Amministrazione locale

Nuovo assetto alla Provincia, Melucci nomina il sindaco di Ginosa, Vito Parisi, suo vice

17 Dic 2022

A poche settimane dall’elezione di Rinaldo Melucci alla presidenza della Provincia di Taranto, l’ente di secondo livello ha un nuovo assetto organizzativo. Con un’apposita disposizione, il presidente Rinaldo Melucci ha nominato suo vice il sindaco di Ginosa, Vito Parisi. Appartenente al gruppo politico del Movimento 5 Stelle, Parisi affiancherà il presidente Melucci nella gestione di un territorio che presenta criticità già oggetto di una serie di interventi programmati ed in via di programmazione che riguarderanno tutti gli ambiti di competenza provinciale.

Anche in vista delle impegnative attività che l’Ente dovrà affrontare, il presidente Melucci ha proceduto all’attribuzione di alcune deleghe. Queste sono state assegnate al consigliere Franco Andrioli (per la Materia Ambientale e la ricostituenda Polizia Provinciale); al consigliere Gregorio Pecoraro (per l’Edilizia Scolastica e i rapporti con l’Università); al consigliere Paolo Lepore (per la viabilità e le Infrastrutture Strategiche, incluse quelle verdi); alla consigliera Anna Filippetti (per i Giochi del Mediterraneo e le Politiche Sociali). Tutti forniranno il loro contributo in aderenza alla nuova macrostruttura funzionale dell’Ente, che potrebbe essere integrata nei prossimi giorni.Inoltre, il presidente Melucci ed i consiglieri con delega si avvarranno della competenza e del supporto professionale di Massimiliano Motolese e di Ubaldo Occhinegro. Nel periodo in cui sono stati assessori al Comune di Taranto, entrambi hanno ricoperto accanto al sindaco un ruolo significativo nel ridisegnare la città attraverso il piano locale per la transizione giusta Ecosistema Taranto. Detto che presteranno la loro attività in forma gratuita, il primo curerà tematiche di carattere economico-sociale, mentre Occhinegro si occuperà di materie tecnico-scientifiche.

Con queste nomine -ha dichiarato il presidente Melucci- ho inteso imprimere un’ulteriore accelerata al nuovo corso dell’Amministrazione provinciale. Nel ritenere che sia opportuno completare nei prossimi giorni lo schema di governo dell’Ente con ulteriori deleghe consiliari, sono certo che grazie all’assegnazione di ruoli e alla redistribuzione di compiti, ci sarà un’ottimizzazione del lavoro e delle attività dell’Ente, il tutto con l’obiettivo di poter dare risposte positive alle esigenze del territorio.

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Ecclesia

Mons. Gioia: “Dai diari di Alberico Semeraro traspare la luce mistica di un santo”

17 Dic 2022

di Silvano Trevisani

Il 19 gennaio prossimo, come abbiamo già riportato nei giorni scorsi, si aprirà la causa di beatificazione di monsignor Alberico Semeraro, che fu vescovo di Oria per trent’anni dal 1949 al 1978 e fondatore della congregazione delle Oblate di Nazareth. L’annuncio alla diocesi è stato dato in occasione della tavola rotonda per la presentazione del volume “Il pastore mite” scritto da monsignor Francesco Gioia, già arcivescovo emerito di Camerino – San Severino Marche, ma è stato proprio il lavoro documentale realizzato dall’arcivescovo Gioia, con gli auspici della Congregazione delle Oblate e la collaborazione di don Andrea Casarano, direttore dell’Archivio diocesano e ora postulatore della causa di beatificazione, a dar nuovo luce alla dimensione spirituale di un pastore noto per il suo attivismo ma che rivela ora grande profondità. Ne parliamo con lo stesso monsignor Gioia.

Lei insiste particolarmente sul concetto di “mitezza” che ha richiamato anche nel titolo. È quindi un aspetto fondamentale del suo carisma?

Lo descrivo sicuramente come una persona mite, con tutta l’estensione del termine “mitezza” che egli riversava in ogni sua manifestazione in ogni sua relazione. E la mitezza, lo ricorda Papa Francesco, è già condizione di santità. Però quando io ho scoperto il suo diario sono rimasto sorpreso perché c’è una discrepanza molto evidente nel suo modo di essere: tanto mite nel suo comportamento, anche fisico, tanto dilaniato spiritualmente nell’anima. Lui aveva la sensazione, come padre Pio, di non amare sufficientemente il Signore e questo gli creava una sofferenza intima incredibile, una tensione attraverso la quale si può ipotizzare di proporlo come esempio all’uomo del nostro tempo. Poi la Chiesa, nella sua saggezza e nella sua prudenza, deciderà se inserirlo tra i beati o meno. Certamente è un esempio che in una società come la nostra, così violenza in tutti i campi, dall’economia alla politica, che po’ dire molto, non solo a chi governa le comunità cristiane, ma anche a chi governa la società civile.

La sua intraprendenza ha lasciato delle eredità precise a noi?

Sì, infatti: oltre alla sua mitezza e al suo tormento mistico, aveva un grandissimo senso pratico. I suoi giovani hanno lasciato delle testimonianze molto belle, ricordando che nelle tasche della sua veste da prete si trovava di tutto: un paio di tenaglie, dei fili elettrici, chiodi… e quindi c’è questo apparente contrasto che però è segno di un impegno costante e attivo, nella sua missione di pastore e di uomo. Attraverso il diario si capisce senza alcun dubbio che è un uomo mistico, che incanta, affascina. Si rimane anche sorpresi perché dalla lettura delle sue pagine viene istintivo un esame di coscienza personale. Si è portati a chiedersi: se lui si sentiva così indegno come sacerdote e come vescovo, che dovrei dire io? Che dovremmo dire noi? Che siamo così distratti?.

Un raffronto, quindi, come pastore e come credente.

Sì, la sua dimensione pastorale, il suo amore totale per la sua missione, si percepiscono chiaramente attraverso la sua grande delicatezza, che traspare in tutti i suoi scritti, anche nelle sue lettere, che parlano in maniera molto evidente, in questo senso. Anche nella sua sofferenza, nei problemi che ha dovuto affrontare, e credo che si evinca chiaramente anche dal libro, egli è sempre consapevole e disposto ad accettare ogni difficoltà come una prova.

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Francesco

Papa Francesco compie 86 anni: “Uomo coraggioso e generoso cui l’intera umanità guarda con gratitudine”

17 Dic 2022

“Un uomo della Chiesa contemporanea che ha voluto, coraggiosamente, ripartire dai valori fondanti del cristianesimo e del Vangelo”, al quale “l’intera umanità” guarda “con gratitudine”. E’ quanto si legge nel messaggio dell’associazione Bambino Gesù del Cairo onlus a papa Francesco per il suo 86° compleanno che ricorre oggi.
Il pontefice, prosegue il testo, “ci sprona, incessantemente, a camminare nel mondo insieme agli altri, condividendo con essi quello che ci è stato donato, ossia la vita, la città, la nazione in cui vivono i diritti umani, il nostro benessere.
L’umanità errante, che anche noi rappresentiamo nei giorni sofferti in cui viviamo, in tal modo potrà trovare un territorio in cui non sentirsi sola ed abbandonata a se stessa”. “Grazie a papa Francesco perché ci sprona a riconoscere la centralità del valore della dignità umana e ci fa comprendere che essa è l’identità di ciascuno di noi, sicché, senza il rispetto della dignità umana, non esiste più l’essere umano”. In questo modo si riscatta “il valore della persona”, “creatura divina” e al tempo stesso “protagonista dell’edificazione di una società a misura d’uomo, equa ed umana”. “Ci piace definire papa Francesco ”il papa generoso’ in quanto ci dona la mano nel riconoscere il nostro profondo valore e, nel contempo, il profondo valore degli altri, guidandoci sull’impervio terreno del riscatto della nostra e dell’altrui dignità, così come insegna il Vangelo”, la conclusione del messaggio.

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Hic et Nunc

17 dicembre: “pensieri sparsi sul Natale”

17 Dic 2022

di Don Emanuele Ferro

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17 dicembre

Pensieri sparsi
Ai messaggi della pubblicità bisogna sempre fare attenzione perché un po’ di verità la dicono comunque. È vero che l’intento dei pubblicitari risiede in ultima analisi nel farci calare le mani in tasca così da acquistare qualcosa, ma lo fa in virtù dei nostri bisogni, indipendentemente siano veri, presunti o creati ad hoc.  Sono in commercio dei discutibili calendari d’Avvento contenenti cioccolatini, snack e ovetti, già diffusi ma per la circostanza nascosti in cellette di cartone per segnare l’attesa del Natale. Qualcuno confeziona i calendari proponendo bottiglie di birra da degustare oppure con una sorta di caccia al tesoro. Tutto fa parte del grande circo natalizio: ammazzare il tempo, diventare per forza più buoni, la corsa dei regali. Il Natale è un dovere di massa! Non è che noi parroci (me per primo) siamo da meno. Elfi, babbi Natale, befane, fanno parte del corredo del periodo, insieme ad alberi e ad altre trovate per tenere l’audience della nostra piccola azienda di intrattenimento che vogliamo appaia comunità.

Il bandolo della matassa
Prima che il Natale si trasformi solo in dipendenza, frustrazione, intensa malinconia, prima di ritrovarci in stupidi pigiami rossi con renne stampate, l’Avvento dovrebbe servire ai cattolici per dare cittadinanza ai bisogni interiori, a ciò che manca davvero, perché se hai tutto sei fermo e se sei fermo sei morto! E non c’è molta differenza con la stragrande maggioranza di chi si incammina verso il Natale semplicemente perché sale sulla sua giostra.

Intanto la Chiesa oggi canta:

O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo,

ti estendi ai confini del mondo

e tutto disponi con soavità e con forza

vieni ad insegnarci la via della saggezza.

 

O Sapienza!
La invochiamo come il sapore, il sale della nostra esistenza.
Se qualcuno avrà fatto l’esperienza del Covid prima maniera, avrà sperimentato l’assenza dei sapori.
Non gustare è rattristarsi, non gustare è vivere nel grigiore.
Evidentemente non abbiamo bisogno di questo o di quello, abbiamo bisogno del sapore per accogliere questo o quello.
O Sapienza dona sapidità alla mia vita!
Donami il gusto ma anche il disgusto per tutto ciò che non mi rende vivo. Convincimi. Con soavità e forza.

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Emergenze sociali

L’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo si schiera accanto alle forze dell’ordine a difesa del patrimonio paesaggistico

Peschici - foto diocesi di Manfredonia
16 Dic 2022

Dalla diocesi di Manfredonia-Vieste-S.Giovanni Rotondo ci giunge un comunicato a firma dell’arcivescovo padre Franco Moscone sugli allarmanti atti intimidatori di Peschici.

Pubblichiamo il testo integrale a sostegno della causa, come operatori di pace, legalità e trasparenza:

Padre Franco Moscone – foto diocesi Manfredonia

“Il gravissimo attentato accaduto in Peschici contro la stazione dei carabinieri forestali colpisce l’intero territorio garganico il cui patrimonio naturalistico, tutelato proprio dai carabinieri forestali, è un bene che appartiene non solo al nostro territorio, ma a tutta l’umanità. 

L’atto gravissimo del sabotare e distruggere alcuni mezzi delle forze dell’ordine avente scopo di certo intimidatorio, ha messo a rischio vite umane che risiedono in un territorio già in passato segnato da incendi e da perdite di vite. Gli autori di questo vile atto si sono da soli qualificati come persone insofferenti ai controlli e alle attività di tutela dei Carabinieri forestali, ritenendo che in tal modo possono averla vinta nei loro affari illegali che, a loro giudizio, non vanno né controllati né sanzionati. 

Esprimo a nome di tutta la Chiesa diocesana la mia vicinanza e la mia solidarietà ai carabinieri forestali di Peschici, Comune del Parco nazionale del Gargano, colpiti da questo vile atto intimidatorio, e mi metto al loro fianco per collaborare e operare sul territorio in difesa dell’incantevole ambiente, donatoci dalla Provvidenza, e della legalità, e mi unisco a tutti quelli che hanno manifestato vicinanza e solidarietà ai forestali: facciamo fronte comune per isolare i criminali che tentano, inutilmente, di intimorire le forze di polizia e la cittadinanza tutta. 

Al presidio dei carabinieri di Peschici auguro di continuare con spirito di abnegazione il prezioso servizio a tutela del territorio e della legalità, certi che qualsiasi intimidazione non può assolutamente fermare il prezioso operato da loro svolto nel territorio, testa del Gargano, ammirato e amato da milioni di persone per la ricchezza del patrimonio naturalistico e paesaggistico. 

E a quanti si impegnano quotidianamente dentro e fuori le Istituzioni, ad ogni titolo e grado, per la vittoria della legalità e trasparenza, dico: coraggio, è la strada giusta! Non saranno gesti come questi a fermare il movimento di rinascita dal basso, che la maggioranza dei cittadini della nostra terra garganica sta chiedendo e per cui lotta. 

Coraggio a tutti gli operatori di pace, legalità e trasparenza! 

Coraggio, andiamo avanti, siamo sulla strada giusta!”

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Eventi a Taranto e provincia

Voci di Natale: musica e preghiera tra le chiese di città vecchia

16 Dic 2022

di Marina Luzzi

Non un classico concerto di Natale ma una preghiera cantata e meditata tra i vicoli e le chiese della città vecchia. L’idea è della confraternita dell’Addolorata e di san Domenico. “Voci di Natale” si terrà domani, 16 dicembre, alle 18.30, con partenza  dalla chiesetta dei Santi Medici. «Questa è stata un’iniziativa del nuovo consiglio di amministrazione della confraternita – spiega il priore Gianfranco Roberti – non volevamo un evento classico, da svolgere in una sola parrocchia e abbiamo cercato di coinvolgere tutte le chiese della Città vecchia. Inizieremo alle 18.30 fuori dalla chiesa dei santi Medici poi ci sposteremo fuori da san Giuseppe; proseguiremo nella piazza del santuario della Madonna della Salute, e ancora in quella della basilica Cattedrale di san Cataldo, per concludere infine all’esterno di san Domenico. Abbiamo pensato di invitare alcuni cori per celebrare anche con il canto il Natale che arriva, attraverso le melodie della tradizione ma non soltanto con quelle». Si esibiranno il coro Alleluja di san Domenico ma anche quello della Cattedrale di san Cataldo, della Madonna della Fiducia, i “Sun singer” della san Giovanni Bosco e infine la banda di santa Cecilia. A chi associa la confraternita dell’Addolorata alla sola processione del giovedì santo, Roberti spiega: «Siamo tanto altro. Siamo catechesi, incontri, carità, iniziative comunitarie e anche Natale. Questo concerto è un modo diverso anche per iniziare il bel periodo della novena natalizia. A fine serata i cori si uniranno per cantare tutti insieme e ci sarà un momento di festa nella piazzetta retrostante la chiesa di san Domenico, con pettole e degustazione di prodotti tipici, con la banda di santa Cecilia del maestro Gregucci ad eseguire le pastorali, Ai primi dell’anno che verrà ne abbiamo previsto un altro di concerto, anche questo accompagnato nel finale da un momento conviviale». E poi, in questo periodo in particolare, vivere san Domenico e la Città vecchia significa anche visitare il presepe monumentale. «Sotto la scalinata di san Domenico esiste il tempio delle mura greche, che risale al V secolo a.C.  Quattro anni fa di fronte a questo muro abbiamo allestito un presepe fisso – racconta il priore – che ci è stato donato dalla famiglia Montanari». Il presepe era appartenuto ad un ufficiale dell’aviazione in riposo, deceduto ed i figli hanno voluto donarlo alla chiesa locale, perché la passione del padre diventasse patrimonio comune. «Consiglio a tutti di andare a visitarlo. Lo apriamo, attualmente, il martedì e venerdì pomeriggio, in coincidenza con l’apertura della segreteria della confraternita ma in previsione del Natale lo terremo aperto di più, così da favorire chi vorrà visitarlo».

 

 

 

 

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Parlamento Ue

Libertà di stampa in Europa, Gli eurodeputati allarmati: “Difendere i giornalisti per tutelare la democrazia”

foto Sir/Parlamento europeo
16 Dic 2022

“Il Qatargate è stato rivelato grazie all’esistenza di controparti. Proteggiamo i giornalisti e sanzioniamo chi impedisce a una stampa libera di funzionare”. È Saskia Bricmont, eurodeputata belga, ad averlo affermato nel corso del dibattito che si è svolto oggi nell’Europarlamento sul tema della situazione dei giornalisti e le implicazioni per lo stato di diritto. “I giornalisti sono custodi della democrazia, la tutela della democrazia comincia dalla difesa dei giornalisti”, aveva detto l’olandese Jeroens Lenaers. Sono 22 i giornalisti uccisi in Europa nel 2022, molti dei quali in Ucraina, 124 sono in prigione: se minacciati, i giornalisti rischiano di non poter più svolgere il loro ruolo indispensabile anche per “contrastare la disinformazione”. Secondo l’ungherese Katalin Cseh gli “autocrati sono sofisticati” e manipolano la libertà di stampa “con oligarchi che prendono il controllo delle redazioni”, ha affermato riferendosi alla stampa nel suo Paese. Quindi servono norme europee molto forti, ha invocato, che garantiscano un servizio pubblico indipendente. Nel dibattito più volte è risuonato il nome di Julian Assange, “trattato come uno dei peggiori criminali, senza nemmeno essere stato condannato”, ha detto il tedesco Nicolaus Fest, chiedendo che si metta all’ordine del giorno il tema della sua libertà. “Lui è in prigione”, ha fatto eco l’italiana Silvia Pignedoli, “mentre chi ha commesso crimini di guerra è in libertà”.
Nell’intervento dello spagnolo Domènec Ruiz Devesa il riferimento ai giornalisti greci che si occupano di violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti: li ha definiti “eroi”, perché diventano “vittime delle dichiarazioni ostili da parte dei politici, oggetto di vessazione da parte delle forze dell’ordine e a volte sono anche arrestati”. Secondo l’italiano Massimiliano Smeriglio, a minare la libertà di stampa sono anche “condizioni di lavoro precario”; servono con urgenza di “normative efficaci sulla tutela delle fonti e contro le ingerenze per l’indipendenza della stampa”, ha quindi affermato, esprimendo solidarietà al giornalista italiano Sigfrido Ranucci.

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Eventi a Taranto e provincia

Fa tappa a Taranto la carovana di Cinemadamare

Il più grande raduno itinerante internazionale di filmmaker da venerdì 16 nella città dei due mari

15 Dic 2022

La Carovana di Cinemadamare – il più grande raduno itinerante internazionale di filmmaker – da venerdì 16 farà tappa nuovamente a Taranto, con un’edizione speciale, fino a giovedì 22 dicembre, nell’ambito del programma di eventi indetto dal Comune del capoluogo jonico, per il periodo 1° settembre – Natale 2022.

Grazie al format della kermesse (arrivato al 21° anno), giovani cineasti proveniente dall’Italia (oltre che da Taranto) e da paesi stranieri, gireranno dei film brevi, che saranno ispirati – per l’occasione – ad altrettante attività di associazioni culturali e sociali che operano da anni, tra i due mari: “Vogliamo raccontare la città – spiega il direttore di Cinemadamare, Franco Rina – attraverso le buone pratiche delle associazioni tarantine, che sono numerose e di grande qualità, sia nel campo delle arti, sia in quello del supporto sociale, dove si distinguono nell’arginare fenomeni di debolezza delle persone e degli ambienti urbani vulnerabili. Ringrazio l’amministrazione comunale e l’assessore allo Sviluppo economico, Fabrizio Manzulli”.

Come sempre, in occasione della presenza di Cinemadamare, la cui partecipazione è assolutamente gratuita, si rivolge un invito anche agli artisti della città e dintorni, ad unirsi al nostro gruppo di creativi, per poter lavorare insieme: scrivere sceneggiature originali e girare film brevi.

Dunque, ecco il nostro invito: Sei un filmmaker, un attore, un aspirante fonico o montatore? Studi cinema o sei appassionato di una delle tante professioni del mondo dell’audiovisivo? Allora non perderti questa occasione!

Potrai partecipare ad una intera settimana di produzione di cortometraggi da girare a Taranto con le più importanti associazioni del territorio. In più, potrai conoscere cineasti provenienti da tutta Italia e dal mondo, con i tuoi stessi sogni e passioni. Potrai essere sul un vero set e lavorare a dei film brevi che verranno proiettati la sera del 22 dicembre, nella sala cinematografica dell’oratorio di San Giuseppe, messa a disposizione da don Emanuele Ferro, in città vecchia. Potrai utilizzare ciò che sai e metterlo a disposizione della tua crew e potrai anche imparare moltissimo dai giovani professionisti che ti seguiranno in questo percorso.

Iscriviti al link https://www.cinemadamare.com/come-iscriversi/

È tutto gratis, no tassa d’iscrizione, no tassa di partecipazione

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Eventi a Taranto e provincia

Mons. Santoro all’inaugurazione della “Rassegna provinciale del volontariato e della solidarietà” 2022

15 Dic 2022

«È importante questa rassegna che sviluppa tante iniziative di servizio, di solidarietà e di sussidiarietà, perché rappresenta un grande segnale per tutti noi: quando ci si apre all’altro, al suo bisogno, si sviluppa una creatività e un entusiasmo positivi!» – ha detto monsignor Filippo Santoro, arcivescovo metropolita di Taranto, spiegando così il perché, da quando è a Taranto, è sempre intervenuto alla “Rassegna provinciale del volontariato e della solidarietà”.

Un concetto ribadito rivolgendosi ai tantissimi alunni e studenti presenti: «Servizio, solidarietà e sussidiarietà: tutte queste parole sono racchiuse in una: “Bene comune”! Quando, condividendo qualcosa di bello con un altro, siamo contenti e felici, allora facciamo un salto di qualità, perché passiamo dalla dimensione del “bene individuale” a quella del “bene condiviso”: usciamo dall’individualismo aprendo il cuore all’altro».

Un forte messaggio di speranza che l’arcivescovo Filippo Santoro ha lanciato intervenendo, al Castello aragonese, all’inaugurazione della Rassegna provinciale” organizzata dal Csv Taranto con il volontariato, tradizionale appuntamento del terzo settore locale giunto alla sedicesima edizione.

Aprendo la cerimonia Francesco Riondino, presidente del Csv Taranto, ha sottolineato come «quest’anno ricorrono i primi vent’anni del Csv Taranto che abbiamo festeggiato con un percorso che, durato due mesi, dopo un convegno per la Giornata del dono e tre momenti partecipativi che hanno coinvolto il territorio provinciale, ora si conclude a Taranto con le due giornate della XVI nostra Rassegna. Il focus dell’intero percorso, sottolineato dal claim “Tra il dire e il fare: giovani, comunità, sostenibilità”, è stato lo sviluppo sostenibile declinato nelle sue diverse dimensioni».

È poi intervenuto l’ammiraglio Flavio Biaggi, alla sua prima uscita pubblica dopo aver assunto nei giorni scorsi il prestigioso incarico di comandante del Comando marittimo Sud Marina Militare: «Come ogni anno ospitiamo questa Rassegna perché il volontariato è spirito di servizio, solidarietà e sussidiarietà: sono valori racchiusi nella mission della nostra Forza Armata, che tutte le donne e gli uomini della Marina praticano concretamente a favore dei cittadini e di tutto il Paese in ogni occasione».

Vito Alfonso, dirigente Ufficio scolastico regionale per la Puglia ambito territoriale di Taranto, ha elogiato la Rassegna del Csv Taranto che, attraverso tante iniziative, mostra ai giovani delle scuole i valori positivi del volontariato.

Dopo l’inaugurazione si sono sviluppate le attività – tutte con ingresso libero e gratuito – previste dal ricco programma delle due giornate della Rassegna con laboratori, mostre, incontri e spettacoli

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Cinema

“Avatar. La via dell’acqua” di James Cameron: un grande racconto epico, ecologista e spirituale

Con questo ultimo lavoro, il regista canadese supera se stesso con un’opera che narrativamente si dimostra più matura, stratificata e poetica, trovando il tratto di eccellenza nella dimensione visiva, così immersiva e coinvolgente

foto 20th Century Studios
15 Dic 2022

James Cameron sta realizzando il suo “Star Wars”: con “Avatar. La via dell’acqua” (“Avatar: The Way of Water”) il regista canadese mette a segno il secondo capitolo della saga ambientata sul pianeta Pandora firmando un grande racconto epico, familiare, di matrice ecologista e spirituale. A distanza di tredici anni dal primo, sorprendente, titolo “Avatar” (2009), tre Premi Oscar ma soprattutto un incasso da record – oltre 2miliardi e 900 milioni di dollari, il più elevato della storia del cinema -, Cameron supera se stesso con un’opera che narrativamente si dimostra più matura, stratificata e poetica, trovando il tratto di eccellenza nella dimensione visiva, così immersiva e coinvolgente. Un’esperienza spettatoriale magnifica! “Avatar. La via dell’acqua” è nei cinema italiani dal 14 dicembre in 1.200 schermi, candidandosi seriamente non solo al titolo di campione delle feste ma soprattutto a “salvatore” dell’economia della sala, che ha attraversato un autunno bruciante, di profonda disaffezione.

 

Dalle distese aeree alle profondità del mare

Sono passati poco più di dieci anni dalla grande battaglia sul pianeta Pandora tra gli umani, gli “Sky People”, e gli indigeni Na’vi. L’ex Marine Jake Sully (Sam Worthington) ha ormai cambiato vita, integrandosi nella popolazione indigena degli Omaticaya e legandosi alla principessa guerriera Neytiri (Zoe Saldaña). Insieme hanno formato una famiglia, composta da tre figli: il maggiore Neteyam (Jamie Flatters), il più responsabile e assennato, il secondo Lo’ak (Britain Dalton), dallo spirito intrepido e ribelle, e la piccola Tuk (Trinity Jo-Li Bliss). C’è anche una quarta figlia, Kiri (Sigourney Weaver), che i Sully hanno adottato; Kiri è nata biologicamente della scienziata Grace Augustine (la stessa Weaver), morta al termine del grande conflitto, e ha uno spiccato slancio spirituale. Dopo un decennio di grande serenità, i Sully avvertono nuovamente il pericolo giungere dagli “Sky People”, così per tutelare la comunità di Omaticaya decidono di lasciarla e spostarsi verso nuove frontiere, trovando rifugio presso la comunità indigena che abita le coste blu, il clan dei Metkayina, guidato dalla coppia Tonowari (Cliff Curtis) e Ronal (Kate Winslet).

Archetipi e suggestioni di una grande saga familiare

Uno degli elementi che ci spinge a considerare “Avatar. La via dell’acqua” migliore del primo film è anzitutto l’articolazione del racconto, che si presenta più completo, stratificato e profondo. Tanti sono i temi in campo nel copione firmato dallo stesso James Cameron insieme a Rick Jaffa e Amanda Silver. Parliamo in primo luogo di una storia dal respiro epico, dove ruggenti battaglie si intrecciano a vorticosi dissidi dell’animo dei protagonisti: il film percorre tanto una dimensione macro-narrativa, la valorosa discesa in battaglia riconducibile a modelli letterari (ci possiamo spingere sino ai racconti omerici) e cinematografici come “Braveheart” (1995) o “L’ultimo dei mohicani” (1992), quanto una dimensione micro, intima, segnata da uno scavare introspettivo o da uno scandagliare le relazioni familiari, in primis l’intesa-dissidio padre-figlio.
James Cameron disegna una storia potente, complessa, che si muove su più piani; di certo lo sguardo ravvicinato sulla famiglia Sully è centrale, soprattutto la dinamica affettiva-educativa che c’è tra Jake e i due figli (rimando evangelico, parabolico): il primo Neteyam, il figlio modello, sempre nel perimetro delle regole genitoriali, il secondo Lo’ak, che dà vita al profilo del “diverso”, del ribelle. Sarà proprio lui ad aprire orizzonti problematici ma anche a mettere in campo azioni di grande valore.
Nel film si colgono anche gli archetipi della tragedia greca, il complesso di Edipo. Un aspetto che torna non solo tra Jake e il secondogenito Lo’ak, ma anche nella contrapposizione tra il giovane Spider (Jack Champion), un ragazzo umano selvaggio – che recupera il topos del “Libro della giungla” di Rudyard Kipling, il personaggio Mowgli – figlioccio cresciuto con i Sully, costretto a elaborare l’ingombrante peso delle proprie origini, il legame biologico con il padre Miles Quaritch (Stephen Lang), che abita con convinzione la vertigine del Male. Qui c’è tutto “Star Wars”, l’incontro-scontro tra Luke e suo padre Anakin/Darth Vader. Quella frattura, dissidio, tra perdono e vendetta.

La diffusa spiritualità che ammanta “Avatar”

Ancora, tramite la Lo’ak e Kiri, Cameron esplora il tema del rispetto dell’ambiente e del creato, affidando alla storia un potente messaggio ecologista: è per mano dell’uomo che il mondo è sul crinale dello smarrimento, soprattutto quando si fa predatore di risorse per interesse e profitto. Il regista si serve di suggestioni vibranti, che sembrano oscillare dal “Moby Dick” (1851) di Herman Melville alla “Laudato si’” (2015) di Papa Francesco. Una storia ambientalista, che sconfina in un orizzonte di spiritualità: “Avatar. La via dell’acqua” è costellato infatti da momenti di ricerca interiore, dal rapporto con un “dio creatore”; la famiglia Sully, la comunità indigena tutta, dimostrano fede e rispetto per il dono della vita ricevuto. C’è un ricorrente rimando poi anche alla preghiera, alla supplica, alla gestualità del rosario così come una riflessione sulla morte, al significato della morte non solo come perdita, lacerazione dell’esistenza, ma anche come passaggio di senso verso un orizzonte “altro”.

Oltre la disabilità, “Avatar 2” si concentra sui valori di inclusione e uguaglianza

Nel primo “Avatar” uno dei temi portanti del racconto era la disabilità, la condizione dell’ex marine Jake Sully. Come scriveva Riccardo Benotti sul Sir nel 2010: “La disabilità non come oggetto d’indagine ma come condizione di vita, pari a quella di qualsiasi altro personaggio […] Cameron dirige una pellicola che integra la figura della persona disabile attraverso un processo di ‘normalizzazione’”. In “Avatar. La via dell’acqua” il regista sceglie di non ripetersi, facendo un passo avanti: campo di riflessione diventa il valore dell’uguaglianza e dell’inclusione, superando barriere mentali e pregiudizi razziali. Un film che ruota su accoglienza, tolleranza e perdono, eleggendo la famiglia a vertice dell’universo narrativo. Vivere per la famiglia, nella famiglia.

foto 20th Century Studios

James Cameron sfida se stesso, compreso l’impresa del “Titanic”

In ultimo, è doveroso parlare della regia di James Cameron e della sua scommessa produttiva tesa a dare vita a un’esperienza visiva sorprendente, di puro incanto per lo sguardo. Il regista non ha paura di tornare a confrontarsi con il successo “Avatar” del 2009, che lo ha messo in cima alle vette hollywoodiane. Con “Avatar. La via dell’acqua” Cameron compone un affresco visivo di scintillante bellezza, dove la dimensione paesaggistica-naturale si fa protagonista; un aspetto che si coglie soprattutto se si sperimenta la visione in 3D. Ma non c’è solo il trionfo della tecnica, della performance capture, perché in “Avatar. La via dell’acqua” James Cameron rilegge il proprio passato, il successo di “Titanic” (1997), dedicando una lunga sequenza del film all’interno di una carlinga che affonda in mare, una lotta claustrofobica per la sopravvivenza che riporta a quella di Jake e Rose nel colossal dei record (11 Premi Oscar, il 3° incasso nella storia del box office). Senza dimenticare che qui in “Avatar 2” torna anche Kate Winslet. Insomma, “Avatar. La via dell’acqua” è un’opera che conquista per il suo andamento narrativo epico, incalzante, denso di emozioni e per la sua dimensione visiva sontuosa, di magnifica bellezza. Un film che non può lasciare indifferenti.

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Emergenze sociali

Commercio di armi: cartucce italiane nella repressione in Iran

Cinque associazioni chiedono “controlli più stringenti e blocco della vendita”

foto d'archivio Afp/Sir
15 Dic 2022

di Patrizia Caiffa

“Riteniamo altamente problematico il fatto che sia stato concesso il permesso alla Cheddite S.r.l. di esportare cartucce o polvere da sparo verso la Turchia, Paese che può averle vendute all’Iran. Tale genere di materiali, infatti, può essere utilizzato non solo per il munizionamento di tipo comune, sportivo o da caccia, ma anche per l’utilizzo da parte di corpi di sicurezza”. Lo hanno scritto oggi cinque associazioni della società civile italiana – Amnesty international Italia, Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo, Italia-Birmania insieme, Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa e Rete italiana pace e disarmo – in risposta alla lettera di chiarimenti che il Ministro plenipotenziario Alberto Cutillo, direttore Autorità nazionale Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), ha inviato loro il 9 dicembre. La lettera rispondeva a una richiesta di chiarimenti delle associazioni dopo che in novembre è emerso “l’ennesimo coinvolgimento, seppur indiretto, della ditta italo francese Cheddite di Livorno, le cui cartucce sono state ritrovate in Iran nei luoghi delle manifestazioni iniziate dopo la morte di Masha Amini”.  Le cinque associazioni avevano già chiesto chiarimenti in merito alle attività della Cheddite nel 2021, quando era emerso l’utilizzo di cartucce col marchio dell’azienda in Myanmar e dopo che tale utilizzo era già stato segnalato precedentemente in Siria.  Nella lettera di chiarimenti dell’Uama, che sulla vicenda ha interpellato l’azienda, si spiegava che “solo i bossoli prodotti e marchiati Cheddite possono essere stati venduti ad aziende iraniane e da quest’ultime utilizzate per la produzione di cartucce complete”.
Le cinque associazioni replicano a Uama che proprio “alla luce del comprovato uso non necessario e sproporzionato della forza” si ritiene che “nessuna licenza di esportazione dovrebbe essere concessa per ogni tipo di materiale che potrebbe esser utilizzato per la repressione interna o per comporre munizionamento destinato a Paesi terzi”.  “Siamo di fronte – conclude la lettera – a un grave vulnus normativo che permette ad un’azienda nazionale di esportare parti essenziali di una munizione a Paesi vietati e regimi repressivi”. Le associazioni ribadiscono, tra l’altro, “l’urgenza per le autorità italiane di contrastare immediatamente ogni possibile forma di esportazione di armamenti utilizzati per reprimere illegalmente il dissenso in Paesi terzi”.

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Arte

Papa Francesco ha ricevuto in udienza Maupal, lo street artist che ha dipinto il Super Pope

foto Vatican media/Sir
15 Dic 2022

Papa Francesco ha ricevuto mercoledì 14 mattina, nel corso dell’udienza generale, Mauro Pallotta, in arte Maupal, lo street artist romano diventato famoso per il murale del “Super Pope”, realizzato nel 2014 e raffigurante il papa nella classica posa di Superman con in mano la valigetta dei “Valores”. Da allora, Maupal ha prodotto numerosi altri murales che hanno come protagonista il Santo padre, a cui questa mattina ha donato un’opera inedita realizzata appositamente in occasione dell’86esimo compleanno del pontefice, il prossimo 17 dicembre.

 

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