Iniziative estive

Si conclude ‘#Piazzallegra 2024 – L’estate giù alla Salinella’

23 Lug 2024

di Angelo Diofano

Si conclude venerdì 26 luglio ‘#Piazzallegra2024 – L’estate giù alla Salinella’, il ciclo di serate estive in programma nel cortile dell’oratorio della parrocchia Santa Famiglia all’insegna della musica e dell’animazione, organizzate dal Comitato del Circolo parrocchiale Anspi Salinella.

L’appuntamento è alle ore 21.30 con la tribute band “321Zero”, dal tour ‘Autoritratto 2024’, in uno spettacolo che farà rivivere e cantare i brani  più famosi del mitico Renato Zero.

 “Lo scopo è stato quello di costruire un  luogo di condivisione, offrendo iniziative di aggregazione da quest’anno a servizio non solo per la comunità della Salinella ma per tutta la città. Si è trattato di un modo semplice ma entusiasmante e coinvolgente per animare il nostro quartiere, una occasione per conoscersi, conversare, condividere il proprio vissuto, generare contatti trasversali, amicizie per generare bellezza” – dice don Alessandro Solare, amministratore parrocchiale.

L’ingresso è libero, facilmente accessibile per i diversamente abili, con area gonfiabili per i bambini e ampio parcheggio. 

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Editoriale

Trento, città ‘felice’ perché dà risposte di speranza

23 Lug 2024

di Paolo Bustaffa

È possibile che ci siano “città felici” quando ogni giorno i media trasmettono immagini che mostrano città distrutte dalla guerra, città dove la criminalità e l’illegalità agiscono, città dove un turismo compulsivo inghiotte case private e spazi pubblici, città dove i poveri vengono allontanati e le periferie sono abbandonate?
Domande che ritornano spesso e dalle quali ne scaturiscono altre: ci si può solo intristire davanti a un quadro cupo, ci si può rassegnare al pessimismo, si può accettare il tramonto della speranza?
C’è una città a dire risposte di speranza ci sono. E lo dice attraverso l’inconsueto binomio “felicità e volontariato”.
È Trento, la “Capitale europea del volontariato 2024”: in base a un’indagine della Commissione europea dal titolo “Quality life in european cities” risulta che il 95% dei cittadini trentini si dichiara felice.
“Il volontariato – aveva detto il 3 febbraio il presidente della Repubblica nella cerimonia inaugurale dell’anno europeo – è attenzione e accettazione dell’altro, umanità, rispetto, integrazione.
Il volontariato è quindi dono”.
“Ci sforziamo di ragionare come comunità – aggiunge il sindaco Franco Ianeselli su Avvenire del 19 luglio – partendo proprio dall’idea che chi dedica il proprio tempo gratuitamente all’altro si autorealizza e rende felici gli altri. In questo senso la felicità può essere contagiosa anche per chi sta guardare dall’esterno”.
Ecco spiegato il legame tra felicità e volontariato.
Non un’isola felice che ignora la realtà difficile che la circonda ma una città che si pone nella complessità con la testimonianza che la felicità è frutto della partecipazione, dell’ ascolto anche di voci diverse e scomode, del dialogo cercato e realizzato con intelligenza e passione.
In questo terreno anche i giovani si espongono respingendo la critica che li presenta apatici e indifferenti alla politica. “Su certi temi come l’ambiente e la solidarietà – dice il sindaco – le nuove generazioni hanno molto da dire. Prenda il caso degli orti urbani o l’aspetto della partecipazione fondamentale in una città universitaria come la nostra”.
Non casuale l’accostamento tra due diverse espressioni di cittadinanza attiva.
“Il volontariato – continua il sindaco – è anche capacità di trasformazione del reale, approccio alla costruzione delle cose, desiderio di inveramento degli ideali”.
Ed è ancora il sindaco a sottolineare come l’oggi di una città sia anche frutto di una memoria generativa di fiducia e a riprova cita Alcide De Gasperi e Chiara Lubich.
“Venite a Trento, qui c’è tanta luce” è il suo invito a scoprire con le molteplici bellezze della città i segni di felicità che sono sui volti di cittadini che hanno della partecipazione, dell’ascolto, del dialogo, del dono, uno stile di vita condiviso e aperto.

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Politica internazionale

Il ritiro di Biden: cosa accadrà ora alla campagna elettorale Usa?

foto Ansa-Sir
23 Lug 2024

di Maddalena Maltese

Senza precedenti: è stata l’espressione usata dai media americani per annunciare il ritiro del presidente americano Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca. Senza precedenti era la stessa espressione che aveva accompagnato le dimissioni di papa Benedetto XVI. Queste ultime dimissioni, mai accadute in 700 anni, hanno cambiato la storia della Chiesa, scegliendo papa Francesco. Accadrà lo stesso alla storia degli Stati Uniti, dopo l’annuncio di domenica di Biden?
Dal 27 giugno data del primo disastroso confronto con lo sfidante repubblicano Donald Trump, Biden è stato incalzato da media, donatori, attori di Hollywood, deputati, senatori, ex presidenti tutti decisi nel suggerirgli di lasciare. Il presidente è stato restio. Ha rilasciato interviste, tenuto conferenze stampa e comizi, fino a quando il Covid lo ha costretto nuovamente all’isolamento. Poi domenica, all’13.46 ora locale di New York, sulla piattaforma social X è stata pubblicata la lettera ufficiale con cui Joe Biden annunciava un nuovo corso per la sua carriera politica e per il futuro degli Stati Uniti: abbandonava la campagna elettorale.
“Anche se era mia intenzione cercare la rielezione, credo che sia nell’interesse del mio partito e del Paese che io mi dimetta e mi concentri esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato”, ha scritto Biden nella lettera firmata di suo pugno. Il presidente ha citato i progressi e i successi del suo mandato, dalla riduzione del prezzo dei farmaci, alla prima donna afroamericana alla Corte Suprema, assieme ad una ripresa economica straordinaria dopo una pandemia che senza precedenti aveva colpito il mondo. Biden ha detto che si rivolgerà alla nazione la prossima settimana per condividere “maggiori dettagli sulla mia decisione”. Una decisione travagliata, combattuta, tardiva per molti critici e per molti analisti politici. Eppure Biden, pur distante da papa Benedetto per visione, per idee e per modalità di governo condivide con il pontefice dimissionario una vita al servizio di un’istituzione che, in tarda età, si sono trovati ad amministrare. E da domenica condivide anche l’accettazione del limite e l’umiltà di fare un passo indietro davanti al palcoscenico del mondo. La lettera di Biden non indica i prossimi passi della sua presidenza, né quelli che dovrà intraprendere il partito, ma è un post ancora sulla piattaforma X ad annunciare il pieno sostegno alla vicepresidente Kamala Harris perché sia nominata prossima candidata per il partito democratico nelle elezioni di novembre. Si va avanti con una candidata più giovane aprendo. per gli Stati Uniti, un processo storico: la possibilità che a guidare la prima potenza del mondo sia una donna di colore, sposata con un ebreo e in grado di ridefinire un modello di governance al femminile. E questo mentre il partito repubblicano continua a riproporre come suoi candidati due uomini bianchi. Biden ha definito la scelta della Harris come “la migliore decisione che abbia mai preso” ed esorta i compagni del partito a mettere la parola fine alle lacerazioni interne e ad “unirsi e battere Trump”: il vero avversario di questa campagna, che se eletto ruberà a Biden il primato di presidente più anziano a giurare. L’ex presidente alla notizia del ritiro non ha lesinato commenti al vetriolo per Biden, definito “il peggior presidente di sempre”. Eppure la storia dirà se l’era Biden con i suoi investimenti nelle infrastrutture e nella banda larga, con la promozione di un’economia green, con la lotta alla povertà infantile e il sostegno ai sindacati, avrà ridisegnato un pezzo di storia dell’America, nonostante l’inglorioso ritiro dall’Afghanistan, la nuova guerra in Medio Oriente e quei sussidi post Covid, responsabili in parte dell’indomabile inflazione.
Stamani e nei prossimi giorni, mentre si susseguono gli attestati di sostegno alla Harris, molti osservatori politici diranno che il presidente Biden è stato messo all’angolo e non ha avuto altra scelta se non quella di porre fine alla sua campagna e che la sua uscita non è stata un atto di grazia, ma un voler salvare la faccia e il partito da una cocente sconfitta anche al Congresso. Troppa segretezza, troppa arroganza, troppe negazioni dei sondaggi e troppe mezze verità sulle sue condizioni di salute hanno portato il presidente a cavalcare l’onda pupilista di Trump. Poi è arrivato l’annuncio del ritiro, la decisione di abbandonare l’idea di un secondo mandato, affrontando la verità scomoda che altri quattro anni sarebbero stati estremamente difficili. Biden ha scelto di mettere il bene nazionale di fronte a quello personale e di umiliarsi in un’epoca poco umile.

Cosa accadrà alla campagna elettorale Usa?

Ora che il presidente Biden ha deciso di porre fine alla sua candidatura, il partito democratico potrebbe percorrere due strade: tenere delle primarie virtuali o invece avere una Convention aperta. Le primarie con voto virtuale consentirebbero di avere un nuovo candidato nominato già all’inizio di agosto, sostenuto da larga parte dei delegati degli Stati. Biden, che ha vinto le primarie, ma non è stato nominato, ne ha conquistati 3.900 su 4.000. I delegati sono rappresentanti degli elettori e decidono ufficialmente il candidato, che in genere è la persona che ha vinto le primarie.
La convention aperta, che si terrà a Chicago il 19 agosto, potrebbe cambiare i giochi. I delegati di Biden, che ora non sono più impegnati a votare il candidato vincitore delle primarie, potrebbero votare per altri candidati e non tanto per Kamala Harris, nonostante abbia il pieno supporto del presidente. Quando nessun candidato arriva alla Convention con una netta maggioranza di delegati, l’appuntamento si trasforma in una mini-primaria in cui i contendenti cercano di convincere i delegati a votare per loro.E’ la prima volta che un candidato possibile lascia la corsa elettorale, quasi a ridosso delle elezioni e il partito deve agire senza perdere tempo, offrendo direttive immediate, perchè alcuni stati cominciano già a votare in settembre. Bill e Hillary Clinton, il Black Caucus del Congresso, e vari senatori e deputati hanno rapidamente appoggiato la Harris, mentre l’ex presidente Obama si è pronunciato per una convention aperta. Intanto tra i candidati probabili di nuove primarie si ventila il nome del senatore Joe Manchin che aveva lasciato i Dem per alcuni disaccordi sulle politiche ecologiche e che ora potrebbe tornare nel partito e minacciare il primato di Kamala Harris.

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Ecologia integrale

Summer School di Ecologia Integrale: giovedì 25 l’inaugurazione

23 Lug 2024

di Angelo Diofano

Giovedì 25 luglio nella galleria meridionale del castello aragonese sarà inaugurata la prima Summer School di Ecologia Integrale del Mediterraneo, che si terrà fino al 31 dello stesso mese, a cura di Oikos del Mediterraneo, di ‘Intrecci di speranze: tra terra e mare, cambiamo il presente’ e ‘Contatto’. Alle ore 18 è prevista l’accoglienza dei partecipanti; alle ore 18.15 il saluto da parte dell’amm. Vincenzo Montanaro (Comandante del Comando Interregionale Marittimo Sud) e della dott.ssa Stefania Fornaro (assessore comunale ad Ambiente, Qualità della Vita e Affari legali del Comune); alle ore 18.15, fra Francesco Zecca, presidente di Oikos del Mediterraneo, parlerà su ‘Con-vocati per intrecciare speranze’; alle ore 18.40, il dott. Vincenzo Mercinelli, di ‘Oikos del Mediterraneo’, presenterà il programma della Summer School; alle ore 18.50 la prof.ssa Laura Mazza, presidente di Federformazione, parlerà di ‘La sfida del Mediterraneo per la formazione’; alle ore 19, incontro a più voci su ‘Insieme per un sogno condiviso’ fra il dott. Vincenzo Cesareo (presidente di Camera di Commercio di Brindisi-Taranto) e il dott. Lelio Miro, presidente di BCC Taranto; alle ore 19.20, presentazione dei giovani della Summer School; infine alle ore 19.50 Christelle Ollandet, ambasciatrice per la pace nel mondo, relazionerà su ‘Inviati per costruire un Mediterraneo di pace’.
Modererà la serata la dott.ssa Gladys Spiliopoulos.

Queste le altre sessioni aperte al pubblico, dalle ore 9.30 alle 12:

26 luglio: al Polo Jonico universitario (via Duomo), incontro su ‘Mediterraneo, tra terra e mare. Il pensiero meridiano nel tempo della complessità’, con Mauro Magatti, Ugo Bellagamba, Anne Alombert e Stefano Vinci.

27 luglio: alla BCC in via Berardi 31, Johnny Dotti, Chiara Giaccardi, Isabella Corradini e Alessandra Schmid parleranno su ‘La città integrale. L’abitare civico, i luoghi della relazione’.

29 luglio: alla Camera di Commercio, in viale Virgilio 52, il tema ‘L’economia integrale. Lavoro, impresa, finanza’ sarà affrontato da Carlos Rey, Andrea Piccaluga, Lelio Miro e Sergio Barbaro.

Infine il 30 luglio: al Polo jonico universitario (via Duomo), Livio De Santoli, Francesco Rutelli, Dario Nardella, Nader Akkad e Paolo Cancelli relazioneranno su ‘Le sfide del Mediterraneo. Luogo di speranza sociale e ambientale’.

Info: www.oikosmediterraneo.it

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Diocesi

A San Marzano solenne celebrazione per il 50.mo di sacerdozio di mons. Angelo Massafra

22 Lug 2024

di Angelo Diofano

Martedì 23 luglio a San Marzano di San Giuseppe, alle ore 20, nella chiesa madre intitolata a San Carlo Borromeo, mons. Angelo Massafra, arcivescovo metropolita di Scutari-Pulp (in Albania), nella santa messa solenne da lui presieduta, festeggerà il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale. Alla celebrazione eucaristica, oltre alle maggiori autorità cittadine, presenzieranno il parroco don Cosimo Rodia e i sacerdoti originari di San Marzano, dove il presule è nato il 23 marzo del 1949. In occasione del suo 75.mo compleanno, mons. Massafra ha provveduto a inviare al Santo Padre la rinuncia al governo pastorale della diocesi, così come previsto dal Diritto canonico; sarà sostituito nell’incarico da mons. Giovanni Peragine, originario di Altamura, finora amministratore apostolico dell’Albania Meridionale, nominato da papa Francesco arcivescovo coadiutore di Scutari-Pulp.

Mons. Angelo Massafra fu ordinato sacerdote dell’Ordine dei frati minori il 21 settembre 1974 dal vescovo di Lecce mons. Francesco Minerva.
Arrivato in Albania nel 1993 per la formazione dei giovani candidati albanesi alla vita religiosa dell’Ordine francescano, inizialmente fu maestro dei novizi e parroco della parrocchia di Troshan (Lezhë).
Il 7 dicembre 1996  Giovanni Paolo II lo nominò vescovo di Rrëshen, consacrandolo il 6 gennaio successivo nella Basilica Vaticana.
Il 28 marzo 1998 divenne arcivescovo di Scutari e il 25 gennaio 2005, in seguito alla riorganizzazione delle circoscrizioni ecclesiastiche dell’Albania, fu posto alla guida dell’arcidiocesi di Scutari-Pult, nata dall’unione fra l’arcidiocesi di Scutari e la diocesi di Pult.

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#stopthewarnow

Palestina, De Domenico (Ocha): “Bisogna mettere un limite alla disumanità”

foto Unicef
22 Lug 2024

di Daniele Rocchi

Proseguono intensi i combattimenti nella Striscia di Gaza dove il bilancio delle vittime conta quasi 39mila morti palestinesi, oltre 89mila i feriti, secondo il ministero della sanità di Gaza controllato da Hamas. Dal fronte israeliano, fonti dell’esercito (Idf) parlano di oltre 1.526 israeliani e cittadini stranieri uccisi, la maggior parte il 7 ottobre e nel periodo immediatamente successivo. Di questi 326 uccisi a Gaza o lungo il confine in Israele dall’inizio dell’operazione di terra. I soldati feriti sono oltre 2100. Centoventi gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas. La situazione, dal punto di vista umanitario, è sempre più drammatica: stime di organismi internazionali come Oms e Onu parlano di 1,9 milioni di gazawi sfollati interni (il 90% circa del totale degli abitanti) che hanno trovato rifugio in ricoveri di fortuna, tende, scuole e strutture dell’Unrwa. A fare il punto al Sir degli ultimi sviluppi dell’emergenza umanitaria a Gaza è Andrea De Domenico, direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari umanitari nei Territori Palestinesi Occupati (Ocha).

foto Afp/Sir

“La situazione è veramente complicata – spiega il direttore – perché dalla operazione di Rafah, avviata all’inizio di maggio, abbiamo avuto lo spostamento di tutta la popolazione locale, circa 1.400.000 persone, verso quel fazzoletto di territorio noto come al-Mawasi, una zona praticamente di dune, per la maggior parte davanti al mare, senza servizi, senza acqua, senza accesso all’ospedale. Abbiamo una concentrazione di persone che si stimano intorno a 1,8 milioni, in questo momento. Allo stesso tempo abbiamo perso l’accesso al passaggio ‘fluido’ che eravamo riusciti finalmente, dopo mesi di difficoltà, più o meno a stabilizzare a Rafah, valico che è ancora chiuso. L’unico aperto è quello israeliano di Kerem Shalom (Karem Abu Salem sul lato palestinese). Quindi tutto d’un tratto ci siamo trovati con una popolazione che ha urgente bisogno di aiuti perché priva di tutto.
C’è bisogno di uno sforzo importante da un punto di vista umanitario per permettere a queste famiglie di vivere in maniera dignitosa. Allo stesso tempo abbiamo perso l’accesso logistico che porta all’interno la Striscia. Il Governo israeliano, comunque, ha continuato a lasciare passare i camion all’interno, cioè dall’Egitto verso la Striscia di Gaza”.

Quali sono le maggiori difficoltà nel portare aiuto alla popolazione?
La difficoltà principale è la sicurezza interna, perché non c’è nessuna istituzione che mantenga l’ordine pubblico. La polizia civile che operava dentro la Striscia è stata sistematicamente presa di mira da parte degli israeliani perché la vedono come affiliata ad Hamas. Questo vuoto ha permesso lo sviluppo di gruppi criminali facenti capo ad alcune famiglie che hanno preso praticamente il controllo del primo tratto di uscita dal valico di Kerem Shalom e sistematicamente assaltano i camion dell’assistenza umanitaria. Abbiamo lavorato a lungo per trovare soluzioni e compromessi con questi gruppi criminali che a volte hanno funzionato, a volte no. In questo momento stiamo facendo transitare gli aiuti umanitari sulla strada (fence road) che passa al di fuori della Striscia di Gaza e che costeggia la barriera israeliana, in particolare i camion che trasportano i beni di maggiore valore, quelli che hanno più mercato, come kit sanitari e taniche collassabili per l’acqua. Si tratta di oggetti di uso comune ma che nella quotidianità di Gaza sono diventati preziosi come l’oro e per questo vengono saccheggiati dalle bande criminali. I beni di poco valore, come la farina ora facilmente reperibile e a prezzi contenuti, non attraggono i criminali.

Questo per il Sud di Gaza. Per quanto riguarda invece il nord della Striscia, la situazione umanitaria sembra peggiore con gli aiuti che arrivano a singhiozzo. Per quale motivo?
Dal Sud (Rafah, Kerem Shalom) non arriva quasi nulla al Nord. In questi giorni la mia squadra, con due camion di aiuti, è andato al Nord a visitare alcune zone di sfollati nella parte del ‘Beach Camp’ di Gaza City, che all’inizio del conflitto era stata pesantemente bombardata costringendo la popolazione a spostarsi verso il mare. Hanno visitato alcune scuole usate come rifugi dagli sfollati che vi vivono in condizioni indegne. La difficoltà maggiore per il nord è arrivarci perché si devono superare check point e posti di blocco israeliani posti su strade come la Salah al-Din che attraversa Gaza da nord a sud, un tempo a quattro corsie e oggi ridotta in alcuni punti ad una specie di mulattiera. Portare aiuti da Sud a Nord è molto complicato anche perché spesso Israele non concede permessi alle missioni umanitarie. L’unica assistenza che entra al nord transita dal valico di Erez West (As-Siafa/Zikim) che ha capacità di ingresso relativamente limitate (40/50 camion al giorno). Inoltre, nelle ultime settimane, ci sono stati molti ordini di evacuazione che hanno spinto la popolazione verso il sud affollando i check point dove si sono verificati gravi incidenti con i soldati israeliani che hanno sparato su alcuni civili che fuggivano dall’incubo di Gaza city. Non si capisce se bene se ci fossero tra loro dei miliziani.

Unrwa Des (Asma School Health Point), Gaza (foto Ocha)

Tutto questo accade mentre si combatte con reciproci scambi di accuse: Israele accusa Hamas di usare i civili come scudi umani e Hamas accusa Israele di colpire ospedali, scuole, moschee…
I gruppi armati che utilizzano infrastrutture civili, come ospedali e scuole, per proteggersi compiono una violazione del diritto internazionale umanitario che ogni belligerante è chiamato a rispettare. Pochi giorni fa abbiamo avuto il permesso di estrarre da sepolture improvvisate – rinvenute lungo le mura di un centro di formazione dell’Unrwa a Khan Yunis, che ospitava migliaia di sfollati – i corpi di tanti civili rimasti uccisi in un attacco israeliano. Lo scopo è stato dare una sepoltura dignitosa a queste vittime che ancora non hanno un nome. Dover estrarre corpi di bambini, di civili dalle scuole non è normale. Le scuole non possono diventare dei cimiteri.

Sicuramente ci sono molte strutture militari e miliziani presenti all’interno di luoghi dove vivono i civili. Nelle ultime settimane abbiamo anche registrato bombardamenti – in zone dichiarate da Israele di ‘sicurezza umanitaria’ (humanitarian safe zone) – volti a colpire uno o due individui ma che alla fine hanno ucciso un centinaio di persone. Credo che ci siano altri metodi per poter ottenere lo stesso scopo.
La tecnologia oggi ci permette di identificare, seguire e colpire un obiettivo quando è meno esposto, limitando gli effetti collaterali.

Gaza, PA school (Hamama school) Foto Ocha)

Ritiene la risposta di Israele sproporzionata?
Secondo me si è perso completamente il senso della misura: per colpire un terrorista si giustifica il fatto di poter uccidere centinaia di persone. Come accaduto il 13 luglio scorso nel bombardamento israeliano a Mawasi, (ordinato per uccidere Mohammed Deif, leader del braccio armato di Hamas, ndr.). All’ospedale Nasser, dove erano stati portati molti dei feriti e delle vittime, oltre 100, i miei colleghi hanno visto scene abominevoli in un caos totale. Sembrava un girone infernale dantesco con scene di una crudeltà assoluta.
Bisogna mettere un limite alla disumanità. Capisco la preoccupazione di Israele verso la propria sicurezza ma non si possono massacrare civili costantemente. Vorrei anche far notare che in occasione del recente attacco russo all’ospedale pediatrico di Kiev i giornali di tutto il mondo, e in particolare in Italia, hanno titolato ‘bombe sui bambini’. Non mi sembra accada la stessa cosa per Gaza. C’è una lettura del contesto irrispettosa della dignità umana.

A Gaza si muore anche per mancanza di cure. Non c’è ospedale nella Striscia che non sia stato colpito.
Dall’inizio della guerra abbiamo visto la sistematicità con cui gli ospedali sono stati obiettivi di operazioni militari, con ripetute violazioni da parte dei due belligeranti. La violazione dell’uno non giustifica quella dell’altro. Gli abitanti di Gaza conoscono bene questo modo di combattere e nella loro memoria sono scolpite le immagini delle fosse comuni rinvenute negli ospedali di Al-Shifa e Nasser, dopo le operazioni militari condotte dentro i nosocomi. La guerra sta avendo un impatto catastrofico nella struttura sanitaria di Gaza. Prima della guerra il 64% dei posti letto ospedalieri si trovava nel nord di Gaza. Questa capacità è stata annientata ma c’è stata anche la determinazione dei sanitari a ricominciare ogni volta, ripartendo da ciò che era rimasto in piedi. Il problema adesso è la quantità e la qualità del servizio che viene dato. Nel sud di Gaza l’European Gaza hospital è stato l’ultimo nosocomio dove era possibile fare una Tac, operazioni in laparoscopia. Sarebbe interessante capire quante morti, indirettamente legate alla guerra, sono state provocate dallo smantellamento delle strutture sanitarie di Gaza. Ci sono diverse patologie trattabili che non sono state più curate in questi mesi. I diabetici, per esempio, non trovano insulina, non c’è’ possibilità di fare dialisi, per non parlare dei malati oncologici. Con l’Oms, con le ong, abbiamo fatto salti mortali per dare risposte in campo sanitario, montando ospedali da campo, ripristinando strutture ospedaliere danneggiate. In alcuni casi è accaduto anche che ospedali da campo, posizionati in accordo con Israele, sono stati successivamente spostati perché i combattimenti si erano avvicinati. La guerra continua imperterrita ad andare avanti senza rispetto per le strutture mediche. Ribadisco le parole del Segretario dell’Onu, Antonio Guterres: ‘questa è una punizione collettiva contro il popolo di Gaza’. Noi lavoriamo per dare assistenza all’interno di Gaza, ma serve una soluzione politica.

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Tracce

L’ultima occasione per …

Foto Presidenza del Consiglio dei ministri da https://www.agensir.it/
22 Lug 2024

di Emanuele Carrieri

Alcune opportunità si presentano solamente una volta nella vita. E per essere in condizioni di sfruttarle, è necessario avere il coraggio di superare il muro che sbarra il cammino, non sapendo se al di là c’è uno sbalzo di venti centimetri o c’è una voragine di venti metri. Giorgia Meloni ha avuto l’opportunità di coglierne una, per svariati versi, straordinaria, che non può risuccedere: cambiare totalmente la destra italiana e dare forma alla visione di Pinuccio Tatarella, che nel ’91 ipotizzava “una grande destra, moderna e modernizzatrice, inclusiva e dialogante, capace di porsi interrogativi senza certezze dogmatiche, senza pregiudizi, con l’ansia construens dell’analisi e del confronto”. Il suo disegno era la realizzazione, dal basso, di una destra repubblicana e costituzionale, che avesse come linea guida quella di accorciare la distanza che l’aveva divisa dal resto di tutta la comunità politica italiana. Su quella mulattiera, la destra ideata da Tatarella avrebbe dovuto stendere asfalto perché quel percorso era senza selciato, grazie a uno sforzo volto all’ammodernamento delle istituzioni e all’ulteriore consolidamento della democrazia. E non solo. Garantire a sé stessa e all’Italia un ruolo da protagonisti, e non da semplici comprimari, nell’Europa di domani. Un domani, in realtà, già iniziato da tempo e segnato da tre sfide una più terribile e decisiva dell’altra: la guerra in Ucraina e quella in Medio Oriente, il cambiamento climatico e infine il duello planetario, destinato ad aggravarsi anche alla luce del quasi sicuro ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, Usa-Cina. E non capita tutti i giorni neppure che il partito di un presidente del Consiglio di un Paese fondatore della Unione europea, “la seconda manifattura … la terza economia”, voti contro il vertice della Commissione. È una lacerazione che soltanto in parte può essere ammorbidita con dichiarazioni di incorruttibili rapporti di amicizia. Rimane un vulnus politico che è avvenuto per ragioni di politica interna e di politica estera. Il problema decisivo è che, una volta acquisiti i voti dei Verdi, Ursula si era messa al riparo dai franchi tiratori dell’ala destra del suo partito, il Ppe, contraria a confermare una politica di centro-sinistra, prima di tutto, sul tema “green”. Con i voti dei Verdi già in tasca, per von der Leyen quelli di Meloni diventavano aggiuntivi, e come tali nemmeno richiesti: “Se tu mi voti a favore ti dico grazie, ma io non ti devo nulla perché sei tu che mi stai offrendo il tuo aiuto”. Un discorso che rispondeva in pieno alla intimazione franco-tedesco imposta alla von der Leyen: nessuna apertura a destra e nessuna maggioranza con Meloni e i suoi Conservatori. Quando Meloni lo ha capito ha pronunciato, da ultimo, il suo no. Così la presidente del Consiglio si è risparmiata le critiche di Salvini e ha impedito al suo socio di ottenere il consenso di tutti quelli che pensano che dall’Europa non vengono altro che divieti, balzelli, complicazioni e tasse verdi. Ma, votando così come Salvini, Meloni si è contraddistinta dall’altro suo vice, Tajani, che è, oltretutto, ministro degli Esteri, e che, invece, ha dato il suo favore alla compagna di partito Ursula von der Leyen. E non a caso Tajani ha comunicato: “Chi vota contro la presidente della Commissione in Europa è ininfluente”. E, così, la maggioranza politica che regge il governo italiano si è così divisa e si è schierata contro chi a Palais Berlaymont, sede della Commissione europea, avrà, fra le mani, la nostra procedura di infrazione per il deficit e il debito troppo alti, e, poi, la placidità nel mantenere i tempi di realizzazione delle opere finanziate con i fondi del Pnrr, e, ancora, la resistenza ad applicare le regole europee sulla concorrenza (vedi le concessioni balneari). Anche se Meloni giura che l’Italia collaborerà con la Commissione, non sarà facile lavorare insieme. Senza dimenticare che fra poco si saprà quale poltrona ci sarà assegnata nella nuova Commissione: la vice presidenza esecutiva ci è sfuggita (a favore dei francesi) nel momento dell’astensione di Meloni nel voto del Consiglio europeo sulla von der Leyen. Adesso che quell’astensione si è modificata in un no, quale incarico ci sarà dato? Aspiriamo ancora a portafogli di grande importanza? C’è chi suppone che il voto negativo sia stato per Meloni un modo per anticipare la nuova linea di Roma se negli Usa a novembre dovesse davvero trionfare Donald Trump. Se così fosse, da ora in poi in Europa si incrinerebbe la fiducia che Palazzo Chigi si è guadagnata in più di due anni di politica estera coerente dalla parte dell’Ucraina e contro l’invasione da parte della Russia. A Bruxelles, i filorussi del gruppo dei Patrioti vengono tenuti in frigo e Meloni non si era mai confusa con loro nonostante l’amicizia con Orban. Ma ora le diffidenze potrebbero tornare a crescere e questo non gioverebbe certo alla credibilità della destra di governo di cui Meloni si dichiara esponente principale.

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Eventi culturali in provincia

Rinviata Serata d’autore a Torricella con il procuratore Nicola Gratteri

foto Sir
22 Lug 2024

È stato rinviato l’incontro nell’ambito di ‘Serata d’autore’ organizzato dal circolo Movimento cristiano lavoratori di ‘Torricella nel Cuore’ – inizialmente previsto per mercoledì 24 – con Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Napoli. Sarà premura dell’organizzazione comunicare per tempo la nuova data per per incontrare uno dei magistrati più importanti e stimati d’Italia, impegnato da sempre nella lotta contro la ‘ndrangheta.
Gratteri verrà a Torricella per presentare il suo libro ‘Il Grifone’, un’opera che ripercorre la sua carriera e le sue battaglie contro la criminalità organizzata.

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Angelus

La domenica del Papa – No “alla dittatura del fare”

foto Vatican media/Sir
22 Lug 2024

di Fabio Zavattaro

Ha una “grande forza sociale” lo sport, capace “di unire pacificamente persone di culture diverse”: questo l’auspicio di papa Francesco, all’angelus, è che i Giochi olimpici e paralimpici, che inizieranno venerdì 26 luglio, possano essere “segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani”. Il Papa ricorda inoltre, come già nel messaggio inviato nei giorni scorsi all’arcivescovo di Parigi, monsignor Laurent Ulrich, “l’antica tradizione” durante il tempo dei Giochi, di una “tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace”. Di qui il nuovo invito a pregare per la pace in Ucraina, Palestina. Israele. Myanmar, e in “tanti altri Paesi che sono in guerra. Non dimentichiamo, la guerra è una sconfitta”.

Angelus nella domenica in cui Marco, nel suo Vangelo, ci racconta il ritorno degli apostoli che il Maestro aveva inviato a due a due in missione. Sono stanchi, affaticati, ma hanno voglia di far conoscere al Signore cosa avevano compiuto nel loro camminare, cosa avevano insegnato. Gesù ora li invita a salire sulla barca per riposare in un luogo deserto, tranquillo. E quel andare sulla barca con il Signore è duplice messaggio: da un lato la necessita del giusto riposo, perché la missione non è un correre instancabilmente da una parte all’altra, non è un efficientismo esasperato; come dire, li invita a prendere le distanze da ciò che hanno fatto, o meglio a far calare nei loro cuori le azioni compiute, a uscire dall’impegno del fare, allontanandosi dalle folle, o forse, si potrebbe dire, allontanandosi dal clamore, dal rischio di sentirsi importanti per i fatti compiuti, facendoci dimenticare gli altri.

Dall’altro, il riposo ha bisogno di silenzio, di un ascolto altro, che solo un luogo deserto può offrire, un luogo lontano dai rumori del mondo, dalle preoccupazioni che spesso occupano quasi totalmente i nostri pensieri e il nostro agire.

E poi la folla. Avevano scelto di allontanarsi per raggiungere un luogo tranquillo, ma la gente li ha preceduti: folla, dunque. Domenica prossima troveremo nel racconto del Vangelo le folle che verranno sfamate dai cinque pani e due pesci. Gesù, ci racconta Marco, vede questa moltitudine e si preoccupa di essere loro accanto: “ebbe compassione di loro perché erano come pecore che non hanno il pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

Commentando il passo del Vangelo, Francesco si sofferma su due parole: riposo e compassione. “Sembrano due cose inconciliabili”, afferma, e invece vanno insieme. Nel cogliere la stanchezza dei discepoli Gesù vede un “pericolo che può riguardare anche la nostra vita e il nostro apostolato, quando ad esempio l’entusiasmo nel portare avanti la missione o il lavoro, così come il ruolo e i compiti che ci sono affidati ci rendono vittime dell’attivismo, e questa è una cosa brutta, troppo preoccupati delle cose da fare e troppo preoccupati dei risultati”. Accade allora che “ci agitiamo e perdiamo di vista l’essenziale, rischiando di esaurire le nostre energie e di cadere nella stanchezza del corpo e dello spirito”.

No, allora, “alla dittatura del fare”. Messaggio importante “per la nostra vita, per la nostra società spesso prigioniera della fretta, ma anche per la chiesa e per il servizio pastorale”.

Messaggio per la vita familiare: padri e madri dovrebbero avere il tempo per stare con i figli, e invece accade che il papà “per guadagnare il pane è costretto ad assentarsi per lavoro, dovendo così sacrificare il tempo da dedicare alla famiglia”, e questa “è un’ingiustizia sociale”. Nelle famiglie, “papà e mamma dovrebbero avere il tempo per condividere con i figli, per far crescere questo amore famigliare e non cadere nella dittatura del fare. Così il riposo proposto da Gesù “non è una fuga dal mondo, un ritirarsi nel benessere personale; al contrario, di fronte alla gente smarrita, egli prova compassione”. Solo se impariamo a riposare, e “il nostro cuore non è consumato dall’ansia del fare”, afferma il Papa, “è possibile avere uno sguardo compassionevole, che sa cogliere i bisogni dell’altro”.

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Eventi a Taranto e provincia

Stelle sulla cattedrale, ammirando il panorama della volta celeste

22 Lug 2024

di Angelo Diofano

“Stelle sulla cattedrale” è il titolo della serata che si terrà martedì 23 luglio, a partire dalle ore 20.30, sulla terrazza della casa parrocchiale della basilica cattedrale di San Cataldo, concernente lezioni e osservazioni astronomiche a cura dell’associazione Gruppo Astrofili. del Salento. Con l’ausilio di tre telescopi di ultima generazione sarà possibile, in gruppo e in turni di mezzora, godere del panorama della volta celeste e assistere a una lezione sicuramente interessante e suggestiva.

Sovrastati dal solo campanile, dalla terrazza i visitatori potranno godere dell’affaccio a ridosso delle antiche architetture della cattedrale più antica di Puglia. Si tratta di uno dei punti più alti della Città vecchia dove, in un unico colpo d’occhio, si ammirano Mar Grande e Mar Piccolo.

La prenotazione è obbligatoria, con contributo di 5 euro per l’oratorio dell’Isola, si potrà effettuare al bookshop della cattedrale o all’email symbolumets@gmail.com oppure al 328.9268385.

 

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Eventi culturali in città

Martedì 23 nella corte del Collettivo Le Onde anteprima del Festival internazionale Pollino in versi

19 Lug 2024

Martedì 23 luglio, Taranto proporrà un interessante incontro con la poesia. Alle ore 21, la corte interna del Collettivo Le Onde (via Acclavio 88), ospiterà l’anteprima del Festival internazionale di poesia “Pollino in versi” 2024. La manifestazione già in questa sua seconda edizione, sta assumendo una dimensione di maggior rilievo, che valica i confini del Parco del Pollino, in cui è nata, ricevendo consensi e nuovo slancio. Per questa sua seconda edizione, quindi, il festival avrà un’anteprima a Taranto, per poi snodarsi, dal 23 luglio al 31 agosto, per i centri cala bresi: le affascinanti cittadine di Frascineto, San Lorenzo Bellizzi, Canna, Civita, Francavilla Marittima, e concludersi poi nel Trentino, a Lavis.

La serata di Taranto

La serata di Taranto, che si svolgerà in una location singolare, non nuova all’incontro con la cultura, il teatro e la poesia, come la corte del Collettivo Le Onde, propone l’incontro con i poeti: Silvano Trevisani, Mara Venuto e Bonifacio Vincenzi. Introduce l’incontro e dialoga con gli autori la poetessa e direttrice della collana Duemari dedicata alla poesia da Mandese, Barbara Gortan. Daranno l’avvio all’incontro le letture di: Titti Voccoli, Ada Cassiano e Teresa Gallotta. Seguirà un momento conviviale.

La manifestazione, il cui direttore artistico è Bonifacio Vincenzi, è organizzata Macabor Editore e della rivista di poesia “Il sarto di Ulm”, da lui diretti. Si tratta di un festival itinerante che propone incontri ravvicinati tra alcune comunità del Pollino, della provincia di Cosenza, e poeti da tempo operanti in tutt’Italia. Ma che quest’anno, come è evidente, ha due appendici in altre regioni. Se l’anteprima si svolgerà, infatti, a Taranto, la chiusura avverrà a Lavis, in provincia di Trento, il 31 agosto, per la consegna del Premio nazionale di poesia e narrativa Vincenzo Pistocchi, giunto alla sua seconda edizione.

Premio ad Alessandro Fo

Ma il Festival dedicherà anche una serata, quella del 21 agosto, al noto poeta Alessandro Fo, vincitore del Premio Pollino – Ponte d’Argento 2024. Nel bellissimo scenario del Comune di Civita, molto noto per il suggestivo torrente del Raganello, mercoledì 21 agosto, alle 18,30 nella sala consiliare del Municipio, avrà luogo la consegna del Premio con l’incontro con il vincitore: Alessandro Fo. Interverranno Caterina Lazzarini e Maria Rosa Tabellini, assieme ai poeti: Pino Corbo, Griselda Doka, Angela Greco AnGre, Rita Greco, Rocco Taliano Grasso, Antonio Vanni. Coordinerà la manifestazione Silvano Trevisani.

Il Premio Vinceo Pistocchi

Per quanto riguarda il Premio nazionale “Vincenzo Pistocchi” 2024, che verrà consegnato il 31 agosto a Lavis, a Palazzo Maffei, la giuria della seconda edizione, composta da: Silvano Trevisani (presidente), Alessia Lombardi, Claudia Paternoster, Franca Rossi, Irene Sabetta, Bonifacio Vincenzi, Eleonora Zen, dopo un’attenta valutazione, hanno assegnato i seguenti premi, tra le numerose opere vervenutte: Sezione A – Raccolta inedita di poesia (che sono da considerarsi vincitrici ex-aequo) dei seguenti autori: Giovanni Luca Asmundo, La città impupata, Anna Maria Curci, Assolo dell’ortensia, Margherita Parrelli, A mani vuote, Giancarlo Stoccoro, Partiture incomplete per gli occhi. Tutte le opere vincitrici sono state pubblicate da Macabor. Sezione B – Racconto inedito. La vincitrice per un racconto inedito liberamente ispirato alla storia del Caporale Vincenzo Pistocchi e alla gavetta dimenticata è Angela Greco AnGre con il racconto Tornando a casa. La cerimonia di premiazione, come detto, si svolgerà a Lavis (Trento) Comune che ha un legame profondo con la cittadina calabrese di Francavilla Marittima, proprio per la vicenda singolare del caporale Pistocchi. Egli fu ospite della cittadina trentina, prima di ripartire per la Guerra e morire in Polonia nel 1945. solo moltissimi anni dopo, una famiglia ospitale famiglia di Lavis riconsegnò ai suoi parenti la gavetta istoriata che Pistocchi aveva lasciato. Alla premiazione, oltre ai premiati, saranno presenti per ritirare il premio loro assegnato anche: Angela Greco AnGre, Giovanni Rossi (Premio alla Cultura – Storia locale). Presenzieranno i giurati del Premio: Silvano Trevisani, Alessia Lombardi, Claudia Paternoster, Franca Rossi, Irene Sabetta, Bonifacio Vincenzi, Eleonora Zen. Dialoga con i premiati Silvano Trevisani Presenta Franca Rossi

Info: www.macaboreditore.it Blog: Il sasso nello stagno di AnGre (tessiture di Poesia, Arte e dintorni) https://ilsassonellostagno.wordpress.com/ L’immagine di copertina è di Giuseppe Delia

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Eventi culturali in provincia

Serata d’autore a Torricella con il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri

foto Sir
19 Lug 2024

di Angelo Diofano

Il circolo Movimento cristiano lavoratori di ‘Torricella nel Cuore’ mercoledì 24 alle ore 20.30 organizza in piazza Mimino Lacaita a Torricella, una ‘Serata d’autore’ con Nicola Gratteri, procuratore capo della Repubblica di Napoli. Sarà un’occasione unica per la nostra provincia per incontrare uno dei magistrati più importanti e stimati d’Italia, impegnato da sempre nella lotta contro la ‘ndrangheta.
L’ospite presenterà il suo libro ‘Il Grifone’, un’opera che ripercorre la sua carriera e le sue battaglie contro la criminalità organizzata. L’evento ha il patrocinio morale e il sostegno del presidente del consiglio regionale pugliese ed è sponsorizzato dalla Bcc San Marzano di San Giuseppe, Fondazione Oro6 e dall’imprenditrice Kristel D’Ursi e si svolge in collaborazione con l’operatore culturale Giuseppe Semeraro e la libreria Idrusa di Michela Santoro. Dopo i saluti istituzionali della presidente Mcl Torricella, Grazia Pignatelli, del sindaco Francesco Turco, del presidente del consiglio regionale Loredana Capone e del presidente dell’Unione dei Comuni Terre del Mare del Sole, Giuseppe Fischetti, dialogherà con il procuratore Gratteri il direttore di Antenna Sud, Gianni Sebastio. Hanno assicurato la presenza autorità istituzionali, militari, civili, religiose e molti sindaci della terra ionica.

Il 3 febbraio del 2009 Nicola Gratteri viene nominato procuratore aggiunto della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria. Egli conserva un valore di umiltà e modestia ed è definito dal Consiglio superiore della magistratura “un magistrato simbolo dell’antimafia”. Nel 2016 diventa procuratore della Procura di Napoli, sotto scorta da sempre con tre sistemi di tutela tra i più imponenti del nostro paese.
“Siamo felici di accogliere nella nostra comunità Nicola Gratteri – ha dichiarato la presidente Grazia Pignatelli -. Sarà una serata speciale per riflettere sul valore della legalità, della cittadinanza attiva, un esempio per tutti noi. Per questo instancabile impegno di un uomo delle istituzioni consegneremo al procuratore Gratteri, al termine della serata, la targa “Il Servo saggio e fedele”.

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