Tracce: un programma per la rigenerazione di Taranto
La proposta del Comitato per la difesa del territorio jonico si consolida su basi fiscali e occupazionali solide, per ripensare la città su criteri ecosostenibili

Nei giorni scorsi, il Comitato per la difesa del territorio jonico – un gruppo multidisciplinare di professionisti, attivi nei settori ambientale, economico, giuridico e culturale – ha presentato alle istituzioni locali un documento strategico aggiornato, parte integrante del programma Tracce – Taranto Rigenerata Attraverso Cultura, Comunità ed Ecologia -, che introduce due tasselli fondamentali per rendere concreta la transizione post-Ilva: una leva fiscale innovativa, ispirata a modelli internazionali come Bethlehem (Usa) e una strategia occupazionale giusta, che punta sulla formazione e sull’elevazione culturale del lavoro.
Il documento è stato trasmesso al sindaco di Taranto, ai sindaci di Statte e Grottaglie, al presidente della Provincia di Taranto e al presidente della Regione Puglia, con l’auspicio che possa alimentare una riflessione pubblica all’altezza della posta in gioco.
Oltre 5 miliardi spesi senza trasformazione: un’occasione mancata
I numeri che raccontano lo spreco di risorse pubbliche sono impietosi: dal 2012 lo Stato ha destinato oltre 5 miliardi di euro alla gestione dell’ex Ilva: cassa integrazione, commissariamenti, prestiti ponte, interventi parziali di bonifica.
Si è trattato, però, di spesa passiva: risorse consumate per tenere in vita un sistema in crisi, senza generare né sviluppo, né sicurezza, né futuro.
Se anche solo una parte di quei fondi fosse stata impiegata come investimento strutturato, ad esempio attraverso l’emissione di Btp vincolati o Green Bond con obiettivi chiari, lo Stato avrebbe potuto trasformare quelle uscite in infrastrutture permanenti, anziché in sussidi temporanei; completare le bonifiche ambientali, generando lavoro e salute; disattivare progressivamente l’area a caldo, costruendo una riconversione sostenibile; realizzare hub fotovoltaici, culturali, educativi e produttivi e, non ultimo, attivare attrattività economica stabile, invece di contenere l’instabilità.
Quella che è mancata finora non è solo una strategia industriale: è mancata una vera logica di investimento pubblico di medio-lungo periodo.
Il modello americano di Bethlehem ha dimostrato che una fiscalità di scopo locale (Tif), usata in modo mirato, può generare valore duraturo, lavoro e senso di appartenenza in luoghi segnati da crisi industriali.
Taranto 2035: la visione che unisce lavoro, ambiente e conoscenza
Il programma ‘Taranto 2035’, sviluppato nell’ambito di Tracce, rappresenta un piano graduale di uscita dall’area a caldo e riconversione multifunzionale del sito, con l’obiettivo di restituire alla città un orizzonte di benessere, lavoro e salute entro i prossimi 10 anni. Il piano si fonda su:
- formazione retribuita per i lavoratori su nuove tecnologie, normative ambientali e competenze digitali;
- inserimento progressivo in progetti reali di bonifica, edilizia rigenerativa, logistica e servizi pubblici;
- valorizzazione del sapere operaio attraverso percorsi di elevazione tecnica e culturale;
- creazione di un fondo pubblico-privato per la transizione occupazionale, alimentato da titoli di Stato e fondi Ue.
“Il lavoro a Taranto non deve scomparire – hanno sostenuto gli aderenti al Comitato per la difesa del territorio jonico -, ma evolversi. Il sapere industriale va aggiornato, messo in dialogo con la sostenibilità e restituito alla comunità sotto nuove forme.
Non si tratta solo di salvare occupazione, si tratta di liberare potenziale.
Taranto può diventare un laboratorio europeo di rigenerazione economica e culturale. Ma servono strumenti, regole chiare, e fiducia nella propria identità. Ma soprattutto serve coraggio!”.
Cos’è il modello Bethlehem
Il modello americano di Bethlehem si basa su una fiscalità di scopo locale (Tif) e ha dimostrato che, usata in modo mirato, può generare valore duraturo, lavoro e senso di appartenenza in luoghi segnati da crisi industriali.
A Bethlehem, la riconversione della ex acciaieria – un colosso che occupava oltre 6 miglia di territorio – ha portato alla nascita di SteelStacks, un campus culturale e ricreativo che oggi ospita più di mille eventi l’anno, con un impatto economico stimato in oltre 70 milioni di dollari annui.
Non solo: l’intera struttura dei cinque altiforni storici è stata conservata e valorizzata come “cattedrale industriale”, trasformando un simbolo di declino in un emblema di rinascita urbana, culturale e identitaria.
Tutti questi aspetti – fiscali, urbanistici, culturali e occupazionali – sono stati oggetto di approfondita analisi comparativa all’interno del documento ‘Tracce’.
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