Rigenerazione sociale

Microcredito: al via ‘Mi fido di noi’ di Cei e Caritas Italiana

hand full of money and holding a green plant
30 Giu 2025

di Alberto Baviera

Ha preso ufficialmente avvio oggi, lunedì 30 giugno, ‘Mi fido di noi’, nuovo strumento di microcredito sociale promosso dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Caritas Italiana, in collaborazione con la Consulta nazionale antiusura e una rete di 68 diocesi aderenti. In un periodo storico segnato da povertà crescenti e vulnerabilità diffuse, acuite dalla crisi pandemica e dal caro vita, ‘Mi fido di noi’ – viene spigato in un comunicato – vuole essere un segno concreto del Giubileo, una chiamata alla remissione del debito e alla ricostruzione di legami in una società spesso frammentata. Il progetto infatti offre una possibilità di ripartenza alle persone che non hanno accesso al credito ordinario, attraverso piccoli prestiti (fino a 8.000 euro, a tasso zero) inseriti in un percorso personalizzato e costruito insieme.
“Non si tratta solo di un aiuto economico, ma di un intervento a 360°, che permette di creare intorno alla persona una rete di solidarietà capace di accompagnarla e di colmare quella solitudine dentro cui la povertà economica si dilata. Così chi beneficia del microcredito può scommettere sul futuro, con dignità, dando al proprio domani un orizzonte di speranza”, sottolinea mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei. “Questo progetto – aggiunge – vuole restituire fiducia a chi è in difficoltà, offrendo un aiuto concreto e coinvolgendo Diocesi e parrocchie in una dimensione comunitaria, che mira a valorizzare la persona, rafforzarne l’autonomia, promuovere la responsabilità collettiva e una nuova cultura del risparmio e della sobrietà, contrastando illusioni dannose come l’indebitamento compulsivo o la pratica dell’azzardo”.
Tre sono i pilastri dell’iniziativa: l’accompagnamento della persona attraverso strumenti educativi e relazionali; l’erogazione di microcrediti a condizioni agevolate; la raccolta fondi e il sostegno comunitario per alimentare il fondo rotativo. In quest’ottica, il microcredito è solo una parte dello strumento: il vero cuore è la relazione. Ogni persona che si rivolge ai punti di contatto viene accolta, ascoltata e orientata. Con il supporto di tutor di comunità, volontari, operatori, fondazioni e servizi territoriali, si costruisce un percorso di fiducia, dove il microcredito diventa leva per affrontare un bisogno concreto, ma anche per recuperare dignità, consapevolezza e autonomia.
Ogni diocesi aderente attiva un Punto di contatto, luogo fisico e relazionale di orientamento, dove convergono le esperienze delle Caritas e delle Fondazioni Antiusura. Le cinque Fondazioni partner hanno il compito di erogare i finanziamenti nelle rispettive aree: Fondazione San Bernardino (Milano – Nord Italia, Toscana) Fondazione Salus Populi Romani (Roma – Centro Italia); Fondazione San Nicola e SS. Medici (Bari – Sud Italia); Fondazione SS. Mamiliano e Rosalia (Palermo – Sicilia); Fondazione Sant’Ignazio da Laconi (Cagliari – Sardegna).
Tutti possono sostenere questo progetto di emancipazione e promozione sociale nel segno della speranza giubilare, donando un contributo sul conto corrente di Banca Etica – Iban: IT17 P050 1803 2000 0002 0000729, intestato a Conferenza episcopale italiana – Causale: “Contributo Progetto ‘Mi fido di noi’”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Dichiarazione del Santo padre

Leone XIV alla Fao: “Far morire di fame la popolazione è un modo molto economico di fare la guerra”

ph Vatican media-Sir
30 Giu 2025

“Oggi assistiamo desolati all’uso iniquo della fame come arma di guerra”. A lanciare il grido d’allarme è papa Leone, nel suo primo messaggio – in spagnolo – indirizzato alla Fao. “Far morire di fame la popolazione è un modo molto economico di fare guerra”, denuncia il pontefice: “Per questo oggi, quando la maggior parte dei conflitti non sono combattuti da eserciti regolari ma da gruppi di civili armati con pochi mezzi, bruciare terre, rubare bestiame, bloccare gli aiuti sono tattiche sempre più utilizzate da coloro che intendono controllare intere popolazioni inermi”. “Così, in questo tipo di conflitti, i primi obiettivi militari diventano le reti di approvvigionamento idrico e le vie di comunicazione”, spiega il Santo padre: “Gli agricoltori non possono vendere i loro prodotti in contesti minacciati dalla violenza e l’inflazione schizza alle stelle. Questo porta a un’enorme quantità di persone che soccombono al flagello della fame e muoiono, con l’aggravante che, mentre i civili si indeboliscono per la miseria, le cime politiche ingrassano con la corruzione e l’impunità”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Disabilità

L’ass. La Nostra Famiglia, nel 2024 più di 23mila bambini accolti, 160 progetti di ricerca realizzati

foto La nostra famiglia
30 Giu 2025

Ventotto sedi in Italia, più di 23mila bambini accolti, 2.345 operatori: La Nostra Famiglia presenta il suo Bilancio di missione, che fotografa un anno di attività, dati e risultati ma soprattutto, al di là dei numeri, racconta quell’arte della cura e del bene che accompagna bambini, ragazzi, giovani adulti e famiglie segnate dalla disabilità e dalle difficoltà dello sviluppo.
“Ci avviciniamo all’80° dell’Associazione. Ovviamente sono cambiati i tempi, gli strumenti e la cultura della riabilitazione, ma la missione è ancora quella che ci aveva affidato il fondatore beato Luigi Monza nel 1946, quando prese il via la nostra attività: stare dalla parte dei bambini con la semplicità e la tenacia dei gesti quotidiani della cura e della riabilitazione, con le domande della ricerca, con l’impegno della formazione”, dichiara la presidente dell’Associazione, Luisa Minoli. “Come molte strutture sanitarie non profit, stiamo vivendo un periodo difficile: tuttavia continuiamo ad affrontare la sfida di coniugare scientificità, appropriatezza e prossimità, secondo il modello della presa in carico globale e della continuità assistenziale. Il tutto per il bene dei bambini e delle loro famiglie”.
Una missione che trova riscontro nei questionari proposti ai genitori, che registrano un elevato grado di soddisfazione circa i servizi offerti (96%) e l’accoglienza ricevuta (97%), e che prende vita nelle parole di un padre, la cui figlia è stata ricoverata nell’Unità operativa clinica di riabilitazione per le cerebrolesioni acquisite di Bosisio Parini (Lc): “Vi abbiamo consegnato, nel lontano dicembre, una ragazza appena uscita dal coma, che non parlava, non mangiava, muoveva a malapena un braccio e una gamba, con un po’ di tubi attaccati. Ci riportiamo a casa la nostra Cate, con il suo bastone e la sua carrozza; traballante, ma connessa, consapevoli di avere davanti a noi un cammino ancora impegnativo, lungo e in salita, ma carichi di speranza per un futuro dignitoso”.
Guardando le cifre più o dettaglio, sono stati 23.271 i bambini e i ragazzi accolti in un anno. Per quanto riguarda l’attività riabilitativa dei Centri di riabilitazione, nelle 28 sedi dell’Associazione presenti in Italia nel 2024 sono state accolte 19.458 persone, soprattutto bambini e ragazzi con disabilità congenite o acquisite, mentre sono stati 3.813 i piccoli e i giovani ricoverati presso le Unità operative cliniche per malattie neurologiche e neuromotorie, per disturbi cognitivi o neuropsicologici, per disturbi emozionali o psicosi infantili, oppure perché hanno perso funzioni e competenze in seguito a traumi cerebrali o a patologie del sistema nervoso centrale.
La ricerca nel 2024 ha visto realizzati 160 progetti, i cui risultati sono stati oggetto di 149 pubblicazioni su riviste indicizzate, con una partecipazione dell’Irccs Eugenio Medea – sezione scientifica dell’Associazione – alle maggiori reti nazionali e internazionali.
Il 2024 si è inoltre caratterizzato per una particolare attenzione alle nuove tecnologie: a Bosisio Parini (Lc) è stato inaugurato ActivePark, un parco giochi hi-tech inclusivo progettato in collaborazione con il Politecnico di Milano che si adatta alle caratteristiche di ogni bambino grazie a sensori e feedback personalizzati, mentre a Pasian di Prato (Ud) hanno preso il via nuovi laboratori di realtà immersiva e stimolazione multisensoriale dove le attività riabilitative assumono la forma di un gioco.
Il Polo ospedaliero scientifico di Brindisi ha avviato la prima terapia specifica per l’Atassia di Friedreich, una malattia degenerativa progressiva del sistema nervoso, mentre il Polo di Conegliano (Tv) ha condotto una ricerca internazionale sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale per una diagnosi più precisa e meno invasiva dell’epilessia.
Aziende, persone fisiche, enti e fondazioni private – anche tramite le scelte del 5×1000 – continuano a dimostrare sostegno all’Associazione, con un incremento delle donazioni: il 2024 ha visto 3 milioni e 687mila euro raccolti, che verranno destinati ai progetti e alle attività dei Centri.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Tracce

Da trenta anni senza Alex

Darsena di Milano / Foto di Sabina Langer
30 Giu 2025

di Emanuele Carrieri

Sono passati trenta anni: il 3 luglio del ’95 Alex Langer si impiccò. Sono trenta anni che la sua morte, nell’anima di chi scrive, si lega, senza rendersi conto del perché, a un altro suicidio: quello di Tito de Alencar Lima. Tito non aveva neanche ventinove anni, era un domenicano brasiliano: la sua anima non superò le torture subite dal regime militare che tiranneggiava nel Paese e si impiccò, il 10 agosto ’74. Subito dopo, in tanti faticarono a credere al suicidio di Alex, ma grazie al ritrovamento di tre scritti da lui lasciati – due in italiano per la moglie Valeria e uno in tedesco, quest’ultimo con i motivi della sua decisione – la verità apparve nella sua interezza, e, paradossalmente, la sua morte gettò una luce anche sulla sua vita. Una vita sorprendente e inimitabile, la sua: ricca di cultura e di esperienze, di impegni e di meditazione, di partecipazione più che attiva e di contemplazione, di laicità e di religiosità, di studio e di operatività, di profezia e di realismo, di politica intransigente. Scrivere di lui è davvero molto complicato, è come scrivere di un gran numero di persone. Si potrebbe scrivere dell’ambientalista, del politico, dell’attivista, del pacifista, del saggista, del credente di ispirazione francescana, dell’europarlamentare, del poliglotta, del cosmopolita, del giornalista, dell’insegnante, dell’intellettuale, del viaggiatore, del traduttore. Ma scrivere anche di tutte queste sue particolarità risulterebbe essere riduttivo perché Alex Langer era tanto più, molto più di tutto questo. Era una sorta di profeta, di testimone del nostro tempo e, come tutti i profeti, ha indicato la rotta verso il domani, verso il futuro, lo ha perfino anticipato in molte sue idee e in molte sue scelte. Ma ha dovuto e ha ritenuto di fermarsi sulla sua soglia, senza poter scorgere e raggiungere la terra promessa nella vita su questa terra. Riferendosi a lui, Otto di Asburgo – Lorena, erede dell’ultimo imperatore di Austria, tenace sostenitore dell’Europa unita, per venti anni eurodeputato, disse: “Se tutti fossero come Alexander, il mondo sarebbe diverso.” Era un costruttore di ponti, un viaggiatore leggero che, con lo zaino in spalla, girava il mondo, lottando in difesa degli esseri umani e dell’ambiente. Come armi, non spuntate ma potentissime, usava il pensiero, la parola, la gentilezza, l’attenzione, la politica e, prima di tutto, i sogni. Come un globetrotter, viaggiava andando di qua e di là, dialogando con tutti e in tutte le lingue. Era altoatesino ed era sudtirolese, era italiano fra i tedeschi e tedesco fra gli italiani, era europeo, era cosmopolita, sempre proiettato verso l’avvenire, verso l’orizzonte. Era uomo di frontiera ma privo di frontiere, che abitava da una parte e anche dall’altra, abitava una lingua e pure l’altra, abitava una cultura e anche l’altra, perché, a lui, servivano tutte, occorrevano tutte, necessitavano tutte. Aveva preso molto sul serio le parole del beato Ugo di san Vittore: “Chi trova dolce la propria patria è solo un tenero dilettante. Chi trova dolci tutte le patrie si è già avviato sulla strada giusta. Ma è perfetto solo chi si sente straniero in ogni luogo.”. Era il più impolitico dei politici ma, forse, il più coraggioso, certo il più generoso, era un uomo senza patria ma con molte patrie. Spese la sua vita per costruire ponti e per unire popoli, per creare un domani di pace e di dialogo: dopo la caduta del muro di Berlino, fu il primo a capire che un mondo era finito per sempre, che ciò che succedeva nei Balcani non era una semplice guerra locale ma un movimento sismico globale e che l’Europa non poteva fare finta di niente. Aveva una opinione dell’Europa conformata ai cambiamenti che in quel momento si stavano verificando e la sua analisi era lucidissima: nel momento in cui crolla il distacco fra est e ovest, crolleranno diverse realtà, si apriranno nuove possibilità, ma si apriranno anche nuove crepe, nuove falle di sofferenza. Fu sicuramente il primo a capire che si apriva un mondo stracolmo di altre contraddizioni, che potevano rivelarsi essere più drammatiche di quelle precedenti: vedeva, in quel contesto, il rischio che si affermassero visioni nazionalistiche che avrebbero potuto guerreggiare fra loro. Capì, prima di tutti e più di tutti, che sarebbe stata appropriata una nuova politica per mantenere in pace i regimi e gli imperi che si andavano sempre più dissolvendo e sottolineava l’esigenza di costruire una Europa della convivenza contro il rischio di nazionalismi, di xenofobie, di sovranismi, di razzismi e di ricadute nei conflitti. Intuì tutto, più di e prima di tutti, e troppo in fretta, percorse migliaia di chilometri, non senza una meta, non nell’incertezza, nello smarrimento, ma per conoscere persone, nuove culture, nuove società, altri mondi. Era un politico vero, perché percepiva la missione e la vocazione della politica, perché non faceva mai finta di niente, nemmeno a quindici anni, quando, a novembre ’61, scriveva su un giornalino: “Vorremmo esistere per tutti, essere di aiuto a tutti ed entrare in contatto con tutti. Il nostro aiuto è aperto a tutti, così come per tutti vale la nostra preghiera. Venite a noi, e vi aiuteremo con tutte le nostre forze Che cosa ci spinge a fare tutto ciò? L’amore per il prossimo. Dobbiamo prendere sul serio la tanto declamata carità cristiana, senza mezze misure.”. Aveva ricercato e scoperto la dirompenza del Vangelo, la potenza rivoluzionaria della novità del Cristianesimo. Alex in tutta la sua vita prese davvero tutto sul serio, davvero tutto senza mezze misure, anche alla fine della sua vita. Trenta anni fa, il 3 luglio del 1995, scelse la incantevole collina di Pian dei Giullari sopra Firenze, scelse un alberello di albicocco per appendere la sua vita a una corda. Lanciò un grido silenzioso: “Continuate in ciò che era giusto!”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Il ‘grazie’ delle famiglie a catechiste e catechisti

30 Giu 2025

di Angelo Diofano

Con le feste per le prime comunioni e le cresime, si chiude in questi giorni un periodo di grande impegno e attività nelle parrocchie che ha visto coinvolti catechiste e catechisti, i parroci, fanciulli e ragazzi e le loro famiglie nella preparazione a una tappa fondamentale, quella del primo approccio ai sacramenti, nel percorso di vita cristiana. Ormai da tempo gli incontri di catechismo hanno abbandonato quello stile prettamente scolastico che il più delle volte non catturava l’attenzione dei partecipanti, che attendevano con ansia la fine delle ‘lezioni’ per dedicarsi al divertimento, com’è giusto che sia per un giorno di festa. Certamente non esiste in alcun modo un metodo infallibile perché ciò avvenga, in quanto molto dipende dalla sensibilità e dalla capacità dei catechisti di porsi sulla stessa lunghezza d’onda dei ragazzi e dei bambini. Ma quando questo accade, ecco che accade il miracolo, con il messaggio del Vangelo che raggiunge i cuori con tutto il suo fascino.
Proprio dalle comunità è possibile percepire il cambiamento che attraversa il nostro tempo, con la fede che rischia sempre di più di diventare un fatto marginale.
Ma sono proprio le parrocchie che possono dare testimonianza che la luce della fede non è spenta. Ce lo dimostrano le toccanti lettere di ringraziamento delle famiglie a parroci e catechisti. Un esempio su tutti, quello di una parrocchia di periferia, gli Angeli Custodi, a Tamburi. Ecco cosa si legge in una di queste testimonianze pervenute, indirizzata alle due catechisti e al parroco, ma idealmente estesa a quanti con grande generosità si dedicano a questo importante servizio.

“Caro don, cara Anna, cara Paola, cari catechisti tutti qui presenti. Grazie!!! Grazie di vero cuore… Grazie per l’impegno, per la dedizione, per l’amore che dimostrate nei confronti dei nostri figli. Siate sempre perseveranti nel dimostrare l’amore di Dio, siate testimoni di un Gesù vivo, reale, che agisce; continuate a proclamare che l’avere fede e camminare nella fede può essere uno stile di vita per tutti noi. Uno stile di vita sano che porta frutto, proprio come oggi. Anna, Paola: siete speciali, la luce dei vostri occhi è testimonianza di come Gesù agisce nelle vostre vite. Grazie perché avete in tutto questo tempo affiancato e supportato i nostri figli fino a questo giorno meraviglioso. Caro don, come dice la parola di Dio in Giosuè 1,9: ‘Sii forte e coraggioso’: Gesù non ti ha scelto a caso tra tanti, Gesù ti ha chiamato Alessandro perché, come dice il tuo nome, tu sei “il difensore degli uomini”. Difendere, aiutare una comunità che aveva bisogno di risvegliare la propria fede e tu ce l’hai fatta, don. Hai dimostrato la tua forza nella fede, hai dimostrato quanto può essere potente la preghiera che ha plasmato, rinnovato la vita spirituale di tante famiglie. Hai piantato con leggerezza e curiosità un piccolo seme ei cuori dei nostri bambini, un seme chiamato Gesù. Sii forte, non mollare mai…”.

Perciò, a tutti i catechisti e ai parroci che non hanno lesinato il loro impegno e ai familiari che li hanno adeguatamente supportati va il grazie da parte di tutta la diocesi.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Angelus

La domenica del Papa – Unità e comunione

ph Vatican media-Sir
30 Giu 2025

di Fabio Zavattaro

Festa dei santi Pietro e Paolo, patroni della città di Roma; giornata in cui sono presenti alcuni vescovi e rappresentanti della Chiesa ortodossa di Costantinopoli, nel quadro del tradizionale scambio di delegazioni per le feste dei rispettivi patroni, segno di amicizia e di comune fede in Cristo. Così il 30 novembre una delegazione della Chiesa cattolica sarà a Istanbul. Ma anche momento in cui si fa memoria del cammino del dialogo tra chiese sorelle, avviato da Paolo VI con l’incontro 1964 a Gerusalemme con il patriarca Atenagora, proseguito con Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, gli incontro con Bartolomeo.
L’obiettivo è il ristabilimento della piena unità tra le chiese che si può raggiungere, afferma Leone XIV alla delegazione del patriarcato ecumenico guidata dal metropolita di Calcedonia Emmanuel, “soltanto con l’aiuto di Dio, attraverso un continuo impegno di ascolto rispettoso e di dialogo fraterno”.

All’angelus ricorda che anche oggi ci sono cristiani “che il Vangelo rende generosi e audaci persino a prezzo della vita”. Esiste “un ecumenismo del sangue, una invisibile e profonda unità fra le Chiese cristiane, che pure non vivono ancora tra loro la comunione piena e visibile”. Per questo conferma Leone XIV che il suo servizio episcopale “è servizio all’unità” e alla “comunione tra tutte le Chiese”.

Festa che vede papa Leone celebrare messa in San Pietro e consegnare personalmente il pallio, la stola di lana bianca decorata con sei croci nere di seta, a ricordo delle ferite di Cristo, a 54 vescovi metropoliti, sette dei quali provenienti dall’Asia: “questo segno, mentre richiama il compito pastorale che vi è affidato, esprime la comunione con il vescovo di Roma, perché nell’unità della fede cattolica, ciascuno di voi possa alimentarla nelle Chiese locali a voi affidate”. Nell’omelia, così come nelle parole pronunciate all’angelus, papa Leone ha voluto riflettere sulla testimonianza dei due santi, che, ha affermato, “sono stati chiamati a vivere un unico destino, quello del martirio, che li ha associati definitivamente a Cristo”. È la “comunione ecclesiale” cui i santi approdano – afferma il vescovo di Roma – “dopo un lungo cammino, nel quale ciascuno ha abbracciato la fede e ha vissuto l’apostolato in modo diverso”. Pietro e Paolo; la loro storia “ci insegna che la comunione a cui il Signore ci chiama è un’armonia di voci e di volti e non cancella la libertà di ognuno”. È una fraternità di cui c’è tanto bisogno, sia nella vita pastorale, sia nel “dialogo ecumenico”, sia nel “rapporto di amicizia che la Chiesa desidera intrattenere con il mondo”.

L’altro aspetto affrontato dal Papa nell’omelia è la “vitalità della nostra fede”. Nell’esperienza del discepolato, afferma Leone XIV, “c’è sempre il rischio di cadere nell’abitudine, nel ritualismo, in schemi pastorali che si ripetono senza rinnovarsi e senza cogliere le sfide del presente”. Pietro e Paolo ci chiedono di aprirci ai cambiamenti, di lasciarci “interrogare dagli avvenimenti, dagli incontri e dalle situazioni concrete delle comunità, di cercare strade nuove per l’evangelizzazione a partire dai problemi e dalle domande posti dai fratelli e dalle sorelle nella fede”. Cita quindi papa Francesco per dire che “è importante uscire dal rischio di una fede stanca e statica”. Chi segue Gesù, afferma poi all’angelus, “si trova a camminare sulla via delle Beatitudini, dove la povertà di spirito, la mitezza, la misericordia, la fame e la sete di giustizia, l’operare per la pace trovano opposizione e anche persecuzione”.

Parlando poi ai membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, lancia un nuovo appello alla pace: “Il Signore doni la pace al vostro popolo!”. Appello che propone anche dopo la recita della preghiera mariana dell’angelus: “continuiamo a pregare perché dovunque tacciano le armi e si lavori per la pace attraverso il dialogo”.

È festa anche lungo via della Conciliazione dove torna, in occasione del 400mo anniversario, la storica infiorata che proporrà quadri alcuni dedicati al tema della preghiera e al Giubileo della Speranza. In serata, a Castel Sant’Angelo, ecco la “girandola”, ovvero fuochi d’artificio in onore dei patroni di Roma. Una storia che risale al XV secolo quando Michelangelo propose questo spettacolo nella Roma allora Stato pontificio.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Festeggiamenti patronali

San Marzano, festa al santuario rupestre

30 Giu 2025

di Annibale Strada

“Durante quest’Anno giubilare, mentre ci prepariamo a celebrare la nostra compatrona Maria Santissima delle Grazie, riconosciamo in lei la presenza amorevole di una Madre che ci guida verso Gesù Cristo. Il suo santuario, proclamato in questo Anno santo chiesa giubilare, è per tutti noi segno di speranza e luogo di incontro con la misericordia del Padre. Affidiamoci a Maria, perché ci accompagni nel cammino della fede e ci aiuti a vivere questo tempo di grazia con cuore aperto e rinnovato”: cosi il parroco don Cosimo Rodia annuncia i solenni festeggiamenti in onore di Maria ss.ma delle Grazie, compatrona di San Marzano di San Giuseppe, che si terranno martedì 1 e mercoledì 2 luglio nell’omonimo santuario rupestre (a circa tre chilometri dal paese) affacciantesi su una lama del territorio, in uno splendido scenario di gravine.

Martedì 1 luglio alle ore 18:30 il simulacro della Madonna delle Grazie percorrerà le vie del paese in processione accompagnata dalla banda ‘Armonia’ di San Marzano, con sosta in piazza Maria Santissima delle Grazie per la celebrazione della santa messa e la consegna delle chiavi da parte del sindaco alla compatrona; alle ore 21, nella zona anfiteatro del santuario, spettacolo con ‘Mr Queen – Queen Tribute Band’.

Mercoledì 2 luglio, giorno della festa, alle ore 5 si terrà il tradizionale pellegrinaggio dal paese al santuario con le autorità civili e religiose e le confraternite; all’arrivo, alle ore 6.30, solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Angelo Massafra, arcivescovo emerito di Scutari-Pult (Albania) e nativo di San Marzano; altre celebrazioni eucaristiche si terranno alle ore 10 in chiesa madre e alle ore 19 in santuario; a quest’ultima seguirà una breve processione di ringraziamento e, alle ore 21, la scenografica fantasia pirotecnica della ditta Itria Fireworks di Martina Franca. Concluderà i festeggiamenti  alle ore 21.30 il concerto ‘Dance Hits ‘70-‘80-‘90’ a cura di ‘Nine Beat’.

L’artistica illuminazione sarà curata dalla ditta Perrotta di Squinzano.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Martina Franca, peregrinatio delle statue dei santi patroni

27 Giu 2025

di Angelo Diofano

A Martina Franca, in preparazione alla festa patronale, quest’anno le statue argentee di San Martino e Santa Comasia, venerate in basilica, saranno portate in peregrinatio per le chiese giubilari dei santuari di Cristo Spirante-parrocchia San Francesco d’Assisi e della Madonna della Sanità-parrocchia Santa Teresa del Bambino Gesù e della parrocchia di San Domenico.

Così auspica il parroco della basilica di San Martino, mons. Giuseppe Montanaro: “In questi giorni di grazia e di gioia la nostra comunità si rafforzi nella fede, nella speranza e nella carità, per camminare insieme sulla via della santità”.

Sabato 28 giugno alle ore 17.45 il corteo con i due simulacri muoverà dalla basilica di San Martino per piazza Immacolata, via Garibaldi, via Dante, via Manzoni, via Carafa e piazza Mario Pagano fino al santuario di Cristo Spirante-parrocchia San Franceco d’Assisi dove alle ore 18 ci sarà la cerimonia di accoglienza con la consegna simbolica delle statue alla comunità, alle ore 18.30 recita del rosario e alle ore 19 la santa messa.

Lunedì 30 giugno alle ore 18 i due simulacri giungeranno in via della Sanità da dove partirà il corteo diretto al santuario mariano omonimo per la consegna simbolica alla comunità; alle ore 18.30, santa messa.

Mercoledì 2 luglio alle ore 18 le statue argentee saranno portate in via Bellini, con corteo fino alla parrocchia di San Domenico per la consegna simbolica alla comunità parrocchiale e, alle ore 19, la celebrazione della santa messa.

Venerdì 4 luglio, infine, alle ore 18 corteo dalla chiesa San Domenico per il rientro in basilica, dove alle ore 19 ci sarà la santa messa, con la benedizione dei portatori e l’avvio ufficiale dei festeggiamenti patronali, secondo un programma che renderemo noto in seguito.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

La rinascita del calcio a Taranto

27 Giu 2025

di Paolo Arrivo

Ore di angoscia e di speranza. Oppure di noncuranza. Perché, diciamocelo chiaramente, la questione Taranto calcio è stata così scottante da avere deluso l’intera tifoseria ionica, riducendola all’osso. Resterebbero i fedelissimi disposti a seguire la squadra in ogni campo. L’auspicio, ad ogni modo, è che si possa ripartire da una categoria non troppo bassa. E soprattutto con un progetto della massima affidabilità e serietà. Cosa c’è di certo? L’intervento coraggioso, potremmo dire, di Massimo Giove. Che ha formalizzato la richiesta di iscrizione al campionato di Eccellenza con una pec indirizzata a Figc, Lega Pro e Comitato Regionale Puglia della Lnd: la società ha confermato la volontà di aderire al torneo regionale pugliese, in barba a quello che è il pensiero dominante degli stessi supporter nella città dei due mari. L’operazione è alquanto complicata – per non dire inverosimile. Al fine di evitare la radiazione, infatti, l’attuale proprietà dovrebbe riuscire a saldare i debiti sportivi entro il 10 luglio. Posto che il Tribunale non intervenga prima dichiarando la fine dell’esercizio. L’era Giove sta per terminare? È solo questione di tempo, a quanto pare.

Il nuovo che avanza a Taranto

Chi si aspetta serietà dal nuovo sodalizio è Gianluca Sostegno, uno degli storici fondatori dell’aps Taras 706 a.C. che ha lanciato la propria candidatura per le elezioni del nuovo direttivo, in programma lunedì prossimo trenta luglio: auspicando un nuovo corso per il calcio, ha detto di aspettarsi poche cose ma molto chiare. Ovvero programmazione, attenzione al settore giovanile, stabilità economica e visione. Quanto alla ricandidatura di Gianluca Sostegno, l’obiettivo dichiarato è quello di dare un contributo concreto alla rinascita del calcio. E la ripartenza viene vista come un’opportunità storica. Sebbene non si possa andare oltre il contesto dilettantistico. Non resta che affidarsi al pronunciamento del Tribunale di Taranto, atteso per martedì 8 luglio.

La grande attesa

La rinascita del calcio a Taranto passa dall’articolo 52, comma 10, delle norme organizzative interne alla Figc (Noif) che regola la ricostituzione in caso di mancata iscrizione di una società ai campionati professionistici: la Federazione darà il via libera al Comune per individuare un nuovo soggetto che rappresenti sul piano calcistico la città. Quindi si procederà con l’apertura di un bando pubblico. Il via libera chiaramente è subordinato all’estinzione del Taranto FC. Che sembra essere inevitabile: a seguito dell’indagine condotta dalla Guardia di Finanza, che avrebbe smascherato una massa debitoria di oltre 4 milioni di euro, la Procura della Repubblica ha avanzato la richiesta di fallimento. Una condizione insostenibile agli occhi dei tifosi. Un’estate rovente, quella appena iniziata, non solo sul piano meteorologico. Con l’auspicio che tutte le conflittualità, insofferenze e animosità si possano appianare: che il clima di concordia e collaborazione possa prevalere, d’ora in avanti, guardando al bene comune nella prossima sede dei Giochi del Mediterraneo.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Martina Franca-contrada Lanzo, festa di San Paolo apostolo

27 Giu 2025

di Angelo Diofano

“Celebriamo nella contrada San Paolo in Martina Franca la festa patronale dell’apostolo delle genti. Meditando i suoi insegnamenti, la comunità è chiamata a rinnovare la Fede, la Carità e la Speranza per una piena vita in Cristo e nella Chiesa. In mezzo alle oscurità del nostro tempo, vogliamo come San Paolo poter dire: «Non sono più io che vivo ma è Cristo che Vive in me» (Galati 2.19-21). Il 29 giugno è anche il 40° anniversario di sacerdozio del parroco don Vito Magno che invita tutti a momenti di spiritualità e agape fraterna. In questo periodo estivo l’oratorio parrocchiale “Arca della gioia” organizza varie iniziative perché Gesù ama la gioia, la vita e la festa. L’oratorio propone la vacanza estiva, non come tempo vacante di Cristo, ma gioia nel ritrovarsi insieme in Cristo”: così il parroco di San Paolo, don Vito Magno, invita a partecipare ai festeggiamenti in onore del Santo in corso in contrada Lanzo-Martina Franca che si svolgeranno secondo i seguente programma.

Fino a sabato 28 avranno luogo le funzioni del triduo: ore 18, recita del rosario e alle ore 18.30 la santa messa con riflessioni sula vita di San Paolo e le sue lettere apostoliche. Sempre sabato 28, alle ore 19.30, avrà luogo il carnevale estivo organizzato dal’oratorio ‘Arca della Gioia’.

Domenica 29: alle ore 10.30, santa messa e affidamento a San Paolo con la solenne benedizione alle famiglie; ore 18, recita del rosario; ore 18.30, santa messa solenne in onore di San Paolo e ringraziamento per il 40° anniversario di sacerdozio del parroco don Vito Magno; ore 19.30, processione accompagnata dalla banda musicale di Martina Franca, con sosta di preghiera a Casa San Paolo; al rientro, nell’atrio parrocchiale, avrà luogo un’agape fraterna.

Fino al 29 giugno, dalle ore 18 alle ore 20, nel salone parrocchiale, sarà possibile la visita alla prima mostra dei trenini e modellismo in miniatura allestita da Nicola Antonante.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Ecclesia

Il sacerdozio nella luce del Sacro Cuore

ph Marco Calvarese-Sir
27 Giu 2025

di Paolo Morocutti

“È il sacerdote che continua l’opera della redenzione sulla terra. Se si comprendesse bene il sacerdote qui in terra, si morirebbe non di spavento, ma di amore. Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”: con queste toccanti parole san Giovanni Maria Vianney definisce la natura e l’opera del sacerdote. L’espressione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” del Santo Curato d’Ars è diventata una delle sintesi più alte della spiritualità sacerdotale. Essa racchiude in sé una visione teologica, ecclesiologica e spirituale che merita di essere esplorata in profondità, perché illumina la natura stessa del sacerdozio ministeriale, la sua radice cristologica e la sua funzione nella Chiesa e nel mondo.
La spiritualità sacerdotale è da sempre intrinsecamente legata al Sacro Cuore di Gesù. I sacerdoti sono invitati a vivere e ad agire con “anima sacerdotale”, cioè con gli stessi sentimenti di Cristo. Per questo la Giornata mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti, istituita da Giovanni Paolo II, si celebra proprio nella solennità del Sacro Cuore, sottolineando questo profondo legame spirituale e teologico.

foto Siciliani Gennari-Sir

Nel linguaggio biblico e patristico, il “cuore” indica il centro della persona, la sede degli affetti, della volontà e delle decisioni. Parlare del “Cuore di Gesù” significa riferirsi alla totalità della sua persona, alla profondità del suo amore per il Padre e per l’umanità. Il sacerdozio nasce proprio da questo “cuore”, che è stato “trafitto” sulla croce (Gv 19,34), segno supremo di un amore che si dona fino alla fine. Il sacerdote, configurato a Cristo mediante il sacramento dell’Ordine, è chiamato ad essere presenza viva di questo amore: non solo a parlarne, ma a renderlo visibile e operante nella storia.

Ogni azione sacerdotale, soprattutto la celebrazione dell’Eucaristia e della riconciliazione, è radicata nell’amore redentivo di Cristo, che si offre per la salvezza di tutti.

La frase del Curato d’Ars sottolinea che il sacerdozio non è solo un’istituzione funzionale, ma un dono gratuito e immeritato: “un qualcosa di immenso, che se il sacerdote stesso lo comprendesse, ne morirebbe”. Chiamato ad essere “amico di Cristo”, scelto e inviato per essere segno e strumento dell’amore divino, soprattutto nelle situazioni di fragilità, sofferenza, ricerca di senso, il sacerdote è immagine del Cuore del Salvatore.

Il sacerdozio, come “amore del cuore di Gesù”, si esprime in una vita di servizio umile, spesso nascosto, fatto di ascolto, accompagnamento, condivisione delle gioie e delle fatiche del popolo di Dio. La fraternità presbiterale e la comunione con il vescovo, infine, sono segni eloquenti dell’amore di Cristo, che vuole i suoi discepoli “uno” come Lui è uno con il Padre.

I sacerdoti sono chiamati a vivere e promuovere la comunione, a essere costruttori di unità nella comunità, a discernere e coordinare i carismi per l’utilità comune, sempre sotto l’azione dello Spirito Santo.

L’amore del cuore di Gesù, di cui il sacerdozio è segno e strumento, è universale: abbraccia ogni uomo, senza distinzione di razza, cultura, condizione sociale. L’affermazione “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù” racchiude la verità più profonda del ministero sacerdotale: esso è dono e mistero, partecipazione all’amore redentivo di Cristo, chiamata a essere segno vivo della sua presenza nel mondo. In un tempo in cui la figura del sacerdote è spesso fraintesa o contestata, questa espressione invita a riscoprire la bellezza e la grandezza di una vita spesa per amore, nella logica del cuore trafitto di Cristo che continua a battere per l’umanità attraverso i suoi ministri.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Rigenerazione sociale

Città vecchia, inaugurata la falegnameria di quartiere

27 Giu 2025

di Angelo Diofano

Giovedì 26 giugno, è stata inaugurata a Palazzo Acclavio, in via Duomo 119 (a fianco alla Bottega di San Cataldo) la falegnameria di quartiere realizzata da Officine Maremosso, intitolata a Cataldo Portacci, uno dei più rinomati ‘maestri d’ascia’, scomparso nel 2023 a 96 anni, il cui figlio, Giuseppe, ha presenziato alla cerimonia.

Il parroco di San Cataldo mons. Emanuele Ferro ha presentato l’iniziativa, che rientra nell’ambito delle attività del progetto ‘L’Isola che accoglie’, con una cordata di realtà associative ed enti di formazione, di cui l’associazione Symbolum ets è capofila, ed è finanziato da Fondazione con il Sud. “La falegnameria è finalizzata a ospitare i progetti dell’artigianato del centro San Gaetano ma sarà anche a disposizione di chi desidera utilizzare gli attrezzi in dotazione – ha sottolineato – Fa parte di quei tasselli che nascono a fianco del bookshop della cattedrale e che vanno ad attivare i “punti luce” in città vecchia, cioè quei presidi ubicati in alcune proprietà della Chiesa, come i luoghi di culto, gli oratori e lo stesso palazzo Acclavio, quali spazi di formazione e rientranti in un progetto di oratorio diffuso”.

L’allestimento della falegnameria si deve all’Officina Maremosso, la cui sede operativa è in via Costantinopoli, a Porta Napoli, da otto anni sul territorio, impegnata in tutto ciò che concerne la marineria, gestendo, alla bisogna, cantieri in diverse location cittadine. Maremosso è stata rappresentata all’inaugurazione dal presidente Francesco Sisto, architetto, 41 anni, anche lui maestro d’ascia, che così ha riferito: “Quello in via Duomo è un piccolo laboratorio da noi allestito e che è finalizzato all’avviamento alle tematiche della falegnameria. Tale spazio è stato donato alla collettività per far sì che l’educazione al fare, e nello specifico alla falegnameria a 360°, possa costituire un luogo di azione per gli abitanti del quartiere.
Maremosso – ha continuato Sisto – è impegnata principalmente in attività di osservazione, divulgazione e formazione di tutto ciò che concerne le tematiche della marineria tradizionale. Ci occupiamo fondamentalmente di costruzione navale applicata alla formazione, lavorando principalmente con le categorie a rischio, cioè giovani dell’area penale e della povertà educativa nonché della dispersione scolastica. Abbiamo attivi una serie di protocolli d’intesa con il ministero della giustizia e vari enti locali, fra cui il Comune di Taranto, con cui abbiamo un partenariato specifico legato all’attività di divulgazione della marineria. Attualmente gestiamo un progetto relativo a circa cento ragazzi delle scuole superiori con cui stiamo attivando un ciclo di formazione legato alle tematiche del mare e della marineria”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO