Giubileo2025 in diocesi

Il 29 Dicembre l’apertura diocesana in Cattedrale del Giubileo 2025

21 Dic 2024

Domenica 29 dicembre 2024 ore 17.00

 RITO DI APERTURA DELL’ANNO GIUBILARE E

CELEBRAZIONE EUCARISTICA

È stato reso noto tramite notificazione a cura dell’Ufficio Diocesano per la Liturgia dell’Arcidiocesi di Taranto che, il 29 dicembre 2024, festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nel giorno di inizio, per le Chiese particolari, dell’Anno Santo Ordinario indetto dal Santo Padre Francesco, avrà luogo una celebrazione con rito stazionale presieduta da S.E.R. Mons. Ciro Miniero, Arcivescovo Metropolita di Taranto, con il seguente svolgimento: alle ore 17.00, nella chiesa di San Domenico, inizierà il rito di apertura dell’anno giubilare cui farà seguito la processione verso la Basilica Cattedrale di San Cataldo dove avrà luogo la Celebrazione Eucaristica”.

L’Ufficio Diocesano per la Liturgia, aggiunge i seguenti dettagli nella notifica:

I reverendi Canonici del Capitolo Metropolitano, in veste paonazza e fascia, e i Reverendi Presbiteri concelebranti si troveranno entro le ore 16.00 presso le ex scuderie del Palazzo Arcivescovile per indossare le vesti liturgiche portando con sé amitto, camice e cingolo;  ; coloro i quali desiderano prendere parte alla celebrazione senza concelebrare indosseranno la cotta sopra la veste propria senza la stola. Alle ore 16.30 saranno accompagnati nella chiesa di San Domenico dove prenderanno posto nella navata.

I reverendi Diaconi si atterranno alle medesime indicazioni, porteranno con sé amitto, camice, cingolo e stola bianca, ugualmente faranno i ministri istituiti portando con sé il proprio camice.

Le Delegazioni delle Confraternite, costituite dal “Trono” (composto dal Priore, Primo Assistente uomo e Primo Assistente donna), giungeranno entro le ore 16.00 presso il “Centro San Gaetano” in via Cava dove indosseranno l’abito di rito. Alle ore 16.30 si recheranno presso la Chiesa di San Domenico per l’inizio della celebrazione.

I fedeli laici si raduneranno entro le ore 17.00 presso la chiesa di San Domenico nella quale avrà inizio la celebrazione e prenderanno parte alla processione seguendo i ministri.

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I reverendi Presbiteri e Diaconi potranno parcheggiare Piazza Municipio e Piazza Castello. I fedeli laici potranno lasciare l’auto in Via di Mezzo nel tratto compreso tra Vico San Marco e Discesa Vasto. Sarà necessario esporre sul parabrezza il permesso di parcheggio che verrà inviato per e-mail all’indirizzo istituzionale delle Parrocchie e delle Confraternite e dovrà essere stampato a colori.

Ogni Parrocchia potrà stampare 1 Pass per Sacerdote e 1 Pass per Delegazione. Le Confraternite e i Movimenti ecclesiali potranno stampare 1 Pass per Delegazione.

 

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Concattedrale Gran Madre di Dio in Taranto

20 Dic 2024

 

La parrocchia della concattedrale “Gran Madre di Dio”, chiesa giubilare, rende noti gli orari per la partecipazione alle sante messe e per il sacramento della Riconciliazione, per poi lucrare il dono dell’indulgenza plenaria.

Celebrazione sante messe feriali: ore 7.15 e 18.30; sabato ore 18.30; domenica ore 8 – 10 – 11.30 e 18.30.

È possibile confessarsi tutti i giorni dalle ore 7 alle ore 9 e dalle ore 17 alle 20; sabato e domenica prima, durante e dopo la celebrazione eucaristica. Sacerdoti saranno a disposizione per confessarsi anche martedì per la preghiera di liberazione (ore 20), mercoledì per la lectio divina (ore 19) e giovedì per l’adorazione eucaristica (dalle ore 19 alle ore 20).

 

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Collegiata Maria Santissima Annunziata in Grottaglie

20 Dic 2024

INIZIATIVE DELLA CHIESA GIUBILARE

 

Grottaglie in festa per San Ciro
Grottaglie in festa per San Ciro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CHIESA MADRE COLLEGIATA

MARIA SANTISSIMA ANNUNZIATA

GROTTAGLIE

CENNI STORICI

 

La facciata della Chiesa Madre Collegiata Maria SS.ma Annunziata, primogenita della Chiesa Tarantina, si compone di un portale, un rosone e una cuspide dentellata, abbellita da tre edicole scolpite raffiguranti l’arcangelo Gabriele, la Vergine Maria e il Cristo in trono, oltre che da una iscrizione in caratteri gotici del 1379 che riporta i nomi dell’arcivescovo di Taranto Giacomo d’Atri e di Domenico de Martina, autore probabilmente dell’ampio rosone centrale e della risistemazione del tempio. Il portale in pietra calcarea compatta, realizzato in stile romanico-pugliese, costituisce l’elemento più antico dell’edificio (XII-XIII sec.) e mostra due colonnine ottagonali poggiate sul dorso di due pachidermi e culminanti in graziosi capitelli sui quali s’innalzano agili leoncini che a loro volta sorreggono il bellissimo frontespizio arcuato e finemente lavorato.

L’interno del tempio è stato ulteriormente risistemato nel 1880 in stile corinzio. La prima cappella entrando a sinistra conserva un altorilievo dell’Annunciazione, notevole esempio di scultura rinascimentale pugliese.  Seguono la cappella dello Spirito Santo con tela della Pentecoste (sec. XVII); la cappellina circolare in stile ionico (sec. XIX) contenente il fonte battesimale; la cappella dei santi Pietro e Paolo con tela di fine  sec. XVII; infine la cappella  dedicata al Santissimo Sacramento che presenta un pregevole altare marmoreo policromo firmato nel 1757 dal maestro napoletano Francesco Cimafonte.

Nell’abside si ammirano una notevole tela del 1674 raffigurante l’Annunciazione e il grande e artistico coro in noce del Capitolo della collegiata realizzato nel 1533. L’organo a canne che, inserito in artistica cantoria domina dall’alto, risale ai primi anni del Cinquecento e venne risistemato nel 1587 dall’organaro leccese Orfeo de Torres; il prezioso strumento risulta essere l’organo più antico di Puglia e uno dei più antichi d’Italia.

Procedendo dal presbiterio verso la facciata si può osservare la cappella dell’Ascensione, realizzata nei primi anni del Seicento in schemi architettonici tardo rinascimentali. Segue la cappella del Crocifisso, già dedicata ai santi Marino e Cataldo che mostra alle pareti laterali due grandi tele secentesche raffiguranti il sogno profetico di San Cataldo e il martirio di San Marino.  La cappella successiva è dedicata alla Madonna della Mutata (sec. XIX);  infine la cappella d’impronta barocca della Vergine del Rosario (conosciuta come “Cappellone di S. Ciro”), eretta nel 1709 per impulso del santo concittadino Francesco De Geronimo. L’altare centrale è dedicato alla Vergine del Rosario effigiata in una bella tela di Paolo De Matteis, autore pure delle tele dei pennacchi della cupola. L’altare a destra, è dedicato a S. Francesco de Geronimo, quello a sinistra a S. Ciro d’Alessandria, santi che a Grottaglie si venerano con grande devozione; nella cupola e sulle pareti sono inserite molte tele che ritraggono i misteri del Rosario, santi e sante dell’ordine domenicano.

 

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Basilica San Martino in Martina Franca

20 Dic 2024

NOTIZIE STORICHE BASILICA DI SAN MARTINO

MARTINA FRANCA

 

Dedicata al santo di Tours, la basilica fu edificata nel 1747, utilizzando gli spazi della precedente chiesa di stile tardo romanico, la cui presenza è già attestata in una pergamena del 1348 conservata nell’Archivio Capitolare della Basilica. Della chiesa più antica restano, oggi, solo la torre campanaria e parte della sagrestia. Nonostante l’assenza di fonti relative alla struttura architettonica esterna e interna del XIV secolo, gli atti della Santa Visita dell’arcivescovo di Taranto Lelio Brancaccio (1594) permettono d’identificarne le caratteristiche peculiari, analizzate dallo storico Giovanni Liuzzi e messe in luce da scavi archeologici condotti durante i lavori di restauro del 2007.L’edificio subì, dunque, numerose trasformazioni nel corso di due secoli e mezzo, dagli inizi del Cinquecento fino a metà Settecento, quando per volontà dell’arciprete Isidoro Chirulli fu demolito l’antico edificio per realizzare, su disegno dell’architetto milanese Giuseppe Mariani, l’attuale tempio di gusto architettonico tardo barocco. La decisione, dettata dalla necessità di consolidare le parti danneggiate dal terremoto del 20 febbraio 1743, incontrò l’esigenza estetica di conformare l’edificio ai gusti squisitamente settecenteschi. La consacrazione della Collegiata avvenne il 22 ottobre 1775, circa trent’anni dopo la posa della prima pietra.

L’esterno della Basilica è caratterizzato dalla maestosa facciata, alta 37 metri, che poggia sulla scalinata semicircolare, un appello architettonico a guardare in alto. È impostata su due ordini architettonici, i cui elementi ornamentali, scolpiti nella pietra locale e organizzati in un armonico e dinamico gioco di sporgenze e rientranze, sono enfatizzati dall’elegante gruppo scultoreo centrale raffigurante San Martino che dona il mantello al Povero, di Giuseppe Morgese, capolavoro dell’arte civica martinese.

 

L’interno della Basilica, vasto e luminoso, è a croce latina. Nell’area presbiteriale, sotto l’arco trionfale progettato da Gennaro Sanmartino, vi è la preziosa ancona marmorea (1773) disegnata da Giuseppe Sanmartino, autore a Napoli del Cristo velato nella Cappella Sansevero, per custodire la scultura del Patrono della città, San Martino di Tours, realizzata in pietra nei primi decenni del XVI secolo da Stefano da Putignano.

 

Il grande complesso marmoreo fu eseguito da Giuseppe Variale, marmoraro napoletano. Di Giuseppe Sanmartino sono anche gli angeli che reggono gli emblemi episcopali del Patrono, il nimbo dello Spirito Santo e le due figure allegoriche femminili, in marmo bianco, della Carità e dell’Abbondanza, “in cornu Evangelii” e “in cornu Epistulae”. Il grande complesso marmoreo fu donato alla Collegiata da Pietro Simeone, nobile martinese, il cui emblema gentilizio è intarsiato negli scudi marmorei al di sotto delle due figure femminili. Nel transetto di sinistra spicca il ricco altare marmoreo, fatto erigere dal vescovo di Venafro Francesco Saverio Stabile, teca di pregio per custodire la scultura in legno d’ulivo del Cristo alla Colonna, opera di Vespasiano Genuino, di Gallipoli, dei primi decenni del XVII secolo I due altari del transetto sono dedicati alla Madonna di Costantinopoli e all’Arcangelo San Raffaele.

Nel transetto di destra si possono ammirare l’altare in pietra di Santa Comasia, eretto nel 1764, con la scultura reliquario in legno dorato della Patrona della città, opera di botteghe leccesi del XVII secolo e l’altare di Santa Martina, anch’esso in pietra e stucchi ad opera di artigianato locale, che custodisce la scultura lignea della Santa venerata per scampare dai terremoti.

 

 

Databile alla fine del XVIII secolo è il corpo di fabbrica del Cappellone del Santissimo Sacramento, arricchito dagli affreschi dei Quattro Evangelisti (1785) sui pennacchi della cupola e dalla grande pala d’altare, olio su tela, raffigurante L’Ultima cena (1804), entrambi del pittore pugliese Domenico Carella (1721-1813). Gli ultimi restauri dell’edificio sono stati avviati tra la metà e la fine del XX secolo, interessando sia l’interno che l’esterno del tempio. Nel 1993, con l’arrivo del nuovo arciprete Monsignor Franco Semeraro, si avvia una nuova fase di interventi conservativi, sotto la guida progettuale dell’architetto Gianfranco Aquaro e dell’ingegner Giovanni Nasti, per riconsegnare il monumento alle nuove generazioni. Giovanni Paolo II, il 22 aprile 1998, ha insignito la Collegiata di Martina Franca con il titolo di Basilica Minore. Nel 2000 l‘UNESCO l’ha dichiarata Monumento Messaggero di una Cultura di Pace.

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Santuario Madonna della Salute in Taranto

20 Dic 2024

La costruzione della chiesa risale alla seconda metà del XVII secolo, grazie all’opera dei padri gesuiti che si erano stabiliti a Taranto già nel 1612 nella chiesa del Salvatore che si trovava a pochi passi dalla Cattedrale e che oggi non è più esistente.

Nel 1655 la piccola chiesa iniziava a risultare non più sufficiente rispetto alle attività cultuali dei gesuiti man mano cresciute nel tempo, così si fece il primo tentativo di progettare un chiesa ex novo, ma solo nel 1672 cominciò a muoversi qualcosa per la fabbrica del nuovo edificio.

La facciata rispecchia le tante facciate del periodo della Controriforma del sei-sttecento. Essa ha due ordini sovrapposti, ambedue cadenzati da lesene con capitelli ionici e compositi nella parte superiore, alleggeriti da quattro nicchie nella parte inferiore e due in quella superiore.

Il portale presenta il timpano spezzato al di sopra nel quale è incassato lo stemma dell’Ordine dei Domenicani, mentre nell’ordine superiore della facciata in corrispondenza del portale si apre un grande finestrone con vetrata policorma (vetrate analoghe concludono i bracci del transetto).
La facciata evidentemente non è terminata in quanto manca il coronamento superiore. All’interno, sui timpani dei quattro arconi impostati su grandi pilastri che descrivono chiaramente la pianta a croce greca, svetta la cupola che ha circa 10 metri di diametro ed affrescata con un bellissimo cielo stellato, nella lanterna che sovrasta la cupola si può ammirare il dipitno della colomba dello Spirito Santo. Nei peducchi immediatamente sotto la cupola, sono affrescati i quattro evangelisti con i relativi simboli iconografici. Matteo (l’angelo), Marco (il leone), Luca (il bue), Giovanni (l’aquila). I dipinti risalgono ai primi anni del XX secolo, opera di un autore ignoto.

Sull’altare è collocato il dipinto a cui è intitolato il Santuario: la Madonna della Salute. La Vergine è ritratta in piedi vestita con una tunica rosacea ed un manto bluastro bordato di oro, simboli dell’umanità rivestita dalla grazia divina; ai lati del suo capo le lettere greche ΜΡ e ΘΥ, che significano Madre di Dio. In braccio reca il Bambino Gesù vestito con una tunica rosacea ed un manto dorato, colori tipici della duplice natura umana e divina di Gesù. La Vergine tiene nella mano sinistra un fazzoletto, simbolo iconografico che indica la prontezza di Maria a consolare e confortare gli infermi, mentre Gesù benedice con la mano destra e nella sinistra tiene il libro della Parola di Dio.

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Santuario Nostra Signora di Fatima in Talsano

20 Dic 2024

LE INIZIATIVE DELLA CHIESA GIUBILARE

“Il Giubileo ci aiuta a fare l’esperienza di un Dio che solleva ciascuno per farci camminare con speranza”

Le parole dell’arcivescovo nel Giubileo del mondo della salute celebrato insieme alla Giornata del malato

 

CENNI STORICI

L’8 Dicembre 1956, alla presenza dell’Arcivescovo della Diocesi di Taranto Mons. Ferdinando Bernardi, del Vescovo Ausiliare Mons. Guglielmo Motolese, del Parroco Don Luigi De Filippis e altre autorità, ci fù la cerimonia di Benedizione della prima pietra. L’aspetto architettonico della Chiesa è di stile moderno con richiami allo stile romanico nella sua struttura. Il 4 ottobre 1958 alle ore19.00, seguendo le direttive di mons.Gugliemo Motolese, la nuova Chiesa di Talsano dedicata alla Madonna di Fatima, sarà inaugurata solennemente.

Un corteo penitenziale composto di soli uomini, muoveva a piedi dalla Chiesa di Sant’Antonio in Taranto, portando processionalmente la sacra immagine di Maria, dono dell’Arcivescovo Guglielmo Motolese, questo pellegrinaggio affinché la Madonna donasse pace all’umanità. Inizialmente la Chiesa si presentava spoglia, pian piano le nicchie laterali sulla destra si completavano, da prima con la statua della Pietà, a seguire il Crocifisso, successivamente la nuova statua di N.S. di Fatima e la statua di San Giovanni Paolo II, il Sacro Cuore di Gesù e la statua di San Giuseppe. Procedendo sulla sinistra troviamo il Battistero, dove ha sede il Presepe meccanico; a seguire le statue dei Santi Medici, Cosma e Damiano e San Francesco di Paola, proseguendo troviamo un quadro in ceramica grottagliese raffigurante San Ciro e i simulacri di Sant’Antonio e San Francesco d’Assisi, donato durante il mandato di Don Pasquale Laporta; segue il dipinto di San Donato ed infine la Cappella del SS. Sacramento. Durante l’anno, nel periodo natalizio, viene preparato il presepe monumentale con statue ad altezza d’uomo e che, in questo Natale 2024, Don Pasquale Laporta ha impreziosito con il dono delle statue dei Santi Magi.

 

 

Tra le iniziative del Santuario ricordiamo:

-Festa del 13 Maggio con Pellegrinaggio a piedi.

-Festa Patronale della Madonna delle Grazie nel mese di luglio.

-L’istituzione del 13 di ogni mese con breve processione sul piazzale con recita del Santo Rosario coordinata dai Cooperatori del Santuario.

-L’ora di Gesù ogni lunedì

La costruzione dell’Oratorio iniziata con Don Emanuele Ferro, si è completata ed inaugurata con Don Pasquale Laporta, dando così inizio alle attività oratoriali.

Gruppi presenti in parrocchia: Ministri Straordinari; Catechisti; Azione Cattolica; AdP; RnS; MC; Caritas-Unitalsi-Cav-ANT; Ministranti; Gruppo Marta.

 

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Santuario Nostra Signora di Lourdes in Pulsano

20 Dic 2024

INIZIATIVE DELLA CHIESA GIUBILARE

 

Catechesi di don Gianni Caliandro a Pulsano

 

 

 

 

 

Madonna di Lourdes: le ‘quindici visite’ a Pulsano
Madonna di Lourdes: le ‘quindici visite’ a Pulsano

 

Domenica 26 gennaio alle 19 nella chiesa Santa Maria La Nova di Pulsano, ci sarà un concerto Mariano in cui, attraverso otto brani, si proporranno le “Ave Maria” nella storia. Interverrà anche Giacomo Travisani, ideatore e autore del logo del giubileo 2025, che ce ne illustrerà il significato.

 

CENNI STORICI DELLA CHIESA GIUBILARE

Inaugurata nel 1858, la chiesa madre presenta un impianto neoclassico a tre navate con transetto terminante nella parte destra in un cappellone e una facciata in carparo in tonalità ocra, con sei lesene in stile ionico e un timpano triangolare con lunetta interna. Nel 1959 la chiesa fu colpita da un incendio, in seguito al quale si procedette alla decorazione delle volte con stucchi colorati a finto marmo, cornici di gesso e immagini circolari di santi ad opera dell’artista tarantino Francesco Carrino.

Al di sopra dell’altare centrale marmoreo spicca la statua della patrona, la Madonna dei Martiri, in legno dorato risalente almeno al 1685. La devozione verso la Madonna dei Martiri è sicuramente successiva ma direttamente legata all’assedio turco di Otranto (1480) in cui morì, tra gli altri, un drappello di giovani volontari pulsanesi accorsi in difesa della cristianità e delle coste pugliesi guidati da Giovanni Antonio De Falconibus, figlio di Marino, feudatario della Terra di Pulsano e promotore della costruzione del castello. Il 12 maggio 2013 papa Francesco ha canonizzato gli 813 martiri di Otranto e, dal successivo settembre, in chiesa si conserva stabilmente una reliquia consistente in un pezzo di osso di uno dei martiri inserito in una teca di legno, donato dal vescovo di Otranto, città con la quale, tra l’altro, Pulsano è gemellata.

 

 

 

 

 

 

Al lato destro del presbiterio, vi è la cappella dedicata all’altro patrono, San Trifone martire il cui culto si diffuse in paese in seguito alla sua benevola intercessione verso la popolazione che era travolta da un’epidemia tra la fine del 1810 e gli inizi del 1812 e che stava causando centinaia di decessi. Inoltre, vi è una grande riproduzione della grotta di Lourdes realizzata nel 1933 per volere del medico pulsanese Egidio Delli Ponti in seguito alla propria miracolosa guarigione da un tumore, le cui spoglie riposano all’inizio della navata sinistra. Dal febbraio 1948 la chiesa fu proclamata Santuario Mariano Diocesano dall’arcivescovo tarantino Ferdinando Bernardi e da allora è meta di pellegrinaggio in occasione della ricorrenza delle celebrazioni della Madonna di Lourdes (11 febbraio).

Sulle pareti laterali sono custodite le immagini dei santi più venerati del Salento, realizzate in cartapesta dai più famosi artisti leccesi del XX secolo, tra cui Luigi Guacci e Raffaele Caretta. Nel 1979 fu costruito un campanile con 8 campane e un orologio quadrifacciale della ditta Giannattasio di Salerno.

 

 

 

 

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Santuario Madonna della Sanità in Martina Franca

20 Dic 2024

Il culto per la Vergine della Sanità è già attestato a Napoli nell’ultimo quarto del XVI secolo, infatti nel 1577 venne eretta un’edicola di devozione, la cui immagine era ritenuta miracolosa; sita superiormente alle Catacombe di San Gaudioso, poi assegnata ai padri Domenicani, che nei primi anni del Seicento sullo stesso luogo edificarono una grande basilica con la stessa intitolazione, oggi in piazza della Sanità nell’omonimo rione.

 

A Napoli, inoltre, esistono altre due chiese di analogo titolo mariano: Santa Maria della Sanità nel quartiere Barra, costruita alla fine del Cinque cento; Santa Maria della Salute nel rione Arenel-la, fondata verso il 1586 con annesso Convento dei Padri Agostiniani.

In considerazione del fatto che, spesso, si riscontrano nei nostri paesi culti mariani importati da Napoli da persone che vi andavano a studiare o da sacerdoti locali, non è improbabile che nel 1594 vi fosse pure a Martina una Cappella della Madonna della Sanità, sebbene le fonti siano silenti a proposito.

Il primo dato certo, comunque, risale al 1618, data in cui la chiesa rurale in questione era già stata eretta, come si ricava da un atto del notaio Fabio Cristofaro: il 7 giugno di quell’anno, infatti, il sacerdote Paolo de Judice e suo padre Vito ottennero in prestito da Giovanni Angelo Romanello 50 ducati, impegnandosi a corrispondergli un censo annuo di 5 ducati, imposto sui primi frutti derivati dai loro beni, fra cui un pomario (frutteto) di circa 2 stoppelli, sito nel distretto nel luogo detto La

Cappella di Santa Maria della Sanità.

Esistono, inoltre, interessanti notizie sull’incremento della devozione popolare di fine ottocento per la Virgo Salus Infimorum, mutuabili da uno stampato, andato perduto in originale, dal titolo Cappellania della Madonna della Sanità – Avviso ai fedeli, datato 25 aprile 1900 e affisso alla porta d’accesso della cappella rurale.

Nell’Avviso, i proprietari della chiesa, Ettore e Palmerino Motolese, manifestavano l’intento di ampliare e possibilmente modificare il vecchio edificio e, perciò, di voler tutelare i devoti oblatori da un’apposita commissione, composta da due amministratori: il rettore della cappella, padre Michele Maffei e il laico, collaboratore di detto sacerdote, Teodoro Semeraro.

Compito di questi ultimi era quello di raccogliere offerte in denaro o in oggetti preziosi per la costruzione di una nuova chiesa, i proprietari, quando si fosse raggiunta la somma necessaria all’impresa, avrebbero provveduto all’edificazione dell’opera, tenendo conto dei voti del pubblico in merito all’ampiezza e alla decenza delle decorazioni del nuovo tempio, prevedendo anche, l’aumento del numero degli altari.

L’intendimento di erigere una nuova chiesa, dichiarato nel 1900 rimase senza effetto per oltre tre decenni, finché l’impresa fu assunta nel 1939 da un instancabile animatore del culto della Madonna della Sanità: il sacerdote martinese Fedele Caroli, canonico della Collegiata di San Martino dal 1926 e poi vicario foraneo.

Questi, certamente d’intesa con la fam. Motolese, ancora proprietari dell’antico e venerato luogo di culto, riprese il progetto della costruzione di una nuova chiesa più ampia e moderna, fondando una pia associazione in onore della Madonna della Salute, denominata Arciconfraternita della Madonna della Sanità.

Rammentava con soddisfazione che difficoltà d’ogni genere ne ritardarono l’attuazione, fortunatamente superate, per cui egli sentiva il dovere di mettere mano all’opera, perché incoraggiato dall’Arcivescovo che desiderava istituire a Martina Franca un santuario mariano.

Per far luogo all’erigendo tempio erano previste la demolizione della chiesetta settecentesca e l’utilizzazione di un suolo adiacente ma la non considerata ed estrema vicinanza del canale principale dell’Acquedotto Pugliese impedì la realizzazione del progetto, in quanto sarebbe stato praticamente impossibile scavare le fondamenta dell’opera.

Si prospettarono, così, due alternative: restringere di molto l’ampiezza del nuovo edificio, che, per di più, avrebbe avuto una pianta irregolare; costruire la chiesa al di là di quella esistente, il che avrebbe comportato un dispendioso scavo in profondità delle fondamenta.

Si preferì, invece, rinunciare all’abbattimento della vecchia chiesa e a individuare un sito diverso, più esteso e regolare, per dar corso al progetto.

Con generoso slancio, allora, le sorelle Giovanna e Vitantonia Marinosci con atto del 17 agosto 1939 donarono alla Curia Arcivescovile di Taranto un suolo di m 1.288, a condizione che il nuovo tempio vi fosse edificato entro cinque anni, pena la revoca della donazione.

La Curia, dopo più di tre anni, fu autorizzata ad accettare la donazione delle sorelle Marinosci con regio decreto del 31 ottobre 1942.

Su questo suolo, prossimo all’antica chiesetta ma oltre la sede della provinciale per Villa Castelli, sulla sinistra andando, il 15 febbraio 1940, si cominciò, comunque, a costruire il nuovo tempio, progettato dall’ingegnere Antonio Semeraro che diresse i lavori, ultimati nel luglio del 1942.

A richiesta dei fedeli, intanto, la Sacra Congregazione dei Riti il 30 luglio 1940 dichiarò la Vergine Maria sub titulo Salus Infirmorum patrona principale di Martina Franca, al pari di san Martino e di santa Comasia, con tutti i privilegi liturgici competenti.

Nel 1942 furono eretti i tre altari del Santuario: il maggiore a spese di Michelangelo Aquaro, sul quale fu posto il dipinto a tempera su intonaco, raffigurante la Madonna della Sanità (cm. 110×180), opera d’autore ignoto, rimosso dall’altare costruito nel XVIII secolo da Palmerino Motolese e rato dal pittore martinese Francesco Messia che decorò anche l’abside; il laterale di destra, a spese di Giuseppe Fumarola e di Maria Rosaria Schiavone, con un contemporaneo dipinto ad olio di San Giuseppe (cm. 79×119) eseguito da una ignota suora dell’Ordine delle Francescane Missionarie di Maria in Roma; il laterale di sinistra, a spese dei coniugi Francesco Paolo e Luisa Carrieri, con un analogo quadro ad olio del Sacro Cuore (79×119), dipinto da una suora dello stesso Ordine.

I vari arredi furono offerti da numerosi devoti, ricordati in alcune lapidi murate all’interno del tempio, che il primo agosto 1942 venne inaugurato e benedetto solennemente dall’Arcivescovo

Bernardi con l’intervento del noto predicatore apostolico cappuccino Vittorio Consigliere, vescovo di Ascoli Satriano e Cerignola.

Il precedente 16 luglio lo stesso prelato tarantino aveva elevato la nuova chiesa alla dignità di santuario mariano.

Seguirono altri lavori per abbellire la chiesa e per erigere l’abitazione del rettore.

Per convenzione intercorsa fra don Fedele Caroli e i Padri Missionari della Consolata, insediati fin dal 1942 a Martina Franca, il 6 gennaio 1947 la rettoria del Santuario fu concessa a loro con la mediazione della Curia Arcivescovile, specialmente per interessamento di monsignor Guglielmo Motolese, poi arcivescovo di Taranto.

Nel 1996 il Santuario divenne sede della Parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù, precedentemente istituita nell’omonima Chiesa in Contrada Specchia Tarantina; primo parroco è stato il sacerdote martinese Michele Angelo Pastore, già rettore dal 1980 al settembre 2001.

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Santuario Madonna delle Grazie in San Marzano

20 Dic 2024

SANTUARIO “MARIA SS. DELLE GRAZIE” – S. MARZANO DI S.G. (TA)

Ci troviamo a San Marzano di San Giuseppe, nel tarantino. La cittadina è notissima per essere “la più grande comunità Arbёreshё d’Italia”, capace di conservare la lingua di chi vi giunse nel XV secolo con i seguaci di Giorgio Castriota Scanderbeg, impegnato nella lotta contro “i turchi infedeli”. Il Santuario Rupestre “Maria Santissima delle Grazie” è situato a 3 km dal centro abitato, sulla S.P. per Grottaglie e rientrante nel territorio della Parrocchia San Carlo Borromeo. Come spesso accade per edifici di così antica origine, le notizie riguardanti il Santuario Rupestre sono rare e spesso confuse. Una leggenda narra di una contesa sul luogo sacro tra gli abitanti di San Marzano e quelli di Grottaglie, che si risolse in favore dei sammarzanesi perché era verso il “katundo” (trad: “paese” nell’antica lingua Arbёreshё ancora parlata dagli abitanti del posto) il luogo verso cui erano rivolti gli occhi della Vergine. Con tutta probabilità, il Santuario, fu luogo di vita e di preghiera di una comunità di Monaci Basiliani provenienti dall’antica Asia Minore e vissero in quei siti naturali, che adattarono a chiesa, dal IX al XIII secolo. Dell’originaria decorazione pittorica oggi rimangono solo tre affreschi di chiara matrice bizantina: una “Santa Barbara” del XIII secolo, raffigurata secondo schema iconografico simile a quello di altre chiese rupestri nel tarantino; un “San Giorgio” di epoca più tarda ma ancora legato a modelli della pittura bizantina; ed una “Vergine con Bambino” del XIII secolo.

Situata sull’altare centrale, la Vergine in trono sorregge con il braccio sinistro il Bambino (anziché col destro come generalmente si riscontra dall’iconografia bizantina); il volto della Vergine, in particolare, è mirabile per la nobiltà dei lineamenti e la tristezza ipnotica del suo sguardo. Ogni anno, in questo sacro luogo, la comunità sammarzanese, giorno 01 e 02 Luglio, vive un momento di festa e di celebrazioni in onore di Maria Santissima delle Grazie, compatrona della cittadina albanofona, oltre che il 15 Agosto, Solennità dell’Assunzione di Maria Santissima, entrambe caratterizzati da un lungo pellegrinaggio che parte alle prime luci dell’alba, dalla Chiesa Madre sino al Santuario Rupestre, durante il quale prendono parte i vari gruppi, associazioni e confraternite parrocchiali e numerosi fedeli provenienti anche da comuni limitrofi. Il sammarzanese, è fortemente devoto di quel luogo, proprio per il paesaggio caratteristico ma soprattutto per l’intimità che si viene a creare, per il suggestivo raccoglimento che spinge il fedele a recarsi “da Lei”, a cercare conforto tra le sue braccia, proprio come Lei sorregge e indica il Bambino.

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Santuario Madonna della Mutata in Grottaglie

20 Dic 2024

Tra tutte le chiese extraurbane grottagliesi, emerge, per importanza storica e devozionale, la Chiesa di Santa Maria della Mutata che il 1 aprile 1954, l’arcivescovo di Taranto, Mons. Ferdinando Bernardi  elevò alla dignità di Santuario diocesano.

Esso è posto a circa 6 km sulla strada che da Grottaglie porta a Martina.

 

La Chiesa, dedicata alla Vergine Assunta, è importante, non solo per i grottagliesi, ma anche per gli abitanti dei paesi vicini. La domenica in Albis e il 15 agosto, festa dell’Assunta, molti accorrono per venerarla.

L’appellativo di Mutata è da riferirsi a un fatto prodigioso accaduto nel 1359: vi era un contrasto tra i grottagliesi e i martinesi circa il possesso della Chiesa; l’immagine della Madonna dipinta sulla parete a sud guardava verso Martina, per cui i martinesi ne vantavano diritto di possesso; ma un giorno la stessa immagine fu trovata dipinta sulla parete a nord: guardava verso Grottaglie. Per questo evento miracoloso il Santuario è intitolato a Santa Maria della Mutata. Su tale ricostruzione esistono, però, diversi dubbi e opinioni.

La facciata è in tre sezioni: le due laterali hanno due finestre. Sulla sezione di sinistra sorge l’edicola campanaria con due archi ove sono sospese le campane. La sezione centrale è animata da cinque lesene sulle quali si sviluppa un frontone triangolare con interruzione al vertice, nella quale si innesta una croce greca. Nella lesena di mezzo troviamo la porta di entrata al Santuario e una nicchia con il simulacro della Vergine della Mutata.

La navata centrale è formata da tre campate con volte a crociera. Essa termina con il Crocifisso del XV secolo, ai lati due piccole pitture della passione di Gesù. Nella navata laterale, a sinistra, si eleva il primo altare e a destra s’innalza l’altare con la statua di San Giuseppe con Gesù. L’altare della Mutata s’innalza sotto l’arco estremo del braccio della croce. La volta del tempio è vivacemente affrescata da un ignoto pittore locale.

 

La cupoletta dell’altare di Maria rappresenta la Sua apoteosi. Nei ventagli sono dipinti i quattro evangelisti, nella calotta la Vergine in preghiera mentre riceve la corona da Dio Padre e dal Divino Figlio, lo Spirito Santo volteggia sotto forma di colomba. Segue sotto la terza  campata l’altare dedicato a San Cataldo e a San Francesco De Geronimo.

Il pavimento maiolicato è un manufatto dei figuli locali.

Il Santuario è stato affidato di recente dalla curia arcivescovile alle cure pastorali dei Padri Minimi di Grottaglie.

 

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Le nostre chiese giubilari

Santuario Madonna della Camera in Roccaforzata

20 Dic 2024

Il Santuario sotto il nome di Maria Santissima della Camera è un luogo sacro dalle origini antichissime ricco di religiosità, tradizioni e di storia che dista poco meno di 2 km dal centro abitato di Roccaforzata.

La primogenita Chiesa, luogo di culto per la popolazione dell’antico casale di Mennano, dalle limitate fonti si ritiene essere già edificata intorno all’XI secolo sotto il potere bizantino prima per proseguire con il periodo normanno, certamente di rito costantinopolitano e liturgia in lingua greco bizantina.

Ancora oggi è visibile la zona più antica della struttura con la presenza dell’abside che ingloba un pregiato affresco chiaramente in stile bizantino e una ricchezza iconografica rappresentata da un Cristo Pantocratore sorretto da angeli e, nella parte in basso a semicerchio, una serie di santi.

Altre informazioni, questa volta più ricche e dettagliate sulla forma della chiesa, sono riportate nella “Visitatio” di Mons. Lelio Brancaccio avvenuta nel 1578 e tradotte nel 1787 da Don Gaetano Fedele Calvelli. Il casale di Mennano era ormai disabitato, ma restava intatta la fervente fede verso l’icona della Vergine presente nel santuario degli abitanti di Roccaforzata e dei casali limitrofi divenuti nel frattempo insediamenti albanofoni.

La liturgia ortodossa, da calendario, dedicava nella “V Feria” cioè nel giovedì dopo la Pasqua la festa della Resurrezione secondo i riti orientali ed è proprio in questo periodo che si intreccia la tradizione con la leggenda.

Si narra che nell’anno 1462 giunsero ingenti truppe “turche” (Albanesi) che suscitarono panico e terrore nelle popolazioni tanto da costringere gli abitanti di Roccaforzata a rifugiarsi in un casolare presso Mennano. Accerchiati, indifesi, chiusi in quella “camera”, invocarono la protezione della Vergine raffigurata nel riquadro presente all’interno e presto la furia degli assedianti si abbattè sul portone. Ma all’apertura lo sguardo della Madonna col Bambino emanò una luce accecante ed un bagliore disarmante costrinse gli infedeli alla fuga. La allora, per fede e devozione, quel giovedì dopo Pasqua divenne il giorno di ringraziamento alla Madonna per averli salvati.

Altra ricorrenza che vede protagonista e centro della Fede il Santuario è il 13 maggio. Ogni anno, dal 1982, per volontà di Don Antonio Nigro è meta di pellegrinaggio di tutte le parrocchie della Vicaria come ringraziamento alla Madonna per aver deviato il proiettile che aveva ferito gravemente Giovanni Paolo II nell’attentato subito il 13 maggio del 1981 in Piazza San Pietro salvando la vita a Sua Santità.

Questa oasi di spiritualità immersa nel verde inserita negli itinerari giubilari della Diocesi per l’Anno Santo 2025 è una conferma in quanto è stata meta giubilare già nel 2000 per volontà di Mons. Benigno Luigi Papa Arcivescovo di Taranto.

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