Ricorrenze

Grottaglie rende omaggio a Giacomo Matteotti nel centenario della sua morte

Avrà luogo – tra le altre celebrazioni – un consiglio comunale commemorativo e la lettura di un telegramma di condoglianze mai inviato alla famiglia, alla presenza di Elena Matteotti, nipote di Giacomo

23 Ott 2024

Nel giugno del 1924, all’indomani del brutale assassinio di Giacomo Matteotti per mano fascista, il consiglio comunale di Grottaglie fu convocato su richiesta dell’opposizione per discutere l’invio di un telegramma di condoglianze alla famiglia del deputato socialista. Tuttavia, per ben due volte, la maggioranza del consiglio respinse la proposta, e quel telegramma non fu mai inviato.
A distanza di cento anni da quella vicenda, il circolo Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) di Grottaglie e l’amministrazione comunale hanno deciso di colmare questo vuoto storico. Il 24 ottobre 2024, alle ore 17.30, nella sala consiliare del Comune, si terrà un consiglio comunale straordinario e commemorativo, durante il quale verrà finalmente consegnato alla nipote di Matteotti, Elena Matteotti, il telegramma che nel 1924 non fu mai spedito. Il sindaco Ciro D’Alò consegnerà personalmente il messaggio, ponendo rimedio a una pagina dolorosa della storia cittadina. In tutte le attività è stato coinvolto anche il consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze, rafforzando il significato simbolico di questa commemorazione attraverso la partecipazione attiva delle giovani generazioni.
LAnpi, grazie a un attento lavoro di ricerca negli archivi comunali, ha recuperato le trascrizioni delle sedute consiliari del 1924 in cui la proposta fu respinta. Questi documenti, che riflettono il clima politico e sociale dell’epoca, saranno letti pubblicamente durante il Consiglio Comunale del 24 ottobre e successivamente consegnati alla famiglia Matteotti come testimonianza storica del dibattito che attraversò la città.
Alle ore 19 dello stesso giorno, su viale Matteotti, all’altezza del civico 92, verrà scoperta una stele commemorativa in onore di Giacomo Matteotti, a testimonianza del suo sacrificio per la libertà e la democrazia.
Il 25 ottobre, alle ore 10.30, il teatro Monticello ospiterà lo spettacolo teatrale “Un telegramma per Matteotti”, scritto e interpretato da Alfredo Traversa, con Tiziana Risolo. Lo spettacolo si svolge in parallelo tra Roma e Grottaglie: mentre nella capitale Filippo Turati e Anna Kuliscioff commentano, tramite continui telegrammi, ciò che sta accadendo alla Camera, a Grottaglie il consigliere comunale Salvatore Perduno e sua moglie Cira L’Assainato discutono sull’opportunità di proporre in consiglio comunale l’invio di un telegramma di condoglianze alla famiglia Matteotti. La rappresentazione evidenzia l’impatto della vicenda Matteotti sulle comunità locali e le dinamiche politiche dell’epoca.
Nel pomeriggio del 25 ottobre, alle ore 18, al Castello Episcopio, si terrà un incontro pubblico dal titolo “Attualità del pensiero e dell’azione di Giacomo Matteotti”, con la partecipazione di Elena Matteotti, del professor Ciro Raia, docente di lettere, preside e formatore, nonché presidente dell’Anpi Campania, dell’onorevole Claudio Signorile, già ministro ed ex segretario nazionale del Partito socialista italiano, e di Riccardo Pagano, presidente del comitato provinciale Anpi Taranto e professore ordinario dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro. Il dibattito, moderato da Annamaria D’Erchie dell’Anpi di Grottaglie, sarà un’occasione per riflettere sull’importanza del pensiero di Matteotti, ancora attuale nelle lotte per la giustizia e la democrazia.
“Ricordare Giacomo Matteotti, – dichiara il sindaco di Grottaglie, Ciro D’Alò – a cento anni dalla sua morte, non è solo un atto di memoria storica, ma un dovere morale nei confronti della democrazia e dei valori antifascisti su cui si fonda la nostra Repubblica. Matteotti rappresenta un simbolo di coraggio, un uomo che ha sfidato apertamente il regime fascista, pagando con la vita il suo impegno per la verità e la libertà. Consegnare quel telegramma nelle mani di Elena Matteotti, sua nipote, – continua il primo cittadino – non è solo un gesto di riparazione storica, ma un richiamo alla necessità di non abbassare mai la guardia di fronte a qualsiasi forma di oppressione e violenza. Il nostro impegno – conclude – è quello di tenere viva la memoria di uomini come Giacomo Matteotti, affinché le generazioni future possano comprendere l’importanza della lotta per la libertà e la democrazia”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Talsano: al Rosario in dono il simulacro di San Giuda Taddeo, patrono dei casi disperati

23 Ott 2024

di Angelo Diofano

Lunedì 28 ottobre la parrocchia Maria Santissima del Rosario di Talsano accoglierà il nuovo simulacro di San Giuda Taddeo, donato da alcuni fedeli per grazia ricevuta. Per l’occasione il parroco don Armando Imperato ha programmato un calendario di celebrazioni che prevede, per lunedì alle ore 18.45, l’accoglienza e l’intronizzazione del simulacro; alle ore 18.30 la santa messa cui seguirà alle ore 19.15 la relazione tecnica sulla nuova statua dell’autrice, l’artista cartapestaia leccese, Stella Ciardo.

Martedì 29, dopo la santa messa delle ore 18.30, serata di evangelizzazione guidata da suor Teresa Cinque, delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Mercoledì 30, sempre dopo la santa messa delle ore 18.30, avrà luogo l’adorazione eucaristica.

Nato a Cana di Galilea, in Palestina, San Giuda Taddeo (da non confondere con Giuda Iscariota, il traditore) fu uno dei dodici apostoli, così come uno dei suoi fratelli, Giacomo. Un terzo fratello, Giuseppe, era conosciuto col soprannome di Giusto, mentre l’unica sorella, Maria Salome, fu la madre di altri due apostoli: San Giacomo Maggiore e San Giovanni evangelista.
La sua festa ricorre il 28 ottobre.
Insieme a Santa Rita, Santa Filomena e San Giorgio Taumaturgo, San Giuda Taddeo è considerato patrono dei casi disperati e protettore di chi è senza speranza. Non si conoscono le ragioni di questa associazione, ma la tendenza a invocarlo in occasione di situazioni disperate è iniziata presto. San Bernardo viaggiava sempre portando con sé una reliquia di San Giuda Taddeo e anche Santa Gertrude lo pregava ogni giorno.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Eventi in diocesi

A Martina Franca, Sotto il portico di Salomone

23 Ott 2024

‘Sotto il portico di Salomone’ è il titolo dato ad un’iniziativa della parrocchia di San Francesco d’Assisi – Santuario di Cristo Spirante, in Martina Franca.
Il portico di Salomone a Gerusalemme era simbolo per antonomasia di incontro-scambio tra le persone che vivevano la vita cittadina. Com’è ben noto, nell’antichità il saggio re Salomone fu il simbolo della sapienza umana continuamente illuminata dalla sapienza divina.
Il progetto è rivolto agli adulti credenti e non credenti, d’età compresa tra i trenta e i quarant’anni, ovvero a coloro che cominciano ad avere responsabilità sociali, al fine di creare occasioni di ascolto e di dialogo in tutti i suoi aspetti legati al contesto socio-culturale in cui si vive, in un sereno confronto col cristianesimo.
L’obiettivo comune sarà quello di conoscersi, ascoltarsi, confrontarsi su tanti aspetti che interessano la vita quotidiana, tentando di rendersi reciproco punto di riferimento solidale e costruttivo per una comunità umana e cristiana radicata sul territorio.

Coordinatrici del “Portico di Salomone” sono  Brigida Martucci e Anna Calianno, coadiuvate dal parroco, don Vincenzo Annicchiarico.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Politica italiana

Centri per migranti in Albania: varato un decreto legge

foto Ansa-Sir
23 Ott 2024

di Stefano De Martis

Il consiglio dei ministri ha varato un decreto legge con l’intento di risolvere la disputa intorno ai centri per migranti in Albania. Disputa sorta in seguito a un provvedimento dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento di profughi egiziani e bengalesi, in quanto provenienti da Paesi considerati non sicuri. Il nodo è la compatibilità delle norme italiane con il diritto europeo che in caso di contrasto è sovraordinato alle prime. Il termine di riferimento, in questa specifica situazione, è una sentenza della Corte di giustizia europea dello scorso 4 ottobre. Il testo ufficiale del decreto al momento non è noto. Prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, che segnerà l’immediata entrata in vigore delle nuove norme, il decreto dovrà essere firmato dal presidente della Repubblica il cui vaglio preliminare ovviamente non si sostituisce al più penetrante giudizio che spetterà alla Corte costituzionale, qualora venga chiamata in causa secondo le procedure previste.
Oltre alle dichiarazioni rese in conferenza stampa dai ministri dopo la riunione del Consiglio, di scritto c’è il comunicato diffuso da Palazzo Chigi che riferisce dei contenuti del decreto-legge con cui si introducono “disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale”. “Il testo – si legge nel comunicato – analogamente a quanto previsto da altri Paesi europei, aggiorna con atto avente forza di legge l’elenco dei Paesi di origine sicuri. Tenuto conto dei criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea e dei riscontri rinvenuti dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti, sono considerati come Paesi di origine sicuri i seguenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia”. Il Governo ha fatto sapere di aver espunto dalla lista Camerun, Colomba e Nigeria in quanto non considerati sicuri per il loro intero territorio.
Dunque la lista dei Paesi presso cui possono essere rimpatriati i profughi (nel caso in cui non avessero titolo per la protezione internazionale), ora è definita con legge e non soltanto con un decreto interministeriale come avveniva in precedenza. Questo costituisce indubbiamente un rafforzamento della norma, ma a quanto pare di capire non risolve il problema giuridico di fondo. Anche una legge, infatti, può essere disapplicata per contrasto con il diritto europeo. Peraltro, la provenienza da Paesi considerati sicuri consente una procedura accelerata ma non sostituisce l’esame della singola posizione. La verifica dei requisiti per la protezione internazionale dev’essere comunque effettuata caso per caso.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Save the Children: in Libano oltre 400mila bambini sfollati sempre più a rischio di scabbia, colera e altre malattie

foto Afp-Sir
23 Ott 2024

di Patrizia Caiffa

In Libano oltre 400mila bambini costretti a lasciare le loro case a causa dell’escalation del conflitto sono a rischio colera e altre malattie trasmesse dall’acqua a causa del sovraffollamento e delle condizioni di base dei rifugi collettivi oltre che per la mancanza di acqua e servizi igienici. È l’allarme lanciato oggi da Save the Children. Il primo episodio di colera e dei casi di scabbia sono già stati segnalati tra gli 1,2 milioni di persone sfollate, con la forza, dalle loro case. L’Organizzazione mondiale della sanità ha espresso preoccupazione per il fatto che molti di coloro che sono fuggiti dalle violenze nel sud non sono stati protetti dal colera che prospera in condizioni idriche e sanitarie precarie.
Con l’inverno alle porte, i bambini e le famiglie che dormono all’aperto o in rifugi collettivi privi di riscaldamento saranno esposti a condizioni difficili e costretti a sopportare il freddo e l’umidità senza un’adeguata protezione, ha dichiarato Save the Children, che lavora in 194 dei 1.094 rifugi collettivi in Libano. Queste drammatiche condizioni esporranno i bambini a un alto rischio di infezioni respiratorie e di altri problemi di salute legati al freddo.
In Libano una persona su cinque è stata costretta a lasciare la propria casa nelle ultime quattro settimane. Molti di coloro che fuggono sono già vulnerabili, compresi i bambini e le popolazioni rifugiate che sono già sfollate da mesi. Oltre 190mila persone vivono attualmente in 1.094 rifugi collettivi in tutto il Paese, ovvero scuole, centri comunitari e altre istituzioni pubbliche riadattate.
Anche il sistema sanitario è messo a dura prova dagli intensi attacchi aerei israeliani: quasi la metà di tutti i centri di assistenza sanitaria primaria nelle aree colpite dal conflitto sono stati chiusi, mentre 11 ospedali sono stati completamente o parzialmente evacuati. Inoltre, 28 strutture idriche sono state danneggiate, con drammatiche conseguenze per oltre 360mila persone. Save the Children opera in Libano dal 1953 e ora ha intensificato la risposta di emergenza in tutto il Paese in 194 rifugi collettivi. Da ottobre 2023 l’organizzazione ha sostenuto più di 110mila persone, tra cui 47mila bambini, con coperte, materassi e cuscini, cibo, acqua e kit igienici essenziali.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Incontro ecumenico di preghiera

In Concattedrale incontro ecumenico di preghiera per invocare il dono della pace

foto Siciliani-Gennari/Sir
22 Ott 2024

di Angelo Diofano

Mercoledì 30 ottobre alle ore 19.30 in Concattedrale le comunità cristiane presenti sul territorio saranno unite in un grande incontro di preghiera ecumenica per invocare il dono della pace in Medio Oriente. L’iniziativa è nata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e promossa nella nostra città dalla Chiesa Valdese. Ad aderirvi è anche la nostra diocesi attraverso l’ufficio diocesano per il dialogo ecumenico ed interreligioso diretto da don Francesco Tenna.

 La traccia su cui i partecipanti saranno chiamati a meditare sarà il versetto 24,40 tratto dal Vangelo secondo Matteo: “Tutte le volte che avete fatto ciò a uno di questi miei fratelli, lo avete fatto a me”.

La serata, prevede anche le testimonianze di Angelo Torre e Anna Russo, promotori del progetto “Un ponte per il Libano” e di Gennaro Giudetti, operatore umanitario in zone di guerra. Recentemente quest’ultimo ha pubblicato il libro “Con loro come loro” in cui descrive il viaggio che egli ha scelto di compiere ogni giorno vivendo al fianco degli ultimi, in cui i numeri diventano storie e volti, braccia tese, mani che si allontanano.

“Ancora una volta, come cristiani – dice don Francesco Tenna – abbiamo la possibilità di mettere da parte le nostre differenze o le nostre divisioni e ritrovarci insieme per affrontare temi attuali e universali. Come figli dell’unico Dio dobbiamo invocare con la preghiera il dono della pace ed esserne concretamente costruttori con le nostre scelte. È il momento in cui le parole non bastano, ecco perché la scelta di chiamare dei testimoni per ascoltare e vedere più da vicino il dramma della guerra. Ringrazio chi ha promosso l’iniziativa, chi si è coinvolto nell’organizzazione, il parroco della Concattedrale per accogliere questo momento”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Festa del cinema di Roma

Alla Festa del cinema di Roma, lezione d’amore e solidarietà ne ‘Il treno dei bambini’

foto Il treno dei bambini
22 Ott 2024

di Sergio Perugini

Una piccola (grande) storia di umanità e unità nazionale. È quanto ci consegna il nuovo film di Cristina Comencini, “Il treno dei bambini”, in anteprima alla 19ª Festa del Cinema di Roma e dal 4 dicembre in esclusiva su Netflix. Tratto da una vicenda vera, riportata alla memoria dalla scrittrice Viola Ardone nel 2019, ‘Il treno dei bambini’ ci racconta una storia di solidarietà in un’Italia piegata dai pesanti lasciti della Seconda guerra mondiale: il coraggio di madri napoletane, del Sud, di mandare i propri figli a Modena e nel resto dell’Emilia-Romagna perché possano nutrirsi e andare a scuola. Un gesto di profondo amore, quell’amore che sa lasciare andare, correndo anche il rischio di non vedere ritorno. Protagoniste le intense Barbara Ronchi e Serena Rossi.

Il treno dei bambini
Un ritratto di donne coraggiose, che lasciano il segno: le protagoniste del film ‘Il treno dei bambini’, ma anche la regista Cristina Comencini e l’autrice del romanzo Viola Ardone. ‘Il treno dei bambini’ racconta una straordinaria pagina di storia del Paese, nel biennio 1945-47, il gemellaggio di madri tra Sud e Nord per dare un futuro ai tanti bambini scampati dalla guerra ma senza mezzi e risorse per affrontare il domani.
A riportare alla luce questi avvenimenti è stata la Ardone nel 2019, nel romanzo omonimo edito da Einaudi. Il libro è stato acquisito dalla Palomar di Carlo Degli Esposti ed è diventato un progetto cinema per Netflix, di cui ha curato la regia Cristina Comencini con la sua cifra elegante e misurata (tra i suoi lavori: “Va’ dove ti porta il cuore” del 1996, ‘Il più bel giorno della mia vita’ del 2002 e “La bestia nel cuore” del 2005). A firmare l’adattamento è la stessa regista con Furio Andreotti, Giulia Calenda e Camille Dugay.

La storia. Napoli 1946, Amerigo Speranza ha otto anni. Vive con la madre Antonietta nei Quartieri spagnoli. A casa c’è poco cibo, scarseggia tutto, a seguito della guerra, così la donna decide di accettare la proposta del Pci: mandare i bambini più bisognosi a Modena per avere ristoro e risorse. Controvoglia Amerigo parte per il Nord, dove sarà ospitato dalla militante di partito Derna. Una convivenza sulle prime non facile, segnata da reciproco sospetto e sofferenza; una coabitazione che però regalerà tenerezza e speranza a entrambi…

Il treno dei bambini

“Un viaggio epico – ha sottolineato la Comencini – organizzato dall’Unione Donne Italiane, che racconta un’Italia impegnata nello slancio solidale. Sono sempre stata interessata alle storie personali che si svolgono in una Storia più grande. (…) Una vicenda passata ma attualissima: il biennio 1945-1947, un periodo in cui sembrava possibile un Paese unito”.

“Il treno dei bambini” è un film classico, lineare, di grande intensità. Un film che esplora le fratture della guerra nel Paese e al contempo quelle dell’animo di chi è sopravvissuto alla violenza. L’opera isola il racconto attorno a due donne, due madri.La prima, Antonietta, che ha generato Amerigo e lo ha tenuto in vita nelle difficoltà; e proprio per quel grande amore materno è spinta a privarsi di lui, lacerandosi nell’animo, pur di dargli futuro. Lo manda al Nord, dove lo accoglie Derna, madre custode, che accompagna il bambino verso un orizzonte di possibilità. Una madre che non ha avuto l’opportunità di generare, perché la guerra è stata crudele, strappandole l’amore, ma che ha trovato riscatto accogliendo il figlio di un’altra. Due donne espressione di maternità, coraggio e lungimiranza, il miglior ritratto di un Paese che prova a rimettersi in piedi e si sacrifica per un bene più grande, per la speranza del domani.

Il treno dei bambini

La Comencini governa con mestiere e classe un copione potente e attuale, pur affrontando una vicenda di ieri. Ci parla dell’universalità dell’amore, quello che non trattiene ma sa lasciar andare. Di un atto d’amore ogni oltre misura, dai riverberi anche evangelici. Un’opera dal respiro divulgativo, di grande risonanza, che brilla per le interpretazioni di Barbara Ronchi e Serena Rossi, ma anche del piccolo Christian Cervone, di Antonia Truppo, Stefano Accorsi, Francesco Di Leva, Dora Romano e Ivan Zerbinati. A impreziosire il tutto le musiche dolci e dolenti del Premio Oscar Nicola Piovani. Un film splendido, intessuto di memoria e speranza.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Editoriale

Sempre più poveri

I dati sulla povertà contraddicono la narrazione trionfalistica prevalente sull’aumento dell’occupazione

foto Siciliani Gennari-Sir
22 Ott 2024

di Stefano De Martis

Le statistiche, quelle serie, costituiscono uno strumento indispensabile per l’analisi dei fenomeni sociali. Ma la rappresentazione complessiva che se ne può ricavare dipende dall’uso che se ne fa, dal confronto tra le diverse rilevazioni e dal peso “politico” che si attribuisce alle grandezze misurate dai numeri. I dati più recenti sulla povertà assoluta, per esempio, rivelano che in Italia si è toccato il livello più alto dal 2014, da quando cioè vengono effettuate misurazioni comparabili con quelle attuali. Ma il tema, una volta abolito il reddito di cittadinanza, è praticamente scomparso dai radar.
I dati ci dicono che negli ultimi vent’anni il numero dei poveri assoluti si è praticamente triplicato, passando dagli 1,9 milioni del 2005 ai circa 5,7 milioni del 2023. Rispetto al 2022, il dato percentuale dello scorso anno è sostanzialmente stabile (9,7% dei residenti), ma si registra comunque una crescita di 30 mila individui. Per la povertà relativa (che si misura nel confronto con il reddito medio di un Paese) c’è anche un incremento percentuale, dal 14% al 14,5%. Quasi 6 milioni di poveri assoluti (tecnicamente coloro che sono impossibilitati a raggiungere “uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza”) sono una cifra enorme, a cui non ci si dovrebbe rassegnare, a prescindere da lievi incrementi o diminuzioni di anno in anno. Invece il problema è stato quasi del tutto assente nel pur sovrabbondante dibattito sulla manovra economica. Diciamo “quasi” perché fortunatamente ci sono sempre delle voci, come quelle della Caritas e dell’Alleanza contro la povertà, che fuori dal coro ricordano a tutti anche quello che non fa comodo ascoltare. E lo fanno sulla base non di pregiudizi ideologici o interessi elettorali, ma dell’esperienza sul campo.
Il punto è che i dati sulla povertà contraddicono la narrazione trionfalistica prevalente sull’aumento dell’occupazione. Purtroppo avere un lavoro non basta per evitare la povertà o per uscirne. È il fenomeno del cosiddetto “lavoro povero”, oggetto di infiniti studi e approfondimenti, ma ancora colpevolmente eluso dalla politica. L’armamentario retorico messo in campo per motivare l’eliminazione del reddito di cittadinanza (gli attuali sostituti si stanno rivelando macroscopicamente insufficienti) era proprio basato sull’idea che la povertà si combattesse con il lavoro. Mentre è un problema molto più complesso, sia nelle cause che nei modi in cui si manifesta. La sua incidenza varia per aree geografiche e per situazioni sociali (famiglie numerose e immigrati restano le fasce di popolazione più colpite). E poi di quale lavoro stiamo parlando? L’Ocse ha calcolato che in Italia i salari reali sono diminuiti quasi del 7% rispetto al 2019. L’effetto ottico dell’inflazione, che gonfia i valori nominali, ha oscurato questa dinamica regressiva, in questo come in altri settori (vedi la spesa sanitaria).
Sui possibili rimedi si può e si deve discutere. La mancanza di una misura universale di contrasto ha segnato indubbiamente un passo indietro. Ma la domanda preliminare a cui la politica deve rispondere è se il Paese si possa permettere che una persona su dieci viva in condizione di povertà assoluta. È una questione di umanità e di civiltà, innanzitutto, e anche di tenuta del sistema economico.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Salute

Tumore al seno: prevenzione, diagnosi e cura nell’era digitale

22 Ott 2024

In occasione del mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno (il più diffuso in assoluto, anche rispetto ai tumori maschili), evidenziamo l’evento che si terrà all’Oasi Santa Maria degli Angeli, in via Cappuccini 7 a Massafra, mercoledì 23 ottobre alle 19, dal titolo “Tumore al seno: prevenzione, diagnosi e cura nell’era digitale”.

Il convegno vedrà la partecipazione di esperti quali la dott.ssa Maria Rosaria Nardelli, cardiologa (“Prevenire per vivere”), la dott.ssa Rita Fella, radiologa senologa (“Imaging di ultima generazione”) e di mons. Sabino Iannuzzi, vescovo di Castellaneta (“Il potere curativo della preghiera”). Moderati da don Michele Marco Quaranta, docente di Filosofia, gli interventi esploreranno come il benessere spirituale, sostenuto dalla preghiera, influisca positivamente sulla salute fisica, in particolare nella prevenzione e gestione del tumore al seno.

L’evento prevede anche un intermezzo musicale eseguito dalla flautista Barbara Miraglia e dalla violinista Rosita Lorusso.

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diseguaglianze sociali

Consiglio d’Europa: c’è razzismo e intolleranza in Italia

La discriminazione riguarda soprattutto bambini migranti, rom, persone Lgbti

foto European council-Sir
22 Ott 2024

di Gianni Borsa

Strasburgo – Nel rapporto Ecri su lotta a razzismo e disuguaglianze relativo all’Italia si legge che “nonostante i progressi compiuti, alcune questioni continuano a destare preoccupazione. Lo status giuridico dell’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e il suo ruolo nella definizione e nel coordinamento delle politiche governative sono incompatibili con il requisito di indipendenza di un organismo per l’uguaglianza”. “Le persone Lgbti continuano a subire pregiudizi e discriminazioni nella vita di tutti i giorni. Inoltre, la procedura per il riconoscimento legale del genere continua a essere complicata, lunga ed eccessivamente medicalizzata”. “Il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo e il discorso politico ha assunto toni altamente divisivi e antagonistici, prendendo di mira in particolare rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti”.

Secondo il rapporto i bambini migranti sarebbero “più esposti al bullismo nelle scuole e abbandonino il sistema educativo prima dei bambini italiani. Molti rom risiedono ancora nelle periferie delle città con accesso limitato ai trasporti pubblici e, secondo quanto riferito, sono continuati gli sfratti forzati dei rom in violazione degli standard internazionali. Ci sono anche numerosi resoconti di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, che prendono di mira in particolare i rom e le persone di origine africana”.

Pertanto, l’Ecri “raccomanda all’Italia di istituire un organismo per le pari opportunità pienamente indipendente ed efficace”. Le autorità “dovrebbero anche finalizzare e adottare un nuovo Piano d’azione nazionale contro il razzismo e organizzare una campagna di sensibilizzazione per il pubblico che promuova l’uguaglianza, la diversità, il dialogo interculturale e interreligioso”. Infine, “per quanto riguarda la lotta al razzismo e all’intolleranza all’interno delle forze dell’ordine, le autorità dovrebbero commissionare uno studio completo e indipendente con l’obiettivo di individuare e affrontare eventuali pratiche di profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine che colpiscano in particolare i rom e le persone di origine africana”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Lavoro

Lavoro: cresce la crisi nel territorio
Gli operai Hiab occupano la fabbrica

22 Ott 2024

di Silvano Trevisani

Mentre ci si illude che in Italia la disoccupazione sia in calo solo perché forme di lavoro precario, stagionale, part time, a termine e sottopagato stanno imperversando, l’occupazione, soprattutto nel nostro territorio, conosce una crisi profonda. Senza richiamare le grosse vertenze, come quelle dell’Ilva di Taranto, centrale Enel di Brindisi, la componentistica di Bari, i settori del manifatturiero e del terziario vivono una fase di grave difficoltà. Si pensi al tessile di Martina Franca, con 700 lavoratori in cassa integrazione, ma anche alle imprese sociali, che lamentano il tardato pagamento da parte degli enti locali, compreso il Comune di Taranto, che tra l’altro non adegua i costi, agli appalti delle pulizie e così via.

Se una boccata di ossigeno è arrivata per il personale dell’appalto Multiservizi del Comune, che era di fronte alla scadenza del 31 ottobre, per il quale l’amministrazione ha proceduto alla proroga dei contratti fino al 31 dicembre, molto complicata resta la situazione che stanno vivendo i lavoratori dell’Hiab di Statte. Nei giorni scorsi, dopo l’assemblea, hanno deciso di occupare la fabbrica: per loro si prospetta il pericolo della perdita del lavoro, dopo la decisione dell’azienda multinazionale che costruisce gru di spostare la produzione in Emilia. È stata una vera doccia fredda quella che ha investito, l’anno scorso, i 102 dipendenti dell’impresa che, da un giorno all’altro, furono messi in cassa integrazione. Poi nel luglio scorso l’Hiab ha chiesto la proroga della cassa ma con il chiaro obiettivo di dismettere la produzione. L’azienda, che non si era presentata al primo incontro convocato dalla in Regione, con i rappresentanti della task force per gli stati di crisi, nell’ultimo incontro, svoltosi il 10 ottobre scorso, ha ribadito la ferma volontà di delocalizzare la produzione nello stabilimento di Minerbio, in provincia di Bologna. E di dismetteere il sito di Statte. Sarebbe stata data la disponibilità al trasferimento in Emilia di 25 lavoratori di Statte, ma senza prevedere alcun sostegno economico. Mentre la Regione aveva confermato in proprio impegno anche finanziario.

Ora le parti sono state convocate per il 23 ottobre al ministro dell’Impresa e del Made in Italy, Adolfo Urso.

“La task force regionale – spiega Pietra Cantoro segretario della Fim per il settore Appalto – ha messo sul tavolo un pacchetto di risorse consistenti finalizzato anche alla diversificazione della produzione, ma l’offerta è stata rigettata senza nessun approfondimento. Ci auguriamo che questa offerta venga rinvigorita con l’intervento dello Stato perché possa essere più convincente per salvare l’occupazione e con essa l’unica fonte di reddito per molte famiglie”.

Tornando, in chiusura, alla vicenda Multiservizi, il Comune chiarisce, in una nota che “nel rispetto dei criteri di efficienza, efficacia ed economicità nonché nell’osservanza del principio del buon andamento della pubblica amministrazione, al momento quella della proroga temporanea dei contratti è l’unica soluzione possibile alla luce della attuale disponibilità economica”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO