Archeologia

Per la Notte dei musei il MArTa mette in mostra la collezione preistorica

15 Mag 2025

Il 17 maggio torna la Notte Europea dei Musei e questa volta il Museo archeologico nazionale di Taranto mette in mostra un’altra importante sezione della sua collezione permanente: quella che riguarda la preistoria, in cui si trovano le testimonianze più antiche delle civiltà che popolarono il territorio tarantino e pugliese fino all’età del bronzo e fino al contatto con la metallurgia micenea.
La connessione con l’esposizione è offerta dal laboratorio di archeologia sperimentale che il Museo tarantino proporrà proprio nell’apertura straordinaria di sabato 17 maggio, grazie all’archeologo Gabriele Pisto, che in presa diretta a partire dalle ore 20.00 mostrerà al pubblico dei visitatori del MArTA la realizzazione di un’autentica spada dell’età del bronzo.
Si tratta di una attività che permetterà agli spettatori di immedesimarsi in veri e propri fabbri dell’epoca, scoprendo le tecniche e le sfide. Verrà dato ampio spazio alla didattica, con spiegazioni sulla nascita e lo sviluppo della metallurgia nella storia umana al fine di sviluppare una nuova sensibilità nei riguardi del lavoro manuale e sull’impatto che la rivoluzione dei metalli ha avuto nella storia, come l’ha plasmata e come continua a farlo tutt’ora.
“Il canto del metallo: dalla terra alla spada” è il nome del laboratorio che sarà aperto al pubblico a partire dalle ore 20 all’interno del Museo archeologico nazionale di Taranto e per cui non sarà necessaria la prenotazione.
In occasione della Notte dei Musei il MArTA protrarrà l’apertura fino alle 22.30 (ultimo ingresso alle 22). Il titolo d’ingresso dopo le 20.00 sarà per l’occasione al costo promozionale di 1 euro, salvo gratuità prevista per legge.
La Notte Europea dei Musei è una iniziativa promossa dal Ministero della Cultura francese e patrocinata
dall’Unesco, dal Consiglio d’Europa e dall’ICON e si svolge in contemporanea in tutti i musei europei con l’obiettivo di incentivare e promuovere la conoscenza del patrimonio e dell’identità culturale nazionale ed europea.

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Lavoro

Ex Ilva: il futuro mai così incerto spetta al governo decidere subito

13 Mag 2025

di Silvano Trevisani

E se fosse il governo a riprendere in mano Acciaierie d’Italia, interrompendo ogni trattativa di vendita, per rimetterla in sesto e attuale la decarbonizzare? L’interrogativo, che potrebbe sembrare azzardato, sembra invece scaturire dagli ultimi eventi, a partire dall’incidente all’Afo1 per finire con l’incontro appena concluso tra azienda e sindacati sulla cassa integrazione.

Un incontro che preconizza l’incremento della cassa e paventa ombre sulla trattativa con Baku Steel, dopo il blocco dell’impianto imposto dalla magistratura. Che non solo non ha autorizzato l’uso durante il sequestro, ma non ha consentito neppure il pronto intervento per la messa in sicurezza degli impianti. Com’è noto agli addetti ai lavori e alle maestranze, infatti, la fermata degli impianti deve sempre passare dallo svuotamento delle parti parti mobili dalla ghisa e dalla loppa per evitare che, raffreddando, solidifichino e compromettano la funzionalità.

Il ministro

“Avevamo detto che era necessario fare le attività di messa in sicurezza dell’impianto. Purtroppo l’autorizzazione è stata data troppo tardi e compromessa l’attività produttiva, cioè l’altoforno 1″  ha detto lo stesso ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. “Questo vuol dire che non ci sarà più la possibilità di riprendere un livello produttivo significativo come previsto nel piano industriale”.

I dubbi

La situazione diventa molto complicata, non consente il rispetto del cronoprogramma che era stato stabilito e comporta l’aumento, oltre il raddoppio, dei numeri della cassa integrazione (passerebbero dagli attuali 2.000 a circa 4.000) e implica il ridimensionamento della produzione. Se a questo si aggiunge che i tempi per l’Aia, cioè l’autorizzazione ambientale per il funzionamento degli impianti, tarda a venire per nuove richieste di chiarimento, e che i progetti di Baku richiedono una serie di misure preventive per l’utilizzo del gas, come l’insediamento di un impianto di rigassificazione, che trova molti ostacoli, ci si renderà conto che la situazione è molto complicata. Pensare a una normalizzazione impiantistica con la spada di Damocle della contestuale privatizzazione, che di fatto è messa in discussione, è davvero molto complicato.

I sindacati

E così arrivano segnali di rottura da almeno una parte del sindacato. La Uil di Taranto, in particolare, chiede un’inversione di rotta immediato, a partire dal blocco della trattativa con Baku Steel e dall’assunzione diretta del controllo da parte dello Stato. Che deve intervenire con risorse vere e un piano industriale basato su decarbonizzazione, fonti rinnovabili e riconversione produttiva reale.

Per il coordinatore della Uil di Taranto, Gennaro Olivo: “È il momento che il Governo esca dall’ambiguità e prenda in mano lo stabilimento. Serve una Legge Speciale per Taranto, servono risorse per la bonifica, la riconversione, i prepensionamenti, i risarcimenti e l’estensione dei benefici previdenziali agli esposti all’amianto con una legge ferma al 2003, serve trasparenza sui progetti futuri e garanzie su ogni singolo posto di lavoro. Non nel 2000 mai, ma ora”.

La Fim, per bocca del segretario nazionale Ferdinando Uliano, chiede al governo la convocazione immediata. “Abbiamo la necessità di chiarire tutti gli aspetti, soprattutto l’Aia e lo stato della trattativa con Baku Steel, le garanzie di carattere industriale e il ruolo dello Stato nella prossima compagine societaria. Questo oltre alle difficoltà per l’approvvigionamento di gas e acqua che stiamo registrando e che possono mettere ulteriormente in crisi la situazione del sito”.

Le maestranze

La Usb, da parte sua, dopo aver criticato la scelte operate e chiesto al governo una prove di autorevolezza, ricorda i numeri dell’occupazione nell’ex Ilva che rappresentano un vero problema: 10.300 i diretti, 1.500 gli ex Ilva in As e oltre 4.000 dell’appalto. “Oltre che sui numeri della produzione di acciaio a rischio, si rifletta dunque molto bene soprattutto su questi numeri, che sono volti di lavoratori e famiglie”.

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Lavoro

Sequestro impianti e messa in mora dell’Ue: per l’ex Ilva la situazione torna complicata

08 Mag 2025

di Silvano Trevisani

Torna a farsi molto complicata la situazione dell’ex Ilva dopo i recentissimi fatti accaduti in questi giorni. Il riferimento è all’incendio scoppiato negli impianti dell’Altoforno 1, dove ieri mattina (mercoledì) a causa della rottura di una tubiera, si era sviluppato un incendio. Proprio nel giorno in cui era a Taranto il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. Ma contemporaneamente si registrava la presa di posizione della Ue che metteva in mora l’Italia per inadempienze.

L’incidente

L’incidente, fortunatamente, non ha avuto conseguenze sulle persone, ma ha provocato reazioni a livello giudiziario. L’allarme prodotto dallo sprigionarsi di una nube nera di gas coke, visibile chiaramente anche dalla città, ha provocato l’intervento della procura della Repubblica, che ha sequestrato l’impianto senza facoltà di utilizzo da parte dell’azienda. Alla base della decisione dei giudici, che intendono chiarire l’accaduto ed evitare nuovi guai, il fatto che l’impianto produttivo era tornato in marcia solo poche settimane fa (era venuto a Taranto, per l’occasione, il ministro Urso), al termine di lavori di rifacimento, durati oltre un anno e terminati a ottobre. Il provvedimento della procura dovrà essere, ora, convalidato dal giudice per le indagini preliminari.

Tecnicamente è semplicemente saltato in aria uno degli ugelli che soffia vento caldo all’interno dell’altoforno, che ha raggiungo la zone sottostante provocando un incendio. Dinamica simile a quella verificatasi, in forma più attenuata, all’Afo4. In questo caso, invece, gli effetti sono stati più gravi e, se avessero coinvolto lavoratori presenti in quell’impianto, potevano essere letali.

Le reazioni

Operai e sindacati sono doppiamente preoccupati, da un lato per la sicurezza del lavoro in un impianto altamente pericoloso, e dall’altro per la tenuta occupazionale. Un primo effetto, infatti, l’incidente lo ha già avuto con la sospensione della produzione dell’altoforno e lo spostamento dei lavoratori dell’impianto su corsi di formazione.

Ma tutta la situazione resta complicata perché intanto, come dicevamo, è arrivata anche la messa in mora dell’Italia da parte della Commissione europea per non aver rispettato alcune disposizioni della direttiva per quanto riguarda l’impianto di Acciaierie d’Italia.

I sidnacati

Lo stesso ministro Pichetto Fratin ha assicurato che la decarbonizzazione è un processo ormai irreversibile. Ma i sindacati si mostrano molto preoccupati. Secondo la Fiom Cgil “serve chiarezza sul futuro di ex Ilva e sul processo di transizione ecologica che deve avvenire attraverso la decarbonizzazione. Inoltre, così come ribadito negli incontri a Palazzo Chigi, chiediamo al Governo che siano stanziate ulteriori risorse per portare a compimento il piano di ripartenza e, quindi, tutti gli interventi di natura manutentiva per mettere in sicurezza i lavoratori e la città. In un clima di sfiducia ed incertezza per il futuro dell’ex Ilva è necessario aprire un tavolo permanente a Palazzo Chigi per programmare il futuro ambientale, occupazionale ed industriale del gruppo siderurgico”.

Un incontro urgente al ministro Urso viene chiesto da Palombella della Uilm: “Ci aspettiamo l’immediata azione dei commissari per il ripristino degli impianti e garantire la totale sicurezza. Alla luce di quello che si è verificato chiediamo tempi certi e garanzie sul processo di vendita in corso, che dura ormai da diversi mesi, e sulla realizzazione dei forni elettrici per la decarbonizzazione”.

La politica

Secondo il vicesegretario dei 5Stelle Turco: “Quello di ieri non è il primo incidente che vede come triste protagonista il sito siderurgico dell’ex Ilva di Taranto. Sono diversi i sinistri di questa natura, ed è ora che il Ministro Urso invece di mettere sempre le mani avanti si assuma qualche responsabilità. Anche perché sono lui e Meloni ad aver scelto di perseguire la logica del ritorno al passato, che oltre a rischiare di portare l’acciaieria su un binario morto, aumenta di giorno in giorno i pericoli per chi lì ci lavora”

Per il consigliere regionale Pd Di Gregorio “A Taranto sembra essere tornati indietro di 15 anni. Chi pensava di archiviare frettolosamente la vicenda, lasciando intendere che gli aspetti ambientali fossero ormai risolti, è stato purtroppo smentito. Dico purtroppo perchè i primi ad essere penalizzati da questa drammatica condizione sono i cittadini di Taranto e gli operai della grande fabbrica”.

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Archeologia

Il Museo nazionale festeggia tutte le mamme con una visita tematica riservata ai bambini

08 Mag 2025

di Silvano Trevisani

Domenica 11 maggio, festa della mamma, il Museo archeologico nazionale di Taranto ha organizzato una visita tematica riservata ai bambini dai 7 ai 12 anni, accompagnati da un adulto, possibilmente la propria mamma.

Sarà l’occasione per visitare la mostra dedicata a Penelope, la donna, la moglie, ma anche la madre di Telemaco che al telaio riuscì a tessere la tela ma anche importanti strategie sociali e politiche.

I bambini e gli adulti che parteciperanno al percorso tematico visiteranno i due piani della mostra Penelope, ripercorrendo il mito della figura femminile più importante dell’Odissea, ammireranno da vicino il prezioso skyphos del Pittore di Penelope (460-450 a.C.) proveniente dal Museo Nazionale etrusco di Chiusi e la riproduzione fedele del telaio ritratto sulla ceramica attica. Al termine di questo percorso parteciperanno ad un laboratorio tra gioco e manualità sull’arte della tessitura.

La visita guidata si terrà domenica 11 maggio alle ore 11.30. L’esperienza, dalla durata di circa un’ora e mezza, è gratuita per i bambini, mentre il costo del biglietto di ingresso al museo per gli accompagnatori sarà di 10 euro, salvo le gratuità o le riduzioni previste dalla legge e dalle convenzioni.

È indispensabile prenotare (fino ad esaurimento posti) chiamando lo 099 4532112.
Dal 25 aprile al 4 maggio, il Museo archeologico nazionale di Taranto ha fatto il pieno di turisti e visitatori. Oltre 7mila presenze (per la precisione 7142), segna il botteghino del MArTA, preso d’assalto nella giornata del 25 aprile e del primo maggio, ma anche domenica scorsa. È un dato in costante ascesa – dice la direttrice del museo, Stella Falzone – che ci dimostra, ancora una volta, la capacità del personale del MArTA di costruire percorsi di conoscenza e approfondimento dedicati a tutti i tipi di pubblico.

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Arte

Milano rende omaggio al ‘grottagliese’ Pino Spagnulo con una mostra al Castello sforzesco

05 Mag 2025

di Silvano Trevisani

“Di terra è di fuoco. Sculture di Giuseppe Spagnulo” è il titolo della mostra curata da Lia De Venere e Fiorella Mattio inaugurata a Milano. A sessant’anni dalla prima mostra milanese, Pino Spagnulo, uno dei grandi scultori del Novecento, di cui ricorrerà, nel 2026, il decimo anniversario della scomparsa, viene ricordato con una retrospettiva al Castello Sforzesco, nel Museo delle Arti decorative di Milano.

Ceramica e fuoco si incrociano nella mostra, così come avevano fatto nel percorso umano e artistico di Pino Spagnulo, nato nel 1936 a Grottaglie e formatosi già da bambino alla scuola del padre ceramista, per passare poi alla Scuola d’arte per la ceramica, oggi liceo artistico. Senza mai rompere i legami con la sua terra d’origine, che aveva lasciato per completare la sua formazione prima all’Istituto per la ceramica di Faenza e poi all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, diventata poi la sua città di elezione, Spagnulo ha attuato una vera e propria rivoluzione tecnica ed estetica. Iniziando con l’utilizzo della materia “d’origine”, cioè la ceramica, e poi allargando la sua ricerca ad altri materiali. Assistente di Arnaldo Pomodoro e collaboratore di Nanni Valentini e Lucio Fontana, ha poi elaborando un proprio percorso che gli valse l’attenzione internazionale. Ricordiamo che, più volte presente alla Biennale di Venezia e ad altre rassegne internazionali, celebrato in grandi musei come il Guggenheim di Venezia, per anni insegnò scultura all’Accademia di belle arti tedesca di Stoccarda. Proprio in virtù del successo che le sue mostre avevano riscosso in Germania. Anche nei grandi progetti monumentali che Spagnulo ha realizzato in varie città d’Italia, è facile ritrovare e riconoscere le fasi di sviluppo della manualità, concettualizzata nella personale elaborazione delle sculture materiche, soprattutto ceramiche. Esse ritrovano e rivelano la manipolazione dell’argilla, nelle varie fasi di elaborazione, dall’impasto iniziale delle terre alla loro trasformazione in oggetto e poi in prodotto d’arte.

La mostra celebra i sessant’anni dalla sua prima personale che l’artista grottagliese tenne al Salone dell’Annunciata. Nell’occasione, il Museo delle Arti decorative di Milano gli dedica un focus espositivo nella sezione del museo dedicata alla produzione artistica del Novecento, attraverso una selezione di opere rappresentative della produzione recente. Viene esplorato il dialogo tra forma, materia e spazio che caratterizza la sua visione artistica. Dalle texture vibranti alle forme scultoree, le ceramiche di Spagnulo incarnano una fusione di tradizione e innovazione che affascina e ispira.

Accostando dodici opere in terracotta dell’artista alle maioliche a lustro di Arturo Martini e Pietro Melandri, maestri che hanno segnato il rinnovamento della ceramica del XX secolo – spiegano i curatori – l’esposizione offre ai visitatori un percorso unico. Attraverso forme scabre e ferite, Spagnulo invita a riflettere sulla forza espressiva della materia e sulla gestualità del lavoro artistico, riportando la ceramica al centro del linguaggio contemporaneo.

Più volte presente sia a Taranto che a Grottaglie, in adesione a varie iniziative del Comune di Grottaglie, della Fondazione Rocco Spani, del Crac Puglia, degli Amici dei Musei, Pino Spagnulo, che conservava perfettamente anche il patrimonio linguistico-dialettale della sua città, ha sempre mantenuto vivo il rapporto con la sua terra e con i suoi vecchi amici. Sarebbe forse il caso che anche Taranto e Grottaglie si predispongano a ricordare il grande scultore con un’iniziativa pubblica.

La mostra, inaugurata nei giorni scorsi, sarà visitabile fino al 15 settembre.

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Festeggiamenti patronali

San Cataldo: le diverse ricostruzione del rinvenimento del corpo in un libro di Lucio Pierri

02 Mag 2025

di Silvano Trevisani

Sarà presentato lunedì 5 maggio, alle 19,30, nel soccorpo nella Basilica cattedrale, dove venne rinvenuto il corpo del santo, il libro “San Cataldo tra storia e leggenda”. Scritto da Lucio Pierri e pubblicato dalle edizioni Scorpione, sarà presentato Piero Massafra, col coordinamento di monsignor Emanuele Ferro e i saluti l’arcivescovo Ciro Miniero. Il volume è il quarto della Collana di studi storici e archeologici degli Amici del Castello Aragonese di Taranto OdV.

Alla presentazione sarà presente l’autore, al quale abbiamo rivolto alcune domande sul lavoro, scaturito da una ricerca seguita al reperimento integrale del Sermo de inventione corpporis sancti Kataldi. Che è stato possibile attraverso il rinvenimento sul mercato antiquariale, della trascrizione che venne operata nel 1924 da Adolf Hofmeister, in occasione di un convegno organizzato dalla Biblioteca di Monaco.

Lo studio

Rinvenimento che, come abbiamo già anticipato nei giorni scorsi, sostanzia una seconda narrazione, più antica di quella che si vuole fondata sulla testimonianza del Berlingerio (XII/XIII sec.) in cui si riverisce della morte e del seppellimento a Taranto nella cappella di San Giovanni in Galilea, e del ritrovamento del corpo dopo diversi secoli da parte dell’arcivescovo Drogone nel rifacimento dalle fondamenta della chiesa. Il racconto contenuto nel Sermo risalirebbe, invece, a una testimonianza precedente, trascritta attorno al 1150. Vi si riferisce del ritrovamento del corpo di Cataldo in una chiesa rurale presso Taranto a opera di un monaco longobardo e la sua traslazione nella chiesa di San Biagio all’interno città, prima del trasferimento in cattedrale.

Abbiamo, quindi, chiesto a Lucio Pierri:

In che modo il reperimento integrale del Sermo de inventione corporis sancti Kataldi, ha sollecitato la sua attenzione sulla storia del santo patrono Cataldo?

Il Sermo de invenzione corporis sancti Katali è venuto, in realtà, dopo; la motivazione che mi ha spinto a ricercare le origini del culto di san Cataldo è stato il reperimento casuale sul mercato antiquariale di un vecchio Officium di San Cataldo datato 1710. Da qui la curiosità ad indagare, avevo comunque già letto quanto scritto dagli antichi e dagli storiografi moderni, e poi sono particolarmente legato alla chiesa di San Cataldo, ho conosciuto il Soccorpo prima dei restauri dello Schettini del 1951, si entrava allora da una porticina laterale, per terra vi erano ancora alcune ossa, e poi sono salito da una scala polverosa anche sul vecchio campanile normanno; mi portava mio nonno Egidio Baffi che era amico di monsignor Blandamura.

La novità del mio lavoro è data dal fatto, che con la diffusione di internet ho potuto avere accesso ai documenti originali, che nessuno di quelli che mi hanno preceduto aveva potuto consultare nella loro interezza. Il rinvenimento del Sermo è dovuto invece ad un colpo di fortuna, ho trovato in vendita il testo integrale, pubblicato in Germania nel 1924 negli gli atti di una conferenza organizzata dalla Biblioteca di Monaco. È il più antico documento su San Cataldo, firmato e datato da un monaco di nome Marinus del convento di San Severino a Napoli. Oggi conservato in una trascrizione del 1174 custodita nella biblioteca nazionale di Vienna.

Può aver avuto un ruolo decisivo la diatriba tra Normanni e Longobardi sulle origini del santo? La diversità delle fonti può avere un ruolo in questo senso?

Più che tra Normanni e Langobardi, penso che si tratti di conflitti tra la chiesa bizantina e i Normanni, nuovi venuti. Quando arrivarono i Normanni, fecero delle alleanze con il Langobardi contro il potere bizantino, la loro prima guida in Puglia fu Melo che era longobardo.

Poiché le fonti storiche nel caso di Cataldo come di tanti altri santi, sono comunque incerte, trattandosi di fatti accaduti molti secoli fa, si può pensare di unificare la tradizione in un’unica narrazione? Avrebbe un senso?

Si la cosa può essere tentata, partendo da un presupposto, la storia, quella documentata parte dalla sepoltura (seconda o terza) di San Cataldo nel Soccorpo, tutte le fonti sono concordi su questo. Prima di questo avvenimento abbiamo diverse narrazioni a volte discordanti. Possono essere individuate tre tradizioni, quella primitiva del Sermo che parla di San Cataldo come un antico vescovo venerato in una chiesa di campagna vicino la città di Taranto e da lì traslato prima a San Biagio e poi nel Duomo. Quella ufficiale della antica chiesa tarantina che ne nobilita l’origine facendolo nascere in Irlanda e attribuendogli diversi miracoli, tra i quali appena nato la resurrezione della madre morta di parto, il viaggio in Italia, la morte a Taranto e il successivo rinvenimento del corpo in cattedrale ad opera di Drogone. Vi è poi una tradizione “veneta” secondo la quale san Cataldo nasce e muore in Irlanda, senza una spiegazione di come il suo corpo possa essere arrivato a Taranto, con una rocambolesca invenzione di un autore del seicento, Lodovico Zacconi, che nel suo Catalogo dei santi, pubblicato a Venezia nel 1610, afferma che Drogone sia andato con una banda di armati a rubare il corpo in Irlanda.

Si, riunendo i vari tasselli, si può tentare di ricomporre il puzzle, ma devono essere trovati tutti i tasselli, gli anni cruciali sono quelli a cavallo di undicesimo e dodicesimo secolo, quando da Taranto si irradiano queste narrazioni, probabilmente attraverso cartigli che accompagnavano le donazioni delle sue reliquie. Il Capecelatro ricorda quelle in occasione della traslazione del 1346, ma certamente un’altra donazione deve essere avvenuta all’epoca dell’arcivescovo Gerardo nel 1151. A comporre il puzzle vi è inoltre un documento molto antico (ne ho potuto avere la foto solo pochi giorni fa), di poco posteriore a questa epoca, (la Biblioteca Ambrosiana che lo custodisce lo data scritto tra 1201 e 1209); sembra un documento originale proveniente da Taranto che farà molto discutere. Oltre ad una vita di San Cataldo, il cui testo sarà ripreso ed ampliato dagli autori veneti del secolo successivo, contiene anche la storia di un altro santo venerato in Taranto con una colorita descrizione della città.

Si intravedono collegamenti tra il culto tarantino testimoniato delle tradizioni orali e scritte con il culto professato in altre comunità? E altrove quali ricostruzioni prevalgono sulla sua vita?

Può darsi, il culto di san Cataldo ebbe una enorme diffusione proprio nel XII secolo in Italia, come ci informa Alberto Carducci, con propaggini in Sicilia, a Malta, in Terra Santa, a Costantinopoli, ed anche in Francia, come provato dalla documentazione archivistica ed archeologica. Una ricerca richiederebbe uno studio lungo e complesso, ma per quanto se ne sappia, dopo l’ufficializzazione del suo culto da parte della Chiesa di Roma nel 1580, sarebbe stato difficile produrre documenti contrastanti. San Cataldo è anche protettore di Corato in Puglia, dove si utilizzava nelle celebrazioni religiose lo stesso Officium tarantino, che nel 1681 venne ristampato, congiuntamente alla diocesi di Taranto, da una tipografia di Trani.

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Lavoro

Un Primo maggio che giunge in un periodo di difficoltà per infortuni, bassi salari, precarietà

30 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Infortuni in crescita, salari sempre più poveri, precarietà del lavoro, contratti che attendono il rinnovo da anni. Sono le caratteristiche del lavoro italiano e ancor di più di quello meridionale che vanno considerate in vista del Primo maggio, festa del lavoro. Che se vede aumentare il numero degli occupati è solo grazie alla precarizzazione, al part-time, agli stipendi da fame. Come sottolineato dal presidente Mattarella. Che in molti casi hanno sostituito il reddito di cittadinanza senza migliorare gli introiti, con grande soddisfazione di imprenditori che, soprattutto nel turismo e nella ristorazione, sottopagano i dipendenti, evadono le tasse e creano scompensi insopportabili nel sistema sociale. Anche la crescita dell’export è dovuta ai costi ormai esigui della manodopera, la meno pagata tra i paesi Ocse, che si sta avvicinando alle retribuzioni da terzo mondo. Anche per questo 200.000 giovani italiani sono andati via nell’ultimo anno.

Infortuni sul lavoro

In Puglia, nel 2024, gli incidenti sul lavoro sono stati 28.154 con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente. Se l’aumento non è stato maggiore e se non sono cresciuti quelli mortali, che sono stati 74 (5% in meno), dato in controtendenza con quello nazionale che registra invece un preoccupante aumento (sono stati ben oltre i 1.000!), ciò è soprattutto dovuto all’incremento considerevole della cassa integrazione. Cioè alle numerose crisi industriali che stanno fermando o rallentando molti siti produttivi nella nostra regione, ma soprattutto a Taranto.

Le proteste

Questa mattina, vigilia del Primo maggio, i sindacati del metalmeccanici Fim Fiom Uilm hanno organizzato uno sciopero a Taranto coinvolgendo i lavoratori di Acciaierie d’Italia, delle aziende dell’appalto e dell’indotto e tutte le aziende del settore del territorio. L’iniziativa nasce dalla richiesta di un patto per l’ambiente e il lavoro, e mira a chiedere risposte certe su occupazione, sicurezza, salario e una rapida ripresa delle trattative. I lavoratori hanno scioperato dalle 8 alle 10, manifestando la volontà di tutelare i propri diritti e di chiedere soluzioni definitive per il futuro dell’industria e dell’occupazione locale.

Industria navale

La situazione del tutto insoddisfacente del lavoro nella Marina Militare a Taranto è stata al centro di un incontro tra la Uilpa di Taranto e il comando interregionale marittimo Sud. “È inaccettabile – commenta il segretario Andrisano – che una norma abbia cancellato 10.000 posti di lavoro senza prevedere un piano di ricambio. Taranto ha bisogno di almeno 2.000 nuove assunzioni. Serve un piano straordinario, snello, basato sulle reali esigenze del territorio, che metta al centro le professionalità e garantisca futuro a chi vuole restare e lavorare qui”.

Un altro punto chiave è l’assenza di una strategia industriale adeguata. Nonostante gli impegni assunti a livello internazionale per aumentare la spesa ed efficientare gli impianti, si assiste a un impoverimento impiantistico e di know-how, a tutto vantaggio delle imprese esterne.

Manifestazione a Crispiano

Domani 1° maggio, a Crispiano in piazza Madonna della Neve, a partire dalle 19.30, si svolgerà una manifestazione indetta dalla Cgil a sostegno dei Referendum dell’8 e 9 giugno prossimi, per l’abrogazione di “leggi ingiuste che pagano lavoratori, famiglie e cittadini stranieri”. “È un impegno quotidiano, permanente e ininterrotto che parla davvero alle lavoratrici e ai lavoratori italiani o stranieri residenti stabilmente nel nostro paese – dice Giovanni D’Arcangelo, segretario della Cgil – ed è per questo che lo rivendichiamo come vero luogo “politico” per la celebrazione di questa giornata”. A conclusione della manifestazione, si esibierà il gruppo musicale Gulp.

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Elezioni

Le liste per le comunali: tanti volti nuovi ma i ‘vecchi’ ci sono tutti. O quasi

29 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Sei candidati sindaci, due più delle precedenti amministrative, 867 candidati consiglieri, 58 in più. Sono dati numerici semplici ma significativi, che registrano un aumento dei candidati complessivi alle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio. Aumento un po’ più accentuato se si considera che nel frattempo Taranto ha perso oltre 2.000 abitanti attestandosi al di sotto di 186mila. Certo non siamo al record estremo del 2017, quando si registrarono ben 10 candidati sindaci e lo spropositato numero di oltre 1.200 candidati al Consiglio! Ma va comunque rilevato che per ogni seggio consiliare vi sono 27 candidati! Sarebbero ancora di più, se tutte le 28 liste presentate fossero state in grado di proporre il tetto massimo di 32 candidati. Ma molte sono “ridotte” numericamente. A cominciare dall’unica lista di At6, che ne presenta solo 24.

I candidati sindaci avrebbero dovuto essere 8, perché alla vigilia si erano avevano preannunciato la loro presenta anche Alfonso Alfano, che ha poi cambiato idea, e Antonello De Gennaro, la cui lista non è stata accettata. Tra i firmatari ci sarebbero stati, infatti, cittadini che avevano già sottoscritto altre lista.

Candidati sindaco

I candidati sono quindi:, Piero Bitetti per il centrosinistra; Annagrazia Angolano per il Movimento 5Stelle; Mario Cito per At6; Mirko Di Bello per una coalizione civica; Luca Lazzaro per il centrodestra e Francesco Tacente per una coalizione centrista che associa diverse anime. Difficile orientarsi in senso “geometrico” tra le coalizioni, soprattutto per quanto riguarda Mirko Di Bello, nipote di Rossana, e Tacente, vicinissimo a Melucci che lo volle alla guida del Consorzio trasporto pubblici (Ctp). Entrambi guidano coalizioni trasversali cui vengono attribuiti diversi “patrocini” e figliolanze politiche, non tutte ufficiali.

Vediamo chi sono

Piero Bitetti, già consigliere e presidente del Consiglio comunale fino a pochi mesi fa, quando fu “defenestrato” da Rinaldo Melucci, è il candidato scelto dal centrosinistra, dopo una rapida consultazione. Già nel 2017 si candidò alla poltrona di primo cittadino, ma quella volta in alternativa al candidato ufficiale del Pd: Melucci. Sono otto le liste che fanno riferimento alla sua candidatura, a partire da quella del Pd, che ripropone la pattuglia più numerosa di consiglieri e amministratori uscenti, molti dei quali hanno da tempo sancito la rottura con Melucci. Poi c’è la lista personale, che ripropone, “in cima”, il ritorno alla casa madre di due consiglieri allontanatisi, come Cosa e Festinante. Poi ci sono le liste: Demos, guidata da Cosimo Nume ma che fa riferimento a Gianni Liviano, Unire Taranto, Con, Democrazia Cristiana, Partito Liberal Democratico, Socialismo XXI. Sono presenti in queste liste vari consiglieri uscenti o presenti in altre consigliature, o ex assessori. Spicca la frattura tra i socialisti, parte dei quali, sconfessati dalla dirigenza del partito, si riconoscono nella vecchia coalizione dei melucciani e sostengono Tacente.

Annagrazia Angolano è la scelta compiuta dal M5S in disaccordo sulla candidatura di Bitetti. Giornalista di una tv locale, è stata già candidata dal movimento, al quale aderisce da tempo, in altre competizioni. Due le liste che la sostengono, una delle quali è a suo nome.

Mario Cito, figlio di Giancarlo, entrato in politica quando era suo padre a guidare il partito, ritenta l’avventura elettorale, sostenuto da un’unica lista ridotta di affezionati.

Mirko Di Bello, giovane professionista con nome ben noto a Taranto, è stato il primo a candidarsi e ha scelto la strada del civismo, pur dando vita a ben sei listi, con molti giovani professionisti: “Con Di Bello sindaco”, “Taranto e futuro”, “Movimento sportivo”, “Impronta verde”, “Tre terre” e “I rioni”.
Luca Lazzaro, noto negli ambienti imprenditoriali come presidente regionale di Confagricoltura, è stato scelto da Fratelli d’Italia, con sostegno di Forza Italia, come candidato sindaco del centrodestra, dopo un confronto durato varie settimane, con gli altri partiti della coalizione, che proponevano altri nomi, tra i quali anche quello di Tacente. A sostenerlo, oltre le liste di FdI e Fi, il Partito liberale e “Noi moderati”.

E poi c’è Francesco Tacente, che guida il gruppo dei fedelissimo di Rinaldo Melucci, sparsi nelle sette liste che fanno riferimento a lui. “Taranto popolare”, “Prima Taranto”, “Patto popolare”, “Fortemente liberi”, “Noi Taranto”, “Riformisti socialisti”. In quest’ultima lista spicca il drappello più numeroso di ex consiglieri e assessori vicini a Melucci come Azzaro, Castornovi e De Martino, ed “Evviva Taranto – Udc” nel quale riappaiono veterani della politica locale.

Consiglieri

I consiglieri uscenti sono quasi tutti presenti nelle varie liste, anche se spesso non sono quelle di appartenenza delle passate competizioni elettorali. Bisognerà vedere quanto la forza dell’individualità, il possesso di pacchetto di voti, reggerà al cambio di casacca.

Non è difficile prevedere che nessuno dei candidati alla poltrona di primo cittadino riuscirà a ottenere la maggioranza assoluta al primo turno e che sarà, quindi, necessario ricorrere al ballottaggio vista la molteplicità delle liste e la frammentazione che ne consegue. Ballottaggio che si svolgerà contestualmente alla consultazione referendaria.

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Festeggiamenti patronali

Con ‘Terre Cataldiane’ il 30 inizia la novena, Roccaromana tra le delegazioni

24 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Per l’inizio solenne della novena di San Cataldo, mercoledì 30 aprile si svolgerà a Taranto: ‘Terre Cataldiane Vade Tarentum’, evento di fede e devozione che unisce i luoghi legati al culto cataldiano.
Per l’occasione, voluta dal parroco della Cattedrale, monsignor Emanuele Ferro, si ritroveranno in città le delegazioni di comunità italiane unite nella devozione del santo patrono. Le Terre Cataldiane si incontrano per vivere insieme una celebrazione intensa ed emozionante nel segno della comune venerazione, alla quale parteciperà il vescovo irlandese di Waterford e Lismore terra natale di san Cataldo, Alphonsus Cullinan.

Ricordiamo che nell’ottobre scorso una delegazione tarantina, guidata da monsignor Ferro, si era recata in visita nella diocesi di Waterford Lismore, dove incontrò il vescovo Cullinan proprio per costruire una relazione tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono. Ricordiamo, inoltre, che nel 2018 si era svolto a Taranto il primo raduno delle Terre Cataldiane.

In vista di questo importante appuntamento, che unisce in un rapporto di fede e fraternità le comunità legate al culto di san Cataldo, abbiamo rivolto alcune domande a Livio Di Zazzo, fautore dell’incontro tra le comunità cataldiane, in virtù della profonda devozione che al santo rivolge il Comune campano di Roccaromana, in provincia di Caserta.

Come nasce l’idea delle Terre Cataldiane?

Una ventina di anni fa nacque l’idea di conoscere più de vicino le altre realtà nelle quali era vivo il culto di Cataldo, patrono della cittadina di Roccaromana. Quindi, venimmo in contatto con varie comunità, a partire da Taranto, poi Supino in provincia di Frosinone, Corato in provincia di Bari, e via via tante altre, come Cagnano Varano (Foggia), Genga (Ancona), Brienza (Potenza), San Cataldo (Caltanissetta), Cirò (Crotone) e così via. Ci siamo gemellati con Supino nel 2009 e con Corato nel 2024

Sono molti i Comuni italiani che hanno scelto Cataldo come loro patrono, quanti saranno presenti a Taranto e cosa li unisce?

Ne abbiamo contattato complessivamente 17. A Taranto saranno certamente presenti, il 30 aprile, le delegazioni di Roccaromana, Supino, Corato, San Cataldo e Cirò. Ma altre adesioni sono previste ancora in questi giorni. A unirli è la comune venerazione di un grande santo, molto amato, assieme al desiderio di condividere i segni di una fede che trova in lui un momento unificante.

Quali sono le origini della devozione di Roccaromana?

Risalgono a un evento miracoloso attribuito al santo, il cui culto si deve alla famiglia nobile degli Arcamone, che lo aveva portato da Taranto, dove un loro congiunto era stato vescovo. Ebbene, la tradizione vuole che san Cataldo abbia salvato la città di Roccaromana, rendendola immune dalla peste che, nel XV secolo, aveva portato morte e distruzione in tutti i centri vicini. Il culto di san Cataldo così subentrò a quello di San Michele Arcangelo, fortemente voluto dai Longobardi. Grazie a Lucrezia Arcamone la piccola cappella originariamente dedicata al santo venne trasformata nella Chiesa madre di San Cataldo.

Quando si festeggia Cataldo a Roccaromana?

Vi sono tre momenti distinti. Il primo è quello dell’8 marzo, nel quale si festeggia il transito del santo. Poi, il 10 maggio è la festa canonica in comune con Taranto. Ma la festa maggiore si svolge la quarta domenica di settembre, in ricordo dell’evento prodigioso ricordato. È in questa occasione che ha luogo la processione e vi è il coinvolgimento del Comune, che dona al santo ceri e fiori.

La devozione è sentita?

Molto sentita. Anche se Roccaromana non raggiunge i mille abitanti, posso dire che la partecipazione ai festeggiamenti è molto alta, sicuramente più che in altre feste canoniche. San Cataldo è certamente capace ancora di parlare al cuore della gente che gli attribuisce immutata devozione. Anche in un periodo complicato come quello che stiamo vivendo.

La manifestazione del 30 aprile prevede l’incontro alle ore 16 a piazzale Democrito delle delegazioni che si imbarcheranno sulla motonave Clodia per un giro turistico nel mari di San Cataldo. Alle 17 è previsto lo sbarco al Castello aragonese e alle 17,30 l’incontro, a Palazzo di città, con le autorità militari, civili e religiose delle Terre Cataldiane.

Alle 19 il corteo dei partecipanti prenderà le mosse dalla cappella di san Leonardo nel Castello per raggiungere la basilica Cattedrale con le reliquie e il simulacro argenteo del santo. Alle 19,30 avrà luogo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Cullinan. Assisterà alla celebrazione l’arcivescovo di Taranto, Ciro Miniero.

A seguire il convivio per tutti i partecipanti nel Centro San Gaetano.

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Eventi nazionali

“Come uno sguardo dalla finestra dell’anima” è il tema di una residenza poetica a Canna (CS)

22 Apr 2025

Dal 24 al 28 aprile 2025, Canna, un bellissimo borgo calabrese di origine medievale, in provincia di Cosenza, sarà lo scenario per un evento particolarmente suggestivo che vedrà la poesia e i poeti protagonisti assoluti in questo grazioso e ospitale paese che conserva intatti gli usi e i costumi di un tempo. L’evento denominato “Residenza poetica – Come uno sguardo dalla finestra dell’anima”, (organizzato da Macabor Editore e dalla rivista di poesia “Il sarto di Ulm”, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Canna), ha come protagonisti principali sette poeti italiani: Claudio Alvigini, Bartolomeo Bellanova, Maria Benedetta Cerro, Mariapia Crisafulli, Alfonso Graziano, Evaristo Seghetta Andreoli e Silvano Trevisani.

Durante il loro breve soggiorno i “poeti residenti” conosceranno a fondo il borgo calabrese e le persone che lo abitano, per trarre ispirazione e scrivere successivamente dei testi poetici che saranno raccolti in un libro edito da Macabor. Una commissione poi sceglierà la poesia più bella che sarà fissata, a testimonianza futura di questo evento, in una parte suggestiva del borgo, scelta dall’Amministrazione Comunale.

Molti sono gli appuntamenti nell’ambito della residenza: l’inaugurazione al Palazzo delle Culture, già Palazzo Ielpo, giovedì 24 aprile alle 18:30, con l’incontro dei poeti residenti con le istituzioni locali e la cittadinanza. Altri tre incontri si svolgeranno venerdì 25 aprile: alle 11, “Incontro in Biblioteca” dei poeti residenti con i giovani di Canna; alle 17 l’incontro dei poeti con una grande custode della memoria del luogo, Settimia Arcuri di anni 105; alle 18:30, al Palazzo delle Culture, la manifestazione culturaleIl poeta del cuore”. Conversazione/reading dei poeti residenti sul loro poeta preferito. Sabato 26 aprile i poeti residenti, per una rivisitazione degli “antichi mestieri”,  incontreranno il maestro calzolaio Quintino Le Rose; alle 16 ci sarà la visita guidata da Maria Domenica Arcuri lungo l’itinerario dei murales di Canna; alle 18:30, al Palazzo delle Culture la manifestazione “Il piacere di leggere l’altro”, Conversazione reading dei poeti residenti a coppie dove ogni poeta non legge le sue poesie ma quelle del collega.

Gli appuntamenti della residenza si concluderanno domenica 27 aprile con alle ore 11, un “Incontro in Biblioteca” dei poeti con i convenuti per parlare dell’esperienza vissuta a Canna; alle ore 18:30, al Palazzo delle Culture, la manifestazione culturale conclusiva “Il momento dei saluti. La serata finale”. Con ooesia e musica a cura di Lina Bianco e Carmine Bianco. E poi alle ore 20, una parentesi su “Cibo e cultura”. I piatti tipici del luogo (a cura del Ristorante “La Timpa” di Lucio Arcuri ).

Ogni evento sarà supportato dalla presenza del Sindaco di Canna Paolo Stigliano, del direttore artistico Bonifacio Vincenzi e della preziosa e fattiva presenza, nell’ambito organizzativo, di Elisa Giacobino, vicesindaco di Canna, Maria Domenica Arcuri, Griselda Doka e Angela Greco AnGre.

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Francesco

Francesco, il papa degli umili, ha tracciato la via per tutti

22 Apr 2025

di Silvano Trevisani

Rovescia i potenti dai loro troni ed esalta gli umili. Se questa è la “logica” divina, insegnataci da Maria madre di Dio, non deve stupire che Francesco avesse tanto a cuore il destino degli ultimi, e non avesse mai paura a dispiacere ai potenti. È questo anche il motivo per cui la gran parte dei laici, soprattutto coloro che hanno a cuore la missione della Chiesa, lo hanno amato tanto e sentono già la sua mancanza. Un amore che diventava ammirazione sincera in un’ampia schiera di non credenti che vedevano in lui un uomo profondamente coerente, innanzi tutto con la fede professata, poi con la missione di una guida spirituale.

Ed è anche il motivo per il quale chi lo ha amato ha sempre visto una sua anticipazione in un altro papa pronto a cambiamenti radicali, che non ha potuto avviare a causa della morte improvvisa e misteriosa: Giovanni Paolo I.

Ma è forse anche il motivo per il quale molti non lo hanno amato, soprattutto tra coloro che, godendo posizioni di privilegio, potere, ricchezza, non potevano accettare critiche ai loro comportamenti. Anche se tali comportamenti arrivavano a strumentalizzare la fede e la religione a vantaggio dei loro progetti. Fino a intendere la guerra come normale pratica politica.

La storia della Chiesa è tutta segnata dai limiti umani, che erano già così chiari ed evidenti negli apostoli, che pure avevano avuto il “vantaggio” di vivere accanto a Cristo. Che non a caso aveva dichiarato beati “coloro che non hanno visto e hanno creduto”. Per chiarire, ai credenti dei millenni futuri, che la fede sincera e le opere conseguenti cambiano l’uomo dal di dentro e valgono più delle “pratiche”. Utilissime a vivere la fede, ma non la sostituiscono.

È stato sempre il potere il discrimine della convivenza umana e il potere ha facilitato interpretazioni interessate e individuali della dottrina cattolica. Che può avere certamente oscillazioni nella qualità della pratica e dell’”applicazione”, proprio perché …siamo uomini, ma non può certo prescindere dalla sua vera e principale missione: l’amore.

Proprio l’amore è il criterio principale e chiarificatore del pontificato di Francesco. E della sua “scrittura”. Da “Laudato si’” e “Fratelli tutti”, la sua lezione è chiare e inequivocabile. Ma anche così ci sono state interpretazioni unilaterali: politiche; ambientalistiche; spirituali; pastorali; e persino “geopolitiche”. Eppure l’umanesimo integrale alla base del suo insegnamento non lasciava spazio a dubbi: dalla salvaguardia del creato all’universalità della giustizia a fondamento della convivenza umana non c’è nessuno iato. Ma il problema è proprio questo: teorie settarie, atteggiamenti individualistici, seppure allargati a gruppi o nazioni, aggregazioni politiche ed egoismi cercano in tutti i modi di giustificare se stessi. Si fondano sulla diversità, la giustificano, la teorizzano, la proclamano, e hanno in odio il criterio di uguaglianza degli esseri umani. Quindi persino la democrazia. Ed è proprio questo che Francesco ha detto negli ultimi messaggi, prima di lasciarci.

Ed è proprio questo che il popolo di Dio, la grande maggioranza dei credenti, vorrebbe vedere da ora in poi confermato: nella Chiesa e dalla Chiesa. Perché non si compiacciano i poteri autoreferenziali, le mire di chi punta alla diseguaglianza, al primato di gruppi, razze, paesi, religioni, teorie transumaniste o paraumaniste. E non si torni indietro come a volte è accaduto. Anche nel cammino della Chiesa. Ad esempio dopo la “riparazione” di Francesco d’Assisi. Il cui nome papa Bergoglio non a caso ha voluto per sé. Preoccupazione certamente condivisa anche da molti non credenti, che guardavano a lui come “unica luce nel buio” in cui i potenti del mondo sembrano vagare

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Beni culturali

Aperture straordinarie del Museo e visite speciali a Penelope e Collezione Ricciardi

17 Apr 2025

La domenica di Pasqua e il Lunedì di Pasquetta il Museo archeologico nazionale di Taranto rimarrà aperto dalle 8.30 alle 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19) e proporrà per due esperienze di approfondimento maggiore sulla mostra temporanea ospitata dal pian terreno e al secondo piano del MArTA e all’esposizione permanente della Collezione Ricciardi.

20 aprile

Il 20 aprile alle 10.30 i visitatori potranno prenotare la visita guidata alla mostra “Penelope”. Il telaio e la tela, il gesto e la postura, il mondo del sogno e del talamo, il velo e il pudore, sono la trama narrativa scelta dai curatori per ripercorrere il mito e la fortuna di Penelope. L’eroina omerica giunge a noi attraverso due tradizioni ugualmente potenti: quella letteraria e quella legata alla rappresentazione visiva, come quella apprezzabile sullo straordinario skyphos del Pittore di Penelope, proveniente proprio dal Museo Nazionale Etrusco di Chiusi. Un vaso attico a figure rosse, risalente al 440 a.C., che raffigura Telemaco in dialogo con la madre Penelope davanti al telaio ricostruito fedelmente all’interno della mostra.

La visita guidata

La visita guidata dura un’ora e si snoda attraverso dipinti, sculture, rilievi, incunaboli, stampe e testimonianze provenienti da numerosi musei italiani ed esteri. All’interno del percorso anche un omaggio a Maria Lai, artista che ha messo al centro del suo lavoro le materie tessili.

La mostra, visitabile fino al prossimo 6 luglio è a cura di a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni. Realizzazione Electa.

Il 21 aprile alle 10.30 e alle 17 sarà possibile prenotare la visita guidata alla scoperta della Collezione Ricciardi. Un focus di circa 30 minuti sulle opere pittoriche a soggetto religioso donate da Monsignor Giuseppe Ricciardi al Museo tarantino ad inizio ‘900.

Collezione Ricciardi

La collezione comprende diciotto quadri realizzati ad olio su tela, inquadrabili cronologicamente tra il XVII ed il XVIII sec., raffiguranti soggetti sacri. Molte opere sono riconducibili alla scuola napoletana di Andrea Vaccaro, Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis e Francesco De Mura.

I quadri più tardi (Addolorata tra i santi Nicola e Barbara, Deposizione) sono stati attribuiti al pugliese Leonardo Antonio Olivieri di Martina Franca.

Tutte le attività, compreso la visita alla mostra “Penelope”, sono inserite nel costo del biglietto di ingresso al MArTA di 10 euro.

La prenotazione delle attività (obbligatoria) dovrà essere effettuata al numero 099 4532112, Si accettano prenotazioni fino ad esaurimento posti.

Stella Falzone, direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, sottolinea il periodo di grande interesse dei visitatori verso il MArTA e preannuncia così gli appuntamenti destinati al pubblico dei prossimi 20 e 21 aprile.

I dati del 2024

Il 2024 si era chiuso con oltre 93mila presenze e il 2025 si preannuncia con dati ancora più lusinghieri se si considera che nelle ultime settimane, anche grazie alla mostra internazionale dedicata a Penelope e al prolungamento dell’esposizione della Lex Municipii, abbiamo raggiunto già quota 21mila, 1321 solo domenica scorsa. Per Pasqua e Pasquetta rilanciamo, non solo con l’apertura, ma anche con un interessante ciclo di appuntamenti di approfondimento e conoscenza”.

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