Diocesi

Festeggiamenti di San Vito nel 65° della parrocchia

11 Giu 2025

‘La speranza: forza dei martiri’: con questo titolo il parroco di San Vito, don Nicola Frascella, annuncia i festeggiamenti in onore del santo titolare nel 65° anniversario della parrocchia con un ricco programma di iniziative che si terranno da venerdì 13 a domenica 15 giugno. La festa da qualche anno segna in pratica l’avvio della stagione estiva ed è occasione per le famiglie del quartiere per momenti di aggregazione e di familiarizzazione con i villeggianti. Attualmente la comunità parrocchiale conta circa 7.000 abitanti, che praticamente raddoppiano nel periodo estivo. Nata negli anni sessanta, la parrocchia ha visto consolidarsi e nascere diverse attività grazie anche alla corresponsabilità dei fedeli. Diversi i gruppi presenti, fra cui l’Azione Cattolica ragazzi e l’Anspi che guidano l’iniziazione cristiana dei fanciulli dai 6 ai 13 anni e cercano di creare un rapporto di collaborazione con i genitori.

Questo il programma della festa, finalizzata ad offrire un momento di spensieratezza in un momento storico della nostra città alquanto problematico:

Venerdì 13, dalle ore 10, in viale del Tramonto, è in programma Agorà, manifestazione opera-segno dell’Anspi zonale sul tema ‘In oratorio non c’è rifiuto’; alle ore 15.30, sempre in viale del Tramonto, imbarco del simulacro e processione a mare a cura dell’Associazione rematori della Magna Grecia e della Lega Navale, con rientro del simulacro da via Aragoste, accompagnato dai ragazzi dell’oratorio; alle ore 20.30, nel giardino parrocchiale , premiazione dei tornei Anspi e alle ore 21 la compagnia teatrale ‘Regina Pacis’ di Lama rappresenterà la commedia dialettale ‘A ce tène polvere, spare!’; nell’intervallo, degustazione gastronomiche offerte da ‘Al Piccolo Porticciolo’.

Sabato 14, dalle ore 8 alle 12 donazione del sangue nell’autoemoteca del ‘SS.Annunziata’ a cura del gruppo donatori di Sangue ‘Frates odv-SanVito’; alle ore 18, il Teatro Instabile dell’associazione Noi&Voi metterà in scena ‘Mostro mangia rabbia’ e offrirà delle testimonianze; alle 16.30, torneo di ‘Padel pro S.Vito’ a New farosport e ore 20.30, premiazione del torneo; alle ore 21, spettacolo della tribute band dei Depeche Mode ‘Precious’.

Domenica 15, solennità della SS. Trinità e di San Vito, sante messe alle ore 8.30 e alle ore 10.30; alle ore 10.30, solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cappellano di Mariscuola, don Marius al termine, processione con il simulacro del santo accompagnata dalla banda musicale ‘Maria SS. Addolorata’ di Talsano per via San Vito, viale Jonio, viale del Tramonto (sino all’anfiteatro di via Meda) e ritorno da via Meda, viale Jonio e via San Vito. Alle ore 20.30, estrazione della lotteria di San Vito e alle ore 21 la compagnia teatrale ‘Lino Conte’ metterà in scena la commedia ‘Che li hai visti?’ tratta da ‘Comedy Show’ di Lillo e Greg.

Fino al 16 giugno nel salone parrocchiale si potrà visitare la mostra storico-emozionale ‘La mia San Vito’.

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Diocesi

Sant’Antonio e il pane della Speranza, le celebrazioni al Borgo

10 Giu 2025

di Angelo Diofano

Dopo la rassegna corale e il musical de ‘I Giullari di Dio’ su San Francesco di Paola, entrano nel vivo i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio nella omonima parrocchia al Borgo, così introdotti dal parroco don Ciro Santopietro: “Nel mio primo anno di ministero pastorale nella parrocchia dedicata a Sant’Antonio di Padova, ho voluto impostare la tredicina sul tema ‘Sant’Antonio e il pane della Speranza’, coerente con l’anno giubilare ‘Pellegrini di Speranza’. Credo che tutti noi e l’intera umanità in quest’ora della storia abbia bisogno di ritrovare la speranza in un mondo lacerato da violenze, discordia e guerre, scoprendo così che la garanzia di una speranza eversiva e rivoluzionaria nella storia è proprio quella che ci viene dal Vangelo, e dal Vangelo della carità. Ce lo sta ricordando papa Leone quando a chiare lettere ci ha detto: «Questa è l’ora dell’amore!»”.

Il programma prevede per mercoledì 11, alle ore 19, dopo la santa messa delle ore 19, saranno benedette tutte le famiglie con uno speciale atto di consacrazione al Sacro Cuore di Gesù e sotto il patrocinio di Sant’Antonio; seguirà alle ore 20 in sala ludica la cena parrocchiale con la partecipazione dei gruppi familiari.

Giovedì 12, alle ore 20, si terrà la veglia di preghiera in onore del Santo.

Venerdì 13, sante messe saranno celebrate in mattinata alle ore 7.30 – 9 – 10 – 11 (presieduta dall’arcivescovo emerito di Potenza, mons. Salvatore Ligorio) – 12, con successive benedizioni del pane.

Alle ore 18 la solenne concelebrazione eucaristica sarà tenuta dal parroco don Ciro Santopietro con la tradizionale benedizione dei bambini; alle ore 19 seguirà la processione per le seguenti strade del territorio parrocchiale: via Bruno, ingresso in ospedale, via Crispi,via Oberdan, via Duca di Genova, via Duca degli Abruzzi; prima dell’ingresso in chiesa, il parroco impartirà la benedizione con la reliquia del santo.
Presterà servizio il complesso bandistico ‘Città di Crispiano’ diretto dal m° Francesco Bolognino.
Alle ore 20.30, in via Criscuolo (accanto alla chiesa), sarà allestito il ‘Sant’Antonio Village’ con artisti di strada, giochi e musica, con la partecipazione di Mago Maraldo, ‘Flavia Creazioni e performance’, ‘Meno per meno show’ e ‘Vincenzo Stante dj’. Nel corso della serata sarà allestito uno stand gastronomico le cui offerte saranno devolute ai bisogni della parrocchia.

Infine sabato 14, alle ore 18, santa messa nella chiesa inferiore; alle ore 19, in quella superiore, presentazione del libro ‘La visione, il pastore, l’artista: arte e fede nella chiesa di Sant’Antonio in Taranto’ di A. Acquaviva, L. Allegretti M.L. Allegretti, G. Filippi, V. Martucci, A. Palumbo; la serata si snoderà tra letture e illustrazioni del mosaico di Ferruccio Ferrazzi, musica e canto polifonico con la partecipazione del m° Massimiliano Conte.

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Oratori Anspi

In oratorio non c’e’ rifiuto: Agorà per il pianeta

10 Giu 2025

di Alessandra Munno

Il progetto ‘Centodieci Agorà’ prosegue il suo percorso con entusiasmo e concretezza, giungendo al suo decimo appuntamento in un’edizione speciale che sposterà il focus sull’ambiente, proseguendo nel solco degli obiettivi fondamentali del progetto: offrire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva; promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti; ridurre le disuguaglianze; rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili.

Venerdì 13 giugno dalle ore 10 alle ore 16 si terrà un’intera giornata di attività a San Vito, in viale del Tramonto, in collaborazione con la Capitaneria di Porto di Taranto e l’associazione Lav. L’evento coinvolgerà tutti gli oratori zonali in un’esperienza di cittadinanza attiva, rispetto per l’ambiente e condivisione.

La giornata si svolgerà secondo il seguente programma: ore 10, accoglienza; ore 11, giochi in spiaggia; ore 13, pranzo al sacco; ore 15, laboratori in spiaggia e, in contemporanea, possibilità di assistere alla suggestiva traversata in barca di San Vito; ore 16, tornei di calcio.
Sarà un’occasione preziosa per vivere momenti di comunità, gioco e crescita, nel segno della sostenibilità e dello spirito di squadra.

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Diocesi

Celebrato il giubileo del laicato

10 Giu 2025

di Angelo Diofano

Dall’Azione Cattolica ai gruppi carismatici (RnS, le comunità Gesù Ama e Gesù Risorto), dai Focolarini all’Unitalsi, dal Serra Club ai medici cattolici, da Il Melograno al Centro di Cultura dell’Università Cattolica ai gruppi parrocchiali di San Carlo Borromeo (San Marzano) e Santa Teresa (Taranto). Una folta delegazione di queste realtà (quasi duecento persone), a nome dei propri aderenti, nel pomeriggio di lunedì 9 giugno ha celebrato il giubileo diocesano delle aggregazioni laicali.
L’appuntamento era stato fissato nella zona rupestre di San Marzano da dove, dietro la croce giubilare e in clima di preghiera, si sono diretti verso il santuario rupestre della Madonna delle Grazie. Prima di entrare in chiesa, i presenti hanno recitato le orazioni giubilari e pregato per le intenzioni del santo padre. Quindi, ci si è disposti fra i banchi per la santa messa, celebrata, da mons. Paolo Oliva, vicario episcopale per le attività laicali, delegato dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero.
L’omelia di don Paolo ha toccato principalmente tre punti: l’unità nella Chiesa, la passione per la Chiesa e la necessità della formazione per entrare nello spirito del Concilio Vaticano II. Il celebrante in particolare ha invitato ogni membro del laicato a essere visibilmente innamorato della Chiesa, se si vuol diventare attrattivi e generativi.
La responsabilità storica nei confronti delle nuove generazioni è grande: consegnare il dono della fede ricevuta perché possa germogliare e portare frutto. Questo, sull’esempio di Maria, Madre della Chiesa (di cui lunedì ricorreva la memoria liturgica), voluta con questo titolo da papa Paolo VI in una famosa allocuzione del 21 novembre del 1964: Maria, generando nella natura umana il Figlio di Dio, è la Madre di tutto il Corpo mistico di Cristo. Sotto la croce del Figlio, la maternità di Maria si estende a tutti i discepoli del Figlio. La speranza cristiana trova in Maria ss.ma la prima e piena realizzazione.
Al termine, prima della benedizione finale, il saluto di don Cosimo Rodia, parroco della chiesa madre di San Marzano, e custode del santuario.

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Sport

Lizzano tra energia e partecipazione: seconda edizione della Festa dello sport

10 Giu 2025

di Claudia Schirano

Giovedì 5 giugno, a Lizzano, piazza Matteotti si è trasformata in un grande campo sportivo all’aperto per celebrare la seconda edizione della ‘Festa dello Sport’, organizzata dall’amministrazione comunale, in collaborazione con numerose associazioni del territorio. Dalle ore 17 la piazza ha ospitato un ricco programma di esibizioni, attività dimostrative e giochi aperti a tutti grazie alla partecipazione di oltre 15 realtà locali:  dalle arti marziali alla danza, dal calcio alla ginnastica artistica.
A presentare la serata è stato Angelo Nisi, presidente dell’associazione ‘Pietre Vive aps’, che ha condotto l’evento con la consueta energia e precisione.

Il sindaco Lucia Palombella ha espresso soddisfazione per l’ampia adesione e ha sottolineato il ruolo fondamentale dello sport nella crescita dei più giovani e nella coesione della comunità: “Tutte queste associazioni – ha detto – accolgono i nostri ragazzi e contribuiscono alla loro crescita attraverso lo sport, che svolge una funzione sociale fondamentale per bambini, giovani e adulti. Per questo è importante riconoscere il grande merito di queste realtà e celebrarle insieme”.

 Tra le novità di quest’anno, la presenza dell’istituto comprensivo “A. Manzoni” con le discipline del badminton e del tennis tavolo, che hanno valorizzato la scuola e il paese.

Un ringraziamento speciale è stato rivolto alla prof.ssa Antonella Zannetti per l’impegno e la collaborazione. La serata ha anche ospitato una tappa speciale delle ‘Antoniadi’, le attività organizzate da ‘Pietre Vive’, giunte alla 24ª edizione. Proprio in questo contesto, l’associazione ha animato la piazza con i giochi di una volta (tiro alla fune, salto con la corda, campana)  riscuotendo entusiasmo tra adulti e bambini. “È stata una giornata di pausa per le ‘Antoniadi’ – hanno detto i responsabili dell’associazione – ma ci siamo divertiti ugualmente partecipando alla ‘Festa dello Sport’, con tantissimi gruppi che promuovono lo sport a tutti i livelli e per tutte le età”.

 Un ringraziamento particolare è andato anche alla Misericordia di Lizzano onlus, al tecnico Sergio Pastorelli per l’audio e le luci e a tutte le associazioni sportive che hanno contribuito al successo dell’iniziativa: Asd Giselle, Asd Bailando, New Dance & Style, Eracle Ginnastica Artistica, Sant’Egidio Basket, Sporting Boys, Monopoli Calcio Lizzano, Martial Academy Eracle, Team Giuseppe Lacaita, Fipsas, Vespa Club Lizzano, Lega Navale Italiana – sezione di Taranto.

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Povertà

Trincia (Caritas Roma): “Una grande sconfitta per tutti”

Tragedia all’interno di Villa Pamphili: ritrovati senza vita due corpi, madre e figlia. L’ipotesi è che il dramma si sia consumato in un contesto di grave degrado ed emarginazione

10 Giu 2025

di Patrizia Caiffa

“Non ci sono parole, solo un dolore enorme. È una grande sconfitta per tutti. Disumanità totale”: è questo il commento di Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, riguardo al ritrovamento sabato dei cadaveri di una neonata di circa sei mesi e di una donna, presumibilmente madre e figlia, all’interno di Villa Pamphili, una delle più note e frequentate ville della capitale. Il giallo non ha contorni chiari: pare che la donna, forse dell’est Europa, non abbia lesioni sul corpo e che la bimba potrebbe essere stata uccisa per strangolamento la sera prima del ritrovamento. L’ipotesi più accreditata è che il dramma si sia consumato in un contesto di grave degrado ed emarginazione. Le persone senza dimora sono in aumento a Roma, perciò Trincia lancia un appello a istituti religiosi e comunità, ma anche ai singoli: “Aprire le strutture vuote per salvare vite umane. Se continuiamo a tenerle chiuse o ad affidarle ad altri per la messa a reddito vuol dire che c’è qualcosa che non funziona. Capisco che non è semplice ma bisogna avere un po’ più di coraggio e di spirito profetico”.

È possibile che la tragedia sia maturata in un contesto di povertà estrema?

Villa Pamphili è talmente grande che è facile potersi nascondere quando si versa in povertà estrema, oppure le persone non vogliono vedere. Non è un problema che riguarda solo la villa ma è un problema di uso della città. Al di là degli aspetti non chiari, che spettano a chi indaga, dovrebbe esserci una priorità legata al salvare le vite umane. Lancio un appello ad aprire gli istituti religiosi, ci sono case che possono essere messe a disposizione. Bisogna muoversi tutti molto di più, anche nella Chiesa. Se ci sono strutture ecclesiali bisogna aprirle e metterle a disposizione. Anche i singoli battezzati, se hanno un secondo o terzo appartamento, dovrebbero aprirli alla vita delle persone, con le opportune garanzie.

Alcuni potrebbero avere timori ad aprire le case a persone con problemi…

Si lavora insieme e si trovano le misure giuste. Ma dobbiamo chiederci cosa è più importante: la vita umana o le garanzie? A volte basterebbe solo dare un segno, ad esempio ospitando una mamma con una bambina, non chiediamo di trasformare un istituto religioso in ostello.

Quali sono invece le responsabilità dello Stato?

Le istituzioni pubbliche devono fare molto di più almeno su due piani: rafforzare la rete di servizi di prima accoglienza a bassa soglia per accogliere le persone in strada; rivedere e rafforzare la rete dei servizi sociali. Servono molti più operatori di strada. Non bastano i volontari. Anche gli operatori pubblici dei servizi sociali devono stare di più sulla strada, 7 giorni su 7, di giorno e di notte. Perché a Roma c’è troppa gente che versa in condizioni di grave precarietà abitativa. Il fatto che una bimba sia sfuggita ai servizi sociali è gravissimo. Lo Stato deve fare di più.

Villa Pamphili è un luogo pubblico molto amato e frequentato dai romani eppure…

Occorre superare l’indifferenza o l’alibi della paura, troppe persone sembrano assuefatte a situazioni oltre i limiti come questa. Se si incontra una persona in tali condizioni, tanto più una creatura di pochi mesi, non si può non intervenire e girarsi dall’altra parte. Ancora di più se sei credente. Con la necessaria prudenza, quando si fa la corsetta a Villa Pamphili o si cammina in strada, bisogna attivarsi. Occorre fare una azione di sensibilizzazione e responsabilizzazione.

Qualcuno invoca un censimento delle persone senza dimora. Che ne pensa?

Roma Capitale ha già iniziato a fare un censimento. È giusto conoscere in maniera puntuale e precisa ma queste persone dormono in strada, sotto i ponti, in tende, in vecchie roulotte. Servono misure immediate per aiutarle ad uscire da una condizione di grandissima precarietà. C’è troppa poca rete di servizi di prima accoglienza. Siamo d’accordo sul censimento ma servono risposte immediate e urgenti a chi dorme in strada. A Roma ci sono 170.000 appartamenti vuoti e decine di migliaia di persone senza casa. Possibile che una politica degna di questo nome non trovi le soluzioni? Questa è responsabilità della politica. Non basta il volontariato, non basta l’attività di una Chiesa.

A Roma stanno aumentano situazioni estreme di questo tipo?

Stanno aumentando perché abbiamo dietro decenni di inerzia. La Caritas di Roma insiste tanto sul tema dell’abitare perché non siamo in grado di affrontare da soli una domanda che cresce giorno dopo giorno. Gli sfratti a Roma per morosità incolpevole non sono stati sospesi come avevamo chiesto in occasione del Giubileo. Finora non è arrivata nessuna risposta. Non c’è una struttura pubblica che possa accogliere una famiglia intera che ha subito uno sfratto.

Come Caritas cosa state facendo per affrontare il grave tema della povertà abitativa?

Almeno 30 parrocchie fanno accoglienza diffusa a Roma ma non basta. Quando c’è questo livello di precarietà abitativa ci si aspetta di tutto. Quante tragedie poco visibili si verificano ogni ora nella città di Roma? Quante persone non riescono a mangiare abbastanza o a far andare i figli a scuola perché gli affitti a Roma sono diventati carissimi? Non è accettabile che si lasci tutto al mercato, al rapporto di forza tra domanda e offerta. Tutto ciò produce scarti umani, e lo verifichiamo ogni giorno. Bisogna mettere da parte le polemiche perché Roma Capitale è talmente grande e complessa da richiedere una santità politica, cioè la capacità di guardare al bene comune e all’interesse generale. Diamo priorità alle persone.

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Pentecoste

Leone XIV e lo Spirito che abbatte le frontiere

ph Siciliani Gennari-Sir
10 Giu 2025

di Giada Di Reda

“Ecco che, allora, a Pentecoste le porte del cenacolo si aprono perché lo Spirito apre le frontiere”: l’omelia del papa, rivolta ai fedeli domenica 9 giugno, in occasione della santa messa nella solennità di Pentecoste, coincidente con il Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità, è un invito a oltrepassare, uniti e guidati dallo Spirito santo, tutte quelle barriere presenti dentro e fuori di noi, in nome di una società costruita sull’incontro e sul dialogo, come fondamenti della giustizia.

“È spuntato a noi gradito il giorno nel quale […] il Signore Gesù Cristo, glorificato con la sua ascesa al cielo dopo la risurrezione, inviò lo Spirito santo”: con una citazione tratta dal Discorso 271 di Sant’Agostino, il papa ha introdotto la sua omelia, per poi soffermarsi sulla lettura tratta dagli Atti degli apostoli, per ricordare l’opera che lo Spirito santo ha compiuto sulla vita dei Dodici.

Questo è il punto di partenza della riflessione del pontefice sulle azioni che noi uomini siamo chiamati a compiere mediante il dono dello Spirito santo, le frontiere che egli ci invita a superare dentro e fuori di noi. Un soffio che ci apre a un nuovo incontro con noi stessi “oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all’incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia; ci convince – secondo le stesse parole di Gesù appena proclamate – che solo se rimaniamo nell’amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati. Apre le frontiere dentro di noi, perché la nostra vita diventi uno spazio ospitale”. Solo abbattendo quei muri interiori, infatti possiamo rendere la nostra vita uno “spazio ospitale”, aprendoci a nuove prospettive.

Una volta oltrepassati i limiti nell’intimo del nostro essere, lo spirito ci permette di aprire “le frontiere anche nelle nostre relazioni”, perché quando l’amore di Dio vive in noi, abbiamo la possibilità di superare la paura dell’altro, dello straniero, del diverso, imparando ad abbracciare nostro fratello.

E ancora, il santo padre si sofferma sui pericoli nascosti all’interno delle relazioni: “Ma lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni. Penso anche – con molto dolore – a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio”.

Infine, proseguendo nella sua riflessione sul significato della Pentecoste, alla luce della relazione, il papa ci ricorda che lo Spirito santo “apre le frontiere anche tra i popoli” e “infrange i muri”, ripristinando l’unità laddove vi è divisione. Rifacendosi all’esperienza degli apostoli, che parlavano le lingue della gente, grazie allo spirito che dal caos di Babele riporta l’armonia, poiché “le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità”.

L’amore, comandamento universale che per papa Leone non lascia spazio ai pregiudizi; egli infatti denuncia “le distanze di sicurezza” e la “logica dell’esclusione”, e nel bel mezzo di un mondo “collegato ma scollegato”, nel giorno della festa della Pentecoste, invoca “lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli”.

Parole profonde, attuali, segno e simbolo di una Chiesa sempre più vicina al mondo contemporaneo e alle sue ferite. Solitudine, nazionalismi, femminicidi, relazioni fragili, temi al centro di un discorso che a partire dal mistero della Pentecoste, volge il suo sguardo attento verso i drammi del nostro tempo, confermando ancora una volta la volontà di essere una Chiesta attiva e in dialogo con l’umanità.

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Elezioni

Piero Bitetti eletto sindaco “Renderemo Taranto migliore”

09 Giu 2025

di Silvano Trevisani

Taranto ha scelto Piero Bitetti. Seguendo il trend delle grandi città, anche Taranto promuove il centrosinistra, mantenendo, nel nostro caso, l’orientamento che la caratterizza da vent’anni. Voltando decisamente pagina anche dal capitolo Melucci che, dopo lo scioglimento del consiglio, aveva cercato di lasciare un’impronta nelle liste di Francesco Tacente. Qui, infatti, avevano trovato posto molti suoi fedelissimi che, per altro, non sono stati premiati dagli elettori, con l’unica eccezione di Gianni Azzaro.

Una campagna elettorale breve ma resa molto aspra, soprattutto dopo il primo turno, ha mantenuto, quindi, le previsioni della vigilia, che vedevano favorito Bitetti, anche dopo che la coalizione di Tacente si era apparentata ufficialmente con il centrodestra. E ieri sera una folla festante e molto nutrita ha festeggiato il neoeletto, al quale hanno portato il saluto il presidente della Regione Michele Emiliano e numerosi esponenti e sindaci di centrosinistra. Cori da stadio e slogan improvvisati su motivi popolari hanno accolto il sindaco neoeletto che ha dovuto far fronte, oltre che alla folla, anche a una marea di giornalisti, che non hanno mancato di interrogarlo proprio sui toni della competizione.

A Tacente e ai suoi Bitetti ha lanciato segnali di rasserenamento e di distensione: “A Tacente dico che la campagna elettorale è alle spalle e che nei ruoli che il suo elettorato gli ha riconosciuto, nel massimo rispetto della democrazia, proviamo a lavorare all’unisono per il benessere della nostra terra”.

“Nella campagna elettorale abbiamo ascoltato tante persone che esprimevano un bisogno comune che è quello di migliorare la qualità della vita di questa città. E in questa direzione vogliamo andare occupandoci di tutti, senza lasciare nessuno indietro, nei ruoli che la democrazia ci ha assegnato. Nel rispetto delle sensibilità di ciascuno noi proveremo a incidere, e ce la faremo perché abbiamo una squadra pronta ad amministrare. Non ho fatto promesse nella campagna elettorale ma ora prometto questo: miglioreremo il futuro di questa città, per darle ciò che merita. Ci aspettano problemi e decisioni particolarmente importanti, che sapremo affrontare”.

Nelle dichiarazioni rese, pure in condizioni rese surreali dalla concitazione, non ha mancato di ricordare alcuni dei punti suoi quali ha basato il suo programma, a partire dalla revisione dell’organizzazione della macchina amministrativa, della revisione del Piano Urbanistico generale, della task force per il lavoro, il tavolo permanente per l’ambiente e quello per il terzo settore. E poi i problemi dei disabili e dei carcerati.

In Bitetti l’elettorato ha visto soprattutto l’esperienza politica di lungo corso, che era mancanza di certo nel suo predecessore, che proprio nel confronto politico ha mostrato il lato più debole. E bisogna anche sottolineare che questa volta il calo della partecipazione è stato minore rispetto ai precedenti ballottaggi, in parte anche grazie al contestuale voto per i referendum.

Cinquantadue anni, due figli, è stato un netto oppositore di Melucci, che lo aveva anche privato dell’incarico di presidente del consiglio comunale.

Grazie all’affermazione di Bitetti, il nuovo consiglio comunale dovrebbe vedere l’attribuzione di 20 seggi alla maggioranza e dodici all’opposizione, che comprende tutti i candidati sindaci non eletti come tali ma il cui schieramento ha raggiunto il quorum, compreso quello di Annagrazia Angolano del Movimento 5Stelle, che ha sostenuto Bitetti senza l’apparentamento e rimanendo all’opposizione.

Così verrebbero attribuiti i seggi.

MAGGIORANZA

Pd: Mattia Giorno, Enzo Di Gregorio, Lucio Lonoce, Luana Riso, Alexia Serio, Stefano Panzano, Virginia Galendro, Malilena Devito. Partito liberaldemocratico: Antonio Quazzico, Alleanza Verdi Sinistra: Antonio Lenti, Con Bitetti: Vittorio Mele, Daniela Galiano, Massimo Vozza, Patrizia Mignolo, Per Bitetti sindaco: Francesco Cosa e Giovanni Tartaglia, Unire Taranto: Sabrina Lincesso, Patrizia Boccuni; Dc: Nicola Catania, Demos: Giovanni Liviano.

OPPOSIZIONE

Prima Taranto: Adriano Tribbia; Patto Popolare: Massimiliano Stellato; Unione di centro: Emiliano Messina; Tacente sindaco: Gianni Azzaro; Fortemente liberi: Salvatore Brisci; FI: Massimiliano Di Cuia; FdI: Giampaolo Vietri, Tiziana Toscano.

Candidati sindaco: Francesco Tacente, Luca Lazzaro, Mirko Di Bello e Annagrazia Angolano.

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Diocesi

Martina Franca, tredicina itinerante per la festa di Sant’Antonio

09 Giu 2025

di Angelo Diofano

“La comunità parrocchiale di Sant’Antonio in Martina Franca in occasione della tredicina in onore del patrono vive con profonda partecipazione il momento di preparazione alla festa del 13 giugno. La chiesa parrocchiale dal mattino fino a tarda serata è meta del pellegrinaggio di tanti Martinesi che si affidano al Santo dí Padova. Particolarmente sentiti sono i due appuntamenti serali: la predicazione durante la messa vespertina e la preghiera itinerante in 13 vie del territorio parrocchiale a cui si uniscono molti fedeli. Particolarmente atteso è il giorno della festa: la concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Ciro Miniero inaugura il momento della festa con la benedizione del pane che è donato grazie alla generosità della confraternita e di tanti fedeli a tutti i cittadini che si radunano in piazza. In serata, dopo la celebrazione, la solenne processione e un concerto concluderanno i festeggiamenti al grande santo a cui la comunità si affida in questi giorni di particolare grazia”.

Con queste parole don Mimmo Sergio, parroco della Sant’Antonio a Martina Franca, commenta i festeggiamenti del santo titolare a cura della parrocchia e dell’arciconfraternita dell’Immacolata degli Artieri (priore, Claudio Carrieri).

La tredicina itinerante, con inizio alle ore 21, farà tappa martedì 10 in via Oberdan 3; mercoledì 11 in via Berardo Leone 1 e giovedì 12 in corso Messapia.

Giovedì 12, vigilia della festa, sante messe saranno celebrate alle ore 9 (presieduta da padre Pio Callegari, dell’istituto missionari della Consolata) e alle ore 19.30 (don Stefano Bruno, parroco alla San Giorgio martire, di Locorotondo). Dopo la tredicina in corso Messapia, si tornerà in chiesa per la celebrazione del transito di Sant’Antonio.

Venerdì 13, festa del santo, in mattinata le celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 9 (presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero, con la benedizione e la distribuzione del pane) e alle ore 11 (presieduta dal vicario episcopale ad omnia mons. Alessandro Greco); a mezzogiorno avrà luogo la benedizione dei bimbi e delle mamme in attesa che si affidano a Sant’Antonio; alle ore 19, santa messa presieduta dal parroco don Mimmo Sergio; alle ore 20 uscirà la processione che percorrerà: via Valle d’Itria, via D’Annunzio, via C. Battisti, viale Europa, via B. Regina, corso Messapia e piazzetta Sant’Antonio. Accompagnerà la processione la banda musicale ‘Città di Martina Franca’ diretta dal m° Caterina Santoro. Il parroco invita i papà e gli uomini della comunità parrocchiale a dare la propria adesione per portare a spalla il simulacro del santo.

Al rientro della processione i festeggiamenti proseguiranno in villa Garibaldi con il concerto dei “’WakeUp Gospel Project’; durante la serata il comitato ‘Corso Messapia & dintorni’ realizzerà stand degustativi.

Non mancheranno le luminarie della ditta Ciaccia di Cisternino e lo sparo di petardi della ditta Itria Fireworks di Martina Franca.

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Regina caeli

La domenica del Papa – Quando l’amore di Dio abita in noi

ph Vatican media-Sir
09 Giu 2025

di Fabio Zavattaro

Nei cinquanta giorni trascorsi dalla Pasqua, gli apostoli si sono sempre ritrovati assieme nel Cenacolo per ascoltare le scritture e pregare, le porte chiuse per paura. Mentre calava la sera, improvvisamente un terremoto avvertito anche fuori, “un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa deve stavano” come leggiamo negli Atti degli apostoli. Pentecoste è la celebrazione del compimento della Pasqua, il momento in cui avviene il superamento di Babele e si costruisce la Gerusalemme profetizzata dall’Apocalisse, la città costruita non con mattoni tutti uguali, come appunto Babele, ma con pietre ciascuna diversa dall’altra, ognuna con la propria bellezza.

In piazza San Pietro, papa Leone presiede la messa di Pentecoste, giornata dedicata al Giubileo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità. Ricorda le parole di papa Benedetto XVI per il quale Pentecoste “apre le frontiere fra i popoli e infrange le barriere fra le classi e le razze”.

Pentecoste, allora, è quel vento impetuoso, quel “dono che dischiude la nostra vita all’amore”, dice Leone XIV nella sua omelia; la presenza del Signore “scioglie le nostre durezze, le nostre chiusure, gli egoismi, le paure che ci bloccano, i narcisismi che ci fanno ruotare solo intorno a noi stessi. Lo spirito Santo viene a sfidare, in noi, il rischio di una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo”.

Oggi nel mondo “c’è tanta discordia, tanta divisione” afferma il vescovo di Roma citando il suo predecessore Francesco; “siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi della solitudine”. Pentecoste allora è quel vento impetuoso che dovrebbe scuotere le coscienze di fronte alla tragedia delle guerre che agitano il nostro pianeta: “invochiamo lo Spirito dell’amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l’odio e ci aiuti a vivere da figli dell’unico Padre che è nei cieli”. Un appello che papa Leone riprende nel regina caeli chiedendo, “per intercessione di Maria, anzitutto la pace nei cuori”, perché, afferma, solo “un cuore pacifico può diffondere pace, in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra; illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo”.

Vento impetuoso che “apre le frontiere anche nelle nostre relazioni”. Quando l’amore di Dio abita in noi, afferma il Papa “diventiamo capaci di aprirci ai fratelli, di vincere le nostre rigidità, di superare la paura nei confronti di chi è diverso, di educare le passioni che si agitano dentro di noi”; la Spirito trasforma anche quei “pericoli nascosti” come “i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni” che “inquinano le relazioni”. Leone XIV guarda a quelle relazioni infestate, dice, “dalla volontà di dominare sull’altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio.

Lo Spirito è anche quel vento impetuoso che apre le frontiere tra i popoli, è quel “soffio divino” che unisce i cuori “e ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello”. Le differenze, allora, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme nella fraternità”. È quel vento che “infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio”; dove c’è l’amore, afferma Papa Leone, “non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici”.

Con movimenti e associazioni il Papa aveva trascorso la veglia di Pentecoste sabato sera e aveva detto che l’evangelizzazione non è una conquista umana del mondo ma “una strada che percorriamo insieme, affamati e assetati di giustizia, poveri di spirito, misericordiosi, miti, puri di cuore, operatori di pace”. Per seguire Gesù, “non occorrono sostenitori potenti, compromessi mondani, strategie emozionali. L’evangelizzazione è opera di Dio”.

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Patrimonio storico-paesaggistico

Straordinaria scoperta: 5 secoli fa speleologi grottagliesi ispezionarono Nove Casedde

08 Giu 2025

di Rosario Quaranta

Correva l’Anno del Signore 1525 ed esattamente l’8 giugno, quando un coraggioso drappello di sei personaggi di Grottaglie decisero di fare una vera e propria spedizione speleologica nelle “cavernae” site “ad montes” poco oltre il confine col territorio di Martina Franca, ed esattamente in quelle che oggi noi conosciamo come le Grotte di Nove Casedde. Ma chi erano questi ardimentosi che per l’occasione si divisero in due gruppi? Nel primo gruppo vi erano personaggi di spicco che si definiscono “solertes inquisitores” ossia abili esploratori: anzitutto il sacerdote D. Diogene Galeone “erudito nelle lingue greca ed ebraica e altri idiomi”, il suddiacono Angelo Bucci che poi diventerà arciprete della Collegiata grottagliese, e uno sconosciuto Cristoforo Castagna; nel secondo gruppo c’erano il sacerdote e notaio apostolico e imperiale D. Federico Ciracì, insieme a un altro ecclesiastico D. Donato Ricchiuto e al diacono Antonello Prelato.

Essi tuttavia non erano i primi a scoprire questo sito che anche nei secoli precedenti, come apprendiamo dagli studi del professor Carlo Tedeschi dell’Università di Chieti, era stato visitato da altri; erano e sono però i primi che nel momento di uscire all’aperto si preoccuparono di fissare con precisione nella roccia i loro nomi accanto alla datazione completa dell’avventuroso viaggio e ricordando in quella loro sortita un evento storico di straordinaria importanza nelle burrascose vicende italiane del tempo; e cioè la disfatta dell’esercito francese guidato personalmente dal Re di Francia Francesco I di Valois, il quale fu fatto prigioniero con tutto il suo esercito dall’armata imperiale di Carlo V. È quanto leggiamo testualmente in una delle iscrizioni incise sulla viva roccia: “1525. Regnante Carolo Imperatore anno in quo rex Francorum captus cum suo exercitu in bello Papiensi” e cioè: “1525. Anno in cui regnando Carlo Imperatore, il re dei Francesi venne catturato insieme al suo esercito nella battaglia di Pavia”. Ricordiamo che la battaglia di Pavia era avvenuta pochi mesi prima, e cioè il 24 febbraio 1525.

Ma perché essi si recarono in una località così lontana per sottoporsi a una perlustrazione tanto pericolosa? Qui entrano in gioco gli altri tre esploratori anch’essi grottagliesi, e cioè il sacerdote D. Geronimo d’Alessandro, il sopra ricordato D. Donato Ricchiuto e uno sconosciuto Ursino. Spetta a questi ultimi il riconoscimento del primato in queste esplorazioni in quanto essi esplorarono le caverne tre anni prima e precisamente il 7 luglio 1522. È logico dedurre che D. Donato Ricchiuto, presente in ambedue le perlustrazioni, col suo racconto avvincente, convinse tutti gli altri a tentare un secondo e più avventuroso viaggio avvalendosi della preziosa ed erudita presenza di D. Diogene delle Grottaglie e del promettente D. Angelo Bucci che divenne poi capo della chiesa grottagliese.

È importante sottolineare che di tutti questi personaggi (ad eccezione di Cristoforo Castagna e di Ursino) si hanno precisi riscontri in diversi documenti d’archivio coevi grottagliesi, come in parte già evidenziato nelle specifiche ricerche che gli studiosi martinesi Cristina Comasia Ancona e Roberto Rotondo hanno condotto e fruttuosamente conducono in proposito da diversi anni, d’intesa col Gruppo Speleologico Martinese, col ricordato professor Carlo Tedeschi e con varie altre personalità e istituti accademici.

Nelle foto: La speleologa Cristina Comasia Ancona intenta alla decifrazione dei graffiti dei solerti esploratori. Una delle iscrizioni graffite dai “solertes inquisitores” grottagliesi nella grotta di Nove Casedde. 

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Giubileo delle aggregazioni laicali

06 Giu 2025

Lunedì 9 giugno, memoria di Santa Maria, Madre della Chiesa, le associazioni e i movimenti laicali celebrano il loro giubileo. L’incontro avrà inizio alle ore 17 al santuario della Madonna delle Grazie a San Marzano di San Giuseppe. Dopo la preghiera del santo rosario, si entrerà processionalmente nel santuario dove alle ore 18 sarà celebrata  la santa messa.
Il pellegrinaggio giubilare sarà presieduto da mons. Paolo Oliva, vicario episcopale per le aggregazioni laicali.

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