del professore sulla teologia della speranza di Moltmann, diffusa a cavallo del Concilio Vaticano II. Anche la teologia della liberazione di Gutiérrez si è diffusa negli stessi anni, ma la teologia della speranza è un po’ meno nota”. Sono state illuminanti le parole dell’arcivescovo, il quale ha sottolineato come Cristo rappresenti la nostra speranza: “L’espressione che cantiamo ogni anno nel Preconio pasquale è chiara: Cristo, mia speranza (spes mea), è risorto”.
“Noi dobbiamo essere testimoni di speranza, dovremmo iniettare speranza. E, quando siamo con Cristo, la gioia dovrebbe essere al sommo grado”. In conclusione, mons. Miniero ha voluto ancora una volta ringraziare per l’iniziativa auspicando che gli incontri svolti “aiutino a vivere come pellegrini per divenire grembo materno e generativo di un mondo sempre nuovo”.

Per qualunque informazione sull’ultimo incontro e per le sintesi, le relazioni e gli interventi di tutti gli incontri del corso, si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/.

 

 

Riportiamo di seguito l’intervista che abbiamo fatto al presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia

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Diocesi

Pentecoste alla parrocchia Divin Amore di Martina Franca

04 Giu 2025

di Angelo Diofano

Festeggiamenti in onore dello Spirito Santo si svolgono a Martina Franca a cura della parrocchia del Divin Amore. Va evidenziato che la denominazione ‘Divino Amore’, anzi, più esattamente ‘Soffio del Divino Amore’, un tempo indicava proprio lo Spirito Santo Paraclito.
L’appuntamento di Pentecoste è diventato centrale nell’anno pastorale di questa parrocchia che conta oltre 4.500 abitanti, situata in zona Palombella, nell’immediata periferia ovest della cittadina, nei pressi della stazione ferroviaria, includente anche la zona industriale. In quel quartiere la parrocchia rappresenta un punto di forza, ingrediente di un riscatto che i cittadini della zona stanno lentamente conquistando grazie alla realizzazione di servizi.

“Le celebrazioni – spiega il parroco mons. Giuseppe Àncora – aiuteranno la comunità a riflettere sul dono dello Spirito Santo, elemento essenziale della nostra dottrina, sotto ogni punto di vista. Questo, senza dimenticare che la festa costituisce una preziosa opportunità di aggregazione per gli abitanti del quartiere, soprattutto il nostro che è periferico, consentendo loro di rafforzare ed eventualmente stringere rapporti di amicizia”.

Anche quest’anno don Giuseppe e il consiglio parrocchiale hanno approntato un interessante ciclo di iniziative:
il 25 maggio nell’auditorium della parrocchia si è svolto un incontro di riflessione e di orientamento pastorale sul tema ‘La vita nuova nello Spirito’ a cura della dott.ssa Carmela Romano, scrittrice e teologa.

Giovedì 5 alle ore 19.30 ci sarà la solenne adorazione eucaristica in attesa dello Spirito Santo.

Sabato 7, alle ore 20.30, il parroco mons. Giuseppe Ancora presiederà la veglia di Pentecoste animata dal coro polifonico ‘San Giorgio’.

Domenica 8, solennità di Pentecoste, santa messa alle ore 8.30 e alle ore 11, solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo emerito di Potenza.

In serata, alle ore 19, santa messa celebrata dal parroco, mons. Giuseppe Ancora.

Alle ore 21, in piazza, nella cornice delle luminarie, serata musicale con i dj dell’emittente radiofonica Ciccio Riccio; sarà attiva un’area food.

Alle ore 23.30, chiusura della festa con i fuochi pirotecnici della ditta Itria Fireworks di Martina Franca.

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Diocesi

La Madonna di Loreto al Sacro Cuore: un mare di fede e bellezza

04 Giu 2025

di Angelo Diofano

È stata una vera e propria marea di persone, di fede e di emozione quella che ha avvolto la parrocchia del Sacro Cuore a Taranto in occasione della sosta della statua pellegrina della Madonna di Loreto, dal 23 maggio al primo giugno. Un evento straordinario che ha riempito non solo il quartiere Tre Carrare-Battisti, ma l’intera città, attirando fedeli, sacerdoti, religiose, famiglie e giovani in un pellegrinaggio continuo di preghiera e gratitudine. L’arrivo della Vergine lauretana è stato accolto da una folla immensa. La statua, portata in processione tra canti mariani, ha fatto il suo ingresso nella chiesa parrocchiale tra tanta commozione. Ad accoglierla, il parroco don Francesco Venuto, visibilmente emozionato: “Maria viene a visitarci come fece con Elisabetta – ha detto – Non si stanca mai di venire incontro ai suoi figli, specialmente a quelli che portano nel cuore pesi, fatiche, domande e speranze. Oggi Taranto è davvero casa di Maria”.
In questi dieci giorni, si sono susseguiti eventi di grande intensità spirituale: veglie mariane, momenti di preghiera silenziosa e canti che hanno toccato l’anima. Ogni sera la chiesa era gremita, trasformando la chiesa in un ‘santuario a cielo aperto’.
A rendere ancora più significativa la visita, la partecipazione di numerosi vescovi che hanno presieduto le celebrazioni, tra cui l’arcivescovo emerito di Loreto mons. Giovanni Tonucci, l’arcivescovo di Taranto mons. Ciro Miniero.
Le liturgie sono state curate con grande attenzione e bellezza, un’esperienza di autentico cielo in terra.
Don Francesco, ogni sera, ha rivolto parole semplici e profonde ai fedeli: “Maria è venuta a stare con noi. E noi, da oggi, non possiamo essere più gli stessi. Ha bussato alle porte del nostro cuore, come Madre. Ci ha ricordato che siamo figli, amati e attesi”.
E ancora: “Ringrazio ciascuno di voi per la fede che avete mostrato. In questi giorni la nostra parrocchia è stata un piccolo Loreto: un luogo dove il cielo ha toccato la terra”.
Un momento toccante è stato dedicato anche alle mamme che non ci sono più, con una celebrazione speciale che ha commosso tutti: “Maria conosce il dolore di ogni figlio. E accoglie nel suo cuore di madre tutte le nostre madri che ora vivono nella luce del Cielo”.
La peregrinatio si è conclusa domenica primo giugno con una solenne celebrazione eucaristica.
Molti fedeli hanno espresso il desiderio che questa visita non resti solo un bel ricordo, ma diventi seme di un rinnovamento spirituale per tutta la comunità.
Come ha detto don Francesco nell’omelia conclusiva: “La Madonna riparte, ma non ci lascia. Rimane con noi nel silenzio dell’Eucaristia, nello sguardo dei poveri, nella preghiera delle nostre famiglie. Sta a noi continuare a camminare con Lei”.
La visita della Madonna di Loreto ha lasciato un segno profondo nei cuori di tutti. Un dono di grazia che Taranto non dimenticherà.

 

Le foto sono di fp Occhinegro

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Contest fotografico

Contest fotografico ‘La Luce del Crocifisso’, le premiazioni

03 Giu 2025

A conclusione del contest fotografico ‘La Luce del Crocifisso’ nel salone parrocchiale si è svolta una  partecipata cerimonia di premiazione e ringraziamento per i fotografi partecipanti, alla presenza del parroco, padre Pietro Gallone, e di uno dei due giudici, Enzo Ferrari (Marcello Della Rena era purtroppo impossibilitato a partecipare). Presenti anche Ciro Santoro, presidente del ‘Gruppo del SS Crocifisso’, e Carlo Esposito, che ha svolto con grande professionalità il ruolo di moderatore del momento, accompagnando con parole sentite ogni fase della cerimonia e dando voce ai protagonisti e ai sentimenti della comunità.

L’obiettivo del contest è stato quello di promuovere la devozione al SS Crocifisso, chiedendo ai partecipanti di soffermarsi profondamente sulla speranza e sulla “luce” che emerge dal buio del Crocifisso, raccontando attraverso le loro immagini la suggestiva ‘Via crucis processionale’ del Crocifisso della parrocchia San Lorenzo da Brindisi – Taranto. Le fotografie dovevano catturare le molteplici sfaccettature di questo momento, organizzato dal Gruppo del SS Crocifisso, mettendo in risalto la vibrante partecipazione e la fede autentica del popolo.

Il primo premio è stato assegnato a Vito Antonio Munna per la seguente motivazione: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12), per aver saputo cogliere la speranza e la luce che emergono dal buio del Crocifisso: la composizione illumina Cristo contro lo sfondo scuro, simbolo di rinascita dalla sofferenza, mentre i portatori testimoniano la partecipazione popolare, rendendo l’immagine un inno di fede al Cristo Crocifisso e Risorto, «la luce che risplende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,5). Il tutto profondamente in sintonia con il tema del Giubileo 2025, «Pellegrini di speranza», capace di toccare i cuori e accendere nuove prospettive di fede e comunità.

A tutti i fotografi iscritti al concorso è stato consegnato un attestato di ringraziamento e partecipazione, come segno di profonda gratitudine per l’impegno, la sensibilità artistica e la fede dimostrata nelle loro opere. Questo momento ha sottolineato l’importanza della partecipazione collettiva e il valore di ogni singolo contributo, rendendo l’iniziativa ancora più viva e sentita.

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Elezioni

Referendum e ballottaggio: ecco perché chi non vota ha sempre torto

03 Giu 2025

di Silvano Trevisani

Domenica 8 e lunedì 9 si vota in tutt’Italia per i 5 quesiti referendari che riguardano il lavoro e la cittadinanza agli immigrati. Come è noto, ma forse non a tutti, la sola indizione del referendum non è sufficiente a validarlo. Solo la partecipazione al voto della maggioranza degli aventi diritto, cioè il 50% +1, lo rende valido. Se tale maggioranza non viene raggiunta, è come se non si fosse neppure votato e l’esito non ha valore.

Quorum

Si può prevedere che la maggioranza degli italiani si recherà alle urne per dire la propria sui quesiti referendari? Visto che da anni l’esercizio della democrazia viene snobbato da circa la metà degli elettori, è davvero difficile immaginare che si raggiunga il quorum. Se si pensa che a Taranto città ha votato alle amministrative “solo” il 56% degli aventi diritto, nonostante ci fossero, almeno sulla carta, circa 850 candidati, lo spazio per l’ottimismo non poi tanto. L’inciso “almeno sulla carta” è ampiamente giustificato dal fatto che almeno una cinquantina dei candidati al Consiglio comunale, hanno ottenuto “0” voti, il che può avere vari significati di strategia elettorale, ma dimostra che non erano vere candidature.

Ballottaggio

E allora? È vero che a Taranto ci sarà “anche” il ballottaggio per scegliere il nuovo sindaco tra Bitetti e Tacente, ma, storicamente, hanno sempre registrato un netto calo di votanti. Ed è facile prevede che la cosa si ripeterà anche quest’anno. Potrebbero essere proprio i referendum a tenere più alta la percentuale dei votanti in città? Lo speriamo, nell’interesse della democrazia. Sia perché non è mai bello che un sindaco venga eletto con i voti di un quarto dei cittadini, come è accaduto negli ultimi ballottaggi (ma è accaduto anche per la presidente del Consiglio, e senza neppure i ballottaggi). Sia perché i referendum all’attenzione dell’elettorato propongono temi molto importanti, come il lavoro, la sua qualità, la sua sicurezza. E anche il tema dell’inserimento degli immigrati.

I temi

L’importanza dei temi trattati è confermata dai dati recentissimi sull’occupazione giovanile, nonostante l’ottimismo dell’Istat: l’indagine promossa dal Consiglio nazionale dei giovani è molto chiara: Nel 2024, tra gli under 35enni i lavoratori stabili rappresentino il 59,9% del totale, valore ben al di sotto del 73 generale. E gran parte della percentuale è coperta da contratti part time. L’occupazione cresce ma è precaria.

Si tratta, quindi, di temi molto importanti che però riguardano soprattutto una parte della popolazione: i lavoratori dipendenti dei settori privati, che oggi non sono certo maggioranza. E di fronte all’invito a disertare le urne da parte dei partiti di governo (e non solo) e delle “controparti” datoriali, che contribuiranno sicuramente a “indebolire” la coscienza civica dell’elettorato, c’è da temere che il quorum non sarà raggiunto. Ma non far raggiungere il quorum non andando a votare è un diritto? Diciamo di sì, ma è anche l’ammissione di una “vigliaccheria” politica: la paura che anche votare “no” possa far prevalere le ragioni del “sì”, che sarà sicuramente maggioritario.

Meglio votare?

Era meglio, quindi, non proporre i referendum? Assolutamente no! La democrazia è già indebolita da vari fattori. Lo strapotere dell’economia rispetto alla politica, l’ondata di nazionalismi ed egoismi, la normalizzazione dell’evasione fiscale che è un elemento antipolitico per eccellenza, e che è tornata a galla col fallimento del concordato, sono alcuni di questi fattori. Ed è sempre meglio una battaglia ideale persa che una resa incondizionata.

Ciò che vale per i referendum vale, naturalmente, anche per il ballottaggio: chi non vota ha sempre torto e non avrà diritto di lamentarsi per… il futuro della città.

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Drammi umanitari

Unicef: “In Siria, più del 75% dei dieci milioni e mezzo di bambini sono nati in guerra

Per loro è quantomai urgente garantire ampio accesso umanitario

foto Unicef
03 Giu 2025

di Daniele Rocchi

La recente ondata di violenza nelle zone costiere della Siria ha causato, solo nel mese di maggio, la morte di almeno 13 bambini, tra cui un neonato di sei mesi. Almeno 5 milioni di bambini sono ancora a rischio a causa dei residuati bellici esplosivi, con quasi 300.000 ordigni letali sparsi nel Paese; più del 40% delle circa 20.000 scuole del Paese rimane chiuso, lasciando oltre 2,4 milioni di bambini fuori dalle aule e più di 1 milione a rischio di abbandono scolastico; più di 500.000 bambini sotto i cinque anni soffrono di malnutrizione pericolosa per la vita. Queste cifre fornite dall’Unicef descrivono la Siria attuale dopo 14 anni di conflitto durante i quali si stima siano nati oltre 8,7 milioni bambini (il 75% dei 10.5 milioni totali). “Anni di guerra e violenza hanno sconvolto le vite dei bambini siriani, molti dei quali hanno dovuto affrontare una vita di difficoltà”, ha dichiarato la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell. “Dobbiamo lavorare con urgenza per garantire che ogni bambino del Paese, ovunque si trovi, possa reclamare un’infanzia, l’accesso all’apprendimento e una vita libera dalla violenza e dalla paura”. La situazione umanitaria generale, per l’Unicef, rimane disastrosa per i bambini in tutta la Siria: nove persone su dieci vivono al di sotto della soglia di povertà e molte famiglie sono costrette a ricorrere a misure disperate, tra cui il lavoro minorile e il matrimonio precoce per le ragazze. La capacità operativa di fornire acqua potabile nei 14 governatorati del Paese, denuncia l’organizzazione umanitaria, è inferiore al 50% e scende al 23% nei periodi in cui non è disponibile l’elettricità. Nel frattempo, il 70% di tutte le acque reflue viene scaricato nell’ambiente senza essere trattato, creando una combinazione pericolosa per i bambini. Alla recente conferenza dei leader mondiali a Bruxelles “Standing with Syria”, l’Unicef ha chiesto “un approccio alla ripresa e alla ricostruzione della Siria incentrato sui bambini” che include: “Protezione immediata dei bambini e dei servizi essenziali, tra cui scuole, ospedali e infrastrutture idriche. Investimenti nell’istruzione, per garantire che ogni bambino abbia accesso a un apprendimento sicuro, inclusivo e di qualità. Un più ampio accesso umanitario per fornire assistenza vitale ai bambini che hanno bisogno di aiuto. Sostegno internazionale costante per una ripresa inclusiva e per la ricostruzione di sistemi essenziali – dalla sanità all’acqua e ai servizi igienici – per stabilizzare la fragile situazione”. “Questo è un momento di speranza e di grande responsabilità”, ha sottolineato Russell. “È il momento di agire con decisione per ricostruire, proteggere e investire nel futuro di ogni bambino, in ogni comunità del Paese”.

 

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