Cinema

Al cinema, “Back to Black” biopic su Amy Winehouse

Crediti fotografici: Courtesy of Dean Rogers/Focus Features
23 Apr 2024

di Sergio Perugini

“Love is a losing game. One I wished I never played. Oh, what a mess we made”. Sono alcuni versi del brano “Love is a losing game” di Amy Winehouse dall’album “Back to black” del 2006, il suo secondo disco, quello dei record. Un giro di note e parole che rendono bene talento e tormento di un’artista fuori dal comune: la Winehouse è stata una stella della musica britannica che ha brillato in maniera fulgida, persino abbagliante, spenta troppo presto all’età di 27 anni, tra fragilità, solitudine e dispersioni. Un’artista amatissima a tutt’oggi, che però si è sentita in vita poco amata. In sala dal 18 aprile con Universal troviamo “Back to Black”, film diretto da Sam Taylor-Johnson con Marisa Abela, Lesley Manville e Eddie Marsan. Un biopic dal chiaro stile inglese, che non brilla tanto per linea di racconto, ma coinvolge per il sentito omaggio all’artista, per i suoi brani così ruggenti e dolenti, ma anche per le musiche di Nick Cave e Warren Ellis.

La cantante Amy Winehouse (classe 1983), portentosa voce inglese dalle sonorità jazz e soul, ci ha lasciato precocemente il 23 luglio 2011 all’età di 27 anni. A spezzarle il domani è stato un mix di delusioni, fragilità e sofferenze, insieme a dispersioni tra alcol e disturbi alimentari. Due soli album in carriera, ma di grande risonanza: l’esordio nel 2003 con “Frank” e poi nel 2006 “Back to Black”, che la porta ai vertici delle classifiche mondiali e le permette di vincere 5 Grammy Awards, tra cui miglior album pop, artista esordiente e brano “Rehab”. Pochi anni dopo la sua morte, nel 2015 arriva il primo tributo cinematografico con “Amy” di Asif Kapadia (“Senna”, “Diego Maradona”), Premio Oscar come miglior documentario, e ora nel 2024 il film biografico “Back to Black” della regista Sam Taylor-Johnson (“Nowhere Boy”, 2009), nei cinema dal 18 aprile con Universal.

La storia. Londra, anni Duemila, la giovane Amy Winehouse si esibisce nei club, supportata dalla nonna Cynthia e dal padre Mitch. Nel 2002, grazie al favore di un amico e all’intuito di un talent scout, entra a far parte dell’etichetta Island. Amy, però, mette subito in chiaro che non vuole diventare un fenomeno costruito a tavolino, una delle tante “reginette del pop”: vuole preservare la sua autenticità tra testi e voce. E così fa. Nel 2003 esce il primo album “Frank”, che incassa subito ottime critiche, seguito dal folgorante “Back to Black” che la porta a sfondare anche Oltreoceano. Nel mentre iniziano i problemi con il cibo e un legame sfibrante con Blake Fielder-Civil. Un periodo in caduta libera sino alla drammatica morte nel 2011.

(L to R) Marisa Abela stars as Amy Winehouse and Lesley Manville as Cynthia Winehouse in director Sam Taylor-Johnson’s Back to black, a Focus Features release. Credit : Courtesy of Dean Rogers/Focus Features

“Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy – ha raccontato la regista – attraverso i suoi occhi. L’unico posto in cui risiede la sua verità è nei testi delle sue canzoni. Ho deciso di raccontare la sua storia attraverso le sue parole, tratte dai brani che ha scritto e che lasciano trapelare la sua anima. Cantava del suo amore, del suo dolore e della sua delusione infondendo profonde emozioni e spesso un umorismo tagliente”.
Il film della Taylor-Johnson rivela tutte le caratteristiche del classico biopic inglese, coinvolgente e dalla forma elegante, non poco patinata. L’opera gira agile tra note di senso e note stonate, mostrando a livello narrativo soluzioni in verità abbastanza convenzionali, annacquate. Il racconto procede a passo troppo spedito, con poco approfondimento, sui legami familiari – splendidi però i raccordi confidenziali con la nonna Cynthia, i passaggi più belli del film – e sull’amore bruciante per Blake, che si ripercuotono su Amy come onde devastanti. A bilanciare il racconto e a imprimergli fascino è il lavoro degli interpreti, in primis la performance potente di Marisa Abela, che fa il possibile per accostarsi con credibilità e rispetto alla figura (e alla voce) di Amy, come pure i comprimari Lesley Manville e Eddie Marsan, sempre acuti e misurati. Nel complesso, nonostante le imperfezioni, “Back to Black” riesce a brillare proprio perché parla di Amy, delle sue canzoni (“Valerie”, “Back to Black”, “Love is a losing game”, “You know I’m no good”, compreso il richiamo a “Body and soul” con Tony Bennett), dei suoi occhi capaci di bucare, dell’iconica chioma nera vintage e di quel suo talento così luminoso minato da una fragilità commovente. A impreziosire il film la dolente colonna sonora firmata da Nick Cave e Warren Ellis, autori anche del brano “Song for Amy”: bellissimo e struggente omaggio, un gioiello.

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Diseguaglianze sociali

Disuguaglianze, card. Zuppi (Cei): “È decisivo mettere insieme giustizia sociale e ambientale”

foto G. Leva
23 Apr 2024

“Mettere insieme giustizia sociale e ambientale è decisivo. Oggi facciamo un po’ fatica per la mancanza di dialogo, della capacità di completarsi, di pensare insieme. Negli anni sono cresciute l’ingiustizia e le disuguaglianze e questo dovrebbe metterci in allarme”. Lo ha detto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo al convegno “In dialogo: per costruire giustizia sociale e ambientale” svoltosi nella Sala Farnese di Palazzo D’Accursio a Bologna. L’evento è stato promosso da Forum disuguaglianze e diversità, Caritas Italiana e Ufficio nazionale per i Problemi sociali e il lavoro della Cei, con il sostegno dell’Alleanza per le transizioni giuste. Negli anni, per il porporato, “non abbiamo fatto nessuna manutenzione, che abbiamo accettato che l’ascensore sociale era rotto. Dobbiamo renderci conto delle disuguaglianze e delle cause di queste che dipendono dal fatto che abbiamo accettato che alcuni meccanismi non venissero corretti. Dovrebbe diventare sistemica ma paradossalmente il sistema accetta di non funzionare”. Per il presidente della Cei è inoltre fondamentale “recuperare il termine universale che dipende anche dall’Europa e anche essa necessita di manutenzione”. L’obiettivo dell’incontro, trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube del Forum, è stato quello di mettere a confronto i nodi cruciali che la società italiana si trova ad affrontare, aggravati dalla crescita esponenziale delle disuguaglianze in molteplici forme e l’accelerazione preoccupante della crisi climatica. Al centro del dibattito, la necessità di una rapida transizione ecologica per contrastare le crescenti disuguaglianze sociali. Il Forum disuguaglianze e diversità “è certo che larga parte delle migliori esperienze in campo sociale vengano dal locale – ha dichiarato il co-cordinatore Fabrizio Barca – ma siamo anche convinti che tante esperienze importanti di riconnessione ambientale e sociale non ce la fanno da sole se non riescono a influenzare il sistema e a produrre indicazioni di sistema. I numeri ci dicono che un terzo delle aree dell’Europa oggi sono in una trappola ambientale sociale”.

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Editoriale

Maestra di umanità

foto Sir/Parlamento europeo
23 Apr 2024

di Paolo Bustaffa

Il rumore delle armi accompagna i dibattiti, provoca o interrompe silenzi, accresce le preoccupazioni. A poche settimane dalla data delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo (8 e 9 giugno) il clima politico si surriscalda sempre più mentre il pensiero cerca un po’ di spazio nel rincorrersi di interrogativi, di perplessità e di timori, di attese. Cerca qualche traccia per non smarrirsi, per non lasciarsi sopraffare dalla delusione o dalla rassegnazione. E così torna non a caso e non per nostalgia ai padri e alle madri dell’Europa, in loro cerca le motivazioni e il senso di un voto.
Sono uomini e donne dalle grandi visioni che hanno accompagnato i primi passi del cammino comune europeo e hanno lasciato tracce indelebili: la memoria parla al presente perché prepari il futuro.
Anche gli intellettuali, di cui si avverte l’assenza nel dibattito sull’Europa, sono in questo elenco. Uno fra tutti Romano Guardini (1885 – 1968) che sull’Europa ha offerto riflessioni e meditazioni con una carica profetica e critica che oggi farebbe tanto bene.
Il teologo e filosofo nato a Verona e naturalizzato tedesco assegnava all’Europa, uscita da una guerra devastante il compito di essere una potenza capace di dominare la potenza della guerra e dell’odio. Questo a suo avviso il servizio più alto che la storia chiedeva all’Europa.
Ricevendo il Premio Erasmo nel 1962, Guardini affermava: “Questo servizio è questione della forza che si sente per la vita, per tutto ciò che si chiama vivere, uomo, popolo, cultura, ordine del paese e della Terra. Tutto ciò nell’impotenza della debolezza ma nella superiorità della forza. Forza di servizio che vuole che le cose della Terra diventino giuste. Riconoscere e realizzare questo potrebbe essere parimenti compito dell’Europa, che tante volte ha esercitato il potere e ha rivendicato una maestà ormai svuotata”.
Agli scettici e ai pessimisti rispondeva: “Se si obietta che ciò sia un’utopia morale ricordiamoci quante volte le utopie siano diventate prototipe di realtà. Certo quest’Europa che può assumersi una tale impegnativa missione ancora non c’è all’orizzonte”.
Mancano poche settimane al voto, il frastuono delle armi e il pianto degli innocenti, il tossire di politica malata, il brusio degli egoisti e degli indifferenti crescono e rischiano di coprire la voce di chi pensa l’Europa unita come maestra di umanità e si impegna perché anche oggi questo magistero è il contributo più grande ed efficace per costruire pace e giustizia.
Il cammino non è facile, non è mai stato facile. I padri e le madri dell’Europa hanno dato il meglio di sé, non si sono limitati a dire che cosa volevano dall’Europa. Hanno esercitato un magistero che purtroppo nel tempo si è affievolito ma non si è spento. Ai cittadini europei il compito di ravvivarlo.

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Diocesi

Sull’esempio di San Massimiliano Kolbe, le celebrazioni al Paolo VI

23 Apr 2024

di Salvatore Santomasi *

La comunità parrocchiale San Massimiliano Kolbe, al quartiere Paolo VI, si prepara a celebrare la festa del suo santo patrono, il 28 aprile, nel giorno in cui si ricorda la sua ordinazione sacerdotale.

Il programma dei festeggiamenti

Venerdì 26: alle ore 18, vespri solenni animati dalla fraternità del noviziato dell’ordine francescano secolare di San Massimiliano Kolbe; ore 18.30, celebrazione eucaristica e unzione degli infermi; ore 19.30, concerto gospel eseguito dall’Apulia’s Choir; ore 21, intrattenimento musicale e animazione a cura del dj G. Ricatti.

Sabato 27: ore 18, vespri solenni animati dalla Milizia dell’Immacolata di San Massimiliano Kolbe; ore 18.30, celebrazione eucaristica; ore 21, intrattenimento musicale e animazione a cura del dj M. Elmo.

Domenica 28: ore 10.15, solenne concelebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero; ore 11.30, processione con la statua del santo accompagnata dalla banda “Città di Crispiano” diretta dal maestro Francesco Bolognini; ore 18, vespri solenni; ore 18.30, celebrazione eucaristica; ore 19.30, spettacolo di danza della Vides Paol VI-Oratorio “L’Aquilone” e della scuola di ballo “El ritmo latino”;ore 20.30, premiazione dei tornei di calcetto e pallavolo; ore 21, intrattenimento musicale a cura del dj  G. Ricatti.

Durante i festeggiamenti sarà presente sul piazzale la biblioteca itinerante con il coordinamento di Giovanni Guarino mentre in chiesa sarà possibile anche visitare la mostra fotografica dedicata al santo.

La vita di San Massimiliano Kolbe

Una vita breve la sua, ma vissuta intensamente, lasciandosi condurre da Dio e dall’Immacolata. Raimondo (il suo nome al mondo) nasce l’8 gennaio 1894 in Polonia e viene battezzato nella chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Vergine Assunta. Tutta la sua vita viene segnata dalla storia delle due corone segno della santità e del martirio vissuto ad Auschwitz.
Entra nel seminario dei francescani conventuali nel 1907 e nel 1910 diviene novizio assumendo il nome di Massimiliano. Dopo il noviziato è inviato a Roma, per proseguire la sua formazione. In occasione della professione solenne, il 1° novembre 1914, aggiunse al nome che già portava quello di Maria.

Dal 1912 al 1919 studia nel collegio universitario dei frati minori conventuali conseguendo la laurea in filosofia e teologia. La sera del 16 ottobre 1917 fonda, con altri sei frati, la Milizia dell’Immacolata il cui scopo è quello di conquistare la felicità di tutta l’umanità in Dio attraverso l’Immacolata. A Roma viene ordinato sacerdote il 28 aprile 1918 e il giorno successivo celebra la sua prima messa nella chiesa di S’Andrea della Fratte. L’anno successivo ritorna in Polonia dove insegna nel seminario francescano di Cracovia e nel 1922 fonda la rivista mensile «Rycerz Niepokalanej» (Il Cavaliere dell’Immacolata), per alimentare lo spirito e la diffusione della Milizia.

Con la sua straordinaria capacità organizzativa, con il suo zelo apostolico e il costante riferimento a Dio e all’Immacolata, ‘inventa’ un nuovo modo di evangelizzare inondando il mondo di stampa soprattutto attraverso la rivista il Cavaliere dell’Immacolata. E non ha badato a spese per la missione e l’evangelizzazione con a disposizione le migliori conquiste tecnologiche. Continuamente ha cercato di raggiungere il maggior numero di persone con il vangelo. Dopo 17 anni di pubblicazione della rivista mensile, il Cavaliere dell’immacolata, la sua tiratura ha raggiunto il milione di copie.

Nel 1927, a 40km da Varsavia, fonda un convento chiamato Niepokalanów, cioè la Città dell’Immacolata con 12 frati e 2 sacerdoti. Sottolineando l’importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere che «Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello». Massimiliano motivava i frati a svolgere ogni attività per meglio aiutare gli altri e evangelizzare; a Niepokalanów c’era una tipografia, un panificio, una latteria, vari laboratori, una farmacia, un piccolo ospedale e, unico al mondo, un corpo dei vigili del fuoco in cui i frati prestavano servizio. 12 anni dopo saranno presenti 772 persone tra sacerdoti, fratelli professi, novizi, aspiranti e seminaristi. Padre Kolbe non si lasciava scoraggiare di fronte alle difficoltà né alle malattie. Era sempre attratto da nuovi orizzonti tanto che dopo soli tre anni di Niepokalanów parte missionario in Giappone dove fonda la rivista Mugenzai no Seibo no Kishi (Giardino dell’Immacolata). Usava ogni avversità per annunciare il vangelo.

Nel 1936, Massimiliano lascia definitivamente il Giappone tornando in Polonia dove si dedicò al rafforzamento di Niepokalanów. Nel 1938 conseguì la licenza di radioamatore e fu attivo per alcuni anni con il nominativo SP3R; aveva anche tentato di creare una stazione radio che voleva utilizzare per promuovere un nuovo modo di evangelizzare. Ancora oggi è riconosciuto il santo patrono dei radioamatori di tutto il mondo.

Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di concentramento di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato ma non rinunciò mai a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come presbitero: ai frati diceva che anche quella esperienza sarebbe diventata un’altra opportunità per evangelizzare la gente. Quando si offrì volontario alla condanna a morte al posto di un altro prigioniero padre di famiglia, non solo salvò la vita del condannato ma accompagnò gli altri rinchiusi nel bunker della fame con la preghiera e il ministero sacerdotale. Secondo la testimonianza di Franciszek Gajowniczek, Padre Kolbe disse a Hans Bock, il delinquente dell’infermeria dei detenuti, incaricato di effettuare l’iniezione mortale nel braccio: «Lei non ha capito nulla della vita…» e mentre questi lo guardava, soggiunse: «…l’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, quando fu bruciato il suo corpo si realizzò la sua più bella profezia: “Vorrei essere come polvere, per viaggiare con il vento, e raggiungere ogni parte del mondo e predicare la Buona Novella”.

Venne beatificato da Papa Paolo VI il 17 ottobre 1971 e successivamente canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il 10 ottobre 1972 che lo proclama Martire della Carità e patrono dei nostri tempi difficili. Giovanni Paolo II lo definisce “umile e mite figlio di san Francesco, e Cavaliere innamorato di Maria Immacolata, egli attraversò le vie del mondo, dalla Polonia all’Italia e al Giappone, facendo del bene a tutti sull’esempio di Cristo. Gesù, Maria e Francesco furono i tre grandi amori, cioè il segreto della eroica carità: “Solo l’amore crea”, ripeteva a quanti lo accostavano. È l’espressione che come lampada, illumina tutta la sua vita”. (18 marzo 1979). Il segreto di Massimiliano Kolbe potrebbe essere sintetizzato in un articolo che egli stesso scrive nel 1932: “Immaginiamo di essere un pennello nella mano di un pittore infinitamente perfetto. Cosa deve fare il pennello affinché il quadro riesca il più bello possibile? Deve lasciarsi dirigere nel modo più perfetto”. Ponendo la sua vita nelle mani dell’Immacolata ha cercato di essere docile alla volontà di Dio come fedele discepolo, fino al dono di sé nel martirio.

 

*parroco della San Massimiliano Kolbe

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Diocesi

Il 29 giugno, papa Francesco benedirà il pallio per il nostro arcivescovo

foto ND
23 Apr 2024

di Angelo Diofano

Sabato 29 giugno, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, durante la santa messa nella basilica di San Pietro, papa Francesco benedirà i palli destinati agli arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno, fra cui quello destinato a mons. Ciro Miniero.

Il nostro pastore desidera vivere questo forte momento di fede accompagnato dalla comunità diocesana e già ogni parrocchia si sta organizzando per partecipare all’avvenimento.

Il pallio sarà imposto a mons. Miniero durante una celebrazione eucaristica che si terrà in diocesi in data da stabilirsi, alla presenza del Nunzio apostolico.

Tale paramento liturgico è costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle e rappresenta la pecora che il pastore porta sulle sue spalle come il Cristo, simbolo del compito  di chi lo indossa. Il suo nome deriva dal latino “palliummantello di lana tipico della cultura romana, inizialmente riservato al vescovo di Roma, poi diventato prerogativa degli arcivescovi metropoliti come simbolo della giurisdizione in comunione con la Santa Sede.

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No alle guerre

Pax Christi ai parlamentari: “No a politica succube dei mercanti di morte”

È fondamentale non approvare le modifiche alla legge 185/90

foto Siciliani Gennari-Sir
23 Apr 2024

di Maria Chiara Biagioni

Un appello a tutti i parlamentari affinché non approvino le modifiche alla legge 185/90 sulle norme che regolano il “controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, già passata al Senato a fine febbraio e ora in commissione alla Camera. “Non possiamo accettare una politica succube dei piazzisti d’armi, dei mercanti di morte. Anche ora, in questi tempi bui, rinnoviamo l’impegno e la scelta della nonviolenza come pilastro della pace. Rifiutiamo la guerra, gridiamo la speranza”. È quanto scrive in un comunicato Pax Christi al termine dell’Assemblea nazionale che si è svolta nei giorni 20 e 21 aprile a Ciampino. I lavori sono iniziati con i saluti inviati dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi e con una tavola rotonda: “Al cuore dell’Europa, la pace”.
“La situazione attuale – scrive Pax Christi – è sempre più drammatica, con scelte che vanno nella direzione della guerra: la follia del riarmo con la prospettiva di arrivare in Italia al 2/% del pil per le spese militari; il tentativo in atto da parte dei mercanti di morte di affossare la legge 185/90 sul commercio delle armi; la non adesione dell’Italia al trattato per la messa al bando delle armi nucleari; l’idea, furbescamente ventilata, di una legione straniera all’italiana, per concedere la cittadinanza ai migranti che si arruolano e sono disposti a combattere per l’Italia. E l’elenco potrebbe continuare… Rinnoviamo l’impegno per la nonviolenza, sostenendo anche percorsi formativi e didattici. Incoraggiamo l’obiezione di coscienza di fronte alla guerra e alla catastrofe ambientale che chiede scelte radicali”. Pax Christi rileva come “dal mondo dei giovani, dalle università arrivano segni di speranza e di impegno per un altro modo possibile”. Lo sguardo del movimento è puntato alla “Arena di Pace”, manifestazione che si svolgerà sabato 18 maggio nell’anfiteatro romano di Verona dove si raduneranno migliaia di persone per confrontarsi sui temi della giustizia, della pace e della cura del creato.
Pax Christi chiede anche che si impedisca “la prevista autonomia differenziata, contro la quale ci sono già stati autorevoli interventi ecclesiali, ma purtroppo solo dal sud dell’Italia. Non possiamo tacere! Dal sud al nord, insieme”.

 

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Emergenze ambientali

Ex Ilva, card. Zuppi (Cei): “A Taranto un disastro; ora occorre fare una disamina seria”

22 Apr 2024

“Ancora oggi il rischio che la giustizia sociale, che comprende anche diritto al lavoro, sia in contrasto con l’ambiente, la tutela della salute e l’ecologia, non è risolto. Pensiamo al caso Taranto dove abbiamo un disastro. È un laboratorio, un’esposizione di tutto quello che non bisognava fare, di previsioni non ascoltate”: così il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, facendo riferimento all’ex Ilva della Città dei due mari, l’acciaieria da anni al centro di in una grave vicenda ecologica per l’inquinamento atmosferico e delle zone circostanti. Intervenendo al convegno “In dialogo: per costruire giustizia sociale e ambientale”, svoltosi lunedì 22 aprile a Bologna nella sala Farnese di Palazzo d’Accursio, il porporato ha sottolineato che “se la politica non sa prevedere, non svolge il proprio ruolo e vuol dire che sono altre le pressioni che determinano le scelte. Si sta molto poco attenti alle previsioni, quindi c’è molto opportunismo immediato. Sul caso Taranto è necessario fare una disamina seria di tutti gli errori compiuti in giustizia sociale e ambientale”.
L’evento è stato promosso da Forum disuguaglianze e diversità, Caritas italiana e Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, con il sostegno dell’Alleanza per le transizioni giuste, per approfondire i nodi cruciali che la società italiana si trova ad affrontare, aggravati dalla crescita esponenziale delle disuguaglianze in molteplici forme e dall’accelerazione preoccupante della crisi climatica. Fabrizio Barca, co-coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità ha spiegato che la situazione di Taranto si poteva risolvere “dieci anni prima quando è stata privatizzata. Il caso doveva essere affrontato in modo diverso”.

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Eventi in diocesi

Supereroi… fragili: martedì 23, tavola rotonda alla Regina Mundi

22 Apr 2024

di Angelo Diofano

Un’interessante iniziativa per famiglie, genitori ed educatori è quella che si terrà domani, martedì 23 aprile, alle ore 19 a Martina Franca alla parrocchia Regina Mundi (sala Antonella, in via degli Almiranti, 1) con la seconda tavola rotonda sul tema “Supereroi… fragili: nuove sfide educative nell’era digitalizzata”. Dopo i saluti della prof.ssa  Mariangela Tarantino e mons. Franco Semeraro, rispettivamente presidente regionale e assistente, interverranno la psicoterapeuta Maria Cafolla, la dirigente scolastica Maria Blonda dell’istituto comprensivo “Giovanni XXIII” e il parroco don Martino Mastrovito.
I lavori saranno moderati dalla giornalista Donatella Gianfrate.

La tavola rotonda è organizzata dall’Associazione italiana maestri cattolici, in collaborazione con l’istituto comprensivo”Giovanni XXIII” di Martina Franca e dalle parrocchie Sant’Antonio e Regina Mundi di Martina Franca.

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Tracce

Il caso della Canarie insegna: il turismo di massa non è una soluzione!

People gather during a mass demonstration against over tourism which affects the local population with inaccessible housing among other things in Las Palmas de Gran Canaria, Spain, Saturday April 20, 2024. The protests are taking place this Saturday in various Canary Islands. (Europa Press via AP)
22 Apr 2024

di Silvano Trevisani

Se decine di migliaia di cittadini scendono in piazza a Tenerife e in tutte le Canarie per protestare contro l’intollerabile invasione dei turisti che segno è? Se anche le altre città della Spagna si uniscono alla protesta? Una protesta non nuova in realtà. Già una decina di anni fa la popolazione di Ibiza si era fermata per protestare con il turismo da movida, che portava sull’isola migliaia di persone interessate solo allo sballo. Con tutte le conseguenze che provocava. Il governo prese provvedimenti per limitare l’assalto alle permissive discoteche che invadevano l’isola.

Non è un affare per tutti

Forse che gli spagnoli sono autolesionisti e rinunciano alla mole di denaro che il turismo porta? No, è che il denaro che arriva innanzi tutto arricchisce solo pochi operatori e sovverte la condizioni economiche del territorio, e soprattutto rovina la vita di tutti i residenti. Come? Consumando i beni, producendo una mole di rifiuti insostenibile, inquinando, materialmente ma anche acusticamente e moralmente, e producendo spirali inflattive. Cioè: i prezzi salgono a causa della speculazione degli operatori, ma non salgono solo per i turisti ma per tutti gli abitanti. Anche da noi i prezzi di pizze e gelati sono cresciuti a dismisura e immotivatamente.

Turismo “insostenibile”

Si parla tanto di turismo sostenibile ma per ora il turismo è nelle mani di pochi speculatori che lavorano nella ricezione, nella ristorazione, nel divertimento. L’occupazione creata da questi settori è stagionale e malissimo retribuita. Infatti, gli imprenditori lamentano la mancanza di lavoratori, ma i pochi che accettano per necessità sono costretti a retribuzioni irrisorie e a turni di lavoro massacranti.

Ma sono molti gli elementi che mettono in guardia contro i facili profeti del turismo, che poi sono quelli che vorrebbero trasformare il sud solo a grande luna park, con grave danno per l’ambienta, la vivibilità, il costo della vita. L’Agenzia Europea dell’Ambiente calcolò, nel 2000, che il 7% di inquinamento del Mar Mediterraneo è causato proprio dal turismo insieme al 5% delle emissioni e gas presenti nell’atmosfera. Percentuali apparentemente basse, ma nel tempo cresciute di molto e dall’influenza tutt’altro che insignificante. Lo spostamento di un enorme numero di persone comporta inevitabilmente conseguenze gravi nei paesi ospitanti. L’impronta lasciata dal turista non è solo ambientale, ma anche sociale e culturale e tutto ciò che esso porta con sé.

Anche nei nostri centri

Ma quello che lamentano in Spagna non avviene anche nelle località turistiche a noi vicine? Ostuni, Cisternino, Locorotondo, Gallipoli sono ormai dei grandi refettori a cielo aperto e gli abitanti di quei centri (tranne chi gestisce ristoranti e b&b) sono esasperati: dalla mancanza di tranquillità, di parcheggi, di silenzio nelle ore notturne, dall’aumento dei prezzi, dalla sporcizia, da frequentazioni inquietanti. Le grandi mete turistiche non si accontentano più della tasse di soggiorno ma ora pretendono la tassa d’ingresso, come Venezia o Capri. Un’iniziativa che, lungi da avere effetti deterrenti (i turisti sono sempre disposti a farsi spennare) hanno sono finalità speculative. Se di vuole limitare occorre contingentare, non tassare!

…e migliaia di case sfitte

Ma ci sono altri fenomeni venuti in luce in questi ultimi tempi: gli appartamenti in Italia, un po’ come in tutta Europa, vengono sottratti al mercato dell’affitto e destinati agli affitti brevi, per una rendita speculativa, salvo poi a verificare che uno su tre a Milano è vuoto e a Roma addirittura uno su due. Infatti, quelli che non accettano di aderire alle catene di multinazionali della ricezione e tentano la strade “fai da te” restano a secco. In questo modo le loro case sono sottratte alle famiglie agli studenti ma restano sfitte per la grande illusione dell’affare. Che la speculazione sia il fine concreto dell’operatore turistico lo confermano le politiche nebulose sugli stabilimenti balneari, o la tolleranza verso i taxi che evadono le tasse, cosa che vale anche per i b&b. Lo sapere che l’affitto di tutti gli stabilimenti balneari d’Italia rende allo Stato meno di quanto rendono i soli negozi della Galleria di Milano!?

Altre conseguenze

Sono tante altre le conseguenze negative di questa “ossessione di massa” che è diventata il turismo oggi. Che è indicato da certi economisti, ma soprattutto da una certa politica, come uno dei settori trainanti dell’Italia e del Sud in particolare. È naturale: siamo tutti potenziali turisti: a chi non piace viaggiare!? Ma è evidente che occorrerebbe una disciplina specifica del settore, che ora è una sorta di babilonia che vede da una parte i furbi dall’altra i polli da spennare. Occorrerebbe disciplinare i fitti brevi, la conduzione delle strutture turistiche, lo smaltimento dei rifiuti, i prezzi al consumo, i finanziamenti per recuperi di antichi casali storici che sono semplici ristoranti, le navi da crociere particolarmente inquinanti. E ancora: vigilare costantemente sui lavoratori del settore, sugli orari di permanente nei centri storici, altrimenti destinati allo spopolamento o a diventare luna park. Su questo dovremmo riflettere anche noi che spesso pensiamo al turismo come un toccasana di tutti i nostri guai: non lo è!

E lasciamo state la situazione delle coste che richiederebbe molti approfondimenti specifici.

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Giornata diocesana

“Chi vi incontra possa riconoscere che siete amici di Gesù”

Le parole dell’arcivescovo ai ministranti nella giornata diocesana loro dedicata

22 Apr 2024

di Francesco Mànisi

Domenica 21 aprile, nel seminario arcivescovile è stata vissuta la Giornata diocesana dei ministranti, organizzata dal centro per le vocazioni. Nella domenica del Buon Pastore, nella quale la Chiesa universale prega con particolare intensità per le vocazioni, è stata offerta a tutti i ministranti dai 6 ai 30 anni una coinvolgente mattinata all’insegna della preghiera, del gioco e di alcune attività di formazione. L’iniziativa ha visto la partecipazione di circa 250 bambini e ragazzi provenienti da circa 35 parrocchie della nostra arcidiocesi. Dopo una coinvolgente animazione iniziale che ha iniziato a scaldare i cuori dei convenuti, ci si è spostati nella cappella del seminario, dove i seminaristi hanno offerto una semplice ma intensa drammatizzazione del racconto di “Le case di re Ambrogio”.
Nell’intervento successivo, il rettore don Francesco Maranò ha aiutato i presenti a cogliere il senso profondo di quanto ascoltato, cioè che è necessario realizzare nella propria esistenza case costruite non tanto con mattoni e cemento, quanto con relazioni autentiche e di amore. Il ministrante – ha sottolineato – è chiamato ad essere un costruttore di legami e felicità.

Successivamente i partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: i bambini dai 6 agli 11 anni sono stati coinvolti nel divertente spettacolo del clown Tano, gli adolescenti dai 12 ai 16 anni hanno condiviso una serie di giochi all’aperto e i giovani dai 16 anni in poi hanno vissuto un impegnativo “escape room”. Alle 11.30, infine, nella cappella del seminario gremita da tutti i ministranti in tunica bianca, è iniziata la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero e concelebrata dal rettore, dal vicerettore, dal segretario del vescovo e da alcuni sacerdoti accompagnatori dei gruppi presenti. Durante l’omelia, mons. Miniero ha sottolineato la bellezza di seguire Gesù e di prestare il proprio servizio non solo nella liturgia dell’altare ma anche e soprattutto nella vita quotidiana. “Ognuno deve saper portare il proprio servizio a tutti, nelle mille occupazioni della vita – ha detto l’arcivescovo – Voi, ministranti avete una bella responsabilità perché, durante le celebrazioni, tutti vi guardano. Questa, però, è una responsabilità da mantenere anche fuori dalla messa, affinché chi vi incontra possa riconoscere che siete amici di Gesù”.

Al termine della celebrazione, animata dal coro della parrocchia San Pio X di Taranto, il più piccolo dei ministranti, Francesco di appena 4 anni, a nome di tutti, ha offerto a mons. Miniero un piccolo dono, un anello episcopale, a ricordo della giornata diocesana vissuta insieme.

 

*vice rettore seminario arcivescovile

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Eventi culturali in città

Simone Cristicchi presenta il suo ‘Quadro sonoro’ dedicato alla collezione Ricciardi del MArTa

22 Apr 2024

Ad ottobre 2023, il maestro Simone Cristicchi di fronte ai quadri della Collezione Ricciardi del Museo archeologico nazionale di Taranto si era detto “emozionato come lo sposo prima dell’incontro con la sposa”.

Domani, martedì 23 aprile, il noto artista italiano torna a Taranto e al MArTa, per presentare il ‘Quadro sonoro’ ispirato proprio alle tele seicentesche e settecentesche della Collezione.

Il progetto originale e registrato dell’ico Magna Grecia e del Museo archeologico nazionale di Taranto, realizzato in collaborazione con il Mic, la Regione Puglia e il Comune di Taranto, riporta a Taranto un grande artista chiamato ad interpretare in musica un pezzo di patrimonio culturale e comporre così un ‘quadro sonoro’ che diventerà parte integrante di quel luogo.

Si tratta della terza installazione all’interno del MArTa, dopo quella del maestro e premio Oscar, Dario Marianelli e quella del cantautore Achille Lauro.

Gli altri quadri sonori, installati in città, sono quelli del maestro Remo Anzovino (Concattedrale Gran Madre di Dio del grande architetto Giò Ponti), del maestro John Rutter (Cattedrale di San Cataldo) e del maestro Giovanni Sòllima (Castello aragonese).

La presentazione del ‘Quadro sonoro’ del maestro Simone Cristicchi, avverrà nel corso di un appuntamento in cui sarà eseguita l’opera e aperto alla stampa, previsto per le ore 12.30 di martedì 23 aprile.

All’incontro con i giornalisti saranno presenti il maestro Cristicchi, la direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto, Stella Falzone e il direttore dell’Orchestra della Magna Grecia, Piero Romano.

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Sport

Taranto, vittoria della maturità e di prestigio sull’Avellino

foto G. Leva
22 Apr 2024

di Paolo Arrivo

Un successo per prolungare l’imbattibilità dello “Iacovone” nell’anno in corso. Per disputare i playoff da una posizione migliore: l’ultima impresa firmata dal Taranto calcio, nella partita di cartello con l’Avellino, è una vittoria importantissima. Che rilancia e legittima le ambizioni degli ionici all’interno di una grande stagione. Il Taranto ha avuto il controllo del campo in entrambe le frazioni di gioco. Particolarmente nella prima. Ad ogni modo, sono stati pochissimi i pericoli portati alla porta difesa da Gianmarco Vannucchi – l’attaccante Gabriele Artistico, tra i più attivi dell’Avellino, è rimasto all’asciutto. Il match winner è stato Simone Simeri. Un bel goal realizzato al minuto 73, da uno di quei calciatori che merita fiducia.

Una corazzata domata: l’Avellino

“Abbiamo disputato una gara di qualità e intensità. Abbiamo costruito azioni stupende, senza accontentarci mai”, ha detto mister Capuano nel post partita. Lo stesso Eziolino ha sottolineato proprio la grande prova difensiva. Ovvero che non si sia sofferto contro una formazione che, nelle ultime due gare, ha segnato ben 10 reti. “Siamo stati bellissimi da vedere, non c’è mai stata partita contro una corazzata che ha speso ben 10 milioni più di noi”. L’altra nota lieta è stata il pubblico dello Iacovone. Oltre 7mila gli spettatori presenti, non erano tanti né pochi. Capuano ha detto che i tifosi vanno conquistati attraverso la lotta e le vittorie. E questa squadra non molla mai. Merita, pertanto, il sostegno della città intera. C’è un sogno da accarezzare. Che ha nome serie B, attraverso il cammino impervio dei playoff – tra le 27 squadre che si sfidano ne sale solamente una. Rimanere coi piedi sulla terra, pertanto, è doveroso: “Abbiamo guadagnato un gettone per salire sulla giostra dei sogni, ma senza fare voli pindarici”. Intanto, il bilancio del campionato non può che essere positivo.

Il campionato

Tutti gli incontri della 37esima giornata della serie C – girone C si sono giocati in contemporanea nella serata di ieri. Il derby della Puglia, tra Foggia e Cerignola, ha visto prevalere l’Audace sui rossoneri. Soprattutto è arrivato il mezzo passo falso della Casertana che pareggiando per 1-1 in casa del Giugliano è stata raggiunta proprio dal Taranto al quarto posto in classifica. Impossibile non ricordare e non lamentarsi dei quattro punti di penalizzazione, senza i quali i rossoblu si ritroverebbero ora in seconda posizione, in compagnia del Benevento e dell’Avellino: una doppia mazzata per chi sperava almeno in uno sconto di pena. L’ultima giornata della regular season si giocherà, sempre in contemporanea, sabato prossimo ventisette aprile. Il Taranto sarà impegnato sul campo del Latina. Che dopo aver preso quattro goal a Benevento, deve guardarsi le spalle dal Cerignola e dal Foggia. Quest’ultimo sembra condannato a restare fuori dalla griglia playoff. In zona playout è rimasto il Monopoli, sconfitto a Crotone.

Taranto-Avellino, photogallery by Giuseppe Leva

 

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