Hic et Nunc

“Dominate the Water”, quando lo sport si fa preghiera

foto EPA
12 Lug 2022

di Paolo Arrivo

Una promozione degli scenari più incantevoli del Belpaese. Un inno al mare. Un festival dello sport. Una preghiera per l’ambiente, in sintesi. È questo “Dominate the Water”, circuito di nuoto in acque libere che farà tappa a Taranto il 10 e 11 settembre. L’evento sarà presentato mercoledì mattina in conferenza stampa. Vi prenderà parte Gregorio Paltrinieri, che di Dominate the Water è ispiratore, protagonista e promotore. La tappa tarantina è organizzata dalla Mediterraneo Sport. All’incontro interverranno il primo cittadino di Taranto, Rinaldo Melucci; il presidente regionale della Federazione italiana nuoto, Nicola Pantaleo; il delegato provinciale Coni, Michelangelo Giusti; il consigliere regionale Vincenzo Di Gregorio; l’assessore comunale allo Sport, Gianni Azzaro; il direttore del “Comitato Taranto 2026” Elio Sannicandro; l’Ammiraglio Salvatore Vitiello, comandante Marittimo Sud. Oltre al direttore sportivo della Mediterraneo Massimo Donadei.

SUPER GREG. Quattro volte campione del mondo, Gregorio Paltrinieri ha impressionato ai Mondiali di nuoto di Budapest dominando la gara dei 1500 metri, per poi conquistare altre tre medaglie, nella stessa competizione – oro nella 10 km, argento nella 5 km e bronzo nella staffetta 4×1500 mista in acque libere. L’ultimo trionfo alle World Series di Fondo: nella seconda tappa, a Parigi, il campione olimpico si è imposto dando conferma del suo talento e dell’ottimo stato di forma. È lo sportivo del momento. E la sua presenza, fisica o da remoto, a sponsorizzare l’evento che si terrà nel capoluogo ionico, non può che giovare all’intero territorio. Naturalmente al movimento nuoto. Che ha in Benedetta Pilato, campionessa del mondo nei 100 rana, la punta di diamante e nostro motivo di orgoglio.

Al di là dell’aspetto agonistico, è bene ribadire le finalità di “Dominate the Water”, da collocare nella più ampia politica di riconversione sociale culturale economica che passa anche attraverso lo sport. Lo ripetiamo a mo’ di invocazione. Perché gli eventi che precedono i Giochi del Mediterraneo 2026 siano, sotto questo aspetto, davvero proficui.

 

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Cinema

Giffoni Film Festival: oggi la presentazione dell’edizione 2022

La 52ª edizione, in programma dal 21 al 30 luglio. con gli oltre 250 ospiti ha come tema gli “Invisibili”

foto: Giffoni Film Festival
12 Lug 2022

“Oltre 5mila juror, provenienti da tutto il mondo, sono pronti ad accogliere con la loro energia le più belle intelligenze del mondo della cultura, del cinema, dello spettacolo, dello sport, del giornalismo, delle istituzioni e della scienza”. Saranno loro i protagonisti della 52ª edizione del Giffoni Film Festival, in programma dal 21 al 30 luglio. Oltre 250 ospiti andranno a comporre il complesso programma dell’evento. Il tema di quest’anno è “Invisibili” a cui è dedicata l’immagine 2022: un cielo sconfinato, una luce di stelle che rimanda al legame misterioso tra vite distanti, rende visibili legami impercettibili, rivela la presenza di chi spesso resta nell’ombra.
Martedì 12 luglio alle ore 11, l’ideatore e fondatore Claudio Gubitosi presenterà #Giffoni2022, il progetto cofinanziato dalla Regione Campania e dal Ministero della Cultura.
Da luoghi simbolo del Parco archeologico di Pompei partirà il racconto di questa nuova edizione, alla presenza di una delegazione di giffoner. Ad accompagnare questo viaggio il direttore del parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel che, come padrone di casa ed esperto, illustrerà la storia di questi straordinari luoghi. Saranno presenti l’assessore regionale alla scuola e alle politiche sociali e giovanili, Lucia Fortini; il sindaco di Giffoni Valle Piana Antonio Giuliano; il direttore generale del festival Jacopo Gubitosi e il presidente dell’ente Giffoni Experience Pietro Rinaldi.

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La nave scuola Palinuro in sosta a Taranto

12 Lug 2022

Termina l’impegno del veliero a favore dei 50 allievi del 1° corso della Scuola navale militare “Francesco Morosini

 

La Nave scuola Palinuro, impegnata nella 58ª Campagna d’Istruzione, arriverà in porto ormeggiando presso il Castello Aragonese dove sbarcherà gli allievi del 1° corso della Scuola navale militare “Francesco Morosini” di Venezia.

Partita dalla Spezia lo scorso 7 giugno, la nave goletta della Marina Militare al comando del capitano di fregata Francesco Rima, con a bordo i 50 giovani liceali del Corso Meithras che da poco hanno ultimato il primo anno scolastico, termina il periodo del cosiddetto “battesimo del mare” durato circa 4 settimane.

Durante i giorni passati a bordo si è dato loro la possibilità unica di immergersi nella vita di bordo, apprendere l’essenza del navigare su un’unità a vela dove la coesione dell’Equipaggio, la resilienza, il travaso dell’esperienza professionale e l’ampia opportunità di apprendere l’arte marinaresca, hanno costituito un’esperienza proficua e indelebile nel loro processo di formazione.

In questo modo hanno potuto radicare un’adeguata padronanza e confidenza con quello che rappresenta la figura del marinaio, entrando in stretto contatto con l’equipaggio, custode di valori morali e sentito attaccamento alle tradizioni.

Tra le lezioni apprese rientra anche la Naval diplomacy, una funzione trasversale a favore della collettività che, quotidianamente, le donne e gli uomini imbarcati sulle navi della Marina Militare sono chiamati ad assolvere.

Gli appassionati della tradizione velica o i semplici curiosi potranno visitare la nave nei seguenti giorni:

– 13 e 14 luglio: dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16:00 alle ore 18:00;

– 15 luglio: dalle ore 16:00 alle ore 18:00.

La Palinuro è una “nave goletta”. Il termine indica che la nave è armata con tre alberi di cui quello prodiero, detto trinchetto, è armato con vele quadre, mentre gli alberi di maestra e di mezzana sono armati con vele di taglio (rande, frecce e vele di strallo). A questi alberi si aggiunge il bompresso, un quarto albero che sporge quasi orizzontalmente dall’estremità prodiera, anch’esso armato con vele di taglio (fiocchi). La superficie velica complessiva è di circa 1.000 mq, distribuiti su quindici vele. L’altezza degli alberi sul livello del mare è di 35 metri per il trinchetto, 34,5 metri per la maestra e di 30 metri per l’albero di mezzana.

Lo scafo, così come gli alberi, è in acciaio chiodato ed è suddiviso in tre ponti. Sotto il ponte principale (detto di coperta) sono ubicati i locali di vita dell’equipaggio e degli allievi, mentre sopra sono collocate le sovrastrutture del castello prodiero e del cassero poppiero. Sul cassero, all’estrema poppa, è situata la Plancia di Comando, invece al suo interno sono ubicati gli alloggi e i locali di vita degli Ufficiali e dei Sottufficiali, la cucina e il forno.

Nave Palinuro svolge due compiti principali: offrire il supporto necessario alla formazione degli allievi sottufficiali e contribuire alla proiezione d’immagine della Marina Militare. Il primo obiettivo si realizza durante le campagne d’istruzione annuali, quando a bordo della nave imbarcano, in aggiunta all’equipaggio, gli allievi della Scuola sottufficiali di Taranto (Mariscuola Taranto). In questa occasione gli Allievi Marescialli affrontano diverse settimane di navigazione, per molti di loro si tratta della prima esperienza d’imbarco durante la quale sono sottoposti ad un intenso programma di formazione nel settore marinaresco, della sicurezza, condotta della navigazione e nell’ambito etico-militare.

Il motto di Nave Palinuro è “Faventibus Ventis”, “Con il favore dei venti”.

Il suo porto di assegnazione è La Maddalena.

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Emergenze ambientali

Ambiente: il ruolo dei medici rispetto alle sfide dei cambiamenti climatici

In un incontro, mercoledì 13 luglio, organizzato dall’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri (Omceo) di Firenze

foto Sir
12 Lug 2022

Quale ruolo possono giocare i medici rispetto alle sfide dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento ambientale? È il tema che sarà al centro del nuovo appuntamento con le “Pillole del mercoledì”, in programma per il prossimo 13 luglio nella sede dell’Ordine di Firenze, dalle 20 alle 23.
“Un momento di approfondimento e di confronto – spiega Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine – che accorcia le distanze tra i medici del territorio, sviluppando ogni volta nuovi temi intorno ai quali si innesta un dibattito estremamente proficuo per la crescita umana e professionale dei nostri iscritti”.
“Il prossimo tema si presenta particolarmente sfidante, perché pone a contatto due realtà solo apparentemente lontane. Sarà l’occasione per fornire dati rilevanti in ordine al cambiamento climatico in corso, interrogandosi al contempo sul ruolo dei medici di famiglia di fronte a questi complessi scenari”, si legge in una nota.
Traiettorie che verranno individuate nel dettaglio dai professionisti che interverranno: Sergio Baglioni (Mmg), Piero Dattolo (presidente Omceo Firenze), Franco Bergesio (specialista in Nefrologia, presidente Medici per l’ambiente), Salvatore Mazzeo (specialista in Neurologia, rappresentante Associazione “Chi si cura di te”), Maria Grazia Mori (Mmg) e Antonio Cosimo Tripoli (Mmg).

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Mondo

I curdi, un popolo sacrificato sull’altare degli interessi altrui

foto Ansa/Sir
12 Lug 2022

di Giuseppe Casale *

Nell’estate del 1480 la flotta turca sbarcò nei pressi di Otranto. Data la resistenza della città, gli invasori scatenarono saccheggi e massacri, pretendendo infine dai circa 800 uomini sopravvissuti l’abiura alla fede cristiana – il rifiuto determinò l’eccidio dei Martiri otrantini, canonizzati nel 2013. Pare che a quei fatti risalga l’espressione “Mamma li turchi!”, a significare il terrore per una ferocia implacabile.

Dalla recente sottoscrizione del memorandum di Madrid, invece, forse si dovrà dire “Mamma li curdi!”, vista la minaccia che questi sembrerebbero costituire. Ritirando il veto all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, la Turchia da queste ha ottenuto: la disponibilità a estradare gli attivisti curdi classificati da Ankara come terroristi; la sospensione dei sostegni alle organizzazioni autonomistiche e delle forniture militari in Siria alle Ypg e alle Ypj (Unità di Protezione popolare e di Protezione delle Donne, celebrate per l’eroica liberazione di Kobane dall’assedio Isis). Infine la revoca dell’embargo sulle armi ad Ankara, istituito nel 2019 dopo bombardamenti turchi nel Rojava, che i curdi siriani amministrano de facto secondo la formula del “confederalismo democratico”, ispirata al pluralismo etnico-religioso sostenuto anche dal Pkk dopo l’abbandono del leninismo e l’adesione al socialismo libertario.

D’altronde, la qualificazione terroristica del Partito dei Lavoratori curdi (cui Ankara riconduce tutte le sigle indipendentistiche) resta controversa e ineffettiva nella stessa Ue, stanti le pronunce delle corti. Ma sappiamo che la taccia di terrorismo in ambiti irredentistici spesso è ambigua: in base agli schieramenti nelle vertenze “risorgimentali” di ogni epoca, chi è terrorista secondo taluni, secondo talaltri lotta per la liberazione da occupanti e dominatori.

Stoccolma e Helsinki si sono precipitate ad assicurare che non estraderanno i propri cittadini: condizionalità irrilevante per Erdogan, in confronto agli effetti della sua mossa. In vista delle prossime elezioni, essa intercetta un consenso trasversale, senza aggiungere molto alla sicurezza interna, visto che non è bastata la carcerazione di parlamentari e sindaci dell’unico partito curdo legale a riattivare l’insurrezionalismo. Risvolti di peso si hanno invece sul versante estero: la Turchia estende l’isolamento curdo dall’Occidente, registrando un possibile semaforo verde a nuove operazioni militari a sostegno degli islamisti anti-Assad. Ciò significa avere mano libera contro i curdi del Rojava che, trascurati dagli Usa, mediante il canale russo guardano a un eventuale asse con Damasco e Teheran, rivale di Ankara per l’egemonia regionale. Inoltre, il memorandum può fare da breccia, come suggeriscono i discorsi di Erdogan intesi a rimarcare i crediti turchi rispetto all’Occidente: il ruolo nella Guerra fredda (unico membro Nato confinante con l’Urss), le rinunce sulle isole egee, il contenimento russo in Libia e Medioriente, i cimenti negoziali tra Mosca e Kiev. Sul piatto ci sono infatti gli F-16 Usa, il programma per gli F-35, le acque contese alla Grecia, l’annessione di Cipro Nord.

Sì che i curdi – la nazione senza Stato più numerosa al mondo – sono adusi a essere sacrificati sull’altare degli interessi altrui. Senza risalire all’antichità, basti una sommaria rassegna nel ’900: le ipotesi sul Kurdistan indipendente delineate dal Trattato di Sévres nel 1920 vennero cancellate dall’esigenza di scendere a patti con la Rivoluzione kemalista preservando i mandati mediorientali di Francia e Gran Bretagna sorti dallo smembramento dell’Impero ottomano. Nel 1946 durò appena 11 mesi la Repubblica popolare con capitale Mahabad in territorio iraniano, dapprima voluta dall’Urss e dissolta da Teheran nel disinteresse di Mosca. Il secondo dopoguerra aprì alle repressioni e ai conculcamenti identitari perpetrati dagli Stati “ospitanti”, che si aggiunsero alla turchificazione già in atto con il violento assimilazionismo di Kemal. Nel 1972 gli Usa appoggiarono l’opposizione curda al regime baathista in Iraq, ma nel 1975 Nixon la scaricò raccordandosi con Baghdad. Nel 1988 la repressione di Saddam Hussein – rifornito dagli Usa nella guerra con l’Iran – toccò l’apice, punendo con armi chimiche un’etnia accusata di connivenze khomeyniste. Nella Prima Guerra del Golfo, Washington armò i peshmerga contro il Raìs, proteggendoli con una no-fly zone oltre il 36° parallelo. Ma già nel 1997 gli Usa iscrissero il Pkk nella lista delle sigle terroristiche, mentre al 2003 risale la revoca dell’interdizione aerea, che espose il Kurdistan iracheno ai raid turchi. Nel 2019 la Casa Bianca sciolse la coalizione anti-Isis in Siria, lasciando le milizie curde in prima linea contro islamisti e turchi alleati.

Madrid è l’ultimo atto, che vede l’Occidente solidale con le sovranità calpestate dall’imperialismo neo-zarista e non con le autodeterminazioni soffocate da quello neo-ottomano. Per giunta, la sacrosanta sollecitudine europea per i migranti di guerra provenienti da est stride con i compensi versati da Bruxelles al governo turco per respingere i flussi di profughi mediorientali. Per carità, non si parli di razzismo. Si tratta di mero calcolo, pur coperto da spesse cortine fumogene. Né è un caso singolare. Esempi affini si censiscono a iosa, nel moto pendolare tra condanne e riabilitazioni, affratellamenti e tradimenti utili. Pare che nel 1939 Roosevelt avesse detto del brutale Somoza, dittatore del Nicaragua: “Sarà pure una canaglia, ma è la nostra canaglia”. La banalità del male incrocia facilmente la selettività del bene, complici le coscienze rassicurate dalle narrazioni sedative.

 

*Pontificia università lateranense

 

Nella foto, un momento della manifestazione organizzata da un gruppo di curdi residenti in Italia

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Sport

Silvia Semeraro oro ai World Games: “La mia vittoria migliore. La dedico a Greta, mia nipote”

11 Lug 2022

di Paolo Arrivo

Si trascina le parole, come fossero le sue avversarie, che sul tatami domina, legandole ad una immagine fattasi già ricordo. Perché le grandi imprese vengono consegnate alla storia, l’ultima lascerà una indelebile impronta nella carriera della karateka più forte del mondo, sempre legata al territorio ionico: ai World Games, dove ha rappresentato la nazionale italiana negli Stati Uniti (Birmingham, Alabama), Silvia Semeraro ha vinto la medaglia d’oro, dopo aver fatto suoi tutti gli incontri del Round Robin nella categoria -68kg. Un risultato straordinario del quale c’era sentore. Perché dopo essersi presa la rivincita alla Premier League di Matosinhos su chi le aveva negato la più grande gioia ai campionati del mondo, la campionessa tarantina cresciuta nella comunità di Faggiano, in forza al gruppo sportivo delle Fiamme Oro, aveva conquistato la medaglia d’argento ai Giochi del Mediterraneo. Dando la sensazione di aver solamente rinviato l’appuntamento con il trionfo. Il piatto è servito, ora. “Sono felicissima – ha dichiarato al nostro giornale in esclusiva – a caldo devo realizzare ancora: credo ci vorranno un po’ di giorni. Il dodici (domani, ndr) torno in Puglia, e non vedo l’ora di riabbracciare i miei familiari, i miei genitori e tutte quelle persone che mi sostengono. Che immaginavo fossero lì con me ad applaudirmi e a sostenermi, a tifarmi in gara, per spingermi alla vittoria”.

Che gara è stata?

“È stata una gara dura. Una guerra, a partire dalle eliminatorie, dove avevo la statunitense Skylar Lingl, la canadese, l’austriaca Buchinger: in semifinale mi è capitata la vicecampionessa olimpica, l’azera Irina Zaretska, che ho battuto; in finale mi sono ritrovata di nuovo la Buchinger. Vincere i World Games è stata un’emozione unica. Una gara particolare, organizzata al top: avevamo tutto a disposizione nel vicino collage. Devo dire che il nuovo regolamento mi piace tantissimo: girone all’italiana, eliminatorie, la semifinale dopo 2 ore, la finale dopo 3. Fisicamente bisogna avere tante energie. Riscaldarci per bene tre volte. Bisogna saper “spaccare” e riaccendersi, rimanendo concentrati sull’obiettivo. Quello che ho fatto io: volevo a tutti i costi portare a casa questa medaglia d’oro. La sentivo mia, la volevo. È un anno che mi scivola. Finalmente è arrivata e posso benedirla. A sfidarci, eravamo tra le migliori otto. Essere arrivata prima non può che darmi ancora più carica e consapevolezza dell’atleta che sono. E di quello che potrò andarmi a prendere dopo”.

Hai una dedica speciale da fare?

“Sì, a Greta, mia nipote. Purtroppo viviamo lontane: lei è a La Spezia, con mia sorella: so che mi ha tifata, è stata la mia prima grande tifosa. Spero che anche lei un giorno possa gioire di queste mie vittorie. E delle sue che realizzerà, in ambito sportivo e non solo”.

Fatichi a trattenere l’emozione…

“È naturale. È stata forse la mia migliore gara di tutto l’anno. Anzi, senza il forse, è stata la mia migliore performance, e il risultato è stato eccezionale. Proprio quello che volevo”.

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Otium

A Taranto “Alice canta Battiato”

11 Lug 2022

I successi del grande cantautore siciliano interpretati da una delle voci più amate dal grande pubblico. Quarto appuntamento con la rassegna a cura dell’ICO Magna Grecia, direzione artistica del maestro Piero Romano

 

Martedì 12 luglio, alle 21.00, nell’arena Villa Peripato quarto appuntamento con il Magna Grecia Festival. In programma “Alice canta Battiato”, una delle interpreti più amate dal pubblico in un tributo all’immenso cantautore siciliano. Con lei, l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Carlo Guaitoli. Un concerto molto atteso per l’ammirazione nei confronti di una grande artista e per l’affetto che il grande pubblico ha sempre avuto nei confronti di Battiato (ingresso, 35euro).

Il Magna Grecia Festival, con la direzione artistica del maestro Piero Romano, è una ras-segna realizzata dall’ICO Magna Grecia, in collaborazione con Comune di Taranto, Regione Puglia, Ministero della Cultura, sostenuta da BCC San Marzano di San Giuseppe, Varvaglione 1921, Five Motors, Programma Sviluppo, Teleperformance, Caffè Ninfole e Kyma Mobilità. Alice, nome d’arte di Carla Bissi, è una delle cantautrici italiane più note ed amate dal grande pubblico. La canzone “Per Elisa”, scritta assieme a Franco Battiato e al violinista compositore Giusto Pio, con cui vinse il Festival di Sanremo nel 1981, si im-pose nelle hit parade nazionale e internazionale. Il sodalizio artistico con Battiato ha ca-ratterizzato una parte importante del percorso musicale e professionale della cantautrice forlivese.

«Il compositore e autore che sento più vicino e affine, non solo musicalmente – dice Alice – è sicuramente Franco Battiato e da molto tempo, nei vari progetti live e discografici, can-to le sue canzoni, quelle a cui sento di poter aderire pienamente. Già nel 1985 gli ho reso omaggio con l’album “Gioielli rubati” e questo programma in qualche modo ne è il natura-le proseguimento. Una versione dei brani con i bellissimi arrangiamenti e rielaborazioni per pianoforte e orchestra del pianista Guaitoli, con cui condivido il programma e che sarà con me sul palco, già stretto collaboratore di Franco Battiato da alcuni decenni anche come direttore d’orchestra».

«Interpreto canzoni che appartengono ai suoi diversi periodi compositivi – prosegue Alice – alcune mai cantate prima d’ora e altre che abbiamo cantato insieme per la prima volta nel 2016, nel Tour Battiato e Alice. E poi non ho potuto fare a meno di una breve incur-sione anche nelle sue cosiddette canzoni mistiche, senza dimenticare quelle nate dalle nostre numerose collaborazioni a partire dal 1980 e che abbiamo scritto insieme come Per Elisa, i nostri duetti oserei dire storici e anche i brani che Franco ha scritto più recen-temente per me, Eri con me e Veleni, inclusi rispettivamente nei miei ultimi album Samsa-ra e Weekend».

«Ora più che mai – conclude l’artista – è mio profondo desiderio essere semplice stru-mento insieme a Carlo Guaitoli, per quel che possiamo cogliere e accogliere, di ciò che Franco Battiato ha trasmesso attraverso la sua musica e i suoi testi, in questo suo straor-dinario passaggio sulla Terra».

Gli altri concerti in programma

Detto di martedì 12 luglio, alle 21.00 e di “Alice canta Battiato”, con Alice e l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal Maestro Carlo Guaitoli, questi i concerti a seguire. Venerdì 15 luglio, alle 20.00, allo Yachting Club: “A ritmo di Bernstein”, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Michele Nitti, con Anna Serova, viola; Laura Marzadori, violino (ingresso 10euro). Lunedì 25 luglio, alle 20.00, al Lido Lamarée: “I love Rachmaninov”. L’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Bartosz Zurakowski, al piano Ivan Donchev (ingresso 5euro). Venerdì 29 luglio alle 20.00, allo Yachting Club: “Lirica sotto le stelle”. Le più belle arie pucciniane con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Giuseppe La Malfa, con Francesca Manzo, soprano; Gustavo Castillo, baritono (ingresso 5euro).

Giovedì 4 agosto, alle 21.00, Arena Villa Peripato: “Falstaff”, l’ultima opera di Verdi con l’Orchestra della Magna Grecia e l’Orchestra giovanile della Magna Grecia insieme, dirette dal maestro Gianluca Marcianò (5euro). Mercoledì 10 agosto, infine, alle 21.00, Arena Villa Peripato: “The Elton Show”, una delle più grandi leggende viventi del rock e del pop, celebrata dalla voce di C.J. Marvin, con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Roberto Molinelli.

 

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Libri

Libri da portare in vacanza

11 Lug 2022

di Marco Testi
Quelle cause dimenticate in “Falsi equilibri. Rapporto su diseguaglianze e conflitti dimenticati”, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni
Il rapporto tra scienza e fede non è infatti solo un confronto tra due branche separate della nostra cultura, perché da esso derivano altri interrogativi sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro.

Il rapporto tra la fede e le discipline umanistiche e non, sempre che sia ancora valida questa suddivisione, ci ha accompagnato per la nostra storia. Capita spesso, parlando con fisici, matematici, biologi e altri rappresentanti della scienza, di sconfinare nella filosofia e nella religione, con le sue inquiete domande. Per capire meglio questo rapporto, stavolta ci può essere utile un termine oggi di moda, perché l’aggettivo olistico, derivante da una parola greca che vuol dire tutto, intero, è sempre più diffuso. Il rapporto tra scienza e fede non è infatti solo un confronto tra due branche separate della nostra cultura, perché da esso derivano altri interrogativi sul nostro presente e soprattutto sul nostro futuro: il nostro credo ci sostiene anche nell’accoglienza di persone in esilio da terre che sono cambiate, diventate inadatte alla vita, e questo, a sua volta, ci pone inquiete domande su quanto l’uomo, talvolta con la complicità della scienza, abbia contribuito al disastro. La stessa tragedia del ghiacciaio sulla Marmolada vede come principale imputato il cambiamento climatico, e tra le cause delle attuali guerre c’è il problema delle mutazioni climatiche. Basterebbe leggere con attenzione questo davvero utile – e necessario – Falsi equilibri. Rapporto su diseguaglianze e conflitti dimenticati, a cura di Paolo Beccegato e Walter Nanni (San Paolo, 298 pagine, 26 euro), settima tappa di un percorso di studio iniziato nel 2001 da Caritas Italiana in collaborazione con Avvenire, Famiglia Cristiana e ministero dell’Istruzione, per renderci conto di come conflitti, migrazioni, stragi, violenze sulle persone, soprattutto donne e piccoli, miseria e tanto altro abbiano origini in questa continua, olistica interazione di natura, intervento umano, diseguaglianza nella distribuzione delle ricchezze, indifferenza dei paesi ricchi (le spese per gli armamenti aumentano, mentre diminuiscono le possibilità di abitare la terra), sfruttamento, mancanza non solo di cibo (il rapporto Sofi ha evidenziato una crescita di 46 milioni in più di persone a rischio fame rispetto al 2021), ma anche di istruzione, che servirebbe soprattutto a comprendere la concatenazione di cause ed effetti.

Il libro, che si avvale di apporti di esponenti della scuola, della Caritas Italiana, dell’informazione e della ricerca internazionale, è assai utile per capire le cause degli attuali disequilibri planetari, con elenchi, cartine, proiezioni, statistiche, interviste che ci aggiornano sulla percezione dei motivi e dello stato delle guerre, sulle disuguaglianze nella distribuzione delle risorse.

Assai interessante anche lo studio delle fonti di informazione del pianeta giovani che presenta un sorprendente 47 per cento a favore della tv, che resta, nonostante la concorrenza di app e portatili, una fonte privilegiata, e al contrario il purtroppo prevedibile 4,3 di lettura giornali (con la consolazione del 7,2 dei giovani di AC). Sorprende l’indifferenza e la non conoscenza di guerre che colpiscono non solo militari, ma civili, bambini, anziani, in stragi quotidiane che però sono soverchiate dall’ attenzione (che Freud chiamerebbe processo difensivo di rimozione) per altre tipologie di notizie.

L’istituto Demopolis e Walter Nanni ci mostrano sondaggi in cui la maggioranza dell’interesse mediatico è per i fatti accaduti in Italia, con il 30 per cento di attenzione alle notizie sulla propria città o regione e solo il diciotto per cento di eventi mondiali. La stessa percezione della guerra è per molti (57 %) morte e distruzione, mentre una percentuale molto più bassa (rispettivamente 19 e 11 per cento) pensa a speculazione economica, a povertà e diseguaglianza.

Pagine assai importanti vengono dedicate da Nicola Bruno al fatto che l’informazione di tutti, senza limiti di età, sia ormai online, con l’inquietante constatazione che in zone del mondo in cui c’è un altissimo uso di Facebook si è assistito ad una crescita di violenza contro immigrati. In altre parti del pianeta, come in Myanmar o Sri Lanka, la medesima piattaforma è stata accusata “di non essere riuscita a controllare i discorsi d’odio online”.

Insomma, il classico cane che si morde la coda, e presenta una serie di buchi neri informativi, in Africa come in America Latina, che ci fanno ignorare non solo diseguaglianze e stragi, ma anche il sacrificio di coloro che, consapevoli del rischio mortale, si battono contro ecomafie e cartelli della droga per la dignità e la sopravvivenza dei popoli.

Tutto si tiene, in un mondo in cui questo tutto è connesso con l’infinitesimale parte (la proverbiale farfalla che batte le ali e crea un uragano), anche se c’è qualcosa che viene ritenuto a torto sovrastrutturale, l’informazione, e che invece è uno sguardo che può cambiare la realtà. E farci capire l’intima connessione tra guerre, miseria, cambiamenti climatici, speculazioni finanziarie.

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Cei

San Benedetto, card. Zuppi (Cei): “l’Europa sia unita e giochi un ruolo attivo nella indispensabile ricerca della pace”

(Foto ANSA/SIR)
11 Lug 2022

“Ascoltiamo il lamento dei popoli dilaniati dalla guerra e onoriamo la memoria delle decine di migliaia di persone uccise in Ucraina. Non smettiamo di interrogarci su cosa dobbiamo fare perché tacciano le armi e prevalga il rispetto della vita!”. È l’appello all’Europa che il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, rinnova nel giorno della festa del patrono del Vecchio Continente, san Benedetto abate, perché “sia unita e giochi un ruolo attivo nella indispensabile ricerca della pace”. “‘Messaggero di pace’, scriveva Paolo VI nella lettera con cui lo dichiarava patrono, fece nascere nel Vecchio Continente ‘l’aurora di una nuova èra’. Preghiamo perché il suo esempio ci aiuti a costruire fratellanza e speranza – conclude il cardinale -, mentre facciamo nostre le parole di Papa Francesco ieri all’Angelus: ‘Che Dio mostri la strada per porre fine a questa folle guerra!’”.

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Emergenze sociali

Allarme per le immatricolazioni universitarie: in calo per la crisi economica

foto Ansa/Sir
11 Lug 2022

Il Censis rinnova la classifica annuale delle università italiane. “Si tratta – spiega un comunicato – di un’articolata analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) relativamente a: strutture disponibili, servizi erogati, borse di studio e altri interventi in favore degli studenti, livello di internazionalizzazione, comunicazione e servizi digitali, occupabilità”. Stilate 69 graduatorie, a partire da 924 variabili considerate, “che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione”.
Anzitutto si registra una diminuzione delle immatricolazioni: -2,8%. “Il paventato crollo delle immatricolazioni per effetto della crisi pandemica, evitato l’anno precedente grazie alle misure emergenziali messe in atto per contrastarlo, si è verificato nell’anno accademico 2021-2022, quando i nuovi iscritti si sono ridotti del 2,8%. Una variazione che equivale a 9.400 studenti in meno, la cui decisione di non iscriversi è il risultato di criticità congiunturali e di iniquità strutturali, che condizionano l’accesso alla formazione universitaria”.
Sono di più i maschi (-3,2%) delle femmine (-2,6%) a decidere di non proseguire gli studi. E sono gli atenei del Sud a registrare la variazione negativa più marcata: -5.1%. I corsi afferenti alle discipline Stem (Science, technology, engineering and mathematics) sono quelli in cui si è registrata la minore riduzione di nuovi iscritti. “Otto rettori su dieci sostengono che la crisi economica è la causa principale del calo delle immatricolazioni”.

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Francesco

La domenica del papa – Vedere e avere compassione

foto Vatican media/Sir.jpg
11 Lug 2022

Su una strada che scende da Gerusalemme due uomini si incontrano occasionalmente: uno è ferito, anzi mezzo morto, come leggiamo in Luca. L’altro è uno straniero, proveniente dalla regione della Samaria, che non conosce la legge, come il sacerdote e il levita – quel sistema di cinquecento e più comandamenti e divieti che andavano ad aggiungersi ai dieci comandamenti, per gli ebrei dell’antica Alleanza – ma sa vedere la sofferenza di una persona e si ferma a soccorrere.

Il brano è molto noto, il buon Samaritano, e giunge dopo due domande che un dottore della legge ha rivolto a Gesù; un dialogo tra lo scriba, l’esperto della Torà, e Gesù in cammino verso Gerusalemme: Cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Chi è il mio prossimo? Domande che hanno una risposta fatta non di parole, ma di azioni, di gesti. “Che cosa sta scritto nella legge? Come leggi?” gli chiede Gesù; e il dottore della legge cita a memoria il Deuteronomio – Sh’ma Israel… Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima… – e il Levitico – “amerai il tuo prossimo come te stesso”. La risposta, gli ricorda Gesù, è nell’ascolto della Parola: “Fa questo e vivrai”.

Il racconto del Samaritano, che “ebbe compassione” dell’uomo malmenato dai briganti e lasciato sul bordo della strada, e lo ha soccorso, chiede un comportamento da imitare; l’altro, con le sue povertà, le sue difficoltà, è il prossimo che incontriamo sul nostro cammino e che ci interpella con la sua presenza.

Ricorda papa Francesco, che i primi cristiani erano chiamati “discepoli della via, cioè del cammino”. Il credente somiglia molto al Samaritano, dice all’Angelus: “come lui è in viaggio, è un viandante. Sa di non essere una persona ‘arrivata’, ma vuole imparare ogni giorno, mettendosi al seguito del Signore Gesù”. Il Signore “non è un sedentario, ma sempre in cammino”, così il cristiano: “camminando sulle orme di Cristo, diventa un viandante, e impara – come il Samaritano – a vedere e ad avere compassione”. Lo scriba e il levita “vedono il malcapitato ma è come se non lo vedessero, passano oltre, guardano da un’altra parte”. Francesco ricorda che il Vangelo “ci educa a vedere, guida ognuno di noi a comprendere rettamente la realtà, superando ogni giorno preconcetti e dogmatismi”; ci insegna a seguire Gesù, a “avere compassione, a accorgerci degli altri, soprattutto di chi soffre, di chi ha bisogno”.

La parabola evangelica non chiede di “colpevolizzare o colpevolizzarsi”, ma di non andare oltre e fermarsi; “dobbiamo riconoscere quando siamo stati indifferenti e ci siamo giustificati, ma non fermiamoci lì. Lo dobbiamo riconoscere, è uno sbaglio, ma chiediamo al Signore di farci uscire dalla nostra indifferenza egoistica e di metterci sulla Via. Chiediamogli di vedere e avere compassione” di quanti incontriamo “lungo il cammino, soprattutto di chi soffre e è nel bisogno, per avvicinarci e fare quello che possiamo per dare una mano”, afferma Francesco.

Vedere e non andare oltre. Come nel gesto dell’elemosina, già ricordato dal papa. Compiuto il gesto “tu tocchi la mano della persona alla quale dai la moneta […] guardi gli occhi di quella persona?”. Vedere, dunque, e avere compassione: “se tu dai l’elemosina senza toccare la realtà, senza guardare gli occhi della persona bisognosa, quella elemosina è per te, non per lei. Pensa a questo: io tocco le miserie, anche quelle miserie che aiuto? Io guardo gli occhi delle persone che soffrono, delle persone che aiuto?”

Nelle parole pronunciate dopo la preghiera mariana dell’Angelus, Francesco torna a guardare alla guerra in Ucraina – “prego per tutte le famiglie, specialmente per le vittime, i feriti, i malati; prego per gli anziani e per i bambini. Che Dio mostri la strada per porre fine a questa folle guerra” – e rivolge un appello per la pace nello Sri Lanka: “Imploro coloro che hanno autorità di non ignorare il grido dei poveri e le necessità della gente”. Infine, rivolge un pensiero speciale al popolo della Libia, che soffre per i gravi problemi sociali e economici, e chiede soluzioni nel dialogo costruttivo e nella riconciliazione nazionale.

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