Giubileo2025

I detenuti in visita ai ragazzi autistici della ‘Blu Butterfly’

ph Blu Butterfly
22 Ott 2025

di Angelo Diofano

“Nell’ambito delle iniziative di preparazione al Giubileo dei detenuti, un gruppo della casa circondariale ‘Carmelo Magli’ di Taranto, in permesso speciale, ha vissuto una giornata insieme con l’associazione ‘Blu Butterfly – Posso sempre volare’, che si occupa di ragazzi con disturbo dello spettro autistico.

“In questa circostanza abbiamo avuto modo di conoscere queste problematiche e soprattutto di incontrare i ragazzi seguiti da questa ammirevole realtà di volontariato, condividendo storie, emozioni e tanta voglia di fare la differenza in un’esperienza che ci ha davvero toccato il cuore”: così ha commentato don Francesco Mitidieri, cappellano della casa circondariale ‘Carmelo Magli’ di Taranto a proposito della giornata di condivisione con tale realtà di volontariato, aggiungendo: “Abbiamo vissuto insieme momenti davvero coinvolgenti, come quello musicale, con i ragazzi che hanno fatto venir fuori quelle che sono le loro capacità artistiche, allietandoci con belle canzoni e facendoci ballare tutti quanti insieme. I ragazzi e i responsabili della Blu Butterfly ci hanno anche invitato a pranzo permettendoci una maggiore conoscenza reciproca e facendoci entrare a contatto, superando difficoltà e pregiudizi, con una realtà che può sembrare lontana ma che spesso vive affianco a noi. È sempre bello ritrovarsi insieme, ognuno con i propri problemi e le proprie risorse che, quando si condividono, diventano una ricchezza e fonte di gioia per tutti”.

“È stata una giornata piena di emozioni e condivisione quella vissuta assieme ai detenuti – le parole di Maria Spada, presidente di ‘Blu Butterfly’ – che ci ha insegnato che ognuno di noi può farcela trovando la propria dimensione giusta di vita. Ho due figli nello spettro autistico e ne sono orgogliosa perché ognuno deve essere ciò che è senza vergogna, mai ponendo barriere per se stesso e per gli altri.
Per noi – ha continuato la presidente Spada – è stata un’esperienza nuova quella del contatto con i detenuti: un mondo che pareva non ci appartenesse. Alla fine sono scomparsi gli schemi mentali dalla mia mente e è sembrato che ci conoscessimo da sempre con i ragazzi del carcere, dei quali mi ha colpito il volto bello, sereno e accogliente. Abbiamo ascoltato storie che ci hanno toccato il cuore e ne siamo stati tutti quanti arricchiti. Mi ha fatto piacere averli avuti nostri ospiti a pranzo, facendo riassaporare loro il calore della famiglia. Loro hanno accettato e sono stati benissimo con noi. Adesso mi auguro che questo non sia un evento sporadico e che ci si possa conoscere ancor meglio, rafforzando in noi la convinzione di quanto sia importante fare rete e sostenere , per quanto ci riguarda, chi ogni giorno affronta l’autismo con forza e amore”.

 

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Ecclesia

Pellegrinaggi, Unitalsi: sabato a Pompei l’incontro nazionale

foto Marco Calvarese-Sir
21 Ott 2025

Sabato 25 ottobre si terrà il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi al Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, che si inserisce nella recente canonizzazione di Bartolo Longo.
Il pellegrinaggio, aperto a tutte le sezioni e sottosezioni regionali d’Italia, sarà un’occasione per vivere un momento di preghiera e ringraziamento, a distanza di un mese dal pellegrinaggio nazionale a Lourdes, sostando nel luogo che Bartolo Longo stesso ha fondato e amato, e dove ha saputo incarnare il Vangelo attraverso un instancabile servizio agli ultimi, agli ammalati, ai più fragili, ai bambini. Sarà un pellegrinaggio speciale per tutti i partecipanti che potranno venerare le reliquie di Bartolo Longo traslate per la canonizzazione presso l’Altare di San Giuseppe nella Basilica. La figura del neo santo, laico, uomo di fede e carità, profeta del Rosario e fondatore del Santuario, rappresenta oggi – si legge in una nota – un punto di riferimento per tutti coloro che vivono il servizio ecclesiale nel mondo della sofferenza e della speranza. A lui si deve la costruzione e la nascita di istituzioni a sostegno dei più poveri, degli orfani e dei bambini in difficoltà. E proprio quest’ultimi saranno protagonisti del pellegrinaggio a Pompei. Saranno infatti presenti un gruppo di giovani volontari e ospiti di Casa Sveva di Napoli, struttura di accoglienza nata dell’ambito del Progetto dei Piccoli dell’Unitalsi che aiuta tante famiglie costrette a seguire la degenza dei figli lontano dalle proprie case. A guidare il pellegrinaggio insieme al presidente nazionale Rocco Palese, i vicepresidenti nazionali Cosimo Cilli e Sabatino Di Serafino e la presidente della Sezione Campana, Federica Postiglione. I pellegrini saranno accolti da mons. Tommaso Caputo, arcivescovo e Prelato di Pompei. Dopo la recita del Santo Rosario ci sarà la Santa Messa e la Supplica alla Beata Vergine del Rosario di Pompei presieduta da mons. Beniamino Depalma, vescovo emerito di Nola. “Quella di Pompei sarà – ha detto Palese – una tappa importante per l’Unitalsi e per tutti i nostri amici e volontari. Il 25 ottobre, incontrando Maria nel Suo Santuario, potremo pregare davanti alle spoglie di Bartolo Longo, riconosciuto ora ufficialmente santo. Un uomo che ha saputo parlare con la vita, scegliendo il Vangelo come via di salvezza e la carità come testimonianza concreta. La sua canonizzazione è un dono per tutta la Chiesa e un richiamo forte anche per l’Unitalsi, che continua a mettersi al servizio degli ammalati seguendo il suo esempio”. “Si respirerà – ha spiegato mons. Caputo – un clima di festa per l’arrivo degli amici unitalsiani, un sentimento di gioia che in questa occasione sarà ancora più intenso perché, come sapete, domenica 19 ottobre, papa Leone XIV ha proclamato santo il nostro fondatore Bartolo Longo. Non basteranno le parole a dire tutta la nostra commozione, un’emozione straordinaria che ci accompagnerà per tutta la vita”. Il pellegrinaggio proseguirà nel pomeriggio con la visita agli Scavi e la processione eucaristica prevista nel piazzale Giovanni XXXIII. L’Unitalsi si avvia a vivere la parte conclusiva di una stagione intensa e ricca di emozioni, in attesa di vivere l’ultimo atto con il pellegrinaggio nazionale a Siracusa, in programma dal 14 al 16 novembre nella Basilica del Santuario della Madonna delle Lacrime.

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A Taranto

Pace: la preghiera della vicaria del Borgo e il Documento del Consiglio comunale

21 Ott 2025

di Silvano Trevisani

La pace è il più grande dono cui l’uomo possa ambire, come dimostrò il saluto che Cristo risorto rivolse agli apostoli. E come confermano le prime parole dette da Papa Leone XIV nel presentarsi dopo l’elezione. Importanti sono, perciò, tutte le iniziative promosse in suo favore, sia dalla Chiesa che dalla società civile e da ogni tipo di organismo, tesi a una serena convivenza civile.

Se la Chiesa di Taranto sta rispondendo alla richiesta di preghiera rivolta dal Papa, anche il Consiglio comunale sta proponendo il suo percorso che esprime la “necessità di ricostruire coesione comunitaria e di riappacificare la città”.

Lunedì sera le comunità parrocchiali della vicaria “Taranto Borgo” si sono radunate per pregare il Santo Rosario in comunione con il Papa Leone XIV, in un momento partecipato e intenso, guidato dal vicario zonale don Ciro Santopietro, con l’intervento di numerosi sacerdoti e rappresentanti che si sono alternati nelle letture e nelle meditazioni.

Ieri mattina, su iniziativa del presidente del Consiglio comunale, Gianni Liviano, si è svolta, a Palazzo Latagliata la conferenza stampa di presentazione della “Giornata della Pace” e del “Documento per la Pace della Città di Taranto”, primo momento pubblico di illustrazione del percorso condiviso promosso dal Consiglio comunale di Taranto, volto a costruire coesione sociale e partecipazione attiva della cittadinanza.

Il Documento per la Pace della Città di Taranto, secondo la mozione che il Consiglio ha votato all’unanimità lo scorso 13 ottobre, lo ha sottolineato Gianni Liviano, costituisce un patto morale e civile, volto a: trasformare la memoria della città da archivio di sofferenze a patrimonio di resilienza; rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e favorire la coesione sociale; realizzare un “Circuito del Mediterraneo Resiliente” attraverso il confronto con altre città che hanno vissuto la transizione dall’industria pesante alla rigenerazione culturale e ambientale; promuovere un forum giovanile internazionale con sottoscrizione condivisa della Carta della Pace di Taranto.

Pertanto, venerdì 24 ottobre, alle 17, nella sala consiliare di Palazzo di Città, si terrà l’iniziativa pubblica per la sottoscrizione del Documento di Pace per Taranto, promossa dal Consiglio comunale di Taranto.

L’evento rappresenta una tappa fondamentale del percorso avviato dal Consiglio, che nella seduta del 13 ottobre ha deliberato all’unanimità la necessità di ricostruire coesione comunitaria e di riappacificare la città. Alla sottoscrizione sono invitate le istituzioni, le scuole, le comunità religiose, le organizzazioni sindacali, le realtà produttive, il mondo dell’associazionismo e tutti i cittadini. “Sarà un momento di partecipazione collettiva e di impegno comune per costruire una Taranto più coesa, solidale e capace di ritrovare fiducia in sé stessa. La città ha bisogno di ricucire legami e superare le divisioni che ne hanno segnato la vita sociale e politica. Il Documento di Pace nasce proprio con questo obiettivo: promuovere dialogo, ascolto reciproco e collaborazione tra le diverse componenti della comunità tarantina”.

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A Taranto

Corso per consulente familiare

ph Sir
21 Ott 2025

Il consultorio familiare ‘Il Focolare – A. Petrecca’ avvia il primo anno dell’8° corso triennale di formazione per la qualifica professionale di ‘Consulente della coppia e della famiglia’ (consulente familiare), professione disciplinata dalla legge n° 4 del 14 gennaio 2013 inquadrata al 5° livello del quadro europeo delle qualifiche (Eqf). Il diploma è riconosciuto dall’associazione professionale Associazione italiana consulenti coniugali e familiari.

Per informazioni e iscrizioni, rivolgersi alla segreteria del consultorio, in via Plateja 140-142 a Taranto, tel. 099.7353802 – 099.7379029, emailassociazioneilfocolare@ilfocolare.it

 

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Ottobre missionario

Pom: dalla Giornata missionaria, fondi per progetti in tutto il mondo

ph don Barro
21 Ott 2025

di Chiara Pellicci

C’è un ente della Chiesa universale che ogni anno raccoglie milioni di euro dalle singole Chiese nazionali e li trasforma in progetti di sostegno alle missioni più dimenticate nei vari angoli di mondo. Sono le Pontificie opere missionarie (Pom), la cui direzione nazionale italiana è rappresentata dalla fondazione Missio (organismo pastorale della Cei). Nel 2024 le offerte totali sono state pari a circa 85 milioni di euro, trasformati in migliaia di progetti che hanno inciso positivamente sulla vita quotidiana di comunità e parrocchie nei cinque continenti, con queste cifre: 51.646.947 di euro in Africa, 27.199.370 in Asia, 3.152.326 in America, 2.189.569 in Oceania, 955.450 euro in Europa.
Le offerte raccolte nella Giornata missionaria mondiale 2025 andranno a finanziare nuovi progetti Pom. Alcuni sono stati assegnati alla direzione nazionale italiana per l’anno pastorale in corso, perché vengano sostenuti con la colletta che si attua in tutte le chiese della Penisola.
Qualche esempio di destinazione dei fondi?
Nella diocesi di Kasana–Luweero, in Uganda, è necessario realizzare un sistema di irrigazione per la fattoria dei catechisti, che garantirebbe una produzione agricola costante per l’intera comunità.
Il vicariato di Phnom Penh, in Cambogia, vorrebbe costruire una cucina, una sala da pranzo e una toilette nei locali della parrocchia Santa Teresa del Bambino Gesù a Preykabas.
A Nord-ovest di Kinshasa, in Repubblica democratica del Congo, il noviziato delle suore Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli vorrebbe ampliare il porcile, la cui attività garantisce la sussistenza di novizie e formatrici.
In Uzbekistan, la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Samarcanda vorrebbe dotarsi di un buon organo elettrico, per arricchire le liturgie con musica di qualità e tenere concerti da offrire alla cittadinanza, dato che a Samarcanda non esistono strumenti musicali di questo livello.
Un sostegno è richiesto anche per garantire gli spostamenti dei sacerdoti tra una comunità e l’altra, sul vastissimo territorio del vicariato apostolico di Nekemte, in Etiopia: le 92 cappelle presenti sono molto distanti tra loro, le strade sono dissestate e le automobili che la diocesi ha a disposizione hanno ormai più di 20 anni. Il vicariato assicura le spese di carburante: senza quest’aiuto, i sacerdoti non riuscirebbero a muoversi per raggiungere le comunità cristiane presenti sul territorio.
Le offerte raccolte domenica 19 ottobre in tutte le chiese italiane contribuiranno anche a queste svariate necessità, così concrete e puntuali.

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Emergenze sociali

Caso Ranucci: oggi a Strasburgo dibattito sul giornalismo investigativo europeo

ph Marco Calvarese-Sir
21 Ott 2025

Con una modifica all’ordine del giorno approvata a larga maggioranza (421 voti a favore, 5 astenuti e nessun contrario), il Parlamento europeo tornato a Strasburgo per la seconda plenaria di ottobre ha approvato l’inserimento di un dibattito sull’attentato al giornalista investigativo di Report, Sigfrido Ranucci, avvenuto nei giorni scorsi. La modifica dell’agenda arriva su richiesta dei gruppi dei Socialisti e democratici e Sinistra. Domani l’emiciclo discuterà dunque sul tema delle intimidazioni criminali contro i giornalisti investigativi, proprio nel giorno in cui si terrà la cerimonia del premio Daphne Caruana Galizia che il Parlamento Ue dedica ai lavori d’inchiesta in memoria della reporter maltese uccisa nel 2018.

La preoccupazione del segretario di Stato, Pietro Parolin

“È fonte di grande preoccupazione che ci possano essere atti di intimidazione nei confronti della libera stampa”: così il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha commentato il recente attentato a Sigfrido Ranucci. “Ci dice che rischiamo sempre di più di vivere in un clima di intolleranza dove le libere espressioni non sono più accettate”, ha proseguito il cardinale, a margine della presentazione del Rapporto annuale di Aiuto alla Chiesa che soffre. “Noi vogliamo che tutti possano esprimere il loro punto di vista, con rispetto, con oggettività, ma che tutti possano esprimersi senza essere oggetto di questo tipo di minacce”, ha affermato Parolin: “Quindi veramente siamo preoccupati di questo”. “E vorrei dire anche che esprimiamo solidarietà a chi è stato oggetto di questa intimidazione”, ha concluso.

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Emergenze sociali

Diritti infanzia: firmato protocollo triennale tra Unicef Italia e Associazione sociologi italiani

21 Ott 2025

di Giovanna Pasqualin Traversa

Unicef  Italia e Associazione sociologi italiani (Asi) hanno firmato un protocollo d’intesa triennale con l’obiettivo di promuovere attenzione e consapevolezza sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza nell’ambito della ricerca e della pratica sociologica.
“In un momento così difficile e doloroso per le bambine e i bambini in tante aree del mondo”, la collaborazione con l’Asi “ci offre l’opportunità di creare nuovi spazi di confronto sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e di connettere la ricerca nell’ambito delle scienze sociali all’impegno per promuovere il rispetto delle identità e della dignità di ogni bambina, bambino e adolescente”, ha dichiarato Nicola Graziano, presidente di Unicef Italia. “La tutela dei diritti di bambine, bambini e adolescenti è una sfida che chiama in causa l’intera società globale – ha detto il presidente Asi, Antonio Sposito – Come sociologi mettiamo a disposizione strumenti di analisi, capacità di lettura dei contesti e volontà di dialogo per contribuire, con rigore scientifico e spirito di servizio, alla costruzione di nuovi spazi di confronto e azione. Siamo grati per questa opportunità e rinnoviamo l’impegno dell’Asi ad essere parte attiva di un’alleanza che metta al centro l’infanzia e l’adolescenza come priorità etica, sociale e politica”.
Attraverso il protocollo verrà promossa la conoscenza e la tutela dei principi sanciti dalla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza come strumento per orientare le scelte individuali e le politiche sociali a livello nazionale e internazionale, con particolare attenzione ai contesti in cui più forti sono le disuguaglianze e le conseguenti forme di discriminazione ed esclusione. Tra le attività previste: interventi informativi e formativi durante webinar, seminari, conferenze e convegni; studi e analisi sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare attenzione alle situazioni di vulnerabilità; corsi e seminari per sociologi, operatori sociali e istituzioni; iniziative volte a coinvolgere attivamente bambini e adolescenti nelle decisioni che li riguardano; monitorare e valutare l’impatto delle politiche e del servizi dedicati all’infanzia e all’adolescenza, con raccolta e diffusione di buone pratiche.

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Esortazione apostolica

Dilexi te e l’opzione per gli ultimi, p. Le Méhauté: “Senza i poveri, la Chiesa non è se stessa”

ph Siciliani  Gennari-Sir
21 Ott 2025

di Riccardo Benotti

“Senza i poveri, la Chiesa non è se stessa, perché è in loro che Dio rivela il suo volto”: è la convinzione di padre Frédéric-Marie Le Méhauté, teologo francescano e autore del volume “Rivelato ai più piccoli” (Castelvecchi), a commento dell’esortazione apostolica Dilexi te di papa Leone XIV. Nel testo, il pontefice propone una visione della povertà come luogo teologico e della Chiesa come comunità che ritrova la propria verità solo accogliendo e camminando con gli ultimi.

Padre Le Méhauté, il Papa scrive che i poveri non sono “un problema da risolvere, ma fratelli e sorelle da accogliere”. Come cambia lo sguardo della Chiesa se parte da qui?
Siamo abituati a vedere la povertà in termini di mancanza. I poveri – diciamo – sono “senza”: senza denaro, senza storia, senza voce, senza potere. Una definizione che amo usare è questa: sono coloro di cui si parla sempre senza di loro. Le Scritture però ci invitano a un’altra visione. Dilexi te ricorda che la scelta dei poveri è prima di tutto una scelta di Dio. L’opzione preferenziale per i poveri non nasce da un programma umano, ma dal cuore stesso di Dio. I poveri non sono “un problema da risolvere, ma fratelli e sorelle da accogliere”.

ph Franciscains.fr

Questa prospettiva cambia la teologia della povertà.
Sì; papa Leone XIV amplifica ciò che Benedetto XVI aveva già affermato: la povertà è un luogo della rivelazione. Il Papa non si limita a dire che Gesù è nei poveri, ma va oltre: è Dio, per primo, che va incontro ai poveri. Quando incontro una persona di strada, non incontro automaticamente Gesù. Incontro una persona concreta, e in quell’incontro qualcosa della rivelazione può avvenire. È perché Dio ha scelto i poveri – non perché siano migliori – che essi diventano luogo della sua presenza. Come dice Gustavo Gutiérrez: Dio non sceglie i poveri perché sono buoni, ma perché Lui è buono. Dio non sceglie i poveri perché sono buoni, ma perché Lui è buono.

C’è chi teme che questa scelta di Dio per i poveri escluda gli altri.
È un’obiezione antica. Ma la scelta di Dio non è esclusiva, è universale: sceglie i poveri per la salvezza di tutti. Padre Joseph Wresinski parlava di “esaustività”: se costruiamo a partire dai più forti, qualcuno resterà fuori. Se invece partiamo dai più deboli, alla fine tutti troveranno posto. È un messaggio potente: costruire la Chiesa e la società a partire dagli ultimi è l’unico modo per includere davvero tutti.

Il Papa invita a non “ignorare i poveri e vivere come se non esistessero”. Lei ha avuto esperienze forti in questo senso.
Sì, e la prima è stata uno choc. All’inizio della mia vita religiosa, lavoravo con un gruppo di cristiani del Quarto mondo. Dopo essermi presentato come religioso, un uomo mi chiese: “Che cos’è un religioso?”. Risposi con sicurezza: “È qualcuno che ha fatto voto di castità, obbedienza e povertà”. Appena sentì la parola “povertà”, mi afferrò per il collo e mi disse: “Di povertà non mi parlare. Tu non sai che cos’è”. Aveva ragione. Io non so che cosa significhi dormire sotto un ponte, avere fame, vivere nella solitudine. La mia povertà è una scelta. La loro no.

Chi è padre Frédéric‑Marie Le Méhauté

Teologo francescano impegnato da anni nello studio e nella pratica pastorale presso le comunità ai margini della società. Il suo lavoro teologico concentra l’attenzione sulla povertà come «luogo teologico» e sulla rivelazione di Dio nei volti degli ultimi. Ha maturato esperienze dirette con gruppi del cosiddetto Quarto Mondo e con centri per bambini di strada, raccontando spesso come la condivisione quotidiana e la presenza concreta trasformino la comprensione del Vangelo. La sua prospettiva unisce riflessione dottrinale e prassi pastorale, mettendo al centro la dignità e la soggettività dei poveri.

Questa consapevolezza cambia il modo di intendere il voto di povertà.
Assolutamente. C’è una differenza tra vulnerabilità e precarietà. Tutti siamo vulnerabili, ma non tutti siamo precari. La vulnerabilità è universale; la precarietà no. Non si tratta di idealizzare la povertà. La miseria va combattuta, le cause strutturali vanno eliminate. Ma scegliere di condividere la vita dei poveri è un segno di comunione. C’è una differenza tra vulnerabilità e precarietà. Tutti siamo vulnerabili, ma non tutti siamo precari.

Può raccontare un momento in cui ha sentito questa comunione concreta?
Quando vivevo in un centro per bambini di strada in Congo. Una sera li sento dire: “Frédéric è un bianco non come gli altri”. Chiesi perché. Un bambino rispose: “Perché accetti di mangiare il riso con noi”. Quel riso scotto e insapore era per loro un segno di fraternità. Non servono grandi discorsi: basta restare, condividere, sedersi con loro. I poveri non chiedono parole, ma presenza. È lì che si rivela un Dio che si fa vicino. I poveri non chiedono parole, ma presenza. È lì che si rivela un Dio che si fa vicino.

Il Papa aggiunge che vivere come i poveri è il segno della verità della nostra missione.
Sì, perché è lì che Dio si dona. Se incontriamo Dio nei poveri, allora vivere con loro è l’unico modo per ricevere la rivelazione. E il Papa è molto lucido quando avverte: “Qualsiasi comunità della Chiesa, nella misura in cui pretenda di stare tranquilla senza occuparsi creativamente e cooperare con efficacia affinché i poveri vivano con dignità e per l’inclusione di tutti, correrà anche il rischio della dissoluzione, benché parli di temi sociali o critichi i governi”. È un monito che riguarda tutti noi.

“La realtà si vede meglio dai margini”, scrive Leone XIV. Che cosa significa per la teologia?
Significa che dobbiamo cambiare prospettiva: papa Francesco parlava già della “misteriosa sapienza dei poveri”. È una verità evangelica: “Hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. I poveri sono maestri di Vangelo. Meditare la Passione con loro è un’esperienza straordinaria. “Anche a me hanno sputato addosso”, dicono. “Quando si cade come Gesù, è difficile rialzarsi”. Per loro, la storia di Cristo non è passata: è presente. I poveri sono maestri di Vangelo. Per loro, la storia di Cristo non è passata: è presente.

L’opzione preferenziale per i poveri

Espressione fondamentale della dottrina sociale della Chiesa, l’“opzione preferenziale per i poveri” afferma che ogni azione ecclesiale – dalla teologia alla pastorale, dalla liturgia all’impegno sociale – deve partire dallo sguardo e dalle condizioni degli ultimi. Introdotta in modo esplicito nel magistero con il Documento di Puebla (1979), è stata poi ripresa da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e approfondita da papa Francesco, che la definisce “una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica”. Non significa escludere gli altri, ma assumere il punto di vista di chi soffre, come via per leggere il Vangelo e costruire una Chiesa realmente evangelica e inclusiva. È, in definitiva, un criterio di verità e di discernimento nella sequela di Cristo.

In che modo questa sapienza può cambiare anche la Chiesa?
Dilexi te afferma che l’accelerazione dei problemi contemporanei “non è stata solo subita, ma anche affrontata e pensata dai poveri”. Significa che i poveri hanno un pensiero. Possono analizzare la realtà e offrire soluzioni. Non sono oggetti di compassione ma soggetti di storia, parola e responsabilità. Il Papa denuncia un sistema dominato da una “minoranza felice” che accumula ricchezze e impone sacrifici ai più deboli. È un grido contro l’invisibilità dei poveri.

Lei parla anche di cecità nella Chiesa. Che cosa intende?
Papa Leone XIV non si limita a criticare le strutture del mondo: dice con franchezza che anche la Chiesa può soffrire della stessa cecità. In Francia, ad esempio, abbiamo compreso solo recentemente quanto sia stato decisivo ascoltare le vittime di abusi per affrontare davvero il dramma della pedocriminalità. Vedere la realtà dai margini significa proprio questo: mettersi all’ascolto di chi ha sofferto, di chi è stato escluso o ridotto al silenzio.
È l’unico modo per capire fino in fondo le ferite che attraversano la società e la Chiesa.

Il Papa riconosce con realismo che “ci sentiamo più a nostro agio senza i poveri”. È un passaggio molto forte.
Sì, e molto vero. I poveri disturbano le nostre abitudini, ci mettono di fronte a limiti che preferiremmo ignorare. Ma è proprio lì che inizia la conversione. Per san Francesco, tutto nasce dal bacio al lebbroso. Dietro ogni volto ferito, scopre un fratello: il brigante, il lupo, il sultano. Tutto diventa fraternità.

Questa visione attraversa anche la storia della Chiesa.
Sì, e Dilexi te la collega a Dilexit nos, l’enciclica di papa Francesco sull’amore del cuore di Cristo. Leone XIV mostra che i due amori – per Dio e per i poveri – sono inseparabili. L’impegno verso i poveri non è una conseguenza della fede: è un’epifania, un atto quasi liturgico, perché non si può separare il culto di Dio dall’attenzione ai poveri. Senza i poveri, la Chiesa non è se stessa.

Qual è, secondo lei, il messaggio più urgente di Dilexi te?
Che la cura dei poveri non è un’attività tra le altre, ma fa parte dell’essere stesso della Chiesa: “L’amore dei poveri è la garanzia evangelica di una Chiesa fedele al cuore di Dio”. È la misura della sua verità. Se vogliamo incontrare Gesù nella verità – e non un idolo – lo troveremo solo nella vicinanza e nella compagnia con i poveri.

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Avvicendamenti in diocesi

Padre Francesco Cassano nuovo parroco alla San Francesco di Paola, a Taranto

ph G. Leva
21 Ott 2025

di Angelo Diofano

Padre Francesco Cassano, dei padri minimi, è il nuovo parroco alla San Francesco di Paola. Il religioso è nato l’8 dicembre del 1975 a Paola (Cosenza), terra di numerose vocazioni nell’Ordine fondato dal santo di origini calabrese. Proviene da una famiglia molto religiosa, i cui genitori erano Terziari Minimi, e, attratto dalla figura dell’illustre conterraneo, padre Francesco entrò ben presto in seminario, quello di Catanzaro, optando per il cammino vocazionale con i ‘minimi’. Risale al 22 agosto del 2009, festa di Maria Regina, l’ordinazione sacerdotale, la cui celebrazione si svolse nel santuario di Paola. Dopo la specializzazione in Mariologia alla Pontificia Facoltà teologica ‘Marianum’ di Roma, il primo incarico di vicario parrocchiale al santuario di San Francesco a Paterno Calabro (Cosenza), fondato dal medesimo santo nel 1472.
Quindi, la destinazione alla chiesa di ‘San Francesco nuovo’, in via Popilia, a Cosenza, inizialmente come viceparroco e poi come parroco, inoltre, in concomitanza, ha espletato anche l’incarico di Correttore di comunità nella chiesa dell’Ordine in corso Plebiscito, per complessivi quindici anni trascorsi nel capoluogo di provincia calabrese, impegnandosi con profitto nella cura delle due diverse realtà a lui affidate.

Infine, la destinazione a Taranto, dove padre Francesco Cassano opererà con il coparroco padre Francesco Trebisonda (già Correttore provinciale) e padre Francesco Di Turi (già vicario del Correttore).
Nel dare il benvenuto alla nuova comunità dei padri minimi, i parrocchiani salutano con commozione padre Alessandro Chiloiro, destinato a Catona-Reggio Calabria (da dove San Francesco di Paola effettuò la prodigiosa traversata per mare sul suo mantello nello stretto di Messina), il quale nel suo mandato ha mostrato notevole presenza e disponibilità nei colloqui e nelle Confessioni, soprattutto nel difficile periodo del covid, durante il quale non si è sottratto nemmeno all’incombenza delle visite agli ammalati, mai risparmiandosi inoltre nella cura delle attività parrocchiali, soprattutto il catechismo.

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Diocesi

‘Mater mea, Fiducia mea’, le celebrazioni in onore della Madonna della Fiducia

ph G. Leva
21 Ott 2025

di Angelo Diofano

Da mercoledì 22 a domenica 26 ottobre hanno luogo a Taranto le celebrazioni in onore della Madonna della Fiducia, a cura della parrocchia cui è intitolata.

“La Madonna della Fiducia – dice il parroco, don Cristian Catacchio – ci invita a guardare la vita con gli occhi della fede e della speranza senza limiti. Il suo nome non è un semplice appellativo ma un programma di vita spirituale: fiducia nell’amore incondizionato di Dio Padre; fiducia nella guida sicura di Gesù, Suo Figlio; fiducia nella Sua intercessione materna. Come recita l’invocazione che Le è cara, ‘Mater mea, Fiducia mea’ (Madre mia, Fiducia mia), affidiamo a Lei i nostri dubbi, le nostre paure, i nostri progetti e, in particolare, l’intera Chiesa, i giovani che discernono la loro vocazione e tutti coloro che in questo momento si trovano nella sofferenza. Possa questa celebrazione rafforzare i nostri cuori, illuminare i nostri passi e ricordarci che in Maria abbiamo la più premurosa e potente delle Madri”.

Le celebrazioni religiose prevedono innanzitutto il triduo di preparazione alla festa (dal 22 al 24 ottobre) che sarà predicato nella santa messa delle ore 18 da don Domenico Carenza, parroco della Chiesa madre di Ceglie messapica.

Giovedì 23, alle ore 19, in chiesa, si terrà l’oratorio musicale ‘Io ti seguirò’ a cura del coro parrocchiale ‘Madonna della Fiducia’ e dei seminaristi del seminario arcivescovile.

Sabato 25, alle ore 17 la solenne celebrazione eucaristica sarà presieduta dal vicario generale mons. Alessandro Greco; seguirà la processione per le vie del quartiere accompagnata dal complesso bandistico ‘Armonia ‘84’ diretto dal m° Ave Catacchio. La serata sarà completata alle ore 20.30 dal concerto in piazza del complesso ‘Banana’s Republiq’.

Domenica 26, le sante messe saranno celebrate alle ore 8 – 9.30 – 11.30 – 18 (quest’ultima presieduta dal parroco); alle ore 10.15, mattinata di giochi in piazza per bambini ragazzi e famiglie; alle ore 19.30, sempre in piazza, gli adulti e i giovani della parrocchia presenteranno lo spettacolo ‘Una suora svitata’, tratto dal celebre film ‘Sister Act’ di cui fu protagonista Whoopi Goldberg.

Un’artistica illuminazione è stata predisposta nelle vie attorno alla chiesa.

Sabato e domenica saranno a disposizione gli operatori sanitari dello studio medico-sociale di consulenza sanitaria, sorto in collaborazione con l’Ufficio di pastorale della salute dell’arcidiocesi diretto da don Cristian Catacchio e il Centro di aiuto alla vita.

La parrocchia della Madonna della Fiducia fu istituita il 7 ottobre del 1967 dall’arcivescovo mons. Guglielmo Motolese, originariamente allocata in un locale dove tuttora è attivo il Centro di aiuto alla vita. Prima di don Cristian Catacchio sono stati parroci, nell’ordine: don Giovanni Nardelli, don Antonio Airò, don Fiorenzo Spagnulo e don Franco Bonfrate.

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