Oratori

La conclusione della Settimana dello studente: una festa che profuma di gioia e comunità

ph Figlie di Maria ausiliatrice
27 Ott 2025

di Valentina Franzese

Un pomeriggio pieno di luce, di volti sorridenti e di entusiasmo sincero ha segnato, venerdì 24, la conclusione della ‘Settimana dello studente’ alla parrocchia Maria Santissima del Rosario di Talsano. L’oratorio delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Taranto, coinvolto attivamente nell’organizzazione dei pomeriggi di giochi e festa, ha portato con sé la consueta allegria, quella che trasforma ogni incontro in festa, ogni gesto in occasione di crescita e di amicizia. A rendere ancora più vivace l’atmosfera, le note travolgenti della banda dell’associazione musicale Maria Santissima Addolorata, che ha accompagnato giochi e momenti di condivisione, dando voce alla gioia dell’essere insieme. L’evento è stato un vero abbraccio tra comunità: la parrocchia e l’oratorio uniti da uno stesso desiderio: camminare con i giovani e farli sentire protagonisti della loro vita. La festa ha avuto un sapore ancora più dolce grazie a una coincidenza speciale: il compleanno di suor Teresa Cinque, direttrice dell’istituto Maria Ausiliatrice, festeggiata con affetto e riconoscenza da tutti i partecipanti. Il suo sorriso, segno di una dedizione costante e discreta, ha reso ancor più evidente la forza contagiosa della gioia salesiana, capace di far sentire ognuno parte della stessa famiglia.

Un grazie di cuore a chi ha reso possibile questa giornata e questa intensa settimana di eventi – sacerdoti, suore, educatori, animatori, famiglie e volontari – per la cura, la passione e la gioia con cui hanno accompagnato i ragazzi. È proprio questo il miracolo dell’oratorio: trasformare il tempo in dono, la fatica in sorriso, la fede in festa.
Ancora una volta, la comunità delle suore salesiane di Taranto ci ha testimoniato che la gioia più autentica nasce dalle relazioni, dal camminare insieme e dal condividere con il cuore aperto e sincero ciò che si è e ciò che si fa, quotidianamente.

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Ecclesia

Approvato il Documento finale del Cammino sinodale

ph Siciliani Gennari-Sir
27 Ott 2025

di Riccardo Benotti

Con 781 “placet” su 809 votanti, la Terza Assemblea sinodale ha approvato il Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, intitolato ‘Lievito di pace e di speranza’. Il voto – elettronico e a scrutinio segreto – ha riguardato l’intero testo e le tre sezioni in cui è articolato: 124 proposizioni complessive, frutto del confronto emerso nella seconda Assemblea e rielaborato con il contributo della Presidenza Cei, del Comitato sinodale, del Consiglio permanente, degli Uffici e delle Regioni ecclesiastiche. “Una volta che oggi questa Assemblea ha congedato il testo con il suo voto – ha affermato il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei -, è ora compito dei Pastori assumere tutto, individuare priorità, coinvolgere forze vecchie e nuove per dare corpo alle parole. Collegialità e sinodalità”. La prossima Assemblea generale della Cei, in programma a novembre 2025, sarà interamente dedicata alla discussione del Documento, che ora diventa riferimento centrale per l’elaborazione di orientamenti e delibere. Il Consiglio permanente ha disposto la creazione di un gruppo di vescovi che, con il sostegno degli organi statutari, guiderà questa fase di recezione e discernimento. “Il Cammino sinodale oggi è terminato – ha aggiunto Zuppi – ma ci accompagnerà lo stile sinodale, che ci spinge a realizzare nel tempo ciò che abbiamo intuito, discusso, scritto e votato”.

 

ph Siciliani Gennari-Sir


Una bellezza che nasce dall’ascolto reciproco

“Quattro anni belli”, ha detto mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, nel suo intervento introduttivo. “La bellezza, per i cristiani, non è solo armonia, ma è dono, impegno, sacrificio. La nota della bellezza mi pare in grado di riassumere questi anni, che possiamo ora vivere con gioia ed entusiasmo”. Richiamando le tappe del processo avviato nel 2021 su impulso di papa Francesco, Castellucci ha ricordato come il Sinodo sia stato innanzitutto un’esperienza di persone e relazioni, più che di testi o strutture. “50mila gruppi – ha detto – si sono incontrati, ascoltati e confrontati. È stato un fenomeno unico nella recente storia della Chiesa in Italia”.

Dopo l’interruzione della seconda Assemblea e il ritiro del primo testo delle proposizioni, ritenuto inadeguato, il lavoro ripreso nei mesi successivi ha prodotto un nuovo Documento capace di mediare posizioni diverse senza cedere al compromesso. “Non è un testo perfetto – ha aggiunto Castellucci – ma riflette il percorso fatto e il senso di fede delle nostre comunità”. Il voto, ha precisato, non è stato espressione di appartenenze, ma atto di coscienza ecclesiale: “Il primato della coscienza personale, inciso nei testi conciliari, deve ispirare il momento assembleare che stiamo vivendo”.

ph Siciliani Gennari-Sir

Una Chiesa che si lascia trasformare dallo Spirito
A introdurre i lavori è stato padre Sabino Chialà, priore di Bose, con una meditazione sulla spiritualità del discernimento sinodale: “I passi, quando sono veri, trasformano. Non si può camminare restando gli stessi”. Chialà ha ricordato che il cammino sinodale non può ridursi a forma o a meccanismo decisionale, ma deve restare esperienza dello Spirito: “Scelte che non tradiscono ma approfondiscono il deposito della fede, che aiutano a comprendere meglio e a rimanere fedeli al Vangelo di Gesù Cristo”. Nel messaggio indirizzata a papa Leone XIV, i partecipanti hanno espresso gratitudine per l’accompagnamento ricevuto: “Il Cammino sinodale ci ha aiutato a riscoprire lo stile della vita e della missione della Chiesa”, scrivono.

Il Papa, ricevendoli nel giugno scorso, aveva esortato a “restare uniti e non difendersi dalle provocazioni dello Spirito. La sinodalità diventi mentalità”. Una raccomandazione che i delegati hanno voluto fare propria: “Assumiamo questo auspicio come impegno concreto da incarnare e vivere sin d’ora”. Per questo il Cammino sinodale – ha ricordato ancora Zuppi – è stato anche “un cantiere di corresponsabilità differenziata”, un’opera di comunione costruita a più mani, nella quale “la profezia non è massimalista né minimalista, ma evangelicamente realista”.

ph Siciliani Gennari-Sir

Proposte approvate con ampio consenso, ma non senza confronti
Nel dettaglio delle votazioni, il Documento di sintesi è stato approvato con una larghissima maggioranza: l’introduzione ha ricevuto 832 voti favorevoli su 847 (98,23%) e la prima parte 812 su 846 (96%). La sezione iniziale, dedicata al rinnovamento dello stile ecclesiale e missionario, ha raccolto i consensi più ampi. Tra i singoli punti, spicca la proposta 25(e), sulla formazione sinodale dei ministri e dei laici, con 828 voti favorevoli su 844 (98,10%). Anche la 24(d), che sollecita una maggiore sinodalità dei vescovi, ha superato il 97% di approvazione (822 su 844). La 24(e), sull’evangelizzazione digitale, pur approvata con ampio consenso (778 su 847), si attesta attorno al 91,85%. Più articolato il quadro nella Parte III, “La corresponsabilità nella missione e nella guida della comunità”: non esiste un voto aggregato per l’intera sezione, ma la media dei risultati indica una percentuale attorno all’89%, con punte di dissenso significative. La proposta meno votata in assoluto è la 71(c), che chiede il pieno coinvolgimento delle donne nei processi decisionali e nei ruoli di responsabilità: approvata con 625 voti su 813 (76,88%), ha registrato il numero più alto di voti contrari (188). Seguono la 72(d), sull’affidamento stabile ai laici di compiti di guida pastorale e amministrativa (636 voti su 810, 78,52%), e la 71(b), sul riconoscimento delle donne nei ruoli di insegnamento teologico (661 su 817, 80,91%). Anche la 72(c), che apre al discernimento sui nuovi ministeri laicali, pur approvata con l’82,37%, riflette un confronto acceso. Al di fuori della Parte III, la proposta 30(c), sull’ascolto delle persone ferite o escluse, ha raccolto 672 voti favorevoli su 826 (81,35%), con 154 contrari: un dato che segnala la delicatezza del tema. Sul piano amministrativo, la 74(c), sull’introduzione di strumenti di valutazione e trasparenza, è stata approvata con 781 voti su 815 (95,83%), ma non senza qualche riserva. L’insieme dei dati restituisce un quadro in cui la Chiesa italiana condivide in modo ampio la prospettiva di uno stile più sinodale, pur mostrando cautele e resistenze quando si toccano strutture di potere, ruoli di guida e nuove forme ministeriali.

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Angelus

La domenica del Papa – Fare strada insieme

ph Vatican media-Sir
27 Ott 2025

di Fabio Zavattaro

“Camminare insieme, essere sinodali, questa è la vocazione della Chiesa. I cristiani sono chiamati a fare strada insieme”. Leone XIV celebra in San Pietro il Giubileo delle Équipe sinodali e degli organismi di partecipazione e ricorda, con le parole di papa Francesco che essi “esprimono quanto accade nella chiesa, dove le relazioni non rispondono alle logiche del potere ma dell’amore”; nella comunità cristiana “il primato riguarda la vita spirituale”.

Omelia nel giorno in cui il Vangeli e le letture mettono l’accento sulla preghiera, e quella del povero, leggiamo nel Siracide, “attraversa le nubi e il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato”. Mai scoraggiarsi diceva Benedetto XVI commentando le parole del libro di Ben Sira, perché il grido del povero e dell’oppresso trova eco immediata nel Signore che interviene “per aprire una via di uscita, per restituire un futuro di libertà, un orizzonte di speranza”.

In primo piano, dunque, il tema della preghiera, tema caro all’evangelista Luca. Ma a ben guardare il testo e la parabola di Gesù – i due uomini, il pubblicano e il fariseo che insieme salgono al tempio per pregare – sono un riferimento esplicito alle scelte che siamo chiamati a compiere, e al modo del nostro pregare. Salgono insieme ricorda papa Leone, ma “sono divisi e tra loro non c’è nessuna comunicazione. Tutti e due fanno la stessa strada, ma il loro non è un camminare insieme; tutti e due si trovano nel Tempio, ma uno si prende il primo posto e l’altro rimane all’ultimo; tutti e due pregano il Padre, ma senza essere fratelli e senza condividere nulla”.

La preghiera del fariseo, spiega il vescovo di Roma, “apparentemente” è rivolta a Dio, ma in realtà “è soltanto uno specchio in cui egli guarda sé stesso, giustifica sé stesso, elogia sé stesso”; e cita sant’Agostino: “era salito per pregare; ma non volle pregare Dio, bensì lodare sé stesso”. Questo può succedere anche nella Comunità cristiana quando “l’io prevale sul noi, generando personalismi che impediscono relazioni autentiche e fraterne; quando la pretesa di essere migliori degli altri, come fa il fariseo col pubblicano, crea divisione e trasforma la Comunità in un luogo giudicante ed escludente; quando si fa leva sul proprio ruolo per esercitare il potere e occupare spazi”.

Il credente, invece, deve guardare al pubblicano che ha “il coraggio e l’umiltà”, afferma il Papa all’angelus, di presentarsi davanti a Dio: “non si chiude nel suo mondo, non si rassegna al male che ha fatto. Lascia i luoghi in cui è temuto, al sicuro, protetto dal potere che esercita sugli altri. Viene al Tempio da solo, senza scorta, anche a costo di affrontare sguardi duri e giudizi taglienti, e si mette davanti al Signore, in fondo, a testa bassa, pronunciando poche parole: o Dio, abbi pietà di me peccatore”. Messaggio potente afferma Leone XIV perché “non è ostentando i propri meriti che ci si salva, né nascondendo i propri errori, ma presentandosi onestamente, così come siamo, davanti a Dio, a sé stessi e agli altri, chiedendo perdono e affidandosi alla grazia del Signore”.

Con la stessa umiltà del pubblicano anche nella Chiesa dobbiamo tutti riconoscerci bisognosi di Dio e bisognosi gli uni degli altri, sapendo che “il Cristo appartiene a coloro che sentono umilmente, non a coloro che si innalzano al di sopra del gregge”.

E la preghiera, specialmente quella della recita comunitaria del Rosario, deve essere “incessante per la pace” afferma il Papa. Contemplando i misteri di Cristo con Maria “facciamo nostra la sofferenza e la speranza dei bambini, delle madri, dei padri, degli anziani vittime delle guerre… E da questa intercessione del cuore nascono tanti gesti di carità evangelica, di vicinanza concreta, di solidarietà… A tutti coloro che, ogni giorno, con fiduciosa perseveranza, portano avanti questo impegno, ripeto: beati gli operatori di pace”.

L’immagine della chiesa di Leone ha le parole di papa Francesco, una chiesa, cioè che “si abbassa per lavare i piedi dell’umanità; una Chiesa che non giudica come fa il fariseo col pubblicano, ma si fa luogo ospitale per tutti e per ciascuno; una Chiesa che non si chiude in sé stessa, ma resta in ascolto di Dio per poter allo stesso modo ascoltare tutti”. Una chiesa sinodale, ministeriale, “attratta da Cristo e perciò protesa al servizio del mondo”. Una chiesa capace di “abitare con fiducia e con spirito nuovo le tensioni che attraversano la vita della Chiesa – tra unità e diversità, tradizione e novità, autorità e partecipazione –, lasciando che lo Spirito le trasformi, perché non diventino contrapposizioni ideologiche e polarizzazioni dannose”.

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Oratori Anspi

È Cristian Piscardi il nuovo presidente comitato zonale Anspi

27 Ott 2025

È Cristian Piscardi il nuovo presidente del comitato zonale Anspi Taranto cui aderiscono gli oratori della nostra diocesi, che tanto incidono sul nostro territorio. Piscardi si mette alla guida di ‘una gioiosa famiglia’ al posto di don Ettore Tagliente, che ha ricoperto l’incarico per sedici anni, il quale vi resterà con l’incarico di vice presidente. Il direttivo è composto da don Giancarlo Ruggieri, assistente spirituale e dai consiglieri Piera Tufo, Donato Seprano, Nico Mola e Antonio Zigrino. “Coordinerò i ventisette circoli e oratori della nostra diocesi che conta oltre seimila tesserati – ha spiegato piuttosto commosso il nuovo presidente -. Per quattro anni ho ricoperto il ruolo di segretario e sono stato responsabile, con incarico conferito dall’Anspi nazionale, dei progetti Orat’incontro e 110Agorá per la nostra diocesi. Ho realizzato 17 agorà tra convegni, workshop formativi, manifestazioni e opere segno con oltre 1500 partecipanti. Sono riconoscente a mons. Ciro Maniero e a tutti coloro che rendono possibile nelle parrocchie e nelle città ogni segno di speranza”. 

Il nostro arcivescovo ha voluto incontrare e benedire il nuovo direttivo apprezzando la rinnovata missione educativa dell’Anspi . “Ci attende un grande ed entusiasmante cammino – ha chiosato Cristian Piscardi – e siamo già in fermento per le iniziative in programma in questi giorni”. Entusiasmo e gioia nella vocazione laica di aiuto e sostegno alle nuove generazioni  nei sorrisi e nel dono della parola di chi esce rinfrancato dall’incontro con l’arcivescovo Miniero che ha voluto formulare il proprio augurio sottolineando che bisogna “continuare a lavorare come state facendo, l’oratorio è sicuramente il modo migliore e forse l’unico dove oggi troviamo i giovani. Attraverso il gioco e lo sport possono passare grandi valori che troviamo nel Vangelo”.

Le iniziative sono la più bella narrazione del mondo Anspi, la strategia più eloquente che ha avuto nella storia millenaria della Chiesa, figure carismatiche che nei tempi e nei modi hanno fatto conoscere il ‘sorriso di Cristo. Gli oratori, per chi li frequenta e ne segue le dinamiche, consegnano alla società moderna il volto sorridente di Gesù che (è facile immaginarlo da bambino, incarnato nella storia dell’umanità) ha amato le attività ludiche quanto il Padre che lo aveva che lo aveva elevato ad una missione superiore da compiere. Cristian e tutti i componenti i gruppi che si sono formati inquesti anni, portano la luce negli occhi e il sorriso gratuito, accompagnando l’ingenuo ‘giocare’ attraversando i frastuoni dell’infanzia e degli adolescenti, della gioventù, spesso vittime preferite dalle insidie del nostro tempo. Non spaventa la tecnologia deviante, non fa paura l’inganno della società opulenta. Gli oratori sanno la direzione verso cui andare, gioco e sport sono la strategia per fare squadr”perché è insieme che si riesce a vincere ogni partita. Anche per questo, Cristian Piscardi, nell’immancabile agape fraterna con i volontari, nel fare festa per gli impegni che chiamano a nuove sfide, ha voluto ricordare che ‘adesso bisogna dare di più’.Una dichiarazione d’intenti non di poco conto nella giungla di messaggi con cui il mondo si ritrova a combattere, affidandosi alla lucidità di chi si affida al discernimento, nella (e con) fede.

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Rassegna musicale

La Rassegna organistica di Grottaglie propone il concerto di Nicola Dolci

24 Ott 2025

Sabato 25 ottobre, alle 19.30 si tiene, nella Chiesa madre collegiata Maria SS.ma Annunziata di Grottaglie, si terrà il terzo appuntamento della VI Rassegna organistica grottagliese con un concerto del maestro Nicola Dolci, organista, compositore e direttore. Una presenza che si aggiunge in maniera significativa ai vari e importanti appuntamenti che la rassegna grottagliese ospita grazie alla disponibilità del parroco della collegiata don Eligio Grimaldi e al sostegno della Pluriassociazione S. Francesco De Geronimo guidata dal Ciro De Vincentis.

Si tratta di appuntamenti che consentono agli amanti della musica d’organo di potersi accostare a uno strumento musicale di assoluto prestigio, grazie alla sua antichità e alle sue caratteristiche tecniche e foniche.

Nicola Dolci ha all’attivo una carriera concertistica internazionale, sia come solista che come organista, direttore e continuista con vari ensemble europei. Dopo aver completato gli studi presso i conservatori di Brescia e Verona sotto la guida di Francesco Zuvadelli, Pietro Pasquini e Massimiliano Raschietti, si è diplomato in organo con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Ha quindi approfondito la conoscenza del repertorio organistico studiando con Jean-Baptiste Monnot, Brett Leighton e Ben Van Oosten e grazie a corsi tenuti da musicisti di fama internazionale quali Wolfgang Zerer, Olivier Latry, Andrea Marcon ed Edoardo Bellotti. Ha inoltre studiato improvvisazione organistica con Fausto Caporali e direzione corale e strumentale con Alessandro Quarta e Angelo Bolciaghi.

Diversi i riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale: ancora giovanissimo vince la categoria “non diplomati” del Concorso nazionale “Rino Benedet” di Bibione, nel 2021 è insignito del ministeriale “Premio nazionale delle arti – XV Edizione”, nel 2022 è vincitore del secondo premio al prestigioso “International Martini organ competition” di Groningen, mentre nel 2025 è assegnatario del terzo premio al “Concorso internazionale Organi storici del Basso Friuli”, e vincitore del secondo premio assoluto (primo premio non assegnato) nella prima edizione del “Concorso Internazionale organistico Terenzio Zardini” di Verona.

Collabora regolarmente con rinomati ensemble, tra cui “I Barocchisti”, il coro della “RSI – Radiotelevisione Svizzera Italiana”, “Ensemble Quoniam” e il “Coro Claudio Monteverdi di Crema”, esibendosi in concerti, trasmissioni radiofoniche e progetti discografici. Come direttore, la sua carriera spazia tra la direzione corale, orchestrale e di ensemble. Dal 2018 è direttore dell’Orchestra “Cremaggiore” di Crema e dal 2024 al 2025 ha diretto la “Polifonica Francesco Cavalli”, coro della Cattedrale di Crema. Oltre alla carriera concertistica, svolge l’attività di docente di organo presso la “Scuola diocesana di musica Santa Cecilia di Brescia” e di organista presso il Santuario “Santa Maria della Croce” di Crema.

Il programma propone brandi che vanno dal Rinascimento al contemporaneo e comprende improvvisazioni su temi dati.

Introduce il maestro Nunzio Dello Iacovo, direttore artistico della rassegna.

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Diocesi

Reliquie di Sant’Antonio: domenica si conclude la tappa tarantina della peregrinatio

ph G. Leva
24 Ott 2025

di Angelo Diofano

Si conclude domenica mattina, 26 ottobre, alla parrocchia del Sacro Cuore, la tappa tarantina della peregrinatio delle reliquie di Sant’Antonio, pellegrino di Speranza in questo Anno giubilare. Si tratta della sua lingua e delle corde vocali, venerate nella basilica a lui intitolata, a Padova, che costituiscono un richiamo all’impellenza dell’annuncio del Vangelo ovunque e in ogni tempo, specialmente oggi dove l’assenza di Dio genera una società senza pace.

Questo il programma delle giornate conclusive

Venerdì 24, alle ore 18.30, santa messa presieduta da don Nino Borsci, parroco della San Francesco De Geronimo e padre spirituale della confraternita di Sant’Antonio con benedizione del pane di Sant’Antonio da portare nelle proprie abitazioni.

Sabato 25, alle ore 18.30 santa messa presieduta dal parroco don Francesco Venuto.

Domenica 26, durante la santa messa delle ore 10.30 consegna di un fiore bianco da parte dei bambini e del popolo di Dio e saluto alle reliquie.

Ogni giorno, al termine di ogni celebrazione, sarà possibile venerare personalmente la reliquia.

“Sant’Antonio, il santo della Parola e dell’amore verso i poveri, continua ad essere per noi testimone di fede autentica, di carità concreta e di speranza viva. La sua presenza tra noi, attraverso le sacre reliquie, è un invito a rinnovare la nostra vita cristiana ad aprire il cuore al Vangelo e ad affidarci con fiducia alla sua intercessione. Invito tutti i fedeli a vivere insieme questo tempo di grazia, di preghiera e di comunione fraterna, perché la luce del Vangelo, che Sant’Antonio ha annunciato con la sua vita, risplenda anche nella nostra comunità”: così il parroco don Francesco Venuto ha commentato l’avvenimento, che ha visto ogni giorno una gran folla di devoti  provenienti da ogni quartiere del capoluogo e dai vicini comuni della provincia per venerare questo santo così amato.

 

Il servizio fotografico è stato realizzato da G. Leva

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Naufragio di migranti

Dopo il naufragio di Salakta, mons. Lhernould (Tunisi): “Non basta commuoversi, servono azioni concrete e condivise”

foto Afp-Sir
24 Ott 2025

di Riccardo Benotti

Un nuovo naufragio ha sconvolto la costa tunisina di Salakta, nei pressi di Mahdia. L’imbarcazione, partita in modo clandestino verso l’Europa, è affondata nella notte tra il 21 e il 22 ottobre. Secondo la Guardia costiera tunisina, almeno quaranta migranti, tra cui diversi bambini, hanno perso la vita, mentre trenta persone sono state tratte in salvo. Un dramma che si ripete e che interroga le coscienze. Ne parla mons. Nicolas Lhernould, vescovo di Tunisi.

foto La Croix

Eccellenza, il naufragio di Salakta ha provocato decine di vittime. Come ha vissuto questa nuova tragedia?
È un fatto terribile. Non è un naufragio in più: sono persone, vite uniche che si spengono. Come ha detto papa Francesco, non dobbiamo mai abituarci a queste cose. Purtroppo, i naufragi si ripetono da anni e questo ha avuto un numero altissimo di vittime. Ma non sono cifre: sono uomini, donne, bambini.
Il pensiero va alle loro famiglie, che forse neppure sanno che i loro cari sono morti in mare. Davanti a questi drammi, il cuore sanguina.

Cosa prova, come pastore, davanti a un dolore che sembra non avere fine?
Un dolore molto profondo. Un dolore che tocca tutti, credenti e non. Ogni volta ci troviamo a piangere persone che cercavano vita, speranza, futuro. Ciò non può essere ottenuto con mezzi pericolosi e proibiti, dove è in gioco niente di meno che la vita delle persone. Ma accanto alla tristezza nasce anche una domanda: come mai le persone sono spinte a rischiare la vita in questo modo, che siano consapevoli o meno dei pericoli, e cosa fare collettivamente per garantire che simili tragedie non si ripetano?

La Tunisia è spesso luogo di transito per chi tenta di raggiungere l’Europa. Che cosa sta accadendo oggi nel Paese?
Bisogna ricordare che chi arriva in Tunisia per tentare di passare in Europa ha già attraversato il deserto del Sahara, che oggi è diventato il più grande cimitero del mondo. Lo ha ricordato papa Francesco a Marsiglia, nel 2023. Le ragioni che spingono le persone a partire sono molte: povertà, insicurezza, assenza di prospettive… Alcuni partono spinti dalla disperazione, altri per ingenuità, perché qualcuno promette loro un futuro migliore che poi non esiste.

Ci sono anche reti di sfruttamento dietro questi viaggi della speranza?
Sì, purtroppo esistono reti di trafficanti che approfittano del desiderio di speranza e trascinano la gente in situazioni terribili. La Tunisia ha assunto una posizione molto ferma contro l’immigrazione illegale e lo status irregolare.
Uno degli obiettivi è proprio quello di lottare contro il traffico di persone vulnerabili da parte di tali reti.
Ho provato sollievo nel leggere che, grazie alla Guardia costiera tunisina, trenta persone sono state salvate. Purtroppo quaranta, tra cui anche bambini, sono morte. Il dramma è che queste partenze avvengono in modo del tutto clandestino, e noi ne veniamo a conoscenza solo a tragedia avvenuta. È doloroso, perché nessuno dovrebbe essere costretto a mettere in gioco la propria vita per una speranza che, spesso, è solo un miraggio.

Qual è oggi il volto della Chiesa tunisina?
La nostra è una piccola Chiesa, familiare: circa trentamila fedeli su una popolazione di dodici o tredici milioni di abitanti, provenienti da circa ottanta nazionalità. Un piccolo specchio della Chiesa universale. Il nostro impegno si concentra attorno a tre parole: contemplazione, cultura e carità.

In che modo vivete concretamente queste tre dimensioni?
Siamo, come dicevano i monaci di Tibhirine in Algeria, “persone che pregano in mezzo ad altre persone che pregano”. La preghiera e la testimonianza silenziosa sono il nostro primo linguaggio. Poi c’è la cultura e l’educazione, con centri culturali e nove scuole che animiamo nel Paese. Infine la carità: una piccola Caritas e molte iniziative di solidarietà, spesso nate dal contatto diretto con chi è nel bisogno.

Come risponde la Chiesa locale al dramma delle migrazioni?
Davanti alle migrazioni, la nostra risposta si fonda su tre atteggiamenti. Il primo è la “disponibilità del buon samaritano”: come il buon samaritano, cerchiamo di fare il possibile per alleviare la sofferenza di chi incontriamo. Il secondo è l’ascolto: molti hanno smarrito la bussola della propria vita. Nei centri di ascolto, cerchiamo di accompagnarli nel discernimento, aiutandoli a riscoprire una speranza reale, non illusoria. Il terzo è l’aiuto al ritorno volontario. Per un migrante, tornare a mani vuote è doloroso, ma cerchiamo di sostenerlo anche in collaborazione con altri, come l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e con Caritas sorelle in Africa.
Aiutiamo anche i tunisini desiderosi di rientrare dopo esperienze difficili in Europa, sostenendoli nel reinserimento, affinché ritrovino fiducia e radicamento nel proprio Paese.

Cosa la colpisce maggiormente nel rapporto con i migranti che incontrate?
Incontriamo le persone in movimento quando loro stesse vengono a noi. Il dono più grande è la fiducia che la gente ripone in noi. Vengono non solo per chiedere aiuto materiale, ma anche per cercare una parola fraterna, un ascolto umano. In fondo, il bisogno più profondo degli esseri umani è sentirsi accolti e riconosciuti.

Che messaggio vuole lanciare alle istituzioni europee dopo questa tragedia?
La questione politica è complessa, ma la bussola deve restare una sola: il rispetto incondizionato della persona umana. La Scrittura, nel libro della Sapienza, dice che “il giusto deve essere umano”. Ogni essere umano, migrante o no, è immagine e somiglianza di Dio.
Il problema non è solo politico o numerico, ma deve essere affrontato con uno sguardo “faccia a faccia”, di persona a persona, come ricorda il Papa.

Cosa serve, secondo lei, per superare la logica dell’emergenza e guardare al futuro?
Bisogna andare alle radici. Non basta commuoversi per le tragedie: occorre affrontare le cause che spingono la gente a partire, con una collaborazione sincera tra Nord e Sud. E serve anche ascoltare le paure delle opinioni pubbliche europee: solo così si può trasformare la paura in una relazione umana e razionale, orientata al bene comune. Non basta gestire l’emergenza: occorre costruire un futuro condiviso.

 

Chi è mons. Nicolas Lhernould

Nato nel 1975 a Courbevoie, in Francia, è vescovo di Tunisi dal gennaio 2020. Ordinato sacerdote nel 2004 per la diocesi di Tunisi, ha vissuto per oltre quindici anni in Tunisia, a Sousse e Monastir, dove ha svolto ministero pastorale tra i giovani e nel dialogo interreligioso. È stato anche parroco a Sfax e responsabile nazionale della Caritas Tunisia.

I numeri dei migranti morti nel Mediterraneo

Secondo i dati del Missing Migrants Project dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), dal 2014 a oggi oltre 33.000persone hanno perso la vita o risultano disperse nel Mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Nel solo 2024 si contano circa 2.450 vittime, uno dei bilanci più gravi dell’ultimo decennio. Dall’inizio del 2025, le stime aggiornate indicano già oltre 1.000 morti o dispersi. Il Mediterraneo resta la rotta migratoria più pericolosa al mondo, simbolo di una crisi umanitaria che chiede risposte condivise e durature.

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Eventi a Taranto e provincia

A Taranto torna il Monsters – Fantastic film festival

24 Ott 2025

Torna nella tradizionale collocazione di ottobre, a ridosso di Halloween, il Monsters – Fantastic Film Festival di Taranto con l’ottava edizione, che avrà luogo dal 26 al 31 ottobre. Prodotto dall’associazione di cultura cinematografica Brigadoon – Altre storie del cinema, con la direzione di Davide Di Giorgio e Massimo Causo, il festival si presenta quest’anno in una rinnovata formula diffusa, che affianca ai consueti appuntamenti di proiezione anche gli spazi Off Monsters per incontri, masterclass, presentazioni e programmi per gli studenti. Al seguente link è possibile scaricare il programma dettagliato:

https://www.monstersfantafilmfestival.com/programma/

Alle tradizionali strutture del Savoia Cityplex e Spazioporto, per le proiezioni si affiancano infatti il cinema teatro Orfeo, che ospiterà la serata di apertura, e il Casablanca multicine di San Giorgio jonico, dove si svolgerà uno degli eventi della manifestazione. Per le sezioni Off Monsters, invece, ci saranno gli spazi polifunzionali di Casa Viola e Mercato Nuovo, grazie alla collaborazione con le associazioni Videokult, Vivarium e Mangrovie.

Forte di un programma che comprende 55 titoli di vario formato, provenienti da 22 Paesi di 4 continenti e articolato in 9 sezioni specifiche, Monsters – Fantastic Film Festival assegnerà i premi per il Concorso Internazionale Lungometraggi, Cortometraggi e, per i giovanissimi, Monsters Kids. A questi si aggiunge il premio degli studenti in collaborazione con il progetto Pricò – Il cinema è giovane dell’associazione Il Serraglio.

Punto forte dell’edizione saranno le tre Special Night dedicate a ricorrenze e eventi speciali. La Opening Night(domenica 26 ottobre) vede al Cinema Teatro Orfeo la proiezione del classico Il Fantasma dell’Opera di Rupert Julian, che in occasione del 100° Anniversario verrà sonorizzato dal vivo dal compositore e performer elettroacustico Gabriele Panico, fondatore del network Larssen. La serata è completata dall’anteprima a pagamento di The Ugly Stepsister, di Emilie Blichfeldt (in collaborazione con I Wonder Pictures), che rivisita la fiaba di Cenerentola dalla prospettiva della “sorella cattiva” per farsi satira dell’eterno mito della bellezza dai tempi delle fiabe fino al presente. Un film già acclamato al Sundance Film Festival, alla Berlinale e al BIFFF di Bruxelles, che arriva in Italia forte di una grande attesa.

La Toxic Night al Casablanca Multicine (martedì 28 ottobre) vede invece un doppio spettacolo all’insegna del Vendicatore Tossico della leggendaria casa di produzione newyorkese Troma. All’anteprima a pagamento del nuovissimo remake di Macon Blair, con Peter Dinklage nei panni del supereroe, si affianca infatti la proiezione, per la prima volta sul grande schermo, dell’originale The Toxic Avenger del 1984, diretto da Michael Herz e Llloyd Kaufman. Si tratta di una proposta che vuole anche offrire una prospettiva fantastica e ironica sulla questione ambientale, che in una città come Taranto non è certo di rilievo trascurabile.

Il main event del festival, la Demoni Night, che si svolgerà al Savoia Citylex la sera del 29 ottobre per celebrare il 40° anniversario del film, riunisce per la prima volta sul grande schermo i due capitoli della saga cult dell’horror italiano: Dèmoni e Dèmoni 2… L’incubo ritorna. A coronare l’evento ci saranno due ospiti d’eccezione, cui sarà conferito il premio speciale Monsters alla carriera: il regista Lamberto Bava e l’attrice Coralina Cataldi-Tassoni. Una serata all’insegna di brividi, azione e effetti speciali che hanno fatto scuola in una saga oggetto di culto in tutto il mondo, riproposta in un evento realizzato in collaborazione con la storica casa di produzione Titanus.

Cuore del programma dell’ottava edizione del Monsters è poi il Concorso internazionale lungometraggi, che propone sei pellicole che spaziano tra i generi e i filoni del cinema di genere, con un occhio privilegiato al fantastico, ma non solo. Si va quindi dall’inquietante viaggio nei boschi dell’Australia tra atmosfere sospese e minacce in agguato di The Banished di Joseph Sims-Dennett (prima nazionale), al thriller fra musica e cinema del coreano Forte di Kimbo Kim (pure in prima nazionale). Ci saranno poi l’action argentino Gunman di Cris Tapia Marchiori, tutto girato in piano sequenza nel cuore di una tesissima notte di quartiere, e il mistico e oscuro Mother of Flies (prima nazionale), nuova creazione di The Adams Family, collettivo “parentale” d’eccezione del cinema indipendente statunitense. Il concorso si completa con il tenero sci-fi finlandese sui viaggi nel tempo After Us the Flood di Arto Halonen e il giapponese Mag Mag (prima nazionale), con cui la stand-up comedian Yuriyan Retriever rivisita in modo originale il J-Horror alla The Ring.

Il Concorso internazionale cortometraggi propone invece 19 lavori divisi in cinque programmi: “Wastelands” dove il paesaggio ha un ruolo determinante; “Twilight Zones”, con storie ai confini della realtà; “Mystery” dove la detection e il giallo si pongono in primo piano; “Bad Bodies” con le storie più folli e splatter; e infine “Frenzy” dove la fantasia e il linguaggio del cinema si scatenano. Una selezione dei cortometraggi in concorso sarà disponibile in streaming gratuito su WeShort, portale di riferimento della distribuzione online di cortometraggi e growth partner del festival. Il cortometraggio più visto tra quelli presenti riceverà il Premio WeShort di Monsters 2025.

Introdotto nel 2024, il Concorso internazionale Monsters Kids, realizzato in collaborazione con la libreria per l’infanzia Ciurma di Taranto, ha in programma una selezione di sei cortometraggi, animati e non, per una giuria di giovanissimi, spaziando dal mostruoso al tenero, perché il fantastico trova nell’infanzia un alleato ideale per raccontare storie dove la fantasia si libera e lo sguardo sulla realtà si fa anche critico e empatico.

Sempre dallo scorso anno, la sezione non competitiva Vortex raccoglie storie al limitare dei linguaggi e dei formati (corti, lunghi e mediometraggi) in cui il fantastico si fa terreno di ricerca tematica e espressiva. Quest’anno la sezione propone Anything That Moves, il nuovo lungometraggio di Alex Phillips, irriverente autore indie americano, che già nel 2022 aveva vinto a Monsters una menzione speciale per il suo lavoro precedente, All Jacked Up and Full of Worms. Questa volta è alle prese con una visionaria odissea tra l’erotico e lo psichedelico sulle orme di un gigolò invischiato suo malgrado in una rete di omicidi. A lui si affianca il lanciatissimo duo francofono formato da Caroline Poggi e Jonathan Vinel, che propone il nuovissimo mediometraggio Comment ça va e la coppia giapponese formata da Rii Ishihara e Hiroyuki Onogawa con il medio The Tree of Sinners. Completa la selezione di Vortex il bizzarro cortometraggio turco Bocuk: An Ancient Ritual di Buğra Mert Alkayalar, che racconta origini e motivi dell’omonima festa locale, equivalente turco del “nostro” Halloween.

Tema dell’annata, sin dalla locandina realizzata dall’artista salentino Carlo Michele Schirinzi, è il caos che caratterizza i nostri tempi e l’inconoscibilità del reale, che trova concretezza nel focus “Qualcosa nella nebbia”, che celebra i 45 anni di Fog di John Carpenter, parabola mirabile di atmosfere inquietanti e racconto sull’avidità che ha fondato il nostro presente. A questo si unisce la retrospettiva “Ombre e nebbia” che omaggia il grande produttore americano Val Lewton, autore negli anni Quaranta del secolo scorso di un memorabile ciclo di film sospesi fra horror e noir prodotti per la RKO, con registi come Jacques Tourneur, Mark Robson e Robert Wise. Puntando sulla formula dell’orrore suggerito, Lewton reinventò le coordinate dei generi, riuscendo a modulare le inquietudini dei tempi di guerra in raffinati affreschi psicologici. Tre i film proposti, dal classico Il bacio della pantera di Tourneur, all’inquietante Il vampiro dell’isola di Robson, al macabro La iena di Wise.

Nell’ambito di una ricerca espressiva che tiene conto della complessità del nostro tempo, uno spazio particolare è dedicato allo spotlight “Iran Fantastico”, in cui quattro autori iraniani affrontano le contraddizioni della loro società attraverso la lente del fantastico. Si parte con il fantascientifico omaggio a Wong Kar-wai di 2047, costato la galera al regista Mohammad Asadi, esperienza che lo ha poi portato a girare il successivo The Stranger in the Backseat. Majid Asadi affonda invece le mani nell’horror con il poliziesco folk Ethereal, mentre Anahita Qarcheh e Soroush Javadzadeh raccontano il difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta in Land of the Dead Deer. Spazio infine al genere più puro con Starver di Parsa Zahedi, che pure dietro il taglio pop nasconde un’acuta riflessione sulle diseguaglianze sociali.

La giuria del Concorso Internazionale Lungometraggi è composta da Pippo Mezzapesa (che sarà anche protagonista a Casa Viola di un talk sulla sua fortunata miniserie Avetrana – Qui non è Hollywood), dalla regista Grazia Tricarico (che presenterà il suo Body Odyssey nello spazio Dikotomiko Underground curato dai due critici di Nocturno) e dal critico Emanuele Di Nicola. La giuria del Concorso Internazionale Cortometraggi vede invece al lavoro la sceneggiatrice Ilaria Ferramosca, l’attore e regista Gaetano Colella e Angela Bianca Saponari, docente del Dams dell’Università di Bari.

L’ottava edizione di Monsters – Fantastic Film Festival sarà dedicata anche alla lettura, con una serie di incontri e presentazioni di libri che gravitano attorno all’universo fantastico: si va dal romanzo punk-distopico di Cosimo Argentina “Screampunk” (che verrà presentato in collaborazione con il Presidio del Libro Dickens – Il Granaio di Taranto), al saggio “Nuovo Cinema Horror” di Emanuele Di Nicola, passando per l’attualissimo saggio “Incel in una stanza” di Dikotomiko (Massimiliano Martiradonna) e il thriller “Gang bang rosso sangue” di Dikotomirko (Mirco Moretti). Sul legame tra horror, musica e fumetto si colloca infine “Morte a 666 giri”, il nuovo capitolo a fumetti della lunga saga di Heavy Bone, il serial killer di rockstar creato da Enzo Rizzi, che sarà presentato a Taranto in anteprima assoluta rispetto all’uscita ufficiale che avverrà al Lucca Comics & Games.

Salvo dove diversamente indicato, tutti gli eventi e le proiezioni sono a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

L’ottava edizione di Monsters – Fantastic Film Festival è realizzata con il patrocinio della Provincia di Taranto, del Comune di Taranto e di Apulia Film Commission, con la collaborazione di Titanus, FilmFreeway e il Presidio del libro Dickens – Il Granaio. Tra le partnership figurano anche Dams – Università degli studi di Bari, Centro Studi Cinematografici, Vicoli Corti, Be Green Film Festival, Blue Velvet e Volta la carta. Media partner sono Duels, Sentieri Selvaggi e Cineclandestino.

 

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Sport

Volley A2, primo match in casa e primi punti da conquistare per La Cascina

coach Graziosi - foto G. Leva
24 Ott 2025

di Paolo Arrivo

L’apparenza inganna. Così la falsa partenza: la squadra che perde la prima partita può disputare una grande stagione a seguire; allo stesso modo, la squadra che vince alla grande la prima partita può incespicare, perdersi strada facendo, sino a retrocedere – ricordiamo tristemente il percorso di Taranto nell’ultima Superlega. L’avventura della Prisma La Cascina nel campionato di serie A2 maschile non è cominciata nel migliore dei modi. Una sconfitta che brucia, e pesante, quella inflitta dalla Essence Hotels Fano per 3-0, che impone il pronto riscatto tra le mura amiche: domenica al Palafiom il gruppo di coach Graziosi vorrà ben figurare davanti al suo pubblico, e conquistare i primi punti in un torneo dimostratosi già complicato.

La macchina da oliare

Dopo la sconfitta in terra marchigiana la società è corsa ai ripari con un colpo di mercato ben gradito alla tifoseria: il ritorno del francese Ibrahim Lawani garantisce qualità e un surplus di energia. Si tratta infatti di un giocatore combattivo, potente, esplosivo, che potrà dare un contributo decisivo a un roster già tecnicamente valido. L’opposto, ricordiamo, fu tra i protagonisti della salvezza conquistata dalla Prisma nella stagione 2022/23. L’auspicio è che possa essere fortemente motivato anche in una categoria inferiore, per portare La Cascina ai piani alti. Sarà a disposizione dello staff tecnico a partire dalla quarta giornata di campionato, nel match casalingo contro Prata. A proposito di ritorni, un’altra pedina fondamentale nello scacchiere ionico è Oleg Antonov, che nel secondo set del match di Fano aveva illuso sulla possibilità di rientrare nella contesa riportando le due squadre in parità: una maggiore continuità e lucidità nei momenti chiave consentiranno al collettivo di fare il risultato, che è alla portata contro qualsiasi avversario.

Il prossimo ostacolo della Prisma La Cascina Taranto

Una matricola terribile. Almeno a giudicarla dalla prima partita: sconfitta soltanto al tie-break dalla Consoli Brescia, la Folgore Massa Romeo Sorrento si è dimostrata una squadra assai combattiva. La stessa partita ha attestato la crescita del livello della A2. Al punto che anche una matricola può mettere in seria difficoltà una squadra attrezzata per il salto di categoria. Per La Cascina non sarà facile sconfiggere il gruppo diretto da Nicola Esposito nella seconda giornata d’andata: il tecnico campano, che ha ricevuto il premio della Lega come miglior allenatore della serie A3, promette battaglia. Ovvero di portare i suoi in riva allo Jonio con l’intenzione di fare la loro partita e vendere cara la pelle. Un risultato, intanto, lo ha già portato a casa: quella di cui è alla guida, da ben tredici anni, è una realtà sportiva alla testa di un movimento capace di coinvolgere l’intera penisola sorrentina. Sappiamo inoltre quanto l’entusiasmo possa essere contagioso e corroborante sulle gambe e sulle braccia degli atleti che scendono in campo.

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Diocesi

Martedì 4 novembre l’assemblea diocesana 2025

ph G. Leva
24 Ott 2025

Si svolgerà martedì 4 novembre, alle ore 19 nella Concattedrale ‘Gran Madre di Dio’ l’assemblea diocesana convocata dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero in cui saranno presentate le sintesi delle risposte alle domande formulate nel messaggio dell’arcivescovo per l’inizio del nuovo anno pastorale e rivolte ai consigli parrocchiali.

Riportiamo di seguito il testo della convocazione dell’arcivescovo:

 

“Carissimi fratelli e sorelle,

 il 29 settembre ho consegnato ai nuovi vicari episcopali e ai direttori degli uffici di Curia, il mio messaggio per l’inizio del nuovo Anno pastorale, con cui desidero incoraggiarvi nel ministero, indicando alcune priorità da privilegiare.
Per l’avvio dell’anno ho pensato ad un solo incontro sia per l’inaugurazione che per l’assemblea diocesana.

Pertanto, convoco tutto il clero diocesano e religioso, i consigli pastorali parrocchiali e i consigli parrocchiali per gli Affari economici, il 4 novembre, alle ore 19, alla Concattedrale Gran Madre di Dio, in Taranto.

 

Programma

18,45: accoglienza, preghiera iniziale

19,00: comunicazione dei risultati degli incontri dei gruppi

20,15: brevissimo dialogo a piccoli gruppi; interventi

Conclusioni dell’arcivescovo.

Per favorire il dialogo nei consigli parrocchiali, indico alcuni punti, con relative domande già contenute nel messaggio. I risultati dei confronti parrocchiali saranno consegnati al proprio vicario foraneo che ne farà una sintesi. Don Gino Romanazzi entro il 29 ottobre raccoglierà le sintesi per presentarle all’assemblea diocesana.

  1. Vivere bene la pastorale ordinaria: verificare come si vive la pastorale del quotidiano e avanzare proposte per crescere nella comunione con tutti e nella fede
  2. Accompagnare i giovani verso Cristo: vogliamo interrogarci sulla condizione dei giovani dal punto di vista della fede? La Diocesi può avvicinarli per orientarli meglio a conoscere Gesù? Quali i punti critici circa la loro presenza nelle parrocchie, associazioni, gruppi e movimenti? Come proporre loro percorsi validi di spiritualità e di formazione? Come proporre l’ideale della vita consacrata? E il servizio di pastorale giovanile e vocazionale, non solo a livello diocesano, mavicariale e parrocchiale, quale contributo può offrire?
  3. Per il cammino sinodale: interroghiamoci circa la comunione all’interno di ogni singola parrocchia e tra le parrocchie della medesima vicaria. Si potrebbe pensare, in alcuni ambiti, di realizzare un cammino insieme?
  4. In un mondo lacerato dall’odio e dalle guerre: nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle comunità parrocchiali, nei luoghi di ritrovo e nel tempo libero, come noi viviamo questa tensione per costruire un mondo di pace? Come proviamo concretamente a superare divisioni e contrasti?

Sono certo che da un sereno confronto su questi punti potranno scaturire proposte utili e costruttive per il cammino della nostra comunità diocesana.

In Cristo,
† Ciro Miniero
arcivescovo metropolita di Taranto

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Ecologia integrale

Agroalimentare, locale e globale insieme

24 Ott 2025

di Andrea Zaghi

Grandi guerre commerciali e grande lotta alla fame. Due aspetti dello stesso comparto economico. Nel giro di pochi giorni – per una di quelle coincidenze che spesso la cronaca propone – l’agroalimentare è stato percorso dalle notizie riguardanti gli effetti dei dazi Usa sulle esportazioni italiane ed europee e, insieme, da quelle relative all’importanza della corretta alimentazione e di quanto necessario sia difenderne e valorizzarne le caratteristiche. Due aspetti, appunto, che dicono molto sull’importanza dell’agricoltura e dell’alimentare sia a livello globale che locale.

Dazi, dunque, ed esportazioni. Gli effetti della guerra commerciale scatenata dagli Usa di Donald Trump si vedono ormai tutti. Stando alle stime dei coltivatori diretti su dati Istat, i dazi al 15% in agosto hanno fatto crollare del 23% circa le vendite di prodotti agroalimentare italiani negli Stati Uniti. Un dato che è una percentuale media che può salire al 28% per i vini, come ha fatto rilevare la Unione italiana vini (Uiv). Quando si dice guerra commerciale, tuttavia, si deve pensare ad un conflitto con alti e bassi, che sconta gli effetti di scelte magari prese nell’immediato e di altre assunte in passato oppure di altre ancora che cercano di prevedere il futuro. Così, le vendite in Usa nei primi otto mesi del 2025 hanno superato i 5 miliardi di euro con un andamento più o meno in linea rispetto allo scorso anno frutto però di un andamento discontinuo. Dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni agroalimentari negli States hanno visto una crescita media in valore dell’11%, nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10% si è passati al +1,3% di aprile, al +0,4% di maggio, e al -2,9% di giugno, per poi arrivare al – 10% di luglio e al crollo di agosto (dice sempre Coldiretti). “Con le tariffe passate al 15% la crescita si è di fatto azzerata anche se saranno i prossimi mesi a far capire se l’inversione di tendenza sarà strutturale o se si tratta solo di una fase di assestamento”. Due gli unici dati inconfutabili: l’incertezza della situazione e delle previsioni, il danno economico fin qui sopportato che Cia-Agricoltori italiani stima in 126 milioni di euro nei soli trenta giorni dello scorso agosto.

Grandi affari e grandi prodotti, quindi, alle prese con i grandi movimenti della politica e delle relazioni tra gli Stati e i blocchi nei quali il Mondo è nuovamente diviso. Una condizione che deve fare i conti con due necessità, entrambe ineludibili. Da una parte la lotta alla fame che continua ad imperversare in molte aree del pianeta e, dall’altra, la necessaria cura e attenzione per un’alimentazione sempre più attenta, rispettosa dell’ambiente e soprattutto per tutti sia a livello globale che locale. Due necessità la cui sintesi, forse, trova una delle migliori espressioni un una frase che la Fao, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2025 che cade nel giorno dell’anniversario della fondazione di questa istituzione, ha posto nella home page del suo sito: “Mano nella mano per un’alimentazione e un futuro migliori”. Un’affermazione declinata con un ragionamento che tutti dovrebbero condividere non tanto a parole ma con i fatti: “La Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2025 fa appello alla collaborazione globale per costruire un futuro pacifico, sostenibile, prospero e sicuro dal punto di vista alimentare. La collaborazione tra governi, organizzazioni, settori e comunità può trasformare i sistemi agroalimentari affinché tutti abbiano accesso a un regime alimentare nutriente, vivendo in armonia con il pianeta”. E’ bene fare attenzione alle parole: “collaborazione”, “globale”, “futuro”, “pacifico”, “sostenibile”, “prospero”, “sicuro”; e poi ancora: “governi”, “organizzazioni”, “comunità”, “armonia”. A ben vedere, il vero piano d’azione per arrivare ad un agroalimentare equilibrato e per tutti, passa proprio da qui.

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Salute

Epilessia, Lice: “Caldo ed eventi estremi possono aumentare il rischio di crisi”

24 Ott 2025

di Giovanna Pasqualin Traversa

Il cambiamento climatico non è solo una questione ambientale: è una sfida neurologica. Le ondate di calore e gli eventi climatici estremi, sempre più frequenti, possono aumentare il rischio di crisi epilettiche e compromettere la qualità della vita delle persone con epilessia. A lanciare l’allarme è la Lega italiana contro l’epilessia (Lice), che con il suo Gruppo di Studio ‘Climate Change’ sta aprendo una nuova frontiera della ricerca. Secondo Emanuele Bartolini e Emilio Russo, esperti del gruppo, il caldo influisce sulla termoregolazione, altera il metabolismo dei farmaci e può aggravare i sintomi neurologici. Uno studio pilota italiano ha rilevato una relazione a ‘U’ tra temperatura e anomalie Eeg: il minimo di eventi epilettiformi si registra intorno ai 24,8°C, mentre temperature più basse o più alte aumentano la suscettibilità.
Il rischio non si limita alle crisi: l’iponatriemia (condizione in cui la concentrazione di sodio nel sangue scende al di sotto dei valori normali, ndr), causata da alcuni farmaci antiepilettici, è più frequente nei mesi estivi. Le alte temperature notturne disturbano il sonno, uno dei principali fattori scatenanti delle crisi. Inoltre, stress ambientali come isolamento e ansia climatica possono peggiorare il controllo dell’epilessia. Il gruppo Lice ha tradotto e diffuso il cortometraggio Ilae ‘The Brain and Climate Change’, contribuendo alla sensibilizzazione internazionale. Il film mostra come l’aumento delle temperature possa aggravare i sintomi neurologici e invita a politiche più attente alle persone vulnerabili. Con oltre 600mila persone colpite in Italia, l’epilessia è una malattia sociale. Il Piano d’azione globale dell’Oms 2022–2031 chiede assistenza universale, lotta allo stigma e protezione dei diritti. Il clima cambia, e con esso devono cambiare anche le strategie per tutelare la salute del cervello.

 

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