Elezioni

Ecco i consiglieri regionale di Taranto
tra sorprese e bocciature inattese

26 Nov 2025

di Silvano Trevisani

Poche riconferme, molti volti nuovi e tante sorprese… in agrodolce. È questo l’esito delle elezioni regionali per Taranto che vede sostanzialmente confermato l’equilibrio politico espresso pochi mesi fa, con l’elezione a sindaco di Piero Bitetti. La valanga di voti che ha consentito di essere eletti ad alcuni consiglieri baresi e che ha lasciato fuori dal consiglio regionale anche candidati con oltre 20.000 preferenze, non si è certo ripetuta a Taranto, i cui otto eletti al consiglio regionale sono tutti al di sotto dei 15.400 voti di Renato Perrini di FdI, un vero ‘suffragio’ per lui.

Ma intanto vediamo chi sono gli eletti, risultati equamente ripartiti tra centrosinistra e centrodestra, nonostante la disparità di voti, in conseguenza della complicata legge elettorale regionale: Donato Pentassuglia e Mino Borraccino per il Pd; Giuseppe Fischetti per ‘Decaro presidente’; Annagrazia Angolano per i 5Stelle; Renato Perrini e Giampaolo Vietri per FdI; Massimiliano Di Cuia per FI e Antonio Paolo Scalera per la Lega.

Gli artifici politici, la composizione delle liste d’appoggio, la designazione dei seggi in base alla proporzione dei voti tra le province creano equilibri difficilmente comprensibili per i cittadini. Accade così che il numero di preferenze può contare di meno rispetto alla scelta della lista giusta. È quello che è accaduto, tra sostenitori di Decaro, per l’ex sindaco di Fragagnano, Giuseppe Fischetti, che è risultato eletto con ‘sole’ 4.700 preferenze nella lista ‘Decaro presidente’, mentre non sono bastati 6.320 voti all’assessore regionale uscente al Turismo, Gianfranco Lopane, per essere eletto nella lista ‘Per la Puglia Decaro candidato presidente’, che però complessivamente ha preso meno voti.

Fuori dal consiglio regionale resta anche l’ex consigliere di Forza Italia, Massimiliano Stellato, che paga lo spostamento tra gli elettori di centrodestra da FI a FdI, che ha invece avvantaggiato il consigliere comunale Giampaolo Vietri il quale, all’ennesimo tentativo, conquista un seggio come secondo degli eletti.

Conclude la sua esperienza regionale anche il consigliere Pd Vincenzo Di Gregorio, che si ferma a 5.770 preferenze ed è preceduto anche dalla segretaria provinciale Anna Filippetti, prima dei ‘non eletti’. Quinto risulta il vicesindaco Mattia Giorno, che veniva dato per favorito a metà spoglio, ma che non ha potuto contare sui voti della provincia. A Martina Franca, ad esempio, analogamente a Di Gregorio ha ottenuto poche decine di voti contro i 6.747 di Pentassuglia e i 281 di Borraccino. Ennesima riconferma quella di Pentassuglia, anche se i suoi 13.245 risultano un po’ in calo rispetto alla scorsa elezione.

Una conferma scontata, nonostante il caso scoppiato di recente relativo a presunti errori di conteggio dei voti nelle scorse elezioni, quella di Massimiliano Di Cuia per FI.

Ennesima riconferma anche per Antonio Scalera, che ha lasciato al palo Gianfranco Chiarelli, con 300 voti di scarto, pur avendo aderito solo di recente alla Lega.

È un ritorno, invece, quello di Mino Borraccino, che era rimasto fuori nella scorsa tornata, mentre era stato assessore nella prima giunta di Emiliano, cui è rimasto sempre fedele, divenendone consigliere personale, e godendo certamente del suo appoggio elettorale. Un appoggio che lo stesso consigliere pulsanese potrà ripagare sostenendo l’attribuzione di un assessorato ad Emiliano.

Torna una rappresentanza femminile, con l’elezione della consigliera comunale 5Stelle, movimento che ha appoggiato Decaro, Annagrazia Angolano, che ha ottenuto 3.800 preferenze.

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Cei

Stampa diocesana, antidoto all’omologazione e scuola di umanità

Nel tempo della crisi dell’informazione e della fuga dei lettori, i giornali diocesani continuano a rappresentare una presenza viva nelle comunità locali, custodi di storie, volti e speranze

26 Nov 2025

di Chiara Genisio

In un panorama editoriale segnato dal declino della carta stampata, la stampa diocesana continua a offrire un punto di riferimento autentico e umano, capace di coniugare tradizione e innovazione al servizio delle comunità.

Sembra quasi un bollettino di guerra

Dove a cadere sono le copie cartacee. Da diversi anni la diffusione dei giornali segna sempre di più il segno meno. Con rare eccezioni. Tutto vero. Ma. Quello che non indicano questi numeri in continua discesa è il variegato mondo dell’informazione locale dei giornali diocesani.

Un patrimonio che sfugge alle statistiche

L’Ads, l’organizzazione che certifica e diffonde i dati di diffusione di quotidiani e periodici, sia cartacei che digitali, non annovera tra queste nessuna delle 190 testate diocesane presenti nel Paese che coinvolgono oltre 5 milioni di lettori. Attivo dal 1975, l’Ads rappresenta il punto di riferimento ufficiale per questi dati e li pubblica periodicamente per garantire trasparenza al mercato pubblicitario e all’editoria. Su questi dati si basano molti degli articoli, delle riflessioni, del dibattito in corso per affermare che per i giornali di carta l’interesse sta scemando.

Un mondo che resiste e si rinnova

In un tempo in cui l’informazione viaggia veloce e si consuma in un clic, c’è un mondo editoriale che continua a resistere, anzi, a reinventarsi: quello della stampa diocesana. Mentre le grandi testate lottano con cali vertiginosi di copie e una crescente disaffezione dei lettori, i giornali diocesani restano un punto fermo per centinaia di comunità italiane. Certo, le difficoltà non mancano. Le edicole chiudono, la distribuzione postale è lenta e inefficiente. Ma, nonostante tutto, la stampa diocesana tiene.

Il valore insostituibile della cronaca locale

Se una notizia non appare sul settimanale locale, spesso è come se non fosse mai accaduta. È lì che la vita quotidiana prende forma, che i volti e le storie trovano spazio e significato. Molti di questi giornali sono nati in tempi difficili: dopo guerre, terremoti, crisi economiche. Alcuni nel Sud per offrire una voce alternativa in contesti complicati, altri per ricostruire una comunità ferita. Da allora non hanno mai smesso di raccontare, di essere un punto di riferimento.

Tradizione e innovazione: una convivenza possibile

Oggi, accanto alla tradizione, cresce anche l’innovazione. Un giornale ha aperto un’edicola-libreria nel cuore della città, con uno schermo digitale che ripropone in formato sfogliabile il giornale del giorno. Il risultato? Curiosità, partecipazione e un incremento nelle vendite cartacee. Un’altra testata ha installato pannelli interattivi vicino alla Cattedrale per far «sbirciare» le notizie principali e invitare i passanti ad acquistare la copia in edicola.

Collaborare per resistere

C’è chi sceglie la strada della collaborazione. Unire le forze riuscendo così a ridurre i costi ma mantenendo la propria identità. E anche nelle aree più isolate la rete funziona: in certi paesi di montagna, i giornali arrivano ancora grazie alla collaborazione tra autisti dei pullman, negozianti e lettori volontari. Piccoli gesti che mantengono vivo il filo dell’informazione locale.

Un’informazione che mette al centro la persona

In un’epoca segnata dall’intelligenza artificiale e da contenuti generati da algoritmi, la stampa diocesana continua a mettere al centro la persona. Papa Leone XIV, parlando ai vescovi italiani, ha ricordato che la persona «non è un sistema di algoritmi, ma creatura, relazione, mistero». E proprio in questo, i settimanali diocesani hanno un compito decisivo: custodire la parola viva delle comunità, difendere la dignità dell’umano e offrire un’informazione che nasce dall’ascolto, non dalla corsa al clic.

Comunità, formazione e rete: la forza della stampa diocesana

Comunità, formazione e rete: tre parole che racchiudono la forza della stampa diocesana. Tre parole che spiegano perché i nostri giornali continuano a uscire ogni settimana, a raccontare la vita e a dare voce a chi non ne ha. In un tempo che cambia, la stampa diocesana resta un antidoto all’omologazione, una scuola di umanità e un segno concreto di speranza.

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Diocesi

All’istituto Maria Immacolata la festa della Medaglia miracolosa

ph Luisa Marturano
26 Nov 2025

di Angelo Diofano

Giovedì 27 si ricorda l’apparizione della Beata Vergine Maria Immacolata a Santa Caterina Labouré, avvenuta nel 1830, a Parigi, nella cappella della casa madre delle Figlie della Carità, dove ebbe origine la celebre Medaglia della Vergine Immacolata, che il popolo chiamò ‘miracolosa’. Disse infatti la Madonna a Santa Caterina Labourè: “Fai coniare una medaglia secondo questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie, portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la poteranno con confidenza”. Da qui prese il nome questa festa, che il papa Leone XIII approvò il 23 luglio 1894.

La famiglia vincenziana invita, appunto giovedì 27, nell’artistica cappella dell’istituto Maria Immacolata (in via Mignogna) a partecipare all’annuale appuntamento in ricordo dell’evento. La celebrazione avrà inizio alle ore 17.30 con la recita del santo rosario e la supplica alla Vergine della medaglia miracolosa. Quindi si proseguirà alle ore 18.00 con la santa messa presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. Per l’occasione saranno distribuite le medaglie miracolose.

 “Come cristiani – ricordano le suore vincenziane – abbiamo bisogno di una Madre che ci conduce a Gesù. Impariamo da Lei, mediante il servizio umile e generoso, ad entrare fin d’ora nel Regno di Dio”.

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Ricorrenze

Alla San Pasquale, domani giovedì 27 frate Angelo De Padova festeggia i 25 anni di sacerdozio

ph Marcello Caforio
26 Nov 2025

di Angelo Diofano

Giovedì 27 nella chiesa di San Pasquale, a Taranto, frate Angelo De Padova alle ore 18.30 celebra la santa messa per i 25 anni di sacerdozio vissuti tra servizio, missione e misericordia. Per l’anniversario egli ha scelto come immagine il Buon Samaritano, identificandosi con l’asino che porta il ferito alla locanda: “Sono quell’asinello che il Signore usa per portare salvezza e cura”, afferma con semplicità. Si tratta di una sintesi perfetta di un cammino vissuto con umiltà, dedizione e cuore aperto a ogni persona incontrata sul suo sentiero.

Frate Angelo nasce a Grottaglie nel 1973, ma cresce nella comunità arbëreshe di San Marzano di San Giuseppe. In questa vivace realtà parrocchiale, sotto la guida del parroco don Franco Venneri, vive con intensità l’esperienza di ministrante e dell’Azione cattolica ragazzi. Nel settembre 1987 entra nel seminario diocesano di Martina Franca, proseguendo nel 1989 presso il seminario interdiocesano di Taranto. Dopo la maturità classica, sente la chiamata a una vita religiosa più radicale e chiede all’arcivescovo mons. Benigno Papa di poter entrare nell’ordine dei frati minori. Nel 1992 inizia il postulandato nel santuario Madonna delle Grazie a Soleto; nel 1993 il noviziato nel santuario di San Damiano ad Assisi; dal 1994 al 1998 vive nello studentato del convento San Francesco di Castellaneta, e nel 1998-1999 si trova al convento Cristo Re di Martina Franca. Il 2 ottobre 1998 emette la professione perpetua nel convento Sant’Antonio a Manduria.

Dopo un periodo a Soleto, il 2 febbraio 2000 riceve l’ordinazione diaconale a Lizzano, nel convento San Pasquale, per le mani di mons. Papa. Il 30 novembre 2000 è ordinato sacerdote nella sua parrocchia d’origine da mons. Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari.

Il suo ministero si sviluppa in contesti diversi, sempre segnati da una forte attenzione alle opere di misericordia corporali e spirituali:d 2002 al 2011 è cappellano all’Ospedale ‘Santa Caterina Novella’ di Galatina; dal 2011 al 2013 opera con immigrati e senzatetto nel convento del Sacro Cuore a Ostuni; nel 2013-2014 è guardiano (superiore) nel convento San Pasquale a Taranto; nel dicembre 2014 parte per l’Albania del Nord, in missione; dal 2022 al 2025 è cappellano nella casa circondariale di Lecce e dal settembre 2025 è amministratore parrocchiale alla Santa Maria delle Grazie a Squinzano, dove domenica 30 novembre riceverà l’immissione canonica da parte dell’arcivescovo di Lecce, mons. Angelo Raffaele Panzetta.

 

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Convegno

Dal 27 novembre IV convegno sul Principato di Taranto, ricordando Cosimo Damiano Fonseca

25 Nov 2025

di Silvano Trevisani

Si svolgerà dal 27 al 29 novembre, in quattro diverse sedi, il IV convegno sul principato di Taranto che avrà come titolo ‘Giovanni Antonio Orsini del Balzo aspetti del suo Principato’, organizzato dall’Associazione di cultura classica e dalla sezione tarantina della società Dante Alighieri.

Il tema di questa edizione è incentrato sulla figura dell’ultimo Principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo (1420-1463), e sui molteplici aspetti degli anni del suo principato: dalla storia alla politica all’economia alla società alla musica alla moda alla cucina.

Giovedì 27, ore 9, salone degli specchi di Palazzo di città, dopo i saluti istituzionali ci sarà un ricordo di Cosimo D. Fonseca a cura di Pietro Dalena (UniCal). Seguirà l’introduzione al convegno di Francesco Somaini (UniSalento)

Per la sessione storia/politica/economia – parte I, presieduta da Pietro Dalena, sono previste le seguenti relazioni:

Rosanna Alaggio (Università del Molise), Percezione e rappresentazione esterna del principe di Taranto. L’immagine di Giovanni Antonio del Balzo Orsini nelle fonti coeve;

Maria Rosaria Vassallo (UniSalento), Scelte politiche e reti di amicizia nell’esercito orsiniano;

Carmela Massaro (UniSalento), Da Roma al Salento: Anna Colonna, principessa di Taranto, contessa di Lecce.

Ore 15-19 parte II, presiede Francesco Somaini. Queste le relazioni:

Luciano Candita (UniSalento), La gestione orsiniana dell’invasione angioino-caldoresca della Terra d’Otranto del 1434-1435 [relazione da remoto];

Kristjan Toomaspoeg (UniSalento), La Chiesa di Taranto in età orsiniana;

Carlo Dell’Aquila (UniBA), Problematiche sul riconoscimento di una coppia di stemmi di ambito orsiniano a Bitonto;

Stefano Vinci (UniBA), I regolamenti della pesca per il litorale di Taranto

Venerdì 28, sessione letteratura: ore 9-13Sessione arte / costume / società Convento S. Antonio, presiede: Luigi Oliva. Queste le relazioni

José Minervini (Soc. Dante Alighieri-Ta), Giannantonio e sua nipote. Isabella di Chiaromonte. “la più bella regina che sia stata al mondo”;

Sondra Dall’Oco (UniSalento), Il ritratto del principe di Taranto tra storiografia e letteratura;

Corinna Bottiglieri (UniSalento), Giovanni Antonio Orsini e la medicina;

Giorgia De Pascalis – Luca Ruggio (UniSalento), Su alcuni codici latini della biblioteca di Giovanni Antonio Orsini del Balzo;

Sessione arte/architettura sala conferenze Archivio di Stato di Taranto, via Di Palma, 4 ore 15-19,

presiede Stefano Vinci. Queste le relazioni:

Augusto Ressa, architetto, Progetto di esecuzione di una replica della lapide con lo stemma degli Orsini al Convento di S. Antonio a Taranto;

Vanessa Paladini (UniSalento), Splendori in miniatura: il libro d’ore di Anna Colonna tra arte e liturgia nella Terra d’Otranto del Quattrocento;

Ferruccio Canali (UniFI), “Architectura picta”: tipologie e modelli nella Pittura monumentale orsiniana;

Virgilio Galati (UniFI), Nelle terre del Principe; la stagione dalmato-adriatica nell’architettura tra gli anni Quaranta e Sessanta del Quattrocento

Sabato 29 novembre sala Celestino V del Castello aragonese ore 9-13, presiede Carlo Dell’Aquila, queste le relazioni:

Luigi Oliva (Dir. Istituto Centrale per il Restauro, MiC), L’impronta dei del Balzo Orsini nella città di Taranto: struttura urbana ed architettura;

Luciana Petracca (UniSalento), Banchetti e consumo di carne nelle residenze orsiniane;

Paola Nitti (Accademia di Belle Arti di Bari), La moda: apparenza e rappresentazione al tempo dei principi di Taranto fra XIV e XV secolo;

Sessione musica

Francesco Spada (dir. Casa Museo Spada), La musica di corte – gli strumenti musicali, i suoni e le danze per l’intrattenimento dei principi in età tardo medievale.

Per l’occasione sono previste le seguenti visite guidate:
Giovedì 27 novembre, ore 15 – Visita del MArTa;
Venerdì 28 novembre, ore 12.30 – visita dell’ex Convento di S. Antonio; ore 15 – Mostra allestita all’Archivio di Stato: Sulle pergamene del Principato. Taranto, città dei principi fra potere, scrittura e memoria, a cura di Valentina Esposto (direttrice dell’Archivio di Stato di Taranto).

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Diocesi

Spirito Santo, missione con il quadro della Madonna di Pompei

25 Nov 2025

di Francesco Tenna

Da giovedì 27 a domenica 30 di novembre la parrocchia Spirito Santo di Taranto vivrà la ‘Missione mariana del Rosario di Pompei’. Fondata il 7 ottobre del 1967 nel rione Toscano, oggi più conosciuta come la zona di Taranto2, la parrocchia ha maturato in tutti questi lunghi anni un legame forte con Pompei tanto da vivere annualmente, ogni terzo sabato di ottobre, un pellegrinaggio parrocchiale per affidare alla custodia di Maria l’anno pastorale parrocchiale.

L’iniziativa della Missione nasce però da un’altra intenzione: chi ne conosce la storia, sa bene che il santuario di Pompei è un invito ad avere speranza contro ogni speranza come ricorda l’apostolo Paolo. Di fronte all’abbandono e al degrado umano in cui vivevano gli abitanti di Valle di Pompei, San Bartolo Longo non si rassegna, anzi! Decide di ripartire da Cristo e dal rosario per ricostruirne il tessuto umano e sociale. Pompei, allora, non è mero devozionismo ma è preghiera che si fa impegno e carità. Anche noi, che ci troviamo in quartiere di periferia, spesso dimenticato, non vogliamo farci cadere le braccia ma imparare a fare la nostra parte, a non cadere nell’indifferenza, a tenere coeso l’intreccio delle relazioni.

Il quadro pellegrino della Madonna di Pompei giungerà giovedì 27 alle ore 16 al parcheggio della Clinica Bernardini. Dopo la liturgia d’accoglienza ci si recherà processionalmente verso la chiesa dove sarà celebrata la santa messa presieduta da mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei;, al termine della celebrazione sarà benedetta e distribuita ai presenti la ‘medaglia miracolosa’.

 Ogni giorno la chiesa aprirà alle ore 7.30, alle 7.45 ci sarà il ‘Buongiorno a Maria’; nell’arco della giornata seguirà la recita del santo rosario e la supplica alla Madonna di Pompei.

Venrdì28 novembre sarà la giornata dedicata alla vocazione laicale mettendo al centro delle riflessioni la figura di San Bartolo Longo. La santa messa alle ore 18 sarà presieduta da mons. Giuseppe Favale, vescovo di Conversano-Monopoli e delegato regionale per il laicato. Seguirà la recita del rosario delle famiglie e il rinnovo delle promesse matrimoniali a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta, cui sarà consegnato un attestato. Sabato 29 alle ore 16 sarà il momento della vita e della speranza: saranno benedette in modo particolare le mamme e i bambini. Alle ore 18  presiederà la santa messa l’arcivescovo mons. Ciro Miniero cui seguirà il rosario dei giovani.

Domenica 30, infine, dopo la santa messa delle ore 10 sarà recitato il rosario dei piccoli; al termine, la processione di saluto.

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Ecologia integrale

Cop30: “Necessario cambiare paradigma per la giustizia climatica”

ph Ansa-Sir
25 Nov 2025

di Bruno Desidera

Una Cop30, da un lato interlocutoria e senza un’agenda ‘ambiziosa’, rispetto alle iniziative per fronteggiare i cambiamenti climatici, figlia dell’attuale contesto geopolitico; dall’altro inedita e promettente, nel coinvolgimento delle popolazioni dell’Amazzonia e della società civile.
La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che si è conclusa venerdì 21 novembre, a Belém, va analizzata secondo queste due chiavi di lettura. Accanto a esse, non si può non menzionare il protagonismo delle Chiese, e in particolare della Chiesa cattolica, ai vari livelli: frutto maturo, da un lato, del magistero di papa Francesco, a partire dalla Laudato si’, puntualmente rilanciato, in questi mesi, e anche in occasione della Cop30, da papa Leone XIV; e, dall’altro lato, di un lavoro ecclesiale decennale, capillare, a fianco dei popoli, condotto dalle Chiese dell’Amazzonia.

 Qualche risultato c’è stato

A sottolineare i risultati interlocutori, ma non trascurabili, così come l’enorme “spinta” dal basso che è stata ben visibile, a Belém, è Caetano Scannavino, coordinatore di Projeto Saùde & Alegria (Progetto salute e felicità), organizzazione che in Amazzonia coinvolge le popolazioni indigene per promuovere la salute, la formazione, l’agricoltura sostenibile e la purificazione delle acque. “La valutazione che faccio di questa Cop30 – spiega l’attivista, tra i promotori del Vertice dei popoli – si basa sulle mie aspettative, sulla base della difficile congiuntura mondiale. Inevitabile, quando hai un Donald Trump, un governo americano, che smantella tutti i programmi di lotta al cambiamento climatico una situazione di guerra generalizzata, l’aumento di risorse per le attività militari, un nazionalismo crescente. Alla luce di tutto questo, devo dire che, in termini di accordi, Belém ha persino raggiunto più risultati di quanto mi aspettassi. Per esempio, rispetto agli Ndc, i Contributi determinati a livello nazionale (i piani d’azione che ogni Paese presenta nell’ambito dell’Accordo di Parigi per ridurre le emissioni di gas serra, ndr), erano al di sopra dei 4 gradi, ora sono al di sopra dei 2 gradi”.  Poi, certamente, sarebbe stata necessaria “una tabella di marcia per la fine dei combustibili fossili, e questa non era nemmeno nell’agenda iniziale. Ma penso che lo stesso discorso del presidente brasiliano Lula al vertice dei leader abbia sorpreso tutti, e a esso dobbiamo guardare”.

 Società civile protagonista

Alte, erano invece, le aspettative sulla “Cop della società civile, dopo tre edizioni con molte restrizioni, a Baku, Cairo e Dubai: “Devo dire che c’è stata un’ampia mobilitazione, una marcia con più di 70.000 persone, e un momento culminante, il Vertice dei popoli, che abbiamo avuto l’onore di aiutare a organizzare”. Qui, è emersa “una proposta strutturale per un altro modo di vivere, un modo del ‘buon vivere’, contrario a quello che ci sta portando a questo collasso climatico. Inoltre, è stata la Cop con la maggiore partecipazione di indigeni di tutti i tempi. Insomma, direi che, alla fine, “non è stata la Cop della verità, ma la Cop nella quale l’agenda della verità è emersa dal basso”. Un tema, portato avanti con forza anche dagli episcopati del Sud globale, è quello della “giustizia climatica”.  Spiega Scannavino: “Si tratta di pensare alle riparazioni, specialmente per le popolazioni africane. Chi meno ha contribuito a far sì che questa situazione arrivasse a questo punto, è proprio chi sta soffrendo di più. Questo vale, anche, qui in Brasile, per i popoli indigeni, afro, rivieraschi. Lottano per mantenere la foresta in piedi, in cambio, invece di salute, servizi igienici, energia rinnovabile, ciò che ricevono è mercurio nell’acqua, malattie dall’esterno, invasioni di terre. Questo messaggio, qui a Belém, si è sentito molto forte, e da questo punto di vista, la Cop 30 di Belém ha mantenuto la sua promessa”. 

La voce delle Chiese del Sud globale

Un contributo fondamentale a questa “Cop30 dal basso” è arrivato dalla Chiesa. A conclusione dell’incontro, 80 organizzazioni, 5 cardinali e 23 vescovi hanno firmato una dichiarazione, nella quale, tra l’altro, si legge: “Lo svolgimento della Cop30 in Brasile, un Paese in cui la Chiesa, le popolazioni indigene e i movimenti sociali camminano da tempo insieme in difesa della vita, ha rafforzato ulteriormente la speranza sentita da tutta la comunità cattolica”.  Particolarmente significativo, il cammino delle “Chiese del Sud globale”, portato avanti insieme dagli organismi episcopali di America latina e Caraibi, Asia e Africa. A farsene portavoce, a conclusione della Cop 30, è stato il cardinale Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre e presidente sia della Conferenza episcopale dei vescovi del Brasile (Cnbb) che del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam): “Il Documento del Sud globale – ha affermato – rappresenta una pietra miliare in questo cammino ecclesiale”. Dalle Chiese, è arrivato forte e chiaro il messaggio che, oltre alle misure immediate, è indispensabile una vera e propria ‘conversione’, un cambiamento di paradigma che superi il modello economico dominante.

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Eventi in diocesi

Truffe agli anziani, incontro in arcivescovado

25 Nov 2025

Giovedì 27 novembre alle ore 16.30 nel salone dell’arcivescovado il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri, col. Antonio Marinucci, incontrerà gli anziani delle comunità parrocchiali per spiegare loro come difendersi dalle truffe, ormai molto frequenti

L’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha gradito tale disponibilità, esortando a essere sensibili nei confronti delle persone sole e indifese per proteggerle da chi ne approfitta. All’incontro, cui vi si potrà accedere liberamente, vi dovrebbe partecipare anche il procuratore della Repubblica, dott.ssa Eugenia Pontassuglia.

 

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Diocesi

Giornata diocesana della gioventù 2025: Testimoni di speranza e costruttori di pace

ph G. Leva
25 Nov 2025

di Francesco Mànisi

Domenica 23 novembre, nella cornice accogliente della parrocchia Santa Teresa di Taranto, si è svolta la Giornata diocesana della gioventù, che ha radunato adolescenti e giovani provenienti da parrocchie, gruppi, movimenti e associazioni della realtà ecclesiale tarantina.

La giornata, organizzata dal Servizio diocesano per la pastorale giovanile, è stata pensata come un intreccio di gioco, preghiera, testimonianze e fraternità, sulla scia del tema proposto da papa Francesco: ‘Anche voi date testimonianza, perché siete con me’. Se nei mesi scorsi i giovani tarantini si erano messi in cammino come ‘Pellegrini di speranza’, durante il Giubileo sono stati chiamati a diventare ‘Testimoni di speranza’, cioè annunciatori, con la propria vita, di quell’amicizia con Gesù che illumina il presente e apre orizzonti nuovi.

L’équipe di pastorale giovanile ha scelto di declinare il tema nella prospettiva della pace, consapevole che il mondo vive giorni segnati da conflitti, divisioni e violenze fino a toccare le storie personali di tanti giovani. A loro, oggi più che mai, è chiesto di essere costruttori di una pace ‘disarmata e disarmante’, come ricordato da papa Leone nel giorno della sua elezione: una pace che nasce dal Vangelo e cresce attraverso gesti quotidiani di fraternità.

La giornata si è aperta con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero. Nell’omelia, egli ha invitato i giovani a riscoprire la forza rinnovatrice dell’amicizia con Cristo: “In questa solennità vogliamo guardare a Gesù come Re di pace, Re che non domina ma serve, che non impone ma apre vie, che non spegne il mondo ma lo illumina. E vogliamo farlo insieme, come comunità giovane, che desidera imparare a costruire pace nelle relazioni, nelle scelte, nei luoghi quotidiani in cui viviamo”.

ph G. Leva

Subito dopo i giovani hanno incontrato Cristina Castronovi, tarantina, giovane operatrice umanitaria del corpo non violento ‘Operazione Colomba’ (Associazione Giovanni XXIII), impegnata da mesi in una missione di pace in Ucraina. Cristina ha raccontato con semplicità e intensità la propria esperienza nelle città martoriate di Mykolaiv e Kherson, dove la vita quotidiana è scandita dall’incertezza e dalle sirene. Uno dei momenti più toccanti è stato il racconto di un episodio vissuto a Kherson: “Durante una delle nostre uscite un drone ci ha inseguiti. Eravamo in cinque. Ci siamo nascosti, il cuore batteva fortissimo. In quei momenti comprendi che la paura è una compagna silenziosa, ma che la fiducia reciproca diventa l’unico appiglio. Qualche giorno dopo, seduti a tavola, mangiavamo carbonara e salame di cioccolato. Fuori cadevano le bombe, ma noi ci guardavamo negli occhi e ci sentivamo vivi. Forse la pace comincia così: da una tavola condivisa, da un sorriso che non si lascia piegare”.
Cristina ha parlato di una nonviolenza incarnata, fatta di gesti semplici: ascoltare, accompagnare, restare. “Non abbiamo formule. La pace nasce dalle relazioni”, ha ribadito.

A seguire, è intervenuta anche Gabriella Esposito, mamma di Cristina, impegnata nel volontariato a Taranto, che ha sottolineato come la pace debba cominciare dalle piccole scelte quotidiane: uno stile di vita, un modo di abitare il mondo.

ph G. Leva


Nel cuore della mattinata i giovani hanno partecipato a un percorso laboratoriale a tappe, guidati dagli animatori della pastorale giovanile. Ogni tappa rappresentava un verbo-chiave della costruzione della pace: riaccendere, riscrivere, ricucire, ricostruire, seminare. Piccoli gruppi, dialoghi sinceri e attività creative hanno permesso ai ragazzi di riflettere non solo sulla pace ‘grande’, quella che manca fra i popoli, ma sulla pace ‘vicina’: quella nelle amicizie, nelle famiglie, nei gruppi, nei social.

Nel primo pomeriggio la festa è proseguita con un momento di animazione nel cortile della parrocchia e con giochi sportivi animati dall’Anspi – sezione locale di Taranto, che hanno reso l’atmosfera ancora più gioiosa. A conclusione della giornata, una dolce pettolata ha riunito tutti in un momento conviviale semplice e gustoso.

Più che un evento, la Giornata diocesana della gioventù si è rivelata una vera esperienza di comunione, un’occasione per creare legami fra i ragazzi delle diverse parrocchie e per riscoprire la bellezza dell’essere parte di una Chiesa giovane, viva, capace di mettersi in ascolto del mondo e dei suoi bisogni. Una giornata che rimarrà nel cuore di molti come invito a diventare davvero testimoni di speranza e operatori di pace, là dove ciascuno vive ogni giorno.

 

Il servizio fotografico è stato curato da G. Leva

 

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Eventi in diocesi

Disconnessi e felici: incontro alla Sacro Cuore di Taranto

25 Nov 2025

Dipendenza dai social e dai cellulari: tanti ragazzi e non solo vivono in un mondo ultra-connesso: ma quanto questa connessione li rende davvero liberi? E quanto invece li imprigiona?
Se ne parlerà martedì 25 alle ore 18 nel teatro della parrocchia Sacro Cuore, in via Dante. Interverrà il prof. Ivan Alfeo, docente dell’istituto Righi di Taranto.
Un incontro prezioso aperto a tutti, dedicato in particolare a genitori ed educatori, per comprendere meglio le sfide legate all’uso dei social e degli smartphone e trovare strumenti educativi efficaci.

 

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Diocesi

Il ‘Buon Santa Cecilia’ dell’arcivescovo Ciro Miniero

ph G. Leva
25 Nov 2025

di Angelo Diofano

Nella mattina, sabato 22 novembre, alle ore 5.30, nella basilica cattedrale di San Cataldo, si è svolto il rito della ‘prima squilla’ della festa di Santa Cecilia. Davanti a una folla strabocchevole, con molti giovani e famiglie al completo, alla presenza del sindaco Piero Bitetti in fascia tricolore, il parroco mons. Emanuele Ferro ha detto, fra l’altro, che “Noi siamo qui questa mattina per ribadire qualcosa di molto bello e popolare, cioè che per festeggiare Santa Cecilia a Taranto c’è bisogno di ripensare alle radici più profonde della nostra cultura religiosa e popolare. Come tutti gli anni siamo venuti qui per chiedere da bravi tarantini un credito di speranza al Signore in questo momento che non è mai più difficile o meno difficile del solito, sicuri di essere ascoltati”. Dopo la benedizione del complessi bandistici cittadini e l’esecuzione delle pastorali natalizie, si è snodata la breve processione verso la chiesa di San Giuseppe, dove sono state offerte bollenti pettole, le prime della giornata. Quindi le bande hanno ripreso a suonare per le vie della città annunciando l’arrivo delle festività natalizie.
Successivamente, come accade da ormai sette anni, in mattinata inoltrata l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha voluto incontrare nel cortile dell’arcivescovado le bande musicali,al termine del giro.

“Santa Cecilia con le musiche che portate ovunque nella nostra città – ha detto – mette chiaramente nel cuore sentimenti di pace e di serenità, anche se siamo sempre in agitazione oltre che per i ritmi stressanti della vita di oggi, anche per i problemi sociali, le malattie e per tutto quello che ci turba nel profondo del cuore, come la mancanza di pace, le prepotenze che subiamo in continuazione ecc. E allora (ci chiediamo) perché basta l’ascolto di queste musiche per farci stare bene? Questo accade perché portiamo nel cuore una nostalgia di qualcosa d’indefinito che pur ci appartiene, che a volte cerchiamo nelle cose materiali ma non è lì che possiamo trovarlo. La musica infatti riesce a intercettare proprio quella nostalgia che da sempre l’umanità ha dentro di sé, di un avvenimento profondamente evangelico: quello del Signore che non sta lontano da noi ma che si è fatto carne, anzi, entra nella nostra carne. Allora, accade come quando siamo dinanzi a un bambino:: il nostro cuore non si intenerisce? Non sente sentimenti di amore? Immaginiamoci quindi dinanzi al Signore che si è fatto carne, facendo cose che per noi possono considerarsi inaudite, cioè assumere la nostra stessa vita. Ecco il motivo per cui il Natale ci riempie di gioia, perché nasce dalla certezza che Dio ha scelto questa vita. Questo è il motivo di tale nostalgia, che giorno per giorno il nostro cuore la ricerca. Offrendo il bene che facciamo, rendiamo possibile l’incontro con il Signore, ricevendone la forza di agire come Lui stesso ci ha chiesto per vivere la nostra vita con una tensione di pace. Quanto è difficile, certo che è difficile!  Voi musicisti però esprimete molto molto bene questo percorso verso il Signore attraverso l’armonia delle pastorali, in un linguaggio che può toccare tutti i cuori, com’è successo questa mattina presto in cattedrale. Quindi, buon inizio della preparazione al Natale e che ogni nota possa toccare le corde del cuore della nostra città aiutandoci a riflettere e a mettere in pratica quella tenerezza per l’umanità con quel bene per ogni persona che si trasforma in diritti, in doveri, in impegni, in attenzione verso tutti. Buona Santa Cecilia!”.

Quindi, incontrando la stampa, così ha ribadito: “Con la festa di Santa Cecilia iniziamo il tempo di preparazione al Santo Natale, in una tradizione che anticipa di qualche giorno l’Avvento, cioè il tempo che liturgicamente la comunità cristiana vive nella dimensione di attesa di Gesù, la cui nascita celebriamo nel giorno del Santo Natale. Ed è un momento molto bello quello di Santa Cecilia perché ci permette attraverso le note delle tradizionali pastorali di preparare i nostri cuori alla gioia del Santo Natale. E le note più di ogni altra cosa possono realizzare questo desiderio grande che ognuno porta con sé: la pace, la pace nel cuore, nelle relazioni, sul posto di lavoro. Insomma, quella pace che solo Cristo ci può dare perché è venuto in mezzo a noi come principe della pace, non di altro ma solo per mettere pace tra gli uomini e con Dio stesso. E questo, lo ha fatto donandosi, facendosi piccolo. E dinanzi a un bambino ciascuno di noi non sente sentimenti di pace e tenerezza? Così ha fatto Dio con noi e ci chiede non di ritornare bambini, non cioè di fare passi all’indietro, anzi! Ma ci invita ad avere il cuore dei bambini, che riescono a meravigliarsi dinanzi a gesti di bontà e di bene e di conseguenza a promuovere gesti di amore. Ecco così il Natale di Gesù, la cui nascita ha provocato tutto questo. E le note della banda musicale che dalle prime ore di questa mattina stanno portando per la città esprimono il desiderio di tutti quanti noi, cioè quello di ricordare che la pace è l’unica realtà che ci rende veramente umani, così come il Signore che è venuto in mezzo a noi per renderci pienamente umani e allo stesso tempo farci diventare come Lui”.

Infine mons. Ciro Miniero ha ribadito ancora una volta la soddisfazione di esercitare il ministero episcopale a Taranto, “città molto dinamica dove certo le difficoltà non mancano. Ma dov’è che si può vivere senza difficoltà? Qui però sto notando un grande calore dal punto di vista umano e una grande attenzione verso tutti. E questo è veramente frutto di tanto lavoro e di tanto impegno da parte dei tarantini”.

In serata, infine, davanti a una foltissima assemblea, in cattedrale l’arcivescovo ha celebrato la santa messa in onore della Santa, patrona dei musicisti.

Le foto del servizio sono state scattate da G. Leva

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